FASHION N 1 2022

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Febbraio/ Marzo 2022

ANNO 53 - N°1 - 12 EURO

UNICORNI

Simone Mancini spiega la strategia di Scalapay

VENTURE CAPITAL 10

FASHION WEEK

Un ritorno spumeggiante per la rassegna milanese

Poste Italiane S.P.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 N.46) Art. 1, Comma 1 Lom/Mi/1769

S T R A T E G I A,

I N N O V A Z I O N E E

Continua a volare il business dei nuovi leader 40

STREAMING 16

Come la moda cavalca i nuovi formati di contenuto 46

M E R C A T I

L'AUDACIA È LA MIGLIOR DIFESA In mercati turbolenti premiano visione e rapidità Cover: BALMAIN EDIZIONI ECOMARKET SPA



FEBBRAIO/MARZO 2022

Features

Contents 7 EDITORIALE

INTERVISTE 8 PIETRO NEGRA/PINKO «Un attento percorso di upgrading: così porteremo Pinko nel futuro» 10 SIMONE MANCINI/SCALAPAY Scalapay da startup a unicorn company: «Ed entro il 2022 raddoppiamo il team» 12 LORENZO OSTI/CP COMPANY «Genderless, Metaverso, resale: per CP Company evolvere è la taglia unica del successo»

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PINKO STRIZZA L'OCCHIO AI CODICI DEL LUSSO

I PIANI DI SCALAPAY DOPO L'ASCESA A UNICORNO

Pietro Negra punta a crescere nel segno della selettività. Nuovi format retail, accessori e sostenibilità tra i main focus. E grandi progetti in Cina

Simone Mancini svela come crescerà la fintech del Buy Now Pay Later, dopo il round da 497 milioni di dollari appena concluso

14 ALESSANDRO LOCATELLI/ROSSIGNOL «In pieno trend outdoor siamo pronti a crescere ancora»

STRATEGIA 16 BUYER ALLA FASHION WEEK A Milano va in scena un inno alla vita. L’energia arriva dai nuovi talenti 21 BUYER IN ZONA TORTONA «White, bene così»: per i compratori la formula funziona 24 DIETRO L’IMPERO DI CHRIS XU Il nuovo drago cinese si chiama Shein 29 DAI TRASPORTI ALLE RIPARAZIONI DEI CAPI Il fashion chiama, la logistica risponde con servizi ad alto valore aggiunto 36 CAREERS Tremaine Emory: un designer attivista per le ambizioni di Supreme

INNOVAZIONE

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I BUYER CELEBRANO LA FASHION WEEK DI MILANO

LA DISRUPTION DEL FAST FASHION SECONDO SHEIN

«Creative, forti e sobrie»: i compratori premiano le collezioni e provano a non farsi intimorire dall’inflazione e dalle conseguenze della crisi ucraina

Prezzi stracciati, offerta sterminata, produzione on demand e totalmente in house: identikit di un player che va più veloce di Zara ed H&M

40 DOPO L’EUFORIA DEL 2021 Il venture capital diventa più selettivo e attento alle valutazioni 44 Q&A CON IL CO-FOUNDER CIRO DI LANNO Mirta guida la riscossa degli artigiani >

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FEBBRAIO/MARZO 2022

Contents

Features

45 PARLA IL CEO OIER URRUTIA «Human touch e tecnologia, il mix vincente di Lookiero» 46 MEDIA MARKETING La moda sfila sulla ribalta di Netflix, Sky & co. E le fiction diventano passerelle 50 DESIGNER TO WATCH Bohemian Rhapsody 52 CONCERIE ALLA RISCOSSA «A ecologisti e vegani diciamo: non demonizzate la pelle! E soprattutto informatevi»

MERCATI

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IL BOOM DEL VENTURE CAPITAL

NUOVI INFLUENCER: LO STREAMING E LA MODA

Gli insider commentano il trend e spiegano come avviene la selezione e la valutazione delle application, gli errori da evitare e gli obiettivi a cui puntare

Le serie Tv sono oggi un riferimento ispirazionale importantissimo per una platea di utenti sempre più vasta. Lo sanno bene le griffe del fashion

59 BUYERS' SURVEY Prezzi in salita, ma torna la voglia di fare progetti (e di scommettere su nomi nuovi) 66 CAMERA SHOWROOM MILANO Una nuova prova di forza alla fashion week 68 I PROGETTI DI MARA VISONÀ Visonà: con il rebranding parte una nuova fase di crescita 69 Q&A CON LUCA SIGNORELLI «Il segreto di Rosso35? Stare sempre dalla parte del cliente» 71 UPCOMING TREND Imaginary experience, Chaos theory 92 UPCOMING TREND CHILDRENSWEAR Let me glow 96 INTERVISTA/ANDREA ADAMO «Vestirsi? È mettersi a nudo per rivelare se stessi» 98 FRANCESCA RUFFINI STOPPANI «Tra sogno e ragione, passione e coerenza: così nascono le mie creazioni»

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RETAILER ITALIANI: «C'È VOGLIA DI RICOMINCIARE»

IL FASHION DETTA I CODICI DEL PROSSIMO INVERNO

L'aumento dei prezzi sell-in spinge i negozianti italiani a cercare prodotti con prezzi più accessibili, specie ora che la clientela italiana è tornata centrale

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Si imporrà un linguaggio estetico fresco, che spazia tra tech anni ’80 e ’90 e gusto bohémien, permeato di contrasti tra silhouette provocanti ed elementi maschili




EDITORIALE

Ricalibrare con determinazione Marc Sondermann m.sondermann@fashionmagazine.it

N

on appena il sistema moda italiano ha dimostrato con grande vigore la propria vitalità durante la fashion week, interviene una guerra terribile e cruenta sul suolo europeo a testare nuovamente la capacità di reazione e di resilienza dei nostri imprenditori. Anche se l’esposizione diretta in termini di fatturato dei comparti moda e lusso sulla Russia si era fortemente ridotta in seguito alla crisi del 2014, per assestarsi nell’ordine del 2-3% (ma comunque non è poco, considerando che parliamo di un fulmineo azzeramento), è evidente che le ricadute congiunturali e strategiche siano massicce. Vediamole entrambe. Dal punto di vista congiunturale, l’economia europea subirà una battuta d’arresto per la prevedibile e perdurante impennata dei prezzi energetici, senza precedenti storici, risultato di scriteriate politiche che negli ultimi anni non hanno fatto che accrescere la nostra dipendenza da un singolo paese limitrofo, per giunta dittatoriale e guerrafondaio. Gli economisti ora temono, a ragione, un effetto di stagflazione, dunque un livello di crescita che non sarà per i prossimi 12-18 mesi superiore all’inflazione e che anzi si prospetta probabilmente inferiore. Per la domanda domestica continentale questo significa magre prospettive, con però conseguenze incentivanti per l’export extra-UE in seguito a tassi più bassi del previsto e un euro debole. Bisognerà dunque sapersi focalizzare sulla parte più sana dei mercati di sbocco, siano essi maturi (come gli Stati Uniti) o emergenti (Asia e Medio Oriente in primis, con la grande incognita della Cina). In termini strategici, va messo in conto uno scenario completamente diverso dalla globalizzazione imperante negli ultimi tre decenni, prendendo atto

del fatto che il mondo si sta dividendo in blocchi, commerciali sì, ma anche militari. Diventa a questo punto imprescindibile ripensare le proprie catene del valore. Oltre al doveroso reshoring dall’Asia per garantire qualità e sostenibilità al made in Italy, andrà valutato un progetto ambizioso che l'attualità potrebbe prepotentemente spingere: replicare le parti più affini del nostro ecosistema produttivo dell’alto di gamma negli Stati Uniti. Il colosso americano, che nell’ultimo anno e mezzo ha dato grandi soddisfazioni ai nostri imprenditori presenti in loco, acquisirà ancora più centralità nel blocco del mondo libero. Ed è affamato di made in Italy, a tutti i livelli, della moda ma non solo. È inoltre probabile un graduale rafforzamento del dollaro, per cui i profitti generati in loco varranno sempre di più. Il savoir faire dei nostri distretti è ad oggi insostituibile. Ma dobbiamo operare una scelta su dove clonarli, in un mondo in cui le frontiere si stanno chiudendo. L’opzione americana è, a questo riguardo, anche a fronte di mastodontici incentivi messi a terra dall’Amministrazione Biden, la più promettente. Si è aperta una finestra di opportunità per investire sul mercato più ricco del mondo. Conviene assolutamente approfittarne.

Direttore Responsabile

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INTERVISTA Pietro Negra Pinko

«Un attento percorso di upgrading: Asia, accessori, circolarità e rental, così porteremo Pinko nel futuro» «Saremo sempre più vicini alla nostra community con gli eventi fisici previsti quest'anno in Cina, ma anche con Il Pinko Galleria che apriremo a Milano», racconta il presidente e amministratore delegato del marchio che nel 2021 ha fatturato 240 milioni di euro. A livello di prodotto si punta sempre di più sulla non stagionalità delle collezioni con un novità: da marzo parte Pinko Play, una piattaforma che permette di affittare capi o acquistarne di usati di ANDREA BIGOZZI

Un negozio interamente dedicato alle vendite livestreaming in arrivo in Cina nel 2022, una piattaforma rental in partenza da marzo e un nuovo concept di negozio, che privilegia un rapporto unico con il cliente e che sarà sperimentato a Milano. Per Pietro Negra, presidente e amministratore delegato di Pinko i mesi della pandemia sono stati un incubatore di idee, che gli hanno permesso di riflettere su quali aspetti strategici accelerare per far evolvere il marchio di moda fondato nel 1986. Ora l'imprenditore è ottimista e, nonostante all'emergenza sanitaria si sia sommata quella legata alla crisi ucraina, è impegnato a portare avanti una serie di progetti con un obiettivo: «Puntare sempre più sui mercati in cui il consumo domestico è preponderante per non essere esposti ai flussi turistici o ai viaggi più in generale». Un approccio che vi ha portato a investire sugli Stati Uniti... La ripresa negli Usa è stata forte: il negozio aperto lo scorso anno a New York nel quartiere di Soho sta andando forte e prevediamo altri investimenti e per questo stiamo creando un team locale, in grado di poter gestire lo sviluppo dell'area. Quali sono i mercati più promettenti in termini di crescita? L'area Apac vale il 25% del nostro volume di affari. Le prospettive sono ampie, nel senso che la Cina non sarà soltanto per Pinko un mercato di sbocco, ma anche un luogo da cui attingere competenze e creatività. Dal punto di vista numerico contiamo di raddoppiare i volumi nel giro di tre anni. In Australia apriremo la prima boutique in partnership con Bluebell nel quarto trimestre del 2022, mentre la Corea resta il mercato più promettente nel Nord Asia. 8

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La Cina non si sta dimostrando un mercato difficile da approcciare da brand indipendente? Il consumatore cinese è alla costante ricerca di ispirazione: quello che noi cerchiamo di offrirgli, insieme alla qualità dei nostri prodotti, con una serie di operazioni. Quest'anno sono previste cinque sfilate in altrettante città cinesi, a partire da Chengdu. L'idea è di realizzare degli eventi fisici collegati alla cultura locale o che coinvolgano location iconiche della storia cinese come accadrà a Xian a fine anno.

Parallelamente portiamo avanti l'attività legata al livestreming, che abbiamo testato per la prima volta durante il lockdown, lavorando su canali consolidati come Tmall che TikTok. I risultati sono incoraggianti, tanto che quest'anno inaugureremo anche un negozio solo dedicato al livestreaming. Meno di un anno fa, proprio dalla Cina, è partito un nuovo format retail dedicato agli accessori. Come sta andando? Il primo negozio lo abbiamo aperto a


1. Pietro Negra ha fondato Pinko nel 1983 2. Un look della collezione "Dress to impress", completamente dedicata al mondo del party 3. La sede del marchio si trova vicino a Fidenza, in provincia di Parma 4. Il flagship store in via Montenapoleone a Milano

timarca, con i quali però avremo sempre più un modello basato sulla partnership, per dare pieno sostegno alle potenzialità che hanno manifestato. Come avete chiuso il 2021 rispetto al 2019, quando avevate raggiunto 222 milioni di fatturato? Supereremo i 240 milioni, con un mix interessante tra digitale e fisico a beneficio dei margini e una distribuzione sempre più equilibrata tra Italia, Europa, Asia e resto del mondo.

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Pechino ed è un vero e proprio laboratorio. Il secondo è previsto a Shanghai, presso Global Harbour Mall, nel secondo quarter di quest'anno. Stiamo mettendo a punto il modello: contiamo di aprire 10 punti vendita dedicati agli accessori entro il primo trimestre del 2023. Gli accessori hanno avuto per noi una crescita esponenziale negli ultimi anni, trainati dalle love bag ma non solo. Abbiamo in programma un ambizioso progetto anche sulle calzature e il mondo accessori avrà nei prossimi anni un focus sempre più dedicato, in termini sia di design e strategia che in termini di distribuzione e comunicazione.

prodotto, ma anche l'esperienza dello shopping. Voi come lo state affrontando? La parola d’ordine per i nostri store diretti è upgrading. Migliorare la distribuzione retail concentrandoci sui negozi più significativi, in grado di garantire awareness, immagine e fatturati. Avremo meno puntivendita diretti, ma più importanti e qualitativi, in grado di creare esperienze uniche. Il primo esempio sarà il monobrand store a nome Pinko Galleria che apriremo a Milano in Galleria Vittorio Emanuele, con linee e prodotti dedicati.

Il tema dell'esclusività è sempre più centrale, anche per i brand premium e non riguarda solo il

Anche nel wholesale puntate a salire di livello? Pinko è cresciuto significativamente nei multibrand. Nel futuro avremo meno mul-

Siete tra le prime aziende della moda ad aver nominato un sustainability design director. Ci riassume la vostra filosofia green? Patrick McDowell con il suo approccio ci sta insegando a rendere il nostro modo di lavorare più sostenibile. Per esempio, proprio a seguito della prima esperienza con Patrick abbiamo cominciato a rivalutare la progettazione delle collezioni in chiave riuso. Non serve aumentare costantemente il numero di prodotti per vendere di più. Anzi, abbiamo ricominciato a valorizzare capi che hanno un ciclo di vita più lungo della singola stagione, creando un nuovo segmento di collezione che si chiama “second life”. Il nostro obiettivo è avere sempre a disposizione della cliente un'offerta sostenibile. Abbiamo già programmato di lanciare altre capsule con Patrick per il 2022. Ma materiali innovativi e capsule non ci bastano più. A marzo lanciamo Pinko Play, la prima piattaforma rental di Pinko, che permette di sottoscrivere pacchetti di capi da affittare e ricevere con tempistiche programmate e anche di comprare i capi usati per il rental. Si tratta dello sforzo più importante che Pinko fa per entrare in maniera strutturale nel mercato della circular economy. Gli articoli dei brand costano sempre di più. Come gestirete i listini? È il mercato che detta le regole, i nostri competitor diretti hanno rialzato i prezzi sulla spinta inflazionistica e sulle incertezze delle valute. Il nostro modello misto tra wholesale e retail ci obbliga a un equilibrio maggiore: valuteremo in base agli scenari mercato per mercato.  9


INTERVISTA Simone Mancini Ceo Scalapay

Scalapay da startup a unicorn company: «Ed entro il 2022 raddoppiamo il team» Con l’ultimo mega round di finanziamento da 497 milioni di dollari, guidato dal colosso cinese Tencent e Willoughby Capital, la fintech del Buy Now Pay Later fondata nel 2019 da Simone Mancini entra nell’olimpo degli unicorni ed è pronta a inaugurare una nuova fase di crescita, grazie anche all’innovatica piattaforma “Magic Checkout” DI ANGELA TOVAZZI

Accento toscano, seppur con 30 anni alle spalle passati con i genitori missionari laici in Australia, Simone Mancini è il giovane artefice del boom di Scalapay, fintech fondata con l’amico Johnny Mitresvki nel 2019 e che con l’ultimo mega round di 497 milioni di dollari, guidato dal colosso cinese dell’high-tech Tencent e Willoughby Capital, è entrata nell’olimpo degli unicorni, le società valutate oltre un miliardo di dollari. Un’idea di business, quella di Scalapay, che ha saputo assecondare le esigenze dei consumatori e cavalcare un trend in accelerazione. Basti pensare che negli Usa il Buy-now-pay-later, ossia la possibilità di rateizzare i pagamenti senza interessi, nel 2021 ha generato acquisti per 99,4 miliardi (+315%) e in Europa è responsabile per circa il 7,4% delle transazioni digitali, con la stima che possa arrivare al 13,6% entro il 2024. Secondo alcune proiezioni, il giro d’affari del settore potrebbe toccare i 3mila miliardi di dollari entro il 2030, trasformando questa formula di pagamento in quella preferita dalle nuove generazioni.

del pagamento meno faticoso e aumentare la conversione.

Scalapay non è la sua prima startup: com’è nata l’idea? Ho iniziato a lanciare dei progetti già quando andavo a scuola. Ho frequentato un corso serale di cucito e a 16 anni creato il mio brand di abbigliamento. In seguito ho collezionato esperienze disparate in diversi settori, da quello del gas all’edilizia, dalla difesa alla pubblica amministrazione. Fino a che sette anni fa ho conosciuto Johnny, anche lui figlio di emigranti. All’inizio ci siamo cimentati in un marketplace per il cibo, attraverso il quale le persone potevano vendere quello che preparavano in casa. A livello commerciale non è andata bene, ma abbiamo imparato tantissimo, anche il fatto che la pratica della rateizzazione aiutava i merchant a vendere. Da lì l’idea di Scalapay: un modo per rendere il momento

Recentemente avete lanciato il prodotto Magic Checkout: quali i risultati? La scommessa alla base di Scalapay è stata

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Oggi potete contare su oltre 3mila brand partner. Come li avete convinti? Innanzitutto con il fatto che il milione di utenti che attualmente sta utilizzando Scalapay va alla ricerca proprio dei brand che offrono questo tipo di servizio. Un servizio che solitamente aumenta lo scontrino medio e la conversione. Noi ci concentriamo su “piccoli piaceri”, come un capo di abbigliamento o un profumo, la cui esperienza d’acquisto viene spesso guastata alla fine, nel momento del checkout, quando arrivano dubbi e rimorsi che fanno anche abbandonare il carrello. Ecco, Scalapay rende quel momento meno frustrante e permette al consumatore di fare acquisti di qualità maggiore e in linea con i suoi gusti, tanto da alzare lo scontrino medio a 120-150 euro. Risultato: oggi la percentuale di persone che all’anno usano Scalapay è aumentata dal 5-10% al 20%, con picchi del 50% per alcuni merchant.

SCALAPAY IN CIFRE

3.000

BRAND PARTNER

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MERCATI IN CUI OPERA

700 mln.

FINANZIAMENTI

200

DIPENDENTI

Simone Mancini, co-founder e ceo di Scalapay

quella di alleggerire l’impatto, finanziario e psicologico, che un acquisto può avere sul consumatore. Ci siamo resi conto però che l’esperienza dell’e-commerce è rimasta invariata da 20 anni, con un percorso, quello che va dall’ispirazione al pagamento, troppo lungo e con troppi passaggi. Da qui l’idea di Magic Checkout: un semplice bottone da inserire sulla pagina prodotto del brand o al checkout per permettere ai clienti finali, dopo la prima registrazione, di fare shopping senza inserire ulteriori dati o password, deterrenti per concludere la transazione. I risultati sono stati incredibili: un +10% nella conversion sul primo acquisto, +30-40% nei successivi. Con gli ultimi finanziamenti dove investirete? Abbiamo obiettivi ambiziosi. Recentemente siamo sbarcati nel segmento travel, già in forte crescita con una cinquantina di brand attivi, e consolidato le nostre posizioni in mercati chiave come Francia, Germania, Portogallo e Spagna, Paese in cui abbiamo recentemente aperto nuovi uffici a Barcellona. Vediamo grandi opportunità in Europa, dove l’e-commerce è ancora nella fase early-stage, e ci prepariamo a raddoppiare il nostro team, passando dagli attuali 200 dipendenti ai 400 entro la fine del 2022. Abbiamo anche in programma di aumentare il numero di dirigenti e dei membri del cda. Qual è il suo sogno per Scalapay? Riuscire a migliorare l’esperienza dell’e-commerce, oggi ancora molto fredda. E ricreare online, attraverso la tecnologia, l’atmosfera e il calore umano che si provano in un negozio fisico. Si tratta di una rivoluzione. E c’è ancora molto lavoro da fare. 


GUESS L26 Fashion Ita n.1 Feb_Mar.indd 1

14/12/21 10:07


INTERVISTA Lorenzo Osti CP Company

«Genderless, Metaverso, resale: per CP Company evolvere è la taglia unica del successo» Il marchio, acquisito nel 2015 da Tristate Holdings, è cresciuto fino a raggiungere (previsione 2022) i 100 milioni di euro. «Ci cercano le nuove generazioni, che conoscono la nostra storia e amano tutti i nostri prodotti. Anche la clientela femminile aumenta pur senza una linea donna», racconta Osti per spiegare il successo del brand DI ANDREA BIGOZZI

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Quando ne parla la chiama semplicemente CP. Di continuo. Come fosse una figlia, una sorella o un'amica. E c’è da credere che sia proprio così. Perché per Lorenzo Osti, CP Company è una questione di famiglia. Il padre Massimo ha fondato il marchio nel 1971 per poi rivenderlo nel 1984 e quando, nel 2015, il brand è tornato sul mercato (dopo un paio di passaggi di proprietà) ha convinto il colosso cinese Tristate Holdings Limited a investirci, tenendo per sé una piccola quota. All’epoca si partiva da una base-ricavi di 7 milioni di euro, nel 2022 la prospettiva per il brand è di superare i 100 milioni di fatturato. «Un risultato importante, che arriva sulla scia del 2021, segnato dalle celebrazioni del 50esimo anniversario. È stato un anno importante, perché ci ha dato l’occasione di guardare a quello che in 50 anni CP aveva fatto. Un patrimonio straordinario». Ha passato il 2021 a fare regali ai clienti, con 10 progetti speciali in 12 mesi. Qual è stata invece la sopresa che le ha riservato questo anniversario? Di sicuro la lettera con cui Giorgio Armani accettava la proposta di collaborazione e da cui è nata la capsule di CP con Emporio. Mio padre aveva una stima assoluta di lui, ma non era mai riuscito a lavorarci insieme. Mai avrei pensato 12

di farcela, invece è arrivata la famosa lettera. Quella con Emporio è stata la capsule di maggior successo? Probabilmente è stata quella che ha generato i maggiori volumi, anche perché si trattava di una collezione molto ampia. Poi ci sono stati i casi di adidas e Barbour, andati sold out più velocemente. Ma anche i progetti più di nicchia sono stati un successo: abbiamo ristampato il libro monografico e la statua in porcellana con il nostro marinaio è andata subito esauruta. Come se lo spiega? È un fatto di credibilità. La credibilità è tutto per CP. Questo è un marchio che può contare su dei veri supporter, interessati al prodotto che facciamo e anche a come lo raccontiamo. Per loro le nostre collaborazioni sono da vivere, più che da mettere in mostra. Questo fa sì che le collaborazioni funzionino, ma non devono diventare uno strumento per attirare l’attenzione. Per questo continueremo a farle, anche nel 2022, ma nel rispetto del dna di CP. 2

1. Lorenzo Osti è dal 2019 presidente e general manager di CP Company 2. Un look Fall-Winter 2022/23

Chi sono a distanza di 50 anni questi clienti-supporter? In molti ci associano al casual inglese e a luoghi come Liverpool, Manchester e Londra, ma la


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verità è che stiamo assistendo a una trasformazione del nostro consumatore, che è sempre più giovane e vicino allo streetwear. In alcuni mercati, come il Sud della Francia, siamo letteralmente esplosi, con vendite in crescita a tripla cifra, grazie all’interesse che abbiamo suscitato all’interno di alcune subculture. Come avete raggiunto la NewGen? Non siamo andati a prenderla volontariamente, sono loro che sono arrivati da noi. Queste nuove generazioni conoscono la nostra storia, sono attente ai nostri prodotti e approfondiscono sulla nostra attività di ricerca. Questo è un aspetto che, oltre a gratificarci, ci dà certezza verso il futuro di CP. Dopo i giovani, volete conquistare anche il pubblico femminile? In passato una collezione donna c’è stata, ma oggi parlare di capi per lui o per lei sarebbe anacronistico. Entrare nel sistema del womenswear non ci interessa: CP è naturalmente genderless. Il nostro impegno è renderci compatibili con chiunque, indipendentemente da età e sesso. Tra i nostri clienti, poi, ci sono già molte donne: per questo abbiamo introdotto la taglia 44 e sul nostro profilo Instagram da un anno compaiono post con modelle come protagoniste. Così facendo sul nostro e-shop diretto la quota di acquirenti donna è passato dal 10% al 16%. I modelli storici, come la Goggle Jacket del 1988, restano i vostri best seller? La Goggle Jacket è un’icona e lo resterà per sempre, ma se come penso, nel 2022 CP arriverà a fatturare 100 milioni di euro, è perché ormai tutte le categorie merceologiche contribuiscono alla sua crescita. La felperia è il best seller del momento, seguita dai capispalla. I pantaloni, che in passato

1. Un'immagine dal profilo Instagram di CP Company, dove da un anno vengono pubblicati post con donne protagoniste. 2. Il flagship store di Milano in corso Matteotti, in arrivo store anche Marsiglia, Parigi e Londra

faticavano a imporsi ora stanno conquistando il mercato e sono al quarto posto tra le merceologie più vendute, nonostante un prezzo mai sotto i 250 euro. Il record di fatturato è legato anche al potenziamento della distribuzione? Al contrario, i risultati sono stati ottenuti tenendo la mano saldamente sul freno. Avremmo potuto ampliare il nostro network wholesale che attualmente conta circa 1.200 clienti nel mondo, ma a partire da questa stagione autunno/inverno adotteremo una logica più selettiva, confermando solo partner che garantiscono certi standard qualitativi. Non ci siamo dati obiettivi, ma vogliamo che CP si trovi solo nei contenitori giusti. Ci saranno più investimenti sul retail? Continueremo a crescere, ma senza strafare. Questa primavera apriremo a Marsiglia con un player locale e poi sarà la volta di un flagship store diretto a Parigi. Era un investimento messo a budget nel 2023, ma i risultati incredibili di CP in Francia ci stanno facendo venir voglia di anticipare il progetto. Ci sono molte novità anche per la Gran Bretagna, che resta il nostro primo mercato e dove Four Marketing Group continuerà a gestire solo il wholesale, mentre andremo diretti con il re-

tail e l’e-commerce con due/tre opening nei prossimi mesi: prima arriverà Londra, poi Manchester. Alle sfilate uomo e donna le aziende hanno ospitato sperimentazioni nel Metaverso: anche da CP dobbiamo attenderci sorprese digitali? Il Metaverso lo stiamo studiando ed è qualcosa che presto faremo, ma non mi interessa che CP sia un early adopter. Siamo nel pieno di una bolla che probabilmente scoppierà, ma ciò non toglie interesse a questo mondo virtuale, dove si muovono le nuove generazioni chi lo ignora rischia di invecchiare precocemente. Avete pronto un progetto resale? Ce lo avevamo e gli avevamo anche trovato un nome Vintage Buy back, ma quando lo avevamo immaginato, nel 2019, i tempi non erano ancora maturi. Il programma prevedeva la valutazione e l’acquisto da parte dei clienti per poi rimetterli in circolo. Gestire la piattaforma internamente era troppo impegnativo e ci siamo fermati. Ora esistono player specializzati che hanno dalla loro una macchina collaudata e appena avremo più tempo riprenderemo in mano il progetto, che è decisamente in linea con CP. ■

Alessandro Pungetti (a sinistra) e Paul Harvey (a destra) condividono dal 2012 la direzione creativa di CP Company. Ma la relazione tra il marchio e Pungetti è ancora più duratura: lo stilista aveva già guidato lo stile di CP Company dal 2001 al 2009. Paul Harvey, invece, è stato in precedenza designer di Stone Island, dal 1995 al 2007. 13


INTERVISTA Alessandro Locatelli Rossignol Apparel

1. Alessandro Locatelli 2. Lo stile Rossignol, sempre più trasversale per età e occasioni d'uso

«In pieno trend outdoor siamo pronti a crescere ancora»

ambientale prima del 2030, oltre ad ambire alla neutralità carbonica, anche se non prima del 2050. A livello di prodotto, Respect significa usare sempre più materiali naturali, riciclati e certificati, evitare le materie prime la cui produzione non rispetti il benessere animale e ridurre l’uso di sostanze di origine chimica o fossile. Già dal 2018 abbiamo bandito le pellicce animali e la piuma, il piumino e le pelli sono scarti dell'agroalimentare.

Cresce l'importanza dei settori abbigliamento, scarpe e accessori all'interno di Rossignol, gruppo da 320 milioni di euro di ricavi. La divisione Apparel, dopo aver ottenuto ottimi risultati nei primi quattro anni, ha recuperato i livelli pre-Covid. «Durante la pandemia dice il ceo Locatelli - abbiamo messo a fuoco le nostre nuove strategie»

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di aLESSANDRA BIGOTTA

Correvano gli anni Ottanta quando Alberto Tomba inanellava vittorie sugli sci, sfoggiando il logo Rossignol bene in evidenza. Oggi il legame tra il marchio francese nell’orbita del fondo Altor, che detiene il 55%, e l’Italia è ancora a doppio filo: qui è realizzata parte della produzione e a Milano ha sede la divisione Rossignol Apparel, fondata nel 2015 e guidata da Alessandro Locatelli (ex Ittierre e Pierre Balmain) che in questa intervista, realizzata durante le Olimpiadi invernali di Pechino, fa il punto su traguardi raggiunti e progetti. Nel 2015 Rossignol ha avviato la divisione Apparel, salita in quattro anni da 12 a circa 50 milioni di euro annui di ricavi. Cosa è successo durante la pandemia e dopo? Dopo un calo fisiologico intorno al -20% nel 2020, nel 2021 il settore “soft goods” di Rossignol (abbigliamento, accessori e scarpe) ha recuperato i numeri pre-Covid e chiuderà l’anno intorno ai 60 milioni di euro. Abbiamo ordini in corso che ci proiettano verso gli 80 milioni nel 2022/2023. Il bilancio è positivo, con un cagr a circa il 30%. Durante la crisi abbiamo definito meglio i nostri focus: il settore dello sci è stato tra i più colpiti dal Covid, ma non appena si è voltato pagina, la montagna e l’outdoor sono diventati trend forti. Le vendite dell’estivo, tra l'altro, si sono quadruplicate, andando a rappresentare il 15% del turnover nel perimetro soft goods. 14

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Un settore, l'outdoor, sempre più mosso e preso di mira anche dalle griffe. Questo vi preoccupa? Assolutamente no: noi stessi a ottobre abbiamo lanciato una limited edition con Balmain, indossata dai campioni olimpici Perrine Laffont e Hugo Laugier. Un segmento di mercato che fino a non troppo tempo fa era in seconda linea ora fa tendenza: questo non può che avvantaggiarci, anche perché abbiamo alle spalle 115 anni di storia. Come vi approcciate ai giovani? Rossignol è vivere lo sport e la montagna in maniera consapevole, inclusiva e rispettosa dell’ambiente: valori sentiti dagli under 35. Tra l’altro se Federica Brignone, classe 1990 e con due medaglie a Pechino, è brand “hero” di Rossignol, come altri 80 atleti impegnati in questa competizione, va a colpire e fidelizzare proprio il target dei suoi coetanei. A proposito di sostenibilità, cosa mi può dire del programma Respect? Il gruppo ha lanciato questo piano di social & environmental responsibility nel 2020, anno in cui ha aderito al Fashion Pact, puntando a ridurre del 40% la produzione di rifiuti degli impianti entro il 2025 e del 30% l’impronta

La distribuzione: diventerete più "cittadini" e un po' meno alpini? Già ora Rossignol non è solo Chamonix, Megève, Aspen, Innsbruck o Crans Montana. I nostri lifestyle store sono a Parigi, Lione, New York, Oslo, Shanghai, Pechino - solo per citarne alcuni - e siamo da Rinascente a Milano. Se ci fossero futuri opening, sarebbero in città vicine al nostro dna, un po’ come il prossimo asse Milano-Cortina. Intanto incrementiamo l'e-commerce, che ha superato il 20% dei ricavi dei soft goods e non si fermerà qui. Cosa del suo passato nel lusso le è tornato utile con Rossignol? Io ho cercato di spiegare e infondere le regole tipiche dell’abbigliamento premium di marca e Rossignol mi ha insegnato i valori e le peculiarità alla base dell’industria dello sport. Ma già quando sono entrato in azienda il confine tra questi due mondi era fluido. A fine 2020 in azienda è arrivato il nuovo a.d. Vincent Wauters... Vincent ha un solido passato nei soft goods. Possiede una visione tenace, che condivide entusiasticamente con il management e, cosa importante, tiene molto alla coesione tra le due anime di Rossignol, soft e hard. Quali i prossimi progetti? Una delle priorità per il gruppo è l'Asia: in Cina sono stati avviati nel 2019 i flagship di Pechino e Shanghai e sono nati alcuni Experience Center in località sciistiche. Queste Olimpiadi invernali danno il la ad altre iniziative. Come Rossignol Apparel puntiamo a una crescita qualitativa e quantitativa, nei prodotti e nei canali di vendita. Una qualità frutto di estetica, sostenibilità, comfort e funzionalità, per ottenere risultati profittevoli rispettando il brand language. Nel footwear, dopo aver completato la serie Après (doposci e altro), sarà la volta dei modelli Active, ideati per passeggiare in montagna anche senza neve. È allo studio la perfect Rossignol Insulated Jacket: per vederla “in azione” bisognerà aspettare fine anno. 



strategia BUYER alla fashion week tra fermento e ansia Fall-Winter 2022/2023 La parola ai retailer internazionali

A Milano va in scena un inno alla vita L’energia arriva dai nuovi talenti La fashion week è tornata credibile per tutti gli addetti ai lavori, le collezioni sono state premiate dai compratori perché «creative, forti e sobrie» e gli imprenditori provano a non farsi intimorire dall’inflazione e dalle conseguenze della crisi ucraina. E ai dubbi sull’opportunità o meno di sfilare durante una guerra risponde Alessandro Michele: «Il nostro lavoro è collegato con l’idea della vita» di ANDREA BIGOZZI

Lisa Aiken Neiman Marcus Fashion & Lifestyle Director

GUCCI

Tornare a sedersi di fronte a una passerella, condividendo l’esperienza con celebrities del calibro di Kim Kardashian da Prada, Rihanna da Gucci, Sharon Stone da Dolce & Gabbana, Kylie Minogue da Versace, Julianne Moore da Bottega Veneta. Ritrovarsi nuovamente intorno a un tavolo per scrivere gli ordini faccia a faccia e toccando con mano i capi delle collezioni che negli ultimi due anni e mezzo si sono visti quasi esclusivamente attraverso uno schermo. Alla Milano fashion week, la voglia di normalità (anzi di una nuova normalità basata non solo sul recupero dei fatturati ma anche sulla sostenibilità ambientale e sociale) era tale tra gli addetti ai lavori che la sensazione di euforia - anzi l’euphoria per citare il titolo della serie cult del momento, con protagonista l’attrice e 16

attivista transgender Hunter Schafer che ha chiuso la sfilata di Prada, ancora una volta la più acclamata - è riuscita a resistere anche alla grande paura della guerra tra Russia e Ucraina. Difficile quindi fare un bilancio, tra risultati incoraggianti e una discussione aperta sul peso che avranno sul settore le sanzioni da imporre alla Russia. C’è chi, come Renzo Rosso, ha scelto il silenzio consapevole, preferendo sottolineare il senso di rinascita: «Bello tornare a respirare l’aria della Milano Fashion week - ha sottolineato il presidente di Otb -, ma soprattutto vedere un settore che si rialza». Ma anche chi, come Carlo Capasa ha condiviso le sue preoccupazioni: «La guerra - ha detto il presidente di Camera Nazionale della Moda Italiana - porterà non solo problemi diretti

Il prossimo inverno prepariamoci al ritorno di.. Silhouette più scolpite, del sartoriale, della pelle e da inaspettate combinazioni di colori. Il trend evergreen? L’attenzione commerciale per le borse con logo o con elementi identificativi del marchio. La collaborazione da cui si aspetta di più? Sergio Rossi con Evangelie Smyrniotaki. nei rapporti con la Russia, ma un ulteriore rincaro dell’energia». A questo andrà poi aggiunta la minore capacità di spesa degli oligarchi finiti nel mirino dell’Occidente, la svalutazione del rublo, lo stop ai voli. Ma se è evidentemente presto per valutare gli effetti a catena che la crisi ucraina sarà capace di generare, una risposta su come “reagire” al conflitto gli stilisti l’hanno data spontaneamente con le loro creazioni, che sono state un inno alla vita. «Il nostro compito - ha commentato Ian Griffiths, direttore creativo di Max Mara, che ha sfilato proprio il giorno in cui la Russia ha sferrato il suo attacco - è aiutare la gente a superare le paure, mandare un messaggi di speranza». Milano con i suoi oltre 170 eventi fisici ha saputo esprimere una propria idea, molto


Federica Montelli Rinascente Head of Fashion

PRADA

La fashion week di Milano è più dinamica di quella di Parigi? Assolutamente sì. Sia perché il calendario delle sfilate a Milano è stato pienissimo, sia perché molte showroom multibrand questa stagione hanno deciso di presentare le collezioni solo in Italia. Come è andata la prima sfilata di Glenn Martens da Diesel e di Matthieu Blazy da Bottega Veneta? Entrambi promossi. Ognuno in maniera diversa, i due stilisti sono riusciti a rompere, e insieme proseguire, con il passato.

Heather Gramston Browns Head of Womenswear

Ancora una stagione sulla base dello slogan “sex sells”... La moda sexy resta il mood trainante, anche se interpretata in maniera più sofisticata: pensiamo alle proposte di Fendi, Prada e Bottega Veneta. Le sfilate hanno celebrato modelle di ogni età: la sua preferita? Ha suscitato un moto di nostalgia la sfilata di Missoni, con la chiusura affidata a Eva Herzigova, sempre bellissima. convincente, in fatto di prodotto. «Il trend più forte della prossima stagione? Abiti forti e sobri, che riflettono la voglia di speranza e ottimismo» è la sintesi di sette giorni di passerelle secondo Joseph Tang, Fashion Director di Holt Renfrew. «La città - ha confermato Pierpaolo Piccioli, direttore creativo di Valentino in prima fila alla sfilata di Marco Rambaldi - può essere di nuovo un momento per raccontare la creatività e i giovani . La ripartenza per il settore deve essere all’insegna della creatività e delle cose da raccontare». Tra le sfilate più attese c’erano ovviamente i debutti alla direzione creativa. Come quello di Glenn Martens da Diesel: «Ho trovato il suo messaggio intenso e adatto a un pubblico decisamente giovane, in linea con il linguaggio che da sempre

Riccardo Tortato Tsum Fashion Director E-commerce Head of buying depart

DEL CORE

contraddistingue Diesel», ha commentato Riccardo Tortato, head of buying department di Tsum. «Molto forte conferma Sebla Refig Devidas, a capo del womenswear di Beymen - il tentativo di upgrade è evidente, ma creare un’immagine così da zero richiederà uno sforzo non indifferente». Di lavoro da fare ce n’è tanto anche in casa Trussardi visto che i nuovi direttori creativi della maison Benjamin A. Huseby e Serhat Isik, alias GmbH, sembrano voler sostituire l’immagine borghese del brand in favore di un’estetica più underground. «Sarà interessante vedere dove li porterà questo percorso», è il commento di Federica Montelli, head di Rinascente. Anche la prima sfilata Matthieu Blazy per Bottega Veneta sembra già aver convinto i buyer italiani e

Quale è stato l’effetto sorpresa di questa fashion week? Vedere Milano animarsi, come succedeva prima del Covid. Il suo podio delle sfilate? Jil Sander, Gucci e Versace. Davanti al conflitto Ucraina -Russia, la moda ha scelto il silenzio... Anche io prefersco non commentare. Posso solo dire che come tutti, logicamente, ci auguriamo la pace. 17


strategia BUYER alla fashion week Tiffany Hsu MyTheresa Vice President Womenswear & Kidswear Fashion Buying

MARCO RAMBALDI

internazionali. «Stellare» è l’aggettivo più usato per definire il suo lavoro, così come «esaltante» è il termine più ricorrente per descrivere le sue trovate tecniche come i pantaloni in pelle che sembrano jeans con cui lo stilista ha aperto la sfilata. Resta ora da capire se le fashion victim globali, che avevano decretato il successo immediato del suo predecessore Daniel Lee riversandosi in massa nei negozi ad acquistare i Puddle Roopal patel Saks Fifth Avenue Fashion Director

Chi sono stati i vincitori di questa fashion week? Certamente Miuccia Prada e Raf Simons e poi Alessandro Michele, che mancava da due anni. Ma anche Matthieu Blazy: il debutto migliore della stagione è il suo. Quali saranno i best seller della FW 22/23? Facile; uno qualsiasi tra quelli della collaborazione Adidas x Gucci e una gonna sottoveste di Prada. 18

MISSONI

Boots con le suole in gomma, faranno altrettanto con gli stivali di vernice sopra al ginocchio firmati Blazy. I contributi più energetici, comunque, sono arrivati dai nomi indipendenti, i cui show fanno finalmente parte degli appuntamenti da non perdere della fashion week di Milano. La performance all’aperto di Sunnei, che ha raccontato la frenesia delle corse senza senso tra una sfilata e l’altra, è stata una degli eventi più coinvolgenti del calendario. Una boccata d’aria fresca è arrivata anche dagli show di Marco Rambaldi, supportato da Valentino, Gcds, AC9, ATXV, Act N°1 di Luca Lin e Galib Gassanoff con uno stile sempre più riconoscibile, Vitelli, Cormio (con calzature fornite da Gucci), Andreadamo. Ma è dai progressi compiuti da Palm Angels e Del Core he i compratori internazionali si sono fatti impressionare maggiormente. «Francesco Ragazzi ha offerto una visione tutta nuova della sua tribù ormai di culto» ha detto Roopal Patel, fashion director di Saks, mentre April Henning di Moda Operandi non ha timori nel definire quella creata da Daniel Del Core «la futura maison europea». Una lista, quella dei brand da tenere d’occhio, destinata rapidamente ad allungarsi, visto che il calendario delle fashion week e l’offerta delle showroom multimarca (che questa stagione fanno campagna solo a Milano) è ricca anche di debuttanti assoluti come Francesco Murano e il marchio di maglieria Sa Su Phi (lanciato da Susanna Cucco e Sara Ferraro rispettivamente ex direttore creativo ed ex ceo di Valextra). Poi ci sono stati anche i big brand con Pra-

Un brand destinato a diventare un A-lister? Miss Sohee ha attirato la mia attenzione. Il marchio sta ottenendo un forte seguito tra le nuove generazioni per l’attenzione all’artigianato e alla sostenibilità. Autunno-inverno 2022/23: mai senza? Gli stivali alti fino alle ginocchia di Bottega Veneta e le giacche con le piume di Prada.

SILVANO VANGI Printemps International Creative and Merchandising Director

L’Oscar della fashion week va a... Sicuramente Versace, che esce dalla manifestazione più forte. La maison della Medusa sta affermandosi sul mercato e ormai è di riferimento per una tipologia di clientela molto ampia, anche dal punto di vista anagrafico. Cosa è mancato alle collezioni? Dal mio punto di vista, avrei voluto che sulle passerelle ci fosse un po’ di eleganza e riconoscibilità in più. Uscite forti e mozzafiato. Un wow effect che ho trovato in Jil Sander.


Tel +39 010 562039

ROSSO35 MILANO - via Pontaccio, 7 / FORTE DEI MARMI - via Idone, 6


strategia BUYER alla fashion week Sebla Refig Devidas Beymen Buying and Merchandising Director-Ladies

PALM ANGELS

Nicholas Atteshlis Zalando Head Brand Partnerships Designer

Le sfilate clou della fashion week? Ce ne sono state tante, ma la mia preferita è stata Moschino, con Jeremy Scott, vestito da astronauta, sempre abile a intrattenere il pubblico. Il brand da tenere d’occhio? Capasa Milano ha le carte in regola per avere successo: è genderless, punta su capi sportswear accessibili, non rinuncia ai dettagli sartoriali. da e Gucci, in particolare, che hanno provato a battere le griffe di Parigi sul piano dell’internazionalità, a partire dalle celebrities: Kim Kardashian, la più celebre delle influencer da Prada, e Rihanna, alla prima uscita con il pancione accompagnata da Asap Rocky da Gucci. Ospiti vip a parte, entrambe le maison hanno presentato due collezioni che - secondo la maggior parte dei compratori non hanno fatto che confermare il lavoro presentato nelle ultime collezioni. Solo che se la “colab” tra Miuccia Prada e Raf Simons è stata definita come la meglio bilanciata finora, quella tra Gucci e Adidas ha rassicurato dal punto di vista commerciale, meno su quello stilistico, con i look maschili molto più numerosi di 20

I capi must have del prossimo inverno? Gli stivali sopra il ginocchio di Bottega Veneta e gli abiti bustier di Versace. C’è stato tempo per lo scouting? Capasa Milano è un progetto da monitorare e Cormio potrebbe essere il nuovo fenomeno della moda italiana. È tornata la normalità nelle campagne vendita? Ricomincerò a fare gli ordini di persona, ma i problemi legati alla fase Covid restano, come gli aumenti dei listini delle materie prime. Siamo preoccupati per una possibile resistenza ai prezzi dei clienti finali. CLAUDIA Gazzelloni Womenswear buyer LuisaViaRoma

JIL SANDER

quelli donna. Per vedere la moda femminile si dovrà attendere probabilmente la sfilata speciale del 16 maggio, programmata in una location top secret in Europa. Intanto il meglio di sé, Alessandro Michele lo ha dato dopo la sfilata durante un’intervista televisiva trasmessa in prima serata. «Ero molto confuso - ha detto rispondendo all’intervistatore che lo interrogava sull’opportunità di sfilare durante una guerra - ma alla fine mi sono reso conto che questo mio adoperarmi in maniera piena d’amore nei confronti delle cose belle che faccio, fa sì che il mio lavoro entri in sintonia con l’idea della vita». Insomma non bisognava fermare le fashion week, perché non bisogna mai fermare la vita. 

I nomi nuovi iniziano finalmente a emergere. Vero o falso? Vero al 100%. Basta guardare il programma della prima giornata: Marco Rambaldi, Del Core, AC9, Andreadamo. Presenze importanti in calendario, ma anche negli ordini: una parte dei nostri budget è sempre per gli outsider Gucci con Adidas sarà il blockbuster di stagione? L’impatto commerciale sarà forte, ma la collezione mi è piaciuta più per certe citazioni tomfordiane che per la colab.


STRATEGIA BUYER IN ZONA TORTONA IL PUNTO SUL SALONE Commenti e brand da tenere d’occhio La parola ai dettaglianti italiani ed esteri

1. Lo stile di Botter 2. L’ingresso principale di White al Superstudio Più 3. Addetti ai lavori in visita alla manifestazione 4. I pantaloni di I Love My Pants, brand fondato nel 2019 da Donata Facchini, in licenza a Trend Srl di Urbania

«White, bene così»: per i compratori la formula funziona Secondo i retailer intervistati da Fashion la forza del salone sta nell’essersi ritagliato un ruolo unico tra le fiere, grazie alla ricchezza di spunti, all’offerta trasversale e alle sinergie

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DI ALESSANDRA BIGOTTA

Con un bilancio di 18.850 visitatori a White|Sign of the Times, +24% rispetto a settembre 2021, il fondatore Massimiliano Bizzi può sentirsi ripagato del suo impegno a fare del salone una realtà unica nel suo genere, vetrina del made in Italy delle Pmi ma anche dei marchi internazionali di ricerca, fino alla filiera produttiva sostenibile, ospitata nella nuova area Wsm-White Sustainable Milano. Potendo contare sul supporto di Maeci e Ice Agenzia, oltre che sulla partnership con Confartigianato Imprese, sul contributo di Regione Lombardia e sul patrocinio del Comune di Milano, al termine della rassegna Bizzi ha insistito ancora una volta sull’importanza della sinergia: «Da tempo concepiamo la settimana della moda come un fashion expo unico nel quadro internazionale - ha sottolineato - e, grazie al costante dialogo con le istituzioni, i maggiori attori della città e le aziende, stiamo facendo passi avanti». Positivi i giudizi da parte dei compratori intervistati da Fashion. «Abbiamo trovato un insieme di marchi azzeccato - afferma Katarina Nordström di Musa a Göteborg, in Svezia -. Ho apprezzato la maglieria di Eleonora Gottardi, gli occhiali di Spektre, le ecofur di Atelier R&C, il design giocoso di La Milanesa e le borse di House of Florence». «Il pregio di White - osserva - è un’offerta che spazia tra realtà più e meno affermate. Anche l’attenzione alla sostenibilità è un punto a favore di Bizzi». Blast Off, Maison Co.Go e, ancora, La Milanesa sono stati i preferiti di Christoph Baran di Melange Deluxe a Copenhagen, che dice di avere colto spunti

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Agnetti a Macerata si riallacin ogni sezione del salone. «È proprio così - conferma Sabicia alle parole di Sabina Zabberoni: «Wsm è stato la novina Zabberoni, proprietaria e tà di White più significativa. presidente di Julian Fashion La location più interessante? sulla riviera romagnola -. Ogni Il Mudec, con il giusto brand parte della fiera è interessante mix che vorrei nella mia boua suo modo, grazie a piccoli tique e nel mio e-commerce». dettagli da cui trarre ispirazioTra i marchi Agnetti cita il ne, trend e marchi da scopriDa tempo giapponese Taakk, «davvero re. Abbiamo voluto iniziare la innovativo», mentre Paolo visita con Wsm, progetto che concepiamo Mantovani di Mantovani ritengo molto attuale». «Ci ha la settimana della in Toscana nomina tra i must fatto piacere vedere un White moda come have Botter, Amaranto, le in piena ripresa dopo la pande- un fashion expo “calze alternative” Ant 45 e La mia - prosegue -. Nel padiglio- unico nel quadro Milanesa. «White - commenta ne principale, in particolare, internazionale protagonisti sono stati i brand Massimiliano Bizzi Mantovani - è la dimostrazione che Milano ci ha provato e ha made in Italy che raccontano fatto bene. Il salone è un luogo di confronstorie di artigianalità e saper fare, quello to a 360 gradi: serve per raccogliere idee, di cui ora la moda italiana ha bisogno. Desenza contare l’importanza di poter finalgno di menzione anche lo spazio London mente toccare il prodotto con mano. Utile Show Rooms». Tra gli stand la retailer ha il servizio di collegamento con le showfatto tappa da Maurizio Miri, sinonimo room attraverso courtesy car, che rientra di una sartorialità creativa, Dea, da tenere nell’approccio personalizzato alle nostre d’occhio nel campo degli accessori gioiello, esigenze da parte degli organizzatori. Whilo storico produttore di calzature Sebate, le showroom e le sfilate in contemporastian e Apparis, sinonimo di ecopellicce colorate e divertenti. Andrea Agnetti di nea sono una forza».  21


AVANT TOI for

DALLA MAGLIERIA AL LIFESTYLE, UN MONDO FATTO DI ARTE E BELLEZZA AL CENTRO DI UNA FILIERA PRODUTTIVA 100% MADE IN ITALY E SIMBOLO DI UNA SPERIMENTAZIONE ALIMENTATA DALLA CREATIVITÀ E DALL’HANDMADE, IL MARCHIO AVANT TOI SI PROIETTA NEL FUTURO CON LA SUA TERZA GENERAZIONE E CON UN PROGETTO UNICO NEL SUO GENERE, LA CAPSULE NUMERATA FLOWER LAKE Grazie al suo bagaglio di creatività e sperimentazione, il brand Avant Toi, nato con la maglieria, ha chiuso il 2021 recuperando i livelli pre-pandemia e sfoggiando una grande carica di innovazione, che ha portato alla nascita di un progetto unico nel suo genere. Il suo nome è Flower Lake e si tratta di una capsule numerata, sviluppata all’interno della collezione FW 22/23, in cui i colori della natura, e in particolare del lago, sono stati dipinti rigorosamente a mano sul cashmere, rendendo i capi delle vere opere d’arte, una diversa dall’altra. Arte che, del resto, fa profondamente parte del dna del marchio, nato nel 1994 in seno al gruppo genovese Liapull per applicare alla maglieria tecniche di lavorazione sofisticate e innovative, non perdendo mai il piacere di esplorare un mondo dalle infinite possibilità. Al gioco continuo sui materiali, portandone alla luce le potenzialità inaspettate anche attraverso lavorazioni estreme e “poco ortodosse”, fa da contraltare l’abilità nell’hand painting, tecnica che esalta l’anima della maglieria attraverso

l’uso del colore. Avant Toi non veste solo il corpo, ma la vita. Intorno al core business della maglieria si è infatti sviluppato un lifestyle che abbraccia l’intimo, l’outerwear, gli iconici foulard/quadrelli, le nuovissime sneaker e la casa, con la linea Home che dal 2018 propone cuscini, coperte, tappeti e molto altro. Lo stile 100% made in Italy

www.avant-toi.it

di Avant Toi non conosce confini: presente nelle migliori boutique multibrand di oltre 30 Paesi, il marchio è anche sinonimo di un flagship nel centro di Milano, rinnovato a fine 2021 per essere innanzitutto un luogo di valori come la durevolezza e la sostenibilità, oggi più che mai attuali. Intanto in azienda è entrata la terza generazione: a gennaio, dopo un’esperienza di sei anni in Luxottica e con in tasca una laurea in International Management alla Bocconi, la giovane Giulia Marini (nipote della fondatrice Lia Gambetta) è diventata responsabile del Marketing and Strategic Business Development, gettando le basi per il futuro.



STRATEGIA FAST FASHION

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DIETRO L’IMPERO DI CHRIS XU Sotto la lente processi e business model Punti di forza e criticità

Il nuovo drago cinese si chiama Shein Prezzi stracciati. Offerta sterminata. Produzione on demand e totalmente in house. Identikit di un player che va più veloce di Zara ed H&M, che non parla al mercato ma solo sui social. E che continua a crescere, anche in tempi di battaglie antispreco e slow fashion DI ANGELA TOVAZZI

Top da 3 euro, abiti da 7, jeans da 16. Capi per tutte le taglie e un campionario sterminato di 600mila articoli. Siamo nel paradiso dell’acquisto compulsivo. Ovvero nel regno di Shein, il player cinese di fast fashion che marciando in sordina - profilo basso, zero pubblicità, niente interviste - è passato dai 50 milioni di dollari di fatturato del 2012, quando è nato, ai 10 miliardi del 2020, con crescite medie del 100% ogni anno. Ed entro il 2022, secondo le previsioni di Morgan Stanley, potrebbe raggiungere i 20 miliardi, diventando il più grande marchio di moda al dettaglio del mondo. Numeri che non permettono di liquidarlo semplicemente con l’appellativo di re della moda trash, come parte dell’establishment del settore tende a considerarlo, sebbene la sua opacità riguardo alle social practice (responsabilità ambientale e condizioni di lavoro in primis) lo pongano in una posizione controversa, specialmente in questa fase, in cui la fashion industry occidentale sta affrontando una trasformazione titanica ver24

so la sostenibilità. Se le origini di Shein sono confuse (a partire dal suo misterioso fondatore, Chris Xu, che nel corso degli anni ha cambiato diversi nomi), la sua traiettoria è invece chiarissima: conquistare la Generazione Z a colpi di moda veloce, anzi

SHEIN, NUOVO LEADER DEL FAST FASHION NEGLI STATES % market share  Jan 2021  Jun 2021 Shein Zara H&M Forever 21 Fashion Nova Other

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Fonte: Earnest Research

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velocissima, prezzi stracciati, addirittura ridicoli, e un dialogo serrato sui social media. Quello che Amancio Ortega, patron di Zara, ha inventato oltre 30 anni fa, Shein lo ha portato alla sua più estrema evoluzione, grazie a un ultra fast fashion prodotto totalmente in house, che fa piazza pulita degli intermediari e vende direttamente sul web a Europa e Stati Uniti (suo principale mercato), ingaggiando i clienti finali su Tik Tok, Instagram e You Tube. «Shein - commenta Dario Golizia, docente e autore di Fashion Business, Teoria e casi di Strategic Fashion Management - ha implementato uno dei modelli di business più aggressivi in assoluto. Ha copiato lo schema tipico del tradizionale fast fashion, apportando delle innovazioni che lo differenziano rispetto ai leader Inditex e H&M, in quanto ha ridotto i tempi di produzione e consegna, consentendo un cambio dell’assortimento ancora più repentino rispetto ai competitor con una distribuzione prevalentemente fisica». Shein non è


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infatti una semplice piattaforma di vendite online, ma una fabbrica 4.0 che si avvale di circa 3mila fornitori cinesi, di cui circa 1.400 nella sola regione di Guangzhou, che producono a ciclo continuo ma on demand, in base al termometro delle tendenze e dei like. Qui sta il segreto di Chris Xu, espertissimo di Seo: essere veloce e chirurgico nell’estrapolare dal web i trend, veloce e mirato nel tradurli in prodotto, veloce nell’immetterli sul mercato, ancora più veloce nel realizzare su vasta scala ciò ha colpito nel segno. Vicinanza geografica dei siti produttivi, intelligenza artificiale, deep e machine learning, un software denominato Lacr (modello di test e riordino automatizzato su larga scala) sono gli ingredienti base della sua ricetta di business, che è riuscita a battere sul tempo due velocisti come Inditex e H&M. Facciamo un esempio: se Gigi

La ricetta di Shein? Produzione local, niente intermediari, dialogo diretto con i consumatori Hadid posta su Instagram un top maculato e la Rete si entusiasma, i segugi di Shein portano subito l’input in cascina per trasformarlo in realtà, ma con un’accortezza: produrne solo 50 o massimo 100 pezzi e fare prima un test sull’e-shop, in modo da abbandonare l’articolo se non trova il seguito sperato, oppure aumentare il ritmo

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1. Shein presenta le novità con una sfilata 2. 3. 4. Alcuni modelli venduti sull’e-store 5. Dipendenti al lavoro in uno degli hub dell’azienda

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delle macchine se prende piede. Tutto questo in tempi strettissimi: parliamo di 3-6 giorni, contro i 14 di Zara. «Shein - commenta l’analista Luca Solca - ha saputo sviluppare il modello Inditex in maniera ancora più veloce e riesce a essere sul mercato con i prodotti che “vendono” in tempi molto rapidi e a un prezzo decisamente basso. Una grande parte dei consumatori trova questa proposta utile, da qui la sua repentina crescita». A fare la differenza con i competitor sono in particolare la comunicazione real time con i fornitori e il modello B2C, che bypassa anelli della catena come logistica e negozi, per approdare direttamente nella vetrina di Internet. A valle l’offensiva di Shein si fa ancora più risoluta e fa comprendere come questo pla-

2 miliardi per un nuovo hub in Cina Shein mostra i muscoli e rafforza la sua presenza a Guangzhou. Un nuovo centro logistico a Guangzhou per Shein. Il colosso asiatico ha deciso di investire 15 miliardi di yuan, corrispondenti a poco più di 2 miliardi di euro, per la costruzione di questo nuovo polo. Secondo un documento ufficiale pubblicato dalla Commissione regionale cinese per lo sviluppo, il progetto dovrebbe riguardare una superficie grande come tre campi da calcio.

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STRATEGIA FAST FASHION

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1.Una delle immagini che sul sito invita a diventare “Sheingal” 2. Abiti pronti per la spedizione 3. Un modello in vendita

yer abbia saputo cavalcare con decisione l’esplosione del social sharing, puntando su un uso pervasivo delle piattaforme utilizzate dagli under 30 e la forza trainante di influencer (soprattutto micro), sulle quali Chris Xu ha iniziato a scommettere già dal 2012, anticipando i concorrenti. «Shein - interviene Francesca Romana Rinaldi, docente, direttrice Monitor for Circular Fashion Sda Bocconi e autrice di Fashion Industry 2030 - sa rivolgersi alla Gen Z in maniera efficace e diretta, attraverso la rilevanza dei messaggi per il target, sapendo leggere le loro caratteristiche demografiche, come le plus size, e nella velocità di risposta immediata alle richieste dei consumatori, guidate dagli stessi social media». La parola d’ordine è online entertainment: su Instagram, YouTube e specialmente Tik Tok spopolano le #Sheingals, letteralmente le ragazze di Shein, che in cambio di visibilità (e in certi casi di percentuali sulle vendite) coinvolgono i loro follower con promozioni e co26

dici sconto. Una volta atterrati sull’e-store, è difficile sfuggire alle sue sirene ammaliatrici: prezzi già di per sé irrisori diventano una potente calamita con la politica di gamification messa in atto dall’azienda, che premia con punti i clienti che visitano più di una volta il sito, valutano una foto, seguono le dirette e gli #Sheinhauls. Solo Primark gli fa concorrenza sul pricing, ma - lo ricordiamo - si trat-

Niente vendite in madrepatria: Shein esporta in 150 Paesi, con Usa in pole position ta di un retailer che opera per il momento esclusivamente nel commercio fisico. Resta un fortissimo dubbio: come può un operatore low cost come Shein, seppur affidandosi a fabbriche che non distano più di cinque ore di macchina dagli headquarters, riuscire a essere sostenibile, come proclama sul suo sito? Nella sezione “Responsabilità sociale” la società scrive che produce «solo 50-100 pezzi per nuovo prodotto, in modo che nes-

suna materia prima venga sprecata» e che «solo quando confermiamo che un articolo è molto richiesto implementiamo la produzione su larga scala». Un discorso antispreco che però non assolve Shein sul fronte sulle social practice. Nayla Ajaltouni, attivista del collettivo Éthique sur l’étiquette, su FranceInfo ha sottolineato che i prezzi stracciati di Shein non possono che andare a scapito dei lavoratori, con turni per i fornitori da 11 a 13 ore al giorno e con un riposo al mese se va bene. Senza parlare dell’impegno prettamente ecologico, nonostante la società dichiari di utilizzare il più possibile poliestere riciclato, di adottare processi di stampa meno inquinanti rispetto alla serigrafia tradizionale, di aver implementato progetti di riciclo che incentivano i consumatori a consegnare indumenti usati in cambio di nuovi prodotti. «Shein - osserva Celeste Corso, designer e docente di Supply chain e sostenibilità all’Istituto Marangoni - dichiara di essere sostenibile, ma la sua è una mera operazione di green washing. Con quei prezzi e relativi costi di produzione è impossibile che adotti un modello strategico realmente improntato alla sostenibilità. La sua vocazione


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1. Operaie al lavoro 2. Pacchi in magazzino 3. Il momento del taglio

non è essere sostenibile, ma rubare quote di mercato agli spazi lasciati vuoti dai leader del fast fashion. Questi ultimi, attraverso capsule collection ad hoc e facendo ingenti investimenti in comunicazione hanno migliorato la percezione, e ripeto percezione, che il mercato ha circa il loro impegno ecosostenibile. Hanno così aumentato i listini, lasciando un vuoto nella fascia di primo prezzo, occupata da Shein». Secondo Francesca Romana Rinaldi, «Adam Whinston, in qualità di global head of Esg di Shein, ha certamente delle grandi sfide da affrontare. Per modificare concretamente il proprio modello di business non basta lanciare una capsule, aggiungere una linea premium che strizza l’occhio alla sostenibilità o affermare che grazie alla produzione on demand si azzerano resi e rimanenze. Occorre invece lavorare su un sistema di tracciabilità e trasparenza, utilizzare fibre e materiali sostenibili e circolari in tutte le Sku, estendere la vita dei capi anche attraverso programmi di take back, fare educazione dei consumatori, proponendo opzio-

ni di consumo collaborativo, come affitto e seconda mano, fornire consigli su come prendersi cura dei capi, partendo dalla riparazione». E su questo Shein, rispetto anche ai cugini Inditex e H&M, è molto indietro. Resta il fatto che la sua ascesa repentina è sotto la lente del mercato, e non solo quello presidiato dal fast fashion: nel maggio scorso ha strappato ad Amazon il primo posto delle app per lo shopping più scaricate negli Stati Uniti e circolano rumour sempre più insistenti su una sua possibile quotazione a Wall Street. Se l’operazione andasse in porto, si tratterebbe della più grande Ipo mai realizzata da una società cinese sul listino americano. Secondo Morgan Stanley la presenza di Shein ha pesato con forza sulle recenti prestazioni al ribasso di alcuni e-tailer europei e la crescita vertiginosa di questo player, trascinata da una corrente deflazionistica, potrebbe costituire una minaccia non solo per i competitor, ma per il business moda nel suo complesso. Soprattutto

Basso profilo, comunicazione inesistente: Shein preferisce il passaparola delle #Sheingals perché non c’è da escludere che nei prossimi anni possa emergere un’altra generazione di imprenditori disruptive come Chris Xu, che puntando su velocità supersonica, prezzi bassissimi e - soprattutto - progettazione e produzione in Cina, siano in grado di cambiare il mercato. E l’immagine stessa del Dragone: non solo fabbrica del mondo, ma fucina creativa capace di esportare pezzi “Designed in China”. ■

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E intanto Zara e H&M studiano l’upgrading Crescono i prezzi e aumentano le collezioni premium I due maggiori esponenti del fast fashion mondiale cominciano a cambiare pelle, sulla spinta delle nuove correnti ecologiste a favore di un consumo più consapevole e come strategia per mantenere i profitti in un momento di mercato contrassegnato dall’aumento dei prezzi delle materie prime, dal caro energia e dalle interruzioni nella catena di approvvigionamento, ma anche per differenziarsi e contrastare l’irruzione di competitor molto aggressivi come Shein. Nel 2021 i colossi della moda veloce Inditex e H&M hanno intrapreso un nuovo percorso di upgrading nell’offerta e, parallelamente, alzando i listini. Secondo i dati forniti da Retviews, la moda premium per il gruppo iberico è passata dal 4,1% del 2020 al 4,8% del 2021, grazie anche al lancio di linee come Studio Collection e Zara Origins, sinonimo di pezzi timeless. Nel caso della società svedese, il peso dell’assortimento premium è passato dal 5,49% al 5,6%, con un focus sempre più forte su collezioni come Conscious Exclusive o Innovation Circular Design Story. L’aumento dei listini ha fatto da specchio a questa evoluzione verso l’alto: nel 2021 il prezzo medio dei capi di fascia alta di Zara è salito del 19%, a 60 euro (rispetto alla media di 33 euro). Nel caso di H&M, l’aumento è stato minore, del 3,2%, anche se i pezzi sono generalmente più elevati, in media 66 euro, rispetto ai 24 euro per il resto degli articoli in vendita. (a.t.)

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STRATEGIA FULFILLMENT

La Savino Del Bene organizza voli charter per scambi più fluidi tra Europa e Usa

UN’ATTIVITÀ IN EVOLUZIONE Dai trasporti alle riparazioni dei capi Parlano i manager di Savino Del Bene, Dhl e Bracchi

Il fashion chiama, la logistica risponde con servizi ad alto valore aggiunto Mentre il trasporto marittimo e aereo resta in difficoltà e il prezzo dei combustibili sale alle stelle, le aziende della moda e il fashion retail cavalcano la ripresa. Al loro fianco partner sempre più specializzati, che fanno di tutto per assecondare le loro richieste: qualità, servizio, efficienza, rapidità e più attenzione all’ambiente DI ELISABETTA FABBRI

Sono anni complessi, questi del Covid, anche nel mondo della logistica. Alcuni scali navali restano ingolfati, la crisi dei container persiste, il prezzo del petrolio ha sfondato i 100 dollari al barile e si fa persino fatica a trovare gli autisti. Però il settore sta portando avanti vari progetti, per assecondare le richieste della moda. Una cliente esigente, che nel difficile cammino verso il ritorno alla normalità (se mai ci si arriverà) cambia le strategie distributive, visto anche l’impatto del Covid sull’e-commerce, ripensa la gestione della supply chain, in favore di una filiera più corta, e tende a preferire partner sostenibili. «L’industria dei trasporti - afferma Simona Bartolozzi, dal 2011 direttore della divisione Luxury, Fashion & Lifestyle di Savino Del Bene - ha affrontato numerose difficoltà, che hanno avuto un impatto significativo sulle spedizioni, via mare e via

aerea. La riduzione dei voli passeggeri, il taglio dei voli cargo da parte delle compagnie aeree, la forte congestione nel trasporto marittimo hanno fatto registrare una carenza di capacità, che ha messo sotto stress la situazione nei trasporti internazionali e in difficoltà la catena logistica delle aziende

Il trasporto aereo con destinazione New York ha registrato un aumento del 110% manifatturiere e non solo». «Per avere un’idea dell’incremento del costo del trasporto aereo - prosegue - basti pensare che la destinazione New York ha segnato un +110% rispetto al 2019. Per sostenere le esportazioni durante la crisi e aiutare la clientela fedele, la Savino Del Bene offre, dallo scor-

so ottobre, un servizio charter che collega l’Europa agli Usa e che rimarrà attivo almeno fino ad aprile 2022. Per questo servizio noleggiamo i migliori velivoli come il Boing 747 freighter, capace di caricare 650 metri cubi o il Boing 777-200 convertito, con una capacità di 210 metri cubi o il Boing 767-300 freighter, che può caricare 340 metri cubi di merce». Nata a Firenze nel 1899, la Savino Del Bene è la più grande azienda di spedizioni a capitale italiano, con un network di 300 uffici e più di 4.300 dipendenti nel mondo. Lavora con la moda dal secondo dopoguerra, quando cominciò a esportare negli Stati Uniti. «Allora - racconta Bartolozzi - si trattava soprattutto di piccole e medie realtà toscane specializzate nella pelletteria, che approdavano nei department store. Con la crescita di questo business, a cavallo tra gli anni ‘70 e ‘80 vennero aperte le prime filiali negli Usa e 29


STRATEGIA FULFILLMENT

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ancora oggi l’azienda resta il aumento dei volumi relativi primo spedizioniere per volualle vendite online». Il promi dall’Italia verso gli Usa». blema però è che si continua La nascita della divisione a far fronte a tempi dilatati, a Luxury, Fashion & Lifestyle causa di alcuni hub ingolfati. risale al 2011: «I nostri plus «I principali porti americani sottolinea Simona Bartolozzi (tra questi Los Angeles, Se- sono la dedizione al cliente e attle, Savannah, Charleston una profonda conoscenza del e New York), europei (come mercato, del prodotto e delle SIMONA BARTOLOZZI Anversa, Rotterdam, Brema e normative doganali locali che SAVINO DEL BENE Amburgo) e asiatici (Shangci permettono di rispondere Nel secondo semestre hai, Port Kelang e Singapocon rapidità e certezza alle di quest’anno apriremo re) mostrano un livello più o richieste della moda». Nel un magazzino di 12mila meno elevato di congestione 2021 il fatturato di Savino Del metri quadrati a Milano - osserva Bartolozzi -. I magBene relativo alle spedizioni giori hub di trasbordo lo sono Fashion è aumentato del 62% rispetto al altrettanto. A Los Angeles, già da mesi, nu2019: «Con nostra grande soddisfazione merose navi portacontainer devono aspet- commenta - i volumi via aerea globali tare in rada. Ultimamente siamo arrivati a esportati nel 2021 sono tornati ai livelli circa 100 navi in attesa di attraccare, con pre-pandemia, a oltre 26 milioni di kg CW un tempo medio di attesa fuori dal porto di (Chargeable Weight, peso tassabile, ndr) circa 25-30 giorni. I tempi medi di transito esportati. L’incidenza del business fashion sulle maggiori rotte est-ovest sono quasi sul fatturato totale è rimasta stabile, inraddoppiati». Sulla scomparsa dell’effetto torno al 9%». Il fatturato globale 2021 del “collo di bottiglia” è prudente: «A essegruppo di Scandicci (Fi) è stimato, in prere ottimisti si potrebbe azzardare un fine chiusura, tra 2,8 e 3 miliardi di euro, dai terzo trimestre 2022. Ma probabilmente circa 1,7 miliardi del 2020 e del 2019: una cifra che beneficia delle tariffe salite alle stelle ma anche dell’aumento delle quantiA Los Angeles il tempo medio tà trasportate, come spiega il management. di attesa delle navi fuori dal porto Il contributo del fashion e-commerce non è arrivato a 25-30 giorni è precisabile, perché spesso le spedizioni si fermano presso i centri logistici dei clienti o in magazzini esterni. «Riusciamo a tracciare questo dato solo questi colli di bottiglia su scala globale non nel caso in cui siamo incaricati anche per si risolveranno prima del 2023. Le difficoltà la logistica di magazzino - spiega l’espera livello portuale, stradale, ferroviario negli ta di Savino Del Bene -. Abbiamo hub Stati Uniti condizionano un po’ tutte le rotte dedicati al fashion a New York, Los Ane si riflettono sull’affidabilità dei servizi, che geles, Canada, Messico, UK, Hong Kong, perdono regolarità, innescando un sistema Shanghai, Australia, in Italia a Firenze, a di instabilità continua. Il tutto è aggravato cui si aggiungerà, nel secondo semestre di dalla scarsa disponibilità di container nei quest’anno, un magazzino di 12mila metri porti in cui c’è una maggiore domanda». quadrati a Milano: dai dati in nostro posMa c’è anche il nodo dei carburanti, che sesso abbiamo sicuramente registrato un stanno registrando i prezzi più alti dal 30

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2012. «Le compagnie aeree e marittime dice Bartolozzi - prevedono un perdurare della situazione per tutto il 2022 ma forse si andrà anche oltre. Infatti le continue richieste di un settore marittimo ed aereo eco-sostenibile, con navi e aerei sempre più efficienti dal punto di vista del consumo e delle emissioni, favorisce l’aumento dei costi dei carburanti più raffinati». A proposito di sostenibilità, pare che la moda, per tentare di limitare i danni tra un lockdown e l’altro, si sia maggiormente orientata al trasporto aereo, una scelta di certo non economica né tantomeno ecofriendly. Quello che osservano alla Savino Del Bene è che moda e lusso in uscita dall’Europa verso il resto del mondo ha viaggiato via aerea per l’esigenza di una presenza puntuale nei negozi. Alcune aziende, principalmente del fast fashion, che importano dall’Asia, hanno optato in parte per la via aerea per compensare i ritardi via mare. «Nonostante i noli mare elevati - dichiara Bartolozzi - il trasporto aereo rimane più costoso e inquinante rispetto a quello via mare ma questo divario può essere ridotto se la supply chain è più corta e veloce». La manager fa inoltre notare che nell’intero ciclo produttivo e


1. La moda è arrivata a rappresentare il 25% dei ricavi di Bracchi 2. Addetti alla logistica della Savino del Bene 3. Il trasporto navale è ancora in forte difficoltà nei principali porti americani, europei e asiatici 4. Con l’obiettivo di diventare sempre più sostenibile, in agosto Dhl ha ordinato alla Eviation di Seattle 12 aircraft elettrici Alice eCargo. La flotta a emissioni zero andrà in dotazione a Dhl Express, il corriere di Dhl che consegna in 24-72 ore, nel 2024

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distributivo della merce, le spedizioni e la logistica hanno solo un impatto del 10%, mentre il resto è legato al proceso di produzione. Comunque il mondo dei trasporti sta facendo passi in avanti per inquinare meno. «La Savino Del Bene - spiega Bartolozzi - è un’azienda di spedizioni basata sui servizi, quindi le nostre emissioni sono prevalentemente prodotte dalle flotte dei nostri fornitori. Per questo li selezioniamo, li valutiamo e li premiamo in base a diversi fattori, tra cui quelli ambientali. Creiamo partnership con fornitori che gestiscono flotte a basso consumo di carburante, utilizzano apparecchiature supportate da precisi programmi ambientali e rispettano le normative vigenti». Inoltre, i sistemi informativi interni consentono di gestire e monitorare da vicino l’intero processo di qualificazione e di assegnare un rating specifico a quei fornitori che implementano iniziative verdi. «Supportiamo i clienti nel processo decisionale tenendo conto dell’impatto ambientale, del rischio, dei tempi e dei costi connessi alle spedizioni. Per esempio, possono conoscere la stima delle emissioni di CO2 che una specifica spedizione produrrà e ottenere una reportistica a consuntivo». Dal 2021 tutti gli obiettivi sociali, ambientali ed etici per un continuo miglioramento degli standard dell’azienda toscana sono raccolti nel documento 3S - Savino Del Bene Sustainability Shipments. Gli ambiziosi target in tema di sostenibilità della concorrente Dhl (parte del Deutsche Post Dhl Group, leader mondiale del settore) sono invece raccolti nel programma GoGreen - Zero Emissions. Davide Albanesi, business development director Ecommerce, Technology, Fashion e board member della divisione Dhl Supply Chain Italy, spiega di cosa si tratta: «È una roadmap sostenibile che mira a investire 7 miliardi di euro in tecnologie green entro il 2030 e ad azzerare le emissioni

dell’industria logistica entro plementate per i brand. «In il 2050. Sono incluse divertutti questi anni - ricorda il se iniziative volte a ridurre le manager - abbiamo osservato emissioni, per rispondere a un’evoluzione progressiva deltutte le esigenze di trasporto e le necessità della filiera, ma la ridurre l’impatto sulle attività pandemia ha certamente dato nei magazzini. Oltre il 50% di un impulso all’e-commerce, quelli italiani in cui operiamo accelerandone le dinamiche di sono già carbon neutral, con quasi cinque anni, rispetto alle l’obiettivo di raggiungere la MATTEO VACCARI previsioni». «Noi, in verità, totalità entro il 2025». «Uti- BRACCHI eravamo già pronti - prosegue lizzo di energie rinnovabili e Abbiamo acquisito una -. Abbiamo riadattato parte pannelli fotovoltaici, impiego serie di piccole realtà dei layout dei nostri magazzini di materiali biodegradabili per fornire alla moda per attività logistiche dedicate per il packaging, gestione zero servizi specializzati, alle vendite online, gestendo waste to landfill (zero rifiuti in dallo stiro alle anche la reverse e il traspordiscarica, ndr) sono solo alcu- riparazioni, fino alle to al consumatore finale, con ne delle soluzioni già attive nei applicazioni di accessori processi operativi del tutto nostri magazzini, mentre per integrati e supportati da soluil trasporto stiamo progreszioni informatiche che garansivamente integrando la flotta con mezzi tiscano la piena tracciabilità dell’ordine». Lng-Liquid natural gas ed elettrici, sopratIn più, grazie alla forza e a un consistente tutto nei più importanti centri cittadini», investimento di Deutsche Post Dhl Group, è sottolinea Albanesi. stato creato l’E-Fulfillment Network. Si Nel 2020, per effetto della pandemia, il tratta di un network europeo dedicato alla fatturato di Dhl legato ai clienti della moda logistica delle vendite online, costituito da ha subito un calo del 25% circa ma il 2021 oltre 30 centri, in grado di supportare anche le Pmi che vogliono entrare in altri mercati transfrontalieri con una soluzione rapidamente scalabile in tutti i Paesi europei». Il 2021 è stato caratterizzato da A Fara Gera d’Adda, in provincia di Bergaforti segnali di ripresa, su cui ha mo, il player dei trasporti e della logistica contribuito il canale e-commerce Bracchi, che conta 12 poli e sette filiali regionali, per un totale di 300mila metri quadri di magazzini operativi, archivia è stato caratterizzato da forti segnali di il 2021 con ricavi stimati a 155 milioni di ripresa. «Il canale e-commerce - precisa euro, dai 142 milioni del 2020 (+9%), grail manager - ha contribuito ad accelerare zie a una crescita omogenea in tutti i segil recupero e, grazie anche alla riapertumenti di riferimento, compresi il fashion e ra dei negozi fisici, nei nostri magazzini i servizi per le aziende delle vendite online. stiamo tornando a gestire volumi simili a La moda, in progressiva crescita, è arrivaquelli pre-pandemia». La divisione Dhl ta a coprire il 25% dei ricavi totali grazie Supply Chain, specializzata nella logistica anche a un progetto avviato nel 2018 nel integrata e con sede a Settala (Mi), opera padovano: un polo di realtà specializzate nel mondo della moda da oltre 50 anni con come piccole stirerie e laboratori di riparasoluzioni specificatamente disegnate e imzioni o applicazioni di accessori. «I grandi 31


STRATEGIA FULFILLMENT

IN BREVE Decathlon sceglie i robot di Geek+ per l’Europa Grazie a un accordo con la cinese Geek+, che si occupa di tecnologia robotica basata sull’I.A., la catena di articoli sportivi Decathlon ha adottato centinaia di robot mobili autonomi (Amr) in tre centri chiave della sua distribuzione europea, che automatizzeranno la piattaforma logistica di e-commerce. I centri si trovano in Campania, a Castelnau (Francia) e a Łódzź(Polonia).

Capi appesi in un hub Dhl, brand del lusso - afferma Matche conta in Italia 21 siti teo Vaccari, business devededicati al Fashion&Retail e loper di Bracchi, responsabile 20 distribution transit point del dipartimento focalizzato sulla moda - stanno riportando in Italia parte della produzione, tra cui l’ultimo controllo, ma molte competenze sono merci». «Agli operatori della state perse. Per questo stiamo logistica - prosegue il manager rilevando piccoli laboratori, DAVIDE ALBANESI - i brand stanno domandando ciascuno specializzato in un DHL SUPPLY CHAIN soprattutto qualità e servizio. particolare segmento, con ma- Investiremo 7 miliardi Vogliono un’attività efficiente estranze di elevata esperienza. di euro in tecnologie e rapida. Del resto Amazon Il nostro intento è creare una green entro il 2030 e ha cambiato le abitudini dei continuità, far crescere nuove vogliamo azzerare le consumatori: i must sono le generazioni di esperti, prima emissioni per il 2050 consegne “oggi per domani” che il know-how vada disperso. o durante il weekend. Inoltre Siamo convinti che tutto parta dalle persochiedono un servizio attento all’ambienne». In questo modo si vanno anche ad azte, specie se si tratta di mezzi di trasporto zerare i costi di trasporto da un laboratorio e gestione del magazzino. al momento i all’altro. Costi che, come confermano alla mezzi più ecofriendly in uso sono quelli a Bracchi, sono arrivati ad aumentare anche Gpl, ma abbiamo partner per le consegne del 600% via mare, rispetto al pre-pandenei centri storici che per l’ultimo miglio mia. Persino i trasporti via camion non sono impiegano mezzi elettrici e biciclette». E se esenti da problemi: le grandi compagnie inla moda, imitando il grocery, volesse butternazionali hanno ridotto le flotte e oggi tarsi nel quick commerce, che permette di è diventato più difficile anche trovare gli ordinare un prodotto e riceverlo a casa in autisti. «La moda - nota Vaccari - si trova meno di un’ora o alcuni minuti? Per rena ripensare il modello di business, in favoderlo possibile servono magazzini urbani re di un ritorno a operare in aree più vicine (in gergo dark store) in location strategiche all’azienda, specie per le parti di attività ad e con assortimenti intelligenti, che tengono alto valore aggiunto, che precedono l’arrivo già conto di cosa potrebbe essere richiesto del prodotto al consumatore finale. Quello a prontissima consegna. «Nel fashion - ridell’accorciamento della filiera è un fenomesponde Vaccari - lo vedo come un progetto no già in atto e penso sarà in evoluzione nei complicato. I magazzini nei centri storici prossimi due anni. Non credo a una svolta scarseggiano e gestire le giacenze anche immediata. Molto dipende anche dal tipo di solo di 50 magazzini del genere è complesso produzione e dal target di riferimento: per il e oneroso». «Inoltre - conclude - avere tutlusso è più facile gestire tutto in Italia, mento e subito non sempre è una vera esigenza. tre chi realizza prodotti con un altro posiNel caso degli alimentari e dei farmaci ha zionamento potrebbe decidere di avvicinare senso, ma nella moda?». Molto dipenderà il perfezionamento dei capi e il controllo dalle nuove generazioni di e-shopper, le cui qualità, in Italia o in Ue, dove gli accordi mutevoli abitudini di acquisto potrebbero doganali semplificano il movimento delle anche costringere a cambiare idea.  32

Maersk compra la logistica di Li & Fung Li & Fung, gruppo di Hong Kong attivo nelle soluzioni di supply chain per marchi e retail, ha concluso un accordo per la cessione della sua attività logistica LF Logistics Holdings al colosso danese del settore Maersk. L’attività è stata valutata 3,6 miliardi di dollari. Il closing è atteso entro quest’anno.

Accordo tra Dhl Supply Chain e il Gruppo Otb Dopo una lunga collaborazione, nel corso della quale Dhl Supply Chain ha gestito le attività logistiche di Otb (Diesel, Maison Margiela, Marni, tra i machi) ha deciso di rilevare il ramo d’azienda dedicato. Si tratta degli impianti, delle attrezzature ma anche del personale: oltre 270 addetti specializzati e altamente formati per la gestione dei prodotti Fashion&Retail, operanti sia in magazzino che negli uffici, che svolgeranno le proprie attività nel polo logistico di oltre 50mila metri quadrati di Isola Vicentina e in quello di Noventa Vicentina, di proprietà di Staff International (controllata multi-service di Otb).


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STRATEGIA CAREERS A CURA DI ALESSANDRA BIGOTTA

Tremaine Emory: un designer attivista per le ambizioni di Supreme Attraverso i suoi progetti trasversali Emory grida al mondo che per lui la moda è messaggio e impegno sociale Lunghi dreadlock e aria sorniona, Tremaine Emory sembra il rapper della porta accanto. Ma mai fermarsi alle apparenze, visto che il colosso Vf Corporation ha affidato proprio a lui il ruolo di direttore creativo di Supreme, marchio acquisito nel 2020 con un deal da 2,1 miliardi di dollari, che dovrebbe portare nelle casse della società 600 milioni di dollari nel 2022, per poi spiccare il volo e proiettarsi verso ben più ambiziose vette. Un’opportunità da non lasciarsi sfuggire e anche una bella sfida per Tremaine, poco noto in Italia ma con un curriculum movimentato e denso di esperienze trasversali. Nato nel 1981 a College Park, Atlanta, ma trasferitosi da piccolo nel Queens con la famiglia, il designer ha studiato cinema e recitazione, lavorato da FedEx con uno stipendio di 8,50 dollari l’ora e successivamente da J Crew, da cui se ne è andato sbattendo la porta perché gli avevano imposto di tagliarsi i capelli. Altri retailer, tra cui i department store Barneys New York e Saks Fifth Avenue, non si sono posti problemi sul

1. Tremaine Emory in una foto ripresa dal suo account Instagram per pubblicizzare la collaborazione del suo brand Denim Tears con Levi’s 2. Un modello della collezione primavera-estate 2022 di Supreme. Il marchio è stato fondato nel 1994 da James Jebbia

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look anticonvenzionale di Tremaine, aprendogli un varco nel mondo della moda, che lo ha portato a collaborare, tra gli altri, con Off-White e il suo artefice Virgil Abloh, Converse, Stüssy, Ugg, Levi’s, Marc Jacobs e Kanye West. Emory ha al proprio attivo anche un suo brand, Denim Tears, e l’agenzia No Vacancy Inn, legata al mondo delle radio e della musica. Un ricco bagaglio di esperienze per il neo-nominato direttore creativo di Supreme, che sta già lavorando a fianco del fondatore James Jebbia e che arriva dopo cinque anni in cui questa figura non c’è più stata: l’ultimo creative director è stato Angelo Baque, uscito di scena nel 2017 dopo dieci anni. Ma Tremaine è anche un personaggio scomodo: non si accontenta di disegnare vestiti, perché per lui al primo posto viene lo storytelling legato all’impegno sociale e civile. Il suo marchio Denim Tears si chiama così per ricordare che dietro un paio di jeans c’è la storia di generazioni di raccoglitori di cotone afroamericani, sfruttati e privati dei diritti. Un messag-

gio forte che torna, per esempio, nella colab con Levi’s. Che Vf scommetta su di lui, tra l’altro per un brand sul quale si concentrano altissime aspettative, potrebbe sembrare un azzardo, ma forse è proprio il contrario: in fatto di coolness e riconoscibilità del marchio Supreme ha già dato. Cosa potrebbe fare di più? Appunto uscire dalla comfort zone dell’immagine fine a se stessa, per quanto incisiva, e cimentarsi in qualcosa di davvero nuovo e dirompente, con una mentalità da marchio indipendente, sebbene all’interno di una power company. In quest’ottica Tremaine potrebbe rivelarsi l’uomo giusto al momento giusto.

LOUISE GOLDIN: DOPO TOPSHOP E YEEZY SALTA IN SELLA A HARLEY DAVIDSON ● «Siamo uno dei marchi più iconici del mondo, con un

significativo potenziale di crescita nell’abbigliamento che vogliamo assolutamente sfruttare»: così Jochen Zeitz, ceo e presidente del brand, con un passato ai vertici di Puma per 18 anni. Detto, fatto: la casa motociclistica ha strutturato un team dedicato, con due donne in ruoli strategici ossia Erica Bullard, nominata senior vice president dell’area Apparel & Licensing con trascorsi in Nike, e Louise Goldin, che diventa creative director, coordinando i team di New York e Milwaukee. Londinese di nascita e newyorkese d’adozione, questa designer si è fatta conoscere grazie al suo approccio “architettonico” alla maglieria e alla passione per le sperimentazioni sui materiali. L’esperienza che più salta all’occhio nel suo curriculum è quella durata sette anni (fino al 2018) alla corte di Kanye West, alias Ye, per la linea super cool Yeezy.

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PH. IOMBI GARCIA

SLIDING DOORS AI VERTICI CREATIVI DI HUGO BOSS ● Un legame a corrente alternata,

PER IL RILANCIO DI BCBG MAX AZRIA TORNA ALLA RIBALTA CRISTINA ORTIZ

● Con trascorsi in Lanvin, Prada, Brioni e Salvatore

Ferragamo, dove è stata direttore creativo dal 2007 al 2009 prima dell’arrivo di Massimiliano Giornetti, Cristina Ortiz è stata chiamata a guidare lo stile di Bcbg Max Azria, storico brand il cui rilancio, già partito negli Usa, ora si estende all’Europa. In cabina di regia c’è Alessandro Bastagli, imprenditore fiorentino cui fanno capo Lineapiù ed Everlast, che tramite l’azienda A.Moda - gestita con il figlio Edoardo - ha firmato un contratto di master licence produttiva e distributiva per Europa, Russia e Turchia, riguardante tutte le categorie di prodotto firmate Bcbg Max Azria. Il marchio, fondato nel 1989 dallo stilista tunisino Max Azria (scomparso tre anni fa), dal 2017 fa parte del portafoglio del fondo americano Marquee Brands, che controlla tra gli altri Bruno Magli. Bastagli si pone obiettivi ambiziosi: posizionare Bcbg Max Azria in circa 200 store fisici e raggiungere un fatturato di 30 milioni di euro in cinque anni. Si apre dunque un nuovo capitolo con la FW 22/23, ma già da aprile sarà in vendita online un flash di 50 capi per l’estivo. L’idea è quella di puntare su una collezione luxury, quasi di alta moda, ma con prezzi competitivi, pur collocandosi in una fascia premium: dai 225 euro di un abito da giorno ai 1.200 euro di un cappotto in cashmere. Ortiz, il cui compito è rileggere i codici del marchio in chiave contemporanea, parte con l’abbigliamento, ma puntando al total look: in cantiere ci sono borse, calzature, una linea per la bambina e, dal 2023, la label giovane Generation.

quello di Ingo Wilts con Hugo Boss: il manager e la società si sono presi e lasciati diverse volte negli ultimi 25 anni. Dal 2016 Wilts faceva parte dell’executive board e negli ultimi tempi aveva avviato il rinnovamento dei brand Boss e Hugo. Ora le strade si dividono di nuovo. Wilts si dimette «per motivi personali», pur impegnandosi a contribuire ai progetti della società fino a fine dicembre, mentre viene promosso Marco Falcioni (nella foto): in Hugo Boss dal 2015, Falcioni diventa senior vice president creative direction, assumendo la direzione creativa dei due marchi. Tra i progetti cui Falcioni ha dato il suo apporto il lancio della capsule Boss x Athletic e il design dei primi pezzi da collezione Nft dell’azienda. Su di lui il ceo Daniel Grieder punta per dialogare di più con i giovani, calando un altro asso. Torna infatti a bordo Andrea Cannelloni, in Hugo Boss dal 1998 al 2008 (è stato l’artefice di Boss Orange), che dal 2009 al 2020 ha militato nelle fila di Napapijri (gruppo Vf), di cui è stato responsabile.

LEVI’S: PER LA POLEMICA ANTI-DAD LA BRAND PRESIDENT JENNIFER SEY PERDE IL POSTO ● Era stata la prima donna a ricoprire il

ruolo di global brand president di Levi’s, ma in men che non si dica Jennifer Sey ha dovuto dimettersi. La ragione? Aver preso pubblicamente e insistentemente posizione contro la Dad e a favore della riapertura delle scuole chiuse in California in seguito alla pandemia. Dopo aver indetto manifestazioni, mobilitato i social e scritto ai giornali, è stata invitata dai suoi superiori a tenere un basso profilo, cosa che non ha fatto. Jennifer è stata quindi, come si suol dire, accompagnata alla porta. Lei sostiene di aver ricevuto l’offerta di una buonuscita di un milione di dollari, a patto che non parlasse delle ragioni delle dimissioni, e di avere rifiutato pur di poter rendere nota la vicenda.

ALASDHAIR WILLIS È CHIEF CREATIVE OFFICER DI ADIDAS

Per il ruolo di chief cerative officer Adidas punta su Alasdhair Willis, già direttore creativo di Hunter, da cui è uscito a metà 2020. Willis, che entrerà in carica ad aprile, non è una nuova conoscenza del gruppo dell’active sportswear. La sua prima collaborazione con Adidas risale al 2005, quando Willis ebbe un ruolo chiave nel concept e nello sviluppo della collezione Adidas by Stella McCartney.

L’EX COIN E BOTTEGA VENETA SIMONE DOMINICI GUIDA KIKO

Kiko ha individuato in Simone Dominici il successore di Cristina Scocchia, ora ai vertici di Illycaffè. Dominici ha iniziato la carriera in Unilever per poi diventare general manager di Coin e, in seguito, executive vice president Global Markets di Bottega Veneta, con responsabilità in Europa, America e Asia. Dal 2018 in Coty, il manager ha contribuito a rafforzare le performance della società in Emea (in qualità di vice president per l’Europa, il Medio Oriente e l’Africa), ricoprendo anche il ruolo di global head of Revenue Management.

MANNY CHIRICO TORNA IN PISTA CON TOMMY JOHN: «DIVENTERÀ UN BILLIONDOLLAR-BRAND» ● La vita da pensionato non si

addice a Manny Chirico, che dopo aver lasciato i vertici del gruppo Pvh un anno fa, cedendo il posto a Stefan Larsson, scende in campo a fianco di Tommy John: non solo entra nel cda della giovane realtà specializzata nell’intimo e nell’innerwear, ma presiede anche il retail committee, con l’obiettivo di guidare l’espansione di questo brand nativo digitale nel canale fisico. «Tommy John - dice Chirico - ha tutte le carte in regola per diventare un billion-dollar brand».

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STRATEGIA NEWS

A CURA DI ELISABETTA FABBRI

LUSSO

DOPO UN BUON 2021 L’AVVIO DEL CONFLITTO RUSSIA-UCRAINA GENERA NUOVE INCOGNITE Bain & Company ha stimato che gli acquisti dei consumatori russi sono il 2-3% circa del mercato totale dei beni personali di lusso (tra cui abbigliamento, accessori e beauty) e, a una decina di giorni dall’avvio del conflitto Russia-Ucraina, ha ipotizzato un impatto nel breve periodo più probabile e rilevante sui consumi locali, legato principalmente alla svalutazione del rublo e alle restrizioni. Anche la spesa russa in Europa è presunta in calo, tenendo conto della chiusura dello spazio aereo europeo alle compagnie aeree civili russe. Se la crisi persistesse nel tempo, altri aumenti dei prezzi dell’energia avrebbero un ulteriore impatto sul Pil delle nazioni europee, con effetti sulla spesa discrezionale dei consumatori Ue. Ma potrebbe essere colpita anche la stabilità finanziaria globale, con una maggiore volatilità delle Borse. E dire che il lusso stava mostrando un grande recupero, dopo la pandemia. Nel 2021 Moncler ha registrato un +44% dei ricavi sul 2020 a cambi fissi (+28% rispetto al 2019), per citare un caso italiano. In Francia, Hermès ha segnato un +42% sul 2020 (+33% sul 2019), Kering un +35% (+11% sul pre-pandemia) e Lvmh un +36% (+14% sul 2019). ●

+34% NEL FY

ZALANDO STIMA 30 MILIARDI DI GMV NEL 2025 Zalando ha archiviato il 2021 con ricavi pari a 10,4 miliardi di euro (+29,7%) e con un gmv-gross merchandise value di 14,3 miliardi (+34%). L’ebit rettificato del fashion e-commerce si è attestato a 468,4 milioni di euro, con un margine del 4,5%. Nell’anno in corso il fatturato è stimato salire a 11,612,3 miliardi (+12-29%), mentre il gmv dovrebbe raggiungere i 16,6-17,6 miliardi di euro (+16-23%), per arrivare a 30 miliardi entro il 2025. Le aspettative escludono un potenziale impatto negativo della guerra in Ucraina. ●

LE STIME DI MEDIOBANCA

MODA ITALIANA: POSSIBILE RITORNO SUI LIVELLI PRE-PANDEMIA NEL 2022

Secondo Mediobanca, i dati relativi ai primi nove mesi del 2021 mostrano che le 12 società italiane quotate del settore moda (inclusa Zegna, che in dicembre ha esordito alla Borsa di New York) hanno incrementato i ricavi del 32,7%, rispetto al gennaio-settembre del 2020. Nello stesso periodo, le multinazionali fashion del globo (70 nel campione esaminato) hanno messo a segno a livello aggregato un +32%. Analizzando le grandi aziende italiane del settore (134, con un fatturato superiore ai 100 milioni di euro), gli analisti prevedono che il 2021 venga archiviato con un incremento delle vendite intorno al 22%, ancora il 6% sotto i valori del 2019, ma ipotizzano che nel 2022 si assisterà a un ritorno ai livelli pre-crisi (escluse eventuali ripercussioni dal conflitto Russia-Ucraina, dal momento che l’analisi è antecedente). I primi dati forniti dai maggiori player mondiali fanno invece pensare a una ripresa a “V” a livello mondiale, con un’accelerazione dei fatturati del 28% rispetto al 2020 e un aumento del 10% rispetto ai livelli pre-crisi.

Grandi fashion company italiane Il trend dei ricavi (base 2016=100) 117.0 110.1

110.2

105.7

100.0 90.3 2016

2017

2018

Fonte: Area Studi Mediobanca

38

2019

2020

2021 E

Da sinistra, il co-ceo di Zalando David Schneider e il coo David Schröder PRIMO EBITDA POSITIVO

UN ANNO DA RECORD PER FARFETCH

Farfetch chiude il 2021 con un gmv al suo massimo storico: 4,2 miliardi di dollari, in aumento del 33% rispetto al 2020 e del 98% rispetto al 2019. I ricavi totali sono aumentati del 35% a 2,3 miliardi di dollari, grazie anche al +23% dell’ultimo trimestre. L’ebitda è risultato positivo per la prima volta nella storia della società: 1,6 milioni di dollari, dal precedente rosso di 47,4 milioni. L’ebitda margin è passato da -3,2% a +0,1%. L’utile per azione annuale è risultato di 4 dollari (da -9,7). Ora il marketplace di moda si prepara a crescere con nuovi progetti. Attraverso l’acquisizione di Luxclusif, che realizza soluzioni resale-as-a-service, punta a sostenere il business delle vendite di lusso usato. Con la controllata New Guards Group (tra i marchi Off-White, Palm Angels e Alanui) ha appena concluso un accordo per distribuire in Europa il marchio Reebok, nel nuovo corso del brand, passato da Adidas ad Authentic Brands Group. ●



INNOVAZIONE CAPITALI DI RISCHIO DOPO L’EUFORIA DEL 2021 Nuove chance per le startup fashion-tech Faccia a faccia con investitori e advisor

Il venture capital diventa più selettivo e attento alle valutazioni Investitori e consulenti commentano il trend in corso e, come in un dietro le quinte, spiegano le fasi della selezione e della valutazione delle application, gli errori da evitare e perché vale sempre la pena di puntare alto. «Tanto i costi fissi restano comunque gli stessi» DI ELISABETTA FABBRI

Nel mondo è boom di investimenti di venture capital, dai più rischiosi pre-seed e seed, che vanno a finanziare i business innovativi partendo dall’idea di base, fino a quelli verso startup più mature. Nel 2021 è stata raggiunta la cifra globale di 621 miliardi di dollari: un massimo storico per il settore, in crescita del 112% rispetto al 2020 e quasi quattro volte il totale del 2015 (fonte CB Insight). Nel suo piccolo, anche l’Italia ha segnato un record (vedere grafico a pag.43): per la prima volta lo scorso anno ha superato la vetta del miliardo di euro, in aumento del 118% sul 2020, mentre i deal sono passati da 111 a 334. Il segmento più “sexy” non è stato il fashion-tech, ma il food-tech. Stando ai capitali raccolti, però, ha spiccato Scalapay, che tra i clienti delle sue soluzioni di pagamento online Buy Now Pay Later elenca svariati brand e gruppi della moda (vedere intervista a pag.10). Fashion ha cercato di capire meglio, con gli esperti del settore, il trend in corso, le nuove rotte dell’innovazione e, con una sorta di making of, come si muovono i capitali di ventura per sostenere e lanciare idee geniali, specie dove la moda incontra la tecnologia e viceversa. «L’andamento del venture capital globale, in crescita esponenziale sia a livello di numero di startup che di capitali investiti, segnala la progressiva maturazione degli ecosistemi dell’innovazione», commenta Alberto Onetti, presidente di Mind the Bridge, advisor di imprese e startup per l’innovazione con sede centrale a San Francisco, che coordina anche la Sep-Startup Europe Partnership, piattaforma integrata di open innovation, voluta dall’Ue per accelerare le aziende europee early-stage. «La Silicon Valley - ricorda Onetti - ha cominciato circa 50 anni fa, mentre in Europa a muoversi per primo è stato il Regno Unito. La Francia è partita sotto la presidenza Hollande e Macron sta proseguendo il suo percorso. L’Italia è in ritardo: con il miliardo di euro di raccolta raggiunto l’anno scorso è ai livelli della Gran Bretagna nei primi anni Duemila, della Francia nel 2012 e della Spagna nel 2017». 40

In Italia nel 2021 sono state realizzate 334 operazioni per un investimento superiore a 1 miliardo

«Il nostro Paese rappresenta solo il 2% circa del venture capital in Europa, UK inclusi, e se si valutano gli investimenti rispetto al Pil nazionale siamo sotto la media», aggiunge Giancarlo Rocchietti, presidente e fondatore di Club degli Investitori, gruppo torinese di oltre 240 business angel che investe in tutti i settori dell’innovazione e che alla fine del 2020 ha partecipato a un aumento di capitale del marchio di footwear green Acbc, con un investimento di 240mila euro. «Tuttavia - prosegue Rocchietti - per essere stati gli ultimi a partire, viviamo un periodo di grande fermento a livello di iniziative e

pensiamo positivo per il futuro, anche tenendo presente quanto stanziato dal Governo a sostegno delle startup». Di recente, infatti, altri 2,5 miliardi di euro sono stati messi a disposizione di Cdp Venture Capital (Sgr che opera attraverso fondi di investimento diretti e indiretti, controllata dal Gruppo Cassa Depositi e Prestiti) dal ministero dello Sviluppo Economico, per rafforzare gli investimenti in startup e Pmi innovative, specie con riferimento al digitale e al green. L’arrivo di capitali pubblici è anche uno dei fattori che di regola influisce sulle performance degli investimenti di venture, ma sui più recenti record segnati, un ruolo chiave l’ha giocato la pandemia. «C’è chi dice che il Covid sia stato il nostro chief digital officer, quello che ha dato un impulso alla digitalizzazione di aziende, amministrazioni e persone che in situazioni normali avrebbe richiesto una decina d’anni per attivarsi», dice


Il ciclo di vita e di finanziamento di una startup Equity Crowdfuding & Crowdlending Accelerators Angels, Friends, Family, Fools

RICAVI

Co-founders

Seed Capital

VCs, Acquisition/Mergers & Strategic Alliance

Secondary Offerings

La maglieria ethically-made di Artknit Studios nel portafoglio di investimenti di Fashion Technology Accelerator. Nel 2021 i ricavi del brand sono saliti del 350%

Later Stage Early Stage

BORSA Mezzanine 3st

IPO

Break even 2st 1st Valley of Death

TEMPO

Onetti che è anche un imprenun’esperienza da mettere a diditore (tra le società fondate sposizione». Funambol, nella Silicon ValChe selezionare l’investimenley, che offre servizi cloud per to giusto sia diventato più compagnie telefoniche) e insecomplesso, e più caro, lo congna Entrepreneurship & Innofermano anche dall’estero. «I vation Management all’Uniround di investimento nelle versità dell’Insubria. «Nel imprese tecnologiche sono 2021 si è compreso appieno che effettivamente diventati più la tecnologia avrebbe supporta- FLORIAN REICHERT competitivi nei vari stage e to la crescita e questo ha attrat- Picus Capital quindi spesso finiscono per to l’interesse dei fondi di ventu- Cerchiamo founder essere più costosi rispetto agli re capital istituzionali e privati - che abbiano l’ambizione anni precedenti - dichiara ribadisce Giusy Cannone, ceo di plasmare il mondo Florian Reichert, partner dell’acceleratore milanese di di domani con modelli del venture capital tedesco Pistartup Fashion Technology di business basati sulla cus Capital (con sedi anche Accelerator-Fta -. Le diffi- tecnologia in Regno Unito, Usa e Cina) coltà in questo momento sono -. Possiamo osservarlo anche legate ai temi e c’è un problema in merito al nel fashion-tech. Il maggiore interesse per valore delle aziende. Noi, che siamo speciamodelli di business incentrati sul mondo lizzati nel fashion-tech, riceviamo ogni anno software/tecnologia può essere parzialmentra le 200 e le 300 application di startup da te attribuito alla pandemia, che ha favorito tutta Europa e se, tra il 2020 e il 2021, l’80% l’adozione digitale in modo massiccio e ha riguardava la sostenibilità, oggi prevalgono il aumentato la domanda di soluzioni software Metaverso e gli Nft. Il forte interesse porta a digitali più moderne, come quelle basate sul richieste di valutazione molto alte: si vedono cloud». In Picus Capital il fashion-tech è paranche imprese valutate 100 milioni di euro, che ancora non realizzano nessun fatturato. Il resale invece è in una fase di assestamento: Prima il tema caldo non c’è più il fattore scommessa e il mercato era la sostenibilità, è poco disposto a pagare un premium priora è la volta del Metaverso ce per un business in espansione sicura. Lo stesso dicasi per tutti i progetti in qualche modo legati al fashion e-commerce». «In un mercato piccolo e poco dinamico come te degli investimenti nelle vendite di moda quello italiano si sono raggiunte valutazioni online e nelle infrastrutture e-commerce, pari a quelle europee - conferma Rocchietti tutti settori visti come particolarmente «ec- . Ora mi aspetto un assestamento. Oltre la citanti». «Ecco perchè, durante la pandemia “bolla” ci sono aziende serie, con progetti di abbiamo investito in Mirta (vedere articolo rilievo, specie nello sviluppo sostenibile. C’è a pag. 44), piattaforma che permette a picanche molta liquidità in circolazione ma non coli artigiani italiani di vendere online - racsi tratta solo di quello. Il Club degli Investiconta Reichert -. Ci ha entusiasmato il forte tori è anche un network di imprenditori con e ambizioso team fondatore, composto da

Martina Capriotti e Ciro Di Lanno, e l’opportunità di aprire il marketplace a venditori on e offline. Il fatto che il Covid abbia causato l’annullamento delle fiere e portato i venditori ad adottare canali di sourcing alternativi ha rafforzato ulteriormente la nostra convinzione in Mirta. Ora stiamo lavorando con i fondatori su più dimensioni come il posizionamento strategico, l’espansione internazionale e il reclutamento di un team di leadership più ampio. Sfruttiamo anche l’esperienza del venture capital e dei suoi partner per condividere e implementare le migliori pratiche nelle funzioni viste come cruciali per la prossima fase dell’azienda». Nel fashion-tech Reichert vede molto potenziale anche nelle piattaforme del commercio second hand, come parte di un movimento verso un’economia circolare e un consumo consapevole. Un altro trend, a suo parere, è legato al social e al live commerce, che dai mercati asiatici stanno arrivando in Europa e negli Stati Uniti. «Crediamo fortemente aggiunge Reichert - nell’e-commerce transfrontaliero realizzato dalla Cina e recentemente abbiamo investito in una società del kidswear». Tra le varie scommesse di Picus Capital, che in genere supporta gli imprenditori delle tecnologie dalla fase pre-seed alla fase iniziale di crescita (early stage), emergono realtà attive in segmenti come i pagamenti Buy Now Pay Later (ad esempio, Alma e Billie), le infrastrutture per la sorveglianza 41


INNOVAZIONE CAPITALI DI RISCHIO

1. La piattaforma Mirta, dedicata alle eccellenze del made in Italy, ha chiuso in dicembre un seed round di finanziamenti di 2,5 milioni di euro guidato da Picus Capital 2. Una collaborazione fra Missoni e Acbc, startup che vede fra gli investitori il network di business angel Club degli Investitori

1

delle transazioni (Hawk e piuttosto i brevetti e la capaciLegiti) e la semplificazione tà di utilizzare materiali innodei pagamenti in entrata e in vativi e sostenibili. In genere uscita (Paytron e Clara). In apprezziamo l’imprenditore ambito Web 3.0 Picus Capital visionario, ambizioso, che ha ha investito in Invact, che sta anche la capacità di riconocostruendo un’università nel scere quando il suo modello di 2 Metaverso, e in Curio, che sta business deve cambiare perrealizzando la prima piattaforché il mondo sta cambiando. porta attivamente lo startupper a vari livelli: ma globale Nft per colleziona- GIUSY CANNONE Inoltre deve saper gestire la fidalle decisioni strategiche, alla risoluzione di bili digitali nel settore dei me- Fashion Technology nanza, il che significa passare sfide operative; dal reclutamento di dipenAccelerator dia e dell’intrattenimento. del tempo con i propri investidenti chiave, alla strutturazione dei proces«Sarebbe un peccato - dice Continuiamo a investire tori, per sfruttare al meglio il si di raccolta fondi. Si tratta di costruire un Giusy Cannone di Fta - se il nella sostenibilità network. Un bel progetto non rapporto di fiducia, dove i fondatori possono Metaverso sottraesse attenzio- perché crediamo funziona se si sceglie l’invecomunicare apertamente le sfide che stanne alla sostenibilità, su cui noi che ci sarà ancora stitore sbagliato ed è sempre no affrontando e cercare supporto, mentre continuiamo a investire, perché innovazione nel settore l’imprenditore che gestisce il noi possiamo avere le giuste intuizioni per crediamo che ci sarà ancora insuo capitale, ma per farlo deve identificare le aree dove aggiungere valore. I novazione nel settore». Nella scorsa tornata avere la forma mentis adatta». report degli investitori o le riunioni del cda di investimenti, l’acceleratore ha spaziato «Noi cerchiamo founder - spiega Florian Reispesso permettono solo di grattare la superdal tema del noleggio di moda su piattaforchert - che abbiano l’ambizione di plasmare ficie, per cui il rapporto di fiducia e il dialogo me upcycling, ai designer che ridanno nuoil mondo di domani con modelli di business continuo sono cruciali». va vita ai capi per rimetterli in circolazione. basati sulla tecnologia. Generalmente inve«Di solito - precisa Giusy Cannone in merito Tra le oltre 30 aziende nel portafoglio di Fta stiamo solo in aziende che crediamo possano al processo di selezione - noi scegliamo sulla (40 milioni di euro l’aggregato delle partediventare leader di categoria nell’arco di 10 base dell’unicità del progetto, delle prospetcipazioni), una case history interessante è anni e più, con un impatto positivo sul notive di crescita, del mercato che si va a peArtknit Studios, marchio di maglieria con stro modo di vivere e lavorare. Abbiamo un netrare, se è grande e in crescita, oppure è sede a Biella, che realizza capi senza temapproccio molto strutturato nuovo e con scarsi competitor, po in piccole quantità, impiegando matee analitico per valutare le pocome nel caso del Metaverso. rie prime naturali di alta gamma, fornite in tenziali opportunità di investiTeniamo conto di analisi dei gran parte dal distretto biellese e lavorate da mento, anche nelle prime fasi macrotrend e cerchiamo di vaesperti della manifattura italiana. Nel 2021 di un’azienda. Per identificare lutare il team: se è competente e Artknit ha messo a segno un +350% dei ricale startup il più presto possise vanta una preparazione e una vi (dopo il +320% del 2020), con la vendita bile seguiamo un processo di rete di relazioni specifiche. Se di oltre 7mila capi in 34 Paesi. «Siamo anche sourcing basato sui dati, anasulla carta sembra avere delle interessati agli strumenti digitali che risolvolizzando numerosi database. qualità lo intervistiamo, anche no problemi a livello di supply chain, viste Il nostro approccio si basa, tra per capire il feeling, che resta un le recenti problematiche legate alla ripresa l’altro, sulle correlazioni sto- ALBERTO ONETTI punto critico. Le idee sono tante post pandemia, e alle soluzioni che vanno a riche tra i dati delle startup, il Mind the Bridge ma non infinite. In un business migliorare l’automatizzazione della produbackground dei fondatori e gli Negoziare pensando a di successo contano per l’1%, zione o a quelle per un business della moda indicatori di performance delle una valutazione troppo il 99% è execution. Valutiamo più green», aggiunge Cannone. «Nella moda startup». «La nostra filosofia favorevole o bassa, a pure l’agilità al cambiamento e, - dichiara Rocchietti di Club degli Investito- aggiunge - è quella di agire seconda che si tratti non ultimo, l’exit, il potenziale ri - ci interessano i progetti ad alto tasso di come uno sparring partner dell’imprenditore o di ottenere un ritorno». Il temtecnologia. L’investimento in Acbc non ha (compagno di allenamento, dell’investitore, è una po medio di permanenza del riguardato tanto il prodotto in sé e per sé, ma nel pugilato, ndr), che sup- scelta miope Fashion Technology Accelerator 42


Il venture capital in Italia

5,1

Investimenti in milioni di euro

3,7

Dimensione media del deal

2,3

2,1

1,8 1,2

251,8

348,2

450,1

367,0

569,2

1.243,3

2016

2017

2018

2019

2020

2021

Fonte: EY Venture Capital Barometer 2021

1

2

1. Un look Timberland creato con l’olandese The Fabricant, produttore di digital fashion per il Metaverso che nell’aprile 2021 ha completato un round di finanziamenti Serie A 2. Un Nft da collezione lanciato dal brand Karl Lagerfeld e disegnato con l’artista Endless, venduto in edizione limitata sul marketspace di moda digitale The Dematerialised

è di circa 5-6 anni, mentre l’investimento medio è di circa 100mila euro per startup, tra cash e servizi. «In genere il prezzo fatto dallo startupper è abbastanza allineato al nostro osserva l’amministratore delegato dell’acceleratore milanese -. Se ci sono diversi attori ci si scontra un po’ di più. Inoltre, bisogna tenere presente che in Italia le valutazioni sono di solito più basse rispetto alla media, anche per via della scarsa cultura in materia. L’investitore privato non sempre è abituato a valorizzare le attività di una startup, che si basano su prospettive di crescita futura, con percentuali di incremento del fatturato anno per anno di due o tre volte». Nel 2021 il Club degli Investitori ha iniettato circa 10 milioni di euro in una dozzina di iniziative. «Di solito - afferma il business

angel Rocchietti - rifiutiamo cente: «Negoziare pensando metà dei progetti per sopravaa una valutazione troppo lutazione. Se il rischio è elevato favorevole o eccessivamente va considerato un ritorno adebassa, a seconda che si tratti guato. Si sa che mediamente su dell’imprenditore o dell’investi20 investimenti 10 vanno male, tore è una scelta miope, che può cinque così così e solo cinque impattare sulla motivazione e permetteranno un ritorno. Per sulle possibilità di agire - spiega calcolare il ritorno teniamo Onetti -. L’azienda viene prima conto oltre che del rischio, dei GIANCARLO di chiunque: bisogna farla anflussi di cassa scontati e del ROCCHIETTI dare bene a prescindere dagli confronto con società simili». Club degli Investitori interessi specifici dei singoli». Esistono moltiplicatori speci- Nella moda ci Un altro errore da non comfici del capitale investito, pro- interessano i progetti ad mettere è innamorarsi troppo porzionati al rischio e legati al alto tasso di tecnologia. del progetto: «Non deve essetempo di permanenza. «In un Apprezziamo re un’ossessione né per l’imperiodo che può andare da 6 a 8 l’imprenditore visionario, prenditore né per l’investitore. anni - fa un esempio Rocchietti ambizioso, pronto Meglio, inoltre, se si ha una - applicando un moltiplicato- a cambiare rotta visione ampia, ottimistica: mai re di 20 a 2,5 milioni investiti, se necessario pensare in piccolo, tanto i corisulta un ritorno atteso di 50 sti fissi sono gli stessi». Le case milioni». «Si ragiona in base alle statistiche, history di successo, nell’esperienza di Onetti, ma ci sono anche altri aspetti - aggiunge - da non hanno molti elementi comuni. «Ogni stoconsiderare. La diversity nel team, può anria - osserva - è unica e irripetibile. Si possono che far raddoppiare il valore. Inoltre si è visto individuare dei tratti ricorrenti, come il fatto che in Europa le startup di successo hanno, che di solito gli imprenditori non sono alla di media, un fondatore di almeno 40 anni, prima esperienza, ma imprenditori seriali. con esperienze imprenditoriali precedenti». Inoltre sono profili che hanno una forte pro«La valutazione, quando si tratta di startup, pensione internazionale, che tendono a uscire non può di certo basarsi sui fondamentali dal sistema di appartenenza, per agganciarsi dice Alberto Onetti di Mind the Bridge -. Ci a sistemi più forti, vedi le startup italiane in sono medie di mercato che cambiano, non Silicon Valley. Anche la fortuna ha un suo si tratta di scienza, ma in generale è meglio ruolo. Bisogna avere l’idea giusta al momento non estremizzare. Il founder deve mantegiusto: se è troppo presto si rischia di bruciare nere una certa quota di capitale: se come tempo e denaro. Per esempio, può avvenire funding round è alla Serie 6 e ha ceduto il quando occorre creare un mercato ex novo». 30% dell’azienda è stato derubato, mentre «Per l’Italia - conclude Onetti - ci sono opporse è alla Serie B e ha è ceduto il 5%, allora tunità immense e di qui in avanti si può solo il suo investitore ha investito a valori troppo migliorare. Ma le opportunità non sono per alti. Non bisogna bruciare valore, né farsi sempre, hanno una scadenza. Vanno colte prendere dall’ingordigia, ma usare il buon consapevoli che la scelta ottimale non esisenso». Inoltre un eccessivo attaccamento ste: si sceglie, poi in corso si vede come va ed alle valutazioni può risultare controprodueventualmente si corregge il tiro».  43


INNOVAZIONE SCALE UP INTERVISTA Ciro di Lanno Co-founder Mirta

Mirta guida la riscossa degli artigiani Luxury made by people, not brands. Questo il claim del portale B2C lanciato da Ciro Di Lanno e Martina Capriotti per portare online e vendere sui mercati internazionali i prodotti delle Pmi italiane. Una startup che ha preso subito il volo e che nel progetto ora ha coinvolto anche i multimarca DI ANGELA TOVAZZI

Ci sono Boldrini Selleria, specializzato in borse dai pellami conciati al vegetale, la pelletteria artigianale di Visonà e Stefanelli, il calzolaio di Novara che dal 1956 realizza scarpe per uomini illustri, compreso il Papa. Ma anche Cristian Marcucci, MiaLuis, Silvano Biagini, Fontanelli. Nominarli tutti 200 è impossibile, anche se a legarli c’è un unico denominatore: sono Pmi italiane Doc che - soprattutto durante la pandemia - in Mirta hanno trovato il partner giusto per far correre online le proprie produzioni, riuscendo a venderle sui mercati internazionali. Del resto, il portale è nato proprio con questo obiettivo: dare un respiro commerciale globale alle piccole realtà manufatturiere d’eccellenza, spesso fortissime sul prodotto ma carenti sul fronte delle competenze tecnologiche. Ciro Di Lanna, co-ceo della piattaforma fondata insieme a Martina Capriotti nel 2019, ci racconta il modello di business e l’evoluzione di questo marketplace online, che finora ha raccolto 5 milioni di finanziamenti e nel 2021 ha registrato 14.500 ordini, il 123% in più rispetto al 2020. Da dove è arrivata l’idea di Mirta? Dopo esserci formati tra le fila di Boston Consulting Group, abbiamo messo a frutto le nostre reciproche esperienze: quella di Martina nel mondo della consulenza tra Milano, Seoul e Tokyo, e il mio master in Business a Stanford, dove ho studiato da vicino i modelli della Silicon Valley. L’obiettivo era quello di creare un portale B2C per supportare i piccoli business del made in Italy nel processo di digitalizzazione e globalizzazione, creando un punto di contatto diretto con il consumatore finale. Oggi il nostro network comprende oltre 200 artigiani: il team di Mirta li supporta sul fronte della distribuzione, della logistica, delle operation, del customer care, mentre loro possono occuparsi totalmente di quello che sanno fare meglio: il prodotto. Un prodotto d’eccellenza e di altissi44

Martina Capriotti e Ciro Di Lanno

Nel 2021 il portale ha registrato 14.500 ordini, un 123% in più rispetto all'anno precedente ma gamma, ma capace di differenziarsi rispetto a quello proposto dai big del lusso. La risposta del mercato è stata subito positiva. Quali i plus del vostro business model? In primis la modalità al 95% “made to order”, che consente agli artigiani di produrre solo i prodotti che vengono realmente acquistati, permettendo loro di lavorare in un’ottica sostenibile e di eliminare a monte il problema della sovrapproduzione e dello spreco di materiali. Dopo l’ordine per la realizzazione ci vogliono in media 20 giorni, durante i quali noi di Mirta intratteniamo i nostri utenti portandoli virtualmente nelle botteghe artigiane e raccontando loro il processo di produzione, con immagini e contenuti ad hoc. All’inizio questo tempo di at-

tesa ci spaventava. E invece è diventato uno dei momenti clou dell’experience, che culmina nel ricevere un prodotto unico e dal grande savoir faire, realizzato nei distretti italiani d’eccellenza, come Scandicci per le borse, Biella e l’Umbria per il cashmere, le Marche per le calzature, Como per la seta. Nel 2021 vi siete spinti anche nel B2B... Il progetto Mirta Wholesale è nato a maggio, sulla spinta delle richieste del mercato e oggi annovera come partner oltre mille boutique internazionali, soprattutto negli Stati Uniti e Nord Europa, per lo più di piccole e medie dimensioni. Lo scopo è quello di connettere gli artigiani italiani con i multimarca indipendenti, per rendere i processi di discovery e matchmaking più semplici e immediati. Un’iniziativa che ben si sposa con il nuovo interesse per il “local” e le qualità distintive del prodotto artigianale di lusso. Avete chiuso un secondo round da 2,5 milioni. Come userete questa iniezione di capitale? Tre gli obiettivi: sviluppare sempre di più il portale B2B, espandere la rete degli artigiani, investire in tecnologia per rendere l’esperienza dell’utente sempre più semplice e fluida. Incrementeremo anche il team, raddoppiando il numero dei 40 giovani, tutti under 30, di Mirta. Altrettanto ambiziosi gli obiettivi in termini di fatturato: dopo aver chiuso il 2021 a 5,5 milioni, con una crescita di oltre l’83% sul 2020, puntiamo al raddoppio nel 2022. Cosa sogna per Mirta? Sia Mirta che Mirta Wholesale hanno la mission di portare le persone al centro dell’esperienza del lusso. Vogliamo contribuire a promuovere uno stile unico per differenziarsi, a tutti i livelli: per i consumatori, gli artigiani, i multimarca. 


Q&A CON IL CEO OIER URRUTIA

Ottavo deal nella moda per Sys-Dat Group

«Human touch e tecnologia, il mix vincente di Lookiero»

A bordo della società attiva nel settore Ict arriva Emmedata

«Non siamo un semplice e-commerce, ma una piattaforma con un approccio umano e personale», dice il fondatore, che con la sua startup di personal shopping online si sta espandendo in tutta Europa. E non esclude di lanciare presto lo stesso servizio anche per l’uomo DI ANGELA TOVAZZI

Oier Urrutia, fondatore di Lookiero

In circa sei anni ha raccolto oltre 60 milioni di dollari di finanziamenti ed è cresciuto fino a conquistare oltre 3 milioni di utenti registrati in Europa. Parliamo di Lookiero, piattaforma di personal shopping fondata da Oier Urrutia nel luglio 2015 in Spagna e sbarcata poi in Portogallo, Francia, Regno Unito, Lussemburgo, Italia e Germania, che oggi impiega oltre 500 dipendenti. Il suo concept? Un mix di intelligenza umana e artificiale, empatia e tecnologia. La cliente fornisce i dati per la compilazione di un profilo, gli algoritmi si mettono al lavoro e selezionano i look più adatti fra tutti gli item dell’armadio Lookiero in base a età, corporatura, stile, destinazione d’uso e budget (fra tre diverse fasce di prezzo) e poi entrano in campo i personal shopper in carne ed ossa, che intuiscono desideri, scelgono, assemblano e preparano una box con cinque articoli tra abbigliamento e accessori. Il pacchetto (tutto una sorpresa) arriva al domicilio e la cliente ha due opzioni: restituire ciò che non gradisce senza costi aggiuntivi, oppure tenere tutta la scatola, ottenendo così uno sconto del 25%. Dei feedback ricevuti Lookiero fa tesoro e via via impara, riuscendo a conoscere sempre meglio la propria interlocutrice e a proporre composizioni ancora più personalizzate. La società non fornisce dati di fatturato, ma fa sapere che nella prima metà del 2021 le entrate sono aumentate di oltre il 50% a livello europeo e che in cantiere ci sono molti progetti. Come anticipa al nostro giornale Oier Urrutia.

gine. Il successo di Lookiero sta nel nostro approccio: personale e umano. Il fatto di riuscire a capire e interpretare i desideri delle nostre clienti, sviluppando il loro potenziale.

Partiti da zero, siete cresciuti in fretta. Quale il valore aggiunto di Lookiero? Il fatto che non siamo un semplice e-commerce, ma un servizio che permette a ogni donna di ricevere comodamente a casa capi selezionati appositamente per lei da un personal shopper, che la ascolta e vuole valorizzare la sua imma-

Quanto è fornito l’armadio Lookiero? Al momento stiamo lavorando con 150 brand moda europei, ma la nostra idea è di continuare ad aggiungerne, per poter offrire più stili e taglie. Negli ultimi anni abbiamo tenuto conto anche di criteri come la sostenibilità nello scegliere i fornitori e inserito marchi italiani come, tra gli ultimi, Liu Jo e Marella. Per noi lo scouting è fondamentale: abbiamo uffici stile, oltre che a Bilbao, a Parigi, Milano e Londra. Quali le sfide e le criticità in un business model come quello di Lookiero? Per quanto semplice possa sembrare un’idea, trasformarla in azienda è estremamente complesso. Nel nostro caso, uno dei principali ostacoli è stata la mancanza di conoscenza di questa tipologia di servizio: poche persone avevano sperimentato il personal shopping. La sfida è stata, ed è ancora, spiegare i vantaggi di avere a disposizione un professionista che sceglie i capi per te, abbattendo le barriere fra online e offline. Prossimi obiettivi? Siamo appena approdati in Germania e stiamo potenziando la nostra presenza a Milano con un nuovo ufficio in centro. Attualmente siamo concentrati sulla messa a punto di nuove funzionalità e nel 2022 avvieremo una gamma di progetti, per rendere l’experience ancora più personalizzata. E poi non nascondo un desiderio: il lancio non è ancora in agenda, ma non ci dispiacerebbe rivolgerci anche all’uomo, con un servizio studiato ad hoc. Credo che Lookiero abbia ottime chance per entrare in sintonia con questo pubblico. 

Nuovo deal in ambito moda per Sys-Dat Group. L’azienda attiva da oltre 40 anni nel settore Ict ha infatti acquisito Emmedata, storica società di informatica specializzata nel settore della moda e della calzatura, con un organico di oltre 50 persone e oltre 100 clienti che si affidano al suo know how. Nata nel 1985 a Civitanova Marche, Emmedata è stata ed è a fianco di importanti marchi della moda e, in particolare, della calzatura, fornendo loro soluzioni integrate per la gestione di tutti i processi, dalla progettazione al retail, puntando sulla massima scalabilità. Questa è l’ottava acquisizione nel fashion per Sys-Dat, che ultimamente ha fatto confluire in Sys-Dat Verona Accord, Progeco, Modasystem e Moda Solutions. Il ceo di Sys-Dat Group Matteo Neuroni si dice «particolarmente soddisfatto di questa operazione societaria, che consente di certificare ulteriormente il nostro percorso evolutivo». «Con Emmedata - ribadisce - accresciamo esperienze e competenze in uno degli ambiti per noi strategici, il Fashion&Luxury, creando un polo di eccellenza unico in Italia, che oggi conta oltre 1.000 clienti e 300 persone dedicate». Matteo Neuroni, ceo di Sys-Dat Group

Axerve lancia Payment Orchestra anche in Uk La piattaforma integrata è già attiva in Italia e in fase di lancio in Spagna Lo specialista dei pagamenti Axerve porta Payment Orchestra in Uk. Già attiva nel nostro Paese e in fase di lancio di Spagna, questa piattaforma integrata sarà disponibile per tutti i retailer, gli imprenditori e le Pmi del Regno Unito. Come spiega la società, Payment Orchestra fornisce un servizio in grado di collegare esercenti e piattaforme di pagamento globali, per individuare le migliori soluzioni di incasso a livello internazionale, grazie a una infrastruttura «flessibile e intuitiva». Un modo per risparmiare risorse, ridurre i costi e alzare i tassi di conversione, orchestrando più pagamenti worldwide attraverso un unico touchpoint, in modo rapido e sicuro.

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INNOVAZIONE STREAMING

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NUOVI INFLUENCER Media marketing Tra business e brand awareness

La moda sfila sulla ribalta di Netflix, Sky & co. E le fiction diventano passerelle Complici i social media, le serie in streaming sono diventate un riferimento ispirazionale importantissimo per una platea di utenti sempre più vasta. Lo sanno bene le griffe di moda, che oggi sono protagoniste sul set di molti dei titoli più gettonati. E forse siamo solo agli inizi DI CARLA MERCURIO

Riuscirà un Nft griffato a eguagliare il successo della baguette di Fendi sfoggiata da Sarah Jessica Parker sul set di Sex and The City? Ce la faranno gli avatar digitali del Metaverso a ottenere il beneplacito delle consumatrici al pari della Lily Collins di Emily in Paris con le sue mise eclettiche? La dialettica tra mondo reale e mondo virtuale apre sempre nuovi scenari. E mentre l’universo della moda è in corsa per accaparrarsi visibilità e opportunità di business nei nuovi Cyber-territori, i consumatori trovano infiniti spunti in tema di moda, design e stile di vita sui “set fisici” delle serie Tv, che spopolano su piattaforme come Netflix, Sky, Prime o Apple Tv. Un fenomeno accelerato e accentuato dalla pandemia, che ha costretto le persone a vivere di più in casa e a cercare sullo schermo, che sia un televisore, un computer o un iPad, una via di fuga dal senso di isolamento provato nei lunghi mesi del lockdown. A questo proposito Brenda Otero, cultural insight 46

Musica, videogame, trend digital born e piattaforme streaming ispirano i fashion lover di oggi manager della fashion shopping app Lyst, ha dichiarato recentemente che gli amanti della moda non hanno più bisogno di prendere come modelli gli influencer di Instagram, perché oggi si preferisce mixare influssi diversi in arrivo dalla musica, dai videogame, dai trend digital-born e da Netflix. Proprio su questa piattaforma la serie in costume Bridgerton è stata vista da 82 milioni di abbonati in un solo mese dopo il debutto, a fine 2020, generando una richiesta enorme di corsetti sui motori di ricerca e concorrendo alla nascita del cosiddetto look Regencycore. L’anno dopo, sempre su Netflix, la serie è stata surclassata da Squid Game, con 111 milioni di

utenti totalizzati in soli 17 giorni. Emblematico a questo proposito il balzo del +7.800% a pochi giorni dalla release per le slip-on bianche di Vans indossate dai protagonisti, secondo quanto riferisce la piattaforma britannica The Sole Supplier. Una manciata di giorni dopo il debutto su Sky della seconda stagione di Euphoria - la serie che vede protagonista Zendaya - la tendenza Euphoria High School ha conquistato ben 10,5 miliardi di visualizzazioni su TikTok, con un vero boom di ricerche per gli outfit in scena. Grandi riscontri anche per Emily in Paris: come riferisce Lyst, una settimana dopo il lancio su Netflix la ricerca online di giacche di Courrèges è schizzata al +194%, le valigie Rimowa sono salite dell’11% e la giacca in finta pelliccia di Casablanca del 100%. Ancora meglio ha performato l’abito di Valentino indossato da Sarah Jessica Parker nella puntata finale di And Just Like That, su Sky, che in sole 24 ore ha portato alle stelle la


1. Lo stile eclettico e colorato di Emily (Lily Collins), protagonista di Emily in Paris 2. Carrie Bradshaw (Sarah Jessica Parker) star di And Just Like That. Dopo una settimana dal lancio della serie, le ricerche online di capi in tulle sono cresciute del 40%, secondo la shopping app Lyst 3. La special Baguette di Fendi dedicata alla fiction 4. Un momento della seconda stagione di Euphoria. La tendenza Euphoria High School ha conquistato ben 10,5 miliardi di visualizzazioni su TikTok poco dopo il debutto della serie IL PROGETTO DI SARA KLAUSING

«Con Seek-Shop.com le serie si trasformano in un grande fashion store»

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richiesta di “Valentino dresses” (+1.085%) e di abiti lunghi color arancio (+194%), secondo quanto riporta l’aggregatore di e-commerce Love The Sales. I numeri, insomma, parlano chiaro. «Il product placement attraverso le serie, ma anche nei film, può essere un veicolo potente per i marchi desiderosi di interagire con i propri consumatori, che possono raggiungere una audience più vasta, creando un effetto eco che impatta positivamente sulla brand awareness - spiega Alison Bringé, cmo di Launchmetrics -. Per fare un esempio, la seconda stagione di Emily in Paris si è tradotta in un media impact value totale di 95,9 milioni di dollari per marchi come Dior, Valentino e Prada. Tra l’1 settembre e il 15 novembre dello scorso anno, alla notizia dell’arrivo di House of Gucci sono stati oltre 25mila i post per il brand online e sui social, generando una visibilità il cui valore economico è quantificabile in 104 milioni di dollari. Più o meno l’equivalente di un mese di Media

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«Il product placement nelle serie è un veicolo potente per i brand desiderosi di ampliare l’audience» Impact Value per il brand». Come chiarisce Daniele Dodaro, semiotico e fondatore di Squadrati, realtà nata come blog e poi diventata una società di ricerche di mercato, «quella tra reale e virtuale non è una vera dicotomia, ma una coesistenza in cui il virtuale diventa sempre più “iper” (il Metaverso), mentre il reale è sempre più vicino e reale: si pensi al fenomeno delle social street o dei negozi di vicinato. Una cosa non esclude l’altra». E puntualizza: «Anche decenni fa i film e la televisione rappresentavano importanti modelli di riferimento per i consumatori. Fin qui niente di nuovo, se non fosse che a rivoluzionare il paradigma emittente-ricevente oggi ci

«Seek-Shop.com connette le varie dot. com in base a ciò che viene visto sullo schermo e rende più facile trovare sul nostro sito il capo cercato. Il link ai prodotti è diretto e la disponibilità dipende dal merchant. In genere diamo la priorità ai brand, ma se non ci sono alternative, per esempio nel caso di pezzi esclusivi, apriamo anche ai retailer». Sara Klausing (nella foto) spiega così la mission del nuovo portale lanciato pochi mesi fa a New York, per il momento solo in versione beta, che sta riscuotendo interesse anche in Europa. Una piattaforma dove è possibile trovare i capi seen on screen, che vedono tra le serie in pole position titoli come Gossip Girl, Euphoria e Outer Banks, ma anche quelli inspired o “su licenza”, categorie in cui spiccano serie come Bridgerton, Sex Education e Dune. «Per noi - chiarisce Klausing - è fondamentale capire cosa vuole esattamente il consumatore, se preferisce una palette di ombretti in un packaging ispirato al suo show preferito o se cerca il capo esatto visto sullo schermo. A tal fine è importante collaborare con i nostri partner, in modo da utilizzare i feedback ricevuti per creare le migliori opportunità di business». Un aspetto importante sottolineato da Klausing è la flessibilità: «Siamo un piccolo team e se un brand ci segnala un articolo a cui tiene particolarmente, non ci è difficile aggiungere nuovi contenuti. Il nostro obiettivo è sostenere i creativi, che siano dietro le scene o sul set o, più concretamente, gli stilisti e i marchi dietro il prodotto».

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INNOVAZIONE STREAMING

1. Un frame di Made in Italy, una rilettura degli anni Settanta dal punto di vista della moda 2. Un momento della serie Halston, dedicata allo stilista che raggiunse l’apice del successo negli anni Settanta 3. Un’immagine di Fracture, la fiction creata da Balmain in partnership con Channel 4 e 4., un outfit firmato dalla griffe, dedicato allo show The Harder They Fall

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sono i social media, che rendono i messaggi virali e fanno in modo che noi stessi diventiamo strumenti di trasmissione. Un fenomeno su cui le serie fanno molta leva». «Non a caso - prosegue - l’industria creativa è attenta a intercettare i trend emergenti (che sia il revival di epoche passate o proiezione verso inediti orientamenti). Si pensi a serie come Stranger Things, uno zoom sugli anni Ottanta che ha portato alla ribalta prodotti iconici come le sneaker bianche stile high school americane, o gli anni Cinquanta/Sessanta e Settanta raccontati da Mad Men, o ancora titoli come Fleabag, che ha proposto nuovi modelli di femminilità non edulcorata, ma di matrice casual e grunge». Le serie televisive sono dunque in grado di attivare un circolo virtuoso capace di dare enorme visibilità alle griffe presenti sul set che, a loro volta, generano un ritorno di audience per lo show in questione. Non si tratta insomma di semplice product placement, bensì di un dialogo che apre numerose possibilità. Ma attenzione, ammonisce Alison Bringé, è importante che le griffe considerino «un Voice Mix ben calibrato per creare una conversazione efficace con il consumatore e di conseguenza fidelizzarlo, con

l’obiettivo di incrementare la brand performance». Sulla dicotomia tra virtuale e reale ritorna Daniela Kraler delle boutique Franz Kraler di Dobbiaco, Cortina e Bolzano, supportate dal sito di e-commerce lanciato lo scorso agosto: «Il virtuale avanza, senza ombra di dubbio, e anche noi nel nostro lavoro ne abbiamo tratto un importante insegnamento. Ma la gente in parallelo ha voglia di comunicare, di avere consigli, di parlare. Per

Tra lo schermo e il pubblico oggi si inseriscono i social media, che rendono i messaggi virali questo durante la pandemia abbiamo stabilito tantissimi contatti con la nostra clientela tramite il sito, i social e attraverso un numero di WhatsApp creato ad hoc». «Sicuramente - prosegue - grazie a questa voglia di “reale”, serie, film e show televisivi stanno riscuotendo molto successo. Non a caso ricevo ogni giorno richieste relative ad abiti visti sui set, corredate anche da foto che ritraggono l’articolo desiderato. A tal fine ho attivato una per-

PH. FIORENZO NICCOLI

PARLA IL COSTUMISTA ALESSANDRO LAI

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«Vi racconto perché l’impermeabile arancione di Aspesi è diventato un’icona»

Interpretare lo spirito dei tempi, ma al tempo stesso proporre uno stile che non si leghi solo al presente e che possa, anche a distanza di anni, avere un impatto e un appeal presso gli spettatori. Una delicata alchimia, spiega Alessandro Lai (nella foto), noto costumista italiano, il cui nome si lega a titoli come Napoli Velata e La Dea Fortuna di Ferzan Özpetek, Sei Mai Stata Sulla Luna? di Paolo Genovese, ma anche a serie televisive in costume come I Medici e Leonardo. «Fare la scelta giusta in

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sona ad hoc del team che segue queste richieste e le inoltra alle maison - chiarisce Kraler -. E, nonostante il nostro portale di e-commerce al momento sia attivo solo in Europa, riesco a soddisfare anche le esigenze di consumatori fuori dal Vecchio Continente con spedizioni extra sito. Spesso mi chiedono capi di produzioni fuori collezione e in molti casi le maison riescono ad accontentarmi. Alcuni dei clienti che mi contattano, ad esempio, si informano prima sul nuovo portale Seek-Shop.com». Quest’ultima è una piattaforma lanciata pochi mesi fa da Sara Klausing, ex redattrice di Vogue, con esperienze digital in realtà come Google e Antler, dove l’offerta (abiti, ma anche profumi e make-up) è presentata in base ai titoli delle serie Tv. «Grazie a noi - afferma Sara - un contenuto particolare può superare lo spazio di un semplice istante sullo schermo, rendendo più facile a chi naviga la

mezzo al mare magnum di collezioni sul mercato non è facile. Occorre scegliere capi in grado di caratterizzare i personaggi, che non siano troppo legati a una stagione e quindi non tramontino rapidamente come accade per le tendenze fashion. Emblematico ad esempio l’impermeabile arancione di Aspesi, indossato da Ambra Angiolini in Saturno Contro, divenuto un’icona evergreen». Importante da questo punto di vista è il dialogo con le case di moda, chiarisce Lai, «che sono sempre molto generose e disponibili, all’occorrenza, a realizzare capi ad hoc per le produzioni. In questo senso per me è stata importante la collaborazione con realtà come Chanel, Fendi, Missoni e Antonio Riva. Lavoro molto anche con Armani e Aspesi, da cui attingo alle collezioni, ma che mi hanno fornito anche capi quasi unici o di archivio. A volte capita che le griffe paghino per il product placement, ma l’importante è dare sempre un senso all’investimento, rendendolo coerente con la storia raccontata».


COURTESY OF BALMAIN

IL PUNTO DI VISTA DELLA PRODUTTRICE

«Nel mondo delle fiction è proprio l’abito che fa il monaco»

COURTESY OF FARFETCH

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scoperta o la conversione (si veda il box in queste pagine)». Si tratta di un progetto che ribadisce ulteriormente il potenziale in termini di business rappresentato dal mondo dello spettacolo e dell’enterteinment. Un dato di fatto che, apparentemente, le griffe non tengono particolarmente a evidenziare. Almeno stando a quelle contattate per questo articolo, che non hanno voluto esprimere il proprio punto di vista sull’argomento. Forse per il timore di tradire quell’idea di esclusività e di irraggiungibilità a cui le maison restano legate, nonostante cresca sempre più l’attenzione verso nuovi target di consumatori, in primo luogo la generazione Z, e inedite experience. Bisogna allora dare ragione a chi, come il creative director e brand consultant Brian Phillips, sostiene che i grandi marchi stanno perdendo l’occasione di cavalcare la crescita esponenziale delle piattaforme di streaming? In realtà non è così. E lo dimostrano le numerose case history che vedono il mondo del fashion protagonista in prima persona di progetti ad hoc. Si pensi alla Baguette di Fendi in limited edition lanciata lo scorso febbraio, realizzata in collaborazione con Sarah Jessica Parker, che la sfoggia nell’episodio numero 9 di And Just Like That e ispirata alla versione originale comparsa in Sex and The City agli inizi degli anni 2000. O a Louis Vuitton e Gucci, che hanno scelto rispettivamente come global house ambassador la protagonista femminile di Squid Game, Ho Yeon Jung, e l’interprete maschile Lee Jung-jae. Ma anche alla capsule dedicata da Halston alla serie omonima su Netflix, che tra l’altro ha fruttato alla griffe un aumento delle vendite del 631% anno su anno. O ancora allo store di Bloomingdale’s sulla 59esima strada a New York, che proprio in questo mese di marzo ha inaugurato un pop-up dedicato interamente alla seconda stagione di Bridgerton, al via il 25 marzo su Netflix. Uno spazio dove sono in vendita abbigliamento, beauty, home e kids ispirati alla serie. Ma l’esempio più

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eclatante è quello di Balmain, che la fiction se l’è creata da solo, in partnership con Channel 4: una mini-serie in cinque puntate, intitolata Fracture e dedicata alla collezione dell’inverno 2021-2022, che ha debuttato lo scorso mese di settembre sul canale on demand All 4 e sul sito creato ad hoc, fractureseries.com. «Un progetto mirato a superare i confini, per cercare nuovi modi di comunicare con un’audience che cresce costantemente», ha dichiarato il direttore creativo, Olivier Rousteing, che un paio di mesi dopo ha lanciato una capsule in colab con Netflix in occasione del lancio della serie western The Harder They Fall. Una proposta veicolata tramite Farfetch, nello store online della griffe e in alcuni selezionati monomarca, ma anche attraverso il sito di e-commerce netflix.shop, dove si possono acquistare capi e accessori legati a titoli tra cui Squid Game, Emily in Paris, Stranger Things e Sex Education, per citarne alcuni. L’universo del fashion, secondo Rousteing, ha bisogno di iniezioni di «voci fresche, variegate e particolari». «La moda - aggiunge - anche per una maison storica come Balmain, diventa più rilevante quando si rende più accessibile, tramite l’interazione con la musica e le storie più coinvolgenti dei nostri giorni». La partita è aperta e il campo di gioco vastissimo. 

«Da sempre la moda ha un ruolo di primo piano nel mondo del cinema e della televisione. Un sodalizio che sta diventando sempre più stretto e foriero di interessanti liaison e in cui è strategico il rapporto di collaborazione con gli uffici di pr delle griffe». Lo racconta Camilla Nesbitt (nella foto), co-fondatrice della casa di produzione Taodue nel 1991 (poi acquisita da Mediaset), che lo scorso anno ha lanciato la nuova casa di produzione audiovisiva Camfilm. «Faccio questo lavoro da 30 anni - prosegue - e ho sempre supervisionato personalmente la scelta dei capi indossati dagli attori, insieme ai registi e ai costumisti. Scelte fondamentali per caratterizzare i personaggi. Si pensi a Distretto di Polizia e Squadra Antimafia, che vedono protagoniste due donne dal carattere molto forte e per cui la scelta del look è stata fondamentale». «Proprio questa attenzione al mondo del fashion mi ha portato a realizzare la serie Made in Italy, visibile su Prime Video e trasmessa lo scorso anno anche da Canale 5, che racconta gli anni Settanta dal punto di vista della moda. Un’esperienza di successo distribuita in tutto il mondo, con critiche positive ovunque. Un progetto reso possibile anche dalla collaborazione con le case di moda, che molto volentieri ci hanno messo a disposizione i loro capi di archivio». Dunque è il momento di pensare a una seconda stagione? «Forse. Aspettiamo che si faccia avanti un partner», auspica Nesbitt.

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INNOVAZIONE DESIGNER TO WATCH

BOHEMIAN Rhapsody La ricerca per estendere le possibilità delle materie naturali parte dal passato, ma è più che mai attuale grazie ai giovani designer, che ritornano al punto di partenza per disegnare un futuro migliore DI ALBERTO CORRADO

3X1 Designer Scott Morrison www.3x1denim.com/ password

LA NUOVA ERA DEL DENIM

3X1

Un brand di New York, specializzato nella creazione di jeans realizzati interamente a mano. Tutto nasce da un’idea di Scott Morrison, che dal 2011 progetta ogni singolo capo dal suo store di Manhattan. Le collezioni partono dalla sartorialità e dalla qualità in tutta la filiera produttiva, grazie all’utilizzo di materiali eccellenti e l’inserimento di dettagli di lusso, come i bottoni dipinti a mano. L’unicità nelle forme e nella vestibilità dei modelli rappresenta il motivo principale per cui il brand è diventato in poco tempo amatissimo da tutto il jet-set internazionale.

INOSSERVANZA E TRADIZIONE

57 LONDON 57London (fifty-seven London) si ispira allo stile di vita cosmopolita di Londra. Un melting pot creato da Arianna Nicoletti, italiana di nascita, londinese d'elezione e milanese per attitudine. Fondatrice e direttore creativo, Arianna guida un team creativo e produttivo di alta qualità, in grado di seguire minuziosamente le sue indicazioni di stile e ampliare il raggio delle proposte di questa linea completa di readyto-wear, tutta al femminile.

57 LONDON Designer Ariana Nicoletti www.57london.com

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ANIMA RÉTRO

NIINI MILANO

Nel 2011 Cristina Zibetti, milanese doc, ha deciso di trasformare la sua passione in realtà, creando un brand dall’anima rétro ma con un design contemporaneo. Il nome del marchio è nato da un diminutivo milanese, che viene utilizzato comunemente per apostrofare i bambini in modo affettuoso. Partendo dalla ballerina, una scarpa senza tempo, ha pensato di realizzarla in una versione slingback in tessuto, grazie a una filiera veloce, che garantisce un riassortimento molto rapido con preordini. Le calzature in questione esistono nei modelli con scollatura accentuata, raso terra o con punta smussata, squadrata ai lati.

MIOMOJO Designer Claudia Pievani www.miomojo.com

NIINI MILANO Designer Cristina Zibetti www.niini-milano.com

FASHION SENZA VICTIMS

MIOMOJO Un marchio di moda sostenibile, che si rifà alla parola giapponese Ikigai. Claudia Pievani, la fondatrice, nel momento della chiusura dell’emergenza sanitaria ha cercato di dare un significato alla sua vita partendo appunto dall'Ikigai, il punto magico di congiunzione tra ciò che amiamo fare, la nostra passione, e quello che ci risulta naturale, ossia la nostra vocazione, ma senza trascurare il necessario riconoscimento economico, la professione. Le borse di Miomojo sono realizzate con la buccia delle mele del Trentino Alto Adige e gli scarti dell’industria alimentare, ma anche con il materiale vegetale derivato dal cactus, gli scarti della produzione di vino e, ancora, menta, mais e molto altro. Estetica ed etica si uniscono nel rispetto della nostra Madre Terra.

TUTTI PAZZI PER IL CAPPOTTO

ARYN STUDIO

ARYN STUDIO Designer Julia Zolobova e Naiara García Azcona www.arynstudio.com

Julia Zolobova e Naiara García Azcona sono un duo creativo che ha appena lanciato un marchio di capispalla genderless. La prima collezione consiste in quattro modelli di cappotti, che si possono adattare a tutti, senza barriere di genere e di stile. Modelli realizzati in 100% lana da un’azienda familiare di tre generazioni nel Nord del Portogallo, con una palette di raffinati colori tenui. «Le nostre creazioni cancellano i confini tra i generi, combinando semplicità e raffinatezza. Volevamo creare uno stile con una grande attenzione alla qualità e ai dettagli - dicono Julia e Naiara -. Pezzi che durano per sempre, così democratici da adattarsi a tutti».

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INNOVAZIONE MADE IN ITALY LE CONCERIE ALLA RISCOSSA Sempre più attente alla sostenibilità Parlano i protagonisti

«A ecologisti e vegani diciamo: non demonizzate la pelle! E soprattutto informatevi» Incalzati da animalisti e ambientalisti, che chiedono una moda senza più l’impiego di pelli (e pellicce), gli industriali del settore conciario passano al contrattacco e spiegano le loro ragioni: «Diffidate dalle alternative cosiddette ecologiche. Il pellame è organico, di lunga durata, soprattutto frutto di un percorso circolare. E le aziende italiane sono le prime al mondo per qualità e tecniche di produzione sostenibile» DI CARLA MERCURIO

C’è un argomento che mai come in questo momento fa infuriare Fulvia Bacchi, direttrice generale di Unic-Unione Nazionale Industria Conciaria, e tutti gli imprenditori italiani del settore. È l’attacco di animalisti e ambientalisti, i quali chiedono di porre fine all’uso di pelli (e pellicce) nella moda perché, sostengono, l’industria conciaria è altamente inquinante per il pianeta e perché costringe ogni anno al sacrificio di centinaia di milioni di animali. A guidare l’esercito degli attivisti c’è, come si sa, una Stella McCartney sempre più agguerrita, tanto da dichiarare apertamente in occasione dell’ultimo Cop26 di Glasgow, che «pelli e pellicce andrebbero vietate per legge». Ma il settore non ci sta: ha le sue ragioni e vuole farle valere. Parliamo di un’industria che conta 1.200 aziende rappresentate da Unic, con 17.500 addetti, un fatturato di circa 5 miliardi di euro l’anno e l’export che copre il 75% della produzione, destinata per il 40% circa alla calzatura, il 30% alla pelletteria e a seguire all’arredo e all’automotive. Un comparto, spiega Fulvia Bacchi, articolato nei quattro distretti di Veneto (il più grande, focalizzato principalmente su arredo e auto motive), Lombardia, dove ci sono alcune aziende di eccellenza che lavorano pelli ovine e vitelline per la moda, Toscana, seconda area molto incentrata sul fashion con ogni tipologia di pelle e lavorazione e Campania, a Solofra, dove si lavorano pelli ovine per pelletteria e abbigliamento. Un settore che da anni, come ci raccontano i suoi protagonisti, investe sulla ricerca e lo sviluppo, per mettere a punto articoli sempre più performanti e, soprattutto, sostenibili, intervenendo a livello sia di processo che di prodotto, con un accento marcato sulla circolarità. Proprio quest’ulti52

Abito in camoscio laserato di Ferragamo della SpringSummer 2022 1

Il 77% degli scarti conciari è recuperato e riutilizzato come materia prima per altre industrie ma parola è il vessillo degli specialisti. «Noi non ammazziamo nessun animale, ma usiamo le pelli di scarto provenienti dall’industria alimentare, che altrimenti andrebbero smaltite, con grande dispendio a livello economico e notevole impatto sull’ambiente», risponde ai detrattori Fulvia Bacchi. «Il nostro prodotto esiste da sempre e sempre esisterà, fin quando la gente si alimenterà di carni. Non altrimenti dicasi per le alternative sponsorizzate dai vegani - chiarisce -. ll consumatore è bombardato di messaggi che propongono materiali a base di funghi, cactus o ananas, che sono ancora da testare. Ma molti di questi non sono altro che plastica». «Se la pelle è un materiale bio-based al 90%, le so-

luzioni cosiddette ecologiche lo sono solo al 40% - interviene Vito Marino, direttore di stabilimento di Bonaudo, conceria di Cuggiono in provincia di Milano -. Parliamo di prodotti che non hanno una struttura meccanica e che si sfaldano facilmente, a differenza della pelle, richiedendo per questo l’impiego di resine di origine sintetica derivate del petrolio. Allora io domando ai vegani: se gli oceani sono infestati da isole di plastica, che poi nel tempo diventa microplastica ed entra nella catena alimentare, qualcuno ha mai visto nel mare delle isole di pelle?». «Purtroppo c’è tanta disinformazione, perché molti dei proclami green hanno portato il consumatore a una percezione distorta della realtà. Per questo insieme a Unic, Lineapelle e Confindustria Moda, lavoriamo per promuovere la formazione a 360 gradi per sensibilizzare il settore. Mi spiace notare che nell’area fashion ci sia molta disinformazione apparente riguardo il settore conciario: forse si punta solo a cavalcare i trend del mo-


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1.Una selezione di pelli proposta dalla conceria toscana Antiba 2. Una fase della lavorazione negli stabilimenti di Sicerp 3. L’ampia gamma colori della leather collection di Superior 4.Mani al lavoro presso la conceria Bonaudo

mento», riflette Stefano Parotti, co-ceo di Sicerp, altra realtà con sede in provincia di Milano, a Castano Primo. Una consapevolezza e una conoscenza che a quanto pare i negozianti hanno, a prescindere da latitudini e longitudini diverse, come sottolinea Matteo Falcone di Riccardo Grassi Showroom: «Per quanto riguarda la pelle e il montone non ci sono veti, né resistenze, da parte dei dettaglianti di tutto il mondo nei confronti di tutti i marchi che rappresentiamo. Parliamo di materiali che provengono dall’industria della macellazione e fanno parte di un processo circolare. Diverso è il discorso relativo alla pelliccia, molto ben recepita in Russia, Corea, Cina e anche Italia, anche se bandita da Usa, Regno Unito e Nord Europa». A proposito di circolarità, grazie alla ricerca costante il concetto si spinge sempre oltre, come tiene a sottolineare Fulvia Bacchi: «Attualmente il 77% degli scarti della produzione conciaria viene recuperato e riutilizzato, in modo da dare vita a

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materie prime utili per altre industrie come l’edilizia, la cosmesi e l’agricoltura». «Per questo - prosegue - non ci stancheremo mai di insistere sui valori del pellame, un prodotto organico e durevole, che le industrie del nostro Paese si impegnano sempre più a rendere green. Un plus che fa della conceria italiana il settore di eccellenza nella produzione delle pelli, senza eguali al mondo e per questo fornitore di elezione delle principali griffe dell’abbigliamento, della pelletteria e della calzatura». Stando a quanto emerge dal Report di Sostenibilità di Unic del 2021, dal 2003 a oggi c’è stata una riduzione del 37% di consumi energetici, del 15% di quelli idrici e dell’8% di prodotti chimici impiegati. Elevatissimi i livelli di abbattimento dei principali inquinanti nelle acque reflue, con percentuali superiori al 90% per sostanze come cromo III, azoto totale e solidi sospesi. Significativa la quota di energia in arrivo da fonti rinnovabili, con il 72,9% rappresentato dal fotovoltaico e il 10,5% dall’eolico. Un percorso che ha come punto di partenza la selezione attenta delle materie prime utilizzate, la cui tracciabilità è assicurata da una certificazione messa a punto da Icec (Istituto di Certificazione della Qualità per l’Industria Conciaria), che attesta l’impiego di pellami non provenienti da zone toccate dal fenomeno della deforestazione e garantisce l’impegno per la promozione del benessere dell’animale. Solo una delle tante adottate dalle aziende del settore, tra cui spiccano la Iso 9001 relativa alla qualità, la Iso 14001 focalizzata sul rispetto dell’ambiente, la Ohsas 18001 che riguarda la salute e la sicurezza dei lavoratori, la Leather From Italy, che definisce l’origine italiana delle pelli e la Ecopelle, riferita a pelle lavorata secondo stringenti criteri che riguardano l’ambiente. Ci sono anche altri enti certificatori internazionali, tra cui Lwg (Leather Working Group), per un mercato che chiede trasparenza da valle a monte, calcolando l’impatto della filiera sul prodotto fini-

to. Un insieme di garanzie a cui si aggiungono anche un codice di condotta messo a punto da Unic, titolare tra l’altro dei marchi Vera Pelle e Vero Cuoio, e codici di condotta adottati singolarmente delle aziende. Ma c’è molto di più. «Basti pensare che oggi, tra regolamentazioni europee, nazionali, regionali, comunali e provinciali, una conceria deve rispettare circa 25mila normative», puntualizza Fulvia Bacchi. «Il nostro è un percorso in progress, che richiede un costante aggiornamento - conferma Dino De Maio, uno dei titolari di Dmd Solofra, realtà da 15 milioni di euro di fatturato nel 2021 specializzata in pelle ovo-caprina -. Solo per citare un esempio, negli ultimi due anni le normative introdotte hanno imposto il divieto di molti dei prodotti chimici impiegati, costringendoci ad adottare soluzioni alternative». Per quanto riguarda Dmd Solofra, prosegue De Maio, «in questi anni abbiamo insistito molto sull’eco-compatibilità del prodotto, introducendo conce metal free che impiegano tanni-

«La pelle esiste da sempre e sempre esisterà, fin quando la gente si alimenterà di carni» ni naturali, anche a costo a volte di ridurre un po’ le performance del prodotto. Ma è un primo step importante. Un altro progetto a cui ci stiamo dedicando è incentrato sulla bio-circolarità: partendo dal primo stadio di lavorazione della pelle, definito Pickel, realizziamo delle conce con prodotti naturali e poi trasformiamo gli scarti della lavorazione in concime, per far crescere alberi da cui si ricavano tannini naturali, che serviranno per conciare altre pelli». Per quanto riguarda i consumi energetici, Dmd ha introdotto pannellature di fotovoltaico che coprono il 15% circa dei consumi, mentre di recente ha ammodernato gli impianti con degli economizzatori che “leggono” la pelle e consentono di

53


INNOVAZIONE MADE IN ITALY

MARIO DICE E CRISTIANO BURANI STILISTI PER LA PELLE

risparmiare il 30% di prodotti chimici. Sulla circolarità insiste anche Sicerp, come racconta il co-ceo Stefano Parotti: «Stiamo conducendo diverse sperimentazioni insieme a partner specializzati nel settore e a un’università italiana, per cui su alcuni prodotti riusciamo a generare zero scarti. Un percorso che vorremmo ampliare fino ad abbracciare tutta la gamma di articoli». «Tra i nostri obiettivi - prosegue Parotti, a capo della realtà da 6 milioni di fatturato pre-Covid specializzata in ambito ovo-caprino - c’è il raggiungimento della carbon neutrality, per cui oggi utilizziamo esclusivamente energia proveniente da fonti rinnovabili. Abbiamo inoltre ottimizzato il consumo di gas a favore di una minore emissione di anidride carbonica e ogni anno investiamo nella messa a dimora di piante che consumano molto Co2 nell’ambiente». Sicerp può inoltre vantare la presenza di un depuratore interno, che consente di recuperare al 100% i metalli, pronti dunque a essere riutilizzati, mentre i

Tra regole europee, regionali, comunali, una conceria deve rispettare circa 25mila normative prodotti chimici e i coloranti che non sono riutilizzabili vengono depurati. «L’acqua di risulta - puntualizza Parotti - ha standard di inquinamento notevolmente ridotti rispetto a quelli delle normali fognature». «L’attenzione alla sostenibilità e la necessità di operare nel rispetto dei sempre più severi requisiti imposti dalle normative nazionali e internazionali in materia di impatto ambientale hanno fortemente condizionato la ristrutturazione dei nostri stabilimenti negli ultimi anni», interviene Vito Marino di Bonaudo, realtà con un fatturato pre-covid di 63 milioni di euro. «Gli interventi adottati continua - hanno consentito l’ottimizzazione del processo produttivo e la creazione di un ambiente di lavoro salubre. Un impegno forte e costante, come dimostra la ricerca effet54

In occasione della recente Milano Fashion Week e del salone Lineapelle, lo spazio Lineapelle di via Brisa e l’area circostante sono stati teatro di due performance dedicate alle creazioni di Mario Dice e Cristiano Burani. Le iniziative erano parte del progetto “Questione di Pelle”, nato nel 2020 e voluto da Unic per celebrare l’eccellenza del made in Italy nel settore. Lo spazio Lineapelle espone le campionature più significative dei pellami e ospita periodicamente incontri di carattere culturale e corsi per giovani studenti. tuata per la produzione di articoli in pelle free-metal». Grazie agli investimenti effettuati, l’azienda è riuscita a ridurre del 50% l’utilizzo di acqua necessaria nel processo di tintura, del 20% quello di gas metano e del 18% di energia elettrica. Quest’ultima, tra l’altro, proviene da fonti rinnovabili. Anche l’impiego di prodotti chimici è molto ridotto, «mentre vengono usati bruciatori ad alto rendimento che non generano ossidi di azoto». Parlando di impianti all’avanguardia spicca la case history di Antiba, realtà toscana da 25 milioni di euro di fatturato con sede nel comune di San Miniato, specializzata in pelli di capra e vitello, che ha da poco inaugurato un nuovo stabilimento 4.0. «L’azienda è oggi interamente digitalizzata grazie all’impiego di macchinari e nuove tecnologie, che ci permetteranno a regime, tra l’anno in corso e il 2023, di ridurre sensibilmente il consumo di acqua, emissioni, prodotti chimici ed energia. Un universo in cui tutto è interconnesso, grazie a sistemi di automazione che evitano qualsiasi rischio di errore nel peso e nella misura, ma soprattutto anche negli scarti, in primis prodotti chimici», spiega il comproprietario Graziano Balducci, che è anche vice-presidente di Unic. «Nello stabilimento - aggiunge - è presente pure una piccola conceria sperimentale focalizzata sulla ricerca, lo sviluppo e la formazione, aspetto quest’ultimo sempre più importante in un momento in cui i nuovi impianti e processi richiedono inedite competenze». Tra le priorità di Antiba, che vanta una produzione di pelli di capra totalmente metal

free e di vitello in gran parte metal free, «c’è anche la sicurezza e salute dei propri dipendenti, alla base della sostenibilità sociale dell’impresa». Sempre in Toscana la conceria Superior di Santa Croce sull’Arno ha annunciato di essere la prima al mondo a poter vantare la certificazione Carbon Neutral. Dopo aver calcolato le proprie emissioni di gas serra tramite la Carbon Footprint Analysis e promosso uno studio di fattibilità per ridurle, l’azienda ha deciso di compensare le emissioni attraverso l’utilizzo di crediti di carbonio certificati Verified Carbon Standard (Vcs), principale standard internazionale. I crediti certificati supportano il progetto di riforestazione Fazenda Nascente do Luar, sviluppato nel bioma Cerrado, nel Mato Grosso do Sul in Brasile, dove l’allevamento intensivo e l’agricoltura selvaggia hanno portato alla deforestazione e alla degradazione di vaste aree. Superior sta collaborando con agenzie di consulenza specializzate per rinnovare la Life Cycle Analysis (Lca), che potrà dare informazioni aggiornate sull’impatto dell’attività in materia di emissioni di carbonio equivalente. Dai risultati ottenuti, spiegano dalla conceria, nascerà un progetto Road Map to Carbon Neutrality, mirato a mettere a punto interventi tecnici e di processo per ottimizzare le attività e, quindi, diminuire le emissioni. 

Il settore ancora sotto i livelli pre-Covid. Ma punta a recuperare nel 2022 Segnali positivi nel 2021 per il comparto della conceria. La parola d’ordine è prudenza, come ha chiarito Fabrizio Nuti, presidente di Unic, nel corso della scorsa Assemblea Annuale dell’ente. A fine 2019, ha spiegato, «il fatturato era sceso del 6%, la produzione del 9% e l’export dell’8%». L’anno dopo il ciclone Covid ha impattato fortemente sul settore, con «cali consistenti in termini di fatturato (-23%), produzione (-16%) ed export (-25%). Poi è arrivato il 2021, che si è caratterizzato per le difficoltà di approvvigionamento e l’aumento, anche a doppia cifra, delle pelli e dei prodotti chimici, dei costi energetici». Un contesto particolarmente complesso, da cui emergono segnali di ripresa, come testimonia la progressione del 23% del fatturato, del 25% dell’export e del 13% della produzione. I valori restano sotto i livelli di produzione e fatturato pre-pandemici tra il 5% e il 20%, ma, auspica Nuti, «speriamo che il 2022 ci possa riportare a una piena normalità».


MANILA GRACE for

MANILA GRACE: UN’ODE ALLA LIBERTÀ PER TUTTE LE DONNE VEICOLATA SULLA CARTA STAMPATA, SUL DIGITALE E OUTDOOR, LA CAMPAGNA ODE TO FREEDOM È IN SINTONIA CON LO SPIRITO DEI TEMPI E CON UNA DONNA INDIPENDENTE E INTRAPRENDENTE, CHE SI ESPRIME ATTRAVERSO UNA MODA SOFISTICATA E DI TENDENZA. INTANTO PER IL BRAND SI PROFILANO PROGETTI A 360 GRADI Mai messaggio è stato più attuale: la campagna SS 2022 di Manila Grace si intitola Ode to Freedom e, attraverso l’immaginesimbolo della mongolfiera, esprime la voglia di prendere la vita con leggerezza, ma senza superficialità, e di difendere il valore primario della libertà. Il telo parachute si gonfia, diventa ampio, si libra per poi scendere lungo il litorale toscano, celebrando la bellezza dell’Italia, in cui Manila Grace produce la stragrande maggioranza dei capi. In sintonia con questo mood quasi onirico le silhouette sono ariose e morbide, mentre i colori del cielo e della terra si mescolano in stampe variopinte. «Attraverso la moda e le donne, che ne sono protagoniste, infondiamo un messaggio positivo, in un momento in cui ce n’è particolarmente bisogno - sottolinea Enrico Vanzo, ceo del brand nell’orbita del Gruppo Antress -. In un mondo che cerca nuova linfa, la spinta vitale delle donne è determinante». Donne che, come spiega Elena Gandolfo (responsabile marketing e comunicazione di Manila Grace), si sono evolute nelle strategie di advertising del marchio. «Ci focalizziamo

su un ideale femminile forte, indipendente, che muove i suoi passi nell’era moderna con sicurezza e decisione - afferma -. Diciamocelo, noi donne siamo vere forze della natura: sappiamo essere amiche, madri, mogli e donne sensuali allo stesso tempo. Aprendo il guardaroba Manila Grace si può essere la donna che si vuole: casual, elegante, sofisticata o più sbarazzina». Enrico Vanzo tira le fila del 2021, «un anno in cui i ricavi sono saliti del 5% rispetto al 2019 e l’ebitda è stato positivo. L’introduzione di scarpe e borse ci ha permesso di recuperare quote di mercato e ampliare la rete vendita. Non dimentichiamo l’e-commerce, cresciuto a doppia cifra sul 2020, già molto dinamico su questo fronte». Il 2022 è fitto di progetti a tutto campo: dal lancio di una linea più casual, ma sempre sofisticata, all’opening di corner in Spagna presso El Corte Inglés, con la prospettiva di avviare

www.manilagrace.com

doors in Francia - alle Galeries Lafayette -, Grecia e resto d’Europa. Continuerà lo sviluppo in Italia, pensando anche a una meta più lontana, la Cina, da affrontare con collezioni ad hoc. «In generale, non mancheranno una capsule di borse e una limited edition - anticipa il ceo - mentre nell’online apriremo nuovi canali marketplace ed enfatizzeremo la nostra presenza su Zalando in ulteriori Paesi. Prioritarie, infine, le attività di marketing, con una sempre maggiore attenzione al servizio alla clientela». Proseguiranno gli eventi, fisici e digitali, sull’onda della sfilata dello scorso novembre. «Quello che tengo a sottolineare - conclude Vanzo - è che i risultati ci sono perché abbiamo lavorato come una squadra, con cuore e impegno. Ci siamo dati obiettivi sfidanti, li abbiamo raggiunti e siamo pronti ad affrontare il futuro con la determinazione e creatività di sempre».


CAMERA SHOWROOM MILANO

CSM è un’associazione autonoma, libera, apolitica ed indipendente. CSM è dedicata a tutti gli showroom multibrand di Milano più rappresentativi del fashion e con una forte vocazione internazionale. CSM ha tra i suoi obiettivi fondamentali l’esigenza, resa ancor più forte dalla recente situazione congiunturale, di fare squadra. CSM ha concretizzato, grazie alla collaborazione con Confartigianato Moda, importanti attività durante le Fashion Week di Milano: ARTISANAL EVOLUTION CSM MEETS SUSTAINABILITY APP WAOOO VIAMADEINITALY

www.camerashowroom.it


CAMERA SHOWROOM MILANO ringrazia

1ST FLOOR

S5 SHOWROOM

999 SHOWROOM

SD SHOWROOM

ARETE’ SHOWROOM

SHOWROOM A. FICCARELLI

ASESTANTE

SHOWROOM DAMIANO BOIOCCHI

BRERAMODE

SHOWROOM JE T’AIME

CASILE & CASILE

SHOWROOM PAPAVERI

CONTINUO

SPAZIO 38

DANIELE GHISELLI SHOWROOM

SPAZIO COLTRI

DMVB SHOWROOM

SPAZIO LIBERTY

ELISA GAITO SHOWROOM

STUDIO 360 SHOWROOM

FATTORE K MILANO

STUDIO POGGIO

GARAGE MARINA GUIDI

STUDIO TATO SOSSAI

MARCALEC GROUP

STUDIO ZETA

PANORAMA MODA

STYLE COUNCIL SHOWROOM

PERCORSI OBBLIGATI

THE PLACE SHOWROOM

PROGETTO MILANO

WINWOOD FASHION

RENZO VESENTINI MILANO

ZAPPIERI

CSM - PERCHÈ SENZA UNA VISIONE COMUNE, NON ESISTE FUTURO!

CAMERA BUYER ITALIA



MERCATI BUYERS' SURVEY

JULIAN FASHION - Milano Marittima

LA PAROLA AI RETAILER MULTIBRAND Il polso delle vendite di womenswear Crescono i budget per la fall-winter 2022/2023

Prezzi in salita, ma torna la voglia di fare progetti (e di scommettere su nomi nuovi) Anche le boutique italiane si preparano a gestire l'aumento dei prezzi sell in a causa dei rincari delle materie prime e per molte questa è l’occasione di rivedere le selezione. «C’è voglia di nuovo», assicurano diversi dettaglianti, che stanno aggiungendo alla loro offerta prodotti con prezzi più accessibili, specie ora che la clientela italiana è tornata al centro delle loro strategie

Come sono andate le VENDITE DONNA della FW 2021/22?

79%

SONO CRESCIUTE RISPETTO ALLA STESSA STAGIONE DEL 2020/21

DI ANDREA BIGOZZI

L’andamento imprevedibile della pandemia, che ha condizionato la stagione e penalizzato i saldi, il cambiamento delle abitudini d’acquisto che ha spinto gli imprenditori a rivoluzionare i loro negozi introducendo nuovi servizi come il re-sale e, soprattutto, i prezzi in forte crescita. Sono queste le sfide con cui i titolari e i buyer delle boutique multimarca italiane hanno fatto i conti durante la stagione autunno-inverno 2021/2022. Che si è chiusa, nonostante tutto, all’insegna dell’ottimismo: il 77,5% dei negozianti che hanno risposto al sondaggio di Fashion, infatti, ha segnalato vendite in

crescita rispetto a un anno fa e addirittura il 50% ha registrato un incremento degli affari superiori al 20%. All’insegna dell’ottimismo si preannunciano anche le prossime stagioni: le collezioni della primavera-estate 2022, appena giunte in negozio, stanno piacendo ai clienti secondo i dettaglianti, che stanno approcciando le campagne acquisti donna per l’autunno-inverno 2022/2023 con la convinzione che, quando i capi e gli accessori arriveranno nei loro negozi, le clienti avranno ritrovato la voglia di vestire bene e per questo i budget d’acquisto resteranno invariati o aumenteranno rispetto all’anno

18%

HANNO MANTENUTO GLI STESSI LIVELLI DI UN ANNO FA

3%

SONO CALATE

59


MERCATI BUYERS' SURVEY

LA PAROLA AI RETAILER MULTIBRAND Qual è stato il marchio best seller di ABBIGLIAMENTO DONNA nella FW 21/22?

Come è stato l'andamento dei SALDI di moda femminile?

1 Moncler 2 Max Mara

40% STABILE

30%

POSITIVO, CON UN AUMENTO DELLE VENDITE

30%

3 Etro, Herno, Jil Sander,

Isabel Marant

INSODDISFACENTE: LE VENDITE SONO CALATE Max Mara

C’è un NUOVO nome donna da segnalare?

Qual è stato il brand di ACCESSORI donna best seller di stagione?

1 Coperni 2 Anderson Bell, Cormio

1 Saint Laurent

3 Autry

2 Gucci, Dior 3 Fendi, Jacquemus Saint Laurent

Coperni

Qual è la MERCEOLOGIA che ha venduto di più nella donna?

Moncler

60

Maglieria

70%

Outwear

40%

Calzature

40%

Borse

40%

Cappotto

25%

Abiti da sera

17,5 %


10 CORSO COMO - Milano

CUCCUINI -Livorno

Il tema dei prezzi è senza dubbio uno dei più caldi: secondo gli oltre 40 compratori intervistati, l’aumento medio al sell in si aggira tra il 15% e il 20%. Protagoniste dei rincari maggiori sono le grandi griffe

MICHELE INZERILLO - Palermo

L'impossibilità di viaggiare dovuta al Covid e il ritorno allo SHOPPING DI PROSSIMITÀ hanno spinto i consumatori a scoprire nuovi designer locali o a investire di più su nomi più familiari legati al made in Italy?

60SÌ % 40%

NON PARTICOLARMENTE

FILIPPO MARCHESANI -Cupello (Ch)

scorso. Questo nonostante l’incremento dei listini, visto che il tema dei prezzi è senza dubbio uno dei più caldi: secondo gli oltre 40 compratori intervistati, l’aumento medio al sell in si aggira tra il 15% e il 20%. Protagoniste dei rincari maggiori sono le grandi griffe, artefici di ritocchi al rialzo anche più volte nel corso della stagione, mentre i brand indipendenti - almeno per il momento - sono pronti ad assorbire la differenza rinunciando a una percentuale di profitti, per salvaguardare il rapporto con il wholesale. «Noi ci atteniamo alla politica dei brand. Abbiamo dovuto rivedere i listini in più occasioni, anche a stagione in corso: un lavoro enorme da gestire, senza tralasciare che non è facile spiegare a una cliente che lo stesso prodotto visto sette giorni prima in negozio è aumentato di prezzo», spiega Sabina Zabberoni, titolare di Julian Fashion. «Serve la massima attenzione da parte del governo nei suoi prossimi provvedimenti, per assicurare misure che allevino i costi fissi e sostengano il mondo produttivo», le fa eco Beppe Nugnes

di Nugnes 1920. C’è chi, invece, punta a neutralizzare l’impennata dei prezzi aggiungendo alla propria selezione alcuni prodotti con un prezzo più accessibile. «Le grandi griffe continuano a fare la differenza, ma siamo anche soddisfatti dei risultati ottenuti da alcuni brand meno noti. Lavorare con il brand mix per ispirare le clienti sarà sempre più centrale, specie in questo momento in cui ci stiamo focalizzando sulla clientela italiana, vista l’assenza di turisti stranieri», commenta Paolo Mantovani di Mantovani. Sulla stessa lunghezza d’onda Federico Giglio, ceo di Giglio.com. «Mai come in questo momento - dice - c’è voglia da parte del consumatore di prodotti e marchi nuovi. Dobbiamo intercettare il pubblico, che specie nei negozi fisici preferisce lo scouting ai big brand che spingono verso l’alto i prezzi». Sono in tanti gli imprenditori che, rispondendo al nostro sondaggio, ribadiscono l’intenzione di voler investire in particolar modo sull’offerta, differenziandola più che mai e arricchendola di nomi outsider. Ma, affermano in molti, «è fondamentale 61


MERCATI BUYERS' SURVEY

SCAGLIONE-Ischia (Na)

VALENTINO

Quale sarà lo STILE VINCENTE in vista della S/S 22?

43%

TORNERÀ IL BEL VESTIRE

36%

SI IMPORRÀ UN GUSTO FASHION/ CONTEMPORARY

9% 12%

62

CONTINUERÀ IL TREND VERSO PROPOSTE COMODE CRESCERÀ L'ACTIVEWEAR

MARCOS -Mondovì (Cn)

poter tornare a Parigi e Londra, dove abbiamo sempre fatto ricerca. Gli ordini di marchi nuovi sono complessi, non si possono fare a distanza». Un altro asset per chi si occupa di acquisti nei principali negozi multimarca italiani è proprio l'italianità. Nonostante le griffe francesi restino i blockbuster indiscussi (Dior su tutte, ma anche Saint Laurent sta vivendo un momento d’oro, specie sul fronte accessori), i brand italiani continuano a essere complessivamente i più venduti, con i consumatori italiani che sono tornati a investire su nomi tradizionali e si sono fatti incuriosire da nuovi designer locali. Etro e Missoni sono tra i brand “riscoperti” per merito di un rilancio voluto da nuovi investitori. «Anche Cavalli si sta finalmente risvegliando - fa notare Pancrazio Parisi di Parisi a Taormina -. Abbiamo mantenuto il brand anche nei momenti più duri e con l’arrivo delle prime collezioni disegnate da Fausto Puglisi i tassi di sell out si sono immediatamente triplicati». Tanta voglia di Italia si riscontra anche nel panorama dei marchi più indie del momento: nomi come

MORAS - Intimiano (Co)

Alessandro Vigilante, Andreadamo e, soprattutto, Cormio, indicato da molti negozianti come il brand più promettente del momento.Praticamente tutti i buyer intervistati, da Bolzano a Palermo, sono convinti che sia arrivato finalmente il momento del rilancio e del bel vestire: il buying per la primavera-estate 2022 e per l’autunno-inverno 2022/2023 è stato studiato con attenzione. Sono stati comprati capi di abbigliamento e di accessori per una donna che non passerà il tempo a casa, ma tornerà a vivere la propria quotidianità tra lavoro e tempo libero. «I primi segnali di questa nuova normalità - fa notare Giovina Moretti - li avevamo già alla fine del 2021, quando finalmente si è tornato a vendere bene un po’ di tutto, non solo maglieria, compresi gli abiti da sera e le scarpe con il tacco. Brand come Alexandre Vauthier e Balmain sono andati sold out velocemente e non ce lo aspettavamo. A inizio anno è scoppiata l’ondata Omicron e città come Milano hanno tornato a essere deserte, ma si è trattato solo di una battuta d’arresto. Sono convinta che la stagione primavera-estate



MERCATI BUYERS' SURVEY

RINGRAZIAMO PER IL CONTRIBUTO

VELA - Cagliari

MODES - Sankt Moritz

Anche se alcuni retailer stanno impostando un programma di reselling e altri lo stanno valutando, per molte realtà la possibilità di rivendere capi e accessori di lusso usati sembra non essere ancora una priorità

DONNE VINCENTI - Alba (Cn)

Il BUDGET per la FW 22/23: come sarà?

58% IN AUMENTO

38% STABILE

4% IN CALO

64

sarà positiva: c’è molto colore nelle collezioni e la clientela si orienterà di nuovo a prodotti per le occasioni. È un segnale per un futuro che tutti ci auguriamo sia dietro l’angolo». La sensazione di essere a un momento di svolta è diffusa tra i buyer, insieme alla consapevolezza che il ritorno allo shopping, dopo questa quarta e si spera ultima ondata, ci sarà, ma seguirà uno schema diverso, da era post Covid. I titolari dei multimarca sanno di dover tenere conto dei cambiamenti accelerati nel frattempo. Abbiamo già parlato nello scorso numero di Fashion della crescita della spesa sulla casa da parte dei consumatori, che sta spingendo i retailer a diversificare l’offerta, introducendo homewear e design. Ma c’è un altro trend che i dettaglianti stanno studiando, anche se con più diffidenza o timore: il resale. Cbi-Camera Buyer Italia, ad esempio, sta impostando un programma con la piattaforma di second hand di lusso Lampoo per offrire ai clienti dei negozi associati la possibilità di rivendere i loro capi e accessori di lusso, indipendentemente dal fatto che siano stati acquistati in quel negozio, in cambio di voucher da spendere su articoli nuovi nelle loro boutique. Realtà come Nugnes e Julian Fashion hanno giocato d’anticipo e sono partite con dei test, mentre altre ci stanno pensando su, anche se la

10 CORSO COMO Milano - ARTENI Tavagnacco (Ud) - ANDRIANI Taranto - BERNARDELLI Mantova - BIFFI BOUTIQUES Milano, Bergamo - BONVICINI FASHION GALLERY & STORES Montecatini Terme (Pt) - BOUTIQUE CINZIA Abano Terme (Pd) - BOUTIQUE STELLA Asiago (Vi) - CANEPPELE Trento - COLOGNESE 1882 Montebelluna (Tv) - CUPERTINO Fasano (Br) DEFLORIO Noicattaro (Ba) - DELL'OGLIO Palermo - DONNE VINCENTI Alba (Cn) ELEONORA BONUCCI Viterbo - FACCHINI Forte dei Marmi (Lu)- FARCOZ COUTURE Courmayeur - FILIPPO MARCHESANI Cupello e Vasto (Ch) FOLLI FOLLIE GROUP Mantova - GENTE Roma GIANNI CUCCUINI Livorno, Forte dei Marmi (Lu), Punta Ala (Gr) - GIGLIO Palermo - GIO MORETTI Milano - GIORDANO BOUTIQUE Pompei (Na) - IL DUOMO Novara e Chamonix - JULIAN FASHION Milano Marittima (Ra), Rimini, Lido degli Estensi (Ra) - LA BOUTIQUE DI ADANI Modena - MANTOVANI San Giovanni Valdarno (Ar) MARCOS Mondovì (Cn), Prato Nevoso, Verbier - MICHELE INZERILLO Palermo - MODAMICA Valbrembo (Bg) - MODES Milano, Portofino (Ge), Forte dei Marmi (Lu), Porto Cervo (SS), Forte Village Cagliari, Sankt Moritz, Trapani, Favignana (Tp); MORAS BOUTIQUE Intimiano (Co) - NUGNES1920 Trani - PANARELLI L'Aquila - PAOLO PESSINA Monza - PAPILLON Corigliano (Cs) - PARISI TAORMINA Taormina (Me) - PORRINI MODA & CASA Besozzo (Va) SCAGLIONE Ischia (Na) - SPINNAKER Alassio (Sv),Sanremo (Im), Santa Margherita Ligure (Ge), Portofino (Ge) - TUFANO MODA Pompei (Na) e Scafati (Sa) - VALTELLINI Rovato in Franciacorta (Bs) - VELA SHOP Cagliari - VINICIO BOUTIQUE Legnano (Mi).

maggior parte degli intervistati (il 60 %) dice di escludere, almeno per il momento, questo investimento. «Il fenomeno esiste e va studiato - commenta Vinicio Ravagnani di Vinicio Boutique - per noi non è comunque una priorità. Personalmente non tratterei mai il second hand negli stessi negozi in cui vendo le nuove collezioni. Ci vorrebbero spazi indipendenti, un po’ come in passato si faceva con gli outlet per le collezioni off season». C’è chi invece è intenzionato a testare il resale gia nelle prossime stagioni. «Abbiamo preso dei contatti - rivela Pancrazio Parisi - e ci siamo già confrontati con le clienti più affezionate sulla possibilità di lanciare questo genere di attività. Si sono dette entusiaste. Rientrerebbe nei servizi one to one, magari in particolari fasce di orario e a negozio chiuso. Sarebbe un modo per dimostrare la nostra omnicanalità». 


CANADIANCLASSICS.IT


ARTISANAL EVOLUTION SINERGIE VINCENTI CSM ALLA MILANO FASHION WEEK

Camera Showroom Milano: una nuova prova di forza

Con l’incoming di oltre 150 buyer da oltreconfine, la seconda edizione di Artisanal Evolution nonché Csm Meets Sustainability, l’associazione delle migliori showroom ha fatto sistema con le istituzioni, dando un contributo chiave alla ripartenza della capitale della moda

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a fashion week di febbraio ha fatto dimenticare i tempi più difficili della pandemia: Milano si è finalmente ripresa il ruolo di capitale della moda, fatta di glamour ma anche della sostanza del lavoro di tanti, dagli stilisti ai brand, dai buyer alle showroom. Queste ultime trovano un’autorevole cassa di risonanza in Camera Showroom Milano, ancora una volta protagonista e al centro di un network di sinergie che ha funzionato. Con il supporto di Confartigianato Moda Csm ha infatti messo in pratica il protocollo d’intesa firmato a dicembre con Cnmi

e White per l’incoming dei compratori stranieri, favorito dai “corridoi verdi” istituiti dal Governo. Sono stati oltre 150 i top retailer da oltreconfine ospitati da Csm con volo, hotel e courtesy car a disposizione, che hanno potuto visitare Artisanal Evolution e Csm Meets Sustainability, passando così dal “fuori salone” nelle showroom associate (con il supporto, tra l’altro, del sottosegretario alla Cultura, Lucia Borgonzoni), alla serata ai Bagni Misteriosi: un happening d'impatto per raccontare ai buyer internazionali i marchi ecofriendly ospitati nelle showroom. 

1

1. Gli artefici di Camera Showroom Milano: da sinistra in alto, in senso orario, Francesco Casile (socio fondatore),Elisa Gaito (segretaria generale), Daniele Ghiselli (amministratore delegato), Mauro Galligari (direttore comunicazione), Gigliola Maule (presidente) e Francesco Lubrano (vicepresidente) 2. Direttamente dal "fuori salone" Artisanal Evolution, i capi Eticlò da Daniele Ghiselli Showroom 3. Lo stile di Giovanna Nicolai da Panorama Moda 4. Madamadorè in Maglia da Zappieri 5. Crida da Elisa Gaito Showroom 6. Fiorangelo da Studio Zeta

CSM SUL TERRITORIO

L’eccellenza made in Italy è servita

Artisanal Evolution: un evento espositivo diffuso per mantenere i riflettori accesi su Milano, dando visibilità alle Mpmi (micro/piccole medie imprese) del made in Italy Un deciso segnale di unione tra Camera Showroom Milano e Confartigianato Moda, nel segno della sinergia tra le showroom e le piccole e medie imprese, spina dorsale del made in Italy: dal 22 al 28 febbraio è tornato alla ribalta Artisanal Evolution, percorso itinerante attraverso l’eccellenza dei marchi italiani, valorizzati nelle showroom da un unico allestimento modulare. Per favorire il collegamento tra i vari spazi, un servizio di navette shuttle ha messo in comunicazione circolare le location espositive, unitamente al salone White e alle sfilate. Tutto è partito da un protocollo d’intesa siglato nel febbraio 2021 tra Camera Showroom Milano e Confartigia66

nato, nella persona del presidente Fabio Pietrella, per la realizzazione di progetti in presenza a Milano durante le fashion week. Non va dimenticato che le piccole imprese della moda associate a Confartigianato sono circa 40mila con oltre 250mila addetti, pari ai due terzi dell’occupazione del settore, e che le showroom multibrand nell'orbita di Csm rappresentano oltre 1.000 collezioni di abbigliamento, per un indotto complessivo di circa 309mila addetti. «Un patrimonio unico, quello delle Mpmi, che dobbiamo salvaguardare - osserva Mauro Galligari, direttore della comunicazione di Csm - visto che coinvolge il 90% delle aziende italiane del tessile-abbigliamento». 

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ARTISANAL EVOLUTION: 16 SHOWROOM PER 16 MARCHI SHOWROOM

1ST FLOOR 999 SHOWROOM CASILE & CASILE CONTINUO DANIELE GHISELLI SHOWROOM ELISA GAITO SHOWROOM PANORAMA MODA PROGETTO MILANO S5 SHOWROOM SHOWROOM DAMIANO BOIOCCHI SPAZIO COLTRI SPAZIO LIBERTY STUDIO 360 SHOWROOM STUDIO ZETA THE PLACE MILANO ZAPPIERI

BRAND

➙ 5 PROGRESS ➙ MADREPERLA ➙ KANGRA ➙ GUGLIELMO ROTA ➙ ETICLÒ ➙ CRIDA ➙ GIOVANNA NICOLAI ➙ FIORENTINI & BAKER ➙ ASAMI STUDIO ➙ KIRO ➙ OPIFICIO VICO ➙ LEMARGO ➙ FERRUCCIO VECCHI ➙ FIORANGELO ➙ SAULINA MILANO ➙ MADAMADORÈ IN MAGLIA


ARTISANAL EVOLUTION SINERGIE VINCENTI

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CSM MEETS SUSTAINABILITY 3

Ai Bagni Misteriosi il meglio della moda eco-sostenibile Un evento pensato a misura dei compratori internazionali, con al centro i marchi green presenti nelle showroom associate a Csm

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a sostenibilità è ormai un pilastro delle strategie presenti e future della moda. Non c'è un pianeta B, una frase che i giovanissimi amano ripetere: pensando a loro tante aziende artigiane hanno creato marchi amici dell'ambiente. A sua volta Camera Showroom Milano ha lanciato già dalla scorsa fashion week l’evento Csm Meets Sustainability insieme a Confartigianato Moda. Un appuntamento a misura dei buyer, che anche durante la recente fashion week si è confermato imperdibile per gli operatori italiani ed esteri, presenti questi ultimi a Milano grazie al supporto e al coordinamento di Confartigianato Moda, Ice e Ministero degli Esteri. Un cocktail con dj set, organiz-

zato ai Bagni Misteriosi e un’occasione per i top retailer di conoscere da vicino i brand con requisiti certificati di eco-sostenibilità, presenti nelle showroom associate a Csm. «La sostenibilità va raccontata, perché non si presti a fraintendimenti - dice Gigliola Maule, presidente di Csm - e non può essere solo ecologismo di facciata. Ogni processo produttivo deve essere rivisto in versione green». Esposti ai Bagni Misteriosi anche i capi di Valentina Banfi e Paul Majer, diplomati all'Istituto Marangoni che, grazie al progetto Young Designers, nato dall'intesa tra Csm e Marangoni, realizzeranno due capsule, prodotte rispettivamente da Romantic Srl e Mape Fashion Srl. 

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1. In prima fila, da sx., Amr Colori Naturali (Studio Zeta), Oa Non Fashion (Spazio Liberty), Caterina Moro (Dmvb Showroom), Coutù (S5Showroom), Guglielmo Rotta (Continuo). In seconda fila, da sx., la Sustainable Capsule di Add e Duvetica - special guest, Kangra (Casile & Casile), Kiro (Showroom Damiano Boiocchi). In terza fila, da sx., Crida (Elisa Gaito Showroom) e Crush Cashmere (Studio Tato Sossai) 2. Mauro Galligari, Max Bizzi (presidente di White) e Carlo Capasa (presidente di Camera Moda) 3. Alessia Cappello (assessore allo Sviluppo Economico del Comune di Milano), Gigliola Maule e Francesco Lubrano 4. Modelli di Paul Majer e Valentina Banfi 5. La Sustainable Capsule di Add e Duvetica

I PROTAGONISTI DI CSM MEETS SUSTAINABILITY SHOWROOM

CASILE & CASILE CONTINUO DANIELE GHISELLI SHOWROOM DMVB SHOWROOM ELISA GAITO SHOWROOM SHOWROOM DAMIANO BOIOCCHI SPAZIO LIBERTY STYLE COUNCIL SHOWROOM STUDIO TATO SOSSAI STUDIO ZETA S5SHOWROOM 6

BRAND

➙ KANGRA ➙ GUGLIELMO ROTTA ➙ ETICLÒ ➙ CATERINA MORO ➙ CRIDA ➙ KIRO ➙ OA NON FASHION ➙ BRACÒ ➙ CRUSH CASHMERE ➙ AMR COLORI NATURALI ➙ COUTÙ 5

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MERCATI NEWS PARLA LA CEO MARA VISONÀ

Nyky: per Momonì è tempo di franchising

Visonà: con il rebranding parte una nuova fase di crescita

Prima tappa a Napoli e a breve altre due aperture sul territorio italiano

Da Plinio Visonà a semplicemente Visonà. Il marchio di pelletteria cambia nome per proiettarsi con più efficacia sui mercati internazionali. E intanto cresce anche in Italia, complice la collaborazione con Rinascente DI ANGELA TOVAZZI

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Quali le motivazioni dietro a questo rebranding? Per noi è un passaggio importante, perché costituisce un altro step che ci porta a guardare con attenzione ai mercati esteri e al tempo stesso un ulteriore omaggio alle nostre origini. Quando abbiamo iniziato il brand si chiamava Pelletterie Visonà. Tutto si evolve e ha un ciclo: oggi guardiamo al futuro con rinnovata energia e con un nome diretto, immediato, che asseconda la strategia di internazionalizzazione del brand. Resta inalterato invece il logo, con il suo lettering essenziale, pulito e contemporaneo.

Come procede il percorso di riqualificazione distributiva? Sono felice di poter affermare che la strategia intrapresa ci sta premiando, nonostante il periodo difficile. Attualmente siamo presenti in 45 Paesi, con una forte presenza in Italia, Europa, Russia. Stiamo implementando in maniera massiccia il numero dei multibrand sia nel nostro Paese, dove contiamo un centinaio di clienti, sia in Europa. Fondamentale è la collaborazione con Rinascente, dove dal primo marzo siamo attivi con un corner nello spazio di Roma e, a seguire, approderemo a Torino, Palermo, Cagliari e Monza. Un modo anche per aumentare la visibilità di Visonà a Milano, già presente con lo storico monomarca nel building del Park Hyatt, vicino alla Galleria Vittorio Emanuele. Novità per l’e-shop? In sinergia con l’operazione di rebranding abbiamo rinnovato il sito e l’e-commerce in chiave omnicanale, offrendo agli utenti una full immersion nel mondo dell’azienda e delle sue collezioni, grazie a una navigazione rapida ed intuitiva, ottimizzata per tutti i device e con formule di pagamento dilazionate. Portiamo avanti anche il progetto con il marketplace degli artigiani Mirta: abbiamo ricevuto i primi ordini durante il lockdown del 2020 e da quel momento è stata una crescita continua.  1. Mara Visonà, ceo dell’azienda di pelletteria 2. Un modello della nuova collezione

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Un nuovo format commerciale ai blocchi di partenza per Momonì, il marchio del gruppo Nyky conosciuto per la sua moda femminile e ricercata, totalmente made in Italy. Come spiegano dall’azienda trevigiana, il brand ha dato il via a una strategia di affiliazione commerciale per espandersi sul mercato domestico, puntando a stringere alleanze con partner «realmente innamorati del brand, che conoscano la filosofia e i valori che ruotano intorno al suo mondo». Prima tappa dell’avanzata nel franchising per Momonì, fondato nel 2009 e già presente con una rete capillare di boutique monomarca dirette in Italia e all’estero e una distribuzione nei department store, è rappresentata dallo store di Napoli, dove è stato appena avviato un negozio in via Carducci 49/51. Trattative sono inoltre in corso per l’apertura a breve di altri due spazi in affiliazione nel nostro Paese. Intanto prosegue anche l’espansione all’estero, uno dei pillar strategici per tutto il gruppo fondato da Alessandro Biasotto e Michela Klinz e alla guida anche dei brand Oof Wear e Attic and Barn. L’interesse si concentra in particolare sulla penetrazione di mercati quali America, Asia ed Europa, con l’obiettivo di aumentare la quota di mercato worldwide e portare il fatturato delle vendite estere dall’attuale 48% al 65% entro la fine del 2024. In quest’ottica Momonì rinsalda il legame con il department spagnolo El Corte Inglés, all’interno del quale ha già all’attivo due corner a Madrid (Serrano e Castellana), ai quali si aggiungeranno tre nuove aperture nel corso del 2022: Puerto Banús a metà marzo, Palma de Mallorca nella prima settimana di luglio e Pintor Sorolla (Valencia) a inizio settembre. Novità anche a Parigi, dove il brand intende aprire una concession all’interno di Printemps in Boulevard Haussmann. Sempre nella capitale francese Momonì sta cercando una nuova location per aprire il quarto monomarca. (a.t.)

Peserico rilancia sugli Usa e sbarca sulla Fifth Avenue L’azienda veneta specializzata nella donna, e da poco attiva anche nel menswear, inaugura una nuova showroom di 350 metri quadri a New York Nonostante il rallentamento imposto dalla pandemia, Peserico continua a investire con forza sugli Usa, un mercato dove è presente da diversi anni e che presidia attraverso più di 20 punti vendita monomarca e oltre 60 multibrand. Dopo sei anni la showroom del marchio cambia infatti location e a partire dal 2022 dal quartiere di Soho si trasferisce sulla Quinta Strada, esattamente al 130 W-25th St. I nuovi spazi espositivi, situati al nono piano, si sviluppano su una superficie di 350 metri quadri: «Un contesto contemporaneo, in un ambiente ampio e luminoso - spiegano dall’azienda di Cornedo Vicentino - nato per presentare al meglio le collezioni al mercato locale e proporre le linee del brand e i nuovi progetti, in particolare la nuova collezione maschile, che sta riscuotendo grande interesse e sta continuando ad affermarsi a livello internazionale». (a.t.)

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Q&A CON LUCA SIGNORELLI

«Il segreto di Rosso35? Stare sempre dalla parte del cliente» Il marchio investe per alzare il livello del servizio, soprattutto B2B, e della sostenibilità Lanciato nel 2006, il marchio di womenswear Rosso35 è stato fondato da Luca Signorelli, protagonista di questa intervista, insieme alla sorella Paola. Durante l’ultimo biennio il brand ha tenuto la barra dritta, metafora che si addice al suo dna genovese: nessun cedimento nel fatturato, sia nel 2020 che nel 2021, mentre il 2022 si preannuncia in crescita a 13 milioni. Tra gli asset una showroom virtuale di ultima generazione e l’impegno nella sostenibilità. Niente e-commerce diretto per scelta, mentre il canale fisico si sviluppa su circa 800 multibrand (600 all’estero e 200 in Italia), due monomarca (a Milano e Forte dei Marmi) e un corner in Rinascente. Durante la pandemia avete mantenuto i ricavi stabili. Come avete fatto? I clienti hanno premiato le aziende che sono state loro vicine. Fin dall’inizio della pandemia abbiamo scelto di agevolare il più possibile la clientela, garantendo le consegne nonostante le criticità e dando la possibilità di ordinare durante la stagione. Il fatto di essere stati pronti da subito con la nostra showroom virtuale ha costituito un asset fondamentale. Perché questa showroom virtuale è così importante? Inizialmente l’abbiamo ideata per ovviare alle restrizioni e gestire al meglio gli appuntamenti con i buyer internazionali, ma in seguito abbiamo deciso di svilupparla ulteriormente, adottando una tecnologia che ci permette di fornire un’assistenza costante ai clienti durante tutta la stagione. Il feedback ottenuto è stato straordinario: ci dicono che è una delle piattaforme più comprensibili e fatte meglio, cosa di cui andiamo orgogliosi, perché su questo strumento abbiamo investito parecchio. Ci siamo anche concentrati sulla flessibilità: oggi la nostra azienda è in grado di rimettere in produzione i capi anche in piena stagione, permettendoci così di rispondere in modo efficace alle necessità della clientela e alle richieste del mercato.

FREEDOMDAY E OUTHERE

Nella community di Max Moda sempre più giovani e giovanissimi A sinistra, Luca Signorelli e, sopra, un look della FW 22/23 di Rosso35

Come è partito il 2022? Bene, al netto delle incognite generali legate conflitto tra Russia e Ucraina, con un sell out soddisfacente e una campagna vendita dai risultati molto positivi. Difficile fare previsioni precise in questo periodo, ma stimiamo una crescita del 15% circa. Intendiamo rafforzare la presenza all’interno di department store qualificati e di alto posizionamento. Negli Usa, a partire dalla collezione SS 22, abbiamo per esempio avviato un accordo con Saks. Perché non avete un e-commerce diretto? Vogliamo evitare di fare concorrenza ai nostri clienti in questo momento storico. Stiamo però lavorando bene con realtà che hanno la loro piattaforma, come Rinascente, e abbiamo investito con risultati soddisfacenti nell’e-commerce B2B, aumentato grazie alla nostra virtual showroom. A cosa state lavorando? Teniamo molto a un progetto in collaborazione con una società specializzata in analisi della sostenibilità ambientale, con cui abbiamo definito un programma di interventi fino al 2030. Già da ora tutto il packaging di Rosso35 è sostenibile e utilizza materiale riciclabile o proveniente da fonti rinnovabili oppure riciclate. L’energia per il fabbisogno aziendale è al 100% da fonti energetiche rinnovabili. Sul fronte produttivo, ottimizziamo da tempo l’utilizzo delle materie per ridurre al minimo scarti ed eccedenze, favorendo l’adozione di processi in grado di avere il minore impatto ambientale possibile. Coerente con questo anche la scelta di utilizzare filati e tessuti naturali per le nostre collezioni. (a.b.)

Dopo avere archiviato il 2021 con un +30% di ricavi, la Max Moda di Gallarate (Varese) punta per il 2022 ad avvicinarsi ai livelli pre-Covid, con ricavi che dovrebbero attestarsi sui 15 milioni. «Uno dei target su cui puntiamo con i nostri due marchi Freedomday e Outhere (nella foto) sono giovani e giovanissimi - spiega il direttore commerciale Leo Padulo -. Stiamo valutando dei co-branding con nomi di riferimento per questa fascia e in alcuni casi sono già partite le trattative». In generale, «Max Moda punta ad acquisire quote di mercato sempre più importanti in Italia e all’estero, testando in particolare Asia e Regno Unito insieme a player attivi in queste aree». Freedomday, marchio di outwear pensato per i “traveller of the world” da cui proviene il 60% dei ricavi, e Outhere, sinonimo di urban lifestyle, appartengono a due segmenti complementari: il primo ha una fascia prezzo sell di 110-150 euro e il secondo di 150-200 euro. Una costante è la ricerca sui materiali, sempre più in un’ottica di sostenibilità. Per esempio, parte della maglieria di Outhere è in Ecovenus, una fibra che Padulo definisce «rivoluzionaria», brevettata da Lenzing AG e ottenuta lavorando con procedimenti a basso impatto ambientale la cellulosa di alberi da coltivazioni sostenibili. Sono inoltre allo studio interni eco per i capispalla. A livello distributivo il focus è sul wholesale, mentre sul digitale si concentra parte degli investimenti in comunicazione. Quest’ultima passa anche per il canale fisico, come dimostra la Digital Water Bottle Retail Campaign per la SS 2022: chi compra un capospalla Outhere instore riceve in regalo una borraccia in acciaio inox con sensore sul tappo per testare la temperatura dell’acqua. (a.b.)

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Imaginary Experience Silhouette provocanti si contrappongono ad elementi maschili, in una palette postmoderna con incursioni di stampe floreali o astratte. Il risultato è un linguaggio estetico fresco, che spazia fra il tech anni ’80 e ’90 e il gusto bohémien. DI ALBERTO CORRADO

SAINT LAURENT

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VISUAL PYGMALION Un’idea di futuro per un guardaroba da collezione si afferma attraverso pezzi puri nel design o inaspettati, pensati per essere riconfigurati e utilizzati in modo assolutamente personale.

AVANGUARDIA CROMATICA

HANITA

Da sempre l'azienda gioca sulle contaminazioni, esaltando la sartoria italiana in un racconto di viaggio dalla Persia all’America dei Navajos. Così il guardaroba si compone di pezzi in grande sintonia tra loro, come questo tailleur in crêpe con monogram.

ULTRAPERFORMANCE

PIQUADRO

L’azienda bolognese lancia la linea Piquadro Corno alle Scale, realizzata in materiali ultraperformanti come il Cordura 305 DEN: un tessuto leggero e resistente all’abrasione, allo sfregamento e agli strappi, che si rivolge agli appassionati di sci alpinismo ed è stato testato dagli atleti e dagli allenatori della Federazione Italiana Sport Invernali.

ORIENT EXPRESS

LISA VON TANG X ELENA MIRÒ

Dopo la collaborazione con Alessandro Dell'Acqua, arriva per Elena Mirò una seconda collaborazione, arriva quella con Lisa Von Tang, in cui si fondono le radici asiatiche della designer con linee morbide e tessuti leggeri, per kimono e caftani che esaltano la versatilità contemporanea del brand.

STREET E LUSSO

AVRIL8790

Da un'idea di Maria Elena Sanarelli e Francesco Menci è nato nel 2018 un progetto che prende spunto dai canoni della maglieria classica. Per la prossima stagione è stata creata una capsule con Domenico Formichetti, design avanguardista dello streetwear milanese, ridefinendo le dinamiche del knitwear in chiave street.

QUALITÀ TRASPARENTE

MONDI COMPLEMENTARI

OLTRE IL TEMPO

LAMPO

BALDININI X ARTHUR ARBESSER

VICARIO CINQUE

Storytelling e storymaking dialogano in modo proficuo fin dalla nascita nel 1887 dell'azienda, impegnata in prima linea nella sostenibilità. In particolare, dal 2021 si è fatta ancora più forte l'esigenza di trasparenza sull'operato interno ed esterno, rendendo visibili a tutti gli stakeholder gli Sdgs, Sustainable Development Goals. 72

La solida expertise dell’azienda riminese e il twist contemporaneo di un designer si uniscono per rendere omaggio all’arte del colore e del know-how grafico, creando mocassini, stringate, tronchetti e texani decorati.

Un guardaroba senza tempo, che si ispira alle forme pure sublimate da colori vibranti e luminosi e dove la maglieria è ampia, con filati di lana, lana-viscosa e lana cashmere, senza tralasciare le stampe e gli accessori.


GLAM MIRROR

L’abito è un’architettura abitabile, costruita intorno al corpo e al movimento. Il suo vero valore è assecondare le forme e accompagnare i gesti, per diventare un oggetto di uso quotidiano che semplifica la vita, arricchendola di bellezza.

NUOVO CORSO

DIESEL

40 anni di storia del denim riscritta da Glenn Martens. Una sensualità disegnata sul corpo si compone e scompone in fibbie che diventano microgonne, maxi cappotti, bustier, wonderbra di denim, micro abiti con spacchi e reggiseni a vista.

OLTRE LE STAGIONI

ARTE E DENIM

ACT N°1

Il marchio fondato da Galib Gassanoff e Luca Lin porta in pedana i ricordi d’infanzia, attraverso silhouette insolite e scelte di tessuti particolari. Il tulle rimane la signature del brand, ma in questa collezione si aggiunge il denim che si interseca con il gabardine.

N°21

Un’ode alla sottrazione stilistica e all'estetica massimalista, che unisce la struttura del guardaroba maschile con quello femminile, slacciandosi da ogni stagionalità e cultura di genere.

ESTETICA POLIEDRICA

SERGIO ROSSI

Un’estetica poliedrica si esprime in proposte perfette per una donna sensuale, in nome di una femminilità forte su tacchi dritti, chunky, grafici e geometrici.

TEXTILE SS23 ETICA ED ESTETICA

BEATRICE B

L’estetica si unisce all’etica, per mantenere vive le proprie radici e, allo stesso tempo, esprimere se stessi: i tessuti etici quest’anno crescono del 18%.

CARIAGGI

La collezione Cariaggi per la prossima Spring Summer 2023 è stata pensata per un nuovo paradigma tra maschile e femminile, in cui il concetto di genere viene ripensato senza confini per raggiungere la massima libertà creativa.

EASY GOING

PETER DO

Marchio di lusso fondato nel 2017 da Peter Do, stilista vietnamita, con quattro amici conosciuti online, sta facendo molta strada puntando su due collezioni l'anno (invece di quattro) e su uno stile pulito ma sartoriale. 73


BOOMERS UNITED

Le abitudini delle nuove generazioni sono cambiate, stabilendo il declino dell’eveningwear formale a favore di un’attitudine più sciolta. Lo dimostrano i codici di queste collezioni, che vengono decostruiti attraverso una rivisitazione fluida e libera, approdando a un linguaggio condiviso fra tutti i generi.

MOOD INGLESE

TREBARRABI STILE AMERICANO

BLAUER U.S.A.

La nuova collezione strizza l’occhio al futuro senza perdere la propria identità, attraverso i capi iconici che da sempre identificano il marchio. Si ritrovano tessuti continuativi come Sorona e Repreve, oltre al processo di cucitura Thermofix.

Un viaggio attraverso i colori delle campagne inglesi, giocando sulle sovrapposizioni: questo è il mood del brand bergamasco creato dalla mente fervida di Cinzia Ghilardi, che partendo da una distribuzione con l'Apecar ha dato vita a un brand-medio alto.

URBAN OUTDOOR

OUTHERE

La label della scuderia Max Moda continua la sua ascesa anche in segmenti che esulano dai capispalla, in nome di un nuovo concetto urban dal sapore outdoor che prevede nuovi look dayto-day: per esempio la giacca tinta in capo.

TECHNO-CHIC

SUNS

Un brand nato nel 2018 da un’idea di Lucia Blondi e Paolo Muccifora, specializzato in un abbigliamento tecnico e sporty chic.

ANIMA MULTIFUNZIONALE

NEO-POP

DUNO

Stile ed eleganza viaggiano di pari passo, con proposte fashion sia per l’uomo che per la donna, che in questa collezione scopre le stampe anni ’60 rivisitate e l’introduzione di nuovi materiali sintetici come il Pvc e la vernice, ricordando lo stile neo-pop di Jeff Koons. 74

ANIMAL FRIENDLY

ACQUA DI PERLA

Borse animal friendly e in similpelle di altissima qualità contraddistinguono questo brand, che punta alla ricerca attraverso modelli senza tempo, morbidi e multitasking.

FREEDOMDAY

Chi desidera capi outdoor innovativi e ad alto impatto visivo troverà interessante sapere che la collezione del prossimo inverno coniuga tutto questo. Texture liquide e satinate, ma anche sobrie ed eleganti, si mescolano con dettagli multifunzionali.


CUTTING DEEP Il sartoriale dialoga con linee talvolta astratte. Dalla crasi di questi due apparenti opposti e dalle forme in bilico tra maschile e femminile nascono proposte che parlano dell’attualità del vestire, senza mai rinunciare ai volumi avvolgenti o a speciali effetti tattili.

CUORE SOSTENIBILE

SARTORIA LATORRE

L’azienda di Locorotondo ha reso la propria sede quasi del tutto autosufficiente a livello energetico: un passo avanti in un impegno di cui fa parte la scelta di destinare parte del ricavato ad associazioni che si occupano di riforestazione.

ELOGIO DELLA TOSCANA

HERITAGE E FUTURO

IL BISONTE

TOMBOLINI

L'elogio della Toscana e della filiera Km. 30 si traduce in un prodotto fedele alla tradizione, a partire dai nomi scelti per le linee: Belcanto (tracolla a spalla regolabile con fibbia laterale), Ferdinanda (bauletti dalle forme tondeggianti) e Mezzomonte (crossbody con dettagli doppiati in pelle).

Il brand marchigiano rilegge i codici della moda uomo per presentare una collezione donna d'impronta forte e decisa. I capi rappresentativi rimangono i capispalla: dai blazer mono e doppiopetto ai cappotti, come quello rosso con spacchi laterali e maniche apribili.

GIOCHI IN 3D

CALICANTO

La tendenza di questa azienda veneta è aggiungere sempre qualcosa in più ai grandi e piccoli dettagli che caratterizzano la personalità del brand. La novità assoluta è la linea Aurea, composta in quattro modelli.

ANNI NOVANTA ANCHE AL FEMMINILE

DIVA ITALIANA

TINTORIA MATTEI 954

GIANLUCA CAPANNOLO

Il numero 954 connota l’anno in cui l’avventura dei fondatori è iniziata: di quell’epoca, simbolo di eleganza e ricercatezza, ritroviamo ancora oggi dettagli come l’etichetta in teletta di cotone.

Il designer esplora le scelte quotidiane della sua donna ideale, espressione di una femminilità iconica che ricorda quella delle dive italiane degli anni Sessanta.

LARDINI

Prosegue l’interpretazione degli anni ’90, che contamina il guardaroba formale con pezzi di tendenza contraddistinti da spalline imbottite e da una costruzione classica, espressa dal taglio raglan su giacche e cappotti. 75


FERTILE GROUND Non sarà un trend d’avanguardia, ma i fiori sono tornati a sbocciare con stampe flore, talvolta creando un effetto tappezzeria. Per chi si sente di osare il fiore può essere spezzato con una tonalità a contrasto, in modo da creare un effetto green-peeling.

MAGIA SARTORIALE NATURA SOGNANTE

MANTERO 1902

La sensazione che vuole trasmettere il grande mondo delle stampe e dei colori di questo brand è di immersività intima con la natura sognante, che abbiamo riscoperto in questi due anni di emergenza.

OTTOD'AME

Dalla tradizione sartoriale fiorentina e dallo spirito creativo di Silvia Mazzoli nasce una collezione ispirata a un numero magico, l'8, dallo stile contemporaneo e rilassato.

COUTURE LONDINESE

RICHARD QUINN

Un’ode alla sartorialità, con citazioni dei pezzi iconici di Monsieur Dior e di Yves Saint Laurent: cappotti a trapezio, stampe tappezzeria floreale e cappelli a falda larga. Parole d’ordine seduzione e couture.

TEXTILE SS 2023

EUROJERSEY

Per questa stagione i tessuti Sensitive® Fabrics by EUROJERSEY sono dedicati al proprio benessere. Ingualcibili, inderfomabili, antipiega seguono il corpo e in perfetta armonia con ogni movimento nell’arco della giornata. Facili da lavare anche in lavatrice, sono veloci nell’asciugatura, non devono essere stirati.

STILE HYGGE

ESTRO CREATIVO

MOMONÌ

REBELLE

Il seducente universo seducente si traduce in colori, tessuti e stampe made In Italy, in grado di regalare a ogni donna uno stile hygge che si trasforma in un atteggiamento versatile, rilassato e libero. Proprio come quello della protagonista del look book, l'attrice e modella Greta Ferro 76

Il marchio nasce nel 2019 all'interno di Pelletterie ABL srl, puntando su un housebrand di tendenza. Il fil rouge è un estro creativo originale, fatto di modelli eleganti in grado di soddisfare anche i gusti più raffinati.

A COLORI

OOF WEAR

Un mondo dai connotati pop, dove colori e fantasie esprimono una carica ironica e surreale. Piumini, giacche e pantaloni si accendono di fantasie fiorate e maculate, con accostamenti materici inediti.


INFINITE INTROSPECTION Il corpo e la consapevolezza di sé e delle proprie infinite sfaccettature sono il punto chiave della bellezza dei filati, avvolgenti, raffinati e lavorati con sapienti mani artigiane. Una maglieria che si ammanta di infinite morbidezze protettive chi sceglie di indossarla.

NUOVA NORMALITÀ

DIGEL ICONOGRAFIA SPORTIVA

BIKKEMBERGS

Un’eleganza urbana, decisa e impeccabile, con linee e dettagli ispirati all’universo sportivo. In questa stagione troviamo la colab con l'illustratore Paolo Castaldi, che interpreta l’immaginario sportivo declinato su felpe, T-shirt e camicie.

Il comfort detta i paradigmi di una nuova normalità, che vede i confini tra abbigliamento formale e informale sfumare sempre più. In primo piano forme disinvolte, con unq particolare attenzione ai tagli Modern e Loose Fit.

STILE SENZA TEMPO

MALO

Mezzo secolo di storia per questo brand fiorentino: una storia di alta qualità e stile senza tempo, con un'idea di moda sempre orientata alla cultura del made in Italy.

TEXTILE SS 2023

VARCOTEX

Azienda carpigiana leader nel settore del labelling nota per la sua filiera verticale. Una visione che da tempo delinea un percorso che rappresenta un valore aggiunto in termini di design e di stile, grazie anche ai sui prodotti come la Biolabel e la nuova linea sostenibile HEARTEARTH

MISCHIE PREZIOSE

BIANCALANCIA

La collezione è un ritorno alle origini, alla maglia.Il cashmere è il filo dominante, cardato o pettinato, puro o declinato in mischie preziose con seta e lane merinos.

GLOBETROTTER URBANO

ANTONY MORATO

Continua il viaggio di un globetrotter che indossa un guardaroba urban: outfit essenziali, che vanno dallo stile quasi formale a quello leisure, tutto interpretato in chiave cosmopolita. Non mancano modelli dall'attitudine sportiva, in tessuti tecnici e anti-goccia.

10 ANNI DI BLADE

UNIVERSI OPPOSTI

CASADEI

STILNOLOGY

Il tacco Blade ha compiuto 10 anni. Apparso sulla scena nel 2011, è diventato un must per il giorno nella versione kitten heel e per la sera con un’altezza di 11,5 centimetri.

Un mix di tradizione e innovazione trova la sua massima espressione nei capispalla con dettagli in maglia, veri must della prossima stagione, contraddistinti da un aspetto sporty 77


MUNDANE CROSSING

SARTORIA IN DENIM

TRAMAROSSA

I jeans amati dal jet set internazionale sfoggiano una fattura artigianale e utilizzano materiali altamente selezionati. Tocco finale la personalizzazione, con le iniziali del cliente riportate sul taschino destro al momento dell’acquisto

Un invito a ritrovare la voglia di libertà, svelando il lato più audace della femminilità attraverso la seduzione irreverente, usando la moda come strumento di indipendenza.

PRIMI 60 ANNI

PESERICO

Tre parole per festeggiare i 60 anni del brand: libertà, gentilezza e determinazione, ciascuna legata un'ispirazione: la prima privilegia tessuti fluidi, la seconda punta sulle mischie in cashmere, nella terza le lane piene si tingono di blu navy..

I RUGGENTI CINQUANTA

MVP

Una donna moderna a New York, città simbolo della ripartenza, evocando parallelismi con i spumeggianti anni '50 e '60. Le silhouette sono semplici e raffinate, con volumi sulle spalle, maniche ampie, arricci sulle spalle, bottoncini rivisti e pantaloni palazzo.

PE 2023

LANIFICIO DELL'OLIVO

Molte le nuove proposte in linea con tematiche sociali come l’innovazione, la transtagionalità e l’universo genderless. I materiali privilegiano il cotone biologico, le fibre naturali, pizzi e trasparenze.

IMMAGINARIO FEMMINILE

ANDREA INCONTRI SEASON 01 HER

In primo piano overcoat con schegge all over di paillettes geometriche, motivi animalier su camicie e legging ricamati e stampati, abiti in raso di seta, monogram sul jersey e sulla maglieria jacquard, capispalla sartoriali. 78

UNIVERSO FEMMINILE

ECOPELLICCE

GIANNI CHIARINI

ALABAMA MUSE

Il marchio racconta l’universo femminile contemporaneo, dove il colore diventa un mezzo di espressività. Un omaggio alla forza dell'unicità, esaltato dalla qualità dei pellami, che si uniscono in nuovi e ricercati incontri di texture.

Quelle di Alice Gentilucci ecopellicce animal friendly tutte lavorate a mano, ognuna diversa dall’altra, emblemi di una couture accessibile e consapevole, eccentrica e al contempo divertente.


MANSION CHIC Una lucida visione del passato scandaglia l’indole creativa delle collezioni, trovando ispirazione nell’epoca vittoriana. Una strada di stile si snoda tra mondi materici e immaginifici, tramutati in capolavori di bellezza sartoriale.

TEXTILE PE 2023

ALBINI

Albini Group presenta due nuove tinture: Grounded Indigo, unico indaco al mondo 100% plant-based e Off the Grain, nuova tintura naturale che proviene dal riso.

MONDO SARTORIALE

GABRIELE PASINI

Il marchio ci trasporta in un mondo sartoriale dove nasce l’identità di un capo, cucito a mano e arricchito dalla cura maniacale dei dettagli e dalla ricerca della perfezione.

FUTURE FORWARD RIUSO CONSAPEVOLE

IBRIGU

Il brand ha costruito il suo dna attorno al riutilizzo di capi vintage, rielaborati e interpretati secondo un gusto contemporaneo. Nella nuova collezione esplora i suoi stilemi attraverso un compendio di capi dal touch bespoke.

TRA NOVECENTO E MEDITERRANEO

DE MARQUET

Raffaella Iten, fondatrice del brand svizzero, sceglie tonalità decise e luminose, ispirandosi alle avanguardie artistiche del Novecento e ai colori accesi del Mediterraneo.

FABIANA FILIPPI

Elementi strutturali minimalisti si combinano con materiali della più alta qualità, da sempre un punto focale della filosofia di Fabiana Filippi, valorizzati da lavorazioni sapienti.

TEXTILE PE 2023

100% MADE IN ITALY

VITALE BARBERIS CANONICO

SHADE

La proposta dello storico lanificio spazia dalla linea Classica, con disegnature fuse e filtrate, fino agli uniti con fondi mossi in pesi alleggeriti. La Offlimits introduce Technonatural, a base di fibre botaniche rese performanti grazie all’unione con fibre tecniche.

Un brand italiano 100% made in Italy che mette in connessione natura e tecnologia, in una collezione che seduce con i colori caldi e rassicuranti della terra in contrasto con le fredde sfumature dell’acqua. Tutto realizzato con materiali bio ed eco compatibili. 79


BOW MANIA L’irresistibile décor del fiocco continua a spopolare sulle passerelle, per dare un tocco bon ton a capi e accessori, in nome di un’eleganza mai disgiunta dalla leggerezza.

MUTAMENTI TRASVERSALI

CALIBAN

CODICI DI ELEGANZA

ELEVENTY

L'incontro tra funzionalità e rilassatezza si traduce in una sapiente artigianalità e codici di eleganza dove i cappotti sono morbidi e avvolgenti, bomber e shearling puntano all'essenzialità e la maglieria sperimenta la natura dei filati.

I mutamenti del guardaroba maschile sono traslati in quello femminile, alternando l’identità austera con un tocco di leziosità. Piccoli dettagli giocano con la modellistica, passando per la riduzione delle vele dei colli e la cucitura di 3 millimetri..

GLAMOUR GOTICO

GCDS

Un racconto dark, ma scintillante di glamour, dove pietre e baguette di cristalli risplendono su abiti a clessidra o su body attillati. Le stampe Hello Kitty e ruche alla Bram Stoker si mescolano su blazer sartoriali accessoriati con borse in gomma e alti stivali.

MIX DI GENERAZION

CHIE MIHARA

La collezione si ispira agli anni Settanta ed Ottanta in un tripudio di audaci punte quadrate, tacchi a trapezio e platform, declinati in diversi materiali.

MANIFESTO CONTEMPORANEO

ELISABETTA FRANCHI

Nuovo corso per il brand, che porta in passerella un messaggio inclusivo utilizzando non solo modelle, ma donne che amano vestirsi e portare nel mondo questa griffe. 80

SENZA TEMPO

UNDERSTATEMENT FEMMINILE

PLINIO VISONÀ

ROSSO 35

Borse senza tempo sono l'espressione dell'autentico made in Italy, sinonimo di un'estetica autentica e nella maestria nel conciare le pelli, soprattutto del distretto toscano.

Una collezione dalla bellezza sussurrata e mai ostentata, concepita per esaltare l’eleganza naturale di ogni donna: dai capispalla realizzati in Casentino ai capi più sportivi in microfibra impermeabile.


BOOTLEG BLUES

L’arte della seduzione al servizio dell’amore per sé stesse, la celebrazione del fascino e della sensualità femminili come abili strumenti di self-empowerment connotati da spacchi, trasparenze, piumini trapuntati che si traducono in un messaggio deciso sul potere delle donne.

L'ERA DELL'UROBORO

TRUSSARDI ECOMACHIA

GILBERTO CALZOLARI

Paladino della moda green, Calzolari prende spunto dalle divise militari, ribaltandone la finalità. In un atto di ribellione riscopre il femminile e l’individuale in ciò che, storicamente, è quanto di più maschile e spersonalizzante.

Benjamin A. Huseby e Serhat Işık ridisegnano il simbolo della maison, che ora è un uroboro raffigurante l’iconico levriero. Must have i piumini leggeri e abiti che mettono in evidenza la silhouette.

NUOVO DNA

KRIZIA

ROMBO-DIAMOND

Uno stile iper-femminile, fatto di trasparenze e di esasperazioni dei contrasti, per rinnovare il dna del brand. Le silhouette maschili di giacche e cappotti si alternano alla maglieria maxi maculata con cut-out.

BPD

Il brand dell’azienda veneta Fgf Industry si arricchisce di nuove proposte, come il piumino reso unico dalla caratteristica trapunta rombo-diamond.

TEXTILE ECO

TOLLEGNO 1900

Essere sostenibili per Tollegno 1900 è una scelta: nasce così ECOllection, trampolino di lancio verso nuovi sviluppi a base di Extrafine Merino Wool RWS: Biolino, Flaxi, Icewool RWS e Woolcot Bio.

PLATFORM PROTAGONISTA

STARTUP BLASONATA

GIUSEPPE ZANOTTI

INGRID INCISA DI CAMERANA

La platform è in primo piano, con il suo equilibrio unico di sensualità femminile e comfort. Spiccano anche modelli classici della tradizione calzaturiera britannica tra cui la derby, la monk strap e la slipper.

Una startup di scarpe gioiello creata nel 2019 da Ingrid Incisa Di Camerana. La collezione è realizzata insieme allo storico calzaturificio Martinoli Caimar, che ha inventato il tacco a spillo per Coco Chanel.

LADY CONTEMPORANEA

CAROLINA HERRERA

Wes Gordon, direttore creativo del marchio, riscopre la bellezza dell’abito e delle gonne, puntando su maniche ampie e colori a contrasto. 81


STRIKE A POSE Che sia lunga, a raglan, ampia, a palloncino, sbuffo o campana la parte dell'indumento che riveste il braccio, ovvero la manica, ha ricoperto sempre una parte importante nei vestiti fin dal periodo elisabettiano. Oggi più che mai ritorna sulle passarelle per aggiungere personalità alle silhouette, restringendo la vita e segnando le spalle.

BORSA ORIGAMI

FURLA 1927

La Bloom Bag è il nuovo modello forte, elastico, leggero, arioso e con rivestimento in carta biodegradabile. MONOCROMATISMI

SIMONE ROCHA

41 i look dello show, calibrati su una palette tendenzialmente monocromatica. La stilista irlandese spazia tra mini e maxi abiti con morbide goffrature, sapienti pieghettature e numerosi ricami discreti. Imperdibili le clutch ispirate alle perle.

LIBERTÀ DI ESPRESSIONE

DELFRANCE

Una nuova libertà di espressione si fa strada, dettando tendenza tra le più giovani. Giacche sportive o decorate, ma in tessuto tecnico, sono indossate su pantaloni a vita alta o su gonne voluminose.

TEXTILE PE 2023

BOTTO GIUSEPPE

In questa collezione lana, cashmere e seta provengono da fattorie in Australia, Cina, India e Sud America, che prestano la massima attenzione al benessere degli animali.

COLLEZIONE CINEMATICA BLACK&WHITE FATTO IN LOMBARDIA

CRIDA

Il brand, nato due anni fa a Bergamo, punta sulla qualità made in Italy attraverso l’artigianalità e la ricerca di materiali sostenibili e pregiati. 82

SCHIAPARELLI

Daniel Roseberry sta dando ancora una volta una prova di quanta ricerca ci sia dietro il suo lavoro, per interpretare i sogni di ogni donna, dopo il surrealismo arriva il misticismo e il sacro che si unisce alla scienza empirica.

CARLA CARINI

Un omaggio alle dive italiane, per esaltare la silhouette dal taglio pin-up, sotto la direzione creativa di Rocco Adriano Galluccio, che crea completi in velluto millerighe, fascianti tubini in pizzo, bluse in seta trasparente, capi in lurex futuristico.



FRATELLI ROBAZZA for

RADICI SOLIDE, INNOVAZIONE, AFFIDABILITÀ: TRE VALORI PER UN’ALCHIMIA VINCENTE CORREVA IL 1963 QUANDO GIORGIO ROBAZZA FONDAVA QUELLA CHE OGGI È LA FRATELLI ROBAZZA, ORA GUIDATA DAI SUOI QUATTRO FIGLI: UN’AGENZIA DI RAPPRESENTANZA CHE FA DA PUNTO DI RIFERIMENTO SIA PER IL TERRITORIO DEL NORD EST, SIA PER LE AZIENDE ESTERE CHE VOGLIONO INTRODURSI SUL NOSTRO MERCATO

Quella della Fratelli Robazza, agenzia di rappresentanza di abbigliamento con quartier generale a Mogliano Veneto in provincia di Treviso, è una storia che unisce tradizione e innovazione, passione e professionalità, duro lavoro e capacità di creare con brand e clienti un rapporto di profonda collaborazione. Valori che sono stati trasmessi dal fondatore, Giorgio Robazza - che avviò la società nel 1963 -, ai quattro figli: Luca, cui spetta il compito di coordinare la totalità delle gestioni e dei rapporti con le aziende, Roberto che presidia la parte amministrativa e informatica, Antonio e Francesco a capo delle vendite e del relativo team di lavoro. Come spiega

Luca Robazza, “siamo tra le poche agenzie a operare all’interno del settore moda uomo e donna, contemplandone le tre categorie principali: abbigliamento, calzature e accessori. Non solo: oltre a essere un punto di riferimento per il territorio del Nord Est, lavoriamo come agenzia Italia, soprattutto per le aziende estere che vogliono farsi strada nel nostro Paese, affiancate da professionisti che conoscano profondamente il mercato”. Un ruolo chiave nelle strategie della Fratelli Robazza è giocato dall’omnicanalità. “Poco prima che il Covid ribaltasse tutti i percorsi conosciuti, anche nel nostro campo - racconta Roberto Robazza - abbiamo avviato con tempi-

www.robazza.com

smo una piattaforma B2B in grado di offrire un servizio ‘ibrido’ molto apprezzato. Il commerciante può visionare le collezioni presenti nei nostri uffici e, attraverso un confronto diretto in videocall con il venditore, avvalersi della consulenza e dei suggerimenti che solo una controparte fisica può garantire”. “Il rapporto di fiducia è alla base di tutto - precisa Francesco Robazza -. Fornire il migliore supporto possibile alla clientela è un imperativo di sempre”. “Mai perdere l’identità - conclude Antonio Robazza -. Questa è la lezione che ci ha insegnato nostro padre e che ci accompagnerà nelle sfide future, anticipando con flessibilità l’evoluzione del mercato”.


CHAOS THEORY

Ritornare alla vita e poter uscire di nuovo ha influito anche sul modo di vestirsi. Nelle settimane dedicate alla moda abbiamo avuto la possibilità di incontrare, per strada e in passerella, donne vestite con accostamenti che rompono le comuni regole di abbigliamento. Si fa strada una nuova e marcata libertà di espressione: non sono le tendenze a essere messe in primo piano, ma la singola personalità DI ALBERTO CORRADO

VERSACE

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Core Matrix Mischiando il futurismo con reference storiche, la femminilità si veste di un sorprendente swap, dove la pelle diventa un personalissimo concetto di sartoria per il corpo.

1

5

3

1 BALMAIN 2 KANGRA 3 DEL CORE 4 RODO

6

5 PRADA 2

6 NEMOZENA 7 TAGLIATORE

4

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7


Tame Barbarians Un po’ eco e un po’ simile a un caldo pile dall’effetto naturale, la pelliccia diventa la soluzione perfetta per chi cerca un capospalla, scegliendo le temperature vicine allo zero per sfoggiarla. Vince la silhouette tipicamente Sixties, con tagli minimal e boxy

1

5

4 2

1 BOTTEGA VENETA 2 PORTS 1961 3 POLLINI

6

4 LA DOUBLEJ 5 BURBERRY 6 LUISA SPAGNOLI 3

7 AGL 7

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Skimming Skin I centimetri di pelle nuda che lasciano scoperto l’addome sono la mise perfetta, se non l’ossessione del prossimo inverno. Più che una provocazione, emerge un senso di leggerezza, per mostrare che la moda può essere tutto: inclusiva, agender, curvy e queer

1

5

3 2

1 ALTUZARRA 2 CIVIDINI 3 BLUMARINE 4 GIMO'S 5 MICHAEL KORS 6 PRABAL GURUNG 7 PANCHIC

4 88

6

7


Bois de Boulogne Sottovesti, reggiseni e vestaglie sono diventati capi da esibire, non da nascondere. Non vengono più confinati all’accendersi delle prime luci della sera, ma diventano parte integrante di outfit da sfoggiare all day long.

6

1

4 7

1 GUCCI 2 VALENTINO 2

3 ROSANTICA 4 DOLCE&GABBANA 5 ALESSANDRO VIGILANTE 6 MISSONI 7 FENDI 8 SANTONI

3

5

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Truman Show Le gonne dalle linee morbide scivolano lungo i fianchi, segnando le curve come punto di forza esaltato da un invidiabile vitino di vespa. Benvenuti negli anni ’50 , un grande classico sempre attuale, cui gli stilisti continuano a ispirarsi.

5

1

1 BLAZÉ 2 ASPESI 3 MALONE SOULIIERS 4 DIOR 5 FERRARI

6

6 PT_TORINO 7 AMATO DANIELE

2

3

90

4

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Revenant Apex E’ uno dei tessuti più caldi ed eleganti di sempre: il velluto si porta di giorno con camicia e gilet ma anche liscio, con un effetto lucente sulla pelle nuda per la sera. La sua versione elegante è pettinata, ricavata dalla seta, mentre quella più sportiva a coste e costine rimanda al gusto rétro degli anni ’70.

5

1

6

3

1 REHASH 2

2 ETRO 3 EMPORIO ARMANI 4 DES PHEMMES 5 BORSALINO 6 MOSCHINO 7

7 MARCO DE VINCENZO 4

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Let me glow

C’è voglia di vestirsi bene, ma senza costrizioni. Gli abiti devono essere confortevoli, eleganti e con un nuovo twist. DI ALBERTO CORRADO

BALMAIN KIDS Uno spirito grunge anche per i più piccoli, con un mix spregiudicato tra rock e comodità. Questo è il mood dei nuovi modelli, in una collezione caratterizzata da felpe con cappuccio arricchite da borchie e da capi che giocano con mix e abbinamenti inattesi, accostati a un imprevedibile tocco di alta moda, con affascinanti ricami.

EMPORIO ARMANI Tinte vivaci e linee armoniosamente geometriche per la prima collezione di occhiali Emporio Armani dedicata ai bambini: due modelli da sole e quattro da vista, tre per bambino e tre per bambina arricchiscono la proposta dedicata alla fascia di età compresa tra i 6 e i 12 anni. SIMONETTA Tessuti ricercati e contemporanei, come il tweed e il panno zebrato, esprimono un animo dolcemente ribelle, che si esprime in una serie di capispalla, maxi pantaloni e gonne di tendenza.

THE EUGENS Un brand fondato da due mamme, Kalia e Christina, che si collocano al massimo livello di qualità in termini di materiali e artigianalità, mantenendo uno spirito giocoso e un gusto rétro.

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FORTE_FORTE Un viaggio attraverso le terre del Sud America, alla scoperta di luoghi incantati dove regna la bellezza della natura con tutta la sua energia. L’immaginario di queste terre si mescola alla realtà di una collezione con eleganti trame e mosaici di colore dai toni più puri che stemperano in quelli più intensi.

NATURINO Il brand del gruppo Falc, specializzato nelle calzature da bambino, punta a crescere grazie a collezioni che guardano alla moda dei grandi, con i riflettori sempre puntati sulla qualità.


Back in the Mood

Negli ultimi tempi si è imparato a convivere con uno stile di solo comfort, più adatto a stare a casa o per praticare lo sport, ma senza rinunciare al glamour. PENCE 1979 Vestibilità over e stile fluido la fanno da padroni in questa collezione, che vede in primo piano worker jacket e shirt, denim e tanta maglieria, sia per l’uomo che per la donna, con ispirazione marinière.

INFANTIUM VICTORIA Una realtà specializzata in una moda organica e vegana di fascia alta, che sceglie i migliori materiali ecocompatibili e il modo più efficiente di produrre i capi, eliminando gli sprechi.

GUESS KIDS Pezzi glamour con look a strati, per il brand che celebra per la stagione fredda uno stile ultra-cool. Comfort e funzionalità si uniscono in una gamma di piumini, capispalla con silhouette lunghe, maglieria, felpe con cappuccio e pantaloni utility outdoor.

SUPERGA KIDSWEAR Proposte pensate per maschi e femmine dai 3 ai 14 anni, caratterizzate da forme essenziali ed equilibrio nei dettagli: partendo da una sneaker si approda a uno stile pulito e fresco, in sintonia con il dna dell'iconico brand.

IDO Vestire la fascia dai 0 e 16 anni è sempre difficile, ma questo brand è in grado già da parecchi anni di adattarsi alle esigenze di tutti, creando uno stile sempre in linea con i trend del momento.

BLAUER JUNIOR Una collezione caratterizzata da mix di tessuti, spesso trapuntati. I nylon lucidi si afficano a una palette ricca di colori classici e decisi, che vanno dal bianco al blu per il bambino, dal rosa al chocolate e al kaki per la bambina.

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Mashup fun

Torna di moda mescolare vari stili, tra etnico e folk, senza trascurare il valore etico dei tessuti. Colori sgargianti e lavorazioni fatte a mano sono perfetti per qualsiasi circostanza. K-WAY La collezione parte dalla linee a trapezio per lei, per arrivare al mantello voluminoso per lui. Ai bomber laccati fanno da contraltare i cappotti con maniche lunghissime, oltre la mano.

MINIBANDA Uno stile senza tempo, capace di emozionare al primo sguardo, per una collezione improntata alla qualità. Sostenibile la scelta del cotone biologico, nell'ottica del massimo comfort.

IL GUFO La collezione si ispira alle aurore nordiche, partendo dai colori dell’acqua mescolati alle tonalità fredde delle scogliere, fino all’arancio e al giallo ocra delle tipiche casette di questi luoghi.

PHILOSOPHY KIDS DI LORENZO SERAFINI Il direttore creativo Lorenzo Serafini dice di mettere in ogni progetto la felicità. Un vibe che si ritrova in felpe, pantaloncini, maglie, cappellini nei colori vibranti dell’arcobaleno.

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EMILIO PUCCI JUNIOR Fiori e stampe danzano su tessuti caldi, come il nylon trapuntato e stampato, unito o mixato con inserti jacquard di peluche per i piumini ma anche per altri modelli, come cardigan e gonne.

SARABANDA Il team dell’ufficio stile è sempre alla ricerca di soluzioni creative che combinino in modo equilibrato l'eleganza con la vestibilità, pensando al comfort dei bambini durante tutte le loro attività giornaliere, dal gioco alla scuola.


SUNS for

SUNS, UN LIFESTYLE UNICO ALLA CONQUISTA DEL MONDO LEGGEREZZA, PRESTAZIONI TECNICHE E COLORE SONO I TRE INGREDIENTI FONDAMENTALI CHE CARATTERIZZANO L’ESTETICA E LE PERFORMANCE DEI CAPISPALLA FIRMATI SUNS. CAPI ESSENZIALI MA CON UNA PRECISA PERSONALITÀ PER UNA COLLEZIONE CHE VA “OLTRE L’INVERNO”. IL MARCHIO PIACE A UN PUBBLICO TRASVERSALE E, CON LA SUA FORTE ENERGIA, SI PREPARA A CONQUISTARE I MERCATI ESTERI È una crescita “prepotentemente forte”, quella di Suns, grazie al deal siglato nel 2019 con Zero & Company, gruppo leader nel settore tessile e partner strategico del brand. Così Pasquale Vendola (CEO Zero & Company) definisce l’escalation di quella che è molto più di una semplice label. “Suns è sinonimo di un lifestyle d’impronta contemporanea, essenziale ma con una forte personalità spiega Vendola - per uomini, donne e bambini che rifuggono costrizioni ed etichette. Un indice di gradimento che copre l’interesse di un pubblico giovane e adulto. E conquista non solo per l’immagine, ma anche per i contenuti: i capispalla, le felpe, la maglieria e gli accessori, tutto è fatto in gran parte in Italia, in materiali tecnici che non dimenticano la sostenibilità, prestando un’attenzione particolare alle vestibilità e privilegiando i pesi leggeri. Il nostro claim è “oltre l’inverno”, una stagione che non esiste più, per lo meno come la intendevamo una volta”. Quello di Suns è un successo che vale due volte perché il marchio è riuscito a cavalcare l’onda lunga della pandemia senza farsi travolgere, anzi facendo continui passi avanti: “Oggi siamo presenti in oltre 400 multimarca, tra Italia ed estero - racconta Pasquale Vendola - oltre che in tre flagship, a Roma, all’aeroporto di Fiumicino e, di prossima apertura, a Milano. Contiamo di sbarcare presto nei prin-

cipali department store italiani e ci affidiamo anche alla formula dei temporary, che ci dà soddisfazioni in località solari come il nostro brand: Capri, Ponza, alcuni importanti villaggi turistici della Sardegna”. Tutto è pronto per il potenziamento dell’estero di Suns, partendo da mercati europei come Germania e Benelux, per proseguire con Polonia, Russia e più in là. Anche in questo caso si guarda sia al canale wholesale, sia ai department store, con un preciso piano strategico di posizionamento. A supportare il prodotto, che in futuro potrebbe arricchirsi di colab e capsule, una strategia di comunicazione trasversale, dove un ruolo chiave viene giocato dai social (“Fondamentali per la loro immediatezza”, sottolinea Vendola) e da brand ambassador famosi sì, ma con un vissuto e un approccio alla creatività fuori dagli schemi. Due nomi per tutti: il regista Gabriele Muccino, che ha posato nella campagna FW 21/22 insieme alla figlia Penelope, e da ultimo Anna dello Russo che è diventata il nuovo volto per il lancio dell’iconic capsule (Fall Winter 22.23) che sarà in vendita nei negozi a partire da settembre. Zero & Company produce per Suns le collezioni e si occupa altresì di tutti gli aspetti strategici legati alla vendita, dunque distribuzione, commercializzazione, logistica e marketing. La società pugliese, presente nel settore dell’abbigliamento da quasi

www.sunsboards.com - www.zeroecompany.com

cinquant’anni, e fondata da Mario Vendola nel 1973, supporta lo sviluppo e la crescita di Suns anche grazie alla seconda generazione della famiglia Vendola. Protagonisti di una storia tipicamente italiana, capace di affrontare i cambiamenti in corso grazie a un’alchimia perfetta tra solidità, flessibilità, passione e valori.


INTERVISTA Andrea Adamo Artefice di Andreadamo

saggio estetico, includendo di volta in volta delle novità: nella FW 22/23, per esempio, ho sperimentato il punto velluto e il mohair ed è un inedito per me il jersey fluido di viscosa nei capi drappeggiati. Per la prima volta ho inoltre proposto capispalla, come i piumini in montone e i modelli in pelle.

«Vestirsi? È mettersi a nudo per rivelare se stessi» Le esperienze presso Elisabetta Franchi, Roberto Cavalli, Zuhair Murad e Dolce&Gabbana, dove è stato head designer Celebrities & Special Projects, e nel 2020 la decisione di lanciare il suo marchio. Prima ancora, gli studi presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna. Ma per lo stilista artefice della “estetica del nudo” tutto è cominciato nel laboratorio della nonna sarta DI ALESSANDRA BIGOTTA

La Calabria, Bologna, Milano e Parigi sono i luoghi che hanno scandito la sua evoluzione: cosa le hanno dato? Sono nato a Crotone, in Calabria, ed è in questa terra difficile, ma meravigliosa, che è cresciuto in me il sogno di diventare fashion designer. A Bologna ho condotto i miei studi e attraverso le prime esperienze lavorative da fashion designer ho imparato quanto sia importante la determinazione. A Parigi ho trovato un contesto internazionale, lavorando nell’haute couture ed entrando a stretto contatto con le celebrity. A Milano è nato il mio progetto personale, con la volontà di far parte di una nuova generazione di talenti italiani che rappresenti un rinascimento della creatività italiana nella moda.

DIRETTORE RESPONSABILE E A.D. Marc Sondermann (m.sondermann@fashionmagazine.it) CAPOSERVIZIO Alessandra Bigotta (a.bigotta@fashionmagazine.it) REDAZIONE Andrea Bigozzi (a.bigozzi@fashionmagazine.it) Elisabetta Fabbri (e.fabbri@fashionmagazine.it) Carla Mercurio (c.mercurio@fashionmagazine.it) Angela Tovazzi (a.tovazzi@fashionmagazine.it) REALIZZAZIONE GRAFICA Nadia Blasevich (n.blasevich@fashionmagazine.it) Carlo Maraschi (c.maraschi@fashionmagazine.it) FASHION EDITOR Alberto Corrado (a.corrado@fashionmagazine.it) COLLABORATORI Mariella Barnaba, Annalisa Betti, Cristiana Bonzi PUBBLICITÀ E PROMOZIONE Barbara Sertorini (b.sertorini@fashionmagazine.it) Laura Pianazza (l.pianazza@fashionmagazine.it) SPECIAL PROJECTS Matteo Ferrante Veneziani (m.veneziani@fashionmagazine.it)

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Lei si rivolge sia alla donna che all’uomo. Ha ancora senso distinguere tra maschile e femminile? No: i miei modelli nascono privi di genere e sono pensati per chiunque voglia esprimere la sua unicità. A chi deve dire grazie? Innanzitutto a mia nonna sarta: in un contesto come quello di Crotone, dove può risultare difficile essere se stessi, mi ha insegnato a camminare a testa alta, seguendo e nutrendo le mie inclinazioni. E a mia madre, donna anticonvenzionale e fuori dagli schemi. Le sue creazioni vengono associate a una “estetica del nudo”: cosa significa? Il nudo è sinonimo di verità e la mia estetica è fatta di nudità, che si plasma sul corpo di chi indossa i miei capi. La mia palette colori nude non ha nomi, ma codici: il color carne, il color pelle, il colore nudo cambiano di persona in persona. Ad esempio, quello che altri brand chiamano “brown chocolate” per me è il “Nudo 03”. Ognuno deve essere orgoglioso del proprio corpo, esternando in libertà le proprie forme e il colore della pelle. Ha lanciato il suo brand nel momento più duro della pandemia… Ci è voluto coraggio e forse un po’ di incoscienza, ma da subito il progetto ha convinto i partner che volevo mi supportassero. Cosa rappresenta per lei la maglieria? Mi permette di esprimere appieno il mio mesASSISTENTE DI DIREZIONE / UFFICIO TRAFFICO Valentina Capra (v.capra@fashionmagazine.it) AMMINISTRAZIONE Cristina Damiano (c.damiano@fashionmagazine.it)

Abbonamento annuale 95,00 c/c postale n. 16879207 È possibile richiedere gratuitamente la rettifica o la cancellazione scrivendo a: Edizioni Ecomarket Spa - servizio abbonamenti Piazzale Cadorna 15 - 20123 Milano Numeri Arretrati: 16,00 e cad L’editore garantisce che i dati forniti dai sottoscrittori degli abbonamenti vengono utilizzati esclusivamente per l’invio della pubblicazione come quelli relativi agli invii in omaggio non vengono ceduti a terzi per alcun motivo. Garanzia di riservatezza per gli abbonati in ottemperanza al D. Lgs. n.196/2003 (tutela dati personali)

Come viene distribuita la sua collezione? E a quando l’e-commerce? Sono rappresentato dalla showroom 247, che segue l’aspetto commerciale e lo sviluppo wholesale del marchio: il titolare Giacomo Piazza ha creduto in me ancora prima che la collezione esistesse fisicamente. Già dalla prima stagione ho avuto ottimi riscontri presso retailer come Selfridges, Net-a-porter, LuisaViaRoma, Antonia, Ssense, Tzum e Basemnt e player importanti anche in Asia. Con alcuni abbiamo sviluppato capsule in esclusiva. L’e-commerce sarà uno dei prossimi step. Qual è la sua ambizione più grande? Voglio proseguire nella crescita organica del mio brand. Il sogno è quello di contribuire a portare il made in Italy nel mondo e diventare uno dei giovani nomi riconosciuti a livello internazionale, rendendo orgogliosa la mia famiglia e chi ha creduto in me dal primo momento. Oggi però non è facile essere un designer indipendente… Vero, ma significa avere libertà di espressione. Certo, l’autonomia implica il peso di fare tutto da sé. È fondamentale, ma non sempre semplice, fare incontrare la creatività con aspetti più manageriali e organizzativi, preservando la matrice estetica del brand. 

EDIZIONI ECOMARKET SPA Redazione, Amministrazione, Pubblicità Piazzale Cadorna 15 20123 Milano telefono 02 80620-1 FASHION - IL MAGAZINE DI STRATEGIA, INNOVAZIONE E MERCATI Registrazione presso il Tribunale di Milano n. 389 del 6-11-1970 Iscrizione n. 1418 al ROC Registro Operatori della Comunicazione Stampa: Aziende Grafiche Printing Srl - Via Milano 5 20068 Peschiera Borromeo (Mi) MDM Milano Distribuzione Media Srl È vietata la riproduzione anche parziale Articoli, disegni e fotografie, anche se non pubblicati, non verranno restituiti © FASHION 2022 Edizioni Ecomarket - Milano


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PEOPLE Francesca Ruffini Stoppani Direttrice creativa F.R.S For Restless Sleepers

In primis tantissima passione. Altrettanto importante è restare sempre coerenti al proprio dna, anche quando le logiche di mercato ti porterebbero altrove. Infine ho una formazione un po' atipica, perché dopo avere frequentato la Scuola superiore di Setificio a Como ho studiato economia e marketing, quindi se da una parte la mia mente è rivolta al sogno, dall’altra c’è una parte molto razionale.

«Tra sogno e ragione, passione e coerenza: così nascono le mie creazioni» Con la sua linea di roomwear Francesca Ruffini Stoppani rivisita il concetto di pigiama, superando i confini domestici in nome di un’eleganza decontratta e raffinata. Filantropa e attenta lettrice, ci racconta dei suoi progetti e della collaborazione con Umit Benan DI CARLA MERCURIO

Sopra, creazioni del brand F.R.S For Restless Sleepers. Francesca Ruffini Stoppani è anche responsabile della delegazione di Como della Fondazione Umberto Veronesi, per la quale ha raggiunto un record di raccolta fondi nel corso di un evento lo scorso novembre. Un fundraising per consentire l'attivazione di un nuovo protocollo a sostegno dell'oncologia pediatrica

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Qual è il capo preferito nella sua linea e come suggerisce di indossarlo? Tra le prossime proposte estive il kaftano verde sfumato, che già indosso sopra ai pantaloni, come una specie di uniforme. Inoltre da sempre amo portare delle catene vintage: fanno parte della mia quotidianità da quando ero ragazza.

Com'è destinata a evolvere la sua linea? Ha in mente di rivolgersi anche al pubblico maschile? Vorrei affacciarmi al mondo con una visione più allargata, dove si aprano nuovi punti di vista e nascano nuovi progetti. Ho già iniziato a rivolgermi a un pubblico maschile con Umit Benan: abbiamo realizzato una serie di capi unisex lanciati la scorsa estate. Com'è nata la colab con Umit Benan? Il suo mondo sartoriale, fuori dai cliché del classico, mi ha attratta sin da subito. Umit invece ama il loungewear: lo legge come un elemento di rottura del perbenismo classico e di eleganza tra le righe nell’intimità domestica, che diviene senso di libertà quando si sposta per Milano indossando un pigiama di seta sul suo skateboard. Abbiamo da poco presentato il prosieguo del progetto. I mesi del lockdown sono stati un incentivo per la vendita delle sue creazioni? Durante il lockdown i consumi si sono spostati verso altri settori, ma ho esteso la gamma di prodotti, focalizzandomi sia sulla praticità che sulla versatilità e la risposta del mercato è stata molto positiva. Un periodo in cui ho compreso molti equilibri che spesso la frenesia della quotidianità rendeva sfuggenti, ma soprattutto che la vera ricchezza risiede nella capacità di star bene con se stessi, in qualsiasi situazione. Come descrive il suo carattere? Sono una persona resiliente, lo sono sempre stata e da tutti i periodi più difficili della mia vita sono uscita più forte. Perseveranza, curiosità, umiltà ed empatia mi hanno aiutato moltissimo e avvicinato a persone straordinarie. Cosa è assolutamente necessario per la costruzione di un brand come il suo?

In quali mercati sta avendo più successo la sua linea? Sicuramente in America e in Europa. Penso che il valore aggiunto risieda nell’unicità delle stampe e nella versatilità dell’uso dei capi, che si possono indossare sia in modo molto casual, che estremamente elegante. Quanto spazio trova nella sua collezione il concetto di sostenibilità? Difficilmente riesco a trovare fondi stampa che utilizzano filati riciclati idonei a garantire il livello di qualità per me imprescindibile. Nell’ultima collezione con Umit Benan abbiamo usato un tessuto jacquard ottenuto con fili di seta riciclata: l’effetto è fantastico, perché il capo ha la stessa morbidezza di un cappotto di cachemire, ma la composizione è 100% seta. Ho provato a usare questa base per le stampe, ma purtroppo i colori sembrano quasi sbiaditi dal tempo. Lei è un’avida lettrice: quale il libro che consiglierebbe? Ho divorato un libriccino del filosofo coreano Byung-Chul Han. La domanda che lo attraversa è: siamo veramente liberi nella società dell’iperconnessione, di un Internet senza barriere? Per me è stato importante anche capire come possiamo essere influenzati dall’eccesso di informazioni mediatiche, spesso contrastanti tra loro. Suo marito, Remo Ruffini patron di Moncler, realizza piumini che tengono al caldo; mentre le sue creazioni sono la quintessenza della leggerezza: cosa le suggerisce questa dicotomia? La stessa domanda mi è stata posta un paio di anni fa da una cronista asiatica. Mi ha sorpreso moltissimo, perché il pensiero non mi aveva mai sfiorato. Penso comunque che non ci sia alcuna connessione interpretabile nel senso filosofico del termine dicotomia. 



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