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BUYER IN ZONA TORTONA

IL PUNTO SUL SALONE

Commenti e brand da tenere d’occhio

La parola ai dettaglianti italiani ed esteri

«White, bene così»: per i compratori la formula funziona

Secondo i retailer intervistati da Fashion la forza del salone sta nell’essersi ritagliato un ruolo unico tra le fiere, grazie alla ricchezza di spunti, all’offerta trasversale e alle sinergie

DI ALESSANDRA BIGOTTA

Con un bilancio di 18.850 visitatori a White|Sign of the Times, +24% rispetto a settembre 2021, il fondatore Massimiliano Bizzi può sentirsi ripagato del suo impegno a fare del salone una realtà unica nel suo genere, vetrina del made in Italy delle Pmi ma anche dei marchi internazionali di ricerca, fino alla filiera produttiva sostenibile, ospitata nella nuova area Wsm-White Sustainable Milano. Potendo contare sul supporto di Maeci e Ice Agenzia, oltre che sulla partnership con Confartigianato Imprese, sul contributo di Regione Lombardia e sul patrocinio del Comune di Milano, al termine della rassegna Bizzi ha insistito ancora una volta sull’importanza della sinergia: «Da tempo concepiamo la settimana della moda come un fashion expo unico nel quadro internazionale - ha sottolineato - e, grazie al costante dialogo con le istituzioni, i maggiori attori della città e le aziende, stiamo facendo passi avanti». Positivi i giudizi da parte dei compratori intervistati da Fashion. «Abbiamo trovato un insieme di marchi azzeccato - afferma Katarina Nordström di Musa a Göteborg, in Svezia -. Ho apprezzato la maglieria di Eleonora Gottardi, gli occhiali di Spektre, le ecofur di Atelier R&C, il design giocoso di La Milanesa e le borse di House of Florence». «Il pregio di White - osserva - è un’offerta che spazia tra realtà più e meno affermate. Anche l’attenzione alla sostenibilità è un punto a favore di Bizzi». Blast Off, Maison Co.Go e, ancora, La Milanesa sono stati i preferiti di Christoph Baran di Melange Deluxe a Copenhagen, che dice di avere colto spunti

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1. Lo stile di Botter 2. L’ingresso principale di White al Superstudio Più 3. Addetti ai lavori in visita alla manifestazione 4. I pantaloni di I Love My Pants, brand fondato nel 2019 da Donata Facchini, in licenza a Trend Srl di Urbania

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in ogni sezione del salone. «È proprio così - conferma Sabina Zabberoni, proprietaria e presidente di Julian Fashion sulla riviera romagnola -. Ogni parte della fiera è interessante a suo modo, grazie a piccoli dettagli da cui trarre ispirazione, trend e marchi da scoprire. Abbiamo voluto iniziare la visita con Wsm, progetto che ritengo molto attuale». «Ci ha fatto piacere vedere un White in piena ripresa dopo la pandemia - prosegue -. Nel padiglione principale, in particolare, protagonisti sono stati i brand made in Italy che raccontano storie di artigianalità e saper fare, quello di cui ora la moda italiana ha bisogno. Degno di menzione anche lo spazio London Show Rooms». Tra gli stand la retailer ha fatto tappa da Maurizio Miri, sinonimo di una sartorialità creativa, Dea, da tenere d’occhio nel campo degli accessori gioiello, lo storico produttore di calzature Sebastian e Apparis, sinonimo di ecopellicce colorate e divertenti. Andrea Agnetti di

Agnetti a Macerata si riallaccia alle parole di Sabina Zabberoni: «Wsm è stato la novità di White più significativa. La location più interessante? Il Mudec, con il giusto brand mix che vorrei nella mia boutique e nel mio e-commerce». Da tempo concepiamo Tra i marchi Agnetti cita il giapponese Taakk, «davvero innovativo», mentre Paolo la settimana della Mantovani di Mantovani moda come in Toscana nomina tra i must un fashion expo have Botter, Amaranto, le unico nel quadro “calze alternative” Ant 45 e La internazionale Milanesa. «White - commenta Massimiliano Bizzi Mantovani - è la dimostrazione che Milano ci ha provato e ha fatto bene. Il salone è un luogo di confronto a 360 gradi: serve per raccogliere idee, senza contare l’importanza di poter finalmente toccare il prodotto con mano. Utile il servizio di collegamento con le showroom attraverso courtesy car, che rientra nell’approccio personalizzato alle nostre esigenze da parte degli organizzatori. White, le showroom e le sfilate in contemporanea sono una forza». 

DALLA MAGLIERIA AL LIFESTYLE, UN MONDO FATTO DI ARTE E BELLEZZA

AL CENTRO DI UNA FILIERA PRODUTTIVA 100% MADE IN ITALY E SIMBOLO DI UNA SPERIMENTAZIONE ALIMENTATA DALLA CREATIVITÀ E DALL’HANDMADE, IL MARCHIO AVANT TOI SI PROIETTA NEL FUTURO CON LA SUA TERZA GENERAZIONE E CON UN PROGETTO UNICO NEL SUO GENERE, LA CAPSULE NUMERATA FLOWER LAKE

Grazie al suo bagaglio di creatività e sperimentazione, il brand Avant Toi, nato con la maglieria, ha chiuso il 2021 recuperando i livelli pre-pandemia e sfoggiando una grande carica di innovazione, che ha portato alla nascita di un progetto unico nel suo genere. Il suo nome è Flower Lake e si tratta di una capsule numerata, sviluppata all’interno della collezione FW 22/23, in cui i colori della natura, e in particolare del lago, sono stati dipinti rigorosamente a mano sul cashmere, rendendo i capi delle vere opere d’arte, una diversa dall’altra. Arte che, del resto, fa profondamente parte del dna del marchio, nato nel 1994 in seno al gruppo genovese Liapull per applicare alla maglieria tecniche di lavorazione sofisticate e innovative, non perdendo mai il piacere di esplorare un mondo dalle infinite possibilità. Al gioco continuo sui materiali, portandone alla luce le potenzialità inaspettate anche attraverso lavorazioni estreme e “poco ortodosse”, fa da contraltare l’abilità nell’hand painting, tecnica che esalta l’anima della maglieria attraverso l’uso del colore. Avant Toi non veste solo il corpo, ma la vita. Intorno al core business della maglieria si è infatti sviluppato un lifestyle che abbraccia l’intimo, l’outerwear, gli iconici foulard/quadrelli, le nuovissime sneaker e la casa, con la linea Home che dal 2018 propone cuscini, coperte, tappeti e molto altro. Lo stile 100% made in Italy di Avant Toi non conosce confini: presente nelle migliori boutique multibrand di oltre 30 Paesi, il marchio è anche sinonimo di un flagship nel centro di Milano, rinnovato a fine 2021 per essere innanzitutto un luogo di valori come la durevolezza e la sostenibilità, oggi più che mai attuali. Intanto in azienda è entrata la terza generazione: a gennaio, dopo un’esperienza di sei anni in Luxottica e con in tasca una laurea in International Management alla Bocconi, la giovane Giulia Marini (nipote della fondatrice Lia Gambetta) è diventata responsabile del Marketing and Strategic Business Development, gettando le basi per il futuro.

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