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PIETRO NEGRA/PINKO

INTERVISTA

Pietro Negra

Pinko

«Un attento percorso di upgrading: Asia, accessori, circolarità e rental, così porteremo Pinko nel futuro»

«Saremo sempre più vicini alla nostra community con gli eventi fisici previsti quest'anno in Cina, ma anche con Il Pinko Galleria che apriremo a Milano», racconta il presidente e amministratore delegato del marchio che nel 2021 ha fatturato 240 milioni di euro. A livello di prodotto si punta sempre di più sulla non stagionalità delle collezioni con un novità: da marzo parte Pinko Play, una piattaforma che permette di affittare capi o acquistarne di usati

di ANdREA BiGOZZi

Un negozio interamente dedicato alle vendite livestreaming in arrivo in Cina nel 2022, una piattaforma rental in partenza da marzo e un nuovo concept di negozio, che privilegia un rapporto unico con il cliente e che sarà sperimentato a Milano. Per Pietro Negra, presidente e amministratore delegato di Pinko i mesi della pandemia sono stati un incubatore di idee, che gli hanno permesso di riflettere su quali aspetti strategici accelerare per far evolvere il marchio di moda fondato nel 1986. Ora l'imprenditore è ottimista e, nonostante all'emergenza sanitaria si sia sommata quella legata alla crisi ucraina, è impegnato a portare avanti una serie di progetti con un obiettivo: «Puntare sempre più sui mercati in cui il consumo domestico è preponderante per non essere esposti ai flussi turistici o ai viaggi più in generale».

Un approccio che vi ha portato a investire sugli Stati Uniti...

La ripresa negli Usa è stata forte: il negozio aperto lo scorso anno a New York nel quartiere di Soho sta andando forte e prevediamo altri investimenti e per questo stiamo creando un team locale, in grado di poter gestire lo sviluppo dell'area.

Quali sono i mercati più promettenti in termini di crescita?

L'area Apac vale il 25% del nostro volume di affari. Le prospettive sono ampie, nel senso che la Cina non sarà soltanto per Pinko un mercato di sbocco, ma anche un luogo da cui attingere competenze e creatività. Dal punto di vista numerico contiamo di raddoppiare i volumi nel giro di tre anni. In Australia apriremo la prima boutique in partnership con Bluebell nel quarto trimestre del 2022, mentre la Corea resta il mercato più promettente nel Nord Asia.

La Cina non si sta dimostrando un mercato difficile da approcciare da brand indipendente?

Il consumatore cinese è alla costante ricerca di ispirazione: quello che noi cerchiamo di offrirgli, insieme alla qualità dei nostri prodotti, con una serie di operazioni. Quest'anno sono previste cinque sfilate in altrettante città cinesi, a partire da Chengdu. L'idea è di realizzare degli eventi fisici collegati alla cultura locale o che coinvolgano location iconiche della storia cinese come accadrà a Xian a fine anno. Parallelamente portiamo avanti l'attività legata al livestreming, che abbiamo testato per la prima volta durante il lockdown, lavorando su canali consolidati come Tmall che TikTok. I risultati sono incoraggianti, tanto che quest'anno inaugureremo anche un negozio solo dedicato al livestreaming.

Meno di un anno fa, proprio dalla Cina, è partito un nuovo format retail dedicato agli accessori. Come sta andando?

Il primo negozio lo abbiamo aperto a

Pechino ed è un vero e proprio laboratorio. Il secondo è previsto a Shanghai, presso Global Harbour Mall, nel secondo quarter di quest'anno. Stiamo mettendo a punto il modello: contiamo di aprire 10 punti vendita dedicati agli accessori entro il primo trimestre del 2023. Gli accessori hanno avuto per noi una crescita esponenziale negli ultimi anni, trainati dalle love bag ma non solo. Abbiamo in programma un ambizioso progetto anche sulle calzature e il mondo accessori avrà nei prossimi anni un focus sempre più dedicato, in termini sia di design e strategia che in termini di distribuzione e comunicazione.

Il tema dell'esclusività è sempre più centrale, anche per i brand premium e non riguarda solo il prodotto, ma anche l'esperienza dello shopping. Voi come lo state affrontando?

La parola d’ordine per i nostri store diretti è upgrading. Migliorare la distribuzione retail concentrandoci sui negozi più significativi, in grado di garantire awareness, immagine e fatturati. Avremo meno puntivendita diretti, ma più importanti e qualitativi, in grado di creare esperienze uniche. Il primo esempio sarà il monobrand store a nome Pinko Galleria che apriremo a Milano in Galleria Vittorio Emanuele, con linee e prodotti dedicati.

Anche nel wholesale puntate a salire di livello?

Pinko è cresciuto significativamente nei multibrand. Nel futuro avremo meno mul- timarca, con i quali però avremo sempre più un modello basato sulla partnership, per dare pieno sostegno alle potenzialità che hanno manifestato.

Come avete chiuso il 2021 rispetto al 2019, quando avevate raggiunto 222 milioni di fatturato?

Supereremo i 240 milioni, con un mix interessante tra digitale e fisico a beneficio dei margini e una distribuzione sempre più equilibrata tra Italia, Europa, Asia e resto del mondo.

Siete tra le prime aziende della moda ad aver nominato un sustainability design director. Ci riassume la vostra filosofia green?

Patrick McDowell con il suo approccio ci sta insegando a rendere il nostro modo di lavorare più sostenibile. Per esempio, proprio a seguito della prima esperienza con Patrick abbiamo cominciato a rivalutare la progettazione delle collezioni in chiave riuso. Non serve aumentare costantemente il numero di prodotti per vendere di più. Anzi, abbiamo ricominciato a valorizzare capi che hanno un ciclo di vita più lungo della singola stagione, creando un nuovo segmento di collezione che si chiama “second life”. Il nostro obiettivo è avere sempre a disposizione della cliente un'offerta sostenibile. Abbiamo già programmato di lanciare altre capsule con Patrick per il 2022. Ma materiali innovativi e capsule non ci bastano più. A marzo lanciamo Pinko Play, la prima piattaforma rental di Pinko, che permette di sottoscrivere pacchetti di capi da affittare e ricevere con tempistiche programmate e anche di comprare i capi usati per il rental. Si tratta dello sforzo più importante che Pinko fa per entrare in maniera strutturale nel mercato della circular economy.

Gli articoli dei brand costano sempre di più. Come gestirete i listini?

È il mercato che detta le regole, i nostri competitor diretti hanno rialzato i prezzi sulla spinta inflazionistica e sulle incertezze delle valute. Il nostro modello misto tra wholesale e retail ci obbliga a un equilibrio maggiore: valuteremo in base agli scenari mercato per mercato. 

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