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ALESSANDRO LOCATELLI/ROSSIGNOL

INTERVISTA

Alessandro Locatelli

Rossignol Apparel

«In pieno trend outdoor siamo pronti a crescere ancora»

Cresce l'importanza dei settori abbigliamento, scarpe e accessori all'interno di Rossignol, gruppo da 320 milioni di euro di ricavi. La divisione Apparel, dopo aver ottenuto ottimi risultati nei primi quattro anni, ha recuperato i livelli pre-Covid. «Durante la pandemia - dice il ceo Locatelli - abbiamo messo a fuoco le nostre nuove strategie»

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di aLESSaNdRa BiGOTTa

Correvano gli anni Ottanta quando Alberto Tomba inanellava vittorie sugli sci, sfoggiando il logo Rossignol bene in evidenza. Oggi il legame tra il marchio francese nell’orbita del fondo Altor, che detiene il 55%, e l’Italia è ancora a doppio filo: qui è realizzata parte della produzione e a Milano ha sede la divisione Rossignol Apparel, fondata nel 2015 e guidata da Alessandro Locatelli (ex Ittierre e Pierre Balmain) che in questa intervista, realizzata durante le Olimpiadi invernali di Pechino, fa il punto su traguardi raggiunti e progetti.

Nel 2015 Rossignol ha avviato la divisione Apparel, salita in quattro anni da 12 a circa 50 milioni di euro annui di ricavi. Cosa è successo durante la pandemia e dopo?

Dopo un calo fisiologico intorno al -20% nel 2020, nel 2021 il settore “soft goods” di Rossignol (abbigliamento, accessori e scarpe) ha recuperato i numeri pre-Covid e chiuderà l’anno intorno ai 60 milioni di euro. Abbiamo ordini in corso che ci proiettano verso gli 80 milioni nel 2022/2023. Il bilancio è positivo, con un cagr a circa il 30%. Durante la crisi abbiamo definito meglio i nostri focus: il settore dello sci è stato tra i più colpiti dal Covid, ma non appena si è voltato pagina, la montagna e l’outdoor sono diventati trend forti. Le vendite dell’estivo, tra l'altro, si sono quadruplicate, andando a rappresentare il 15% del turnover nel perimetro soft goods.

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Un settore, l'outdoor, sempre più mosso e preso di mira anche dalle griffe. Questo vi preoccupa?

Assolutamente no: noi stessi a ottobre abbiamo lanciato una limited edition con Balmain, indossata dai campioni olimpici Perrine Laffont e Hugo Laugier. Un segmento di mercato che fino a non troppo tempo fa era in seconda linea ora fa tendenza: questo non può che avvantaggiarci, anche perché abbiamo alle spalle 115 anni di storia.

Come vi approcciate ai giovani?

Rossignol è vivere lo sport e la montagna in maniera consapevole, inclusiva e rispettosa dell’ambiente: valori sentiti dagli under 35. Tra l’altro se Federica Brignone, classe 1990 e con due medaglie a Pechino, è brand “hero” di Rossignol, come altri 80 atleti impegnati in questa competizione, va a colpire e fidelizzare proprio il target dei suoi coetanei.

A proposito di sostenibilità, cosa mi può dire del programma Respect?

Il gruppo ha lanciato questo piano di social & environmental responsibility nel 2020, anno in cui ha aderito al Fashion Pact, puntando a ridurre del 40% la produzione di rifiuti degli impianti entro il 2025 e del 30% l’impronta

1. Alessandro Locatelli 2. Lo stile Rossignol, sempre più trasversale per età e occasioni d'uso

ambientale prima del 2030, oltre ad ambire alla neutralità carbonica, anche se non prima del 2050. A livello di prodotto, Respect significa usare sempre più materiali naturali, riciclati e certificati, evitare le materie prime la cui produzione non rispetti il benessere animale e ridurre l’uso di sostanze di origine chimica o fossile. Già dal 2018 abbiamo bandito le pellicce animali e la piuma, il piumino e le pelli sono scarti dell'agroalimentare.

La distribuzione: diventerete più "cittadini" e un po' meno alpini?

Già ora Rossignol non è solo Chamonix, Megève, Aspen, Innsbruck o Crans Montana. I nostri lifestyle store sono a Parigi, Lione, New York, Oslo, Shanghai, Pechino - solo per citarne alcuni - e siamo da Rinascente a Milano. Se ci fossero futuri opening, sarebbero in città vicine al nostro dna, un po’ come il prossimo asse Milano-Cortina. Intanto incrementiamo l'e-commerce, che ha superato il 20% dei ricavi dei soft goods e non si fermerà qui.

Cosa del suo passato nel lusso le è tornato utile con Rossignol?

Io ho cercato di spiegare e infondere le regole tipiche dell’abbigliamento premium di marca e Rossignol mi ha insegnato i valori e le peculiarità alla base dell’industria dello sport. Ma già quando sono entrato in azienda il confine tra questi due mondi era fluido.

A fine 2020 in azienda è arrivato il nuovo a.d. Vincent Wauters...

Vincent ha un solido passato nei soft goods. Possiede una visione tenace, che condivide entusiasticamente con il management e, cosa importante, tiene molto alla coesione tra le due anime di Rossignol, soft e hard.

Quali i prossimi progetti?

Una delle priorità per il gruppo è l'Asia: in Cina sono stati avviati nel 2019 i flagship di Pechino e Shanghai e sono nati alcuni Experience Center in località sciistiche. Queste Olimpiadi invernali danno il la ad altre iniziative. Come Rossignol Apparel puntiamo a una crescita qualitativa e quantitativa, nei prodotti e nei canali di vendita. Una qualità frutto di estetica, sostenibilità, comfort e funzionalità, per ottenere risultati profittevoli rispettando il brand language. Nel footwear, dopo aver completato la serie Après (doposci e altro), sarà la volta dei modelli Active, ideati per passeggiare in montagna anche senza neve. È allo studio la perfect Rossignol Insulated Jacket: per vederla “in azione” bisognerà aspettare fine anno. 

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