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Q&A CON IL CO-FOUNDER CIRO DI LANNO

INTERVISTA

Ciro di Lanno

Co-founder Mirta

Mirta guida la riscossa degli artigiani

Luxury made by people, not brands. Questo il claim del portale B2C lanciato da Ciro Di Lanno e Martina Capriotti per portare online e vendere sui mercati internazionali i prodotti delle Pmi italiane. Una startup che ha preso subito il volo e che nel progetto ora ha coinvolto anche i multimarca

DI ANGELA TOVAZZI

Ci sono Boldrini Selleria, specializzato in borse dai pellami conciati al vegetale, la pelletteria artigianale di Visonà e Stefanelli, il calzolaio di Novara che dal 1956 realizza scarpe per uomini illustri, compreso il Papa. Ma anche Cristian Marcucci, MiaLuis, Silvano Biagini, Fontanelli. Nominarli tutti 200 è impossibile, anche se a legarli c’è un unico denominatore: sono Pmi italiane Doc che - soprattutto durante la pandemia - in Mirta hanno trovato il partner giusto per far correre online le proprie produzioni, riuscendo a venderle sui mercati internazionali. Del resto, il portale è nato proprio con questo obiettivo: dare un respiro commerciale globale alle piccole realtà manufatturiere d’eccellenza, spesso fortissime sul prodotto ma carenti sul fronte delle competenze tecnologiche. Ciro Di Lanna, co-ceo della piattaforma fondata insieme a Martina Capriotti nel 2019, ci racconta il modello di business e l’evoluzione di questo marketplace online, che finora ha raccolto 5 milioni di finanziamenti e nel 2021 ha registrato 14.500 ordini, il 123% in più rispetto al 2020.

Da dove è arrivata l’idea di Mirta?

Dopo esserci formati tra le fila di Boston Consulting Group, abbiamo messo a frutto le nostre reciproche esperienze: quella di Martina nel mondo della consulenza tra Milano, Seoul e Tokyo, e il mio master in Business a Stanford, dove ho studiato da vicino i modelli della Silicon Valley. L’obiettivo era quello di creare un portale B2C per supportare i piccoli business del made in Italy nel processo di digitalizzazione e globalizzazione, creando un punto di contatto diretto con il consumatore finale. Oggi il nostro network comprende oltre 200 artigiani: il team di Mirta li supporta sul fronte della distribuzione, della logistica, delle operation, del customer care, mentre loro possono occuparsi totalmente di quello che sanno fare meglio: il prodotto. Un prodotto d’eccellenza e di altissiNel 2021 il portale ha registrato 14.500 ordini, un 123% in più rispetto all'anno precedente

ma gamma, ma capace di differenziarsi rispetto a quello proposto dai big del lusso.

La risposta del mercato è stata subito positiva. Quali i plus del vostro business model?

In primis la modalità al 95% “made to order”, che consente agli artigiani di produrre solo i prodotti che vengono realmente acquistati, permettendo loro di lavorare in un’ottica sostenibile e di eliminare a monte il problema della sovrapproduzione e dello spreco di materiali. Dopo l’ordine per la realizzazione ci vogliono in media 20 giorni, durante i quali noi di Mirta intratteniamo i nostri utenti portandoli virtualmente nelle botteghe artigiane e raccontando loro il processo di produzione, con immagini e contenuti ad hoc. All’inizio questo tempo di at-

Martina Capriotti e Ciro Di Lanno tesa ci spaventava. E invece è diventato uno dei momenti clou dell’experience, che culmina nel ricevere un prodotto unico e dal grande savoir faire, realizzato nei distretti italiani d’eccellenza, come Scandicci per le borse, Biella e l’Umbria per il cashmere, le Marche per le calzature, Como per la seta.

Nel 2021 vi siete spinti anche nel B2B...

Il progetto Mirta Wholesale è nato a maggio, sulla spinta delle richieste del mercato e oggi annovera come partner oltre mille boutique internazionali, soprattutto negli Stati Uniti e Nord Europa, per lo più di piccole e medie dimensioni. Lo scopo è quello di connettere gli artigiani italiani con i multimarca indipendenti, per rendere i processi di discovery e matchmaking più semplici e immediati. Un’iniziativa che ben si sposa con il nuovo interesse per il “local” e le qualità distintive del prodotto artigianale di lusso.

Avete chiuso un secondo round da 2,5 milioni. Come userete questa iniezione di capitale?

Tre gli obiettivi: sviluppare sempre di più il portale B2B, espandere la rete degli artigiani, investire in tecnologia per rendere l’esperienza dell’utente sempre più semplice e fluida. Incrementeremo anche il team, raddoppiando il numero dei 40 giovani, tutti under 30, di Mirta. Altrettanto ambiziosi gli obiettivi in termini di fatturato: dopo aver chiuso il 2021 a 5,5 milioni, con una crescita di oltre l’83% sul 2020, puntiamo al raddoppio nel 2022.

Cosa sogna per Mirta?

Sia Mirta che Mirta Wholesale hanno la mission di portare le persone al centro dell’esperienza del lusso. Vogliamo contribuire a promuovere uno stile unico per differenziarsi, a tutti i livelli: per i consumatori, gli artigiani, i multimarca. 

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