pratoreview
A testa in su Maddalena Crippa
Il teatro, la musica e il suo legame con il Teatro Metastasio
Universo Pecci
Un nuovo direttore, grandi mostre e acquisizioni Colapesce
Live in città, con il suo ‘Infedele’ Tour Cocktail (R)evolution Quattro locali e i loro bartender
n. 37 primavera 2018
ENGLISH VERSION
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37 pratoreview 13 EDITORIALE 14 SPETTACOLO 16 ARTE 19 LIBRI 20 LO SGUARDO DALLE STELLE 22 LO SGUARDO DA DENTRO 24 ITINERARIO Le torri che furono case nella città di Prato di Mila Montagni 30 MADDALENA CRIPPA Il teatro, la musica, i grandi incontri del destino... e il Met di Teresa Favi 34 MODA Tropicalia di Sabrina Bozzoni 42 FOCUS Instant tessile di Maria Lardara 46 INTERVISTA Conversazione con Cristiana Perrella, nuova direttrice del Centro Pecci di Francesca Lombardi 50 ARTE Il Centro Pecci nuove acquisizioni e mostre importanti di Francesca Lombardi
Tutta la gamma BMW e MINI Ampio parco usato garantito Service ufficiale
Accessori originali
37 pratoreview
56 INTERVISTA Lorenzo Urciullo è Colapesce. Si racconta, in occasione del suo live il 31 marzo a Prato di Sabrina Bozzoni
61 SEGNI PARTICOLARI
Sabrina Bignami e Alessandro Capellaro, anime di B-Arch
63 SEGNI PARTICOLARI
Alessia e Pierluigi sono Bettazzi + Percoco Architetti di Sabrina Bozzoni
64 ARTE
La mostra ‘Marie Antoinette’, al Museo del Tessuto di Virginia Mammoli
68 ITINERARIO IN CITTÀ
Un mixology tour nel centro di Prato di Virginia Mammoli
72 FOCUS AZIENDE Lucenzia: Swarovski e non solo
64 FOCUS AZIENDE Sarti: ascensori su misura
76 SHOT ON SITE Pratoreview n. 36
79 PRATO GUIDE
80 ENGLISH VERSION
82 OROSCOPO
Nella nuova ed esclusiva confezione da 125g una gioiosa esplosione dei nostri Biscotti di Prato! Ecco l’edizione della Minibiscottiera IN FESTA per il 160° anniversario della Fondazione del Biscottificio Antonio Mattei, illustrata da Simone Massoni e Ilaria Falorsi.
SPEDIZIONI IN TUTTO IL MONDO
DIRETTORE RESPONSABILE
Matteo Parigi Bini
MODA
Sabrina Bozzoni, Teresa Favi, Francesca Lombardi
REDAZIONE
Sabrina Bozzoni, Matteo Grazzini, Maria Lardara Virginia Mammoli, Mila Montagni, Elisa Signorini
CONTRIBUTORS
Claudio Cannistrà
FOTOGRAFI
Gianni Attalmi, Silvia Bavetta, Carlotta Benvenuti, Dario Garofalo, Lanfranco Nosi, Pasquale Paradiso, Willy Sanson
GRAFICA
Martina Alessi, Chiara Bini
TRADUZIONI NTL
DIRETTORE COMMERCIALE
Alex Vittorio Lana
PUBBLICITÀ
Gianni Consorti, Alessandra Nardelli
SOCIETÀ EDITRICE
Alex Vittorio Lana, Matteo Parigi Bini via Piero della Francesca, 2 - 59100 Prato - Italia tel +39.0574.730203 - fax +39.0574.730204 redazione@gruppoeditoriale.com
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1858-2018
pratoreview
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RISVEGLI IN CITTÀ
Possiamo ammetterlo, questo è stato un lungo e freddo inverno e non vediamo l’ora di riporre i nostri lunghi cappotti dentro l’armadio, alla volta di una primavera mai così tanto desiderata. Uscire e godersi la prima aria al profumo di fiori, i tramonti che si fanno sempre più attendere. In questa ammaliante cornice di rinascita, siamo partiti alla volta dei segreti di un centro storico da ammirare a testa insù. Raccontandovi e mostrandovi la bellezza senza tempo delle ventisei case torri medievali sopravvissute nel corso dei secoli, letteralmente inglobate nella storia di una città antichissima. Prato significa anche arte ed è proprio in questo preciso momento che la nostra massima istituzione in materia di arte contemporanea, il Centro Pecci, è il protagonista di una nuova primavera, iniziata sotto il segno di quattro acquisizioni, un nuovo direttore, Cristiana Perrella, che abbiamo avuto il piacere di intervistare e una mostra, quella personale di Mark Wallinger equilibratamente pop – pensata quindi non solo per il pubblico degli intenditori ma per una platea più ampia - e di rilievo internazionale. Giungiamo al grande teatro, attraverso un incontro con una donna di spettacolo
intensa e passionale, il nostro con Maddalena Crippa, ci ha rivelato il suo lontanissimo legame con Prato, che risale al 1975, anno del suo debutto in teatro nel Campiello diretto da Strehler e molto altro ancora. Esattamente nel cuore di Prato si sviluppano due mondi di progettazione e bellezza, microcosmi di ricerca dove si generano idee architettoniche uniche, parliamo di Sabrina Bignami e Alessandro Capellaro dello studio B-arch e di Alessia Bettazzi e Pierluigi Percoco di B + P architetti, protagonisti della nostra rubrica Segni Particolari. In un panorama musicale indipendente italiano che muore dalla voglia di essere sempre più “libero”, incontriamo Lorenzo Urciullo, in arte Colapesce, on stage nell’atmosfera underground del Capanno Black Out a fine marzo. Giovani, dotati di tecnica, ottimo palato, senso dell’estetica e voglia di sperimentare. Sono i bartender, gli alchimisti del nuovo millennio. Pensavate che Prato non potesse concorrere a innalzare questo nuovo trend? Ne abbiamo scelti quattro e ci siamo fatti rivelare il loro cocktail cult della primavera, scoprite con noi i locali perfetti per tirare tardi nelle tiepide notti che verranno.
LA PRIMA ARIA AL PROFUMO DI FIORI, I TRAMONTI CHE SI FANNO SEMPRE PIÙ ATTENDERE. IN QUESTA AMMALIANTE CORNICE DI RINASCITA, PRATO HA I SUOI ASSI NELLA MANICA
Una primavera da ricordare. Da vivere nel segno dell’arte e del grande spettacolo
EDITORIALE 13
SPETTACOLO
MARZO
Iniziamo bene, iniziamo col rock. Il 17 marzo al Capanno Black Out, i Meganoidi, l’affermato gruppo genovese, presenta nell’unica data toscana il nuovo album Delirio Experience. Ci spostiamo al Teatro Metastasio dove, fino al 18 marzo, Konstantin Bogomolov, regista protagonista della scena russa, presenta un riadattamento del capolavoro dostoevskijano Delitto e Castigo, riconducendolo alla nostra più bruciante contemporaneità senza riscriverne il testo originale. Al Teatro Magnolfi, fino al 25 marzo, la compagnia teatrale Gli Omini porta scena i suoi drammi più memorabili: La famiglia campione (venerdì 16 e sabato 17) e Più carati (domenica 18), che sarà riproposto nel secondo
fine settimana (venerdì 23) insieme alla nuova produzione Controllori (sabato 24 e domenica 25). Da martedì 20 a giovedì 22 tre piacevoli conversazioni con il pubblico che ha visto o vedrà i tre spettacoli che Gli Omini hanno scelto per raccontarsi in scena. Al Fabbricone, dal 22 al 25 marzo, Carmelo Rifici porta in scena Ifigenia, Liberata un dramma in cui i testi di Euripide si mescolano a quelli dell’Antico e Nuovo Testamento, di Omero, Eschilo, Sofocle, Nietzsche, Fornari e Girard, per fornire storie e riflessioni sulla violenza dell’uomo come realtà inestirpabile e mistero senza fine. Il 22 marzo, al Teatro Politeama Pratese, la Camerata Strumentale Città di Prato fa festa per i suoi vent’anni e celebra il centocinquan-
tesimo anniversario della scomparsa di Rossini con la brillante Sinfonia già erroneamente riferita al Viaggio a Reims. Affronta quindi la Sinfonia n. 100 di Haydn, dove l’autore fa esplodere a sorpresa le sonorità d’una fragorosa banda turca di percussioni, che la tradizione ha equivocato come musica «militare» e che invece di militaresco non ha proprio nulla. Al classico dei classici, la Quinta Sinfonia di Beethoven, nella lettura di Johathan Webb, spetta il compito di chiudere in giubilo ottimistico un programma che guarda al futuro, ai vent’anni che verranno. Stessa sera, quella del 22 marzo, per il Berretto a Sonagli di Luigi Pirandello, sul palco del Teatro Borsi. Al Fabbricone, dal 27 al 30 marzo, in prima assoluta,
Livia Gionfrida trae spunto da memorie individuali e collettive legate all’immaginario religioso, alla Passione di Cristo e alla storia di Pinocchio per Gioia. Via crucis per simulacri, una singolare via crucis dove la vita di una madre e di un figlio si mescolano ai fatti di cronaca e a interviste raccolte in carcere. Chiudiamo il mese con un live imperdibile. Martedì 31 marzo al Capanno Black Out, uno dei volti più interessante del panorama musicale indipendente italiano, Colapesce, con il suo “Infedele Tour” (leggi la nostra intervista a pagina 56).
APRILE
Al Teatro Metastasio, dal 4 all’8 aprile, in occasione del cinquantenario dalla morte di Don Lorenzo Milani, Vangelo secondo Loren-
14 AGENDA
Palazzo Pretorio
Colapesce Sopra: Meganoidi Sotto: Gli Omini
zo, scritto da Leo Muscato (che cura anche la regia) e Laura Perini, è un viaggio nel mondo del Priore di Barbiana che prova a divulgare la preziosa rarità d’un pensiero vibrante e radicale ripercorrendo le stagioni della sua breve vita e del suo apostolato sacerdotale. Quattro serate speciali con ospiti d’eccezione festeggia la X edizione della rassegna di musica ai confini del jazz, Sounds on Friday, dal 6 al 27 aprile, al Circolo La Libertà di Viaccia. L’esplosivo e contagioso universo di ispirazioni afro e american black è il filo conduttore dei quattro concerti di questa edizione: il 6 aprile “Play Ellington”, il 13 aprile – “Rahsaan”, il 20 aprile –“Artetto”e infine il 27 aprile con “NicoGoriSwing10tet”. Al Fabbricone, dal 12 al
15 aprile, Roberto Trifirò è il protagonista di uno dei capolavori di Molière Il Misantropo che la regista Monica Conti rilegge per mettere in evidenza e in ridicolo le dinamiche dell’adulazione, dell’ipocrisia, del doppiogiochismo, facendone emergere nella musicalità e nel ritmo dei dialoghi. Ultimo spettacolo in programma nel Cartellone 2018 del Teatro Politeama è Una festa esagerata, scritto, diretto e interpretato da Vincenzo Salemme, il 14 e 15 del mese. Al Metastasio, dal 17 al 22 aprile, in prima assoluta, il regista Massimiliano Civica e l’autore Armando Pirozzi firmano Belve, una farsa che racconta una delirante cena tra due coppie, tra frutti di mare avvelenati, strane macchinazioni e improbabili convitati.
Al Teatro Magnolfi dal 27 aprile al 6 maggio: Sandro Lombardi porta in scena le sue piece più celebri. Considerato uno degli artisti più carismatici e poliedrici del panorama teatrale italiano e da molti il più grande attore della sua generazione. Il 26 aprile al Teatro Borsi a tutto Jazz con Francesco Zampini & Ben Van Berger in Concerto.
MAGGIO
Ospiti internazionali, mostre fotografiche, talk show, libri, cinema, teatro e musica. Torna a Prato dal 3 al 6 maggio 2018 Mediterraneo Downtown, il primo festival italiano sul mediterraneo contemporaneo. Mediterraneo Downtown conferma, per la sua seconda edizione, la stessa formula che lo scorso anno ha portato in città 3000 spettatori e 80
ospiti da 13 Paesi del Mediterraneo: tanti incontri, una libreria con titoli dedicati all’area, uno spazio bambini sempre più colorato e ricco di laboratori, una matinée per gli studenti, fumetti e fumettisti, uno spettacolo serale, tanto cinema con i migliori titoli del “Middle East Festival” e del “Terra di Tutti Film Festival” e il Premio “Mediterraneo di Pace”. Molte anche le novità per il 2018: una sezione dedicata alle principali città mediterranee (Istanbul, Il Cairo, Napoli, Odessa) raccontate in piazza da artisti, giornalisti e scrittori nelle piazze del centro storico, una rassegna stampa quotidiana sui temi del mediterraneo a cura di TV2000 e la redazione di Lercio, letture a cura del Museo Migranti e, infine, un concerto all’alba.
15 AGENDA SPETTACOLO
Palazzo Pretorio
Una festa esagerata Cemerata Strumentale Sandro Lombardi
MUSEO DEL TESSUTO
Invidiata per le sue vezzosissime mise dall’improbabile al sublime, Maria Antonia d’Asburgo, Marie Antoinette Capeto per i sudditi francesi - che l’amarono e finirono per odiarlaè stata il personaggio perfetto per l’invenzione cinematografica di Sofia Coppola. E, novella Madame Bertin, Milena Canonero nel 2007 ha ricevuto per i costumi l’Oscar di quell’anno, anche perché i suoi abiti sono stati definiti dalla critica “la miglior reinterpretazione cinematografica mai realizzata dell’abbigliamento del XVIII secolo”. Proprio con venti degli abiti preparati per Marie Antoinette apre la stagione espositiva del Museo: capi maschili e femminili che sono stati indossati dai personaggi principali della pellicola statunitense e che fanno splendida mostra nelle sale fino al 27 maggio, narrazione iconica di
un mondo che fu e che (a suo modo) ancora è. Il titolo della mostra, inevitabilmente: Marie Antoinette. I costumi di una regina da Oscar. Negli spazi del Museo rimane poi visitabile, fino al 29 aprile, una rassegna che completa perfettamente l’esposizione, ovvero Il capriccio e la ragione. Eleganze del Settecento europeo, dedicata appunto all’evoluzione dello stile e della moda nel secolo dei Lumi.
CENTRO PECCI
Rimarrà aperta fino al 3 giugno la prima mostra personale itinerante dell’artista inglese Mark Wallinger, il cui nome riecheggia potente anche nel titolo Mark Wallinger Mark, segno palese della ricerca profonda sull’identità che questi ha nel suo DNA fin dagli esordi della carriera. Una carriera che spazia tra pittura, scultura, fotografia, video, installazione, performance e arte pubblica.
Il Centro espone le sue opere più significative e apre a una sua nuova comprensione. Per l’occasione Wallinger ha realizzato Pietre Prato (2018) opera site-specific, con pietre numerate a mano per indicare l’intrinseco contrasto tra il lavoro dell’uomo e la scala temporale della geologia, accompagnando riflessioni sulla mortalità e sulle liste degli scomparsi e degli ignoti.
FATTORIA DI CELLE
L’ottantesima installazione della Collezione Gori non smentisce la capacità innovativa di questo spazio ‘rubato’ alla Natura per l’arte e dal 24 marzo ospiterà La Serra dei Poeti, di Sandro Veronesi (con la sua opera prima d’architetto) e Andrea Mati, paesaggista-musicista. Trenta splendidi cipressi varietà Bolgheri, disposti su quattro filari, che convergono verso la Serra, progettata appunto da Veronesi e ispirata
a quel mito ingegneristico del paraboloide iperbolico espressione plastica della ‘resistenza per forma’ - che vuol qui rappresentare la poesia nella storia dell’uomo. La Serra, infatti, accoglierà un semenzaio dove le essenze saranno incubate e prodotte, per rendere omaggio ai poeti del presente. I trenta cipressi sono l’impegno iniziale a sanare le ferite che la tempesta di vento del 5 marzo 2015 inflisse a ben 550 delle piante della Fattoria.
LOTTOZERO
Lottozero partecipa alla Fashion Revolution Week, evento mondiale dedicato alla consapevolezza nel consumo della moda, con la seconda edizione di Fashion Revolution Fair, un appuntamento di due giorni, il 21 e il 22 aprile, durante il quale sarti sia locali che internazionali lavorano in diretta, espongono e vendono alcuni dei loro pezzi unici.
16 AGENDA ARTE
Lato Palazzo Pretorio
In alto: Museo del Tessuto In basso: Lottozero Centro Pecci
PATRIZIA DI CARROBIO
Una vita a gioiello
A rendere un gioiello questo libro sono anche le illustrazioni del pratese Marco Milanesi, insieme alle storie e alle curiosità porte con la grazia lieve di una signora dei gioielli come appunto Patrizia di Carrobio, una delle prime banditrici donne di Christie’s New York e oggi commerciante di diamanti, pietre preziose e gioielli vintage. In questo libro, curato da Francesca Joppolo, racconta la sua vita e le sue esperienze, i gioielli e i ricordi, intrecciati con la storia del costume e quella del cinema. Un mondo nel quale la bellezza e l’arte hanno sempre uno spazio. Anche se racchiuso nei pochi centimetri di una spilla.
14 euro
Le Case del malcontento
Samuele Radi dal suo paese di Maremma era riuscito a scappare. Ma, inatteso, c’è anche tornato. E tornare non è sempre come quando Ulisse riuscì a riabbracciare Penelope. Anche perché una Penelope che l’attenda Radi non ce l’ha. Ma una storia d’amore che l’aspetta c’è, con una giovane che non è del paese de Le Case. Ed è una storia pronta a scatenarsi e diventare la miccia che fa scoppiare le storie di quanti tra le mura di quel paese sono asserragliati da sempre, impauriti dalla vita mentre anelano immergervisi. È così che il romanzo di Naspini racconta un mondo con tutte le sue voci. Nessuna esclusa e nessuna protagonista. Se non Le Case. 18.50 euro
Un’altra cena o di come finiscono le cose
Un romanzo breve, uscito dalla penna di uno che si è sempre definito (almeno fino a quest’anno) autore di racconti; un romanzo breve che s’insegue nelle pagine che narrano di una cena tra quattro amici, una cena apparentemente senza anomalie rispetto ai ritmi del loro vivere quotidiano e consolidato. Ma come accade nelle tessiture più elaborate, i discorsi dei quattro amici finiscono per rivelare a tutto tondo le loro esistenze e le loro passioni, i desideri remoti e le abitudini che non cambieranno mai. Sottile invece la coscienza del disastro che li attende, ognuno a suo modo, e che è ormai impossibile evitare.
12 euro
Gli autunnali
Il volto di lei è quello della splendida amante di Amedeo Modigliani, la pittrice Jeanne Hébuterne, ed è raffigurato in una fotografia che il protagonista tiene in tasca - rispettosamente piegata in quattro. Il pretesto è tutto qui, nell’innamoramento sulla lama della follia di un uomo dalla vita perfettamente inscritta nella quiete di un matrimonio, di un lavoro, di un quartiere, di una città struggente d’oro come Roma nei tramonti di settembre. L’amore per Jeanne pare quello platonico e perfetto dei romantici tormentati come il giovane Werther e Jacopo Ortis, finquando a rovesciare il mondo sulla scena non arriva una donna che ha lo stesso volto di Jeanne e una vita vera… 17 euro
18 AGENDA LIBRI
SACHA NASPINI
SIMONE LISI
LUCA RICCI
Si ringrazia per la gentile collaborazione La Feltrinelli Librerie Prato - via Garibaldi 92/94 a, Prato
Aperto tutti i giorni prAnzo e cenA chiuso il lunedì e sAbAto A prAnzo
SONO APERTE LE PRENOTAZIONI PER IL PRANZO DI PASQUA E LUNEDÌ DI PASQUETTA
PROFETA DORMIENTE
L’incredibile, ma non impossibile, storia di Edgar Cayce di Claudio Cannistrà
In questa pagina: una foto del labirinto che si trova di fronte alla sede dell’Edgar
Cayce’s
A.R.E. Association for Research and Enlightenment in Virginia Beach
Esiste la possibilità di viaggiare nel tempo e nello spazio, al di là delle barriere che ci impone la nostra natura terrena? La storia sembra dire che esistono personaggi in grado di farlo, aprendoci verso dimensioni sconosciute, al di là dei cinque sensi. Uno di questi è stato sicuramente il veggente Edgar Evans Cayce (1877-1945). Personaggio straordinario per le sue doti extrasensoriali e le eccezionali facoltà medianiche, Cayce nasce da una famiglia di poveri agricoltori il 18 marzo del 1877 ad Hopkinsville nello stato americano del Kentucky. Si racconta che, bambino prodigio, leggesse la Bibbia già all’età di sette anni. Durante una di queste letture, improvvisamente udì una musica ed una visione gli si materializzò nella luce, mentre una voce diceva: “Le tue preghiere sono state ascoltate! Cosa desideri dal Cielo?”. Il bimbo, che a quell’età aveva già avuto visioni e apparizioni, rispose: “Mi piacerebbe curare gli altri e amare i miei fratelli”. Questa visione si realizzerà alcuni anni più tardi. Come molti nati nel segno dei Pesci, Cayce incontrerà la sua vocazione in un’atti-
vità di aiuto agli altri e dopo un percorso professionale tormentato, che lo farà passare da un lavoro all’altro. Da giovane desidera studiare per diventare sacerdote, ma la povertà della famiglia glielo impedisce. Si trasferisce in città, dove svolge numerosi lavori come commesso in un negozio di scarpe e in una libreria, assicuratore, rappresentante, fino a quando in seguito a una severa afonia, che gli impedisce di parlare con chiunque, è costretto a lavorare in un gabinetto fotografico.
CHIAROVEGGENZA MEDICA
La sua vita cambia nel 1901 per l’incontro con un medico ipnotista e osteopata, Al Layne, che gli consiglia di descrivere il carattere del suo disturbo, mentre si trova in stato di autoipnosi. Le persone presenti lo ascoltano, mentre sotto autoipnosi spiega le cause della sua afonia e i rimedi da utilizzare per curarla. In pochi giorni Cayce guarisce da tutti i suoi mali e l’1 aprile del 1901 guarisce con la stessa tecnica Layne, che soffre di dolori di stomaco, descrivendone in autoipnosi le infermità e la relativa cura. I due aprono uno studio di
SGUARDO DALLE STELLE 20 L’UOMO CHE VIAGGIANDO NEL TEMPO E NELLO SPAZIO HA AIUTATO PIÙ DI 40.000 PERSONE
LO
‘letture medianiche’ gratuite; Layne aiuta Cayce nel condurre le letture, che si svolgono anche a grande distanza dal paziente, e nel preparare i rimedi. In pochi anni questa diventa la loro principale attività. Edgar Cayce riuscirà, nel corso della vita, a guarire oltre 40.000 persone, diventando famoso in tutti gli Stati Uniti e riuscendo con il lascito finanziario di un agente di cambio di New York addirittura a costruire un ospedale per i suoi pazienti.
Il suo soprannome Profeta dormiente gli deriva dal metodo utilizzato nelle sue ‘letture medianiche’. Si addormenta e cade in trance in pochi secondi, dopo di che è in grado di discutere di storia, filosofia, medicina, viaggiando nel passato e nel futuro con estrema facilità. Non chiede mai denaro per trattamenti e consulenze, consigliando a seconda dei casi a volte medicine, a volte erbe e rimedi naturali, massaggi o semplici esercizi. É in grado di scoprire le cause di malattie comples-
se, che a volte risalgono, come egli afferma, a precedenti incarnazioni, ed insegna alle persone, che lo contattano da tutto il mondo, come sciogliere situazioni ‘karmiche’, provenienti da vite passate, oltre a fare previsioni straordinarie. Un esempio valga per tutti! Nel 1929, in una lettura medianica riguardante l’andamento dell’economia americana, Cayce profetizza che la borsa di Wall Street da lì a poco crollerà, cosa che effettivamente si verifica il 29 ottobre.
LA MEMORIA AKASHICA
Alla domanda di come riesca a prevedere tali fatti, Cayce risponde semplicemente che la sua mente pesca nei cosiddetti registri akashici: una sorta di memoria universale, che, secondo gli studiosi del paranormale, funziona come un grande magazzino, che contiene tutti gli eventi dei singoli e dell’umanità fin dall’inizio del mondo, rimasti impressi nell’etere.
Per chi fosse scettico, sono disponibili le
testimonianze autografe delle persone guarite e oltre 14.000 ‘letture medianiche’ di Cayce, stenografate dalla sua segretaria; un materiale, che unito ai libri, rappresenta una vera miniera di informazioni sull’al di là e sui misteri della vita. Nei suoi scritti, Cayce richiama la nostra attenzione sull’importanza delle semplici cose, che ci circondano: una vita sana a contatto con la natura, un regime alimentare equilibrato, un vero amore per il prossimo, un’apertura verso una reale spiritualità. Solo così riusciremo a vivere un’esistenza piena e soddisfacente.
Claudio Cannistrà fa parte della “Bottega dell’Astrologo”, associazione pratese di recente costituzione, che ha come obiettivo di contribuire allo sviluppo di una nuova comprensione della realtà visibile grazie all’interpretazione delle simbologie celesti e che organizza corsi ed attività culturali. Per informazioni: canniclau@libero.it; labottegadellastrologo@gmail.com
LO SGUARDO DALLE STELLE 21
Nelle foto in alto: un ritratto di Lorenzo Giusti di fronte alla GAMeC e alcune immagini di allestimenti della galleria
PROSPETTIVE AD ARTE
Lorenzo Giusti, nuovo direttore della GAMeC di Bergamo di Virginia Mammoli
Tra 38 domande arrivate dall’Italia e dall’estero il consiglio direttivo della GAMeC (Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea) di Bergamo ha scelto Lorenzo Giusti come direttore del museo con mandato dal 2018 al 2020 e chissà, magari anche per il triennio successivo. Lo storico dell’arte e curatore pratese ha così lasciato la direzione del Man di Nuoro e ha preso il posto di Giacinto Di Pietrantonio che ha guidato il museo per quasi 18 anni.
Dal MAN di Nuoro alla GAMeC di Bergamo. Come ha reagito a questa notizia?
Mettendomi subito al lavoro. Per gli artisti e i curatori della mia generazione la GAMeC è stata uno dei principali punti di riferimento per l’arte contemporanea in Italia, una galleria dalla forte vocazione sperimentale, favorita dalla vicinanza di Milano, l’unico vero centro del contemporaneo nel nostro paese. Un museo reso oggi ancora più interessante dalla prospettiva della nuova sede, più ampia e funzionale. Cosa significa per lei questo nuovo incarico?
Significa un altro passo in avanti. Nel mio cammino non ho bruciato tappe. Dopo la laurea ho
continuato a studiare, lavorando e viaggiando il più possibile. Ho iniziato come freelance e poi sono entrato nelle istituzioni, prima come curatore, poi come direttore, in Sardegna e adesso alla GAMeC.
Che progetti ha per la GAMeC?
Ho presentato da poco il programma per la seconda metà del 2018 e le linee guida per il prossimo triennio. Ho immaginato una galleria audace, capace di sostenere l’attività degli artisti e dei curatori emergenti e di gettare ponti tra un passato più o meno recente e un presente in via di definizione.
In questo momento le sale dalla GAMeC stanno ospitato la grande esposizione Raffaello e l’eco del Mito. Ci può anticipare qualcosa sulle prossime mostre?
La mostra di Raffaello, che include aperture sul Novecento e sulla contemporaneità, è espressione della storica collaborazione tra GAMeC e Accademia Carrara, che ogni due anni trova forma in un progetto condiviso. Il 7 giugno inaugureremo la prima mostra in un museo italiano dell’artista americano Gary Kuehn, maestro del post-minimalismo, a cinquant’anni esatti dalla
DA FUORI 22
LO SGUARDO
LA NUOVA AVVENTURA DELLO STORICO D’ARTE E CURATORE PRATESE, CHE DAL MAN DI NUORO È SBARCATO ALLA GALLERIA D’ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA DI BERGAMO
ph.
Daniela Zedda
sua prima e unica personale in Italia, da Christian Stein a Torino. Parallelamente presenteremo il progetto Enchanted Bodies/Fetish for Freedom, a cura di Bernardo Mosqueira, con importanti artisti internazionali accomunati dall’esperienza della migrazione, della deportazione o dell’esilio, tra cui Tania Bruguera, Dahn Vo, Haegue Yang, Abbas Akhavan. Sempre in estate presenteremo il primo evento del ciclo La collezione impermanente, una piattaforma di ricerca, espositiva e laboratoriale. In autunno presenteremo il primo capitolo di un ambizioso progetto pluriennale che affronterà un discorso trasversale sul tema della materia e che coinvolgerà grandi autori come Burri, Fontana, Fautrier, Dubuffet, fino alla contemporaneità di Urs Fisher, Florence Peake, Thomas Ruff, Jol Thomson. L’artista che sogna di esporre.
Il mio sogno ricorrente devia piuttosto nettamente dagli ambiti in cui mi muovo di solito. Vorrei dedicare una grande mostra a Caspar David Friedrich, per parlare
di ciò che resta del romanticismo. Un sogno, non una priorità. In questo momento penso sia più importante dedicarsi ad altri temi.
Cosa le manca della sua città natale?
I miei amici di sempre, i pranzi della domenica a casa con il filone fresco del Mattei, le camminate in Calvana, i sabati pomeriggio in biblioteca e le serate al Terminale.
I suoi luoghi del cuore a Prato?
Il muretto di via del Ghirlandaio, dove sono nato, e piazzetta Alberti, dove sono andato a vivere da solo. Canneto, dove avrei voluto vivere, e Casa Bastoni, dove mi ritirerò da vecchio (so bene che non è possibile).
Un tour d’arte a Prato firmato Lorenzo Giusti.
Della Robbia alle Carceri, Giovanni da Milano e Lorenzo Bartolini al Pretorio, Nicola Pisano e Livio Mehus nell’Opera del Duomo, Bonaccorso di Cino nel Palazzo degli Spedalinghi. Gli orti di San Niccolò e la vista sulle ultime ciminiere dal Cas-
sero restaurato. Merz, Melotti e Kapoor al Pecci. Ciò che resta dei murales di Blu in via Nenni e alla Passerella. La corte di via Genova.
La città sta vivendo un periodo di grande energia sotto vari aspetti, anche quello artistico…
Sono cresciuto a Prato negli anni della grande crisi del tessile e dell’arrivo della comunità cinese. Per me c’era una forte energia anche allora. L’energia delle cose che cambiano, del doversi ritrovare, riscoprire, ridefinire. Del doversi confrontare con una società in trasformazione, che evolve e che sfida il presente. L’energia della resistenza alle difficoltà, da sempre uno dei grandi motori per la creazione artistica. Se oggi qualcosa è cambiato è perché la tensione accumulata si è trasformata in energia positiva. Il destino di Prato rimane comunque quello di raccontare il nostro tempo.
Prato è? Ci risponda con un’opera d’arte.
La Venere degli stracci di Pistoletto.
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LO SGUARDO DA FUORI
ph. CN10 Architetti
ORGOGLIO MEDIOEVALE
Le torri che furono case nella città di Prato di Mila Montagni foto Pasquale Paradiso
C’è stato un tempo anche a Prato in cui i giorni erano scanditi dalla campana con i suoi rintocchi. A guidare la vita e il lavoro era la campana della pieve di santo Stefano, che fronteggiava la prima sede del Comune, le cui adunanze erano convocate proprio nella Pieve. Quando nel 1250 il potere laico si fece più sicuro innalzò le sue campane e la più importante fu posta su una delle torri del palatium imperatoris, per cadenzare le 12 ore di lavoro quotidiano che caratterizzavano la vita dei pratesi, i cui signori (affievolitosi il potere dei conti Alberti) erano Ugorlandi e Pipini, Marinai, Gollo, cui si associavano già casate d’ascendenza borghese come Guazzalotti, Migliorati, Ferracani, Ringhiadori. Famiglie associate in consorterie che vivevano nelle loro case segnate dalle torri, nella cerchia delle mura allora di libero Comune.
Un secolo prima
Dopo la distruzione del castello e della borgata, nel 1107, fu innalzato un nuovo, più ampio cerchio di mura, furono coordinati lavori idraulici e costruiti canali d’acqua per campi e industrie. All’interno della città furono costruiti nuove chiese, ospizi, case in muratura, botteghe, mulini e gualchiere, ma anche torri e poi case torri in bozze d’alberese biancastro. Prato era diventato un castrum ma non ancora città, mancando la sede vescovile. Le torri, i palazzi e le case torri accompagnavano la nascita di una città nella sua completezza. Alla metà del XIV secolo, queste architetture
lasciarono il posto ai palazzi di tutt’altra struttura, magari nati proprio dalla fusione di casetorri rimaste semivuote dopo la terribile peste nera del 1348, che ridusse del 70% la cittadinanza e consentì di ampliare strade e piazze. Piazza del Duomo, piazza del Comune e piazza San Francesco sono l’esito ancora visibile di questo cambiamento demografico e urbanistico, mentre le torri nel Quattrocento furono trasformate in altane da cui ammirare il panorama. Nel Cinquecento le torri rimaste erano testimonianze storiche.
Case o torri?
Secondo quanto raccontano i contemporanei l’orizzonte di Prato contava su ben 60 torri, che potevano essere requisite dal Comune e usate come punti d’avvistamento, ma anche essere violentemente mozzate quando una famiglia riusciva con la forza a prevalere su quelle dei nemici. Perché le torri erano inizialmente il simbolo orgoglioso di una nobiltà feudale inurbata che doveva essere contenuta nelle sue aspirazioni e ambizioni di potere, non soltanto dagli avversari (Guelfi o Ghibellini che fossero), ma anche dal potere pubblico che cercava di instaurare un sistema proiettato verso il mondo del lavoro e del commercio.
Alberese e laterizio
Così queste dimore venivano sviluppate in altezza per sfruttare al massimo il terreno all’interno della cinta urbana fortificata, con porte e finestre molto piccole; i materiali uti-
Palazzo Pretorio, secondo gli studiosi, è una casa torre tra le più tarde. A confermarlo sarebbe proprio il laterizio usato per edificarla
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ITINERARIO IN CITTÀ
In alto torre Guizzelmi, in basso torre del Fossato in piazza Lippi. Nella pagina accanto dall’alto in senso orario: torre degli Ammannati, casa torre di via Garibaldi, casa torre di via del Corso, casa torre di via Garibaldi
lizzati per l’esterno (il serpentino era il più caro, mentre il laterizio del più tardo Palazzo Pretorio era assai più economico) e l’altezza della torre erano un indicatore del potere di una famiglia. All’interno la suddivisione in piani era fatta con pavimenti e scale di legno e in alto si trovava la cucina, il luogo dal quale più facilmente si diffondevano gli incendi. E quando, tra il Duecento e il Trecento, persero la funzione difensiva divennero delle vere e proprie case: più confortevoli, a cominciare dalla pianta che si fece più larga, e maggiormente curate, le finestre vennero ingrandite, al piano terra apparvero i primi loggiati con le botteghe artigiane. Sparirono le buche pontaie, servite per l’appoggio dei ponti mobili in legno, eredità di secoli in cui passare da una torre a un’altra poteva significare la vita o lamorte.
Oggi, in città…
Gli esperti contano 26 torri sopravvissute ai secoli. Alcune non sono visibili, perché letteralmente inglobate in strutture architettoniche più tarde e segnate dall’abbassamento subìto in età comunale, altre spuntano solo in parte da strati d’intonaco successivi, altre ancora, però, si stagliano in cielo nella lora integrità
e sembra quasi di veder affacciarsi la sentinella di turno. La prima del nostro itinerario è in piazza Lippi, dietro le sue logge in stile liberty. È la torre del Fossato, costruita nel XII secolo a guardia della Porta dei figli di Rusticuzzo. Imboccando via Santo Stefano si vede la prima delle case torri di via Garibaldi; proseguendo lungo la strada, al civico 58, si trova la seconda, che conserva ancora oggi il suo portalino rialzato originale, ampliata nel Duecento con una torre in laterizio rosso. Si tratta delle torri di Borgo al Cornio, la più antica struttura in alberese della città.
All’altezza di via Pugliesi (numero 21) la torre dei Giudei, detta della Buca e in angolo con via Cairoli la torre degli Ammannati. Ancora riconoscibili ci sono quelle tra tra via Mazzoni e via dell’Accademia, mentre proseguendo lungo le strade che si fanno spazio tra le case si arriva in piazza Sant’Antonino, dove domina torre Ginori. Superata piazza san Francesco si ammira una delle ultime torri della città, in laterizio, ovvero Palazzo Pretorio, mentre in via Cesare Guasti il numero 21 è da secoli torre Guadimari. Il nostro percorso non poteva che concludersi tra via del Pellegrino e via dell’Aiale, dove troneggia salda torre Guizzelmi.
VIA PUGLIESI SI CHIAMAVA ANTICAMENTE ‘VIA DELLE TORRI’ PER LA MASSICCIA PRESENZA DI COMPLESSI EDILIZI FORTIFICATI. NELLA TORRE DETTA DI GIANNICONE, TRA LE ODIERNE VIA DELL’ACCADEMIA E VIA SETTESOLDI, NEL 1200 C’ERANO LE PRIGIONI DEL COMUNE
In alto: la casa torre di via Garibaldi vista da via Santo Stefano Nella pagina a fianco: torre della Buca
ITINERARIO IN CITTÀ 29
L’ARTE DELL’ATTORE
Maddalena Crippa mentre parla nel camerino del Fabbricone sembra vestita più che di abiti, della vocazione della sua vita, il teatro. Ha lavorato con i più grandi registi. Ma due sono gli incontri del destino. Giorgio Strehler che l’ha scoperta a diciassette anni e le ha fatto l’immenso dono dell’Arte dell’attore. E l’incontro artistico e d’amore con Peter Stein, che l’ha diretta in spettacoli memorabili, tra cui l’ultima grande produzione Metastasio che ha aperto questa stagione, Richard II di Shakespeare. La incontriamo poco prima dello spettacolo che l’ha riportata di nuovo a Prato dopo appena quattro mesi. L’Allegra Vedova, una riduzione a Caffè Chantant dell’operetta di Franz Lehár, che grazie a lei, unico attore in scena, assume l’aura magica di una fiaba. Lei che polverizza ogni difficoltà tecnica - e qui non sono poche - in un colto divertimento. L’arte dell’attore è anche questa, in fondo, far sembrare le cose difficili un gioco da ragazzi e rapire lo spettatore per un’ora o due come un bambino i racconti di un affabulatore.
Qual è il suo legame con Prato e il Metastasio?
Lontanissimo, risale al mio debutto in teatro, nel 1975, Lucietta, nel Campiello diretto da Strehler. Allora le grandi compagnie di teatro venivano a Prato, non a Firenze… Si stava
tanto, almeno due settimane, c’era il bar degli artisti. Era un’altra cosa o così almeno io l’ho vissuta. In quei lunghi soggiorni gli attori e la troupe avevano il tempo di entrare in sintonia con la città e conoscerla davvero.
E lei, cosa conosce di Prato?
Il pubblico colto e teatralmente istruito del Metastasio. Si sente che qui è stato fatto del buon teatro, che Prato è stato un centro di produzione seria, con una affezione del pubblico vera.
E dei musei, ne apprezza qualcuno?
Li conosco tutti… Il Pecci, Palazzo Pretorio, il Museo del Tessuto, Il Museo dell’Opera del Duomo, gli affreschi di Lippi nel Duomo. Un rapporto di carattere duplice, con Prato, visto il sodalizio artistico con Peter Stein coronato dalla produzione Metastasio del Richard II?
Sì, era tantissimo tempo che non lavoravo in una produzione del Metastasio, i collaboratori, lo staff tecnico in particolare, sono stati meravigliosi. Avrei sperato in una vita più lunga per questo imponente e complesso lavoro, ma le regole del teatro sono molto più dure oggi di quelle che ho conosciuto agli esordi.
Ora è in tournée con l’Allegra Vedova, più leggero nei contenuti e nella storia e più contenuto nelle dimensioni.
In questo spettacolo sono sola in scena, a
HA APERTO LA STAGIONE DEL METASTASIO NEI PANNI MASCHILI DI RICCARDO II DI SHAKESPEARE, PER LA REGIA DEL MARITO PETER STEIN. ED È TORNATA A FEBBRAIO CON ‘L’ALLEGRA VEDOVA’
Maddalena Crippa attrice di teatro e cinema, nata a Besana in Brianza. Ha debuttato a 17 anni in teatro con Strehler (a sinistra in un ritratto di Fabio Lovino)
31 COVER STORY TEATRO
Maddalena Crippa: il teatro, la musica, i grandi incontri del destino... e il Met di Teresa Favi
In
parte i quattro bravissimi musicisti che mi accompagnano. E faccio tutto - Danilo, Anna, il narratore -, cantando le due voci, quella alta femminile, quella bassa di Danilo. E’ un cantare che mi ha impegnato molto. Non è una passeggiata insomma...
Che rapporto ha con la musica?
Dico sempre che ho sbagliato mestiere, che avrei dovuto fare la cantante. Non so leggere la musica, ma ce l’ho nel sangue, è qualcosa che mi appartiene. Ho fatto il Pierrot Lunaire di Schöenberg imparandolo tutto a memoria. Lo rifarò a Stresa a fine agosto. Posso andare avanti ore a studiare musica, senza annoiarmi.
Ma per cose del genere, dovrà educare almeno la vocalità
Assolutamente sì, le mie maestre si chiamano Marianna Brilla e Lisa Paglin, due italoamericane che stanno a Osimo. Studio con loro da quindici anni. Un impegno serio per ottenere la leggerezza.
Chi le ha trasmesso la passione per il teatro e la musica?
Mio padre. Recitava in una compagnia dilettantesca, ed era anche un grande appassionato di lirica. Andava al Piccolo di Milano e
alla Scala. Ha fatto la scuola di teatro nella sala mensa dei Vismara, l’azienda dei salumi… Ho visto spettacoli memorabili in quella sala, con grandi attori.
Ricorda il momento in cui si è detta: farò l’attrice?
Nel mio paese avevamo un oratorio, anche lì si faceva teatro, uomini e donne rigorosamente divisi. Intorno ai miei dodici anni, mio padre tentò l’esperimento ‘rivoluzionario’ di unire maschi e femmine in uno spettacolo teatrale su poesie di Michel Quoist (uno scrittore francese) di cui curava la regia e nel quale mi coinvolse. Io provai una emozione così forte durante quella recita che decisi che sarebbe stata la mia strada. E al di fuori di qualsiasi sbrilluccichìo di fama e di successo, fu ed è sempre stata una cosa intima. Profonda.
Cosa significa per lei recitare?
Mi sento un mezzo al servizio dell’autore, per questo non sto mai davanti al personaggio, la mia posizione è sempre un passo dietro il personaggio.
Ha mai insegnato?
No, perché? Io desidero recitare e reciterò finché sarà possibile.
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COVER STORY TEATRO
alto, in primo piano, Maddalena Crippa e Peter Stein durante le prove del ‘Richard II’ prodotto dal Teatro Metastasio (ph. Paolo Porto)
‘MI SENTO UN MEZZO AL SERVIZIO DELL’AUTORE, PER QUESTO LA MIA POSIZIONE È SEMPRE UN PASSO DIETRO IL PERSONAGGIO’
Ph. Fabio Lovino
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TESSILE
C’è chi viaggia meglio su Instagram, chi s’accontenta di Facebook, chi invece ‘cinguetta’ su Twitter o s’iscrive a Linkedin. Se una volta in azienda s’andava solo a caccia di ordini e clienti, ora si va anche a caccia di… followers, like e tutto ciò che fa record di visualizzazioni on line. Si chiama marketing digitale ed è quello che sta facendo cambiare pelle anche al tessile pratese. Pontetorto, Marini Industrie, Luigi Ricceri, Cangioli 1859: sono solo alcuni dei lanifici del distretto che da un po’ di tempo si raccontano sui social network aziendali, coinvolgendo a colpi di hashtag i brand che scelgono i loro tessuti per produrre il capo finito. In fondo, è un po’ come scoprire la proverbiale acqua calda: da tempo immemore i tessuti pratesi sono utilizzati per confezionare abiti firmati che sfileranno poi sulle passerelle più famose. Pailettes e lustrini, grandi marchi, abiti di lusso e copertine da sogno raccontano in realtà lo spaccato di un mondo affascinante, quello della moda, che non potrebbe esistere se non fosse per quel tessile manifatturiero prodotto a Prato. Ed è qui che entrano in gioco professioni innovative come il community manager, social media manager ed esperti di marketing digitale. Che entrano in azienda e si occupano di corporate storytelling, che non significa semplicemente raccontare storie: si tratta di stimolare un racconto che possa aiutare l’azienda a emozionare e coinvolgere il suo pubblico. Prendiamo l’elegante cappotto a quadri indossato da Kate Middleton, durante l’ultima messa di Natale: è stato tessuto in riva al Bisenzio con un sapiente mix di filati che ha convinto la maison Miu Miu ad
acquistare nel distretto la lana per produrre l’indumento. Tessuto pratese, realizzato dal lanificio Luigi Ricceri. A raccontarci il nome della maison che ha firmato il capospalla sono tutti i giornali del mondo. Chi ha prodotto la stoffa lo sappiamo solamente perché l’ha postato sul suo profilo Instagram il lanificio Luigi Ricceri con un messaggio tutto in inglese per il suo esercito di followers. “When we say fabric is art”. “Non facciamo tessuti ma gioielli –sottolinea l’imprenditore Luigi Ricceri – e non abbiamo mai fatto mistero della nostra collaborazione con i più prestigiosi brand. Solo che un tempo, magari, bastava mostrare ai clienti le foto dei capi finiti realizzati con i nostri tessuti: ora invece questo tipo di comunicazione passa dai social network. Ci interessa particolarmente Instagram, soprattutto per aumentare la visibilità sui mercati esteri, in primis asiatici”. Uno dei pionieri della comunicazione 2.0 nel distretto è il Gruppo Marini Industrie che, oltre ad aver potenziato negli ultimi due anni la presenza sui social network, ha sviluppato lo strumento della newsletter aziendale per oltre un migliaio di clienti. Secondo Francesco Marini, responsabile commerciale del lanificio di famiglia, “è cambiato anche l’interlocutore per il quale non è più sufficiente toccare un tessuto: il cliente vuole sapere chi ha di fronte, se ha un’azienda con una storia interessante da raccontare”. Questione di brand reputation, come la definisce Marini che bene conosce il mercato americano così avvezzo alle frontiere di digital marketing. Ma c’è anche un ritorno in chiave d’immagine e di profitto. Un esempio? La geolocalizzazione dello stand
PONTETORTO, MARINI INDUSTRIE, LUIGI RICCERI, CANGIOLI 1859: SONO ALCUNE DELLE REALTÀ CHE HANNO ADOTTATO UNA STRATEGIA DI DIGITAL MARKETING ASSUMENDO PROFESSIONISTI DEL SETTORE
43 ECONOMIA DISTRETTO
Per tanti lanifici i social network diventano un veicolo per far emergere il loro legame con i brand della moda di Maria Lardara
INSTANT
GRAZIE AL
LANIFICIO LUIGI
SCOPRE
Sopra, dall’alto in senso orario: Elena Banci, Francesco e Luigi Ricceri, Alessandra Petrelli e Francesco Marini
aziendale durante i saloni tessili che può fare da bussola ai visitatori che si muovono in fiera. Arriverà il giorno in cui non servirà più toccare le stoffe? “No, davvero, altrimenti fiere come Première Vision smetterebbero di esistere: si possono però sfruttare le opportunità della rete per cercare di essere propositivi verso i clienti, senza stare in fiera ad aspettare”, spiega Alessandra Petrelli, social media manager del gruppo Marini Industrie, con una laurea in media e giornalismo e due master in tasca: il primo l’ha conseguito in digital marketing al Polo universitario di Prato, il secondo allo Ied di Firenze in e-commerce, design e management. La sua tesi, intitolata MyMoodboard&me. Strategia per coinvolgere e raggiungere il cliente dell’industria tessile oltre le fiere, vede al centro l’esperienza del gruppo Marini Industrie. “L’azienda stava portando avanti già una buona strategia di marketing aziendale –racconta Petrelli - ci siamo interrogati su come agganciare clienti al di fuori del cir-
cuito delle fiere. Sfruttando le mie competenze digitali siamo riusciti a valorizzare alcuni prodotti come la lana lavabile e tutti i processi di sostenibilità che vedono impegnata l’azienda”. Parla un po’ pratese anche il cappotto rosso indossato da madame Brigitte Macron, confezionato dalla casa di moda parigina Balmain. Anche in questo caso, lo sappiamo perché il lanificio che ha fornito i tessuti, la Pontetorto, ha postato la foto su Instagram agli inizi di gennaio. “Attraverso il marketing digitale ti fai conoscere, racconti la tua storia, la tua filosofia e i tuoi valori”, sottolinea la responsabile marketing Elena Banci. Il lanificio di Montemurlo è presente su Facebook, Twitter e Instagram. “Le immagini o i suoni di un video creano pura emozione come nel caso di una foto che ritrae un bellissimo tessuto”. I pratesi sono sempre stati bravi con le pezze. Che stiano diventando bravi anche a comunicarlo? “Direi di sì. La creatività dei pratesi – conclude Elena Banci - è straordinaria”.
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ECONOMIA DISTRETTO
PROFILO INSTAGRAM DEL
RICCERI SI
CHE LA DUCHESSA DI CAMBRIDGE, DURANTE LA MESSA DI NATALE, VESTIVA UN CAPPOTTO MIU MIU TESSUTO IN RIVA AL BISENZIO
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ARTE INCLUSIVA
Cristiana Perrella, nuova direttrice del Centro Pecci di Francesca Lombardi
La incontriamo alla vigilia del suo arrivo definitivo in città: Cristiana Perrella è la nuova direttrice del Centro Pecci, in carica per tre anni. Figura di spicco della scena artistica romana e internazionale, è stata responsabile per dieci anni del Contemporary Arts Programme presso la British School di Roma, ha collaborato con Riso, il Museo d’Arte Contemporanea della Sicilia, ed è curatrice alla Fondazione Golinelli di Bologna. La neo direttrice ha organizzato mostre come free lance in musei e gallerie, tra cui la Fondazione Prada di Milano e il Maxxi di Roma, curato la grande monografia di Francesco Vezzoli uscita nel 2016 per i tipi di Rizzoli, e pubblicato diversi libri fra cui, con Luca Beatrice, Nuova Scena, Nuova Arte Italiana- Esperienza visiva ed estetica della generazione anni Novanta. Una nomina ma anche un ritorno: come è cambiata la città?
Ho frequentato nel 1991-1992 il corso per giovani curatori, nell’ultimo anno di direzione del Pecci di Amnon Barzel. La città è sicuramente molto cambiata, trasformata a livello di composizione sociale e dal punto di vista della produzione. Ma io l’ho trovata molto più aperta, recettiva al cambiamento, più viva nel suo centro storico e orientata all’innovazione. Ho appreso con piacere che in città si sta installando la banda larga 5G ultraveloce ed è una delle due sedi
toscane delle Manifatture Digitali Cinema: sono segnali importanti di un atteggiamento vocato al cambiamento e all’innovazione.
Quali sono stati secondo lei i punti di forza del passato mandato?
Cavallucci ha portato in città il Forum dell’Arte Contemporanea, un evento di portata internazionale che ha dato vita a un dibattito fondamentale per il futuro del mondo del contemporaneo. Purtroppo è un evento passato un po’ in sordina e forse è mancato un momento di approfondimento e riflessione dopo i lavori, ma rimane una fase di grande forza propulsiva. Questi 3 anni sono stati importanti da tanti punti di vista: il Grand opening ha messo Prato al centro del mondo dell’arte contemporanea; Cavallucci ha saputo poi dare il via a un polo veramente multidisciplinare. La mostra di Jerome Bell – dove l’arte si unisce alla danza, al video e alla performance – ne è un esempio tangibile. Non ultima la Pecci School, con il suo importante ruolo didattico e di divulgazione. Credo che in alcuni momenti sia mancata solo una comunicazione efficace.
Arriva nell’anno del 30° anniversario, come festeggerete?
Racconteremo la storia del museo, il suo carattere, il suo Dna per attualizzarlo. Partiremo proprio dal Museo stesso per tracciare un per-
FIGURA DI SPICCO DELLA SCENA ARTISTICA ROMANA E INTERNAZIONALE. CRISTIANA PERRELLA È LA NUOVA DIRETTRICE DEL CENTRO PECCI
Il Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci si compone oggi di due parti: l’edificio progettato negli anni Ottanta dall’architetto Italo Gamberini e l’ampliamento firmato dallo studio Maurice Nio/NIO architecten di Rotterdam
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INTERVISTA
ARTE
corso dal 1988 fino a oggi, senza dimenticare uno sguardo che si allunga sul futuro. Quale sarà il Centro Pecci di Cristiana Perrella? A grandi linee: avanguardia o sperimentazione?
Io penso che per un museo come il Pecci sia molto interessante avere una identità ben precisa. Sicuramente l’aspetto della sperimentazione mi interessa molto. Credo che la sfida sia portare contenuti sperimentali e innovativi ma comunicarli in maniera accessibile e renderli veramente accessibili anche per un pubblico allargato. L’arte contemporanea è veramente espressione del nostro tempo, delle tensioni che viviamo, ha in sé un carattere fortemente inclusivo. Ci saranno grandi nomi e giovani artisti, con un tratto comune: che riescano a affrontare e a riflettere su temi urgenti della contemporaneità, in un momento in cui la semplificazione eccessiva sembra non stia dando frutti.
La mostra di Wallinger è stata scelta da Cavallucci ma lei e Mark vi conoscete da tempo...
Si, infatti l’ho considerato un allineamento degli astri di ottimo auspicio: una delle opere in mostra l’avevo commissionata e prodotta quando ero all’Accademia Britannica a Roma. Per que-
sto con Mark abbiamo deciso di creare insieme un momento di approfondimento sulla mostra, dando vita a una conversazione. Un format che mi piacerebbe ripetere anche con altri artisti che ospiteremo... Sempre nell’ottica di un rapporto con un’arte comprensibile e avvicinabile
In un momento in cui l’appoggio dello Stato alla cultura è carente, cosa ne pensa dell’intervento privato nell’arte e nella cultura in generale?
Credo che i musei debbano riprendere il ruolo centrale nel mondo dell’arte che avevano in passato, di centri propulsori di quelli che saranno i grandi nomi del panorama: troppo spesso assistiamo a artisti con quotazioni altissime che non hanno mai fatto una mostra in un museo. Detto questo credo comunque in un intervento del mondo imprenditoriale nell’arte. Ancor più vero per il Centro Pecci che ha questa caratteristica proprio impressa nel suo Dna fin dalla nascita
Come si è innamorata dell’arte?
A 7 anni i miei genitori mi portarono a vedere una mostra su Matisse a Roma. Ho deciso che nella vita avrei voluto fare quello: creare Mostre. Ma il corso di curatore a Prato è stato un importante momento della mia Formazione.
‘CREDO CHE LA SFIDA SIA PORTARE CONTENUTI SPERIMENTALI E INNOVATIVI MA COMUNICARLI IN MANIERA ACCESSIBILE E RENDERLI VERAMENTE ACCESSIBILI ANCHE PER UN PUBBLICO ALLARGATO’
In questa pagina: Cristiana Perrella. (Ph. Giovanni De Angelis)
INTERVISTA ARTE 49
Mark Wallinger, Pietre Prato, 2018 (sul pavimento); The unconscious, 2010 (alle pareti)
CONTEMPORANEAMENTE
Il Centro Pecci si prepara al nuovo corso con un inizio promettente, nuove acquisizioni e mostre importanti di Francesca Lombardi
In questa pagina:
Ecce Homo di Mark Wallinger
Nella pagina a destra: Passport Control di Mark Wallinger
Una nuova stagione, iniziata sotto il segno di quattro acquisizioni, un nuovo direttore, una nuova mostra equilibratamente pop –pensata quindi non solo per il pubblico degli intenditori ma per una platea più ampia - e di rilievo internazionale. Si può dire un ottimo inizio per il Centro Pecci, che resta il candidato numero uno per essere il polo dell’avanguardia contemporanea del centro Italia, in asse con Firenze e con il vicino Palazzo Strozzi che alterna il contemporaneo alla grande arte antica e moderna. Alla direttrice neo – designata abbiamo dedicato le nostre pagine per conoscerla e gettare un primo sguardo sugli anni che verranno.
Mark Wallinger Mark, è la prima mostra personale in Italia dell’artista inglese Mark Wallinger, uno dei più importanti artisti contemporanei attivi nel Regno Unito. Noto per la sua ricerca sul tema dell’identità, nel 2007 Wallinger ha vinto il Turner Prize con l’installazione State Britain, una replica fedele del presidio di protesta messo in atto in Parliament Square a Londra
dall’attivista e pacifista Brian Haw. Il percorso espositivo studiato per il Centro Pecci inizia con Ecce Homo (1999-2000), la prima scultura di arte contemporanea ad aver occupato il piedistallo storicamente vuoto di Trafalgar Square a Londra, a cui segue Passport Control del 1988: un lavoro che affronta con largo anticipo l’attuale situazione socio politica mondiale in cui , attraverso una serie composta dagli ingrandimenti di alcune sue fotografie di passaporti rielaborate con scarabocchi di pennarello e bianchetto, Wallinger affronta direttamente le questioni relative agli stereotipi razziali e culturali. Negli Id Paintings (2015-2016) Wallinger usa il proprio corpo come strumento e adotta delle pose simmetriche, in modo che i gesti sulle due metà della superficie pittorica siano speculari, rimandando alla simmetria bilaterale dell’Uomo vitruviano di Leonardo da Vinci. In Self Portraits (2007-2015) l’artista prende la lettera maiuscola I, il pronome personale inglese che ognuno utilizza per riferirsi a sé stesso, e cerca di estrarne una forza espressiva; allo stesso modo in Self
FOCUS ARTE 52
(Symbol) 2017, la stessa I maiuscola nel font Symbol è espansa fino a diventare una statua tridimensionale della stessa altezza di Wallinger. Due opere profondamente connesse con la sua Londra: in Shadow Walker (2011), Wallinger ha ripreso la propria ombra che gli si staglia davanti mentre cammina per le strade della città. In MARK (2010), Wallinger ripete in vari luoghi il titolo dell’opera, inscrivendolo ripetutamente con un gessetto all’interno della misura standard di un mattone. Un’operazione di tagging imperturbabile viene riproposta attraverso uno slide-show di fotografie in cui la scritta MARK appare nel medesimo punto di fuga prospettico in 2265 immagini. The Unconscious (2010) è un’installazione costituita da enormi ingrandimenti di fotografie digitali, trovate dall’artista online, che ritraggono delle persone addormentate sui mezzi pubblici. Opera che assume il senso di una vera e propria violazione di privacy. Pietre Prato (2018) è invece una nuova opera site-specific realizzata per la mostra: le pietre numerate a mano con il loro intrinseco contrasto tra il lavoro
dell’uomo e la monumentale scala temporale della geologia, convogliano riflessioni sulla mortalità e sulle liste degli scomparsi e degli ignoti. A chiudere il percorso espositivo, due video-documentazioni : Construction Site (2011) e Sleeper (2004), dove l’artista, indossando un costume da orso, percorre per tutta la notte gli immensi spazi deserti della Neue Nationalgalerie di Berlino. Una piccola curiosità: le strade dell’artista e della direttrice si era già incontrate nel recente passato, quando la Perrella era responsabile del Contemporary Arts Programme presso la British School di Roma.
Le quattro nuove acquisizioni sono un affascinante viaggio nell’universo dell’arte. Si inizia con Carlos Garaicoa: nato a L’Avana, Cuba nel 1967, oggi vive fra L’Avana e Madrid. La sua opera De cómo la tierra se quiere parecer al cielo II, 2016 è stata uno dei progetti speciali per la mostra La fine del mondo; è stata acquisita una versione aggiornata con un’installazione presentata dall’artista alla 51° Biennale Internaziona-
UNA NUOVA STAGIONE SOTTO IL SEGNO DI 4 ACQUISIZIONI, UN NUOVO DIRETTORE, CRISTIANA PERRELLA, E LA PRIMA MOSTRA PERSONALE DI MARK WALLINGER
VERSION
ENGLISH
FOCUS
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ARTE
le d’Arte di Venezia. L’opera rappresenta la città come spazio del desiderio. Józef Robakowski è nato in Polonia nel 1939. La sua opera – prodotta nel 1973 dal titolo I’m Going – è un film 35 mm e era inclusa nella retrospettiva dell’artista al Centro Pecci. Di grande valore storico e culturale, l’autore usa la fotocamera come estensione del proprio corpo per una scalata alla torre di lancio col paracadute, mediando fra la meccanica del mezzo e il proprio stato psicofisico. Rainer Ganahl è un artista austriaco vive fra New York e Berlino. La sua opera Please, teach me Chinese - Please, teach me Italian del 2018 è un progetto realizzato nel contesto delle azioni artistiche di POP-ART al Macrolotto Zero.
La sua opera racconta la contaminazione fra culture diverse: pensata in relazione alla situazione socio-culturale proprio del Macrolotto Zero propone la semplice richiesta di apprendimento della lingua altrui come forma di avvicinamento e considerazione reciproca, quindi come fondamento per la comprensione e la convivenza. Non ultimo il nostro Loris Cecchini con il suo
modulo d’acciaio, componente base della scultura recente di Cecchini, permette la generazione di morfologie artificiali, associabili all’idea di crescita organica o di aggregazione cellulare. Si pone in questo contesto di nuove opere che hanno arricchito il patrimonio di una città da sempre votata alle avanguardie, l’opera di Marco Bagnoli per piazza Ciardi. Voluta dal Comune è stata scelta con la collaborazione di Stefano Pezzato e del Centro Pecci, l’opera si intitola L’anello mancante alla catena che non c’è. Elemento distintivo dell’arte di Bagnoli, nel 1989 una mongolfiera con caratteristiche simili a quella di piazza Ciardi fece la propria ricomparsa nella sala ottagonale della Fortezza da Basso a Firenze, assumendo la forma dello scheletro al posto dell’originario pallone aerostatico, opera precedente dell’artista. Per l’opera di Prato ai tre elementi originari dell’opera - la terra, l’aria e il fuocoBagnoli aggiunge ora l’acqua purificatrice aggiornando le “coordinate di una visione interna all’anima” L’opera diventa l’emblema del rinnovamento urbano della città.
In questa pagina: I’m Going di Józef Robakowsk, Nella pagina a sinistra: Waterbones (2018) di Loris Cecchini
FOCUS
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ARTE
IL MIO NON CREDO
Lorenzo Urciullo è Colapesce, uno tra i cantautori più liberi della nostra musica. Si racconta, in attesa del suo live, il 31 marzo al Capanno Black Out di Sabrina Bozzoni
Lo ricordo bene, era ottobre. In una piovosa mattinata di autunno, vengo facilmente a sapere della nuova, attesissima, uscita di Infedele, terzo lavoro in studio di Lorenzo Urciullo, in arte Colapesce, e così facilmente questi otto brani, come piccoli cadeau per l’anima, mi entrano dritti al cuore. Lorenzo è un talentuoso cantautore e autore che dalla Sicilia, sua terra essenziale, dove nasce nel 1983, si trova a Milano, megalopoli di suoni e ispirazioni, per divenire, a partire dal 2012 con il suo primo album Meraviglioso declino, simbolo di una musica indipendente, libera e personale. Ed è proprio con questo suo primo lavoro che Colapesce riesce a diventare in breve tempo un piccolo classico della nuova musica italiana, premiato con la Targa Tenco per la migliore opera prima e con il P.I.M.I. sempre per il migliore esordio. Ma torniamo a oggi. Una batteria elettronica e un sintetizzatore. Comincia così Infedele, e lo si capisce subito che questo è un disco importantissimo per la carriera del cantautore. Una boccata d’aria nell’universo musicale alternativo italiano, un lavoro sonoro tridimensionale curato e prodotto con Mario Conte e Jacopo Incani (noto come Iosonouncane). Incontro
Lorenzo in occasione del live di sabato 31 marzo al Capanno Black Out di Prato, unica data toscana del suo Infedele Tour Lorenzo, hai iniziato con un ‘Meraviglioso declino’, sei passato a calpestare le macerie di un ‘Egomostro’ per giungere alla sacralità di ‘Infedele’. Un percorso sonoro e immaginifico che non fa una piega. Come ti senti cambiato tu, dai tuoi esordi.
E’ cambiato naturalmente il mio modo di scrivere musica e l’approccio alla composizione. Dopo il premio Tenco è stata la volta dei concerti disegnati in collaborazione con Alessandro Baronciani e poi altre innumerevoli esperienze che non si sono fermate ai dischi e alla loro promozioni, ma che mi hanno impegnato a tempo pieno e grazie alle quali ho visto ampliarsi il bacino di chi apprezza la mia musica. Forse è banale dirlo, ma ne sono molto felice.
‘Infedele’ sembra un viaggio tridimensionale verso mondi che parlano di mare e negroni sbagliato, sesso e necropoli, panna e psichedelia, il tutto condito da alti riferimenti sonori. Un dualismo che riguarda anche la tua esistenza divisa tra la Sicilia e Milano. Come riesci a con-
INTERVISTA MUSICA
UNA BOCCATA D’ARIA NELL’UNIVERSO MUSICALE ALTERNATIVO ITALIANO, UN LAVORO SONORO TRIDIMENSIONALE CURATO E PRODOTTO CON MARIO CONTE E JACOPO INCANI (IOSONOUNCANE)
Lorenzo Urciullo, classe 1983, cantautore siciliano, è l’autore del progetto discografico Colapesce, il cui nome è ispirato a una leggenda siciliana
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‘INFEDELE TOUR VEDE UNA COMMISTIONE LUCI, SUONI E TEATRALITÀ. HO VOLUTO PUNTARE MOLTO SULLA DIMENSIONE SUONATA DEL LIVE. PONENDO AL CENTRO LA MUSICA E DIETRO TUTTO IL RESTO’
vivere con queste due anime?
Quella di vivere in un grande città è stata una scelta dovuta e votata alla praticità del mio lavoro in musica sia come autore per altri che per me stesso. La Sicilia, il mare, l’energia di questa terra sono stati esistenziali che accompagnano la mia quotidianità e faccio mio quel paradosso che afferma che le tue origini le apprezzi maggiormente guardandole da fuori, osservandole come quadri su cui ricamare i tuoi ricordi, le tue canzoni.
Con il tuo album il successo di pubblico e critica è stato meraviglioso. Cosa ci dobbiamo aspettare il 31 marzo nella tua unica data toscana al Capanno Black Out?
Sarà un vero e proprio spettacolo. Un tour che vedrà una commistione luci, suoni e teatralità. Ho voluto, più delle altre volte, puntare molto sulla dimensione suonata del live. Ponendo al centro la musica e dietro tutto il resto.
Un lavoro prodotto con Jacopo Incani e Mario Conte. Un paio di cose per cui ti senti di ringraziarli infinitamente.
La loro condivisione di un amore per la musica sano e sincero, senza infrastrutture, indipendenti da tutto. E per la loro sensibilità, davvero unica.
Infedele rispetto a chi o a che cosa?
Rispetto alle regole musicali preordinate. Nel mio ultimo lavoro si passa da un linguaggio sacro a uno più urban, da un sound elettronico si toccano echi cantautorali, verso suggestioni latine. Un caleidoscopio della mia volontà di essere musicalmente libero.
Lorenzo fuori dalla musica. In ordine sparso, le cose per cui vale proprio la pena vivere.
Viaggiare e mangiare.
I tuoi rifugi in Toscana?
Il mio fonico è fiorentino e ogni volta che mi trovo in Toscana mi affido completamente a lui. L’ultima volta mi ha portato a mangiare il lampredotto a Firenze, non ricordo dove, ma devo dire che mi è piaciuto, molto, moltissimo.
Una canzone per finire questa intervista.
Bandiera Bianca, di Franco Battiato.
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INTERVISTA MUSICA
Colapesce durante un suo live, in bilico tra musica, luci e teatralità. Ph. Simone Cargnoni
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ASCENSORI
COM’È PRATO VISTA DALLA VOSTRA PROSPETTIVA?
Vista da qui Prato è fonte di ispirazione, è relazione umana, è appartenenza, è orgoglio.
LA VOSTRA VISIONE DELL’ABITARE?
Per noi ogni progetto è sempre il prodotto di un incontro. Un incontro con un luogo e con le persone che lo vivranno. A questo aggiungerei un’ulteriore ingrediente: è l’affetto quasi passionale per il nostro lavoro.
PRATO ARCHITETTONICA: 3 COSE
DA NON LASCIARSI SFUGGIRE
L’ex Lanificio Calamai, il nuovo progetto del parco urbano nell’area del vecchio ospedale e la luna di Mauro Staccioli.
UN SOGNO, PER LA CITTÀ
Che sappia riappropriarsi del suo desiderio di sfida, di innovazione, di ricerca, di qualità, di bellezza.
BELLEZZA È…
Autenticità.
I PROGETTI A CUI SIETE
PIÙ LEGATI E PERCHÉ
Le nostre case, una a Firenze ed una a Prato, che è quella dove ora viviamo. Una è una vecchia falegnameria trasformata in loft. L’altra è una palazzo settecentesco nel centro di Prato. Sembrano due spazi opposti, distanti, ma non lo sono affatto.
il Museo del Tessuto, una serata a teatro, pizza notturna nel vicolo delle 8 Lanterne Blu, un drink da D’esto. Poi a dormire, da Buonanotte Barbarossa.
“AVREI VOLUTO PENSARLO IO”
Le ruote delle valigie, ovvero la genialità delle cose semplici.
di Sabrina Bozzoni
61 SEGNI
PARTICOLARI TIPS
CANZONE, PIATTO, LIBRO E FILM Prisencolinensinainciusol di Celentano, L’amore ai tempi del colera di Gabriel Garcia Marquez, Spaghetto al pomodoro, e come film L’insulto
GLI INDIRIZZI CHE PARLANO DI VOI Cappuccino al Caffè Zero, le Cappelle del Duomo, pranzo da Cibino, shopping da Ivy gioielleria, pausa al Caffè Magnolfi,
Sabrina Bignami e Alessandro Capellaro, anime di B-Arch. Architetti creatori di bellezze abitabili, la loro è una “promessa di libertà e felicità”
COM’È PRATO VISTA DALLA VOSTRA PROSPETTIVA?
Complessa, multiculturale, contemporanea e con una gran voglia di riscatto.
PRATO ARCHITETTONICA: 3 COSE DA NON LASCIARSI SFUGGIRE
Le torri segrete del centro storico, il complesso della ex Campolmi, il nuovo e vecchio Pecci e vi sorprenderemo con Piazza Bianchini a Iolo (siamo un po’ di parte ma vale la pena).
I LUOGHI IN CITTÀ CHE PARLANO DI VOI
Piazza Duomo è il nostro regno, qui viviamo e lavoriamo con le campane che scandiscono la nostra giornata e la vibrante facciata della cattedrale che cambia espressione ad ogni ora del giorno.
Magazine
IL “PRINCIPIO GUIDA” DEL VOSTRO MODO DI PROGETTARE?
Ascoltiamo attentamente i luoghi e le persone, per evitare che le architetture diventino aliene al contesto e gli oggetti estranei alle persone e alle loro esigenze.
LA GENESI LA CRESCITA DELLA VOSTRA PREMIATISSIMA
“CANNUCCIA CHE RISCLADA”.
In testa una sfida: trasformare un oggetto comune in un’icona pop. Siamo partiti dall’essenza tecnologica dei radiatori e qual è il”tubo” più popolare e colorato se non una cannuccia?
BELLEZZA È…
La ricerca e la pratica dell’equilibrio e dell’armonia.
UN SOGNO PER LA VOSTRA CITTÀ
Che sia più amata dai suoi abitanti.
“AVREI VOLUTO PENSARLO IO”
Qui ci dividiamo: per Alessia l’High Line di Diller e Scofidio a New York, per Pierluigi
Il Centre Pompidou di Piano e Rogers a Parigi.
CANZONE, LIBRO, PIATTO E FILM.
Ti porto via con me di Jovanotti, L’eleganza del riccio di Muriel Barbery, la torta Marostegana, e Moonrise Kingdom di Wes Anderson.
di Sabrina Bozzoni
63 SEGNI
PARTICOLARI TIPS
Alessia e Pierluigi sono Bettazzi + Percoco Architetti, studio pratese premiato nel 2017 con il “Best Of Year Award 2017” il premio della rivista Interior Design
L’ELEGANZA DELLO SFARZO
La mostra ‘Marie Antoinette’, al Museo del Tessuto di Virginia Mammoli
Uno sguardo e ti trovi catapultato nella Francia del Settecento. È la mostra Marie Antoinette. I costumi di una regina da oscar, al Museo del Tessuto di Prato fino al 27 maggio. Accanto a abiti e tessuti originali dell’epoca, i capolavori della costumista di fama mondiale Milena Canonero realizzati per il film del 2006 Maria Antoinette diretto dalla regista americana Sofia Coppola e interpretato da una magnifica Kirsten Dunst
Eleganti pizzi, merletti e delicate decorazioni floreali danno vita a abiti che la critica ha definito “la migliore reinterpretazione cinematografica mai realizzata dell’abbigliamento del XVIII secolo” e che hanno valso a Milena Canonero il Premio Oscar. Abiti disegnati tenendo conto del ritratto psicologico del personaggio e studiando attentamente l’iconografia della pittura europea del tempo unita a accenni contemporanei, come la selezione di colori ‘sweet candy’, e dettagli paradossali, come le scarpe di Ma-
nolo Blahnik e le All Star Converse indossate dalla regina.
Il percorso espositivo si apre con una sezione dedicata alla figura amata e controversa di Maria Antonietta. Un’istallazione multimediale ripercorre le tappe più significative della sua vita, raccontando anche il contesto sociale in cui è vissuta e soprattutto la sua grande passione per la moda. Vestita solo dai migliori artigiani della Francia, era solita indossare abiti sontuosi, accessori raffinati, parrucche stravaganti e preziosi gioielli, dettando stile non solo tra le nobildonne di Versailles, ma in tutte le corti europee.
Tra alcuni corsetti e sottogonne spicca l’abito realizzato per il servizio fotografico che la rivista Vogue America ha dedicato al film. La mostra prosegue poi nell’ampia sala che ospita più di venti costumi maschili e femminili indossati dai protagonisti del film
Dall’abito che la protagonista veste alla par-
PRATO
In alto: l’abito dello shooting di Vogue (ph. Leonardo Salvini) Nella pagina a fianco: un altro magnifico costume in mostra (ph. Marco Badiani)
65 ARTE MOSTRA
DI FAMA INTERNAZIONALE MILENA CANONERO
A
I CAPOLAVORI DELLA COSTUMISTA
ENGLISH VERSION
Oltre 20 costumi indossati durante le riprese del film.
Sulla destra dell’immagine in alto: i vestiti della famosa scena dell’incoronazione (ph. Leonardo Salvini)
tenza dalla corte di Vienna, a quello composto da busto e doppio panier della celebre scena della vestizione alla francese; dai costumi indossati da Maria Antonietta e Luigi XVI per l’incoronazione, a quelli legati agli incontri con il Duca di Fersen e Madame du Barry, fino a quelli della fuga da Versailles.
L’allestimento evoca i grandi saloni di Versailles con cornici sospese e un’imponente scalinata a gradoni, che simboleggia la parabola dei successi e dei drammi vissuti da questa regina.
Al centro della grande pedana una proiezione ricrea uno spazio all’aperto che richiama i giardini del Trianon, luogo tanto amato da Maria Antonietta.
A chiudere il percorso, alcuni frame del film, che richiamando i costumi esposti fanno rivivere in maniera palpabile tutte le emozioni dal racconto cinematografico di Sofia Coppola. La storia di un’adolescente dei nostri giorni che accoglie, in un contesto di assoluta rigidità di convenzioni, l’aspetto più piacevole della sua vita a Versailles.
La mostra è stata organizzata in collaborazione con la Sartoria The One, la più gio-
vane sartoria cinematografica e teatrale di Roma che custodisce un vastissimo patrimonio di abiti che raccontano la storia dello spettacolo televisivo, teatrale e cinematografico italiano e straniero, tra cui quelli qui esposti. Inoltre Marie Antoinette. I costumi di una regina da oscar è affiancata, non casualmente, da un’altra esposizione dedicata all’evoluzione dello stile e della moda durante il XVIII secolo, progettata questa volta in collaborazione con le Gallerie degli Uffizi e Museo Stibbert di Firenze: Il Capriccio e la Ragione. Eleganze del Settecento europeo, nella Sala dei Tessuti antichi fino al 29 aprile.
Tra le iniziative collaterali: laboratori per famiglie, come i percorsi tattili a tema settecentesco per i bambini dai 18 ai 36 mesi organizzati con Keras e il laboratorio multidisciplinare (mimo, improvvisazione, giocoleria) per bambini tra i 4 e i 6 anni con la performer Samantha Bertoldi; e visite teatralizzate realizzate con InQuanto Teatro, durante le quali il pubblico ha modo di immergersi in modo divertente e ironico nella vita a corte di questa straordinaria regina.
66 ARTE MOSTRA
GLI ABITI DEL FILM ‘MARIA ANTOINETTE’ VINCITORE DEL PREMIO OSCAR AI MIGLIORI COSTUMI
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COCKTAIL (R)EVOLUTION
Un mixology tour nel centro di Prato di Virginia Mammoli
Giovani, dotati di tecnica, ottimo palato, senso dell’estetica e voglia di sperimentare. Sono i bartender, gli alchimisti del nuovo millennio. Eh sì, perché ormai il concetto del ‘bere bene’ non è più associato solo a vini blasonati e birre ricercate, e sempre più si è disposti a aspettare qualche minuto per gustare un cocktail preparato a regola d’arte. Si cerca quella specifica etichetta di liquore, il prodotto artigianale, il frutto fresco, in una parola, la qualità, che poi viene sempre accompagnata da un tocco di stile. Dove trovare tutto questo a Prato? Ve lo diciamo noi!
C’è un locale in via Santa Trinita che certo non sarà sfuggito agli appassionati dei miscelati, è Cul de Sac. Design industriale, arredi in legno e carta da parati optical che riporta ai favolosi Seventies. Se il vostro debole sono i distillati, chiedete di Giulio Neri, un vero esperto, se invece avete voglia di un cocktail elaborato affidatevi allo shaker di Max Tamburini. Provate il suo BergaMatto Fizz: un drink dal
sapore agrumato composto da gin Malfy, bitter al pompelmo, cedrata Tassoni e cordiale homemade al bergamotto. “Un frutto raramente utilizzato nei cocktail per la sua forte nota aspra - ci spiegano i due barman - ma qui perfettamente bilanciata”. Un mix profumato e dissetante ideale per la primavera e l’estate.
In via Modesti, a un soffio da piazza San Francesco, De’sto incarna in un unico locale l’anima del club e quella del ristorante gourmet. Dietro al bancone una sorta di enciclopedia vivente della storia dei cocktail, Valentino Buffolino. Ogni drink è studiato nei minimi particolari, come il Moscow Mule - “chiamato così perché i due inventori dicevano fosse talmente buono da scalciare in bocca come un mulo”, ci racconta - servito in tazza di metallo come quando fu creato per la prima volta nel 1941. Parlando di gin si va da prodotti pratesi, con i due gin dell’Opificio Nunquam di Tavola (di cui uno ottenuto da una distillazione di sole bacche di gi-
QUATTRO LOCALI, I LORO BARTENDER E I COCKTAIL DA NON PERDERE QUESTA PRIMAVERA
Nella pagina a fianco: Le Garage Caveau, con Luca Lotrecchiano mentre prepara l’Oh! Omo! e il Moscow Mule di De’sto
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COCKTAIL EXPERIENCE
ENGLISH VERSION
DIVERSI STILI MA UNA MISSIONE IN COMUNE:
ACCONTENTARE E STUPIRE GLI AMANTI DEI MISCELATI PIÙ ESIGENTI
Nella pagina a fianco dall’alto: un dettaglio di Cul de Sac;
Enzo Russotto de I Frari delle Logge, Le Garage Caveau, Giulio e Max di Cul de Sac, ‘La città nuova’ de I Frari della Logge
nepro senza altre botaniche aggiunte), fino a bottiglie giapponesi. Per combattere il caldo con un’esplosione di sapore c’è il Passion De’sto: un inno all’Equatore preparato con lime, zucchero di canna, rum bianco, maracuja e estratto di ananas. Tutto ben shakerato. Spostiamoci in piazza del Comune e entriamo da I Frari delle Logge, in un antico palazzo con soffitti a volte decorate con eleganti stucchi. Aperto dalla colazione fino a tarda notte, la sera questo locale dallo stile retrò è il regno di Enzo Russotto, architetto-bartender che ama prendere spunto dai cocktail classici e rielaborarli secondo temi e gusti attuali. “Chi viene da noi sa che qui trova qualcosa che altrove non c’è”. I grandi classici non mancano, ma tantissimi sono infatti i drink inediti, realizzati spesso con basi homemade come il cordial lime o il liquore salvia e oli essenziali di limoni usati per preparare il Blossom Girl, cocktail con cui ha partecipato all’ultima edizione della Campari Barman Competition. Assolutamente da non perdere La città nuova: Americano Cocchi, Liquore Galliano, Campari, Ra-
barbaro Zucca e top cedrata Tassoni, ricetta pubblicata sul sito dell’azienda dello storico vermouth torinese Cocchi; e Tre. mi Pra.to: Vermouth bianco di Prato, Cocchi Dopo Teatro, gin e Fernet.
Il nostro mixology tour termina in via Settesoldi, da Le Garage Caveau, bistrot e cocktail bar. La lista dei drink viene aggiornata continuamente in base alla stagione, strizzando l’occhio all’epoca del proibizionismo. A guidarvi nell’ampia scelta, Luca Lotrecchiano, che dopo esperienze in Italia e all’estero ha deciso di investire nella sua amata Prato. Tecniche classiche per creazioni di nuova scuola dove ogni dettaglio fa la differenza (si sceglie tra ben 8 tipologie diverse di toniche!). Tra i must l’Oh! Omo!: vodka, zenzero, lime, miele e albume. “È un cocktail che non viene mai a noia, pensato per conquistare tutti i palati. Fresco, ma allo stesso tempo corposo, con un finale piccante dato dallo zenzero”. Provatelo come aperitivo, durante il dopo cena, o anche come drink da sorseggiare gustando uno dei piatti tosco-francesi in menu. Ci ringrazierete!
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COCKTAIL EXPERIENCE
Valentino Buffolino di De’sto
APPEAL IRRESISTIBILE
Lucenzia: Swarovski e non solo foto Pasquale Paradiso
Il Gruppo Salvadori, azienda storica della città, si è arricchito nel 2010 di Lucenzia, costola originariamente nata per la vendita delle collezioni Swarovski, ma che poi si è allargata anche ad altri generi di accessori moda. A gestire Lucenzia è la quarta generazione della famiglia Pieraccini/Salvadori. Inizia Francesca con il negozio mono brand Swarovski presso il centro commerciale I Gigli a Campi Bisenzio, che offre la possibilità di regalare o regalarsi un gioiello di moda e qualità ad un prezzo accessibile. Un impegno non facile per Francesca, madre di una bambina, ma supportata da un gruppo di valide e preparate collaboratrici.
Dal 2015, proprio in occasione della maternità di Francesca, entra in Lucenzia anche la cugina Valentina, che fino a quel momento aveva lavorato solo occasionalmente nei negozi di famiglia durante gli studi universitari.
È l’occasione per crescere ancora, ed è così che Lucenzia trasferisce il negozio Swarovski del Gruppo Salvadori da via Guizzelmi a via Garibaldi, portando avanti dei cambiamenti importanti; tutte le collezioni Swarovski, dai gioielli all’oggettistica, vengono mantenute, e l’offerta viene ampliata con altri marchi italiani d’eccellenza, tra cui Gabs, specializzata in borse e piccola pelletteria, e Teatro Fragranze Uniche, azienda di Firenze che produce artigianalmente straordinari profumi d’ambiente. Valentina, insieme ad un’esperta sales assistant, Sabrina, cura in modo particolare la clientela del negozio in via Garibaldi, ed è continuamente alla ricerca di prodotti con un loro personalissimo appeal. L’obiettivo è quello di arricchire l’offerta del centro storico diventando un negozio da dove non è possibile uscire a mani vuote, perfetto per trovare un’idea regalo, per gli altri e, perché no, anche per sé stessi!
Sopra e nella pagina accanto i ritratti di Francesca e Valentina, quarta generazione della famiglia Pieraccini/Salvadori con alcune immagini della boutique Lucenzia
73 FOCUS AZIENDE
IDEE
SALVADORI
IN PIENO CENTRO STORICO, VIA GARIBALDI, UNO SPAZIO DEDICATO ALLE
REGALO FIRMATO
TECNOLOGIA D’AVANGUARDIA
Sarti: ascensori su misura
È senz’altro tra le realtà più importanti a Prato nel settore ascensoristico. La Sarti srl è un’impresa familiare che dal 1963 progetta e installa ascensori, montacarichi, piattaforme e servoscala. L’attività di Franco e Piero Sarti è iniziata quando i due fratelli cominciano, nel 1952 e nel 1959, a lavorare come dipendenti della Fiam. Anni di formazione in una realtà all’avanguardia, fino a quando nel 1963 i due fratelli si mettono in proprio e dopo varie esperienze si arriva all’attuale Srl. Nel 2007 Franco si ritira, ma due figlie di Piero lo hanno già affiancato in azienda, Elena e Carlotta. Ascensori tradizionali e oleodinamici, montacarichi piccoli e grandi, piattaforme, la Sarti trova soluzioni per ogni necessità, fino ad arrivare alla realizzazione di un ascensore triangolare per ovviare alla mancanza di spazio.
Anzi è proprio questo ciò che la differenzia dalla concorrenza di grandi aziende che hanno risposte più standardizzate e meno flessibili. Il lavoro della Sarti oggi è rivolto per lo più a residenze private e condomini, dove l’azienda è in grado di garantire soluzioni eleganti
e perfettamente integrate col resto dell’abitazione; nel settore industriale l’attività è diminuita, ma non mancano ‘ascensori di rappresentanza’ dal design innovativo e particolare. La Sarti progetta la soluzione, si procura i componenti dai suoi fornitori di fiducia e installa l’ascensore. Garantisce il servizio di manutenzione e assistenza 24 ore su 24, che grazie ai suoi tecnici specializzati è uno dei fiori all’occhiello della Sarti, con uno standard di servizio ottimale che dà la possibilità di mantenere ancora oggi attivi con tutti i loro principali organi originali in perfetta efficienza impianti installati negli anni Sessanta, e questo grazie all’esperienza pluriennale ed all’attuazione di tutti gli accorgimenti suggeriti dalla clientela, che ancora oggi l’azienda ringrazia. I tecnici e i cantieri sono coordinati da Fabio Guarducci, marito di Elena, che è anche un componente della commissione ascensori Uni, pertanto costantemente aggiornato sulle novità normative e tecnologiche del settore. Il successo di un’azienda lo fa la squadra e quella della Sarti è sicuramente di primo livello.
Sopra e nella pagina accanto: una foto dei proprietari e del team dell’azienda pratese Sarti insieme ad alcune immagini di produzione
75 FOCUS
AZIENDE
DAL 1963 UN’AZIENDA DI FAMIGLIA PUNTO DI RIFERIMENTO NEL SETTORE ASCENSORISTICO
foto Pasquale Paradiso
Christmas Party con Pratoreview
Vinicio Capossela ha aperto il numero invernale della nostra rivista, presentata nella moderna e elegante location del Victory Cafè di Montemurlo, insieme alla nuova Audi Q2.
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Viale Piave, 5 ph. 0574.42064
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I FRARI DELLE LOGGE
Piazza del Comune,16 ph. 0574.35490
KORNER KAFFE
Via Borselli, 89 ph. 0574.6224216
LA DOLCE VITA
Via Traversa Pistoiese, 37 ph. 0574.814748
LA GIOCONDA
Via Raffaello Lambruschini, 25 ph. 0574.603091
LA TAZZA D’ORO
Viale della Repubblica, 290 ph. 0574.593771
LE BARRIQUE
Via G. Mazzoni, 19 ph. 0574.30151
OPIFICIO JM
Piazza San Marco, 39 ph. 0574.870500
PRATO CITY
Via Valentini, 7 ph. 0574.1821183
SCHIACCINO
Via Santa Caterina, 1 ph. 0574.605154
SQUISIO
Via Santa Trinita, 87 ph. 328.4269495
ZERO
Via Garibaldi, 65 ph. 0574.35041
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A CASA GORI
Piazza Sant’Agostino, 14
ph. 0574.24893
ANTICHI SAPORI
Via F. da Filicaia, 40/A
ph. 0574.461189
ARDENGO
Via dei Cimatori, 6
ph. 366.5318415
AROMA DI VINO
Via S.Stefano, 24
ph. 328.9557490
BAGHINO
Via dell’Accademia, 9
ph. 0574.27920
BOCCONDIVINO
Via Mascagni, 59
ph. 0574.22957
CHE CICCIA C’È
Piazza del Collegio, 9
ph. 0574. 30416
CHEF REPUBLIC
Viale della Repubblica, 236
ph. 0574.072744
DE’STO
Via Modesti, 7/9/11/13
ph. 0574 1582336
I CORTI
Piazza Mercatale, 136
ph. 0574.606082
IL DECANTER
Piazza delle Carceri, 1/2
ph. +39 0574475476
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Via Ferrucci, 22
ph. 0574.607845
IL CAPRIOLO
Via Roma, 306
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IL MERCANTE
Via Traversa il Crocifisso, 47
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Via Valentini, 110 ph. 0574.25746
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Via Pomeria, 64 ph. 0574.605200
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Via dei Migliorati, 7 ph. 0574 448884
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Piazza S. Domenico, 16 ph. 0574.440094
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ROSPIGLIOSI
Via Firenze, 83
ph. 0574.592515
LA VERANDA
Via dell’Arco, 10 ph. 0574.38235
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Via Traversa del Crocifisso, 7 ph. 0574.622316
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Via Settesoldi, 36/38
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Viale della Repubblica, 23 ph. 0574 550462
TRATTORIE
LA FONTANA
Via di Canneto, 1 ph. 0574.27282
LAPO
Piazza Mercatale, 141 ph. 0574.23745
LOGLI MARIO
Via Carteano, 1 - Filettole ph. 0574.23010
OSTERIA CIBBÈ
Piazza Mercatale, 49 ph. 0574.607509
OSTERIA LE CENTO BUCHE
Via degli Abatoni, 7 ph. 0574.694312
PIZZERIE
CAVALLINO ROSSO
DA GIOVANNI
Via Pistoiese, 26 ph. 0574.23143
FANCY KING
Via Valentini, 21 ph. 0574.581343
IL BORGO ANTICO
Via Gherardacci, 25/27 ph. 0574.622707
I CAVALIERI DI PIAZZA
MERCATALE
Piazza Mercatale ph. 0574.400830
LA TORTELLERIA
Via Bologna, 196 ph. 0574.692641
IL RAGNO
Via Valentini, 133 ph. 0574.596700
KING’S PUB
Via Garibaldi, 148 ph. 0574.28641
NOMAD
Via Carradori, 50 ph. 392.0575675
PASSAPAROLA
Viale Galilei, 8 ph. 0574.468350
PIZZA E BOLLICINE
Via Quirico Baldinucci, 3 ph. 0574.1825821
PIZZERIA MAGGIE
Via Bologna, 519 ph. 0574.460493
CUCINA ETNICA E BIO
ANDALOUSSIA
Piazza del Duomo, 44
CIBINO
Via Pomeria, 84 ph. 0574.23989
ELEMI
Via Roma, 74 ph. 0574.055536
FUJIAMA
Via Valentini, 5 ph. 0574.623857
KALDI’S CAFFE
Via Settesoldi, 31 ph. 339.5355010
KOTO RAMEN
Via Valentini, 102 ph. 0574.603162
LA COVA TAPAS BAR
Via Santa Trinita, 3
LA FABBRICA ALIMENTARE
Via Valentini, 102 ph. 0574.870315
L’ORTO DI NENÈ
Via Santa Trinita, 47/A ph. 349.8478186
MOI SUSHI LAB
Viale Piave, 14 ph. 0574.065595
NAGOYA
Via Avignone, 34 ph. 0574.400183
NAGA THAI
Via Santa Trinita, 53 ph. 0574.074031
PINCHOS BAR
Via Settesoldi, 11 ph. 329.3925185
RAJA
Piazza del Collegio, 8 ph. 0574.32032
RAVIOLI LIU
Via Fabio Filzi, 39 ph. 0574.830973
RAVIOLI DI CRISTINA
Via Cavallotti, 36 ph. 0574.1820920
YOP
Via Santa Trinita, 80 ph. 0574.1823429
OUTSIDE
ARTIMINO
BIAGIO PIGNATTA
Viale Giovanni XXIII 1 ph. 055.8718086
CANTINE DEL REDI
Via 5 Martiri 29 ph. 055.8751408
DA DELFINA
Via della Chiesa 1 ph. 055.8718074
CANTAGALLO
IL GHIRIGHIO
Loc. Migliana, 29 ph. 0574.981103
LA BUA DELLA TONIA Via S. Quirichello, 2 ph. 0574.956171
LA CASTAGNA
Via di Migliana, 40 ph. 0574.981791
CARMIGNANO
ANTICA TORRE
Piazza G. Matteotti, 15 ph. 055.8712096
IL BARCO REALE
P.zza Vittorio Emanuele II, 28 ph. 055.8711559
SU PE’I’ CANTO
Piazza Matteotti, 25/26 ph. 055.8712490
GALCIANA A MANGIA’ FORA Via Sant’Ippolito 16 ph. 328.3032343
MONTEMURLO LA TAVERNA DELLA ROCCA
Piazza Castello 2, ph. 0574.680459
VICTORY CAFÉ
Viale A. Labriola, 243 ph. 0574.650438
POGGIO A CAIANO IL VECCHIO CASALE
Via Carmignanese 127 ph. 055.877427
LA FURBA Via Statale 99 ph. 055.8705316
LA FRUGOLA
Via Aldo Moro 33 ph. 055.8778143
VAIANO
LA LOCANDA DEGLI ARTISTI
Via Bertini 76 Schignano ph. 0574.983436
LA NUOVA TIGNAMICA
Via Val di Bisenzio 112 ph. 0574.984424
VERNIO CIRCOLO ARCI
PRATO TIPS PRATO TIPS PRATO TIPS PRATO TIPS PRATO TIPS PRATO TIPS PRATO TIPS
MEDIEVAL PRIDE THE TOWERS THAT WERE HOUSES IN THE CITY OF PRATO
There was a time in Prato, as in many regions in Europe, during which families joined forces and lived in their houses which were marked by towers, inside the circle of the walls of a municipality.
After the destruction of the castle and village, in 1107, a wider circle of walls was erected, but also towers and then tower houses built in a whitish ‘alberese’, a local limestone rock. Prato had become a castrum.
Contemporary chroniclers tell us that Prato’s horizon had over 60 towers, which could be requisitioned by the Municipality to be used as sighting points, but also to be truncated when a family, through the use of force, prevailed over those of its enemies.
These dwellings were eventually built up in height and the materials used for the exterior and height of the tower were an indication of the family’s power. Inside, they were subdivided into storeys with wooden floors and stairways. And when they lost their
original defensive function, they were turned into proper houses and on the ground floor the first loggias and artisan workshops appeared.
Today, in the city, experts count 26 surviving towers, most of which are not visible because they have been incorporated into later architectural structures. Among those that are still recognizable are those on the corner between Via Mazzoni and Via dell’Accademia, as well as the tower on Vicolo dei Bardi, next to the tower house in Piazza Sant’Antonino, the one on the corner between Via Garibaldi and Vicolo Buonconti, the tower of the Giudei, known as “Della Buca” and the Ammannati tower, on the corner between Via Cairoli and Via Pugliesi.
AN INTERVIEW WITH MADDALENA CRIPPA
Maddalena Crippa, while speaking in the dressing
counters marked her destiny. Giorgio Strehler, who discovered her at the age of seventeen and gave her the immense gift of the actor’s art. And Peter Stein, who she met thirty years ago and married, who has directed her in memorable shows, including the last great Metastasio production that opened this season, Richard II by Shakespeare.
We meet her shortly before the show that brought her back to Prato after just four months. The Merry Widow, a Café Concert reduction of Franz Lehár’s operetta, that thanks to her, the only actor on the stage, takes on the magical aura of a fairy tale. What is your relationship with Prato and the Metastasio?
We go back a long way to my debut in the theater, in 1975, with Il Campiello directed by Strehler. What do you know of Prato?
The cultivated and theatrically educated audience of the Metastasio. One has the feeling that good theater has been done here, that Prato has been a serious production center. And museums? Are there some that you appreciate?
opera. He used to go to the Piccolo and La Scala in Milan.
What does acting mean for you?
I feel as though I am a vehi-
room at the Fabbricone, seems to be wearing, rather than clothes, her life’s vocation, the theater. She has worked with the greatest directors. But two en-
I know them all... The Pecci, Palazzo Pretorio, the Museo del Tessuto, the Museo dell’Opera del Duomo. Who gave you your passion for theater?
My father. He acted in an amateur company, and he was also a great lover of
cle at the service of the author, and that’s why I never put myself before the character. My position is always a step behind the character. Have you ever taught?
No. Why? I want to act and I will act as long as possible.
THE CENTRO
PECCI HAS MADE A PROMISING START IN PREPARING FOR ITS NEW PROGRAM, WITH NEW ACQUISITIONS AND MAJOR EXHIBITIONS
A new season has begun under the sign of four acquisitions, a new director, and a balancedly international-scale pop exhibition, designed not only for connoisseurs but also a wider audience. We could say that this is a great start for the Centro Pecci, which continues to be the number one candidate for center of contemporary avant-garde art in central Italy, in line with Florence and the nearby Palazzo
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Strozzi, which alternates contemporary art with great ancient and modern art. We are dedicating our pages to the newly appointed director to become better acquainted with her and take a first look at the years to come. The four acquisitions are a fascinating journey into the universe of art: we start with Carlos Garaicoa and his De cómo tierra se quiere parecer al cielo II. This is followed by Józef
Wallinger.
THE EXHIBITION ‘MARIE ANTOINETTE. I COSTUMI DI UNA REGINA DA OSCAR (ÌMARIE ANTOINETTE. THE OSCAR-WINNING COSTUMES OF A QUEEN)’, AT THE MUSEO DEL TESSUTO
Robakowski’s I’m Going and Rainer Ganahl. His work Please, teach me Chinese - Please, teach me Italian of 2018 is a project created under the auspices of the POP-ART actions at Macrolotto Zero. Then comes our Loris Cecchini with his steel module. Within the context of new works that have enriched the heritage of a city that has always been devoted to the avant-garde is the work of Marco Bagnoli for Piazza Ciardi. The last chapter of this new course of the Pecci MARK, but only in temporal terms, is the first solo exhibition in Italy by the English artist Mark
One look and you’ll be catapulted into 18th-century France. It’s the exhibition ‘Marie Antoinette. The Oscar-winning Costumes of a Queen, at the Museo del Tessuto in Prato until May 27th. Displayed next to the original historical garments and fabrics are the masterpieces by the world-famous costume designer Milena Canonero, made for the 2006 film Marie Antoinette directed by Sofia Coppola and interpreted by a magnificent Kirsten Dunst. Lace, crochet and floral decorations give life to dresses that critics have called “the best cinematographic reinterpretation of 18th-century clothing ever” and that earned Milena Canonero the Oscar.
The exhibition opens with a section dedicated to the figure of Marie Antionette. A multimedia installation retraces the most significant stages of her life. Dressed only by the finest artisans of France, she dictated style not only among the noblewomen of Versailles, but in all the European courts.
Standing out among the corsets and petticoats is the dress created for the photo shoot published in the magazine Vogue America. The
exhibition then continues in the large room that houses more than twenty male and female costumes worn by the film’s actors. The exhibit’s staging evokes the great halls of Versailles with an imposing staircase, which symbolizes the parable of the successes and dramas experienced by this queen. At the center of the great platform, a projection recreates an outdoor space that recalls the gardens of the Trianon. The exhibit closes with a few frames of the film.
COCKTAIL (R) EVOLUTION FOUR VENUES AND THEIR BARTENDERS. A MIXOLOGY TOUR THROUGH THE CENTER OF PRATO
The cocktail culture is at the apex internationally and Prato is no exception. Here’s where to go in town! There’s a restaurant on Via Santa Trinita that hasn’t escaped enthusiasts of mixed drinks, and this is Cul de Sac. If your weakness is spirits, ask for Giulio Neri, and if instead you want an elaborate cocktail, trust the shaker of Max Tamburini.
Try his BergaMatto Fizz: Malfy gin, grapefruit bitters,
Tassoni citron and homemade bergamot cordial. On Via Modesti, behind the De’Sto bar, you’ll find a sort of living encyclopedia of cocktail history, Valentino Buffolino. Speaking of gins, these range from Prato to Japan. To fight the heat there is the Passion De’Sto: lime, brown sugar, white rum, maracuja and pineapple extract. Let’s move on to Piazza del Comune and go into I Frari delle Logge. In the evening, this retro-styled bar is the realm of Enzo Russotto, architect-bartender. There are many new creations, often made with homemade basics such as the lime cordial, sage liqueur and the essential lemon oils used to prepare the Blossom Girl. Our mixology tour ends at Le Garage Caveau, bistro and cocktail bar in Via Settesoldi. Luca Lotrecchiano will guide you through the wide selection of drinks.
Classic techniques for new school creations where every detail makes the difference (you can choose between 8 different types of tonics!). The Oh is a musttry! Omo!: vodka, ginger, lime, honey and egg white.
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OROSCOPO PRIMAVERA
MESSAGGI DALLE STELLE
Consigli a trecentosessanta gradi seguendo il percorso degli astri
ARIETE (21 marzo - 20 aprile)
Marte in Capricorno crea contrasti nella prima parte della primavera, la seconda parte si presenta in ripresa, in particolare per i nati in marzo, sottoposti ai pesanti influssi saturnini.
TORO (21 aprile - 20 maggio)
In aprile, Venere e Marte vi appoggiano in maniera straordinaria. In seguito, i nati in aprile devono mantenere grande prudenza e quelli in maggio evitare i megaprogetti e ridimensionarsi.
GEMELLI (21 maggio - 21 giugno)
In aprile Mercurio aiuta i viaggi dei nati tra fine maggio/inizio giugno; in maggio Venere sussurra a tutti frasi affettuose; in giugno una grande intraprendenza caratterizza la prima decade.
CANCRO (22 giugno - 22 luglio)
Marte opposto fino a metà maggio vi consiglia di marcare il passo. In seguito l’arrivo di Venere nel segno porta una ventata di allegria. Nati 25-30 giugno sempre un po’ in difficoltà.
LEONE (23 luglio - 23 agosto)
Il Nodo Lunare, che attraversa a ritroso il segno, può portare messaggi provenienti dal passato ai nati in luglio e inizio agosto. Da metà maggio aumenta la tensione per la prima decade.
VERGINE (24 agosto - 22 settembre)
Astralità favorevoli un po’ per tutti con Marte, che vi rende determinati fino a metà maggio, Saturno che aiuta la prima decade a concretizzare e Giove che protegge la seconda decade.
a cura di Claudio Cannistrà, la “Bottega dell’Astrologo”
BILANCIA (23 settembre - 22 ottobre)
Mercurio, Marte e Saturno non vi concedono la pace e l’armonia che desiderate, almeno nella prima parte della primavera. In seguito, Marte dall’Acquario sprona i nati in settembre.
SCORPIONE (23 ottobre - 22 novembre)
Marte, Giove e Saturno vi appoggiano con forza, ma da metà maggio l’entrata di Urano in Toro può scompaginare i piani dei nati intorno al 23 ottobre, innervosendo un po’ tutta la prima decade.
SAGITTARIO (23 novembre - 21 dicembre)
Inizio primavera stimolante sul piano della comunicazione e delle relazioni un po’ per tutti, con i nati di novembre in gran forma, fisica e mentale, specialmente da metà maggio in avanti.
CAPRICORNO (22 dicembre - 20 gennaio)
Marte nel segno porta una ventata di energie, difficili da gestire. La prima decade è quasi ad una svolta di vita, che si chiarirà con il passare dei mesi. Seconda decade molto motivata in aprile.
ACQUARIO (21 gennaio - 19 febbraio)
Nati in gennaio in grande tensione da metà maggio in avanti per l’arrivo di Marte sui loro gradi e per il quadrato di Urano dal Toro. A tutti gli altri il consiglio è di evitare le esagerazioni.
PESCI (20 febbraio - 20 marzo)
La spinta di Marte dal Capricorno supporta tutti fino a metà maggio, mentre Giove continua a favorire la seconda decade. Cambiamenti positivi all’orizzonte per i nati intorno al 19 febbraio.
Per informazioni sui corsi e le attività culturali organizzate scrivere a: labottegadellastrologo@gmail.com; canniclau@libero.it
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