3 minute read

TESSILE

C’è chi viaggia meglio su Instagram, chi s’accontenta di Facebook, chi invece ‘cinguetta’ su Twitter o s’iscrive a Linkedin. Se una volta in azienda s’andava solo a caccia di ordini e clienti, ora si va anche a caccia di… followers, like e tutto ciò che fa record di visualizzazioni on line. Si chiama marketing digitale ed è quello che sta facendo cambiare pelle anche al tessile pratese. Pontetorto, Marini Industrie, Luigi Ricceri, Cangioli 1859: sono solo alcuni dei lanifici del distretto che da un po’ di tempo si raccontano sui social network aziendali, coinvolgendo a colpi di hashtag i brand che scelgono i loro tessuti per produrre il capo finito. In fondo, è un po’ come scoprire la proverbiale acqua calda: da tempo immemore i tessuti pratesi sono utilizzati per confezionare abiti firmati che sfileranno poi sulle passerelle più famose. Pailettes e lustrini, grandi marchi, abiti di lusso e copertine da sogno raccontano in realtà lo spaccato di un mondo affascinante, quello della moda, che non potrebbe esistere se non fosse per quel tessile manifatturiero prodotto a Prato. Ed è qui che entrano in gioco professioni innovative come il community manager, social media manager ed esperti di marketing digitale. Che entrano in azienda e si occupano di corporate storytelling, che non significa semplicemente raccontare storie: si tratta di stimolare un racconto che possa aiutare l’azienda a emozionare e coinvolgere il suo pubblico. Prendiamo l’elegante cappotto a quadri indossato da Kate Middleton, durante l’ultima messa di Natale: è stato tessuto in riva al Bisenzio con un sapiente mix di filati che ha convinto la maison Miu Miu ad acquistare nel distretto la lana per produrre l’indumento. Tessuto pratese, realizzato dal lanificio Luigi Ricceri. A raccontarci il nome della maison che ha firmato il capospalla sono tutti i giornali del mondo. Chi ha prodotto la stoffa lo sappiamo solamente perché l’ha postato sul suo profilo Instagram il lanificio Luigi Ricceri con un messaggio tutto in inglese per il suo esercito di followers. “When we say fabric is art”. “Non facciamo tessuti ma gioielli –sottolinea l’imprenditore Luigi Ricceri – e non abbiamo mai fatto mistero della nostra collaborazione con i più prestigiosi brand. Solo che un tempo, magari, bastava mostrare ai clienti le foto dei capi finiti realizzati con i nostri tessuti: ora invece questo tipo di comunicazione passa dai social network. Ci interessa particolarmente Instagram, soprattutto per aumentare la visibilità sui mercati esteri, in primis asiatici”. Uno dei pionieri della comunicazione 2.0 nel distretto è il Gruppo Marini Industrie che, oltre ad aver potenziato negli ultimi due anni la presenza sui social network, ha sviluppato lo strumento della newsletter aziendale per oltre un migliaio di clienti. Secondo Francesco Marini, responsabile commerciale del lanificio di famiglia, “è cambiato anche l’interlocutore per il quale non è più sufficiente toccare un tessuto: il cliente vuole sapere chi ha di fronte, se ha un’azienda con una storia interessante da raccontare”. Questione di brand reputation, come la definisce Marini che bene conosce il mercato americano così avvezzo alle frontiere di digital marketing. Ma c’è anche un ritorno in chiave d’immagine e di profitto. Un esempio? La geolocalizzazione dello stand

PONTETORTO, MARINI INDUSTRIE, LUIGI RICCERI, CANGIOLI 1859: SONO ALCUNE DELLE REALTÀ CHE HANNO ADOTTATO UNA STRATEGIA DI DIGITAL MARKETING ASSUMENDO PROFESSIONISTI DEL SETTORE

GRAZIE AL

LANIFICIO LUIGI

SCOPRE

Sopra, dall’alto in senso orario: Elena Banci, Francesco e Luigi Ricceri, Alessandra Petrelli e Francesco Marini aziendale durante i saloni tessili che può fare da bussola ai visitatori che si muovono in fiera. Arriverà il giorno in cui non servirà più toccare le stoffe? “No, davvero, altrimenti fiere come Première Vision smetterebbero di esistere: si possono però sfruttare le opportunità della rete per cercare di essere propositivi verso i clienti, senza stare in fiera ad aspettare”, spiega Alessandra Petrelli, social media manager del gruppo Marini Industrie, con una laurea in media e giornalismo e due master in tasca: il primo l’ha conseguito in digital marketing al Polo universitario di Prato, il secondo allo Ied di Firenze in e-commerce, design e management. La sua tesi, intitolata MyMoodboard&me. Strategia per coinvolgere e raggiungere il cliente dell’industria tessile oltre le fiere, vede al centro l’esperienza del gruppo Marini Industrie. “L’azienda stava portando avanti già una buona strategia di marketing aziendale –racconta Petrelli - ci siamo interrogati su come agganciare clienti al di fuori del cir- cuito delle fiere. Sfruttando le mie competenze digitali siamo riusciti a valorizzare alcuni prodotti come la lana lavabile e tutti i processi di sostenibilità che vedono impegnata l’azienda”. Parla un po’ pratese anche il cappotto rosso indossato da madame Brigitte Macron, confezionato dalla casa di moda parigina Balmain. Anche in questo caso, lo sappiamo perché il lanificio che ha fornito i tessuti, la Pontetorto, ha postato la foto su Instagram agli inizi di gennaio. “Attraverso il marketing digitale ti fai conoscere, racconti la tua storia, la tua filosofia e i tuoi valori”, sottolinea la responsabile marketing Elena Banci. Il lanificio di Montemurlo è presente su Facebook, Twitter e Instagram. “Le immagini o i suoni di un video creano pura emozione come nel caso di una foto che ritrae un bellissimo tessuto”. I pratesi sono sempre stati bravi con le pezze. Che stiano diventando bravi anche a comunicarlo? “Direi di sì. La creatività dei pratesi – conclude Elena Banci - è straordinaria”.

This article is from: