5per1.Poesie.n.5

Page 1

51 Ludovica D’Alessandro Alessandro Secci

per


2


Introduzione

Q

uello che un probabile lettore troverà in questa quinta edizione, è la capacità di incorporare due diverse possibilità: l’osservazione e l’introspezione, ma entrambe le due necessità sembrano un desiderio. Non tanto per esprimere un probabile disagio che esiste ed è evidente in queste poesie dei due poeti, ma quanto un “calligramma” figurato e ritrasmesso in sequenze immediate. Se da una parte la necessità si palesa in cose che sembrano presenze, nell’altra possibilità è la trama, in una quasi prosa, che divarica l’esistenza. Una comunione indifferente che si unisce ai confini di una metafora, per chiarirla in tutta la sua consacrazione esistenziale. Alessandro Secci dipinge, scrive e disegna, è un artista e pittura con le parole un proprio schema. Lo schema che sceglie e da cui prende e riceve nuovi stimoli, giunge dalla tradizione giapponese, gli Haiku. Un’antica tradizione dove la composizione lirica si libera in poche parole, un insieme di sillabe che determinano uno schema semplice e immediato. Non crea una continuità lessicale, ma quanto una presenza di assiomi visivi: una cosa tira l’altra imponendosi sullo stesso piano percettivo. Alessandro, come nelle sue pitture, “appiattisce” ogni sfumatura e solo l’essenza, che rimane in superficie, diventa spazio funzionale. Così anche le sue brevi poesie divengono percezioni schematiche dove ciò che è evidenziato è tutto lì, intriso di molto altro, ma lo devi cercare nell’oblio del silenzio. In questa edizione il poeta raccoglie venticinque Haiku in cinque pagine, ogni foglio diventa un quadro senza prospettiva, una specie di astrazione naturale che vive solo della rivelazione dell’istante.

3



Ludovica D’Alessandro usa un linguaggio esplicito, talmente chiaro che sembra irriverente, ma è delicato, pervaso da un sentimento metafisico che porta le sue parole in una visione impersonale. Come se si riproducessero in lei il suo ritratto e il suo esistenzialismo, fatto di interrogativi e di speranze inconcluse. Una lirica verista che esplora ancora e ancora la sua vicenda personale. Non usa un tempo ma tutti i tempi possibili della sua esistenza e per questo, il vocabolario che usa diventa determinante, quasi un’attenta decisione di quali possono essere le parole non dette per dire elementi universali, ma che sono , poi, ritrovabili nei suoi attimi di vita. Ludovica compone le sue poesie con proprie regole, quasi a stordire le pause e i tempi metrici per poi rigenerarli in sequenze sceneggiate da una maledetta esuberanza. Dove piccole esistenze diventano enormi nella mente, al punto di aggrapparsi alla densità di una stoffa che la ricopre, lasciando intravedere ”lampi di luce sulle superfici nude” di un corpo sopravvissuto alla vita. Un’edizione di poesie asciutte che aprono con fendenti corpi invisibili. Un “taglio” che si forma come un’ellisse, divergendo e incastonandosi in compromessi consolatori e, nello stesso momento, ampio e divergente nella difficoltà della forma, ma che producono un profondo sguardo negli abissi della storia interiore, nella fede dei Misteri. Massimo Innocenti

5



51 Ludovica D’Alessandro Erika Vita Alessandro Secci Massimo Innocenti

per

dialogo in dieci poesie e due immagini

Primaedizione edizioneaacura curadel delGruppo GruppoDinamo Dinamo Quinta anno 2022 2021 Borgo BorgoSan SanLorenzo Lorenzo-Firenze - Firenze anno



Ludovica D’Alessandro

9


Ludovica D’Alessandro Selfie.

10




Sangue. Mi sono inginocchiata e tu con le mani trattenevi il mio collo sottile. Ho la pelle delicata e i segni delle tue dita, strette come una cintura, rivelavano violentemente a chi sarei appartenuta. Ti ho baciato con tutta la bocca aperta fino a quando gli angoli disidratati delle mie labbra hanno sanguinato. Per giorni ho dovuto far finta di sorridere … anche un accenno mi provocava dolore! Mi hai portato in un pozzo e lì mi hai sbattuto la faccia sul bordo ruvido, appuntito come una grattugia. La schiena curva come una mezza luna e, uno alla volta contavi gli anelli della mia colonna vertebrale. … sadico pezzo di merda con il cuore nero e gli occhi da principe! Quando e come mi avresti finito? Era una tua decisione? Crudelmente mi hai presa come una puttana, forse dolcemente mi hai baciato di nascosto il collo, ricambiando quel sentimento che era molto più importante di un amore leggero.

13


14


Quel pozzo, di notte. C’era del sangue. Troppo. Non di certo tuo. … ti amo un po’di più quando spargo un’altra goccia di sudore. Amore e dolore in questa Notte, come tutte le altre; l’hai risucchiato dal mio corpo … Ora e per sempre la nostra unica casa.

15


16


Come neve. Se mi fermo, ho freddo. E tu sei neve e lo sai. Se mi guardassi, sentirei ancora quel gelo come la prima volta. Se mi ignorassi, resterei ad affondare queste mani graffiate nel tuo dolore. Se mi ascoltassi, non riuscirei a parlarti, perché ho paura del mio abisso. Se potessi ridere con te, di quei sorrisi che riempiono le stanze e spazzolano via la polvere lo farei, ma mi sono dimenticata di come si fa ad accennare la gioia e la spensieratezza. Di accenni, di punti di sospensione, di inizi di una frase, di cuciture sdrucite, di gocce di profumo, di punte di piedi, non si comincia, ma si sta. Di questi stessi accenni, Io e te, siamo fatti. Ogni volta che per la prima volta, i nostri volti si sono struccati di tutta questa malinconia che senza nessun dubbio ci ha nascosto. Se mi guardi, non sento più quel gelo come la prima volta. Se mi ignori, resto qui ad aspettare che tu sappia cosa dirmi e mi tenda quelle stesse mani, sempre più graffiate ma che oggi profumano di crema.

17


18


Se mi ascolti almeno una volta, io non riesco ancora a parlarti perché ho sempre paura del mio abisso, ma meno di ieri. Se vuoi ridere ancora con me, ho dei sorrisi abbandonati che aspettano di esplodere, ma solo un po’. Di accenni, di punti di sospensione, di inizi di una frase, di cuciture sdrucite, di gocce di profumo, di punte di piedi, si può stare, perché Io e te, ne siamo fatti. Ogni volta che per l’ultima volta, i nostri volti si sono struccati di tutta questa malinconia, che senza nessun dubbio ci protegge oggi ancora una volta. Io e te come neve.

19


20


Ad un amore Il tuo non era amore ma possesso. Il tuo non era desiderio ma ossessione. Le tue non erano parole ma interminabili silenzi. I tuoi non erano consigli ma imposizioni. Le tue non erano promesse ma stupide menzogne. I nostri, se pur avessi voluto crederci, non erano progetti ma condanne annunciate. E quando finalmente decisi di lasciarti, di dirti addio per sempre e di liberarmi finalmente di te, tu sparisti lasciandomi sola, contro questo amore perverso che urlava di te e si nutriva della tua assenza. Ti prego, dimmi ora però che mi hai lasciato giurando sottovoce che mai saresti tornato, se almeno stavolta, le tue saranno promesse e non ancora una volta le solite bugie e che il tuo sarà finalmente amore. Tutto è relativo, tutti abbiamo un’amico o un nemico immaginario. Un’amore reale o forse no. Qualcuno o qualcosa da combattere. Scheletri che aspettano di diventare reali con cui sedersi ad un bar a prendere un caffè … un giorno. Forse.

21


22


Il sentiero alberato Era inverno. Non molto freddo come tutti gli inverni napoletani. Papà guidava e non parlava e neanche mamma. C’era ancora la Saab 9000 Turbo. Ma di turbo non c’era nulla. Tutto si muoveva al rallentatore. L’autostrada, il casello del Telepass e poi quel sentiero alberato con i pini a destra e a sinistra. Li ho contati tutti quei pini, uno alla volta . Speravo che non fossero troppi perché, dopo un girovagare senza senso durato anni, mi stavano portando alla consapevolezza e a una presa di coscienza. Non dimenticherò mai quel sentiero, i pini, la radica lucida del cruscotto di quella macchina velocissima, la densità di quel silenzio. Un silenzio che si interruppe solo quando aprimmo la portiera e senza dire una parola la richiudemmo. Non dimenticherò mai quel viaggio. Mai! Nonostante tutto, continuo ad amare i viaggi in macchina, chiudersi dentro e stare in silenzio a guardare fuori dal finestrino. Appoggiarsi alla musica come ad un bellissino violino che un po’ ti straccia l’anima e un po’ te la ricuce . Potrei viaggiare per sempre in una macchina veloce, a contare i pini, ad aspettare di arrivare

da qualche parte, una casa, una spiaggia …o una persona. Alla fine si giunge sempre a se stessi. Ricomposti o separati. 23


24


Sconosciuti “Accese una sigaretta e la lasciò bruciare in una tazza da caffè che usava come posacenere fino a quando non si spense. Aveva l’aria disinteressata e lo sguardo fisso, le gambe incrociate su di un tavolo e le dita ingiallite dalla nicotina. Lo guardai e capii immediatamente che non era uno sconosciuto. Lo riconobbi. Accennai un sorriso sperando che anche lui mi riconoscesse, ma non fu così, non lo fece mai. Ed è così che rimase per sempre uno sconosciuto.”

25


26


Alessandro Secci

27


Alessandro Secci

28




Voglio il caos, quello in cui mi getti col tuo amore. Amore sboccia, multicolore, caldo, senza stagioni. Tu felicità, attraente abisso, mi trascini giù. Frequentemente non posso evitare desiderare. La sete che ho, giorni persi nel nulla, è sete di te.

31



Vibra l’estate intensa, profumata. Trillo di grillo. Pomeriggio. Come da un calice sgorga sobrio. Colma di luce nel vento autunnale una geometria. Ramo sottile, volo irregolare, cerchi nell’acqua. Dalla grondaia, ritmico gocciolare. Raggio di sole.

33



Morire per te. Come se nulla fosse. Rosso tramonto. Spazi vuoti e silenzi orbitano colmando tutto. Tempo lontano senza interruzione. Segue l’attesa. Lambisco il tuo abisso di bellezza e mi dissolvo. Astutamente in maniera sublime sai annullarmi.

35



La meraviglia: eterno cigolare senza rumore. Il senso di te; presente infinito illimitato. Luce immensa. Assenza di gravità, senza confini. Buio profondo. Attraverso la notte nella tua luce. Cosa rimane di questa illusione? L’incredibile.

37



Nuda e pura lucente nella notte. Solitudine. Niente si desta. Mattino congelato. Suona la sveglia. Lo sconfinato senso di infinito non finisce mai. Piccoli passi, il vento ascolta in punta di piedi. La perfezione: equilibrio precario, forma incerta.

39


40


41


Non è difficile intuire che la moltiplicazione che dà il nome a questa raccolta di poesie non ha nulla a che vedere con l’aritmetica. Difatti il risultato del “nostro” 5 per 1 è 10: sono dieci pensieri in dialogo con se stessi e tra di loro, in fermento, vibranti di storie, dieci frammenti di vita, dieci poesie, due immagini, con tempi e spazi distinti; il dialogo che si va a creare è una moltiplicazione tra due individui ed il prodotto è un’esperienza

Alessandro Secci è nato a Firenze il 12/02/1965. Vive e lavora a Firenze. Disegno, pittura, scultura i principali mezzi espressivi. Attualmente la sua ricerca porta avanti una indagine sulla natura della spiritualità.

Gruppo Dinamo Edizioni www.gruppodinamo.jimdo.com

grafica. AntonioGiachetti

Ludovica D’Alessandro nasce a Napoli nel 1984. All’età di 12 inizia a soffrire di disturbi del comportamento alimentare. Nonostante il peso della malattia si trasferisce a Londra e successivamente a Milano dove vive e lavora attualmente. Il suo genere di scrittura è crudo e graffiante come un pugno nello stomaco. Fa della ricerca della bellezza dell’essere umano una missione ma senza spaventarsi di scavare nei meandri dell’animo.


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.