5per.Poesie n.6

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Introduzione

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ccorre in questa nuova edizione, prima di parlare dei due poeti, considerare un pensiero sulla poesia e vorrei porlo con una domanda alla quale, forse, non potremo dare una risposta: è la poesia la forma più perfetta e organizzata dell’intelletto? Potrei rispondere con una mia personale considerazione, in cui entra in gioco lo stile, e risponderei in senso astratto, o meglio dire concreto, se esaminassimo una tale domanda in senso critico: ci sono modi diversi per considerare la poesia in cui la parola diventa verso in una visione astratta; ciò che mi suggerisce la lettura di questi due poeti è <<filosofia>>, non solo per comprendere i diversi aspetti letterali del linguaggio che usano i due artisti, ma anche per capire meglio l’immaginazione che suscitano certe “attività” lessicali e compositive. Nella filosofia i concetti giungono dall’osservazione degli oggetti e dalle possibili conseguenze, definibili come pure sensazioni che creano un ragionamento definito. In un certo senso le parole usate nella poesia agiscono allo stesso modo: definiscono un sentimento attraverso le cose che creano un’emozione. É probabile che alcuni filosofi possano non condividere ciò che ho appena detto, ma se pensiamo all’origine della filosofia possiamo trovare, in qualsiasi sfera emotiva e visiva, qualche analogia. Analogie da considerare nell’analisi delle sensazioni, nel punto in cui si congiungono con la definizione di un principio naturale. E cos’è la poesia se non l’accurata scelta di una relazione tra il tempo, le cose e un itinerario dove la conoscenza può arrivare a comprendere il non conosciuto? In queste composizioni dei due poeti, anche se di due generazioni lontane e con un approccio letterario diverso, il senso del tema, modulato secondo una necessaria conversazione, si articola su un motivo comune e obbligato dalla stessa lirica. Un’originalità illusoria, nel senso che allude a una percezione, dove tutte l’emozioni dell’anima si possono scomporre o collegarsi in una

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sola percezione: il naufragio di una cultura, nella quale riaffiorano, in superficie, solo i frammenti del silenzio di una società che ha perso la ragione. In queste sue poesie Claudio Bartoli, artista e fotografo, irrompe con un metodo di composizione senza dimenticare la lirica e ancor meno una ricercata metrica. Le sue parole formano un principio: una fiducia astratta, che riscatta la consapevolezza della vita, riscoprendo ciò che può conservarsi come giudizio e presa di coscienza. Comporre, per Claudio, è una suggestione metrica e sonora, le parole e la loro fiducia compositiva diventano segni visivi, una poesia che traduce frammenti in pensieri, ma senza mai svelarli del tutto. Per l’artista sono solo le astrazioni compositive che creano brevi biografie letterarie, al punto che le parole: sistemate, distanziate e caratterizzate da differenze lessicali, trasformano movimenti personali in rivissute consuetudini, dove lo spazio e il tempo girano come l’azione poetica di uno strumento spirituale, che ha la sua espressione nel pensiero. Le parole di Bartoli, vagando in gironi come nella commedia dantesca, appaiono come riflessioni sulla considerazione di se stessi, ma anche di non essere affatto considerato. Alessandro Colombo è un giovanissimo poeta con un’appassionata conoscenza della poesia. Ad Alessandro serve la competenza per distribuirla sulle proprie sensazioni, costruendo immagini che convivono in modi divergenti derivando dalla tradizione letteraria. Incroci lessicali provenienti da visioni crepuscolari con delicate sensazioni ai margini di una lirica dannunziana, fino a corrispondere con assonanze colloquiali in ermetismi evanescenti. Alessandro colloquia con le Cose, al punto di figurarle come memorie, ipotizzando possibili rapporti d’amore in normali racconti reali. Sonetti liberi con versi endecasillabi che si rigenerano in una visione onirica, passando da situazioni d’entusiasmo a una percezione di sconforto, al punto di dar vita agli oggetti, trascinandoli in una surreale esistenza in cui inci-

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dono memorie pascoliane e intriganti rimembranze poetiche di Sandro Penna. Quella di Alessandro è una metrica in apparenza semplice, una poesia utile e umile al punto che il poeta destreggia le parole tra pause e versi interattivi, creandosi spazi chiusi in ampie prospettive. Nell’antichità la poesia viveva nel flusso delle idee che nutrivano la creatività e la società era colma del pensiero originale nuovo, fresco e intelligente, ma più vivente; uno stato di cose che rendeva nutriente il terreno creativo. In quella condizione la poesia e ogni atto creativo ritrovava i suoi principali significati nei diversi materiali perché erano lì, a disposizione tra le mani, e non occorreva altro: gli erano d’aiuto. Massimo Innocenti

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51 Claudio Bartoli Erika Vita Alessandro Colombo Massimo Innocenti

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dialogo in dieci poesie e due immagini

Primaedizione edizionea cura a curadeldelGruppo GruppoDinamo Dinamo Sesta anno 2022 2021 Borgo BorgoSan SanLorenzo Lorenzo-Firenze - Firenze anno



Claudio Bartoli

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Claudio Bartoli Capitoli.

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Lettere d'Amore mi scrissi odiandomi mi amai nient'altro avevo che uno spiraglio un solo occhio

per affacciarmi da dietro

“ Secondo Capitolo”

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Credetti fosse cibo volevo sfamarmi come un maiale avido

vomitai la mia ansia

sapeva di sangue attraverso quel buco

“Settimo Capitolo”

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Un meraviglioso inferno scrutai dall'oblò della nostalgia era appena la notte

pioggia e faville ricoprirono il mio letto

di rose spine e sangue “Decimo Capitolo”

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Durante la notte

dal buco vidi una pioggia bagnare quelle fiamme che la presero e lei si lasciò avvolgere da mille petali rossi

come un sangue appiccicoso “Undicesimo Capitolo”

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Raccolsi sanguinante ali candide in volo ritrovavo anche la pia forza

tutto cambiò claudicando mi arrampicai

Zoppo

“ Quattordicesimo Capitlo”

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Alessandro Colombo

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Renè Magritte Golconda, 1953

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Origami Un bianco campo quadrato si piega inerme al volere di Dio. E ci si perde, amabilmente, nella geometria di quelle contorsioni che dal nulla divengono razionale specchio della realtà.

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Santa Croce Ho visto due ragazzi baciarsi lungo il corso che portava a Santa Croce. Non so come li abbia visti ma ho provato tanta invidia per la chiesa spettatrice.

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Ad una tisana, col fin che si freddi Sei intruglio di spezie e di erbe bizzarre o tisana, che il corpo mio scaldi ed inebri e non vuoi tu stanziar intoccata nel coccio che candido e bianco sul banco riposa. Delizia tu hai, bevanda, ché dai giovamento alla mia fragile lingua, che secca ella spera che il liquido caldo la ustioni e la avvolga col gusto fantastico di fiori ed aromi. Hai atteso, infusione, che mano ti colga e che al labio assetato vicino ti ponga e dar tu piacer a chi ti assapora. Ma in fondo, chi più ha goduto tra il pio bevitore, che lieto ti adora o tu, la bevanda, che il fin hai concluso?

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Pioggia Piove E il rumore del tutto Diventa rumore del niente. E duole la mia anima per le gocce che cadono e che lavano l’intenso.

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Conflitto Volti, di persone spente come il camino d’estate. Non vedo, eppure fingo il banchetto di un rumore caldo. Un vetro divide Più di quanto faccia Una guerra senza polvere, e senza voci. Ricorda, che il tempo ha tolto, ma ha anche inferto dolore.

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Non è difficile intuire che la moltiplicazione che dà il nome a questa raccolta di poesie non ha nulla a che vedere con l’aritmetica, difatti il risultato del “nostro” 5 per 1 è 10: dieci pensieri in dialogo con se stessi e tra di loro, in fermento, vibranti di storie. Dieci frammenti di vita, dieci poesie, due immagini,con tempi e spazi distinti; il dialogo che si va a creare è una moltiplicazione tra due individui ed il prodotto è un’esperienza Claudio Bartoli è stato Direttore Artistico e Curatore per alcune gallerie nella provincia di Firenze per oltre 30 anni. Inizia come pittore dopo la sua prima esposizione all’età di 19 anni, parallelamente agli studi di Lettere e Filosofia prima, Architettura poi, si diploma Maestro d’Arte dopo un breve periodo di insegnamento delle materie artistiche, ha continuato ad occuparsi di Pittura, Grafica e Fotografia per la sua ricerca personale, producendo mostre in Italia e all’estero, fino a realizzarsi come fotografo professionista. Adesso lavora per se stesso solo nel campo artistico, con i linguaggi dalla Scrittura, Pittura, Fotografia e Video-Art. “L’obbedienza” è la sua prima pubblicazione illustrata di opere personali. Alessandro Colombo nasce a Saronno (vicino a Varese) nel 2003. Sin dalla prima adolescenza manifesta un precoce interesse verso l’arte, in particolare quella poetica, e questo per poter evadere dalla realtà deludente e spesso prevaricatrice nei suoi confronti. Inizia dunque a scrivere su fogli volanti bozze di componimenti dai temi prevalentemente malinconici e amorosi. Sempre durante la sua vita scolastica, nel 2020 vince l’unica edizione del concorso letterario organizzato dal liceo, nella categoria “Poesia – Triennio”. Questa vittoria lo ha spronato a continuare a scrivere poesie, le quali sono per la maggior parte accomunate dal filo conduttore della passione romantica e del vagabondare tormentato dell’animo. Gruppo Dinamo Edizioni www.gruppodinamo.jimdo.com grafica. AntonioGiachetti


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