Pineroloindialogo settembre2015

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Anno 6, Settembre 2015

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I N D I A L O G O .it Indialogo . i t , a u t o r i z z . N . 2 d e l 1 6 . 6 . 2 0 1 0 d e l Tr i b unale di Pinerolo - dir.Antonio Denanni

È già cominciata l’attesa del nuovo sindaco Il Rotary: “La città ha perso appeal!”

C. Guiot: “Essere aperti a piccole e grandi idee per la città”

E.Marchisio: “Pinerolo manca d’iniziativa e perde tempo nel compiangersi”


Buone News A cura di Gabriella Bruzzone

vacanze all’italiana

Sempre più stranieri scelgono l’Italia per le vacanze Ora che le vacanze stanno giungendo al termine un po’ per tutti, è tempo di fare qualche bilancio. Pare che per l’Italia l’estate 2015 sia stata decisamente positiva, soprattutto per quanto riguarda il turismo interno. Secondo alcune statistiche, l’Italia risulta tra i Paesi europei più visitati nei mesi estivi, da giugno a settembre. Sempre più stranieri quindi prediligono le vacanze all’italiana contribuendo al secondo posto del Bel Paese nella classifica dell’Unione Europea e al quinto posto nella classifica mondiale. Le più gettonate sono state ovviamente le località di mare: al primo posto spicca la Sicilia, apprezzata dai turisti sia per le sue spiagge sia per la possibilità di fare un tuffo nel passato grazie ai numerosi siti archeologici; seguono la Puglia, la Sardegna e la Calabria, con paesaggi mozzafiato, ottima cucina e mare cristallino.

Un grande riscatto per le regioni del Sud Italia che hanno visto l’afflusso di turisti stranieri seguiti a pari merito dagli stessi turisti italiani che, nonostante i dati degli scorsi anni, ritornano alla tradizionale vacanza all’italiana. Parola d’ordine è stata la riscoperta del territorio: secondo le statistiche pare infatti che la maggior parte degli italiani abbia visitato cantine, frantoi, agriturismo, aziende agricole e come souvenir abbia preferito i prodotti tipici alle solite calamite e statuette. Grazie all’Expo, inoltre, anche la Lombardia ha aumentato sensibilmente l’afflusso turistico nell’estate 2015. E per chi non è potuto andare in vacanza, la visita all’esposizione universale è stata un modo per fare il giro del mondo in poche ore, alla scoperta della cucina, della cultura e dell’economia degli altri Paesi.

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33 Informazione e cultura locale per un dialogo tra generazioni

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|A Pinerolo c’è bisogno

di una svolta copernicana Lo abbiamo già scritto altre volte che mai come al ritorno dalle vacanze si avverte il provincialismo di questa nostra città, che con i suoi riti consolidati si mostra incapace di uno scatto rigenerativo e di reinventarsi: anzi sta sempre più sprofondando nel baratro della marginalità. Ormai molti parlano non solo più di decadenza ma di degrado: mai si era vista una città così sporca come quest’anno, con le strade piene di buche, con l’erba che cresce alla base dei portici di via Chiappero. L’accusa di provincialismo ci ha attirato quache critica, ma questo giudizio lo consideriamo centrale nell’analisi della realtà della nostra città. Nell’establishment politico-culturale e anche borghese della città si vede ancora Pinerolo come l’ombelico del territorio, mentre non lo è più su tanti versanti, a incominciare da quello economico, perso da diversi decenni, da quello sanitario a quello giudiziario e persino quello commerciale (nonostante il grande mercato sia stato per secoli l’elemento attrattivo del territorio, oggi con la facile mobilità sono numerosi i pinerolesi che vanno a fare shopping a Torino!). Resiste bene invece il polo formativo fino alle superiori, anche se scarseggia il settore professionale. Il primo elemento per ripartire è quello di cambiare questa mentalità, tutta centrata sul locale, sul territorio, sul sentirsi l’ombelico del mondo (“Il localismo - ha detto di recente De Rita - è perdente”). C’è bisogno di una svolta copernicana: Pinerolo per rinascere e riprogettarsi deve sentirsi parte e partecipe di un territorio più ampio, quello della Torino metropolitana, delle sue iniziative, dei suoi sogni ed inserirsi nella sua progettualità. Antonio Denanni PINEROLO / INDIALOGO.it .

Direttore Responsabile Antonio Denanni Collaborano: Emanuele Sacchetto, Alessia Moroni, Aurora Fusillo, Gabriella Bruzzone, Andrea Obiso, Stella Rivolo, Andrea Bruno, Chiara Gallo, Cristiano Roasio, Nadia Fenoglio, Giulia Pussetto, Francesca Costarelli, Michele F.Barale, Chiara Perrone, Marianna Bertolino, Federico Gennaro, Isidoro Concas, Sara Nosenzo, Valentina Scaringella Con la partecipazione di Elvio Fassone photo: Giacomo Denanni, Andrea Costa, Lara Fantone Indialogo.it, Autorizzazione del Tribunale di Pinerolo, n. 2 del 16/06/2010 - Ed. Associazione Culturale Onda d’Urto Onlus redazione Tel. 0121397226 - E-mail: redazione@pineroloindialogo.it STAMPA: Servizi Grafici, Bricherasio

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Buone News

sempre più stranieri in vacanza in italia

dibattito sul futuro di pinerolo/1: rotary

intervista ad ezio marchisio

intervista a caterina guiot, fisica

un supplemento d’anima

il futuro dei miei

6 In città 6 8

Politica giovane young

Docenti universitari /22

10 Lettere al giornale

11 Non ci restano che le storie... 12

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Storiae...

i piccoli non possono correre

Uomini/donne del Pinerolese

rosario di mauro e kazuyo ikeda

14 Vita internazionale francesca bassetti e l’erasmus 15 Teatro

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sherlock Holmes

Musica emergente

la cour des miracles

Visibili e Invisibili

per mano sulle dolomiti la cascina “arzilla”

Per mostre e musei

intervista a roberta falzoni

Giovani e Tecnologia

Android tv

ant-man

20 Andare al cinema 21 Viaggiare

Lassù a capo nord

intervista a francesca villiot

quattro chiese per 4 concerti

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Spazi Sonori

Spazi Sonori / 2

24 Amici di Pinerolo Indialogo http://www.pineroloindialogo.it http://www.pineroloindialogo.it/eventi http://www.facebook.com/indialogo.apinerolo http://www.issuu.com/pineroloindialogo


IN CITTÀ

Dibattito sul futuro di Pinerolo /1 di Rotary Club Pinerolo

Il Rotary ci scrive

«La città ha perso appeal...»

Che cosa fare per invertire la tendenza

“Pinerolo Domani”, è il documento del Rotary per una riflessione sulla città La corsa per le prossime elezioni comunali è cominciata. Finora si è parlato di totosindaco, poco di programmi e di contenuti per il rilancio della nostra città. È su questi temi che noi vogliamo puntare, poi sulle persone in grado di realizzarli. Apriamo così il dibattito con un intervento del Rotary Club di Pinerolo. A.D.

Gentile Direttore, nel numero di Maggio 2015 della Sua rivista c’era una interessante intervista a Giuseppe Pichetto, che, parlando con molta franchezza delle condizioni del Pinerolese, affermava tra le altre cose: …….Il Pinerolese sarebbe un luogo ideale per investimenti stranieri se si riuscisse a creare le condizioni favorevoli. ….…a Pinerolo vi è una stanchezza del ceto dirigente, della borghesia, vi è una colpevole inattività. Non basta svegliarsi e protestare quando si è colpiti, bisogna fare anche qualcosa al momento giusto. L’intervista veniva richiamata da Pier Giovanni Trossero su L’Eco del Chisone del 13 Maggio nell’articolo “ C’è un politico che ha la nostra terra nel cuore e nella mente ? “ Siamo rimasti colpiti dalle parole di Pichetto perché sono in completa sintonia con il sentimento del nostro Club nei confronti della nostra Città e del Pinerolese, il cui stato di salute era ed è, con sempre maggiore frequenza, al centro delle nostre riflessioni, con crescente preoccupazione per il futuro. Il declino della città non è solo conseguenza della crisi iniziata nel 2008, ma parte da più lontano. La città ha perso “appeal” e non regge, almeno nella percezione delle persone, il confronto con altre cittadine più vivaci. E’ probabilmente mancata una strategia globale condivisa per prevenire e contrastare il declino e per assicurare la speranza di un costante sviluppo.

Di fronte a questo sconfortante scenario ci siamo chiesti se si può fare qualcosa per invertire la tendenza, ridare fiducia e riprendere lo sviluppo; se si può fare qualcosa per rendere la città più attraente per iniziative imprenditoriali, per far amare di più la città ai suoi abitanti, per attrarre visitatori e turisti. E ci siamo naturalmente chiesti quale contributo può dare il Rotary. E’ nato così il progetto che abbiamo chiamato “Pinerolo domani” che ha prodotto un corposo documento presentato al Sindaco di Pinerolo nel luglio 2014, precisando chiaramente che non si trattava di un documento conclusivo, ma di un documento di lavoro che avrebbe potuto servire come punto di partenza per una pianificazione strategica a 360 gradi. Le riassumo brevemente il contenuto del documento. Il settore agricolo nel Pinerolese soffre della mancanza di competitività ed evidenzia la difficoltà della maggior parte delle imprese a sfruttare adeguatamente le potenzialità che offre il mercato. Ciò che occorrerebbe, per favorire l’aumento della redditività delle imprese agricole e le prospettive di sviluppo del settore, anche in termini occupazionali, si può così sintetizzare:dimensionamento aziendale adeguato, riequilibrio dei rapporti all’interno della filiera agroalimentare, miglioramento della capacità imprenditoriale. Le istituzioni e le organizzazioni di rappresentanza delle imprese possono senz’altro meglio operare per il progresso delle condizioni generali del settore, mentre il Rotary potrebbe, in considerazione della propria missione, impegnarsi utilmente per favorire lo sviluppo di una cultura di impresa e della gestione del rischio, con idonee iniziative. Per il settore industria sono state individuate alcune proposte che meriterebbero di essere prese

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“L’interessante intervista a Giuseppe Pichetto (maggio 2015) ci ha colpito!” 5 in considerazione: - Facilitare il rientro o l’insediamento di nuove attività nella nostra zona. - Un laboratorio delle idee. - Individuare tra le aziende “eccellenti” esistenti sul territorio quelle disponibili a promuovere un progetto di ricerca nel campo dell’industria meccanica o del terziario avanzato – ”polo tecnologico” - in collaborazione con l’Università e con il sostegno delle Fondazioni bancarie. - Promuovere iniziative per i giovani: recupero di attrezzature elettriche ed elettroniche, nell’ambito dell’ambiente e del risparmio energetico individuale e/o collettivo, proporre interventi ecologici nelle zone di montagna. - Stage per studenti. - Attivare un corso di formazione per giovani dedicato alle tecnologie avanzate. - Organizzazione di incontri con gli studenti delle scuole medie e superiori sul tema “La cultura della legalità e dell’etica” e sul tema “L’impegno, il sacrificio ed il rispetto”. Nel commercio sono evidenti i segni del decadimento della città. Sia il commercio che l’artigianato per riprendersi necessitano di una città viva e vivace, attraente ed organizzata per accogliere visitatori e turisti. Occorre ricreare delle aree commerciali a misura d’uomo, con negozi di qualità e prodotti esclusivi, per offrire una piacevole alternativa all’ipermercato. Il Pinerolese deve essere più “visibile”. Sui documenti di pianificazione strategica della Regione Piemonte non ci risulta che sia considerato come area di interesse. Il quotidiano La Stampa ha una pagina dedicata al Canavese, ma non al Pinerolese. L’Amministrazione dovrebbe favorire, o almeno non ostacolare le iniziative commerciali, dovrebbe incentivare le nuove iniziative artigianali e per queste sarebbe utile una scuola di formazione artigianale. Per attrarre nuove attività e per aiutare quelle esistenti, occorre offrire un contesto competitivo che comprende la scuola, la sanità, la formazione professionale, zero burocrazia, ambiente utile per lo sviluppo di nuove idee, credito, banda larga, parcheggi facili. L’istituzione di un organismo pubblico di mediazione a Pinerolo, potrebbe in alcuni casi ridurre il disagio dovuto alla chiusura del tribunale. Oltre a tutte le iniziative per supportare le attività imprenditoriali, è indispensabile migliorare l’appeal della città. Chi non abita a Pinerolo deve venirci con piacere; i pinerolesi devono sentirsi felici di viverci. La sicurezza è un problema molto sentito; aiu-

terebbe il potenziamento delle telecamere di sorveglianza. Le via di accesso sono il biglietto da visita della città: attualmente l’impatto non è certamente positivo. Lo stesso giudizio vale per il verde pubblico. Il problema del mercato è ovviamente legato al problema dei parcheggi. Nei giorni di mercato e di fiera, quando aumenta sensibilmente l’afflusso in città, diminuiscono drasticamente i parcheggi disponibili. Occorre valorizzare alcuni siti importanti: il centro storico, potrebbe essere una importante risorsa, ma presenta molte criticità ( viabilità, parcheggi, arredo urbano); la Cavallerizza Caprilli potrebbe essere molto utile alla città; Piazza d’armi è molto poco utilizzata. Il turismo potrebbe essere un’importante risorsa per lo sviluppo. Alcune idee: - Creare un centro di cicloturismo e di tracking, utilizzando percorsi di pianura, di collina e di montagna in parte esistenti ed in parte da scoprire. - Promuovere la cucina tipica locale ed i piatti tipici delle vallate e della pianura. - Promuovere la sagra del fungo e tutte le iniziative collegate. - Valorizzare i siti turistici importanti, come le valli valdesi, le miniere, ecc. - Riprendere l’iniziativa per la costruzione di un Distretto Turistico per sfruttare, per quanto ancora possibile, l’immagine del post-olimpico. - Far entrare Pinerolo ed il Pinerolese nei Circuiti Turistici del Piemonte. - Valorizzare i Musei cittadini creando sinergie con le iniziative della città. - Utilizzare il Concorso Ippico per organizzare iniziative che attirino visitatori. - Facilitare investimenti di privati in infrastrutture sportive. Per quanto concerne la cultura Pinerolo ha dei poli di eccellenza che devono essere sostenuti ed utilizzati in sinergia con altre iniziative. Questo, in estrema sintesi, il contenuto del documento, ricco di analisi e di indicazioni, che vuole essere un punto di partenza a cui dovrebbe far seguito uno sforzo comune dell’Amministrazione e di tutti coloro a cui stanno a cuore il futuro di Pinerolo e del Pinerolese per condividere la visione del futuro, preparare un piano strategico e quindi programmare gli interventi. Il Rotary è pronto a collaborare per questo grande progetto perché è un importantissimo servizio a favore del territorio, a cui ha sempre dedicato e continuerà a dedicare grande attenzione. Grazie per l’ospitalità Rotary Club Pinerolo


Politica giovane young Intervista di Antonio Denanni / rubrica di Emanuele Sacchetto

Intervista ad Ezio Marchisio

“Pinerolo perde progressivamente d’importanza, perchè manca d’iniziativa e perde tempo nel compiangersi” Il prof. Ezio Marchisio, insegnante di Lettere in pensione, già consigliere comunale a Piossasco e assessore (urbanistca e cultura) dal 1975 al 1995, è stato per 39 anni corrispondente de l’Eco del Chisone per i paesi della pianura del Pinerolese e al contempo osservatore ed editorialista sui fenomeni politici del territorio che sconfinano a livello provinciale e del capoluogo. Lo abbiamo intervistato. Dall’osservatorio di Piossasco, a metà strada tra Torino e la nostra città, come si vede Pinerolo? «Una città che perde progressivamente d’importanza, non perché le altre siano egoiste con lei, ma perché manca d’iniziativa e perde tempo nel compiangersi. Considera Torino matrigna e vive lo stesso rapporto di sudditanza che ha Pragelato nei confronti di Sestriere governate da decenni dallo stesso sindaco. Ha il complesso di Cenerentola, difficile da superare. Non si può vivere nella speranza che torni la Cavalleria e il Tribunale e il treno fino a Torre Pellice». Molti pensano che i pinerolesi siano affetti da provincialismo e da un eccessivo localismo (vi sono ben cinque giornali locali nella stessa area). «La provincia genera quasi sempre un certo senso di presunta inferiorità e di marginalità. L’attrazione della grande città è forte in fatto di cultura, di attività produttive e

di servizi. La metropoli seleziona meglio la sua classe dirigente che poi governa anche la provincia. Pinerolo aveva superato questo gap ai tempi del senatore dc Teresio Guglielmone, ma non ai tempi del senatore forzista Lucio Malan. Tempi diversi comunque. Sul numero dei giornali locali andrei piano nel dare un giudizio negativo o di sufficienza: penso che più sono è meglio è anche se alcuni attingono dalla stessa botte con gradazioni diverse». Questo eccessivo guardarsi l’ombelico non ha distratto, specie la classe politica, dal capire dove va il mondo? «Può darsi. Se si vuole attribuire ai politici pinerolesi anche questo difetto, attribuiamolo. Ma non è il più grave. Le energie fresche e nuove sono in gran parte fuori dalle istituzioni, nemmeno all’opposizione ma fuori dagli schieramenti, se ancora esistono. Si dedicano ad altro». La nuova Città Metropolitana potrà mutare e migliorare questa situazione un po’ grigia e sonnolenta? «La nascita forzata della CM è stato un grave errore voluto dal centro e dalla destra. S’è cambiato il nome alla vecchia Provincia di Torino, non le sono più stati dati i soldi dai Governi Letta e Renzi e si è entrati nel tunnel dell’immobilismo totale. Senza soldi non si fa la guerra, o meglio le opere, le manutenzioni, lo spazzamento della neve e il

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«Fassino è il sindaco di Torino e degli altri 314 sindaci dell’ex Provincia convocati ogni tanto» riscaldamento delle scuole superiori. Fassino è il sindaco di Torino e il sindaco degli altri 314 sindaci dell’ex Provincia convocati ogni tanto per alzare la mano per decisioni già prese. La CM ha scarso appeal». Gli amministratori locali sono preparati a questo cambiamento? «No, perché non lo hanno voluto e non riescono a capirlo. E’ stato un falso tributo pagato all’antipolitica che è sempre di moda. Risparmi? Non sono ancora stati quantificati. Può sembrare un’esagerazione dire che invece delle Province si dovevano abolire o accorpare le Regioni che sono diventate repubblichette autonome o feudi mangia soldi? Riuscirà il Pinerolese a mantenere una sua identità o l’accorpamento con Torino lo farà diventare un dormitorio come la prima cintura? «Manterrà la sua identità che si è costruita con la sua storia passata. Non penso che la CM porti alla desertificazione. Non si tratta comunque di accorpamento con Torino ma dell’unione di alcuni servizi di area vasta. I rifiuti, ad esempio. Nessuno si scandalizza se il Pinerolese porta (o porterà) i rifiuti all’inceneritore del Gerbido di Torino-Beinasco. Molti, invece, si straccerebbero le vesti se i rifiuti di Torino fossero in parte portati al Torrione di Pinerolo. Si ragiona spesso a senso unico. Un’ultima osservazione. Non definirei “dormitorio” la prima cintura di Torino. Si tratta di un’espressione usata e abusata, un po’ snob e dispregiativa da “sinistra collinare” che non corrisponde più alla realtà degli Anni ’70 e ’80. Moncalieri, Nichelino, Rivoli, Settimo, Rivalta e Beinasco hanno servizi all’avanguardia, e non da oggi. Anche se Beinasco ha l’inceneritore che brucia i rifiuti degli altri che vivono in collina e ha dato quasi la metà del suo piccolo territorio per la realizzazione degli svincoli autostradali dove passiamo tutti ma non ci pensiamo». E’ giunta l’ora dei quarantenni, cioè del cambio generazionale nella politica locale o dobbiamo ancora rassegnarci alla gestione della cosa pubblica da parte dei “pensionati”?

«Non sempre i quarantenni sono i migliori, sia uomini sia donne. Ho letto di giovani sindaci considerati innovatori che propongono la traduzione in dialetto piemontese dello Statuto del loro comune. Un salto all’indietro di vent’anni della mitologia leghista. Se gli amministratori e i politici locali sono sempre gli stessi è perché sono stati votati e ispirano fiducia o tutela dei loro interessi da una parte dell’elettorato. Non hanno conquistato il “palazzo” con i carri armati…. Dall’altra parte i “pensionati” di cui si dice spesso un gran male. Papa Francesco è a suo modo un pensionato, Giorgio Napolitano anche, per non parlare di Eugenio Scalfari. Non bisogna fermarsi all’età anagrafica. I sindaci di Pinerolo Aurelio Bernardi e Alberto Barbero erano insegnanti e poi quest’ultimo pensionato al termine del suo mandato ed hanno operato bene. Altri che erano professionisti di un po’ di tutto non hanno fatto altrettanto. La logica della rottamazione spesso è pericolosa e apre la strada all’uomo solo al comando».

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in co n t ri

Città & Università /22

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Intervista a Caterina Guiot, fisico

Essere aperti alle piccole e grandi idee che possono prefigurare un diverso futuro della città In territori fragili come le nostre montagne la scelta giusta è la sostenibilità Ci parla di sè e del suo insegnamento? Mi sono laureata in Fisica nel 1981 e da allora ho seguito un lungo percorso, dettato in parte dalle condizioni esterne (opportunità più o meno favorevoli in diversi settori) e in parte dall’interesse personale. Sono approdata (con grande soddisfazione!) alla fisica applicata alla medicina. Nella attività didattica si spazia dal corso di medicina e chirurgia alle varie lauree triennali, che comprendono indirizzi assistenziali (infermieristica e ostetricia), riabilitativi (fisioterapia, logopedia, ortottica,…) e tecnici (audioprotesistica,…). Ciascun corso ha (molto) bisogno di basi fisiche specifiche! Di che cosa si occupa la sua disciplina e che cosa ha da dire sulle problematiche dell’uomo contemporaneo? La medicina contemporanea è interdisciplinare, i contributi della fisica sono importanti sia sul piano della comprensione dei meccanismi biologici (oltre alle sperimentazioni ‘in vitro’ e ‘in vivo’ sta nascendo quella ‘in silico’, che simula con modelli matematici la complessità delle reti cellulari) sia per lo sviluppo di nuovi sistemi di diagnostica e di terapia ‘personalizzati’ (pensiamo alle bionanotecnologie) sia per la gestione dei ‘big data’ e lo sviluppo di reti di comunicazione dei dati biomedici in tempo reale (telemedicina). Lei vive a Pinerolo, ma ha le sue radici in

montagna: ci racconta? Mio padre era originario del Duc di Pragelato, dove i nonni paterni hanno vissuto fino agli anni 70. Ho avuto la fortuna di vivere con loro una parte della mia infanzia, e di condividere alcune esperienze antiche (il pascolo, la raccolta della legna,…) che sono tra i miei più cari ricordi. Come è cambiata la montagna rispetto agli anni della sua gioventù? Riuscirà a tornare come allora? Della montagna di allora manca la gente, sia in termini numerici (sono restati pochissimi autoctoni e qualche trasferimento da altri territori) sia in termini di impatto sul territorio (gestione degli spazi, tradizione, capacità di pesare sulle decisioni politiche). Indietro non si torna, ma l’impegno e la motivazione di qualche giovane residente (e non) può fermare il declino. Montagna, turismo, resort, seconde case o anche luogo di rigenerazione, luogo dove vivere dignitosamente. Sono realtà conciliabili? Credo che soprattutto nei territori fragili, come le nostre montagne, il criterio che dovrebbe guidare le scelte sia quello della loro sostenibilità. Dove c’è un contesto umano, economico e sociale che può reggere una attività turistica correttamente dimensionata (mi viene in mente Prali come


«Ho sempre vissuto a Pinerolo, ma ne fruivo molto di più da ragazza che non ora...» esempio) il turismo è una risorsa utile. Dove invece l’offerta locale e la domanda (o le aspettative) dei turisti sono molto slivellate si rischia di fare terra bruciata. Veniamo a Pinerolo. Come vive questa nostra città? Ci dice di un suo pregio e di un suo difetto? Ho sempre vissuto a Pinerolo, ma ne fruivo molto di più da ragazza che non ora…Rischio pertanto di dare valutazioni molto datate e che non corrispondono più alla realtà. Università, oltre che studio e cultura vuol dire soprattutto ricerca. Le risulta che sia in atto qualche collaborazione tra università e territorio? C’è qualche settore dove questa collaborazione si potrebbe attivare? Purtroppo nell’ ambito delle mie attività i legami sono molto deboli (qualche collaborazione con reparti ospedalieri che sono disponibili per le attività di tirocinio del nostro Master in metodiche eco guidate). In altri ambiti per fortuna c’è più fermento. La settimana scorsa ho partecipato ad un incontro a Pragelato in cui i colleghi della Facoltà di Agraria hanno presentato una interessante proposta, frutto della loro attività di ricerca con fondi pubblici, per

la creazione di una Associazione Fondiaria (AsFo) tra i proprietari di terreni per ottimizzare la loro fruizione silvo-pastorale. Chapeau! Una proposta alla classe politica di questa città in declino? Il declino riguarda il nostro intero modello di sviluppo, l’unico atteggiamento utile è essere aperti e attenti alle piccole e grandi idee che possono prefigurare un diverso futuro assetto delle nostre città. I laureati nella sua disciplina hanno buone prospettive di lavoro o anche per loro è difficile oggi trovare un’occupazione? I fisici sono per definizione molto eclettici ed hanno una formazione generale che rende più facile adattarsi ai successivi cambiamenti. Ci vuole certamente molta pazienza e resilienza, e anche creatività e disponibilità a mettersi in gioco. Il Pinerolese e i giovani, soprattutto quel 25% di giovani laureati. Hanno reali possibilità di spendere il titolo nel territorio o devono ragionare su confini più vasti, compreso l’estero? Sempre di più il territorio dei giovani è il mondo.

Onda d’Urto / Appuntamenti Via Vigone 22 - Pinerolo

Con la ripresa delle attività autunnali riprendono anche le iniziative e i progetti di Onda d’Urto. • Il 4 settembre è stato avviato il progetto Consulenza bandi, attraverso il quale si danno informazioni e consulenza sui bandi italiani ed europei: uno sportello informativo è aperto il venerdì dalle 15 alle 18 e il sabato dalle 10 alle 12. • Venerdì 25 settembre, alle ore 18, Serate di Laurea. • Sabato 26 settembre si avvia il progetto Spazi Sonori con il primo concerto di musica classica presso l’Abbazia Santa Maria di Cavour. • La data della Mostra giovani artisti è ancora da stabilire.

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PINEROLO

Lettere al giornale di Elvio Fassone

Un supplemento d’anima Sono molti i fotogrammi rimasti impressi nella memoria alla fine di questa estate tumultuosa: il pensionato greco accasciato a terra piangente accanto al bancomat che gli rifiuta anche i suoi pochi spiccioli necessari per procurarsi il cibo; i cadaveri dei migranti che galleggiano sul mare o emergono asfissiati dalle stive; il caldo opprimente di un’estate torrida e i ghiacciai che si liquefanno; il colosso cinese che si sgretola in una settimana di delirio borsistico; le cento e cento esplosioni di follia omicida alimentate da deliri fanatici o narcisistici; i morti sul lavoro causati non più dalla poca sicurezza, ma dalla troppa fatica di una schiavitù modello duemila; la barbara fine del custode di Palmira e lo scempio dei tesori della storia; e cento altri. Sono immagini che hanno un tratto in comune: lo sconvolgimento radicale dei nostri modi di pensare e di vivere, l’emersione di forze telluriche non governabili, quelle della natura e quelle della bestialità recondita degli uomini. Generano lo stupore di un mondo uscito dai cardini, della caduta del minimo etico, di una atonia senza fine come unica difesa contro la scomparsa di qualsiasi ordine o progetto. Eppure è necessario reagire con uno stupore di segno opposto, che mobiliti energie spirituali anziché soffocarle: a che punto di sordità e di cecità siamo giunti se si acconsente alle migliaia di morti nel mare come ad una ineluttabile fatalità; se anche ad una donna italiana (non africana, ma pugliese: è ignobile rilevarlo, quasi che la morte di una senegalese valesse di meno: ma forse almeno questa vergogna indigena può scuotere un po’ di più, perché la schiavitù ormai lambisce anche le nostre scarpe) può toccare di alzarsi ogni giorno prima delle tre per fare sei ore di viaggio e altre dieci sotto il sole nei campi, per un salario di fame, taglieggiato dal caporalato in versione duemila. Quale mutazione antropologica sta avvenendo senza che ce ne rendiamo conto, se gli spettatori di questi film dell’orrore continuano a smanettare idiozie sugli smartphone, anziché urlare sui social

che non ci muoveremo dalle piazze sino a che non vedremo triplicare gli ispettori del lavoro e centuplicare gli arresti dei caporali schiavisti; sino a che non si provvederà a quadruplicare gli stanziamenti per rendere sicuri i trasferimenti degli asilanti per mare o per terra, e si cancellerà quel vergognoso 0,7% del PIL, che rappresenta il nostro indennizzo (e neppur quello adempiuto realmente) ai Paesi sottosviluppati, a risarcimento delle predazioni secolari. Eppure più giganteggia l’industria del panico e delle prospettive apocalittiche, e più essa dovrebbe generare naturalmente l’unico rimedio razionale, quello di un supplemento d’anima a colmare il deficit di razionalità in tutto quanto sta accadendo. Il mondo non è uscito dai cardini, si limita a presentare il conto degli abusi perpetrati, a ricordarci che non potremo continuare a vivere come l’insania ci ha abituati a fare, né continuare a concepire la nostra piccola opulenza sprecona come un diritto acquisito o uno status naturale. In fondo alla filiera del caporalato che uccide c’è la nostra libidine di pagare i pomodori uno o due euro al chilo; sullo sfondo degli uragani e delle pazzie climatiche ci sono i nostri condizionatori; dietro i barconi che affondano o le siepi di filo spinato c’è la nostra resistenza a stanziare le briciole di un benessere ottuso per fare quello che persino il Pontefice ha indicato come medicina possibile: restituire ai migranti la fondamentale libertà di vivere nei luoghi dai quali sono costretti a fuggire. Non nella versione torva di Salvini, che sa di pretesto per sbarrare l’approdo alla vita da noi; ma nella declinazione umanitaria del creare libere comunità da insediare in aggregati che esse stesse avranno costruito e amministrato, con l’aiuto di volontari, di risorse, di servizi e di educazione, nei luoghi dove ora regna la violenza e la sopraffazione che in tal modo dovrà essere estirpata. Un supplemento d’anima, appunto. Ma l’abbiamo ancora, un’anima?

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culture

Non ci restano che le Storie... di A.D.

Il futuro dei miei

Un bel racconto di Alessandro Ghebreigziabiher, scrittore. Un dialogo fra zio e nipote su una carretta del mare, che può aiutarci a dare un significato diverso alle parole extracomunitario, immigrato, clandestino. Su una nave. In mare. Da qualche parte. «Zio Amadou?». «Sì...» «Zio?». «Sì?». «Mi senti?». «Sì che ti sento...». «Ma non mi guardi.. .». L’uomo si volta ed accontenta il nipote. «Stai tranquillo, gli dice inarcando il sopracciglio sinistro, le mie orecchie funzionano bene anche senza l’aiuto degli occhi...». E si volta a studiare le onde. Il ragazzino, poco più di sei anni, lo osserva dubbioso, tuttavia si fida e riattacca: «Zio... Tu conosci bene l’Italiano?» . «Certo, laggiù ci sono già stato due volte». «Conosci proprio tutte le parole?» «Sicuro,Ousmane». Il nipote si guarda in giro, come se avesse timore di essere udito da altri, e arriva al sodo: «Cosa vuol dire extracomunitario?». L’uomo, alto e magro, ha trent’anni, ma la barba grigia gliene aggiunge almeno una decina. Non appena coglie l’ultima parola del bambino, si gira di scatto e fissa i propri occhi nei suoi. Trascorre un breve istante che tra i due sa di eternità, possibile solo in un viaggio in cui è in gioco la vita. «Extracomunitario, dici?, ripete abbozzando un sorriso sincero, extracomunitario è una bellissima parola. I comunitari sono quelli che vivono tutti in una stessa comunità, come gli italiani, e l’extracomunitario è colui che entra a farne parte arrivando da lontano. Non appena i comunitari lo vedono capiscono subito che ha qualcosa che loro non hanno, qualcosa che non hanno mai visto, un extra, cioè qualcosa in più. Ecco, un extracomunitario è qualcuno che viene da lontano a portare qualcosa in più». «E questo qualcosa in più è una cosa bella?». «Certamente!, esclama Amadou accalorato, tu ed io, una volta giunti in Italia, diventeremo extracomunitari. lo sono così così, ma tu sei di sicuro una cosa bella, bellissima». L’uomo riprende a far correre lo sguardo sulla superficie dell’acqua, quando Ousmane lo informa che l’interrogatorio non è ancora terminato: «Cosa vuol dire immigrato?». Lo zio stavolta sembra più preparato e risponde immediatamente: «Immigrato è una parola ancora più bella di extracomunitario. Devi sapere che quando noi extra comunitari arriveremo in Italia e inizieremo a vivere lì, diventeremo degli

immigrati». «Anche io?». «Sì, anche tu. Un bambino immigrato. E siccome sei anche un extracomunitario, cioè uno che porta alla comunità qualcosa in più di bello, tutti gli italiani con cui faremo amicizia ci diranno grazie, cioè ci saranno grati. Da cui, immigrati. Chiaro?». «Chiaro, zio. Prima extracomunitari e poi immigrati». «Bravo», approva Amadou e ritorna soddisfatto ad ammirare il mare che abbraccia la nave. Ciò nonostante, non ha il tempo di lasciarsi rapire nuovamente dai flutti che il bambino richiama ancora la sua attenzione: «Zio...». «Sì?», fa l’uomo voltandosi per l’ennesima volta. «E cosa vuol dire clandestino?». Questa volta Amadou compie un enorme sforzo per sorridere, tuttavia riesce nell’impresa: «Clandestino... Sai, questa è la parola più importante. Noi extracomunitari, prima di diventare immigrati, siamo dei clandestini. I comunitari, come quasi tutti gli italiani che incontrerai di passaggio, molto probabilmente ancora non lo sanno che tu hai qualcosa in più di bello e qualcuno di loro potrà al contrario insinuare che sia qualcosa di brutto. Tu non devi credere a queste persone, mai. Promettilo!». Il tono dell’uomo diviene all’improvviso aggressivo, malgrado Amadou non se ne accorga. «Lo prometto!» si affretta a rispondere il bambino, sebbene non sia affatto spaventato. «Per quante persone possano negarlo, prosegue lo zio, tu sei qualcosa in più di bello e questo a prescindere se tu diventi un immigrato o meno, a prescindere da quel che pensano gli altri. E lo sai perché?». «Perché?». «Perché tu sei un clandestino. Tu sei il destino del tuo clan, cioè della tua famiglia. Tu sei il futuro dei tuoi cari...». L’uomo riprende ad osservare il mare. Ousmane finalmente smette di fissare lo zio e si volta anch’egli verso le onde. Mi correggo, il suo sguardo le sovrasta e punta oltre, all’orizzonte. «Sono il futuro dei miei...», pensa il bambino. Le parole si mescolano ad orgoglio e commozione, gioia e fierezza. E chi può essere così ingenuo da pensare di poterlo fermare? da www.alessandroghebreigziabiher.it

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dal tempo

Storiae.... di Cristiano Roasio

Là dove si estende il GCM

I piccoli non possono correre... Sanno che non bisogna attraversare la strada da soli

E’ inutile che ci provi, dicevano. Trovati qualcosa di sano da fare, lascia perdere. Quando dicevo che forse, e “forse” è un vocabolo talmente aleatorio da lasciare aperte ed indistinte tutte le possibilità della materia, ero pronto ed era il momento giusto, quelli alzavano gli occhi al cielo, guardavano le nuvole che qua da noi sono sempre commestibili anche se il loro gusto non piace a tutti, scuotevano la testa e mangiandosi le parole “è inutile che ci provi” sputavano al suolo. Dovete sapere che attorno alla mia Città si estende il GCM, il Mangiabambini, il TritaImboscati o più semplicemente il Grande Campo di Mais. Non è difficile da descrivere perchè nel suo segno risiede anche il significato, e queste sono le parole che dovete temere maggiormente, quelle senza scampo, senza interpretazioni: Grande, credo non meriti spiegazioni, comunque vasto, tanto da non saperne tracciare i confini, come il mare senza terre emerse, come l’aria senza l’Universo; Campo, invece presuppone alcune conoscenze agronomiche, ma da noi non mancano, perciò proseguiamo; Mais, è quella pianta capace di elevare imperi nella foresta pluviale, lo stesso vegetale dinoccolato in grado di creare tanto di quel plusvalore da fondare caste di sacerdoti, intellettuali e peggio di tutti, governanti, e piazzarli su piramidi lucide di sangue e cuori strappati, cosicchè quando arrivarono quegli altri con le corazze lucide di sangue fu per loro un gioco da ragazzi ammazzarli tutti, rubargli la pianta dinoccolata e portarla dall’altra parte dell’oceano, dove fondamentalmente fece la stessa cosa: plusvalore, piramidi che da noi non sono triangolari ma che in fondo esprimono guarda quanto sono ricco quando non fanno la guardia ad un morto etc. Ma non voglio rompervi tanto le scatole, anzi per farla breve io ho provato ad attraversare il GCM.

Dico provato perchè in questo momento, davvero non me lo aspettavo, mi sono perso. Facile direte voi, avevi solo da startene bravo al tuo posto, strappare qualche pannocchia, depilarla, soffriggerla ed aspettare che i suoi semini prima ti riempissero la pancia e poi, perchè chi prima chi dopo arriva sempre il momento, ti facessero esplodere lo stomaco. Eppure avevo tracciato una mappa, sondare l’insondabile, della quale ero abbastanza fiero, pensavo di aver trovato la direzione corretta da percorrere, anche se qualche dubbio mi era venuto perchè se era così facile perchè nessuno ancora aveva superato il GCM? Oppure aldilà c’era qualcosa di tanto bello da non voler neanche tornare indietro e raccontarlo agli altri? In fondo, se si ha qualcosa di bello da dire, non importa se non ha senso o se farà storcere qualche naso unto, bisogna dirlo. Si vive solo per narrazione, dal certificato di nascita alla lapide siamo solo raccontati. Che poi è un bel casino visto che anche i ragionamenti mentali che devo fare per esistere sono solo raccontini. Ma non ho molto spazio, perchè questa mappa dove ora scrivo (già, non ve l’ho detto ma visto che non mi serve più la uso per parlare con me stesso o, se le cose si dovessero mettere davvero male, per lasciarla in una bottiglia dentro questo mare pruriginoso) non è così grande. E’ iniziata con il mio amico Storiano, gran divoratore di aspirazioni, e il suo dito monco a puntare il Campanile dell’Orizzonte, quel grande artefatto che svetta sopra i ciuffetti mossi dal vento che da noi si chiamano i Capelli del Vuoto. Mi rendo conto che forse siamo un po’ poetici, ma d’altronde l’ignoto è tale solo perchè ammantato di poesia e vuoto, quando si rivela è sempre un po’ banale. 1/Continua

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Società

Uomini/Donne del Pinerolese e oltre

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a cura di Sara Nosenzo

Rosario Di Mauro e Kazuyo Ikeda

“La musica rende creativi e aperti” Il Duo Ikeda – Di Mauro è uno degli ensemble che si esibiranno all’interno della rassegna Spazi Sonori venerdì 16 ottobre alla Stella di Macello. Come è cominciata la vostra passione per la musica? La vostra famiglia era d’accordo? Perché avete scelto questi strumenti al posto di altri? Rosario Di Mauro - La passione per la musica mi è nata da ragazzo, ho iniziato a prendere lezioni di chitarra classica e da subito mi sono innamorato di questo strumento. Dopo il liceo mi sono iscritto al Conservatorio per completare la mia formazione musicale e nel 2012 ho conseguito il diploma in Chitarra. La mia famiglia era d’accordo, all’inizio era mia madre ad accompagnarmi a lezione di chitarra. Kazuyo Ikeda Io la passione per il violino e per la musica l’ho sempre avuta. Mia madre suona gli strumenti della tradizione giapponese chiamati koto e shamisen e quando ero bambina suonava per il teatro kabuki. All’età di tre anni mi ha fatto provare il violino e sin da piccola mi è sempre piaciuto. E’ stata lei a scegliere il violino, lo vedeva come uno strumento che dà la possibilità di suonare e di stare in armonia con le persone. La mia famiglia è molto felice che io possa accrescere la mia anima con la musica. Nel mondo contemporaneo, credete che la musica classica possa accrescere la cultura di una persona? Sicuramente la musica classica accresce la cultura delle persone e le rende umanamente più sensibili. Inoltre, essendo una delle arti più astratte, rende più creativi e aperti mentalmente. Qual è il segreto per sfondare nel mondo musicale? Basta soltanto la pratica o “ci si deve essere nati”?

Per avere successo nel mondo musicale ci vuole sicuramente grande talento, avere la possibilità di compiere gli studi con bravi maestri e un pizzico di fortuna. Poi sicuramente ci possono essere anche altre strade. Come vi siete conosciuti e come è nata la vostra collaborazione musicale? Ci siamo conosciuti a Firenze, Kazuyo suonava con un mio caro amico violinista. Dopo un loro concerto ci siamo fermati a chiacchierare, prima è nato l’amore e successivamente abbiamo deciso di suonare insieme. Raccontateci l’esperienza più bella sul palco... La più bella esperienza è stata durante un concerto a Palazzo Pitti. Suonavamo delle trascrizioni di musiche tradizionali giapponesi vestiti con il kimono. Dei turisti giapponesi venuti a sentire il concerto conoscendo i brani hanno iniziato a cantare piangendo dalla commozione. E’ stato bellissimo poter comunicare con un pubblico che non conosci e senza altro mezzo che la musica. Ci parlate del progetto di Francesca Villiot a cui prenderete parte? Oggi siamo in un momento in cui non è così semplice investire nella cultura. E’ molto bello che una ragazza giovane abbia avuto l’idea di proporre e organizzare questo progetto. Per noi giovani inoltre è molto importante fare esperienza e avere la possibilità di suonare davanti un pubblico, questo ci fa crescere molto e ringraziamo Francesca per averci dato questa possibilità. Per il concerto speriamo di arrivare al cuore delle persone e di far passare a tutti una bella serata.


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ndo così per il mo

Vita internazionale di Alessia Moroni

Intervista a Francesca Bassetti

Un Erasmus da raccontare Francesca è stata da noi intervistata lo scorso Gennaio. Stava per partire per il famoso Erasmus. Studentessa di Fotografia allo IED (Istituto Europeo di Design), è da poco tornata per iniziare il suo ultimo anno di corso. In una interessante chiacchierata, abbiamo confrontato le sue aspettative dell’intervista pre-Erasmus e quello che le ha effettivamente lasciato la sua esperienza. Allora Francesca, la prima parola che ti viene in mente per descrivere la tua esperienza. Intraprendenza. Ci spieghi perché? Perché sono stata io a fare questo viaggio, intraprendente nel farlo. E mi ha lasciato più sicurezza nel voler appunto intraprendere nuove strade da sola, senza paura. Nella scorsa intervista hai detto: «Mi aspetto molto confronto con gli altri, di imparare cose nuove sulla tecnica della fotografia, trovare persone con cui costruire idee, creare qualcosa. Sono sicura che me la caverò, confido nel mio spirito di adattamento». È stato effettivamente così? All’inizio ero un po’ sorpresa e scoraggiata perché non sono stata inserita nel corso di Fotografia vero e proprio, ma nel corso di Fine Arts (Belle Arti). Questo non mi ha messa a confronto con altre persone che studiavano Fotografia, ma i miei compagni spaziavano nel mondo delle arti a 360°. Subito credevo che questo fosse una mancanza, anche se c’erano altri due ragazzi di Fotografia. Sono comunque riuscita a trovare un compromesso e me la sono proprio cavata: è stato un

bello stimolo per portare avanti il mio lavoro fotografico all’interno di una classe di arte in generale. Pensi che la tua formazione e la tua professionalità siano migliorate alla luce di quanto hai vissuto ed imparato? Credo di sì. Dal punto di vista formativo, i contenuti non sono stati tanto a livello teorico quanto a livello pratico e progettistico. Ho realizzato un progetto fotografico sulle famiglie olandesi: si è trattato di ritratti ad ogni membro familiare, che sono stati esposti in una mostra intitolata “All systems go”, il cui tema era il Sistema, in generale. Proprio perché volevo entrare nella cultura locale, ho voluto personalizzare la mia idea di Sistema nel contesto familiare olandese. Questo mi ha portata a contatto con le persone ed è venuta fuori la mia professionalità: sono stata io a presentare il progetto e ad entrare in contatto con le famiglie del posto. A gennaio affermavi «Credo che questa esperienza mi renderà convinta e sicura di me stessa: sicuramente mi darà più sicurezza nell’affrontare situazioni lavorative eventualmente all’estero». Hai ancora la stessa voglia di intraprendere il tuo futuro lavoro in maniera così internazionale, dopo aver passato sei mesi lontano da casa? Sì, sarei molto curiosa e non mi tirerei indietro. Mi ha dato la sicurezza che mi aspettavo prima di partire e sono aperta a nuove strade, sia qui in Italia che all’estero.

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Teatro

arte& spettacolo

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di Sara Nosenzo

Sherlock Holmes

221B Baker Street

L’Associazione Teatrale Mellon ripropone lo spettacolo che ripercorre la vita e i casi più celebri del detective più amato della letteratura e del cinema: Sherlock Holmes. I testi inediti, scritti dalla stessa compagnia, dividono la storia in tre scene principali. Non mancheranno personaggi quali: il Professor James Moriarty, temibile avversario del detective; Irene Adler, unica donna amata da Holmes; il Dottor Watson, suo fidato compagno di avventure e investigazioni. Benché l’Associazione conti membri giovani, la professionalità e la passione sono le prime caratteristiche che saltano agli occhi. La rappresentazione è curata nel dettaglio e vede un maggior numero di attori rispetto ai precedenti spettacoli della compagnia, tra cui ricordiamo: “Molto rumore per nulla” di William Shakespeare, “Il Signore degli Anelli” di J. R. R. Tolkien e “Don Camillo e Peppone”. Mettere in scena Sherlock Holmes non è un’impresa semplice: la novità è difficile da raggiungere e il commento del pubblico potrebbe rivelarsi deludente. Ma in questa prova, la Mellon esce vittoriosa aggiungendo dei tratti nuovi e al tempo stesso fedeli all’opera di Conan Doyle. La relazione tra il celebre detective e la conturbante Miss Adler appassiona lo spettatore, dandogli modo di entrare, anche se per poco tempo, nella vita sentimentale di Holmes: aspetto tralasciato in numerose trasposizioni. L’interpretazione di Davide Mantovani, nel ruolo di Sherlock Holmes, è forte e convincente, donando una voce profonda e i tratti salienti del personaggio: l’astuzia e l’abilità. Le scenografie, ricostruite fedelmente,

donano allo spettatore la sensazione di entrare nella Londra vittoriana e lo aiutano ad immergersi nella storia narrata. Merito anche dei costumi e del trucco, la storia risulta vera e cronologicamente credibile. La storia è frammentata da stralci di appunti del diario del Dottor Watson, letti dallo stesso, che fungono da suggestivo

ed efficace narratore esterno. Memore della prima dello spettacolo, vi consiglio di recarvi il 19 settembre al Teatro Incontro di Pinerolo.

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musica

Officine del suono di Isidoro Concas

M us i c a emergente

La Cour des Miracles

Su Facebook vi presentate così:”siamo un gruppo che ha deciso di andare oltre la “solita” musica. Siamo la fusione di mondi distanti, di diversi modi di suonare e di intendere la musica”. Cosa intendete con questo? In che direzione vanno le vostre sperimentazioni? Ogni musicista della Cour des Miracles ha un diverso modo di intendere il folk, una diversa sensibilità artistica e, soprattutto, un diverso bagaglio musicale. Per esempio io (Francesca Mercurio, voce) sono una grande ascoltatrice di De Andrè e dei Modena City Ramblers e penso che la musica sia un modo per esprimere le proprie idee, il chitarrista ama il blues e il country, e il violista è del conservatorio, quindi conosce bene la musica classica, il bassista e il percussionista ascoltano molto punk. Questo ha un effetto davvero interessante sui nostri brani perchè le influenze di ognuno di noi, in qualche modo, creano una sonorità particolare. Tra i vostri progetti c’è una collaborazione con la Modern Dance Academy, una scuola di danza con la quale portate una performance con loro coreografie sulla vostra musica in livello. Come è nato questo connubio? Cosa si prova a suonare per dei ballerini? Un giorno, Katia Tromboni, la direttrice della Modern Dance Academy, è venuta a sentirci in sala prove perché aveva in mente un progetto che unisse musica live e danza. Le siamo piaciuti ed è iniziata la collaborazione. Ci ha fatto piacere che abbia apprezzato alcuni dei nostri brani e li abbia usati anche come intermezzi tra una performance danzata e l’altra. Che dire, suonare per dei ballerini è sicuramente impegnativo. Un errore semplice, sbagliare un attacco, un ritmo, accelerare o decelerare al momento sbagliato può compromettere l’intera performance. Bisogna suonare a metronomo,

ognuno deve sapere esattamente cosa sta facendo e ci dev’essere molta sintonia nel gruppo. E’ una bella soddisfazione, ma è anche mentalmente stancante. Dopo 5 ore di prove coi ballerini hai sempre il cervello in pappa, ma sei anche felice. Spesso, quando il tempo è bello, vi si può vedere far prove per i parchi torinesi: pensate che suonar per strada possa insegnar qualcosa, ad un artista? Sfondi una porta aperta. Le migliori esperienze musicali della mia vita le ho fatte per strada. Io mi reputo un’artista di strada a tutti gli effetti. La Cour Des Miracles è un gruppo che rende molto bene su un palco, ma il palco migliore che si possa avere è la strada. Per strada ti accorgi del tuo livello, di quanto la tua musica piaccia alla gente. Abbiamo incontrato parecchi musicisti che hanno condiviso con noi momenti indimenticabili. Pochi minuti in cui, un accordo cambiato, una nota stridula su un violino o, semplicemente, un diverso modo di suonare gli stessi accordi, hanno totalmente rivoluzionato un nostro brano. La strada insegna, la strada ispira, la strada ti mette alla prova. Ricomincia settembre, ricominciano le attività: quali sono i vostri prossimi progetti? Settembre, un mese pieno di emozioni. Naah. Abbiamo un live a Cumiana il 12 settembre insieme alla Modern Dance Academy, ma il progetto che più sta prendendo me in prima persona e, secondariamente, la Cour Des Miracles, è un film. Sono stata chiamata a creare da zero la colonna sonora di un corto e ho inserito la Cour in alcuni brani per le esecuzioni. Questo vorrà dire: sala prove, impegno, idee. Quest’anno cercheremo di far uscire il primo CD della Cour Des Miracles, suoneremo per strada e siamo aperti ad ogni progetto ci si presenti. Diciamo che sarà un periodo di studio per ripartire in maniera più consapevole e creativa.

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ni diritti uma

Visibili & Invisibili

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gruppo giovani amnesty international

Per mano sulle Dolomiti per i diritti umani Le azioni di solidarietà fanno da sempre parte del lavoro di Amnesty International, e sono occasioni di incontro e riflessione per chi vi partecipa e assiste. Quest’anno Amnesty in collaborazione con Insieme si può ha deciso di organizzare un evento nelle Dolomiti, dove le Tre Cime di Lavaredo saranno strette in un abbraccio. Il 13 settembre là dove un secolo fa si combatteva la Grande Guerra 6000 persone si prenderanno per mano e formeranno una catena che sarà divisa in dieci settori, ciascuno dei quali

rappresentante un paese in cui le due associazioni operano riscontrando gravi violazioni dei diritti delle persone. Le situazioni di Cina, Brasile, Uganda, Costa d’Avorio, Messico, Siria, Nigeria, Eritrea, Somalia e Afghanistan saranno al centro della mobilitazione, che tuttavia avrà lo scopo di mostrare il sostegno alla pace e ai diritti in tutto il mondo. Per prendervi parte, è possibile reperire altre informazioni digitando www. dolomitidirittiumani. org o sul sito di Amnesty International Italia.

Libera contro le mafie

di Chiara Perrone

La rinascita di cascina Arzilla L’estate ormai si avvia alla conclusione, è tempo di bilanci, di nuove proposte e nuovi eventi in programma. Io voglio ricominciare questa rubrica facendovi conoscere una realtà che si trova molto vicina a noi e che sicuramente non è pubblicizzata. A Volvera nel 1994 fu confiscato il casolare di Regione Serafini ad un boss della malavita e dieci anni dopo il Comune decise di destinarlo ad Acmos, associazione che cerca di costruire percorsi di solidarietà e giustizia, di assistenza e legalità, ma nonostante questo in pochi avrebbero immaginato che quel rudere potesse rinascere. Grazie alla presenza di Libera e alla collaborazione dei volontari di Acmos si inziò a lavorare per rendere quel rudere, dedicato alle vittime di mafia Rita Atria e Antonio Landieri, un

luogo realmente accogliente ed utilizzabile, sia per campi estivi che per progetti di formazione ed educazione alla legalità. A distanza di anni si può veramente affermare che questo luogo ha cambiato volto e che si è trasformato in uno spazio confortevole. Cascina Arzilla è un esempio positivo dove, grazie alla collaborazione tra diverse realtà, un bene abbandonato confiscato alle mafie riesce a diventare uno spazio per incontrarsi e lavorare insieme. Inoltre quest’anno si è raggiunto un grande traguardo, poiché, dopo tanti sacrifici, Cascina Arzilla ha ospitato il primo campo di E!state Liberi. Pertanto molti ragazzi hanno potuto partecipare a seminari di formazione e lavorare la terra che poi porterà prodotti naturali e biologici legati ad un forte significato morale di rinascita.


società

Per Mostre e Musei di Chiara Gallo

Roberta Falzoni, assessore alla cultura

La voglia di diffondere cultura aumenta A fine giugno abbiamo avuto con Roberta Falzoni, assessore alla Cultura del Comune di Pinerolo, uno scambio di opinioni sullo stato delle iniziative culturali in città: “in generale la cultura, e la voglia di diffondere cultura, sta aumentando”, ci ha detto. “Tante le iniziative e le manifestazioni a carattere artistico, musicale, letterario e teatrale che hanno coinvolto pubblico e privato in città”. Possiamo fare un bilancio di questo primo semestre culturale a Pinerolo? Direi che la stagione teatrale si è conclusa con successo, il pubblico ha apprezzato l’equilibrio degli spettacoli proposti tra prosa classica, commedie più leggere e musica. Conclusa anche la seconda edizione di Pinerolo Poesia Salone Off, da ripensare e rivedere per il prossimo anno. Anche la terza stagione del Circolo dei Lettori, con ben 42 incontri presso il salone Umberto Agnelli, ha raggiunto un traguardo importante, una collaborazione, quella con il Circolo che sta diventando imprescindibile. L’Arcipelago estate quest’anno ha presentato un programma efficace con danza, teatro di figura, teatro ragazzi ed il cinema all’aperto. Stiamo lavorando alla programmazione della prossima stagione teatrale, cosa che richiede molto impegno. Importante il progetto “Notti sui libri” che ha visto la sala studio della biblioteca civica aperta in orario serale, il lunedì, fino a mezzanotte. Una sperimentazione molto interessante nata dal progetto di un gruppo di giovani pinerolesi con molta voglia di fare. Secondo lei Pinerolo è una città che si interessa alla cultura o si finge interessata? In questo momento mi sembra che l’interesse sia vivo e vero. Parliamo della questione Bochard. Sembra che ci siano ancora molte divergenze… La Bochard è una sfida ed insieme un’occasione ma non nascondo di avere alcune perplessità,

non tanto sulla sua realizzazione quanto sul mantenimento futuro della struttura. Quando avremo lo studio di fattibilità, avremo un quadro molto più chiaro. Credo sia davvero fondamentale capire di che cosa la città ha bisogno. Il progetto del Polo Culturale ha costretto amministratori e cittadini a guardarsi attorno e a porsi domande su come saranno la città ed il territorio domani. L’unione con Torino. Anche quest’anno ci sono state molte collaborazioni con il capoluogo. Secondo lei è utile per il nostro territorio cercare di utilizzare Torino come fonte di traino per emergere culturalmente? Il legame con Torino è importante, più che mai oggi dopo la nascita della Città Metropolitana; tuttavia non è da vivere con senso di sudditanza, ma come opportunità di confronto e supporto: non siamo un’isola. Crede che a livello di comunicazione, anche giornalistica, si potrebbe fare di più? Credo che con una migliore comunicazione si sarebbero evitate alcune critiche ingiuste di immobilismo. Saper comunicare ciò che si fa è importante quanto il fare stesso. Su cosa dovrebbe puntare Pinerolo per valorizzare maggiormente arte, tradizioni e storia? Le varie associazioni culturali dovrebbero cercare di unirsi per poter lavorare meglio? Con più risorse si potrebbe pensare in grande e realizzare cambiamenti importanti, a cominciare dai musei alle ristrutturazioni del cosiddetto castello degli Acaja, da Palazzo Vittone ai percorsi turistici. È importante non perdere occasione di reperire dei fondi attraverso la partecipazione a bandi e programmi di finanziamento europei. Le associazioni a Pinerolo sono tante e non pare abbiano interesse ad unirsi, ognuna si ritaglia dei piccoli spazi e la propria fetta di pubblico. Lavorare in sinergia sarebbe indubbiamente utile.

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Cosedell’altromondo di Oscar Fornaro

“La tassa sulle frane” Dopo la Tosap, detta “Tassa sull’ombra”, che nel comune di Conegliano, provincia di Treviso, assoggetta i negozianti possessori di una tenda parasole esterna che proietta l’ombra sul suolo pubblico, ecco arrivare un’altra bizzarra imposta attuata da pochi giorni: la “Tassa sulle frane”. La cosiddetta Cosap viene “pescata” dall’amministrazione comunale di Nazzano (Roma), quando, nel settembre scorso, l’Ente di gestione del Parco naturale Tevere Farfa, in seguito ad una frana, non ha provveduto nell’immediatezza a sistemare la strada di accesso, venendo così multato di ben 160 mila euro per “occupazione di aree pubbliche dovute ad accumulo di materiale vegetale e detritico o di altro tipo”. Ma quanto e come viene decretata questa

nuova imposta? La tariffa del canone è determinata sulla base dei seguenti elementi: classificazione delle strade, suddivise in quattro categorie, ad ognuna delle quali viene assegnato un coefficiente sulla base della loro importanza; entità dell’occupazione, espressa in metri quadrati o in metri lineari; durata dell’occupazione, espressa in giorni oppure ore/giorno; valore economico della disponibilità dell’area nonché del sacrificio imposto alla collettività per la sottrazione del suolo pubblico. Ci si augura che la nostra amministrazione non si voglia distinguere come hanno fatto questi comuni, tirando fuori dal cilindro normativo un’originale quanto assurda imposta che può solo portare a nuove problematiche.

Giovani,Tecnologia@Innovazioni

di Greta Gontero

Android TV Presentata al Google I/O nel giugno 2014, Android TV è una piattaforma per smart TV molto innovativa. Possiede un sistema operativo Android con il quale l’utente può collegarsi alla televisione inserendosi nella normale programmazione televisiva: questo significa che, ad esempio,se si domanda (tramite un apposito sistema di ricezione vocale) il meteo del giorno successivo, Android TV sarà in grado di mostrarci le previsioni meteo da noi richieste, aprendo il canale che le sta presentando in quel momento. Inoltre Android TV funge anche da

piattaforma di gioco, si può infatti accedere al Google Play Store per scaricare applicazioni Android, tra le quali, appunto, i giochi. Lo schermo televisivo si presenta quindi diviso in tre zone: nella parte più bassa ci sono i giochi, nella fascia centrale si può accedere alle applicazioni Android, mentre nella parte superiore sono presentate sia delle raccomandazioni per l’utente sia l’icona per la ricerca vocale; per muoversi sullo schermo e selezionare quindi la zona in cui entrare sono necessari un telecomando, l’applicazione Android TV per smartphone oppure un controller di gioco.

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Andare al cinema

società

Ant-Man

di Andrea Obiso

Regista: Peyton Reed. Attori Principali: Paul Rudd, Evangeline Lilly, Michael Douglas, Corey Stoll, Bobby Cannavale, Michael Pena, Tip Harris. Lo scienziato Hank Pym, alla fine degli anni Ottanta, è costretto a dimettersi dallo S.H.I.E.L.D. a causa dell’uso massiccio che l’agenzia intende fare della sua tecnologia sul restringimento della materia. Nel 2015 la sua azienda continua ad occuparsi di ricerca scientifica ed il suo ex pupillo Darren Cross sviluppa in gran segreto una tuta in grado di restringere un essere umano fino alle dimensioni di una formica; l’invenzione viene battezzata con il nome di “Calabrone”. Pym, che da anni possiede tale tecnologia, si rende conto della pericolosità di questa operazione e decide di coinvolgere la più fidata assistente di Cross (nonché sua figlia) nel sabotare gli studi del giovane scienziato. Altro obiettivo di Pym è quello di allenare Scott Lang, ladro acrobata appena uscito di prigione, ad usare la tuta in grado di rimpicciolire le persone, al fine di creare un antagonista al malvagio Calabrone. Nasce così Ant-Man. La Marvel torna al cinema con un progetto tanto rischioso quanto affidabile, potrebbe sembrare un controsenso ma non è così.

Perfino il protagonista (un inedito Paul Rudd supereroe, altro rischio), durante lo sviluppo della vicenda, ironizza sul fatto che un esempio e modello di potenza e onnipotenza possa essere identificato in un soldatino a cui per giunta viene imposto il nome di “uomo-formica”. Tanto per cambiare, in ogni caso, la ragione se la prende con prepotenza il colosso statunitense dei fumetti, sbancando nuovamente il botteghino grazie al consueto mix di tecnologia, ironia, esagerazione e supercast. In questo particolare capitolo dell’infinita storia legata allo S.H.I.E.L.D. (di cui abbiamo già ampiamente parlato durante le recensioni di altri film basati su opere Marvel) la chimica e il risultato non cambiano, ottime tutte le parti tecniche compresa una recitazione pulita ed una trama prevedibile. Quello che è grande forza per i risultati al botteghino continua ad essere la debolezza per chi ama il cinema: passano gli anni e i supereroi, ma i film rimangono tremendamente uguali, divertenti, ma uguali. Nella struttura, nella chimica, nel sapore.

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mondo

Appunti di viaggio

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A cura di Angelica Pons

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Lassù a Capo Nord

Al Nord ci si arriva lungo una strada che si snoda attraverso boschi di betulle, pini, larici e abeti rossi, dapprincipio immensi e fitti, come a formare alte ed impenetrabili pareti ai lati della via, poi sempre più bassi e radi, fino a diventare cespugli sparsi e striminziti, ridotti a ciuffi ed infine solo più piantine di bacche rasoterra, mirtilli neri, funghi, licheni ed erbette fini. Il tempo è sempre una scommessa, non puoi esser certo di come sarà. La pioviggine ticchetta sulle mantelle durante le prime camminate nella Lapponia finlandese. I boschi sembrano incantati, colline felpate di mirtilli e di un verde così luminoso, nonostante il tempo cupo, da lasciare esterrefatti. Al fiordo più vicino a North Kapp ci stabiliamo in un campeggio, a Skarsvag, quindi andiamo in giro per il porticciolo norvegese, il più a Nord, con le casette rosse dagli infissi bianchi, i pescatori con le reti stese, i ricci di mare buttati dai corvi sugli scogli come da noi le noci sull’asfalto; quattro ragazzine bionde saltellano sulla piattaforma elastica nel giardino di casa; una coppia di papere nere dalle zampe rosse pesca nella baia; piante di Angelica Arcangelica alte 2 metri in ogni angolo; all’ufficio del turismo ci propongono di vedere i granchi imperiali larghi più di un metro, una delle specie importate che qui ha avuto fin troppo successo; noi ci incamminiamo nonostante i nuvoloni, per vedere il panorama dalla sommità. Si vede il promontorio successivo, uno scoglio che sembra un gigantesco sauro, rocce che paiono

piegate come carta, ed il “corno” che sporge in avanti, segno distintivo di Capo Nord. Nel nostro passeggiare in solitaria incontriamo un branco di renne bianche e grigie, libere e quiete, intente a brucare. Gli ampli palchi di corna sembrano coperti di muschio. Sono a pochi metri da noi, per nulla spaventate. Sono le 7 di sera e la luce diffusa ci inganna. Ma sembriamo rassegnati a tornare, sperando in un domani soleggiato per poter andare ad ammirare il sole notturno. Mentre rientriamo buttiamo l’occhio ancora verso Nord e da sotto la coltre emerge un lucore rosato che fa presagire il prossimo tramonto, lunghissimo. Alle 22 decidiamo di prendere l’auto per colmare i 10 km di distanza verso l’estremità del nostro continente. Paghiamo i circa 27 euro a testa per un biglietto di validità 24 ore ed entriamo nell’area di sosta, tra camper e motociclisti, poco prima dello sperone roccioso che si allunga nel mare. Un’ampia schiarita di fronte a noi, un arcobaleno alle nostre spalle. Tutta la gente che non abbiamo trovato durante l’intera vacanza è lì, ai piedi del globo, vicino all’edificio con le ampie vetrate che si erge tra i due osservatori. In contemplazione. Il sole piano piano si fa strada per mostrarsi in tutta la sua bellezza e maestosità calando nel Mare del Nord. La mattina dopo, col sole pieno, si cammina tutto il giorno sul fiordo ancora più a Nord per poi tornare a questo momento di emozione. Ecco che cosa abbiamo visto.


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Onda d’Urto

Dopo le vacanze si riprende... Onda d’Urto, in via vigone22, è aperta il lunedì-mercoledì-venerdì ore 15-18 e su appuntamento ondadurtopinerolo@gmail.com

Serate di Laurea, Pinerolo Indialogo, Mostre per giovani artisti, Scritt<avven>tura, Consulenza per i bandi, punto d’incontro per studio-conferenze-riunioni-coworking.... Tutto per creare “occasioni di futuro”. Il primo evento della ripresa è Spazi Sonori, organizzato dal punto di vista artistico da Francesca Villiot di cui si parla sotto.

Spazi Sonori

F. Villiot: “Mi piacerebbe che fosse un’occasione di incontro” L’iniziativa “Spazi Sonori – Quattro chiese per quattro concerti” è stata curata dalla violoncellista pinerolese Francesca Villiot, collaboratrice dell’Associazione Onda d’Urto. Come è nato il progetto “Spazi Sonori”? Ce ne puoi parlare? Collaboravo da qualche mese con l’Associazione Onda d’Urto come referente per i bandi. Abbiamo attivato un servizio di consulenza, rivolto in particolare ai giovani, che mira a facilitare la conoscenza dei bandi promossi da enti pubblici e privati e fornire un supporto per la compilazione. Nell’ampio panorama di attività per le quali è possibile richiedere un contributo, un settore importante è rappresentato dalle iniziative culturali. Mi è sembrata l’occasione giusta per provare a realizzare un’idea che avevo maturato negli anni, durante il mio percorso di formazione musicale. Abbiamo quindi pensato di presentare un progetto alla fondazione Crt, che ha deliberato di finanziarlo in parte. Che obiettivi si pone questo progetto? Mi piacerebbe che Spazi Sonori fosse un’occasione di incontro e di scambio per tutte le persone coinvolte: pubblico, musicisti, organizzatori, sostenitori. Da qui l’idea di ospitare musicisti di formazione e provenienza geografica diverse, di proporre repertori e formazioni per alcuni aspetti inusuali, di favorire la scoperta o riscoperta di luoghi suggestivi (le quattro chiese), di avvalersi, per la parte organizzativa (grafica, stampa, pubblicizzazione, riprese audio e video) della collaborazione di giovani

professionisti operanti sul territorio. Ci parli dei musicisti coinvolti? Il Synchronos Duo, Lorenzo Guidolin e Lorenzo Barbera, che aprirà la rassegna il 26 settembre presso l’Abbazia di S. Maria di Cavour, proporrà un viaggio nel mondo delle percussioni, dedicando ampio spazio alle sonorità morbide e calde degli strumenti a tastiera (marimba e vibrafono). Il programma spazierà da arrangiamenti di composizioni classiche (J. S. Bach, M. Ravel), a partiture contemporanee (S. Reich, A. Morag, C. Corea), a composizioni originali scritte appositamente dai componenti del gruppo. L’ensemble svizzero composto da Valerio Zanolli, Mathilde Gomas, Ricardo Leitão Pedro, Rui Staehelin, il 3 ottobre nella Chiesa di S. Pietro in Vincoli di Villar Perosa, affronterà brani del Rinascimento e Barocco italiani per voce accompagnata da viola da gamba e due liuti. Come suggerisce il titolo del concerto, il pubblico potrà ascoltare le Canzonette degli antichi cantautori, e apprezzare le sonorità degli strumenti dell’epoca. Il Duo Ikeda-Di Mauro, formato dalla violinista giapponese Kazuyo Ikeda e dal chitarrista siciliano Rosario Di Mauro proporrà, il 16 ottobre, musiche del XIX e XX secolo, nell’affascinante cornice della cappella della frazione Stella di Macello. Il Promenade Cello Ensemble, nato da un’idea del Maestro Luca Simoncini, è composto da quattro violoncelli (Luca Simoncini, Marco Venturini, Luca Giovannini e Francesca Villiot) e un pianoforte (Davide Furlanetto) che eseguiranno brani tratti dalle Passioni bachiane, appositamente trascritti dal Maestro David Vicentini, venerdì 30 0ttobre presso la Chiesa del Colletto. Intervista di Sara Nosenzo


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Sono amici di Pinerolo Indialogo.it e di Onda d’Urto24


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