Pineroloindialogo settembre2017

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Anno 8, Sett-Ottobre 2017

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Il «sentiment» dei pinerolesi Christian Bachstad, assessore ai LL.PP.: “Piazza Roma mi piacerebbe riqualificarla di più con i produttori tutta la settimana”

Noemi Giordano, studentessa Erasmus a Stoccolma: «Mi ha sempre affascinata l’idea di andare in un paese nordico»

Docenti universitari del Pinerolese /36, Micol Long: “Andare ad insegnare in Belgio è stata una scelta libera e consapevole, fatta per poter continuare a costruire una carriera molto specifica”


Buone News A cura di Francesca Olocco

A Torino dal 2010: entro fine estate 20 nuove postazioni

Le bici gialle di [TO]Bike

Molto probabilmente conosciamo tutti [TO]Bike ma, per i pochi ancora estranei a questa nozione, si tratta di un servizio di bike sharing gestito da BicinCittà, attivo a Torino ormai dal 2010 e che a breve raggiungerà la quota di 185 stazioni di prestito per un totale di 1.100 biciclette. In effetti, per chiunque frequenti Torino è impossibile non notare un via vai di allegre bici gialle: il motivo, probabilmente, risiede nella capacità del servizio di implementarsi e migliorarsi con efficacia. Chiaramente è difficile non notare i classici problemi di manutenzione o la difficoltà nel trovare un

“parcheggio” verso le ore di punta, ma gli abbonati, al momento, sono circa 27.500, e i numeri parlano da sé. La buona notizia, che forse non tutti sanno, è che entro la fine dell’estate è prevista la nascita di 20 nuove postazioni di cui potranno usufruire gli abitanti delle zone periferiche della città che fino ad ora erano rimaste escluse dal servizio. Inoltre, verranno presentate le nuove bici “anti-

vandalo” (finalmente, dato che sono attese da un anno) sulle quali i cittadini potranno pedalare con maggiore sicurezza. Guardando l’altro lato della medaglia, l’abbonamento potrebbe salire dai 20 attuali a circa 30/35 euro l’anno. Non si tratterebbe di un problema secondo il direttore commerciale Gianluca Plin: “crediamo che i nostri utenti, con i loro 8-10mila prelievi al giorno che fanno del bike sharing torinese il più utilizzato in Italia, possano essere disponibili a pagare qualcosa in più, a fronte di un sensibile miglioramento del servizio”. In realtà c’è chi dice che il primato lo detenga la città di Milano, con le sue 4.900 biciclette (di cui 1.000 a pedalata assistita) per 230 stazioni gestite da ClearChannel, al costo di 36 euro all’anno. E non è nemmeno da sottovalutare la nuova iniziativa dal nome Mobike e la sua flotta di 8.000 bici (cui si aggiungerà, a settembre, Ofo con i suoi 4.000 mezzi). Si tratta di una nuova forma di bike sharing a flusso libero, per cui le bici verranno utilizzate come le classiche Cinquecento di Enjoy e le Smart di Car2go: si attiva il noleggio grazie ad una App sul cellulare e poi si abbandona la bici lungo il bordo della strada. Al di là della riduttiva rivalità tra le due città, il dato importante resta la scelta da parte di un numero sempre crescente di cittadini di lasciare l’auto a casa, dimenticandosi finalmente di alcuni miti da sfatare sull’uso della bicicletta.

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33 Informazione e cultura locale per un dialogo tra generazioni

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Il “sentiment” dei pinerolesi La Rassegna dell’Artigianato Pinerolese di settembre oltre che una mostra di artigiani e commercianti è anche una grande kermesse dove si “celebrano” le vacanze finite, i progetti futuri, le speranze o le frustrazioni dell’anno sociale/ lavorativo che sta per iniziare. Per questo è luogo di incontri, di umori, di chiacchiere, di impressioni… . Qual è il “sentire” dei pinerolesi, il «sentiment» della comunità come lo chiamano gli inglesi? Prevale l’entusiasmo, la speranza oppure la frustrazione, la delusione, lo scoraggiamento? Secondo gli economisti il «sentiment» - ovvero lo stato d’animo, il quadro di riferimento, dominato dalla fiducia o dallo scoraggiamento - è fondamentale per avviare progetti per il futuro o per stare fermi. Non abbiamo indici della situazione congiunturale del pinerolese, ma il «sentiment» che prevale in molti non sembra corroborato dall’ottimismo, dalla speranza, dalla progettualità. Troppi negozi hanno chiuso dopo le ferie, la situazione di degrado e frustrazione è sotto gli occhi di tutti, fabbriche storiche della città hanno ridotto il personale, giovani laureati cercano prospettive fuori dal territorio... È un sentire “a pelle”, non è un’indagine empirica sulla fiducia delle famiglie e delle imprese pinerolesi, ricavata come si diceva dalle chiacchiere con persone e conoscenti incontrati alla rassegna dell’artigianato. Se non cresce la fiducia dei pinerolesi e l’amministrazione non fa niente per alimentarla una città pulita, il rattoppo di strade dissestate, un centro storico vivo, incentivi ad iniziative giovanili, progettualità di lungo respiro... - il risveglio di questa città dalla decadenza di questi ultimi anni e la ripartenza sono ancora lontani. Antonio Denanni PINEROLO / INDIALOGO.it .

Direttore Responsabile Antonio Denanni Collaborano: Emanuele Sacchetto, Alessia Moroni, Aurora Fusillo, Francesca Beltramo, Chiara Gallo, Cristiano Roasio, Federica Crea, Luca Barbagli, Greta Gontero, Alessandro Castiglia, Michele F.Barale, Chiara Perrone, Anna Filippucci, Francesca Olocco, Isidoro Concas, Sara Nosenzo, Angelica Pons, Nicola Bianciotto Con la partecipazione di Elvio Fassone e Beppe Gamba

Indialogo.it, Autorizzazione del Tribunale di Pinerolo, n. 2 del 16/06/2010 - Ed. Associazione Culturale Onda d’Urto Onlus redazione Tel. 0121397226 - E-mail: redazione@pineroloindialogo.it STAMPA: In proprio

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Buone News

le bici gialle di [to]bike

Politica giovane young

intervista all’assessore christian bachstad

Vivere Pinerolo /5

piazza facta, entrata al centro storico

Docenti universitari pinerolesi/36

micol long, storia medievale

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L’ambiente siamo noi

oceani di plastica

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In Europa

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simulazione del parlamento europeo

Vita internazionale

intervista a noemi giordano

Giovani&Scuola

il 49% si iscrive all’università

così diventiamo razzisti

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Dal mondo

Giovani & Lavoro

startup da tenere d’occhio nel 2017

Visibili & Invisibili

amnesty: le condizioni dei rohingya

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Il Passalibro

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il libro contro la morte

Officine del suono

materianera

Sociale & Volontariato

bimbi in forma

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Social Network

Il nuovo fenomeno di musical-ly

Viaggiare

una domenica in paradiso

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Politica

Politica giovane young a cura di Antonio Denanni

Intervista /8: l’assessore ai LL.PP.Christian Bachstadt

“Piazza Roma: siamo assolutamente convinti che la chiusura al traffico sia stata positiva” «Ci piacerebbe riqualificarla e riempirla di più con i produttori tutta la settimana» L’ultimo degli amministratori che intervistiamo è Christian Bachstadh, assessore da soli 5 mesi ai Lavori pubblici, Arredo urbano, Verde Pubblico, Attività produttive, Agricoltura, Commercio, ecc. Incominciamo con un sentiment: come sono stati i suoi primi mesi da assessore? È l’esperienza più appassionante, incredibile, difficile che sto vivendo e per questo ringrazio il sindaco per la fiducia che mi ha dato. I primi mesi sono stati complicati dovendo entrare nella complessità della macchina comunale, anche se vi ero già dentro come consigliere attivo. Oggi mi sento molto più tranquillo grazie alla conoscenza dei funzionari e delle procedure. Tra le sue numerose deleghe la viabilità e la manutenzione sono il tasto dolente: strade dissestate, buche, marciapiedi... Qual è la situazione, si riuscirà a venir fuori da questo disastro? Ritengo che in questi ultimi mesi si siano fatti tanti interventi, come l’asfaltatura di corso Torino (in carico all’Acea) e di via Virginio (in carico alla Telecom). Naturalmente il problema non è risolto, di strade da asfaltare ce ne sono tante in molte zone della città, però ritengo che rispetto al passato ci sia stato un miglioramento. Purtroppo sulla viabilità stiamo sempre rincorrendo le emergenze (il buco da riempire). Per un intervento di prevenzione e di programmazione non ci siamo ancora e non credo che ci si riuscirà ad arrivare in tempi brevi. Però ad intervenire prima che la situazione degeneri sì. Pure la manutenzione del verde pubblico a parere di molti cittadini non è adeguata...

Sì, questa primavera la situazione è stata difficilissima, ma oggi non è così male, complice anche l’estate molto calda e l’erba secca, che ha permesso alla ditta appaltatrice di fare interventi in tutta la città. Proseguiamo con le dolenze: il decoro e l’arredo urbano. Da anni il degrado della città – quindi molto prima dell’amministrazione 5 stelle – è sotto gli occhi di tutti. Che cosa si propone di fare lei come assessore? Intanto bisogna investire dei soldi e investirli bene. Noi vogliamo incominciare con il centro storico e non volendo far cadere l’iniziativa dall’alto abbiamo avviato una serie d’incontri con residenti, commercianti e cittadini per trovare soluzioni. Ci saranno diversi tavoli, io seguirò quello dell’arredo urbano. Ci auguriamo che arrivino idee da chi tutti i giorni vive il centro storico. Che Pinerolo debba essere più pulita sono d’accordo, che ci sia anche un po’ d’inciviltà da parte dei cittadini però bisogna ammetterlo. Certamente ci vanno più operatori ecologici e pure il verde pubblico va più curato. Col nuovo appalto farò il possibile per avere le risorse disponibili per una buona manutenzione del verde pubblico e per il decoro urbano. Sempre per il decoro mi piacerebbe che ci fossero più fiori in città, soprattutto nel centro storico, sarebbe una meraviglia. Su questo mi piacerebbe trovare una soluzione collaborativa tra Comune, commercianti e cittadini. Un aiuto al decoro verrà dato anche dalla nuova illuminazione pubblica a led che darà alla città un accento più gradevole ed accogliente. Fra le deleghe vi è anche l’edilizia scolastica. Ci fa il punto sulla scuola elementare Nino Costa?

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“Noi crediamo molto nel centro storico come traino per la città” Questo tema è seguito dall’assessora Clapier. Come Lavori pubblici abbiamo appena iniziato il cantiere all’ex Nido Serena, che diventerà nei prossimi mesi la temporanea Nino Costa, in attesa di risolvere la situazione della Nino Costa storica. In generale sull’edilizia scolastica quest’estate si sono fatti molti interventi, uscendo da tante piccole emergenze del passato. E se ne faranno ancora, a incominciare dal miglioramento sismico della Brignone. Parliamo di attività produttive. Qual è la situazione del commercio e delle attività a Pinerolo? C’è una situazione di stallo. Qualche segnale incoraggiante io l’ho visto, è comunque un momento molto difficile. Noi crediamo molto come dicevo - nel centro storico come traino per la città. Se 5-6 commercianti illuminati aprissero dei bei negozi il centro storico sarebbe trainante. Nell’amministrazione lei sembra quello più convinto sulle potenzialità di “Pinerolo città della cavalleria”. Non le sembra sia un discorso vecchio e fuori tempo in cui hanno già fallito le amministrazioni precedenti? Indubbiamente sì. Ci sono però alcune realtà di cui bisogna tenere conto. Il centro del cavallo di Abbadia io non l’avrei mai costruito, ma ora c’è e bisogna tenerne conto. Poi c’è il maneggio Caprilli che l’amministrazione ha deciso di acquisire e che io considero il più importante della città, quello che storicamente ci rappresenta nel mondo. Poi c’è la caserma Bochard e indirettamente il Museo della Cavalleria. L’amministrazione si trova con tutti questi asset che testimoniano la scuola di cavalleria che qui c’è stata dove venivano da mezzo mondo. Tutto questo ci ha fatto riflettere e ci ha spinto a provare ancora per vedere se si può far rivivere questo concetto di “città della cavalleria”. Il prossimo anno festeggeremo a Pinerolo i 150 anni dalla nascita di Caprilli e in questo anno che lo precede faremo dei ragionamenti più completi sul mondo della cavalleria a Pinerolo. Parliamo di agricoltura, tema a lei caro (ndr. è imprenditore agricolo), di cui non si parla mai nelle interviste. Qual è la situazione nel territorio? La crisi ha segnato anche il mondo dell’agricoltura. Anche qui però vedo qualche segnale di ripresa, incoraggiante: la crisi ha fatto sì che nascessero molte piccole aziende

agricole. Pinerolo ha una realtà agricola importante, con molti appezzamenti in pianura coltivati a mais per allevamenti, vi è poi una piccola realtà dedicata a frutta e vi è anche la collina di Pinerolo che fino a qualche anno fa era abbandonata e invece ora si vedono dei piccoli appezzamenti coltivati ad ulivi e viti. In generale ritengo che Pinerolo potrebbe essere una città di eccellenze agricole perchè ha un terreno meraviglioso. Abbiamo la pianura, la collina e piccoli appezzamenti in montagna con i boschi fino a Talucco, con delle esposizioni molto vantaggiose. Con imprenditori illuminati il Pinerolese potrebbe avere una valenza agricola importante. Il mercato dei produttori agricoli di Piazza Roma è sistemato in modo definitivo? No! Ci sono ancora molte cose da fare. Intanto i produttori sono divisi tra Piazza Roma e Piazza Vittorio e in futuro ci piacerebbe fare di Piazza Roma il mercato di tutti i produttori e solo dei produttori. Oggi stiamo tentando di riorganizzare gli spazi mercatali dei produttori di Piazza Vittorio. È un problema complesso che dura da anni, ma siamo a un buon punto per realizzare un accordo. Poi faremo un bando per dare a tutti un posto fisso. Per Piazza Roma siamo assolutamente convinti che la chiusura al traffico sia stata positiva. Ci piacerebbe riempirla di più, ma prima di tutto ci piacerebbe riqualificarla, ovvero sostituire la tettoia con qualcosa di più moderno e più fruibile. A me piacerebbe (sono mie fantasie!) che ci fosse il mercato dei produttori pinerolesi (solo produttori!!) tutta la settimana con una struttura che possa accogliere prodotti locali anche non freschi come marmellate, succhi, formaggi, ecc. Almeno tre obiettivi che vorrebbe realizzare nei prossimi anni prima di concludere il mandato? Sicuramente Piazza Roma, mi piacerebbe tantissimo. Poi lasciare una migliore situazione nell’edilizia scolastica e per ultimo tentare ancora di provare a perseguire l’obiettivo di “Pinerolo città della cavalleria”, anche se su quest’ultimo punto non sono convintissimo.

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in citt À

Vivere Pinerolo/ 5

6 6 di Remo Gilli

Una rivisitazione giovane della città

“Piazza Facta è di fatto l’entrata al centro storico della città”

«È sempre bella, specie d’estate la gente invade la piazza e qui trovi aria di festa» Piazza Facta la associo, istintivamente, a un ricordo ben preciso. Una fiaccolata organizzata dall’associazione contro le mafie Libera in collaborazione con il liceo Marie Curie (di cui, quell’anno, ero rappresentante d’Istituto insieme a Gabriele Negrini, Marco Guglielmi e Alessandro Barotto). Era una sera di febbraio del 2012 e, a turno, noi e altri nostri compagni avevamo letto i nomi di tutte le vittime della mafia, dalla prima all’ultima, nell’ordine di scomparsa. Fu un bel gesto, a cui avevano partecipato in tanti, pinerolesi e non. La piazza era piena di gente, illuminata dalla luce gialla dei lampioni. Molti avevano già acceso le fiaccole ancora prima che partisse il corteo, così le ombre di tutte quelle persone venivano proiettate all’infinito sui muri degli edifici che circondano la piazza, compresa la facciata in mattoni della chiesa del XVII secolo dedicata a San Rocco. Quel bel ricordo è diverso da molti altri che conservo di questo posto, in cui adesso mi trovo a passeggiare. La fiaccolata era stata fatta in inverno, mentre per me Piazza Facta è sinonimo di estate, di notti bianche, di serate passate a mangiare un gelato della Veneta sui gradini della chiesa, o ad aspettare

qualcuno prima di fare serata (Piazza Facta è uno dei punti di riferimento per riuscire a trovarsi agevolmente il sabato sera, tra i più gettonati insieme alla fontana di Piazza Fontana e “l’inizio dei portici”). In più, i ricordi che ho di questo posto sono legati a una certa idea di spensieratezza e di leggerezza che - capite bene - a un evento come quello del 2012 non si associano granché. L’avvocato Luigi Facta, a cui è dedicata la piazza - è un motivo di vanto della città a livello istituzionale, nonostante non sia stato poi chissà che politico. Nato nel 1861 e membro del Partito Liberale, divenne Presidente del Consiglio del Regno d’Italia nel 1922 dopo una lunga carriera politica al seguito di Giolitti. Una carriera non così incisiva né all’insegna della coerenza – come d’altronde molti altri appartenenti alla schiera dei giolittiani. D’apprima neutralista, allo scoppio della Prima Guerra cambierà posizione in favore degli interventisti. Al sopraggiungere dei fascisti a Roma, poi, fu dimissionario assieme al suo governo dopo il rifiuto di proclamare lo stato d’assedio da parte del Re, salvo poi allinearsi al regime fino ad essere proclamato, nel 1924, senatore. Morì a Pinerolo nel 1930 e non rivelò


«Facta, un motivo di vanto della città a livello istituzionale, nonostante non sia stato poi chissà che politico»7

mai a nessuno cosa si dissero lui e il Re la notte del rifiuto. Tutto questo gli è valso il nome di una piazza nella sua città natale, e poco altro. In realtà, ci sono numerosi eventi che testimoniano l’inadeguatezza dell’avvocato Facta al ruolo da lui ricoperto, ma non li elencherò in questo articolo per questioni di brevità (sono facilmente reperibili online). Non mi è mai stato troppo chiaro perché avesse una piazza dedicata, immagino per una qualche forma di provincialismo che esalta gli incarichi piuttosto che le persone e le loro azioni. Fatto sta che Facta è il nome della piazza, e sinceramente non credo che potrebbe mai essere altrimenti nemmeno se lo cambiassero. Suona bene, questo all’avvocato lo possiamo concedere. A prescindere dal nome, però, Piazza Facta ha sempre avuto una valenza particolare per la città, nonostante le sue dimensioni non siano proprio monumentali. Si trova tra le due piazze principali (piazza del Duomo e Vittorio Veneto), e di fatto è “l’entrata” al centro storico della città, dove iniziano via Savoia e via Trieste che lo delimitano. Camminare per questa piazzetta mi fa tornare in mente un sacco di ricordi, oltre alla fiaccolata. I fidanzatini del liceo, per esempio, spesso si vedevano qua dopo la scuola, alle due del pomeriggio, o la sera, prima di andare in qualche locale. Arrivavano dal parcheggio di Piazza Fontana costeggiando la ferramenta Gavuzzi e Frajria (il cui nome ha sempre suscitato in me un fascino immotivato, sarà per come suona Gavùzzi) e attraversavano la strada passando tra quelle caratteristiche sfere di pietra che delimitano il marciapiede (ci sono solo lì, che io sappia). Ogni angolo, in realtà, è legato a un ricordo diverso. Guardare la chiesa di San Rocco, così semplice nella sua forma, senza abbellimenti particolari e con due campanili simmetrici dà quasi sicurezza. In effetti, al pari della Basilica di San Maurizio, nel mio immaginario l’idea di Pinerolo è legata indissolubilmente a questa chiesa che, vista così, è quasi anonima. Ripenso all’intervista che ho fatto a Pietro Manduca di Sinistra Solidale Pinerolo l’anno scorso, prima delle elezioni comunali. Era stato una bella giornata passata in giro per la città, e – come da copione – anche noi ci eravamo dati appuntamento in Piazza Facta prima di cominciare. Ricordo come fosse vuota, quella mattina. C’eravamo soltanto noi e il fotografo, nonostante il bel tempo. Se guardo le panchine

vuote, penso a certi pomeriggi passati a non fare niente se non a stare in compagnia di qualche amico a parlare di chissà cosa, sicuramente importantissima allora. Ho ventiquattro anni, devo smetterla di fare pensieri da vecchio. Occupo io una delle panchine, mentre continuo a guardarmi attorno. Un buco nero nella mia memoria, penso, è il Kovo assieme ai negozi che lo circondano nella galleria sottostante il palazzo di vetro. Non ho mai frequentato quel locale e non saprei dire che tipo di serate si facciano lì, così come non sono mai entrato nelle altre attività commerciali (vendono vestiti, presumo, o accessori di moda). Ho bene in mente lo stuolo di gente che d’estate invade la piazza, in compenso. Il baccano della musica del locale, del vociare e del ridere fino a ben oltre la mezzanotte. Ammetto che mi piaceva, quando frequentavo le serate pinerolesi, nonostante io non c’entrassi nulla. È sempre bella, trovo, l’aria di festa. È salutare per una comunità. Ecco, in questo senso penso che i giovani siano senz’altro un antidoto efficace contro il rapido invecchiamento di Pinerolo. Non è questa la sede per parlarne, ma vale la pena ricordare che il divertimento dei giovani non è sempre e solo fine a se stesso, anzi. Sotto ai brevi portici che costeggiano il lato nord della piazza, ovvero via Savoia, ci sono tre negozietti a cui non ho mai prestato particolare attenzione. Sopra di essi, e sopra ai porticato, la targa commemorativa di Luigi Facta. Non mi soffermo a guardarla, ma torno a guardare il palazzo di vetro che domina la piazza. Scruto più in su, fino al ristorante sushi. È strano, ci sono affezionato anche se ci sono entrato una volta soltanto - e non saprei nemmeno dire quando. Vederlo è una delle cose che mi fa dire “sì, sono a Pinerolo”, un po’ come San Maurizio (con le dovute proporzioni, è chiaro) e tanti altri posti e strutture. Ho parlato soltanto dei miei ricordi, nonostante io qui ci sia venuto davvero, un pomeriggio di fine agosto, a vedere cosa succedeva. Nulla, ovviamente. Tutto è sempre uguale a se stesso, a Pinerolo, ed è ancora più uguale in questo periodo dell’anno. Due signore si siedono vicino a me, lamentandosi di questo caldo che non finisce più. Le ascolto parlare in piemontese per qualche secondo, poi mi alzo e mi avvio alla macchina passando di fianco a Gavùzzi e Frajria. Non ho preso il consueto gelato, nonostante facesse propi caud, come dicevano le signore.


incontri

Città & Università /36

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Micol Long, Storia del Medioevo

«Un ricordo indelebile di Pinerolo è il panorama. Mi piacerebbe ci fossero più piste ciclabili» ”Andare ad insegnare in Belgio è stato un ripiego: se avessi trovato una posizione a condizioni analoghe sarei rimasta in Italia” Ci parla di sé e del suo lavoro in università? Sono nata a Pinerolo nel 1985, e qui ho frequentato il Liceo Scientifico “Marie Curie”. Ho poi studiato Storia all’Università degli Studi di Torino e, avendo scoperto la passione per la ricerca, ho proseguito con un dottorato, sempre in Storia, alla Scuola Normale Superiore di Pisa. Da allora ho avuto la fortuna di poter continuare nel mondo della ricerca accademica, anche se a costo di spostarmi per l’Europa: prima in Germania e ora in Belgio. In quest’ultimo paese ho, da tre anni, un contratto all’università di Gand: faccio soprattutto ricerca (in particolare, studio il modo in cui funzionavano i processi di apprendimento all’interno di alcuni monasteri medievali), oltre a un po’ di insegnamento. Per esempio, quest’anno tengo un corso nel quale cerco di insegnare agli studenti come si usano le fonti storiche medievali e uno in cui rifletto insieme agli studenti su come è stato percepito il Medioevo nelle epoche

successive, compresa la nostra. Il mio contratto scade tra un anno, dopo il quale molto probabilmente mi sposterò di nuovo, insieme a mio marito e nostra figlia. La sua specializzazione è il Medioevo. Che insegnamento trarre da quel periodo? Il Medioevo é stato un periodo di grandi trasformazioni, di grandi crisi, se vogliamo usare il termine, che a tratti agli uomini e alle donne dell’epoca devono essere sembrati “la fine del mondo”, eppure da ogni crisi è nato qualcosa di nuovo: le strutture politiche, sociali e culturali si sono adattate, mutando, e creando qualcosa di nuovo. Il medioevo è stato definito “l’étà della sperimentazione”, e questo ci ricorda che ogni crisi, per quanto dolorosa, è anche occasione di rinnovamento e ripensamento. Quali sono invece le cose da rigettare? Sarebbe facile rispondere elencando cose che, confrontate con il nostro presente, ci paiono negative e arretrate, come la condizione della donna (o almeno della maggior parte delle donne), l’intolleranza diffusa nei confronti di fedi diverse dalle proprie e via dicendo. Tuttavia credo che dare dei giudizi di valore su epoche diverse sia sempre delicato: ogni cosa andrebbe


«In Belgio, rispetto all’Italia, i rapporti tra docenti e studenti tendono ad essere più paritari»9 storicizzata, compresa nel suo contesto, tenendo conto di come era la situazione in precedenza e di come si è poi evoluta. Certo, nel Medioevo ci sono stati eventi atroci, come per esempio le crociate, ma questo vale anche per la nostra epoca. Forse, in fin dei conti, risponderei che niente va semplicemente “rigettato” : tutto, comprese le cose che oggi percepiamo in modo negativo, va compreso, per quanto possibile, perché ci sia di insegnamento. L’evento epocale del momento attuale è quello delle migrazioni. Era un fenomeno presente anche allora e qual era il comportamento dei popoli? Sicuramente sì: l’inizio convenzionale del Medioevo è l’epoca delle grandi migrazioni “barbariche”, dei popoli germanici (ma non solo) che si insediano in territori precedentemente romanizzati. Poi, più tardi, arriveranno altri gruppi umani: vichinghi, ungari, saraceni... Ci furono ovviamente degli scontri, ma anche delle esperienze di convivenza pacifica, di condivisione e addirittura di fusione con le popolazioni locali. Lei insegna all’Università di Gand in Belgio. È stato un ripiego come per altri giovani che non hanno trovato lavoro in Italia o un’occasione che si è presentata? Direi un ripiego, perché se avessi trovato una posizione a condizioni analoghe in Italia sarei rimasta. Detto questo, è stata una scelta libera e consapevole, fatta per poter continuare a costruire una carriera molto specifica e molto competitiva, e veder riconosciuta la dignità del mio lavoro. Sicuramente ha pesato il fatto che avessi già fatto delle esperienze all’estero e non avessi paura di ricominciare da zero in una nuova città e con una nuova lingua. E da ultimo, per me è stato fondamentale che il mio fidanzato, ora mio marito, fosse disposto a seguirmi. Che differenza c’è tra l’università italiana e quella belga? Sicuramente ci sono molti più giovani nell’università belga, sia tra i ricercatori post-dottorali sia tra i professori. Forse anche per questo, ma non solo, i rapporti

con i professori sono più informali e - direi - più facili: ho l’impressione che in Italia i professori siano a volte poco avvicinabili, o comunque che la differenza di età e di gerarchia pesino molto nei rapporti tra dei giovani, non solo studenti ma anche dottorandi, e dei professori affermati, per lo più avanti con gli anni. In Belgio i rapporti tendono a essere più paritari: anche i giovani dottorandi sono trattati come colleghi. Parliamo di Pinerolo, sua città natale. Quali sono i ricordi più belli o i luoghi che apprezza di più? Un ricordo indelebile è legato al panorama: dovunque io vada nel mondo, mi pare di non poter avere un panorama più bello di quello di cui godevo dalla mia finestra a Pinerolo, con la vista sulle montagne, e in particolare sul Monviso. Poi trovo che Pinerolo, per le sue dimensioni, sia una città che offre parecchio dal punto di vista culturale. Il centro storico della città è grazioso, e spesso ci porto a passeggiare amici stranieri, che magari non avevano mai sentito parlare di Pinerolo, e la trovano bella. E quelli più brutti o da criticare? Scherzando (ma non del tutto) potrei dire la lentezza e i ritardi dei treni quando li prendevo ogni giorno per andare a studiare a Torino. Più seriamente, mi viene in mente una certa mentalità provinciale, per cui Pinerolo come centro non ha dignità sufficiente, e per fare tante cose bisogna andare a Torino. Credo che sia necessario lottare per ottenere o per costruire un buon livello di servizi in tutti campi, o in più campi possibile, a Pinerolo: non tutti possono o vogliono spostarsi, magari in macchina, per andare a Torino per le proprie necessità. Una proposta per rendere la nostra città più bella ed attraente? Più piste ciclabili. La dimensione di Pinerolo permette di spostarsi in bicicletta, ma mancano le strutture che qui in Belgio sono all’ordine del giorno: piste ciclabili, rastrelliere, perfino punti di “ristoro” in cui si possono rigonfiare le gomme... Potrebbe anche essere un modo per incentivare il turismo, dato che il cicloturismo è in crescita.


terra

L’ambiente siamo noi di Beppe Gamba

Oceani di plastica Lo denunciano da anni gli amanti della vela, lo sanno i pescatori e gli studiosi di fauna marina: i mari sono pieni di plastica, sulle coste si arenano milioni di oggetti portati dalla marea, al centro degli oceani enormi ammassi di rifiuti plastici galleggiano poco sotto la superficie, in enormi disgustosi minestroni simili a “isole di plastica”. Tanti animali marini muoiono per l’ingestione di frammenti di plastica scambiati per cibo. Le tartarughe marine scambiano facilmente una busta di plastica che fluttua nell’acqua per una medusa, preda di cui si nutrono. Le micro plastiche, frammenti microscopici generati dalla degradazione della plastica o le microsfere usate a tonnellate nell’industria dei cosmetici e dei detergenti, filtrate dai pesci insieme al plancton risalgono la catena alimentare concentrandosi via via nell’organismo dei predatori. Qual è l’origine del problema? Fino al secondo dopoguerra la produzione delle plastiche (2 milioni di ton. anno) ha inciso poco sulla massa dei rifiuti (circa l’uno per cento di quelli urbani), ma oggi con oltre 400 milioni di tonnellate di produzione annua e una sconsiderata diffusione dell’usa-e-getta, tre quarti della plastica finisce nella spazzatura entro il primo anno di vita. Il 42% della plastica è impiegata nel settore dell’imballaggio e diventa rifiuto in poche ore o pochi mesi. Nel mondo solo il 10% della plastica è riciclata e una parte considerevole di quella che rimane non va né in discarica né all’incenerimento ma finisce nel mare, direttamente come forma di smaltimento ancora diffusa in certi

paesi del Pacifico sia accidentalmente o per incuria (i rifiuti abbandonati finiscono facilmente nei corsi d’acqua e di lì al mare). Si stima che circa 13 milioni di tonnellate di plastica raggiungano annualmente i mari, per poi rimanerci centinaia di anni, il tempo occorrente per degradarsi. Studi seri stimano che attualmente oltre 5 mila miliardi di frammenti di plastica vortichino nelle correnti marine e il loro numero è in crescita. Recenti indagini hanno rilevato la presenza di micro fibre sintetiche nelle acque potabili di tante città del mondo. Se ne ignora per ora l’origine, ma le ipotesi più accreditate puntano il dito sul pulviscolo atmosferico ricco di fibre disperse dai tessuti e dall’usura di pneumatici e altri oggetti di plastica. Quindi, attraverso l’acqua o il pesce che mangiamo, ciò che abbandoniamo nell’ambiente finisce per ripresentarsi sulla nostra tavola. Una “fredda” vendetta che gli ecosistemi ci servono attraverso gli ininterrotti cicli della materia. Che fare? Qualcuno propone soluzioni fantasiose come navi “spazzatrici” che raccolgano le plastiche con finalità di riciclo o incenerimento, ma il rimedio rischia di essere peggiore del male non solo per il rischio diossine da combustione ma anche per gli elevati costi energetici ed economici. Unica via è la prevenzione che possono fare tutti, il legislatore, l’industria e infine i consumatori che possono evitare gli imballaggi inutili e usare contenitori, sacchetti e sportine riutilizzabili, possono rifiutare gli shopper non bio-degradabili e fare bene la raccolta differenziata.

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In Europa

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di Anna Filippucci

SPECQUE

Simulazione del parlamento europeo Cristina è una ragazza italiana che studia in Germania, Relazioni Internazionali a Stoccarda. Inoltre fa parte di un programma frutto di un partenariato tra la sua università in Germania e l’università di Scienze Politiche di Bordeaux, dove ci siamo conosciute. Cristina ha partecipato recentemente ad un’iniziativa molto interessante, denominata SPECQUE, svoltasi a Praga. Che cos’è la Specque e qual è l’obiettivo ultimo di questa iniziativa? È una simulazione francofona di Parlamento Europeo. I partecipanti ricoprono i diversi ruoli degli attori del reale parlamento europeo e del suo entourage per riprodurre - nel modo più rigoroso possibile - il lavoro del Parlamento Europeo. L’obiettivo ultimo è la promozione dell’interesse verso le istituzioni europee, della francofonia e dell’incontro fra persone provenienti da paesi e continenti diversi. Di cosa si é trattato nel concreto? La simulazione dura una settimana e si svolge ogni anno in una città diversa, sempre in alternanza fra città europee e canadesi. Quest’anno si è svolta nella sede del parlamento ceco, a Praga. Ci sono stati più di 200 partecipanti provenienti da molti paesi diversi. Ogni momento della giornata era sapientemente pianificato dal gruppo di volontari organizzatori di Praga. Si alternavano giorni di lavoro in commissione (che si svolgevano in piccoli gruppi) a giornate di sessione plenaria, in cui tutti i partecipanti si riunivano nel Parlamento ceco. Ogni sera gli organizzatori ci proponevano delle uscite alla scoperta della vita notturna di Praga, dove spesso e volentieri il divertimento si mescolava al “dovere” e nascevano alleanze ed emendamenti di compromesso molto interessanti. Come ne sei venuta a conoscenza? Come si faceva a partecipare? Ho saputo di Specque nella mia università fran-

cese Sciences Po Bordeaux, dove la simulazione è conosciuta da anni. Per partecipare bisogna inviare una candidatura al polo di selezione della Specque. È possibile partecipare sia all’interno di una delegazione che come candidato “singolo” e ci sono moltissimi ruoli da ricoprire, ci sono gli europarlamentari, ma anche i commissari, i commissari giuridici, i giornalisti, i telecronisti e i famigerati lobbysti… Come valuti l’esperienza? Mi è piaciuta moltissimo. La “full immersion” nel ruolo di europarlamentare mi ha permesso di imparare moltissimo sul reale funzionamento delle istituzioni europee e sulle dinamiche delle fasi di una proposta di legge. Ho potuto sperimentare sulla mia pelle quanto la ricerca di compromesso sia un processo lungo e spesso doloroso che richiede moltissima “politica di corridoio” (politique de couloir) e volontà di cooperazione fra gli avversari politici. La simulazione mi ha anche permesso di comprendere appieno la problematicità e allo stesso tempo l’importanza dei gruppi di interesse che se da una parte cercano di influenzare il testo di legge a loro favore, dall’altra apportano grande expertise sul settore sul quale si cerca di legiferare. In cosa ritieni che questa esperienza ti abbia arricchito? Soprattutto nel mettere in pratica le mie conoscenze, ho potuto sviluppare le mie capacità dialettiche e retoriche ed ho conosciuto molte persone interessanti. Credo che questa esperienza risulti particolarmente utile per chiunque si interessi alle dinamiche internazionali e all’organizzazione dell’UE. Grazie alla natura estremamente pratica della simulazione è possibile consolidare le proprie conoscenze e comprendere rapidamente molte sottili dinamiche che sono molto difficili da spiegare nei manuali.


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così per il mondo

Vita internazionale di Alessia Moroni

Intervista a Noemi Giordano

In Erasmus a Stoccolma Si è laureata a Luglio 2016 in Ingegneria Biomedica ed ora è al secondo anno del Corso di Laurea Magistrale in Strumentazione Biomedica, presso il Politecnico di Torino. Noemi inizia il suo terzo semestre in maniera del tutto originale: è da poco partita per il suo programma Erasmus in Svezia, più precisamente nella capitale, Stoccolma. In questa intervista ci racconta le sue aspettative e i suoi primi giorni in un paese lontano dalla cultura italiana. Noemi, come mai hai deciso di partire proprio in questo semestre ? Ho sempre voluto fare un’esperienza all’estero, ma ero indecisa se dedicare questo tempo fuori dall’Italia per un semestre di corsi o di preparazione tesi. Ho scelto i corsi e questo era il periodo più adatto. La mia prima scelta era Stoccolma: mi ha sempre affascinata l’idea di andare in un paese nordico. Attualmente frequento l’Università tecnica “KTH” (Royal Institute of Technology), presso la School of Technology and Health – Medical Engineering. Come sono strutturati i corsi e quali sono state le tue prime impressioni? Ho iniziato la settimana scorsa, ma sono arrivata un pochino prima per cercare una casa. I corsi sono tenuti interamente in inglese e si fanno attività pratiche e tanti lavori di gruppo. Si viene valutati strada facendo, svolgendo laboratori, progetti ed infine l’esame conclusivo. Ci sono studenti da tutto il mondo e la percentuale di svedesi è molto bassa: è un ambiente internazionale. Mi trovo bene per ora. C’è una Student Union che organizza moltissimi

eventi e si occupa di difendere diritti e doveri degli studenti, dell’integrazione per i nuovi arrivati e di rendere piacevole la vita universitaria. Sei già riuscita a visitare Stoccolma e dintorni oppure ti sei subito concentrata sull’università? Prima di cominciare la scuola ho fatto la turista nel vero senso della parola. La città mi è piaciuta fin da subito. Ci sono tantissime aree verdi, laghi, spazi naturali appena fuori città. La gente del posto mi sembra aperta e disponibile e tutti sanno parlare l’inglese. Stoccolma è molto pulita e questo per me è molto importante. Quale pensi che sia il valore aggiunto che l’Erasmus darà alla tua vita e alla tua carriera? Sono partita perché volevo vedere come si insegnasse e si imparasse in un paese diverso dall’Italia. A livello formativo penso mi darà tanto: frequentare una seconda università mi può offrire nuove opportunità e una grande apertura mentale. Non ho scelto di fare l’Erasmus per la carriera, ma spero che questa prima esperienza all’estero possa essermi utile per il mio futuro lavorativo. Prima devo però capire come mi trovo fuori dall’Italia. In futuro cosa prevedi? Non mi dispiacerebbe l’idea di un Dottorato: vorrei lavorare nel settore di ricerca e sviluppo, mi piace progettare, ma per ora sono aperta ad ogni possibilità lavorativa.

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società

Giovani&Scuola/Orientiamoci

Dati Istat sul post diploma/università

Il 49,1% dei neodiplomati si iscrive all’università Cosa succede dopo il diploma delle superiori? È la domanda che si fanno sovente insegnanti e dirigenti sugli allievi che hanno finito il percorso di studi. Un’informazione autorevole arriva dall’Annuario statistico italiano 2016 dell’Istat. Il passaggio dalla scuola secondaria all’università diminuisce ancora rispetto all’anno accademico 2013/2014 (-0,6%): sono poco meno della metà (49,1%) i diplomati nel 2014 che si sono iscritti all’università per l’anno accademico 2014/2015, con i valori più alti in Molise (58,1%) e Abruzzo (54,6%). E si conferma la maggiore propensione delle ragazze a proseguire gli studi oltre la scuola secondaria: le diplomate che si iscrivono all’università sono 55 su 100 contro appena 44 ragazzi. La flessione Nell’anno accademico 2014/15 gli studenti sono stati 1.652.592, in ulteriore flessione rispetto all’anno precedente (-1,5%). Continuano a calare gli iscritti ai corsi triennali e a crescere le iscrizioni ai corsi magistrati a ciclo unico. Gli studenti che hanno conseguito un titolo universitario nel 2014 sono stati 304.608, 2.377 in più rispetto all’anno precedente. Negli ultimi anni le donne rappresentano la maggioranza degli iscritti in tutte le tipologie di corso e il loro percorso di studi è generalmente più brillante: nell’anno solare 2014 il 39,9% delle 25enni ha conseguito per la prima volta un titolo universitario contro il 25,8% di uomini e il 23,5% una laurea magi-

strale contro il 15,1% di maschi. Diplomati al lavoro Nel 2015 lavora il 45,9% dei diplomati del 2011 di scuola secondaria di secondo grado, il 63% dei diplomati degli istituti professionali e il 58,5% di quelli degli istituti tecnici; gli uomini (50,1%) più delle donne (41,6%). L’occupazione tra i laureati risulta più alta: nel 2015, a 4 anni dalla laurea, lavora il 72,8% dei laureati di primo livello e l’83,1% dei laureati di secondo livello. Per i dottori di ricerca invece si registra quasi la piena occupazione: lavora il 91,5% di chi ha conseguito il titolo nel 2010 e il 93,3% di chi lo ha ottenuto nel 2008. Calano gli iscritti a scuola Continua, per il quinto anno consecutivo, il calo degli iscritti al sistema scolastico, emerge però anche che il livello di istruzione degli italiani è in crescita. Nell’anno scolastico 2014/2015 gli studenti iscritti nei vari corsi scolastici sono stati 8.885.802, 34.426 in meno rispetto al precedente anno; un calo che riguarda le scuole dell’infanzia (-26.845), le primarie (-6.575) e le secondarie di primo grado (-22.037), mentre invece aumentano gli iscritti alle scuole secondarie di secondo grado (+21.031). La diminuzione, secondo l’Istat, è principalmente dovuta al calo demografico delle nuove generazioni. FONTE ISTAT - www.scuola24.ilsole24ore.com/ art/scuola/2016-12-29/istat-sempre-meno-diplomati-proseguono-studi-all-universita-203953. php?uuid=ADZohWMC

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Dal mondo

culture

di Alessandro Castiglia

Senza accorgercene

Così diventiamo razzisti Perché uscendo ogni mattina è normale sentire per strada invettive razziste od omofobe con la stessa noncuranza con cui si parlerebbe della partita della sera prima? E’ così ovunque o è l’ennesima tipicità italiana? Pochi mesi fa l’esito delle elezioni presidenziali francesi ha portato il Front National ad essere il secondo partito del Paese, un risultato storico per la sua leader Le Pen e per l’intera estrema destra xenofoba. Mi è sorta spontanea una riflessione: com’è possibile che un partito, che fino a trent’anni fa faticava a racimolare voti di nostalgici fascisti e degli ex colonialisti rimanendo socialmente emarginato, sia riuscito nel 2017 ad arrivare al ballottaggio raggiungendo il 33,9% dei voti, nonostante la massiccia disillusione nei confronti della politica? Ci può essere un collegamento con ciò che vivo ogni giorno in Italia? Evidentemente Marine Le Pen ha saputo

capire meglio di tutti le esigenze del proprio elettorato. Ma come? Da quando ha preso il posto di suo padre alla guida del partito, Marine ha apportato un enorme restyling al Front National, creando un nuovo profilo molto più rassicurante e “politically correct” rispetto al passato, espellendo il padre antisemita ma soprattutto rivoluzionando il registro comunicativo sul tema principale per il Front:

le minoranze mussulmane. Marine ha trasformato la tradizionale “guerra santa” contro i valori “sbagliati” dei mussulmani in una lotta di principio per la riaffermazione di laicità dello Stato francese. Rispetto per la laicità della grande Repubblica democratica francese, queste le parole d’ordine. Facendo leva sullo spiccato senso di patriottismo dei francesi, la classica invettiva razzista viene in qualche modo “legalizzata” e resa accettabile per essere divulgata online, nelle famiglie, nelle piazze, per la strada. Marine Le Pen utilizza una strategia ben precisa: non parla mai di clandestini e migranti, bensì di “Fondamentalismo islamico”, di terrorismo e di necessità di sicurezza per il popolo (di cui lei si fa garante). In questo modo razzismo e odio verso le minoranze vengono velati da un linguaggio populista, con il quale non si può che essere d’accordo. La difesa dei valori francesi“au nom du peuple” riesce inconsciamente a portare al centro dei pensieri di più di dieci milioni di francesi l’idea che esista una naturale contrapposizione tra chi è un patriota e chi non merita di esserlo. Il nemico è individuato sfruttando temi generali e superficiali nei quali tutti possano rispecchiarsi. Ciò che mi preoccupa è che in Italia, quando la mattina cammino per strada, temo di osservare i risultati dello stesso processo che ha portato il Front National a sfiorare la conquista dell’Eliseo. Così rischiamo di cadere in inganno, rischiamo di diventare razzisti senza accorgercene. Il primo passo per non cascare in questo tranello è forse quello di fermarsi e riflettere: chi ci spinge contro “Gli Altri” sta veramente cercando di proteggerci, o semplicemente bada ai propri interessi?

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documenti

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Tutto Bandi A cura di Federica Crea

Mese di settembre 2017 BANDO

OGGETTO

Contributi ordinari

Progetti non rientranti nei bandi specifici

ENTE PROMOTORE

Contributi liberali

Erogazione di liberalità territoriali o liberalità centrali.

Not&Sipari

Interventi a sostegno della musica, del teatro e della danza dal vivo

Otto per Mille delle Chiese Valdesi e Metodiste

Finanziamento di progetti sociali, culturali, di sviluppo al fine di promuovere pace, sviluppo, istruzione, informazione e solidarietà

http://www.ottopermillevaldese.org/ come_presentare_un_progetto.php

Bando Polo del ‘900

Bando rivolto a progetti culturali che valorizzino il dialogo tra il ‘900 e la contemporaneità

http://www.compagniadisanpaolo.it/ita/ Bandi-e-scadenze/Bando-Polo-del-900

Key Action 3 - Dialogo tra i giovani e i decisori politici

I progetti di dialogo strutturato promuovono la partecipazione attiva dei giovani alla vita democratica in Europa e la loro interazione con i decisori politici

Iniziativa Lavoro - Welfare e Territorio

Facilitare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, agevolando il contatto con le aziende da parte di chi ricerca di un impiego.

Horizon 2020

Incentivi per progetti di ricerca e sviluppo in vari settori

Sostegno alle Start up innovative

Servizi di sostegno alle Start up innovative

Erasmus + Plus

Educazione formale e informale dei giovani

Stazioni ferroviarie in comodato gratuito

Riutilizzo delle stazioni per attività sociali

Fondazione Lonati, richieste libere

Sostegno a soggetti che operano in ambiti: Istruzione (formazione, istituzionale, minori) giovani, anziani, sanitario, ricerca, cultura, sociale

Alla ricerca di nuove idee!

Famiglia, Anziani, Disabilità, Nuove Povertà ed Inserimento Lavorativo

Sostegno all’Attività Istituzionale (SAI)

Sostegno al complesso delle attività di un ente e non già ad uno specifico progetto o iniziativa

SCADENZA

Fondazione CRT

15/9/2017

Intesa San Paolo

Senza scadenza

Fondazione CRT

15/9/2017

8xmille valdese

30/11/2017

Compagnia di San Paolo

30/9/2017

Commissione Europea

4/10/2017

Fondazione CRT

15/10/2017

Unione Europea

31/12/2017

Regione Piemonte

31/12/2020

www.fondazionecrt.it/attivit%C3%A0/ ricerca-e-istruzione/2017-ricercaeistruzione-ordinarie.html www.group.intesasanpaolo.com/scriptIsir0/si09/banca_e_societa/ita_fondo_beneficenza_contributo.jsp#/banca_e_societa/ita_fondo_beneficenza_contributo.jsp http://www.fondazionecrt.it/ attivit%C3%A0/arte-e-cultura/2017note-e-sipari.html

http://www.erasmusplus.it/giovani/dialogostrutturato/

http://www.fondazionecrt.it/ attivit%C3%A0/welfare-e-territorio/2017bando-iniziativa-lavoro.html http://www.horizon2020news.it/work-program-2016-2017

www.regione.piemonte.it/notizie/piemonteinforma/diario/finanziamentiper-le-start-up-innovative.html

Agenzia Nazionale Giovani

http://ec.europa.eu/dgs/education_culture/ index_en.htm

2020

Ferrovie dello stato

Senza scadenza

Fondazione Lonati

Senza scadenza

Fondazione Cattolica Assicurazioni

senza scadenza

Compagnia di San Paolo

Senza scadenza

www.rfi.it/cms/v/index.jsp?vgnextoid=3aa298 af418ea110VgnVCM1000003f16f90aRCRD http://www.fondazionelonati.it/presentaprogetto.asp http://www.fondazionecattolica.it/allaricerca-di-nuove-idee/

http://www.compagniadisanpaolo.it/ita/Contributi/SAI-Sostegno-all-Attivita-Istituzionale


Giovani & Lavoro

Società

Nel 2017

di Redazione

secondo

Forbes

Le 5 startup da tenere d’occhio Una webcam per visitare un paese lontano attraverso gli occhi – e lo smartphone – di uno sconosciuto. Un video walkie-talkie per parlare in viva voce ovunque e con chiunque. Un servizio sanitario per raggiungere i luoghi della terra più impervi e remoti. Un sistema di spedizioni a disposizione di tutti e a costi molto competitivi. Un’assicurazione che consente di pagare il premio solo in base ai chilometri percorsi. Sono queste le cinque startup più interessanti del 2017 secondo Forbes. Eccole una per una. 1) Look App Cavalca il grande interesse per i video live, da un lato, e per i viaggi, dall’altro. Come funziona?

Entro a far parte di un network, mi collego allo smartphone di un altro “socio” che si trova casualmente nel Paese che vorrei tanto visitare e mi guardo intorno grazie a uno streaming in tempo reale, attraverso la webcam del suo device, mentre lui è sul posto. Così mi faccio un’idea e programmo, a mia volta, la gita; oppure scopro che non fa per me e cambio meta, ma senza lasciarmi influenzare da recensioni online, guide turistiche, pareri di conoscenti. 2) Marco Polo (in cover) Per i teenager, innanzitutto. O per tutti quelli che vogliono mantenersi in contatto con un amico, un familiare, un amore condividendo voce e immagine. Nulla a che vedere con la messaggistica che offre Facebook. Non si tratta di mandare un testo scritto o un messaggio vocale e di aspettare la risposta. Lo scambio è piuttosto quello di una ricetrasmittente, attraverso la quale ci si parla a turno, sostenuti

dal video. 3) Zipline Ovvero il futuro dell’assistenza sanitaria laddove è impossibile consegnare in tempi utili medicinali, vaccini, sacche di plasma. Zip è un piccolo velivolo robot che in pochi minuti dal ricevimento dell’ordine può essere caricato del materiale più urgente e partire. Non sono necessarie strade, né piloti e i medicinali “atterrano” dolcemente sull’obiettivo appesi a un miniparacadute. Per ora è utilizzato solo in Ruanda, dove Zip da alcuni mesi soccorre venti ospedali collocati in territori impervi. Ogni consegna può salvare una vita. 4) Shyp Le aziende di trasporto sono tantissime nel mondo ma, secondo Forbes , questa startup americana è più interessante di tante altre non solo perché offre un sistema duttile ed estremamente economico – in grado di adeguarsi alle esigenze del privato come a quelle delle grandi aziende – ma perché si occupa di impacchettare a domicilio le merci più difficili, fragili o fuori formato che si possa immaginare. Un lavoro che non piace a nessuno. 5) Metromile Tutti detestano le assicurazioni auto, finché non ne hanno bisogno. E tuttavia non si può farne a meno, per una serie di ragioni fondamentali quali, innanzitutto, la responsabilità civile. Ma per chi copre pochi chilometri all’anno, il premio previsto può essere effettivamente oneroso e sproporzionato all’uso reale della vettura. Anche in Italia comincia a diffondersi il concetto di polizza a consumo, in cui il tragitto percorso viene calcolato grazie a una sorta di scatola nera collocata a bordo. L’assicurato paga una cifra base minima che a fine anno andrà a integrare con un conguaglio. Questa società americana mette a disposizione anche una serie di informazioni attraverso una driving app che consente per esempio di ottimizzare il percorso che si sta compiendo proponendo strade alternative più brevi, parcheggi più accessibili e vicini, e così via, aggiungendo risparmio a risparmio. Un’evoluzione, più che una rivoluzione, ma di sicuro effetto. www.youmanist.it/currents/impatto-positivo/cinque-startup-2017

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diritti umani

Visibili & Invisibili

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GRUPPO GIOVANI AMNESTY INTERNATIONAL

Le condizioni dei Rohingya nel nord del Rakhine In Myanmar, nel nord dello stato di Rakhine (Stato della Birmania), è in corso una campagna di violenza contro la minoranza etnica rohingya. Dallo scoppio della violenza, decine di migliaia di persone sono state costrette ad allontanarsi dalle loro abitazioni. Secondo le ultime stime delle Nazioni Unite, 146.000 rohingya hanno attraversato la frontiera del Bangladesh, mentre il governo di Myanmar ha evacuato oltre 11.000 persone appartenenti ad altre minoranze etniche presenti nel nord dello stato di Rakhine. Migliaia di persone, per lo più rohingya, sarebbero bloccate sulle montagne dello stato di Rakhine con le Nazioni Unite e le Organizzazioni non governative impossibilitate a verificare le loro necessità o a fornire riparo, cibo e protezione. La loro condizione si era già deteriorata in modo significativo in seguito alle ondate di violenza in particolare tra buddisti e musulmani

Rohingya, registrate nel Rakhine nel 2012 e che hanno causato decine di morti, sfollamenti e distruzione di proprietà. Quasi cinque anni dopo, decine di migliaia di persone, soprattutto Rohingya, restano sfollate in squallidi campi, dove sono vivono letteralmente segregate. Oltre un milione di Rohingya vive senza diritto alla libertà di movimento, all’istruzione e all’assistenza sanitaria. Queste persone non possono praticare la propria religione né hanno accesso a forme di sostentamento. L’attuazione di tali restrizioni ha portato ad arresti arbitrari, tortura e altri maltrattamenti, atti di estorsione e tangenti da parte delle forze di sicurezza dello Stato, spesso commessi in totale impunità. Ad aggravare la situazione c’è la sospensione degli aiuti diretti verso il nord dello stato di Rakhine, mentre in altre zone le autorità stanno negando l’accesso alle comunità bisognose, soprattutto alla minoranza rohingya.

Giovani&Nuove tecnologie

di Greta Gontero

La luna nuova Forse dire che presto, nel nostro cielo, ci sarà una luna nuova è un tantino esagerato, ma non sorprendetevi se ne vedrete due, perché Mayak (questo il nome del satellite depositato nello spazio il mese scorso) viene definita come un nuovo faro che illuminerà le nostre notti insieme alla cara e vecchia luna. Il nome stesso (Mayak in russo significa “faro”) ne indica la sua principale caratteristica: illuminare il nostro cielo con una potenza tale da essere seconda solo alla luna. Ma vediamo ora più nel dettaglio cos’ha in serbo questo nuovo progetto: Mayak è un progetto lanciato dall’agenzia spaziale russa e che è stato posizionato nel nostro cielo a metà luglio con lo scopo di diventare l’oggetto più luminoso dopo la luna, superando così Venere, Sirio e Marte. Mayak è dotato di speciali pannelli solari che riflettono la luce del sole (la cui parte sarà visibile

in una piccola porzione anche sulla terra). Per farvi capire quanto è luminoso questo satellite, possiamo paragonare la magnitudine di Sole, Luna, Mayak e Venere: -27 per il Sole, -13 per la Luna, -10 è la magnitudine di Mayak, mentre quella di Venere è pari “solamente” a -5. Le sue dimensioni sono sorprendentemente ridotte, dato che misura circa 350 x 100 x 100 mm, per un peso di 3,6 kg. In realtà, sebbene la luminosità sia l’elemento principale di Mayak, il suo scopo è un altro: provare (grazie ad una vela presente al suo interno) che è possibile far scendere di orbita un satellite di grandi dimensioni giunto al termine della sua missione. Vedremo in seguito come si svilupperà il progetto e se avrà esiti positivi; intanto tutti con il naso all’insù per provare ad avvistare questa “nuova luna” di nome Mayak.


Il Passalibro

dal tempo

di Cristiano Roasio

Elias Canetti

Il libro contro la morte

“Se la vita non fosse distruttibile, contro che cosa scagliarsi?” Non è un libro di magia o una qualche guida per raggiungere la vita eterna. O forse sì. E neanche si tratta di un manuale religioso. Oppure lo è? Il libro contro la morte di Elias Canetti è probabilmente una di quelle rare trovate commerciali post-mortem (appunto...) che ogni tanto le case editrici, rovistando nei cassetti di un qualche autore deceduto (appunto...), portano alle stampe con risultati altalenanti, che per la capacità e la grandezza del progetto di Canetti finisce per essere una sorta di testamento filosofico e narrativo. Canetti era ossessionato dalla morte e, a pensarci bene, aveva ragione: che cosa brutta è morire, quante cose ancora da fare, quanti libri da leggere! Nonostante ciò, nel corso della Storia l’umanità, vuoi con le religioni, vuoi con certi atteggiamenti esistenziali, è stata guidata dalla Morte, basti pensare all’Aldilà come giustificazione, alla violenza fisica ed ai massacri che ogni giorno ci portano la morte nel piatto. E allora Canetti, mi piace immaginarmelo come un simpatico vecchietto che ai funerali soffre tantissimo e poi arrivato a casa tira un sospiro di sollievo, si allenta la cravatta ed inizia a scrivere come un dannato perché il tempo incombe, decide di odiare la morte e dichiararle guerra: una guerra serrata fatta di aforismi caustici e grotteschi (indovinate chi ha già scelto il suo epitaffio? “Non respirava più e continuava a leggere”), di aneddoti, di citazioni e piccoli racconti, metodicamente divisi per anni, da prima della Seconda Guerra Mondiale fino alla morte (appunto...) che vanno a comporre una sorta di autobiografia (l’opera

intera di Canetti è autobiografica) di quello che doveva essere il massimo progetto dell’autore, qualcosa da contrapporre ai testi filosofici e ai libri sacri, un inno alla vita, una vita dolorosa e faticosa da riempire il più possibile per posticipare l’Inevitabile. Il libro in fieri si colloca anche nella grande trattazione di Massa e Potere, il massiccio studio dei rapporti tra la massa, l’umanità contrapposta alla morte e il potere, la morte contrapposta alla massa, e ne è quindi un suo ideale completamento, ma paradossalmente ne è anche bozza e punto di partenza. Questo Adelphi inedito è quindi essenziale per gli esperti e fondamentale per chiunque. Infatti, si può anche non nascere, ma bisogna morire per forza, pertanto è dovere di tutti odiare la morte in tutte le sue forme. Per gli animali la faccenda è un attimo più complessa e lo stesso Canetti la affronta in maniera marginale, anche se sembra propendere per il vegetarianismo. Io non posso fare altro che sospendere il giudizio, tornare a mangiare la mia cotoletta sapendo di perpetrare la morte. Aldilà di ogni considerazione morale, lo stile di alcuni scritti è davvero ammirevole sempre sospeso tra la commozione e la burla, il motteggio grottesco e culturalmente gradasso. Da non trascurare sono anche gli apologhi di carattere storico ed etnografico. E allora basta con la sensazione esistenzialista che vivere abbia poco senso per colpa della morte o che la morte sia solo un passaggio, tanto è la Fine Inevitabile ed è inutile illudersi, è ora di combatterla, le battaglie perse in partenza sono sempre le più belle!

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Officine del suono

musica

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di Isidoro Concas

M usica emergente

I Materianera

I Materianera sono un trio formato dalla cantante Yendry Fiorentino e dai produttori Enphy ed Alain Diamond, che portano una personale formula di musica elettronica in live con influenze house, dub, r&b e future bass. L’esperienza televisiva di Yendry ad X Factor l’ha portata a cercare nuove vie per produrre e promuovere la propria musica. Quale pensate sia, attualmente, in Italia, il rapporto tra la musica ed un media come la televisione? Sicuramente un media come la televisione è, dal lato promozionale, un mezzo che fa crescere la propria visibilità esponenzialmente. In Italia abbiamo degli esempi chiarissimi di come questo rapporto sia sempre più solido e viscerale. La vostra attenzione ai media è comunque alta: photoshoot curati, videoclip ben girati e pubblicati su canali di promozione ben conosciuti. Qual è l’importanza per un musicista dell’immagine e dei canali di comunicazione col pubblico, per voi? È come un biglietto da visita, una vetrina. Tendenzialmente, si tratta della prima cosa che si guarda in un prodotto, che si parli di musica o meno. Dare l’immagine di noi che più pensiamo ci rappresenti è quindi, per noi, di fondamentale importanza. Le vostre influenze, che principalmente si rifanno alla musica black ed a diverse sfaccettature dell’elettronica più recente, confluiscono in un sound che classificate come “musica elettronica”. In un momento dove i confini dei generi elettronici si stanno sciogliendo sempre di più, soprattutto se in presenza di una voce, in che modo ha senso parlare ancora di generi? Ha senso parlarne, ma solo nella misura nella quale vogliamo paragonare, confrontare, accostare un suono ad un altro per un bisogno di classificazione. È qualcosa di importante nel confezionare un prodotto, che sia per organizzare un festival o per identificare l’immaginario a cui una band si rifà.

La vostra musica presenta una grande cura dei particolari di produzione, ma nei vostri live la suonate con sintetizzatori e drum machine. Come avete sviluppato la ricerca della restituzione in live del suono lavorato in studio? Sì, abbiamo deciso di escludere il computer nei nostri live per dare più l’idea di una band che suoni con degli strumenti, anche se meno tradizionali. I beat, i loop e le backing vocals di Yendry vengono tutte gestite da campionatori e drum machines, cercando di dare così una versione live di ogni nostro brano, in alcuni casi modificando la struttura per rendere lo show il più dinamico possibile. Alain è anche dj, e spesso termina i vostri concerti con i suoi set. Quali sono le sue scelte per mantenere una continuità, o spezzarla, tra l’atmosfera del live e quella del dj set? A livello di studio, quali sono le differenze di sonorità tra quelle che investe nei suoi progetti solisti e quelle coi Materianera? Per i live, dipende molto dal contesto in cui ci si esibisce. Ci sono delle serate in cui spezza nettamente tra concerto e set, magari con dell’hiphop, perché sono più adatte al locale in cui suoniamo, in altre ad esempio il dj set è molto più deep house. Nei progetti solisti si occupa principalmente di produrre tracce techno/techhouse dal beat decisamente più veloce, con chiari riferimenti tribal e campioni afro, viste le sue origini. Infine: al di fuori della sua bella forma, perché il progetto Materianera esiste? È musica da ballare, da ascoltare, su cui riflettere, per viaggiare? La vostra natura, proprio perché ricca di sfumature, sembra cambiare di pezzo in pezzo. Il progetto Materianera esiste per l’unione di tre differenti visioni della musica, creandone una quarta, collettiva. Nelle nostre nuove produzioni abbiamo cercato di estremizzare questi differenti punti di vista, racchiudendole in un album, Abyss, che uscirà in autunno. Il disco conterrà tracce più dinamiche ed elettroniche, ma anche altre dalle sonorità più intime ed introspettive.


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Sociale & Volontariato

primo piano

di Federica Crea

Anapaca Onlus

“Bimbi in forma” Domenica 24 settembre 2017 si terrà la terza edizione di “Bimbi in Forma”, manifestazione rivolta a bambini, genitori e nonni nell’ambito del progetto “Salute e Prevenzione - Interventi per una Comunità che ha Cura di sé”, a cura dell’ANAPACA Onlus di Pinerolo. Sulla scia della progettualità dell’associazione, grazie alla collaborazione con le principali associazioni ambientaliste locali e il patrocinio della Città di Pinerolo e ASL TO3, l’edizione di quest’anno sarà interamente imperniata sul tema dell’Ambiente quale determinante della salute e del benessere degli individui, insieme ad Alimentazione ed Esercizio Fisico. L’iniziativa, destinata ai bambini tra i 3 e gli 11 anni e alle loro famiglie, si propone di far riscoprire ai più piccoli il piacere dei giochi di movimento all’aria aperta e di fornire agli adulti gli strumenti per crescere figli più sani. Ma non solo! Un altro grande obiettivo di questa edizione sarà stimolare l’interazione e il confronto fra bambini e anziani, fra nipoti e nonni, per sottolineare il valore e l’efficacia di questo legame durante la crescita del bambino. I nonni – i Saggi – saranno infatti chiamati a partecipare attivamente alle attività in programma e, grazie al proprio patrimonio di conoscenze, saranno i

soli autorizzati ad aiutare e guidare i piccoli in questa giornata ricca di intrattenimenti. Durante la mattinata i bambini saranno protagonisti della grande caccia al tesoro interattiva a squadre e ciascuna tappa li porterà a confrontarsi con esperienze e difficoltà diverse. I Vigili del Fuoco, gli amici a quattro zampe, gli Uomini in Cammino, Legambiente e altri amici dell’ANAPACA Onlus proporranno giochi educativi, percorsi agility, gare in bicicletta e molto altro, al fine di incoraggiare i bambini non solo all’esercizio fisico, ma anche al rispetto e alla cura del prossimo, del mondo animale e dell’ambiente. In concomitanza con la caccia al tesoro, i genitori potranno partecipare a piccoli gruppi di informazione e confronto con i professionisti della salute: come per la scorsa edizione, saranno a disposizione delle famiglie pediatra, dietista, neuropsichiatra e psicoterapeuta infantile ed esperti dell’attività fisica, per approfondire specifiche tematiche legate al mondo della salute, della nutrizione e del movimento. La partecipazione è gratuita previa iscrizione obbligatoria presso la sede dell’ANAPACA (Via Lequio 36, 10064 Pinerolo), dal lunedì al venerdì, dalle ore 9.00 alle 12.00.

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Social Network

società

Musical.ly

Il nuovo fenomeno social Musical.ly è un’app di condivisione video (in generale divertenti) girati sulle musiche del momento. È stata creata nel 2014 a Shanghai da Luyu Yang e Alex Zhu e continua a svilupparsi in fretta. Oggi gli utenti nel mondo sono oltre 200 milioni e da quest’anno spopola anche sui telefonini italiani. Con l’applicazione “Musical.ly” milioni di teenager si sfidano a un karaoke in cui si recita, si balla, si fa tutto tranne cantare, però bisogna cercare di seguire alla perfezione le espressioni labiali delle canzoni delle star preferite. Gli utenti, chiamati “muser”, sono dei mini-divi che vivono dentro uno smartphone, nella propria cameretta. Con Musical.ly si possono creare in maniera semplice e veloce filmati di 15 secondi: è sufficiente scegliere una canzone e fare il proprio “lip sync“, termine inglese che designa il fatto di muovere le labbra facendo attenzione ad essere perfettamente in sincronia con il suono. I numeri di visualizzazioni raggiunti da questi ragazzi, appoggiandosi anche a facebook e youtube, spesso superano quelli dello share di alcuni programmi tv. L’applicazione ha creato un fenomeno giovanile che coinvolge quattro milioni di adolescenti italiani, che postano sulla piattaforma i video in cui cantano in playback canzoni famose scelte da una galleria con stile e mosse da vere popstar, radunando attorno a sè migliaia di fan. I «musers», questi maghi del labiale, si sfidano sul portale e in base ai like che ricevono acquistano fama e influenza. È una

community dove si trovano anche giovani pieni di creatività e di talento. La piattaforma si ispira a YouTube. «Nel nostro caso, però, i creativi possono diventare famosi in poco tempo –afferma la direttrice di musical.ly Europa - Questo succede perché musical.ly è nato più come un social media. Quando il nostro muser preferito sta trasmettendo, arriva una notifica e il pubblico può immediatamente pubblicare il suo “mi piace” all’esibizione». Una delle star di Musical.ly è Elisa Maino, una muser di fama internazionale con oltre un milione di follower sulla piattaforma musicale e più di 500 mila fan tra Instagram e Youtube. A soli quattordici anni è la prima in Italia su Musical.ly e la terza nel ranking mondiale. «È iniziato tutto il 21 giugno del 2015, quando presi in mano per la prima volta la videocamera e iniziai a parlare da sola nella mia stanza – afferma -. Allora ero del tutto inconsapevole che in soli due anni mi sarei ritrovata con più di un milione di persone che mi ascoltano e mi seguono ogni giorno sul web». Anche i grandi media hanno incominciato ad accorgersi del fenomeno: Elisa Maino infatti è stata una delle ospiti alla Festa del Fatto Quotidiano il 31 agosto scorso alla Versiliana, dove ha partecipato insieme ad altre star del web. A Roma il 16 maggio di quest’anno c’è stata anche la prima sfida degli appassionati, che hanno eletto i migliori “muser” d’Italia, due quindicenni, ognuno con mezzo milione di followers.

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Appunti di viaggio

mondo

di Angelica Pons e Mauro Beccaria

in bolivia

Una domenica in G.Paradiso Il gran caldo di questi giorni incoraggiava, nonostante le previsioni dubbie. In auto, con l’autostrada e poi la Ssp 460 si sale fino a Cuorgné e poi si prosegue fino a Ceresole Reale, attraversando campi di cereali e mais che poi si trasformano in boschetti verdeggianti ed orti, fino alla pineta che rimane tale a sinistra della strada, mentre a destra cespugli di iperico, poi garofani e fagioli selvatici. Una galleria di pochi km e da lì si apre una porta su un altro mondo. Mucche al pascolo sui pendii, campetti di pallone improvvisati nelle radure, casette ricoperte di lose armonizzate con le sporgenze di roccia, circondate da gerani, digitali, angeliche e rododendri in piena fioritura. Il grande lago occhieggia calmo e poi ci lascia, fino alla vista della grandissima diga, vicino un prato cosparso di botton d’oro. Si sale ancora e si ammirano i due laghi artificiali sovrastanti, uno blu, il lago Serrù, contenuto dalla muraglia, ed uno verde, il lago Agnel, ad ovest; immissario il torrente Orco, all’altitudine di 2.200 m. Insieme a quello di Ceresole e ad altri laghi vicini alimentano varie centrali idroelettriche. Questa strada era stata costruita nel 1931 proprio per raggiungere i laghi. Una chiesetta dedicata alla Madonna della neve domina la valle dell’Orco. Qui, davanti alla diga, c’è un grande parcheggio: da qui si può ancora proseguire in auto e i bus, fare sentieri a piedi, la carrozzabile in bici, oppure lasciare qui l’auto, la domenica, da luglio a settembre, perché una navetta condurrà in quota i turisti per preservare l’ambiente. Infine, con l’ultimo tratto di salita, si raggiunge il Colle del Nivolet. Si tratta di un valico nelle Alpi Graie, a quota di 2.612 m e divide la Valle dell’Orco (Piemonte)

e la Valsavarenche (Valle d’Aosta), non lontano dal confine italo-francese. Da lì si vede a destra il rifugio Città di Chivasso 2.604 m, e scendendo il Rifugio Savoia 2.534, antica casa di Caccia dei sovrani di casa Savoia, da dove parte la nostra escursione, con i Laghi Rosset proprio a portata di passo. Da qui ne partono tante, in realtà, non c’è che l’imbarazzo della scelta, in base al tempo ed alle forze a disposizione, tragitti percorribili in un paio di ore o in alcuni giorni. Noi vi siamo arrivati di buon’ora e siamo saliti oltre la prima piacevole salita, poi più su in cima al cocuzzolo di una roccia a forma di piramide e fino in vista del lago Nero, ma non oltre, anche se il pellegrino voleva risalire il passo successivo, però c’è ancora neve e faceva pure freddo. Marmotte timide, fiori primaverili: viole, genziane, tremanti anemoni e timidi ranuncoli; specchi d’acqua di tutte le sfumature del turchese e del blu. Nel cielo si sfiocchettano le nuvole e proiettano i riflessi sull’acqua; le loro ombre corrono sui prati che così chiazzati paiono il mantello delle mucche al sole. Altri camminatori salgono, alcuni si fermano, alcuni proseguono oltre noi. Un papà col figlioletto, due amiche, alcune coppie non di giovane età, motociclisti, famigliette allegre, gruppi di giovani clienti del rifugio, dove si può pernottare a costi ragionevoli, purché con sacco lenzuolo: 13 camere da 2-3-4 posti letto, una sala da pranzo con cucina casalinga e un piccolo bar. Fino al 24 settembre la mostra “Sono un ragazzo fortunato” con le foto di Mauro Beccaria al Centro culturale Inqubatore di Venaria saranno esposte e vendute ad offerta a favore della Fondazione Piemontese per la ricerca sul cancro, dell’Ircc di Candiolo.

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Gli Eventi presso ONDA D’URTO

eventi

Non uno di meno Progetto “A mano a mano”

Arte in strada... e non solo, con Marco Da Rold Un progetto per avvicinare i ragazzi all’arte contemporanea, attraverso laboratori artistici con Marco Da Rold, pittore, presso la sede di Onda d’Urto in via Vigone 22, a Pinerolo. Il laboratorio comprende pittura, disegno, stampa, collage, monotipi e riproduzioni. Con l’obiettivo di sviluppare il senso creativo, l’osservazione, la progettazione, stimolare il saper fare con le mani, agevolare la comunicazione attraverso canali non verbali. Si vuole altresì far conoscere e sperimentare a tutti gli alunni il maggior numero di tecniche artistiche, assumere comportamenti responsabili e collaborativi ed infine sviluppare competenze espressive, comunicative e creative. I destinatari dei corsi sono soprattutto ragazzi/e di età dai 12 ai 18/20 anni, per un massimo di 12 componenti. Inzio dei corsi martedì 4 ottobre per info: 3333095608 - marcodarold@yahoo.it Il progetto formativo “Non uno di meno” è supportato e promosso, per l’area didattica, da “Ora - Associazione di promozione sociale” - http://ora-associazione.org/ È realizzato, presso Onda d’Urto in via Vigone 22, Pinerolo

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Sono amici di Pinerolo Indialogo.it e di Onda d’Urto24


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