Pineroloindialogo settembre2013

Page 1

Anno 4, Settembre 2013

n. 9

1

INDIALOGO

Supple m e n t o d i I n d i a l o g o . i t , a u t o r i z z . N . 2 d e l 16.6.2010 del Tribunale di Pinerolo

Docenti universitari del Pinerolese/VIII Intervista a Valentina Pazè

Interviste al sindaco Eugenio Buttiero: quasi un bilancio di metà mandato

Pinerolo, la caserma Bochard sarà un centro culturale

Anche a Pinerolo un caffè “sospeso”, di Elvio Fassone, a pag.10


Buone News A cura di Gabriella Bruzzone

22

gli animali, l’ambiente, un caffè...

Le buone notizie non si fermano mai Settembre è arrivato e l’estate è quasi finita. Ma nonostante i bagni di sole e di mare, il relax e le pennichelle pomeridiane, questi mesi estivi sono stati piuttosto fruttuosi sul fronte delle buone notizie: inaspettate e premiate generosità, cieli più puliti, progetti di ricostruzione, meno abbandoni... Prendiamo quest’ultimo dato, ad esempio, che gli amanti degli animali avranno sicuramente già collegato – e non a torto – ai loro amici a quattro zampe. Pare infatti, secondo un primo bilancio stilato dall’Enpa, che gli abbandoni dei cani nel periodo estivo siano calati del 12%. Gli italiani preferiscono trascorrere le vacanze con i loro animali e sempre più hotel e spiagge si sono attrezzati in questa direzione. Per quanto riguarda l’ambiente, vale la pena ricordare l’Università di Pisa e due aziende locali, la Catarsi Ing. Piero & C. e Am Testing, vincitori del bando europeo Clean Sky che prevede la progettazione e la produzione di motori aeronautici a basso impatto ambientale. Il loro lavoro permetterà quindi di avere cieli meno inquinati e più limpidi su tutto il territorio europeo. Poi c’è chi non si ferma mai, neanche d’estate. È il caso dell’Emilia-Romagna che, per agevolare la ricostruzione e di conseguenza la ripresa economica delle sue im-

prese dopo il terremoto dello scorso anno, ha stanziato altri 50 milioni di euro. E per non fermarsi mai cosa c’è di meglio di un caffè? O ne preferite cinquecento? Un anonimo benefattore canadese, dopo aver bevuto la sua tazza di caffè fumante, ne ha pagati altri cinquecento per le persone che sarebbero entrate dopo di lui. Ricorda un po’ il nostro caffè in sospeso, con la differenza che in questo caso si è stabilito un vero e proprio record di generosità. Potrei ancora parlarvi del sedicenne del Maryland, Stati Uniti, che ha inventato un test innovativo ed economico in grado di diagnosticare velocemente alcuni tumori; o dei ladri “gentili” che dopo aver rubato dei computer a un’associazione no profit li hanno restituiti con tanto di scuse; oppure dei cittadini di Cattolica che, autotassandosi, sono riusciti ad acquistare nuovi defibrillatori alla città; o ancora di quanto la generosità sia contagiosa e di quanto l’onestà venga premiata... Ma di storie ce ne sono tante e lo spazio è poco per raccontarle tutte... Appuntamento al prossimo mese con maggiori approfondimenti!

Segnalate un evento a eventi@pineroloindialogo.it


33

wwwwAw Informazione e cultura locale per un dialogo tra generazioni

S

o

m

m

|Pinerolo da reinventare| Mai come al ritorno dalle vacanze si avverte il provincialismo del nostro territorio, coi suoi riti e tradizioni sempre uguali. La prima di queste liturgie è la Rassegna dell’Artigianato, ormai giunta alla sua 37ma edizione. Una rassegna che non ha la forza di andare oltre il territorio, che è più commercio che artigianato, e ha solo più la forza di portare in piazza qualche migliaia di persone, che ci andrebbero comunque anche se si trattasse di un’altra manifestazione. Una rassegna che non si è stati in grado di reinventare adeguata ai tempi dove l’artigiano non è più solo quello armato di scalpello e di tornio, ma è anche quello che al computer disegna, inventa e progetta, che realizza il prototipo con la stampante 3D e non ha bisogno del capannone per fare bottega, ma gli basta un computer e una stanza, magari anche di casa come fanno decine di giovani artigiani pinerolesi della rete. Forse in questa stanca e ripetitiva rassegna dell’Artigianato pinerolese si rispecchia la stanchezza e la decadenza di un territorio che ha bisogno di reinventarsi in una realtà socio-culturale che non è più quella di 10 anni fa e men che meno quella di 37 anni fa. Il territorio e soprattutto Pinerolo hanno bisogno di riscoprire la loro vocazione in un’epoca in cui le frontiere (fisiche e mentali) sono cadute e i riferimenti territoriali storici e tradizionali sono superati (la lezione della chiusura degli ospedali valdesi e del tribunale docet). La scommessa è di superare i piagnistei e le recriminazioni per quanto ci è stato tolto e di guardare con creatività e progettualità al futuro. La decisione di investire in un polo culturale intorno all’ex caserma Bochard ci sembra un buon punto di partenza, da sostenere. A questo noi aggiungeremmo anche la valorizzazione del centro storico. Antonio Denanni PINEROLO INDIALOGO

a

r

i

o

2 Buone News

le buone notizie non si fermano mai

4

Primo Piano

docenti univeritari pinerolesi/8 intervista a valentina pazè

6 Politiche del territorio

la ministra kyenge a torre pellice

8

Politica giovane young

intervista al sindaco di pinerolo buttiero

11 Lettere al giornale/1

un caffè “sospeso” a pinerolo

12 Lettera al giornale/2

la laurea triennale in infermieristica

13 Arte & Architettura

scacco al palazzo

14

Sociale & Volontariato

in gol per un sorriso

15

Visibili & Invisibili

Gruppo di libera / innovazioni

16 Chiacchierando di storia

la strana rivoluzione americana

17

Vita internazionale

to london con accordi e disaccordi

18 Giovani, Volontariato& Lavoro

tanta voglia di ecuador

20 Lettera da...

lettera da una tigre ai pinerolesi

21

Per Mostre & Musei

l’arte come cura dell’anima

Direttore Responsabile Antonio Denanni Hanno collaborato: Emanuele Sacchetto, Valentina Voglino, Gabriella Bruzzone, Maurizio Allasia, Andrea Obiso, Rebecca Donella, Andrea Bruno, Chiara Gallo, Cristiano Roasio, Nadia Fenoglio, Giulia Pussetto, Francesca Costarelli, Michele F.Barale, Chiara Perrone, Marianna Bertolino, Federico Gennaro, Demis Pascal Con la partecipazione di Elvio Fassone

22 Musica emergente

photo Giacomo Denanni, Nino Di Pomponio

24 Amici di Pinerolo Indialogo

Pinerolo Indialogo, supplemento di Indialogo.it Autorizzazione del Tribunale di Pinerolo n. 2 del 16/06/2010 redazione Tel. 0121397226 - Fax 1782285085 E-mail: redazione@pineroloindialogo.it

http://www.pineroloindialogo.it http://www.facebook.com/indialogo.apinerolo http://www.issuu.com/pineroloindialogo

ame noire

23 Appunti di viaggio

islanda/1


4

no primo pia

Città & Università/8 a cura di Marianna Bertolino

Intervista a Valentina Pazè

“La democrazia senza partiti muore. Il cittadino isolato non ha possibilità di farsi valere” «Da pendolare sento l’esigenza di un treno che raggiunga Torino in tempi ragionevoli (e certi!)» Per cominciare ci parli del suo lavoro e delle sue competenze in ambito universitario. Mi occupo di filosofia politica e dal 2006 sono ricercatrice in questa disciplina. Da alcuni anni tengo un insegnamento di Teorie dei diritti umani per il corso di laurea in Scienze Internazionali. Qual è lo stato attuale dei diritti nel mondo? Quali sono le criticità e quali i segni di speranza? Per i diritti è accaduto un po’ quello che è accaduto per la democrazia: tutti ne parlano, tutti si proclamano dalla parte dei diritti. Sotto la parvenza del consenso unanime, in realtà, si svolge spesso una battaglia tra diverse opzioni politiche e sociali. I diritti non sono tutti uguali e non tutti li intendono allo stesso modo. In nome di un’assolutizzazione indebita del diritto di proprietà (che già Beccaria chiamava il “diritto terribile”), i liberisti negano la legittimità dell’intervento dello Stato a garanzia dei diritti sociali; in nome del “diritto alla vita” c’è chi vorrebbe oggi sacrificare il diritto del paziente a scegliere una morte dignitosa, rifiutando forme di accanimento terapeutico. Per quel

che riguarda i diritti sanciti dalla nostra Costituzione, credo che oggi siano soprattutto i grandi poteri economici a minacciarli: pensiamo alle lesioni del diritto alla salute causate dall’Ilva di Taranto, o alla libertà di espressione, il cui effettivo esercizio è fortemente condizionato dalla possibilità di disporre delle risorse per accedere ai mezzi di comunicazione di massa. E lo stato della democrazia, in particolare in questa nostra Italia? È un modello ancora valido? In Italia, in questi ultimi vent’anni, si è diffusa una concezione semplificata e distorta della democrazia, che ha finito con essere identificata con la “dittatura della maggioranza”. Non penso solo – come è ovvio – a Berlusconi e al suo analfabetismo costituzionale, ma alla fascinazione di una parte non piccola della sinistra per un modello di democrazia “decisionista”, in cui chi vince prende tutto, la cui perfetta traduzione istituzionale è il presidenzialismo. Il modello disegnato dalla nostra Costituzione è molto diverso: prevede la centralità del parlamen-

4


5 5 to, come luogo del dialogo e della mediazione tra forze politiche rappresentative dei diversi orientamenti politico-sociali presenti nel paese. Il nostro è un giornale fatto da giovani, anche se è letto da molti che giovani non sono. Tra i giovani e la politica in questo periodo non vi è molta sintonia. Quali sono secondo lei le cause? Mi sembra che la prima causa sia sotto gli occhi di tutti: la degenerazione dei partiti, che sono ben lontani dall’essere quelle libere associazioni di cittadini che concorrono “con metodo democratico” alla politica nazionale, di cui parla l’art. 49 della Costituzione. Eppure senza partiti – o loro equivalenti funzionali, come movimenti e associazioni – la democrazia muore, io continuo ad esserne convinta. Il cittadino isolato, disorganizzato, che si limita a indignarsi o a “fare il tifo” seduto davanti alla TV, non ha certo la possibilità di farsi valere. In Pinerolo, come in altre città, si rimprovera ai politici di bloccare o di non stimolare la partecipazione dei cittadini. Ci dice qualcosa sulla “democrazia partecipativa?” Con l’espressione “democrazia partecipativa” si allude oggi a un insieme di procedure (dal bilancio partecipativo, sperimentato per la prima volta a Porto Alegre, al “debat public” francese, alle giurie cittadine, ai referendum on-line) che consentirebbero ai cittadini di pronunciarsi direttamente su alcune questioni che li riguardano, superando la cultura della delega. Uso il condizionale perché, pur riconoscendo le potenzialità positive di alcuni degli strumenti che ho citato, mi sembra che si prestino anche a strumentalizzazioni da parte delle solite élites (o di nuove élites: si pensi all’uso delle

consultazioni on line da parte della coppia Grillo-Casaleggio). Veniamo alla sua città natale, Pinerolo. Che cosa le piace e che cosa la indigna? Guardando Pinerolo dalla grande città le sembra che siamo “ammalati” di provincialismo o di localismo come sostengono alcuni? Lavorando a Torino, e vivendo a Pinerolo, non ho la sensazione che quest’ultima sia particolarmente provinciale. Di Pinerolo apprezzo la ricca offerta ricreativo-culturale dedicata ai più piccoli (come il festival del teatro di figura e le altre iniziative promosse dal Teatro del Lavoro e da Nonsoloteatro). Mi indignano i tagli ai servizi sociali, come le mense scolastiche, dove il personale che va in malattia o in pensione non viene più sostituito e la mensa fresca lascia il posto ai pasti “veicolati”. Ma so naturalmente che si tratta di scelte che non dipendono solo dall’amministrazione locale. Queste interviste sono nate per dar voce ai docenti universitari presenti nel territorio (una trentina). Ha qualche proposta per valorizzare questa ricchezza intellettuale? Non saprei… ma per fortuna c’è vivacità e “ricchezza intellettuale” anche al di fuori dell’accademia (e spesso di più)! Noi di Pinerolo Indialogo abbiamo individuato tre nodi strategici o punti critici della nostra città: il collegamento ferroviario veloce con Torino, la valorizzazione del centro storico e la banda larga. Di questi secondo lei qual è il prioritario? Mi sembrano tutti e tre rilevanti, ma, da pendolare, direi il collegamento ferroviario. Un treno che raggiunga Torino in tempi ragionevoli (e certi!) significa meno auto in circolazione, meno inquinamento, una migliore qualità della vita. Ce ne sarebbe davvero bisogno.


6

no primo pia

Il Sinodo valdese

6

di Nadia Fenoglio.

Il ministro Kyenge a Torre Pellice per il Sinodo

“Sono colpevole di essere nera, ma nessuno di noi ha scelto dove nascere” Il pienone per la Ministra Cécile Kyenge. Non è bastato il Tempio di Torre Pellice, stracolmo, a contenere la folla di persone che, la sera del 26 agosto scorso, si è radunata per l’incontro con la Ministra dell’Integrazione Cécile Kyenge, organizzato nell’ambito del Sinodo 2013 delle Chiese metodiste e valdesi. Tanta la curiosità di vederla, di ascoltare le sue parole. Cosa che, grazie all’attivazione degli altoparlanti esterni, hanno potuto fare anche i molti che non sono riusciti a prendere posto nel Tempio gremito, e che hanno occupato il cortile di fronte. Santa ignoranza. Gli italiani, il pluralismo delle fedi, l’analfabetismo religioso: questo il titolo dell’incontro, filo conduttore che ha accompagnato gli interventi di tutti i relatori. A scandirne la successione, l’intermezzo musicale realizzato dal Quintetto degli Architorti e dalla Corale Valdese di Torre Pellice, presenza immancabile. A dare avvio alla discussione, l’intervento del politologo Paolo Naso che ha presentato i dati della ricerca commissionata dalla Tavola valdese all’Istituto GFK-Eurisko sulla cultura religiosa degli italiani. Risultati paradossali, se si pensa che il 92% degli intervistati si dichiara cattolico ma, tra questi, solo la metà risulta praticante. Difficile, poi, per la maggior parte degli italiani, l’inquadramento dei principali personaggi biblici in successione cronologica o l’individuazione degli

evangelisti. Pochissimi poi coloro che rispondono di conoscere e di aver letto per intero la Bibbia – eccezion fatta per le minoranze protestanti. La parola passa, dunque, al giornalista Aldo Maria Valli, noto vaticanista del TG1. Smentito l’equivoco «di essere sul banco degli imputati», il giornalista tasta il polso dell’informazione religiosa nei media e ammette, con autocritica, che gli spazi a disposizione sono prevalentemente occupati dal mondo cattolico. Questa è la situazione in Italia, come un difetto di fabbrica, spiega. La visibilità delle altre religioni sui media ne viene irrimediabilmente compromessa a scapito di un’informazione completa che superi la mera facciata. Anche se, precisa, spesso le comunità religiose italiane non cattoliche mantengono una certa diffidenza verso i media tale da rendere impenetrabile la loro riservatezza con gli strumenti che si hanno a disposizione. Verrebbe da dire che l’informazione, oggi, non è più data dalla televisione, ma va ricercata in altri canali di comunicazione, come Internet o, perché no, anche la radio. Di questo parla Gabriella Caramore, conduttrice del programma radiofonico Uomini e profeti in onda su Rai Radio 3. Per quanto sia difficile, afferma, nel nostro programma ci impegniamo a promuovere la conoscenza delle Scritture e dei suo personaggi in chiave di confronto con personaggi, Testi e Parole delle altre religioni – e stiamo ottenendo un discreto successo.


Pienone per la ministra Cécile Kyenge È la volta, poi, di Agnese Cini, fondatrice di Biblia, associazione laica per la conoscenza e l’esegesi biblica. Come abbattere il muro di questa «santa ignoranza»?, si chiede. Di certo, ognuno di noi può fare qualcosa, indipendentemente dall’appartenenza ad una fede. Anche se il nostro contributo risultasse minimo, infatti, «Dio sta nei dettagli»: è nelle piccole cose che si vede la grandezza. Finalmente, tra uno scroscio di applausi, interviene la Ministra Kyenge. Il suo discorso, sulle prime, pare una sentita difesa dagli attacchi alla sua persona ricevuti negli ultimi mesi. «Sono colpevole di essere nera, di essere donna, straniera, cresciuta in una famiglia poligamica» afferma «ma nessuno di noi ha scelto dove nascere e crescere e, su queste basi, tutti siamo colpevoli». È tempo di smetterla di aver paura dall’altro, continua, solo perché questo ha connotati diversi dai nostri: se guardiamo bene, l’altro siamo noi allo specchio. Le discriminazioni e il razzismo, infatti, ci impediscono di confrontarci col

7 7

resto del mondo e, quindi, di conoscere meglio noi stessi. La Ministra ha poi ribadito il suo impegno istituzionale nella tutela dei diritti dei migranti per una costruttiva integrazione interculturale e nella battaglia sulla cittadinanza in base al principio dello ius soli. A sorpresa è quindi intervenuto, su questo tema, Lorenzo Tibaldo, Assessore del Comune di Torre Pellice: è stato rinnovato alla Ministra Kyenge l’invito a tornare in autunno in occasione del conferimento della cittadinanza onoraria ad alcuni ragazzi figli di immigrati abitanti di Torre Pellice. In chiusura, il moderatore della Tavola valdese Eugenio Bernardini ribadisce l’impegno della comunità valdese nell’accoglienza e nell’integrazione dei migranti «non con la nostra Chiesa, ma nella nostra Chiesa», in particolar modo grazie al contributo dell’associazione Essere Chiesa Insieme.


Politica giovane young Politica

di Emanuele Sacchetto

Intervista al Sindaco Eugenio Buttiero

“In questa situazione di crisi abbiamo dato la priorità alle emergenze sociali”

Buttiero: ”Alla ex caserma Bochard vedo bene un polo culturale”. Finalmente un’idea che potrebbe dare un ruolo nuovo alla città Giunti ormai a quasi metà mandato della Giunta Buttiero, è doveroso e lecito andar proprio dal capo trainante a far qualche domanda, a batter cassa insomma di quanto promesso e quanto già fatto. E il risultato è un nuovo programma elettorale con nuove promesse e nuovi progetti per Pinerolo. Si spera almeno questi verranno realizzati. Dunque proprio per cominciare, ci dica cosa è stato fatto dalla sua équipe di assessori e consiglieri in questi quasi due anni e mezzo di amministrazione. Ciò che bisogna evidenziare fin da subito è il “ragionevole compromesso” a cui siamo dovuti scendere fin da subito: i tempi infatti in poco più di due anni sono profondamente cambiati. La crisi si è inasprita, i tagli ai Comuni continuano e l’instabilità del Governo non fa che lasciarci tutti in preda a dubbi su cosa potremo o non potremo fare. In queste mutate e sempre più

mutevoli condizioni, dunque, si capirà bene che una Giunta non ha i mezzi per attuare in quattro e quattr’otto il suo programma. Noi infatti abbiamo dato la priorità alle emergenze, volendo almeno non peggiorare e magari migliorare i disagi sociali dovuti alla crisi. Ecco così che ci siamo concentrati sul bilancio. Nonostante i 3.500.000 euro in meno che il Comune percepiva grazie ai trasferimenti, la drastica riduzione delle entrate derivanti dagli oneri di urbanizzazione ( da 3.300.000 euro siamo passati a 700.000 circa), abbiamo mantenuto tutti i servizi a domanda individuale (nidi, mense,…), che costano al Comune 2.500.000 euro annui. In più, abbiamo aumentato i fondi a sostegno delle situazioni di disagio sociale, aumentando anche la quota procapite che versiamo tuttora al Ciss (siamo passati da 25 a 30 euro a persona, per un totale di circa 1 200 000 euro). Tutto il resto

8


Intervista al Sindaco Eugenio Buttiero del programma è in cantiere, ma certo non ha avuto la priorità, a causa, ripeto, della situazione contingente. Nonostante la crisi, quali sono le criticità e le eccellenze di Pinerolo e del pinerolese oggi? Le criticità sono tutte legate al sociale. Famiglie disperate che non riescono più a pagare l’affitto, giovani e non senza lavoro, aziende che rischiano di chiudere,… La realtà insomma non è diversa da quella nazionale. Per quanto riguarda le eccellenze, be’, bisogna essere consapevoli che il nostro territorio non offre grandissime opportunità per eccellere. Direi forse che la cosa che più ci sta caratterizzando positivamente è la volontà di recuperare ciò che si è perso. Il capitale umano è forse la nostra eccellenza, su cui costruire il futuro. Naturalmente poi, bisogna render noto che alcune eccellenze in campo aziendale le abbiamo, prima fra tutte l’ACEA. La nota dolente della sua amministrazione è stata fin da subito l’urbanistica. Qui come in altri settori, la critica che le viene mossa è l’autoreferenzialità e la mancanza di progettualità, dimostrata ampiamente dal fatto che il piano regolatore non è stato neanche ancora inserito in agenda. Cosa ci dice in proposito? E’ ora di smetterla di vedere l’urbanistica come un tabù. L’unico modo per avere risorse è sfruttare al meglio ciò che si ha, valorizzandolo. E questo vuol dire anche urbanistica. Peraltro, il disagio sociale è strettamente legato a questo tema. Infatti la nostra amministrazione sta percorrendo la strada delle varianti e non modifica del piano regolatore, in modo da riorganizzare l’edificabilità per il disagio sociale. Parliamo di edilizia popolare (il così detto social housing) e di edilizia per anziani, cercando di dare risposte immediate a problemi persistenti. La visione di progettualità, insieme al piano regolatore possono aspettare. La nostra priorità è quella di risolvere il disagio sociale, dopo verrà tutto il resto. Una discorso a parte, anche se sempre di urbanistica parliamo, è la questione dei “portici blu”. Alla gente questa sembra una espropriazione di uno spazio della vita cittadina, per la mera esigenza di far cassa. Tanto più che di alloggi sfitti e invenduti Pinerolo è piena. E’ così? Non si può nascondere l’esigenza di risor-

se, e i 1.600.000 euro di valore stimato per l’area sarebbe un gran sollievo per le casse del Comune. Tuttavia il discorso è più ampio. Qui si tratta di rivalorizzare uno spazio cittadino. E’ un intervento di miglioramento ambientale. In ogni caso lo spazio sottostante (il 60% circa di quello attuale) rimarrebbe a disposizione dei cittadini. Insomma da opera incompiuta avremo finalmente la continuazione dei portici e non una tettoia come quella attuale! Infine, posso garantire che non sarà un Grattacielo-bis. Saremo ferrei nei limiti di altezza. “Pinerolo Terra del Cavallo”. Insomma Sindaco, lei ci crede ancora? E la scuola di cavalleria? Che fine faranno tutti i soldi investiti in quell’opera? In tutta onestà non credo più tanto che Pinerolo possa diventare Terra del Cavallo. Tuttavia gli investimenti partono dal 1990, sono parte della nostra storia. Il 70% è già stato realizzato. Segue a pag. 10

9


Politica giovane young

Buttiero...

segue da pag.9

Dunque che fare? Abbattere tutto? Sarebbe uno spreco di denaro. Convertire la struttura in qualcos’altro? Vorrei che qualcuno si facesse avanti allora con delle idee concrete. La nostra soluzione è invece di continuità. Non si farà nessuna scuola, ma la struttura manterrà la sua destinazione iniziale. Vogliamo puntare piuttosto non solo su gare e salti, ma farne un centro che ospiti corsi per la cura della dislessia, una scuola di mascalcia e quant’altro. Vogliamo insomma ampliare le possibilità di questa struttura, mantenendo la continuità storica. Un altro punto fisso della sua amministrazione (o forse più suo in particolare) è la volontà di un Credito Cooperativo del Pinerolese. Ci spiega di cosa si tratta e perché lo vuole a tutti i costi? È una cooperativa, non avente scopo di lucro che può agire come una banca, finanziando attività imprenditoriali sul territorio. Alcuni ottimi esempi sono operativi da anni nel Cuneese. Questo è un modo per autoalimentarsi, facendo fronte al più grande disagio dell’imprenditoria medio-piccola: la mancanza di finanziamenti da parte delle banche. Naturalmente i finanziamenti non potranno essere molto alti, ma intorno ai 100.000 o 200.000 euro. L’iter burocratico è tuttavia molto lungo, in quanto bisogna essere accreditati presso la Banca d’Italia, ma ci stiamo lavorando. Ora le facciamo tre proposte - tre idee! - che da tempo noi pensiamo sarebbe importante realizzare per lo sviluppo del territorio: collegamento ferroviario rapido Pinerolo-Torino, valorizzazione del centro storico e banda larga. Cosa ne pensa? Sono da realizzare? Certamente sono tre buone idee. Per quanto riguarda la prima, il collegamento rapido con Torino, sarebbe indispensabile per poter rilanciare anche il turismo. Per il centro storico, avete ragione voi quando mi dite che a Pinerolo mancano Architetti del Recupero e del Restauro. E su questo si dovrà provvedere. Infine la banda larga è già in fase di attuazione. Spero di poter dare una risposta a questi quesiti entro la fine dell’anno. Molti Comuni nel circondario, eccetto Pinerolo, hanno adottato il Regolamento Comunale di Gestione dei Rifiuti, proposto dall’ACEA nel 2008. Questo permette alle Guardie Volontarie Ecologiche ad es. di multare i cittadini individuati nell’atto

10

di gettar rifiuti a terra e sporcare in ogni modo l’ambiente. Ci sembra una bella iniziativa che potrebbe sensibilizzare un po’ di più le persone al rispetto dell’ambiente. Perché Pinerolo non ha aderito? Vengo colto di sorpresa, lo ammetto. Non ero al corrente di questa lodevole iniziativa. Dunque non posso dire altro che mi documenterò e cercheremo di provvedere. Infine, cosa caratterizzerà la sua amministrazione nella seconda parte di mandato? Qualche iniziativa per i giovani magari? Vi posso anticipare, anche se non entrerò nei dettagli perché è una faccenda che stiamo discutendo in questi giorni, che è nostra intenzione trasferire la Biblioteca, ormai satura, nella caserma Bochard. Si tratterebbe di portare a titolo gratuito al Comune l’intera area della ex caserma, trasferendovi la biblioteca, ampliata naturalmente e dotata di tutte le strutture tecnologiche che si confanno ad un centro all’avanguardia. Vorremmo farne un polo della cultura, dal libro, al film, alla musica. Un centro di aggregazione, che preveda aree di studio, relax e approfondimento culturale. Lo spazio a disposizione c’è, i soldi in qualche modo li otterremo alienando qualche bene immobile (per esempio l’ex caserma dei carabinieri e i portici blu), e grazie alla grande operosità degli architetti comunali realizzeremo questa grande opera! Ma ripeto siamo ancora nella fase di ideazione, non siamo ancora giunti ad una decisione.

Nell’ intervista che gli abbiamo fatto il sindaco Buttiero ci ha resi partecipi dell’idea di dedicare l’ex caserma Bochar a sede della biblioteca, con annessi vari servizi di caffetteria, internet, multimedialità, musica, teatro, punti di socializzazione,ecc. In pratica di creare un vero e proprio polo culturale. L’idea ancora in gestazione e da definire nei dettagli ci sembra ottima per la città e la sosteniamo con convinzione. È una iniziativa che, se va in porto, può essere l’inizio del riscatto (anche per l’amministrazione) da un declino. Ci sono città molto più piccole di Pinerolo, cito solo la vicina Saluzzo e Urbino, che hanno fatto del polo culturale e storico-architettonico la loro identità. Ce la farà Pinerolo? Ce lo auguriamo. Comunque, finalmente un’idea valida per la città! A.Denanni


PINEROLO

Lettere al giornale di Elvio Fassone

Da una simpatica usanza una proposta per il territorio

Un caffè “sospeso” a Pinerolo Nel territorio napoletano è praticata da tempo una simpatica usanza: l’avventore del bar, nel pagare il caffè che ha consumato, ne aggiunge uno segnalandolo al barista (“un sospeso!”) a beneficio del primo povero diavolo che si affaccerà nel locale. Il donante rimane anonimo, il ricevente non espone la sua indigenza. Un filo sottile di solidarietà partenopea collega i due estranei e genera un momento di benessere. La fantasia si accende: e se lo facessimo anche noi a Pinerolo? Vedo i titoli sui giornali: il Pinerolese terra del “sospeso” al nord. Magari con finalità diverse, non una semplice degustazione del caffè, non un istante aromatico che si consuma sul momento, ma un ponte “sospeso” su un progetto reale, su un coinvolgimento che si allarga e che permane. Perché no? Continuiamo a fantasticare, ma con i piedi per terra. Conserviamo la base di partenza: il sospeso continua ad essere il costo di un caffè, o di una merendina se per avventura anche gli studenti decidessero di giocare a questo gioco. L’approdo invece è diverso, lo squattrinato partenopeo è sostituito dal progetto “adotta il tuo casolare”. Può trattarsi di una casa cantoniera abbandonata, di un manufatto di pianura o di mezza montagna che non è più usato da nessuno. Ce ne sono a centinaia. I protagonisti del progetto possono essere immigrati disponibili, o giovani della nostra terra desiderosi di dare vita a una comunità. Quando si parla di creare lavoro per i giovani, bisogna, appunto, avere fantasia. Supponiamo che al progetto aderisca il 3% della popolazione, sembra una stima prudente. Vuol dire circa mille persone solo a Pinerolo, il doppio se ci si allarga al territorio. Ci sarà pure un 3% di individui che sono stufi di parole, no? Immaginiamo che ognuno lasci il sospeso dieci volte in un mese, fanno 20.000 euro al mese. Troppi? D’accordo, dimezziamo per prudenza, facciamo diecimila euro, centoventimila in un anno.

Riduciamo ancora per non sognare, diciamo 7080.000 euro all’anno: la previsione è ragionevole, solo che si dia un poco di risalto all’iniziativa; la stampa, locale ma non solo quella, la promuove, i pubblici esercizi che aderiscono vengono evidenziati con una segnalazione speciale e con l’annuncio progressivo di quanto raccolgono, si espongono le foto dell’immobile e dei giovani che si impegnano nel progetto. E altro, che la creatività suggerisce. Ma perché aspettare un anno? Per due ragioni: perché occorre del tempo per mettere insieme un gruzzolo sufficiente a costituire 4-5 borse-lavoro atte a sostenere all’inizio i partecipanti; e perché bisogna mettere a punto il percorso burocratico per “adottare” l’immobile. Qualche anno fa, nel corso di due seminari sui problemi della montagna, il Pinerolese produsse un articolato disegno di legge sull’utilizzo dei terreni abbandonati, che sono una piaga sempre più frequente legata allo spopolamento delle montagne, e non solo di esse. Il disegno divenne il formale atto della Camera dei Deputati n. 2416 del 21 marzo 2007 (lo si può leggere sul sito della Camera, ne vale la pena), e solo la fine anticipata del secondo governo Prodi ne impedì l’approdo all’aula. Rimessa in moto la proposta (in subordine, si può percorrere la strada della legge regionale sui boschi, la n. 4 del 2009), intanto l’Amministrazione competente individua l’immobile e vaglia il progetto di utilizzo, qualche professionista di buon animo redige il progetto di ripristino, il mondo dell’agricoltura suggerisce le colture e le tecniche essenziali per mettere a punto un programma di auto-mantenimento, e qualche altro esperto individua il bando europeo che varrà a finanziare l’avventura man mano che lo slancio del sospeso si affievolirà. Fantasie? Forse, ma certo più solide delle decine di convegni sullo sviluppo del Pinerolese che ci regalano solamente l’inconcludenza delle “sinergie”, del “fare squadra”, della “valorizzazione delle risorse” e del sociologhese d’accatto che sta affossando la nostra terra.

11


12

no primo pia

Lettere al giornale

12

La laurea triennale in Infermieristica quasi all’arrivo

L’università di Pinerolo bisogna non solo volerla, ma anche sostenerla Gianluca Aimaretti ci spiega l’avanzamento del progetto

Di seguito, poche righe, per realizzare un progetto che da 18 mesi e’ in gestazione: il corso di laurea triennale in Infermieristica. Dopo alcuni incontri tra la Presidente del Consorzio Universitario (CUEA) dott.ssa Cosso, il Sindaco di Pinerolo e il Prof. Ezio Ghigo Presidente della Scuola di Medicina di Torino tra il 2012 e 2013, a fine maggio e’ arrivata la lettera da parte della Scuola di Medicina che ufficializza la propria disponibilita’ a trasferire un corso di Laurea Triennale in Infermieristica a Pinerolo a decorrere dall’anno accademico 2013/2014. Tutto a posto pertanto e in dirittura d’arrivo? Non ancora, un progetto molto ben avviato, con ampie possibilita’ di realizzazione che richiede pero’ una scatto di impegno da parte del territorio. Ecco perché per poter vedere realizzzato un progetto sul quale insieme alle persone sopra citate ho lavorato in questi mesi, scrivo a Pinerolo Indialogo per far conoscere lo stato di avanzamento dei lavori e per coagulare risorse economiche e intellettuali disponibili. Per attuarlo il territorio Pinerolese deve dare una risposta concreta. Si devono mettere insieme attorno a un tavolo tecnico dedicato: 1) le istituzioni comunali e sovracomunali di tutta l’area vasta di Pinerolo e Valli (compito del sindaco Buttiero, della sua

Giunta, della maggioranza politica che la sostiene), ma anche i consiglieri di opposizione (come Chiabrando, Crosetti, Bruera) disponibili a lavorare senza pregiudizi di parte; 2) le forze produttive, artigianali, commerciali, i cittadini del territorio (compito del CUEA) allo scopo di creare un azionariato diffuso per trovare i soldi (70000/80000 euro/anno) necessari a finanziare la posizione di professore associato in scienze infermieristiche. Il professore associato sarà nella scuola di Pinerolo il motore e la regia e sul territorio colui o colei che potrà sviluppare didattica formazione e ricerca sui temi dell’assistenza al malato, la cura tipica del laureato in scienze infermieristiche. Al tavolo poi si dovrà sedere la Direzione dell’ASL TO3 (sede del tirocinio formativo), e il dott.Cosenza si e’ gia’ dimostrato disponibile, entusiasta e pronto alla collaborazione. Il lavoro preparatorio, che insieme alla Dott.ssa Cosso abbiamo svolto, e’ stato di creare i legami con Torino e questi sono attivi e proseguiranno senza difficoltà. Adesso e’ necessario il tavolo di lavoro per sensibilizzare il territorio. Perdere quest’opportunità sarebbe grave, decretando verosimilmente la fine definitiva dell’esperienza Universitaria a Pinerolo. Gianluca Aimaretti


Arte&Architettura

13

di Michele F. Barale

la situazione urbanistica in città: non solo i “portici blu”

Scacco al Palazzo

Tre i casi controversi per i quali si auspicano soluzioni qualitativamente di pregio La partita, momentaneamente in standby, che sta giocando l’amministrazione comunale nel settore urbanistico pare essere stata completamente polarizzata sul caso “portici blu”. In attesa di vedere quali saranno gli effettivi sviluppi, è importante rendersi conto di quanto sia più complessa la situazione e, soprattutto, su quali fronti l’amministrazione stia muovendo le sue pedine. La vicenda ormai catalogata come “portici Blu” nasce con il Piano delle Alienazioni e delle Valorizzazioni immobiliari approvato durante il Consiglio Comunale del 3 luglio: tale Piano prevede l’alienazione di 16 immobili, dei quali tre con cambio di destinazione urbanistica in residenziale, e la valorizzazione dell’immobile noto come “Palazzo Acaja”. Considerate le perizie di stima effettuate (alcuni immobili non ne risultano ancora dotati) l’ammontare complessivo delle alienazioni ammonterebbe a 2.674.500 €. Resta tuttavia da chiarire cosa s’intenda con il termine valorizzazione, utilizzato in determinate situazioni come “dare valore economico” e in altre, con un maggior respiro culturale, come “ridare una nuova veste consona all’immobile degradato e sminuito”. Sono invece ben chiare le caratteristiche di quanto verrà realizzato in via Buniva: oltre ai piani, variabili da 7 a 10 purché non si superi l’altezza di 37.5 m, la necessità di dare continuità al portico al piano terra, con l’eventuale inserimento di una galleria commerciale e la possibilità di prevedere del verde. Prima di attaccare queste scelte, di ordine prettamente tecnico, è bene attendere gli esiti del concorso di idee che verrà presto bandito e valutare quali saranno dotati di maggior pregio architettonico. C’è poi il caso PMT, dove tutta la polemica è concentrata sulla decisione da parte dell’amministrazione di applicare la Legge 106/2011 che consente la riqualificazione di aree degradate, dismesse o in dismissione senza una variante al PRG purché si tratti di pubblica utilità. Nella fattispecie, la PMT, dopo aver presentato in Comune un piano che prevede investimenti in ricerca e sviluppo sul territorio, ha chiesto che venissero modificate le destinazioni d’uso dei terreni ad Est (ex Buroni) e ad Ovest dello stabilimento: la modifica rende residenziale un’area industriale, con la realizzazione di un nuovo assetto viario (comprese due rotatorie), parcheggi e tre nuovi fabbricati ad uso residenziale. I vantaggi, secondo quanto sostiene il Sindaco nella lettera del 20 luglio, sono la miglioria della viabilità, un sicuro piano occupazionale e l’ampliamento dell’area servizi, per altro già molto ampia e in grado di soddisfare quasi

pienamente le previsioni del PRG per più di 50.000 abitanti insediabili. Le opposizioni contestano sia la poca credibilità del piano presentato da PMT, sia le ricadute poi sul terzo lotto a cui i cambi di destinazione potrebbero condurre. Infine, va segnalata l’annosa questione che sta interessando il progetto di Social Housing, approvato nel 2010, da realizzarsi in Via Vescovado ma ancora mancante di delibera. Facendo un breve riepilogo della vicenda, in seguito all’iniziativa promossa dalla Società di Mutuo Soccorso, proprietaria dei locali, di ristrutturare l’immobile e destinarlo a Social Housing, è stata presentata domanda di finanziamento: così facendo, l’importo previsto di 1.500.000 € verrà ripartito per i 2/3 sulla Regione e per la restante parte sul Comune di Pinerolo. Il quale, sotto la Giunta Covato, si fece carico dapprima della progettazione, poi della manutenzione

straordinaria in aggiunta a quella ordinaria, già prevista dal contratto. Per un totale di 543 m2 di superficie abitativa restaurata (11 alloggi) il costo al m2 ammonta a circa 3100 €. In cambio di questo intervento, il Comune otterrebbe l’utilizzo trentennale per scopi sociali degli alloggi, nonostante il vincolo che due nominativi degli utilizzatori debbano essere scelti dalla Società di Mutuo Soccorso. Questa è la situazione al finire della presente estate, in attesa che la Giunta si riunisca e ci siano gli attesi sviluppi: tre casi molto importanti e controversi, per i quali si auspica di giungere a soluzioni qualitativamente di pregio, sostenibili e nel rispetto degli enti coinvolti.

13


Società

Sociale & Volontariato a cura di Alice Albero

Sabato 21 Settembre

In Gol per un sorriso

A favore del progetto di solidarietà “Vicini si può” Sabato 21 settembre, a partire dalle 14, presso lo stadio comunale “L. Barbieri” di Pinerolo, viene proposto alla città un importante evento di solidarietà a favore del progetto “Vicini si può” (solidarietà con i poveri del territorio). Il clou della manifestazione sarà l’incontro di calcio tra la Nazionale Calcio TV (www.nazionalecalciotv.it) e “F.C. Cavalieri Mascherati” (da città della Cavalleria e la Maschera di Ferro in cui giocheranno esponenti della politica e della vita civile della città di Pinerolo (tra gli altri il Sindaco Buttiero).

14 14


15

Visibili & Invisibili A cura di Chiara Perrone

24-29 luglio

Quarto raduno nazionale dei giovani di Libera Quest’anno dal 24 al 29 luglio si è tenuto a Marsala,una cittadina siciliana in provincia di Trapani, il quarto raduno nazionale dei giovani di Libera. L’esperienza è stata aperta da un incontro con Nando Dalla Chiesa,presidente onorario di Libera, professore universitario, sociologo e giornalista. Egli ha cominciato il suo dialogo coi giovani parlando di “potere” e ha affermato:” Potere come sostantivo significa compressione di diritti, significa la loro negazione. Quello imposto dalle mafie, infatti, è un diritto di fatto.Per tanti anni “potere” è stato inteso solo come sostantivo e asciugato, svilito. Dobbiamo estendere la capacità di dar vita al potere come verbo.” Sono parole forti quelle pronunciate da Dalla Chiesa, egli vuol far comprendere ai giovani che ognuno di noi “può” nel suo piccolo compiere scelte importanti,

scelte capaci di cambiare il corso degli eventi, scelte fatte in nome della giustizia. Una giustizia nella quale egli continua a credere, poichè è convinto che combattendo la mafia non bisogna seguire i propri istinti, ma quelli di una società fondata sulla giustizia. Egli ha inoltre spiegato ai giovani radunatisi a Marsala che da quando è divenuto possibile manifestare contro si è potuto assistere ad una redistribuzione del potere. Infine ha concluso il suo intervento dicendo: “Oggi siamo indisponibili ad accettare il potere come abuso e siamo dentro una lotta che non è solo alla mafia, perchè la vera forza della mafia sta fuori dalla mafia”. Il suo è un chiaro invito alla consapevolezza e alla capacità di discerenere le persone e gli ambienti. Capacità che è fondamentale, ora più che mai, trasmettere ai giovani.

Giovani,Tecnologia@Innovazioni

Pavegen

(piastrelle cattura energia dei passi)

Un piccolo passo per un uomo, un grande passo per l’umanità con le piastrelle PAVEGEN! Siamo a settembre e, ancora con il bel tempo sulle spalle, quale migliore idea se non trascorrere il pomeriggio a passeggiare per la città? Ed è ancora più motivante il fatto che si possa fare qualcosa di utile, ovvero produrre energia elettrica, semplicemente grazie ai nostri passi. Pavegen, infatti, è una piastrella che consente di convertire l’energia cinetica, prodotta durante le passeggiate, in energia elettrica tramite delle apposite strutture di conversione collocate sull’asfalto. Questo sistema permette di produrre ener-

Il pavegen alla maratona di Parigi

a cura di Greta Gontero

gia pulita utilizzando l’attività quotidiana che più ci viene naturale: camminare. I cittadini sono infatti fondamentali per questo progetto che punta a ridurre di molto i costi per l’illuminazione pubblica nelle grandi metropoli, dove ogni passo produce un equivalente di energia elettrica, utilizzabile subito oppure immagazzinabile. L’azienda (che ha lo stesso nome del prodotto) guarda il tutto anche con occhio ecologico, poiché utilizza materiali riciclati per produrre i blocchi che convertiranno, una volta calpestati dai cittadini, l’energia cinetica in energia elettrica.


16

ndo così nel mo

Chiacchierando di storia di Renato Storero

Tra riforme e sistemi elettorali

La strana rivoluzione americana

Come preannunciato nel precedente servizio, ritengo per completezza e comprensione accennare a ciò che portò alla frattura definitiva tra il regno di Gran Bretagna e le grandi terre conquistate dagli stessi inglesi in America settentrionale. Durante la monarchia di Giorgio I, che inaugurò la dinastia degli Hannover, le grandi famiglie “whig” mantennero saldamente il controllo politico. Un primo evento alterò profondamente, nel 1745, questa situazione con la insurrezione scozzese per rovesciare Giorgio II e rimettere sul trono uno Stuart. La rivolta fu ferocemente stroncata dal Duca di Cumberland, detto il “macellaio”. Intervennero poteri assoluti con un governo militarizzato. Nacquero i “tory” conservatori; furono spedite nuove truppe in America ove già serpeggiavano conflitti, come in Virginia. Intanto gli emigrati americani avevano già occupato gran parte dei territori dei “pellirossa”; pochi furono i pacifisti, come i quaccheri della Pensylvania. La maggioranza era ormai ricca e potente; intendeva eliminare gli ultimi piccoli possedimenti francesi e spagnoli. Nel 1758 una grande siccità aveva provocato un aumento del prezzo del tabacco, creando un ulteriore problema, perchè una legge di dieci anni prima stabiliva che i sacerdoti anglicani andavano pagati in tabacco per un equivalente totale di 17.280 libbre all’anno (in Virginia, la massima produttrice). Ci fu una reazione grave del clero che coinvolse il vescovo di Londra. La chiesa d’Inghilterra e la chiesa presbiteriana di Scozia sostenevano opposte teorie. La prima era ossequiente al sovrano rappresentante di Dio; per la seconda il monarca era responsabile nei confronti del popolo che poteva deporlo per condotte inaccettabili. Vecchia ruggine tra gli Hannover e gli Stuart. Giorgio III accede al

trono con la fine della guerra dei 7 anni. Il parlamento viene controllato da un re meschino e pericoloso;aveva creato un vero e proprio servizio segreto di controllo sui sudditi... Le colonie erano sempre più floride con benefici notevoli, anche se tasse e imposte dovevano essere versate alla madre patria. I costi della guerra iniziatasi oltre mare erano sempre più pesanti. Gli inglesi delle due sponde iniziarono a odiarsi. Così nacque la cosidetta “Rivoluzione Americana”, in realtà una vera e propria guerra civile tra i due eserciti sul piede di guerra: l’opposizione britannica era fortissima con provvedimenti legislativi come lo “stamp act” e il “declaratory act”. Reazione durissima dei coloni. Va comunque detto che le reazioni erano per lo più opera di mercanti, grossi proprietari schiavisti delle piantagioni..... (appare ridicolo che Lenin facesse un panegirico di questa “rivoluzione americana” !). Sulla schiavitù gli inglesi erano più abolizionisti perchè “gli schiavi sono esseri umani per formazione fisica...” . Un cenno ad un certo John Wilkes, dissoluto ma affascinante, duellava ma trovava sempre fondi; vinceva le elezioni pagando ogni votante da 2 a 5 sterline: divenne persino Cancelliere dello Scacchiere, “il ministro più incompetente mai espresso”. Mentre si consumava la tragedia di Giorgio III deposto perchè entrato nella follia, Wilkes fu chiuso nella Torre e poi assolto con cospicuo risarcimento. Così famoso che persino Chuchill gli espresse ammirazione. Infine le due parti contendenti, date le enormi spese del conflitto, addivennero ad un accordo, tanto che poi nacquero gli Stati Uniti d’America. Per concludere riaffermo che la cosidetta rivoluzione americana fu fondata esclusivamente su interessi economici, senza alcun riferimento ad etica sociale e progresso economico.

16


17

ndo così per il mo

Vita internazionale di Alessia Moroni

Dario e la sua chitarra in giro per il mondo

To London con “Accordi Disaccordi” Dario Berlucchi e il suo gruppo musicale “Accordi Disaccordi” hanno da poco concluso un anno di musica e soddisfazioni che ha regalato loro la nostra Europa. Sì, perchè suonando nelle strade e nelle piazze delle più belle capitali europee hanno dato il via ad emozioni incomparabili e ad un successo sempre più crescente. Il tutto, come ci racconta Dario, è iniziato «puramente a caso», da una semplice domanda che si sono posti lui e il suo amico e collega Alessandro Di Virgilio: «Perchè

non iniziare un progetto insieme?». E così è stato. Ma chi avrebbe mai detto che il loro successo sarebbe cominciato da un piccolo «amplificatorino» in via Garibaldi? «Dopo aver suonato nelle piazze e nelle vie di Torino abbiamo deciso: compriamo un biglietto per una città a caso e proviamo..dove vogliamo andare? Londra? Benissimo! E siamo partiti. Ci siamo messi a suonare a Covent Garden, sempre senza aver programmato nulla, ed è stato un successo». Da quel primo viaggio a Londra ce ne sono stati altri otto. «Suonando nelle strade abbiamo ricevuto molti con-

tatti per suonare in vari locali e ne abbiamo tutt’ora:così di giorno suoniamo nelle strade e di sera nei locali... tutte le volte che andiamo a Londra abbiamo delle date fisse, in particolari club e pub». Accordi Disaccordi non si sono fermati soltanto alla grande metropoli di Londra, ma la loro musica ha conquistato anche il cuore di Bruxelles e di Berlino. «Dopo il successo nelle strade di Bruxelles abbiamo pensato di investire su questo progetto e di renderlo parte del nostro lavoro. In un anno abbiamo cambiato tutto: modo di suonare, abbiamo fatto un disco, ci siamo comprati strumenti nuovi... insomma, abbiamo preso la cosa professionalmente». Un progetto a livello internazionale dunque, che ha permesso al gruppo di crescere e di formarsi appieno. E l’Italia? «Suoniamo per lo più durante i festival, tappe fondamentali per il nostro lavoro. Qui essere un’artista, soprattutto di strada, è più difficile perché l’interesse per la musica è molto basso rispetto all’estero. In Inghilterra per esempio, in tutti i posti in cui sono stato, dal club prestigioso al marciapiede della strada, il trattamento da parte del pubblico è sempre stato uguale: sei un artista e sei apprezzato per quello che fai». Insomma, dopo poco più di un anno le note musicali di Accordi Disaccordi si sono susseguite intorno all’Europa, ma il viaggio non finisce qui perché ci sono ancora tante mete da rallegrare, da scoprire e soprattutto da conoscere: sono proprio questi gli obiettivi che ti danno l’energia per andare avanti: «Ciò che mi ha regalato questo progetto è un’emozione difficile da spiegare... Oltre ad aver suonato in posti che mai avrei pensato prima, mi ha dato l’enorme regalo umano di incontrare tante persone e di ascoltare storie infinite e stupende di ogni tipo».

17


società

Giovani Lavoro & Volontariato

di Giulia Pussetto

Federica, 24 anni, quasi due mesi in Ecuador

Tanta voglia di Ecuador

Quando si parla di volontariato in un Paese straniero si pensa sempre all’Africa o al Brasile; l’Ecuador pare un Paese dimenticato o sconosciuto dalla maggior parte delle persone. Ne parliamo con Federica che in Ecuador c’è stata per due mesi da volontaria. L’Ecuador non è certo una meta comune. Come ci sei arrivata? Terminato il mio percorso di studio universitario, mi è stato proposto di vivere un’esperienza di volontariato in Ecuador. Circa 20 anni fa i miei cugini conobbero Isabel, una signora laureata in psicologia all’università di Quito, che visse per 2 anni a Torino lavorando all’UNESCO. Il suo sogno ed obiettivo era quello di raccogliere soldi per poter costruire un centro infantile, a quell’epoca inesistente a Quito, per accogliere tutti i bambini di strada ed aiutare le madri, che per la maggior parte vivono sole ed abbandonate. Il salario di queste madri è di circa 200 dollari al mese nel migliore dei casi e l’affitto costa circa 40 dollari per un umile appartamento, a volte privo dei servizi basici. Tutto il resto deve bastare per il cibo, la salute, i vestiti, l’educazione. Il centro “Mis primeros amigos” è un luogo dove poter lasciare i bambini, un ambiente sano, sereno, dove sono seguiti nella loro educazione. I bambini che frequentano il Centro Infantile provengono per il 60% da famiglie monoparentali, in cui è la mamma da sola ad assumersi il carico della crescita e dello sviluppo dei figli. Queste mamme hanno necessità di un luogo adeguato dove lasciare il bambino nel loro orario di lavoro, che normalmente dura anche più di 8 ore. Accettai quindi la proposta e mi misi in contatto con Isabel che fu molto felice di potermi accogliere nella sua “guarderia” come volontaria. Raccontaci gli episodi più salienti della tua esperienza. La mia avventura è iniziata il 4 maggio di quest’anno. Sono stata accolta in aeroporto con un cartellone con su scritto “Federica, Italia” e da lì trasportata nel centro infantile, dove Isabel vive con suo marito e i 3 figli e c’è voluto davvero poco per sentirmi

come a casa. Sono partita senza particolari aspettative ma con l’unico obiettivo di tenere il più possibile occhi, orecchie e cuore aperti per poter raccogliere il maggior numero di informazioni e immagini possibili. Questo ha comportato il mettermi in gioco: rivalutare tanti dei miei comportamenti, delle mie convinzioni e sicurezze. Catapultarsi in un mondo così diverso dal nostro disorienta, ribalta i valori. Ogni giorno succedeva qualcosa di improvviso ed inaspettato, ogni momento un’avventura da vivere e un problema da dover affrontare. Molti sono gli episodi e i racconti che hanno catturato la mia attenzione. L’abbandono e la violenza da parte degli uomini nei confronti delle proprie mogli è un fenomeno frequente, così come l’aver dei figli in giovane età e dover lavorare duramente per poterli mantenere. Un giorno mentre stavo aiutando i bambini delle elementari a fare i compiti, ho visto la polizia entrare nella guarderia con una mamma in lacrime. Questa donna (19 anni, con 2 figlie) aveva denunciato l’ex marito perché la picchiava, nonostante non stessero più insieme. Questa come tante altre, sono storie che sentivo ogni giorno. Durante la settimana aiutavo le maestre del centro con i bambini e durante i fine settimana ho avuto l’opportunità di viaggiare e poter osservare ed ammirare questo fantastico paesaggio; l’Ecuador infatti si divide in 3 parti: costa, sierra ed oriente. Grazie a Isabel e alle persone che ho conosciuto ho avuto l’opportunità di conoscere questi luoghi. La popolazione è molto accogliente e calorosa. Nel centro infantile, oltre alle maestre ci sono anche ragazze tirocinanti e una di queste mi ha proposto di andare a casa dei suoi genitori (indigeni) a trascorrere un fine settimana con loro, a Otavalo. Pur conoscendo poco questa ragazza ho accettato, perché travolta dalla voglia di scoprire e conoscere. Qui la lingua che si sente parlare è il quechua e per la strada s’incontrano solo gli “indigeni” delle comunità montane limitrofe. Le donne portano il

18


19 cappello, gonne nere e lunghe fino ai piedi, camicia bianca; si ornano con molteplici giri di collane fatte con perline dipinte d’oro che loro stesse fanno a mano. Viaggiano sole o con i bambini che caricano sulle spalle avvolgendoli in grandi scialli. E’ davvero incredibile la leggerezza con cui si muovono e la destrezza con cui riescono a caricarsi i bambini. Ho avuto l’opportunità di conoscere un amico di Isabel che vive in una Finca nella foresta amazzonica e di poter trascorrere un weekend davvero avventuroso. In questo luogo le case sono fatte di legno, si vive di ciò che si produce nel campo. Ho potuto ammirare una vegetazione straordinaria ma soprattutto ho sperimentato, anche se per poco, come si vive in un campo, senza le comodità che si possono trovare in città. Ciò che ancora mi ha colpita è l’autobus. In Ecuador, come nel resto dell’America Latina, l’autobus è un via vai di persone, un’occasione per conoscere la gente del posto. Ciò che mi è rimasto impresso è la musica: si tratta quasi sempre di salsa o merenghe e questo crea indubbiamente un’atmosfera calorosa anche perché le persone che salgono mostrano un sorriso e accennano un saluto; se poi capita che si siedono a fianco, basta davvero poco per iniziare una conversazione. La loro curiosità è suscitata dall’evidente diversità nell’aspetto fisico per cui la classica domanda che mi sono sentita porre è: “ Da donde vienes? “ e da lì ci si può aspettare anche il racconto di una vita intera. La cosa più bella, però, oltre all’esperienza di volontariato, è stata il fatto di non essere una semplice “turista”. Andare in Ecuador per fare il turista toglie moltissimo di ciò che si potrebbe avere: questa è stata un’occasione per poter conoscere una cultura, delle persone, ma soprattutto per poter conoscere a fondo i diversi aspetti, quelli belli, ma anche quelli brutti. Credi che i frutti di questa esperienza siano spendibili a livello lavorativo in Italia o è una parentesi della propria vita personale, legata agli studi fatti? Credo entrambe le cose. Sicuramente questa è stata un’esperienza che mi ha arricchita molto a livello personale. Al contempo ho acquisito maggiori competenze nel lavorare con i bambini, assistendo anche i più piccoli, con i quali non mi era mai capitato di lavorare. Ho imparato molto da Isabel e dalle maestre, soprattutto per quanto concerne la praticità e la velocità nel fare le cose. Molti sono gli spunti didattici da cui poter attingere per poter lavorare con i bambini della scuola dell’infanzia o dell’asilo nido. E’ la tua prima esperienza all’estero o ce ne sono altre? Questa è stata la mia prima esperienza all’estero per un così lungo periodo e spero (se tutto va bene)

di poter ripartire a settembre per la Finlandia. Credo che un’esperienza all’estero, di qualsiasi tipo, sia importante per la propria crescita personale e per poter conoscere ed entrare in contatto con un modo di vivere e di pensare differente. Quali progetti ed intenzioni hai per il futuro? Mesi fa ho fatto domanda per un progetto SVE in Finlandia e sono stata accettata; entro pochi giorni saprò se questo progetto sarà approvato oppure no. In caso venisse approvato, partirò a settembre per un periodo di 9 nove mesi in cui lavorerò in ambito sociale con bambini e giovani. Questo è un modo per poter continuare ad osservare ed imparare da una cultura differente e poter poi trasportare le conoscenze e competenze apprese qui in Italia, per quando inizierò a lavorare nel sistema scolastico, come insegnante di scuola primaria.

Due domande ad Isabel

Parlami dei giovani ecuadoregni Per prima cosa un saluto a tutti! I giovani ecuadoregni costituiscono la maggior parte della popolazione ed io li vedo molto ottimisti e con voglia di fare progressi, sono molto ospitali e generosi, sinceri e con molta speranza verso il futuro; i nostri giovani hanno patito molto i problemi sociali che hanno portato alla migrazione dei genitori verso l’Europa e gli Stati Uniti dagli anni 80 in poi. Molti non hanno potuto studiare e la maggior parte lavora per mantenersi, tanti di loro sono già genitori e non vivono una gioventù che sia tale. Sono in parecchi allo stesso tempo che cercano di integrarsi meglio andando all’università e hanno speranza per un futuro migliore per questo paese che presenta ancora una forte discriminazione fra i sessi, dove sono state tralasciate l’istruzione, la salute, la nutrizione dei più giovani. Solo una piccola percentuale riesce ad andare all’università e ad ottenere una professione dignitosa. Che cosa ti ha spinta ad ospitare una ragazza e perchè una ragazza italiana? Hai intenzione di continuare con questa esperienza? Il Centro Infantil Mis Primeros Amigos è un’istituzione appoggiata dagli amici italiani di Pinerolo che riceve molti volontari desiderosi di partecipare e dare il proprio contributo umano. Federica è una ragazza che fa parte del gruppo “amigos de Isabel” e ha dato una mano incredibile al nostro centro in questi due mesi, dando il meglio di sé ai bambini che necessitano di tanto affetto e attenzione. Il centro continuerà a ricevere a braccia aperte giovani e volontari per appoggiare questa iniziativa di sostegno ai piccoli ecuadoregni. Lavorare con Federica ci ha arricchito a nostra volta e siamo contenti di poter far giungere la nostra voce anche tramite Pinerolo InDialogo. Daremo il benvenuto a chiunque sia desideroso e curioso di vivere questa esperienza speciale con noi. Un abbraccio. Isabel


dal tempo

Lettera a... di Cristiano Roasio

Lettera da una tigre ai pinerolesi

“Statemi bene a sentire...” Sono 7 anni, così scrivono i giornali, 7 lunghi anni umani che sopporto il loro sguardo. Ti guardano come guarderebbero un animale in gabbia. Li vedo entusiasticamente spaventati al potere della natura più grande di loro. E questi sono il meglio. Poi vengono i bambini e urlano, sbattono bastoni sul selciato, mangiano gelati e sono convinti che i loro civilizzati genitori che li hanno portati qui, al mio cospetto, al mio giudizio selvatico, siano meno pericolosi di me. Corrono, piangono sbraitano e sembrano indemoniati. Fanno paura. Io li temo. Ogni giorno mi sveglio con la paura di trovarmene uno accanto. Ai cuccioli si può perdonare non tutto, ma qualcosa, qualcosa dettato dalla propagazione e dalla conservazione della specie. Ma agli altri non perdono niente. Non perdono le macchine fotografiche, con quei flash che disturbano le mie pupille nere e profonde come la foresta. Niente al confronto di quei profumi che stuzzicano il mio apparato olfattivo e lo confondono lo spaventano e lo spezzettano in tante vibrisse indemoniate che si muovono schiave al pari di serpenti annichiliti dalla musica del flauto. E questo è ancora niente se confrontato con la libertà che mi hanno tolto con il loro comportamento; non intendo la libertà di correre libero e felice, quella non esiste neanche per noi, figuriamoci per voi, ma la libertà del fare ciò che voglio quando voglio, la libertà di essere lasciato in pace, la libertà

di poter urlare a piacimento senza alcun risentimento o risata o urlo. La libertà di vivere nascosto e non esposto a tutti. La libertà di non partecipare allo zoo dell’anima che certe volte, molte volte, è la vostra società. La libertà di cacciare la mia preda per il gusto di farlo contro l’obbligatorietà del gesto consuetudinario della routine. La libertà di essere affamato e mai sazio. Dicono che mi trattano bene, che mi vogliono bene e magari è anche vero. Peccato che non mi abbiano mai capito, e non ne hanno colpa perché non hanno nemmeno capito che dovevano cercare di capirmi. Cosa potevano fare altrimenti. Siamo di due specie diverse. Non credo che “specie” sia il termine corretto per catalogarci, ma solo quello giusto a distinguerci. Ma il punto, il succo di tutto il discorso, è che non si possono nemmeno permettere di catalogarci. Inutile provarci perché sapete bene cosa faccio di solito. E dopo sette anni cosa pensate abbia fatto? Statemi bene a sentire perché farà scalpore: la normalità quando è davvero normale fa sempre più scalpore di quello che dovrebbe. Lo mordo. Lo sbrano. Mi vendico. Sono stufo. Come hai frammentato la mia realtà a circo io frammento te. Volevo solo dire questo ai pinerolesi che sono venuti a vedermi come scimmie urlatrici fastidiose, prima di morire in circostanze mai chiarite, punito. Punito dalle vostre norme, che non sono la mia normalità.

20


società

Per Mostre e Musei A cura di Chiara Gallo

Piccole città... “promettenti artisti”

L’arte come cura dell’anima Intervista ad Alessandro Maggiorino

I suoi colori accesi e vitali esaltano personaggi spesso cupi, tristi o succubi di un potere al di là delle loro possibilità. L’arte di Alessandro è un incontro tra esperienza personale e ambito sociale, contiene messaggi dalla psicologia controversa o grida di allarme per un mondo troppo spesso manipolato e svuotato da ogni principio. L’arte contemporanea si circonda sempre più spesso di autodidatti, Alessandro è tra questi. Puoi spiegarci come è nata questa passione? Di mestiere sono operaio e ho cominciato a dipingere senza alcuna formazione per una semplice esigenza personale, l’arte mi ha aiutato a tirare fuori gran parte dei problemi che mi portavo dentro, è stata letteralmente una medicina. Posso apparire una persona solare, ma come tutti, nascondevo un lato della mia personalità; grazie ad una sorta di art therapy sono riuscito a portare questo malessere al di fuori di me e a stare meglio. Il tuo stile è molto originale, forse proprio per quest’espressione dell’anima; ci sono artisti dai quali hai tratto ispirazione? Spesso quando visito alcuni musei o mostre mi capita di ritrovare alcune tecniche in artisti come quelli dell’espressionismo tedesco o del fauvismo di inizio ‘900, tuttavia le differenze tra me e loro

mi fanno capire quanto ognuno nel suo piccolo possa essere originale e sia in grado di reinterpretare a modo suo medesime visioni del mondo. Il panorama artistico oggi è particolarmente competitivo e duro, che consiglio daresti ad un giovane che vi si voglia affacciare? Sono dell’idea che l’arte non sia per tutti. Con ciò non voglio dire che se ami dipingere tu non debba farlo, anzi, ti farà sicuramente stare meglio, ma fintanto che rimane una passione. Occorre fare una distinzione tra chi è bravo e chi è un talento, solo in quest’ultimo caso si può trasformare la passione in un vero e proprio mestiere con cui vivere, in cui investire denaro, capacità e sentimento. L’artista, il gallerista e il critico sono figure che vanno di pari passo, senza l’uno non c’è l’altro, tu che idea ti sei fatto dei rapporti che intercorrono tra loro? Ovviamente se non si ha un gallerista su cui fare affidamento, il percorso di un artista sarà breve, è lui infatti che procura i clienti , che organizza i vernissage e che soprattutto contatta i critici, i quali hanno poi di per sé il potere di decretare “chi vive e chi muore” artisticamente parlando. È un sistema in realtà oligarchico e un po’ meschino, ma a medi ed alti livelli è quello che porta al successo. Questo meritato successo ci auguriamo arrivi presto!

21


musica

22

Officine del suono A cura di Demis Pascal

m u s i c a emergente

Ame Noire

L’Ame Noire nasce alla fine del 2009 a Cuneo con l’intenzione di offrire un rock caratterizzato da temi esistenzialisti. Il progetto nasce dalle influenze che i 4 componenti portano a partire dai propri background musicali,che si fondono dando una forte impronta rock. Nel 2010 pubblicano un Ep autoprodotto con 5 brani inediti più una cover del pezzo “L’appartament “ del gruppo francese Noir Desir, ma in questo numero ci occuperemo della loro ultima fatica. Il 24 giugno 2013 è infatti uscito nei negozi e nell’ambito della distribuzione digitale (sui cataloghi Mondadori, Feltrinelli, iTunes, Amazon) il loro nuovo album dal titolo “Il Deserto” . Il disco vanta prestigiose collaborazioni a partire dal master del singolo “Il Deserto”, che é stato curato da Simon Gibson (vincitore di 2 Grammy Awards per la rimasterizzazione dell’opera omnia dei Beatles) presso gli Abbey Road Studios di Londra. L’opera si apre con l’energica Nevskji Prospekt, caratterizzata da chitarre taglienti e una ritmica molto incalzante che lascia spazio ad intensi break dai quali scaturiscono voci melodiche ma allo stesso tempo graffianti. Si prosegue con Posso, intensa ballata dai toni più cupi rispetto alla traccia precendente. Le marcate linee di basso vengono talvolta designate ad essere l’unico supporto melodico alla voce creando un forte impatto emozionale.

Il disco continua con la tiletrack Il deserto, alla quale la produzione dà un groove decisamente coinvolgente. Il motivo risulta orecchiabile ma allo stesso tempo non privo di un’intensa ritmica rock nella quale la fanno da padrone le chitarre, ora pulite ora distorte, che fanno da tappeto al cantato. L’incipit della quarta traccia, Finchè morte non ci separi, si spinge su territori più hard per lasciare prima spazio alla melodia e poi ancora ad una certa aggressività caratterizzata da un basso incalzante che alterna il proprio spazio con intensi riff di chitarra e delicati arpeggi. L’album si conclude con la rockeggiante ma lievemente malinconica Più nulla nella quale ritroviamo gli elementi portanti dell’intero disco, quasi a riassumere l’intero lavoro. Il sound dell’Ame Noir fa tesoro del rock alternativo italiano intrecciandosi però con testi intimi e dalle liriche fortemente esistenzialiste. Il loro stile risulta scevro di eccessi, quali spesso caratterizzano la musica emergente, rendendosi così compatto e impattante. Le ritmiche sono incisive ed essenziali, le linee melodiche ed il cantato conservano una certa dolcezza di fondo senza però perdere di aggressività. In attesa quindi che il loro tour estivo, che vedrà la propria conclusione a fine settembre a Londra, li riporti in patria, godiamoci questo album con un occhio al loro sito www.amenoire.it Alla prossima, Stay with music! Demis Pascal


società

Appunti di viaggio

23

di Angelica Pons

islanda - terra viva/ 1

Dove si connettono lo spirito e la terra Mi chiedo quanto il mondo fisico sia separato o lontano da quello immateriale, dello spirito, delle emozioni, delle energie personali o sovradimensionali che invece qui ho sentito particolarmente interconnesse. La prima occasione di riflessione viene dal tunnel buio scavato nella lava, una morsa angosciante, anche se è così comodo per evitare i lunghi tratti di strada delle coste dei fiordi. Dalla terraferma al mare. Durante l’imbarco su un traghetto ho rafforzato di nuovo l’intento di volerci bene, ed ecco la sensazione di leggerezza, accompagnata dal subitaneo avvistamento di una balenottera che s’immergeva poco distante e di tante medusine violetto e vispi pulcinella di mare, come richiamati da noi. Dal mare salato alle pozze calde di acqua termale geotermica in cui rilassarci come in un caldo abbraccio: sembravano fatte apposta per compensare il rigore del clima incontrato. Una gioia per il corpo e per lo spirito! Dalla terra al cielo: quante volte al chiudersi del cielo in nebbia densa segue il rinchiudersi del cuore e la malinconia? Verrebbe da dire che la seconda chiama il primo. Come dimostrare che non sia il contrario? Tra noi e le altre creature. Nei primi fiordi ovest trascorrevamo una mattina di sole in riva al mare tra i canti degli uccelli scatenati nella pesca o nella cattura dei moscerini, che sembravano farci festa con acrobazie nel cielo azzurro, mentre a nord-ovest, lo sbarco nostro e di altri turisti un po’ cupi, nella gelida baia di “Adelina” è stato accolto da due sterne furiose che avvertivano il pericolo per il nido. L’ellisse del tramonto arancione a Flugumyri è stata accompagnata da sussurri ai miti cavalli lasciati a pascolare nei prati verdi durante le ore della sera senza fine. Nella terra più impervia verso il centro dell’isola nonostante la sera quieta non c’è stato verso di avvicinarli. E i ghiacciai? Non si può raccontare a parole il gelo spaventoso che ho sentito dentro nell’osservare da un alto sperone roccioso uno dei bracci del Vatnajökull, il più grande d’Europa

dopo la calotta polare. I gorgoglìi dei vulcani, dal canto loro, la dicono lunga. Sull’isoletta a Sud mi sono messa a fare corenergetica in cima al vulcano e, mentre ero in meditazione, un bimbo tedesco ha messo le mani su un sasso che nascondeva una bocca soffiante vapori ed ha chiamato allarmato il padre: «oh caspiterina, non svegliarti vulcano, per carità!». L’eruzione qui è un ricordo molto recente e terrificante. Era il 1973 ed è durata sei mesi! La sera prima dell’esplosione c’era il mare mosso e nessuna barca dei pescatori aveva preso il largo. Grazie a Dio, così, il giorno successivo poterono evacuare tutti e ci fu una sola vittima, anche se 400 famiglie persero tutto, 1.500 persone circa! La lava giunse a 10 metri dal porto: se l’avesse distrutto non avrebbero più potuto tornarvi. Pompando acqua di mare arrestarono l’avanzata della lava. (1/continua)


Sono a m i c i d i P i n e r o l o I n D i a l o g o

24


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.