Pineroloindialogo novembre2016

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Anno 8, Novembre 2016

I N D I A L O G O .it Indialogo . i t , a u t o r i z z . N . 2 d e l 1 6 . 6 . 2 0 1 0 d e l Tr i b unale di Pinerolo - dir.Antonio Denanni

Pinerolo: incominciare a volare 22

Viaggiare

la tappa di monopoli

alto

Serate di Laurea con Federico Dattila: «Quell’edificio “energivoro” dell’Einaudi»

Docenti Universitari/31, Joelle Long: «Una metropolitana che in mezz’ora colleghi Pinerolo a Porta Nuova”

Intervista all’assessora all’Istruzione Antonella Clapier: «“Le perizie sull’ex-Sumi e Nino Costa saranno il punto di partenza per una riqualificazione dell’edilizia scolastica”»


Buone News A cura di Francesca Olocco

FRANCA TOSI

Lo sport come medicina Franca Tosi ha 51 anni e, quando si presenta, si definisce un’ultramaratoneta triathleta casalinga con una bellissima famiglia. Lo scorso 14 Agosto ha partecipato al suo terzo ironman, il Challenge svoltosi a Regensburg (Germania). L’ironman è la più dura tra le competizioni del triathlon e si svolge nei più bei scenari al mondo: è composta da 3800 m di nuoto, 180 km di bici e una maratona (più di 42 km di corsa). La Tosi è stata una delle due italiane ad aver terminato il percorso, e potersi quindi definire finisher, con un tempo di 14:43:48, riportando un netto miglioramento rispetto al primo risultato del 2014, che superava le 15 ore. Come nasce questa sua passione? Nel 2001 Franca scopre di avere una trombosi embolica ad un braccio, che la vede in pericolo di vita per diversi mesi. Quando riesce, però, finalmente, a superare il periodo più cruciale della sua malattia, è costretta a continui cicli di Eparina, sostanza utilizzata come farmaco anticoagulante. I medici che la seguono nell’ospedale di Firenze in cui è ricoverata le consigliano, un giorno, di provare a praticare uno sport aerobico, che possa quindi favorire una migliore circolazione del sangue. Da quel momento Franca inizia a correre senza fermarsi neanche un giorno, anche per più di un’ora ogni allenamento, e la corsa diviene in breve tempo la sua medicina preferita per sentirsi a tutti gli effetti viva. Quando un podista del CAI Pistoia la nota e la convince a entrare in squadra, la Tosi si butta entusiasta nelle gare domenicali, dimostrando fin da subito di essere

decisamente portata per questo sport. Purtroppo, qualche tempo dopo, deve affrontare un secondo colpo basso. A causa di un’infiammazione del nervo sciatico è costretta a rimanere ferma per più di un mese e, mentre continua ad andare in bicicletta e a sottoporsi ad alcune terapie, scopre da una risonanza magnetica di avere quattro protrusioni a livello cervicale e sacrale. Conscia della sua forza e della sua volontà, non si ferma: si reca in un centro specializzato, dove la aiutano a correggere questo squilibrio e, subito dopo, riprende a correre. Da questo momento in poi Franca raccoglie una lunga serie di successi, passando dalla mezza maratona alla maratona e, infine, all’ultramaratona: queste gare le permettono di viaggiare e conoscere i luoghi più diversi e lontani. Nel 2011 partecipa al 100 km del Passatore (di corsa!), nel 2013 prende parte al suo primo Olimpico (1500 km di nuoto, 40 km di bici e 10 km di corsa) e partecipa ai suoi primi mezzi-ironman per approdare, nel 2014, alla prova più estrema, l’Elbaman, specialità ironman, classificandosi seconda della sua categoria (per citarne solo alcuni). Attraverso il suo esempio, Franca ha voluto lanciare un messaggio forte e chiaro, che ha spesso voluto scrivere e riscrivere nel suo blog personale: di fronte alla sofferenza e alle peggiori circostanze, il miglior contributo che possiamo dare a noi stessi è reagire.

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33 Informazione e cultura locale per un dialogo tra generazioni

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Incominciare a volare alto

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”Nei primi mesi vogliamo volare basso” ha detto Luca Salvai all’inizio del suo mandato di sindaco. A 120 giorni e oltre da allora è forse opportuno incominciare ad alzare la testa e spiccare il volo. Si sa volando alto si ha una visione più ampia del territorio, si vede più lontano, sia i pericoli che le cose buone in arrivo, ci si può preparare agli eventi... si ha una prospettiva di futuro! Il volare basso impedisce tutto ciò. Una buona amministrazione deve pensare a far funzionare le scuole, il traffico urbano, avere una città pulita, ecc. ma deve avere anche delle prospettive lunghe, deve avere la capacità di far intravvedere ai cittadini una progetto di futuro. Insomma, ha bisogno di un po’ di utopia, come dicevano già Aristotele e Oscar Wilde. La politica in genere e un sindaco in particolare devono saper indicare oltre al buio della notte (la città in decadenza) anche la luce dell’alba (la città che rinasce intorno ad un’idea o un progetto). Va bene il volo basso, ma ci va anche quello alto dei progetti di lungo respiro. Non sono sfuggite a questa regola anche le amministrazioni precedenti. Il sindaco Bernardi ha puntato sulla scuola come aspetto caratterizzante della sua amministrazione ed è nata la città degli studi, De Bernardi ha puntato sulla buona amministrazione ed il bilancio, Trombotto sulle frazioni, Barbero sulle Olimpiadi e lo sport ed è nato il palaghiaccio. In quel periodo è nato anche il mito della “città della cavalleria”, dove con nostalgia si è guardato indietro invece che avanti e così le amministrazioni Covato e Buttiero si sono bloccate, non hanno più volato. Una cartina geografica senza l’isola di utopia (cioè senza un’idea di città o un grande progetto) - ha detto Oscar Wilde - non merita di essere guardata. Quindi... incominciamo a volare!

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Antonio Denanni

PINEROLO / INDIALOGO.it .

Direttore Responsabile Antonio Denanni Collaborano: Emanuele Sacchetto, Alessia Moroni, Aurora Fusillo, Francesca Beltramo, Chiara Gallo, Cristiano Roasio, Rebecca Paternò, Federica Crea, Greta Gontero, Oscar Fornaro, Alessandro Castiglia, Michele F.Barale, Chiara Perrone, Francesca Olocco, Isidoro Concas, Sara Nosenzo, Angelica Pons Con la partecipazione di Elvio Fassone e Beppe Gamba photo: Giacomo Denanni Indialogo.it, Autorizzazione del Tribunale di Pinerolo, n. 2 del 16/06/2010 - Ed. Associazione Culturale Onda d’Urto Onlus redazione Tel. 0121397226 - E-mail: redazione@pineroloindialogo.it STAMPA: In proprio

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Buone News

lo sport come medicina

intervista all’assessora all’istruzione

joelle long, diritto privato

dopo il grande incendio di chicago...

l’economia circolare

a cumiana le classi senza aule

l’efficienza energetica al campus einaudi

le chinatown fantasma in africa

isabella grandis e la mschera ferro

transalp e la mobilità studentesca

challier e l’arte della scultura

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Politica giovane young

Docenti universitari / 31

Benchmarking territoriale L’ambiente siamo noi Giovani & Scuola Serate di Laurea Dal mondo

Donne del Pinerolese In Europa

Per Mostre e Musei

Giovani e nuove tecnologie

ocean clinup

17

Giovani & Ambiente sigarette e inquinamento

17 Visibili & Invisibili

siria e diritti umani

han kang, la vegetariana

il progetto re.te. del sermig

guglielmo s. diana

tarantino/3, django

la tappa di monopoli

le serate di formazione politica

18 Il Passalibro 19

20 21 22 23 24

Sociale &Volontariato Officine del suono Filmografia Viaggiare

Eventi Onda d’Urto

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Politica

Politica giovane young a cura di Antonio Denanni

Intervista/3: l’assessora all’Istruzione Antonella Clapier

“Le perizie sull’ex-Sumi e Nino Costa punto di partenza per una riqualificazione dell’edilizia scolastica” Incominciamo con l’anno scolastico appena avviato, sembra con un po’ di fatica per assicurare tutti i servizi di spettanza comunale. Quali sono stati gli aspetti più critici? Sin da subito abbiamo dovuto affrontare una serie di problematiche urgenti legate alla N. Costa e all’avvio della nuova situazione scolastica pinerolese, legata al nuovo dimensionamento degli istituti. Innanzitutto vi è stata la complessa situazione della scuola Nino Costa per la quale, dopo la decisione di non andare alla ex-Sumi si è provveduto a sistemare i bambini in altra sede. Poi nei mesi di luglio ed agosto siamo stati impegnati nell’allestimento dei locali che avrebbero ospitato gli uffici degli Istituti comprensivi nascenti. Nonostante i tempi strettissimi, grazie ad una sinergia di interventi tra personale comunale e scolastico, le opere di trasloco, di cablaggio, gli interventi edili e la ridistribuzione degli spazi interni alle scuole, sono stati realizzati ed il 1° settembre 2016, non senza qualche inevitabile disagio, gli uffici degli Istituti Comprensivi hanno iniziato le relative attività nelle nuove sedi. Il nuovo dimensionamento scolastico delle scuole dell’obbligo deciso l’anno scorso si è avviato normalmente... Direi di sì. Anche perchè per quanto concerne il riordino dei Cicli, la Regione Piemonte ha portato a compimento il processo di razionalizzazione delle scuole del nostro territorio con atto formale il 29/12/2015, sancendo la nascita di quattro Istituti Comprensivi e quindi si è avuto il tempo di prepararsi. Per la storia scolastica di questa città l’elementare Nino Costa è certamente l’aspetto più dolente. Qual è la situazione al momento attuale? Come ormai è noto, dopo aver visionato la documentazione presente negli uffici comunali, a fine agosto, l’attuale Amministrazione ha ritenuto opportuno affidare incarichi a Studi professionali per ottenere approfondimenti statico-dinamici sugli edifici ex Sumi e Nino Costa. Queste perizie, che sono ormai in procinto

di arrivare, costituiranno un punto fermo non solo per gli edifici sopracitati, ma anche un punto di partenza per predisporre una politica di riqualificazione organica dell’edilizia scolastica del nostro territorio. La decisione di non andare alla ex-Sumi è stata una decisione sicuramente dolorosa, ma dovuta, in un’ottica di prevenzione. Siamo comunque in costante contatto con la Dirigente Scolastica e con il personale docente. Appena riceveremo tutti i pareri tecnici richiesti, convocheremo di nuovo un’assemblea aperta alla cittadinanza per comunicare le decisioni assunte al riguardo. Parliamo di mense, tasto dolente per amministratori e dirigenti, per la storia del panino. A distanza dalle polemiche più roventi può dire una parola più posata e serena in proposito? Per quanto riguarda le mense scolastiche, è importante evidenziare che durante la pausa estiva, l’Azienda Ladisa Spa, appaltatrice del servizio di ristorazione delle mense scolastiche del nostro Comune, ha intrapreso opere massicce di ristrutturazione nelle mense di 10 scuole pinerolesi: sono stati eseguiti lavori di riqualificazione edilizia, di ammodernamento delle attrezzature e di efficientamento energetico dei locali in questione. Tali interventi permetteranno un miglioramento qualificato soprattutto dei pasti veicolati attraverso la preparazione di un primo piatto caldo in loco. Durante l’anno in corso si adegueranno i locali mensa delle rimanenti nove scuole. Anche la questione del “panino a scuola” sta mettendo alla prova l’intera Istituzione scolastica, dopo che è stato sancito il diritto al consumo del pasto portato da casa all’interno dei locali scolastici adibiti a mensa. Nella necessità di dare una risposta concreta a quelle famiglie di Pinerolo che hanno espresso la volontà di avvalersi di tale diritto, il 5 ottobre l’Ufficio

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“Il 28/01/2017 apertura alla Brignone del Salone dell’Orientamento” Istruzione ha convocato una riunione aperta ai Dirigenti scolastici e agli insegnanti referenti delle scuole per valutare gli aspetti organizzativi e per garantire i diritti di tutti gli utenti. In questo incontro le parti hanno accolto le motivazioni dell’ANCI e dell’ASL ed hanno espresso la loro preoccupazione in merito, in quanto il pasto domestico pregiudica una delle principali finalità della refezione scolastica che è rappresentata dall’educazione ad un’alimentazione sana, equilibrata e condivisa all’interno della comunità scolastica. Sono state espresse anche delle riserve su possibili rischi igienico-sanitari. Durante quell’incontro è emersa la volontà di redigere insieme, IC e Comune, un questionario da proporre alle famiglie, al fine di raccogliere le intenzioni dell’utenza. Entro questa settimana si valuteranno le richieste che saranno considerate valide per l’intero anno scolastico. Ancora sulle mense. Molti insegnanti e genitori sono indignati per lo spreco di cibo che si fa. Non si potrebbe avviare un progetto di recupero di questo cibo avanzato come si fa in altri luoghi ( ad es. nelle scuole di Luserna?) Intanto si sta insediando la Commissione mensa che ha il compito di monitorare la qualità del pasto fornito dalla Ditta appaltatrice: a tale proposito mi sono già confrontata con alcuni insegnanti che svolgono attività di sorveglianza durante il tempo mensa e con il Presidente uscente di questa Commissione. E’ nostra intenzione lavorare per migliorare il processo di comunicazione del gradimento del pasto, tra l’utenza e la Ditta appaltatrice del servizio. Al contempo si sta cercando di predisporre una “prassi virtuosa” che permetta di non sprecare il cibo integro, non consumato. Una parola sul Consiglio comunale dei ragazzi. È un progetto che continuerà o ci sono altre decisioni? Gli impegni presi dall’amministrazione Buttiero coi ragazzi sulla sistemazione del Parco Olimpico sono stati tutti mantenuti? Rispetto al Consiglio Comunale dei Ragazzi ho intenzione di incontrare i referenti del Progetto, unitamente ad altri Assessori coinvolti, per conoscere lo stato di attuazione delle loro richieste e per programmare insieme gli interventi futuri. La scuola oltre che parte integrante della società è anche luogo di aggregazione e crescita, con collaborazioni con realtà esterne. È questo un argomento che mi sta particolarmente a cuore. Anche quest’anno l’Amministrazione comunale organizzerà il Salone dell’Orientamento, il giorno 28/01/2017 dalle 10.00 alle 15. 00, presso la Scuola Media Brignone, avvalendosi della collaborazione dei referenti e degli orientatori delle Scuola pubbliche e Paritarie Secondarie di secondo Grado, delle Agenzie Formative del pinerolese e delle Scuole Secondarie della cintura di Torino.

Il Salone, tuttavia, rischia di essere una iniziativa sterile, fine a se stessa se non viene supportata da azioni dirette con i ragazzi che prevedano ad esempio l’attivazione di sportelli informativi, seminari e/o incontri orientativi individuali o collettivi, forme di tutoraggio formativo individuale, percorsi di orientamento alla professionalità, in un’ ottica di contrasto alla dispersione scolastica. Per queste ragioni l’Amministrazione si renderà garante di una nuova iniziativa, promossa dalla Città Metropolitana di Torino, denominata “Progetto azioni di orientamento finalizzate al successo formativo e all’occupabilità”. Verranno impiegati Fondi Strutturali e di Investimento Europeo. Un primo incontro di coordinamento si terrà il 9/11/2016. Una delle sue deleghe riguarda i progetti di didattica e formazione con le scuole. Ha qualche progetto in proposito? Abbiamo in corso il progetto del Tavolo dei Minori che si è riunito in ottobre e che si è prefissato il compito di costruire una proposta educativa uniforme sul territorio, approfondendo il confronto tra le azioni del nido Tabona e quelle dei nidi privati autorizzati. Stiamo anche cercando di garantire alle famiglie della Scuola Primaria di Abbadia che ne faranno richiesta, la fruizione di un pomeriggio integrativo. Altri progetti seguiranno. C’è qualche collaborazione in corso o progetto con realtà esterne alla scuola che si vorrebbe portare avanti? In questi mesi ho incontrato molte persone generose che promuovono quotidianamente azioni volte a sostenere e a rafforzare il ruolo educativo della scuola all’interno della società. Anche con loro ho condiviso la passione per una Scuola che si pone in sinergia con il proprio territorio. Mi riferisco, ad esempio, alla collaborazione con il Museo Regionale dell’Emigrazione di Frossasco, alle preziose Associazioni di Volontariato che operano nel settore educativo e dei minori, all’Ecomuseo della Resistenza del Colle del Lys, agli Oratori parrocchiali che approntano attività ricreativeformative, a Fondazioni ed Enti che sostengono con fondi dedicati iniziative di vario genere. Il tentativo è quello di creare una “Rete” di proposte, da affiancare ai percorsi più strettamenti didattici, che offrano ai ragazzi l’opportunità di sperimentare una alternanza scuola-lavoro formativa o un impegno sociale utile alla propria crescita personale. Una scuola capace di organizzare luoghi d’incontro contribuisce a formare una società migliore.

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incontri

Città & Università /31

66 a cura di Antonio Denanni

Intervista a Joelle Long, Diritto privato

Pinerolo, una città culturalmente vivace

«Ci siamo trasferiti a Torino perchè non ne potevamo più dei ritardi del treno e più in generale di dover impiegare ore e ore della giornata a viaggiare» Ci parla di sé e del suo lavoro in ambito della Corte di cassazione sulle famiglie universitario? omogenitoriali. Sono ricercatrice di Diritto privato presso il Entriamo in queste sue competenze: oggi è Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università più corretto parlare di famiglia o di famiglie? di Torino e insegno Diritto di famiglia. Nella Rispondo senza dubbio “famiglie”. “Famiglia” mia attività di ricerca mi occupo in particolare è infatti il nucleo sociale caratterizzato di diritto internazionale delle persone, della dall’esistenza in concreto tra i suoi membri famiglia e minorile (e quindi per esempio di quelle relazioni di affetto, solidarietà, delle convenzioni internazionali e della gratuità che sono storicamente ritenute dalla giurisprudenza della Corte europea dei diritti legge caratteristiche dell’unione coniugale. dell’uomo in Nell’interpretazione materia di diritti della Corte europea dell’infanzia e di dei diritti dell’uomo, protezione degli sono proprio tali adulti “deboli”). legami fattuali a Altri due filoni fondare il diritto per i di indagine “familiari” a ricevere che seguo un trattamento sono i profili premiale da parte interculturali del dell’ordinamento diritto di famiglia giuridico. In e le questioni quest’ottica, ritengo di genere nel Joelle Long, tratta dal video del centro di Ateneo “Agorà Scienza” privo di rilievo diritto. sostanziale il tentativo del legislatore italiano Ci parla anche della sua disciplina? della legge 76 di evitare la qualificazione Il diritto delle persone e delle famiglie delle unioni civili come “famiglia” mediante è tradizionalmente inquadrato nel diritto la definizione delle stesse come “specifiche privato, cioè in quell’ambito del diritto che formazioni sociali” e l’inquadramento nell’art. riguarda le relazioni tra individui. In realtà 2 Cost. anziché nell’art. 29 (che protegge la è profondamente intrecciato con il diritto famiglia “fondata sul matrimonio”). Le unioni costituzionale, il diritto amministrativo, il tra persone dello stesso sesso erano famiglie diritto penale, il diritto processuale civile e prima dell’entrata in vigore della legge e sempre più con il diritto internazionale ed continuano a esserlo anche qualora scelgano europeo. Inoltre, chi si occupa di diritto di di contrarre un’unione civile. famiglia non può trascurare le interrelazioni E mi fa piacere ricordare che la Chiesa con le altre scienze umane, anzitutto la Valdese, cui appartengo, da tempo accoglie sociologia e psicologia. ogni tipo di famiglia. In questo momento storico poi le studiose La famiglia negli ultimi decenni è stata e gli studiosi di diritto di famiglia non si studiata da angolature diverse, si è parlato di annoiano di certo: sono infatti numerose istituzione in declino, qualcuno addirittura ha le riforme legislative e giurisprudenziali. parlato di “morte della famiglia”: come stanno Pensiamo alla legge 76/2016 sulle unioni civili le cose? e le convivenze di fatto e ai recenti interventi La famiglia gode di ottima salute. Ciò


«La famiglia gode di ottima salute. Ciò che cambia è la sua composizione, che varia nel tempo»7 che cambia è la sua composizione, che varia appunto nel tempo ed anche nello spazio. Se di declino si vuole parlare, esso è limitato all’istituto del matrimonio. In genere i cambiamenti sociali anticipano l’intervento del legislatore. Dal suo punto di vista qual è oggi l’intervento legislativo più urgente in ambito di diritto di famiglia? La riforma più urgente mi pare il riconoscimento alle unioni civili dell’accesso all’adozione del figlio del partner, norma com’è noto stralciata alcuni mesi fa dal cosiddetto ddl Cirinnà. Un altro aspetto su cui occorrerebbe intervenire quanto prima per porre fine a un trattamento discriminatorio censurato sia in ambito europeo, sia dalla nostra Corte costituzionale è la regola della trasmissione del cognome paterno ai figli e più in generale l’individuazione del cognome di famiglia. Lei è una pinerolese che ora vive a Torino. Si è trasferita per una maggiore vicinanza al luogo di lavoro o per la fuga da una città di provincia che non offre tutte le opportunità della grande città? L’unica ragione per la quale mio marito e io ci siamo trasferiti a Torino nel 2004, dopo anni di pendolarismo, è stata la vicinanza al lavoro. Non ne potevamo più dei ritardi del treno e più in generale di dover impiegare ore e ore della giornata a viaggiare. La scelta è poi stata confermata quando abbiamo avuto un figlio: volevamo passare più tempo possibile con lui e ciò non era compatibile con una casa a quasi due ore di distanza dal posto di lavoro. Detto questo, vivere a Torino ha i suoi vantaggi. Esiste per esempio una specifica offerta culturale per bambini piccoli e piccolissimi: concerti e spettacoli teatrali e cinematografici dedicati; visite guidate ai principali musei cittadini. Rimaniamo su Pinerolo, che differenze nota tra la Pinerolo della sua infanzia/giovinezza e la Pinerolo di oggi? L’impressione che ho quando vengo a Pinerolo è di una città culturalmente vivace, più di come la ricordavo. Quando frequentavo il Liceo Porporato organizzavamo pullman per

andare a teatro. Ora mi pare che la situazione sia decisamente migliorata e che l’offerta culturale sia ampia. Devo però dire che rilevo anche alcuni peggioramenti: il traffico, per esempio, mi pare decisamente aumentato ed è diventato difficilissimo trovare parcheggio in centro. Ha qualche idea da suggerire per valorizzarla o anche solo per renderla più attrattiva? Mi piacerebbero delle belle piste ciclabili. A Torino non vado in bici a causa del traffico, ma mi piacerebbe molto farlo almeno a Pinerolo! Una cosa che colpisce molti suoi colleghi docenti universitari, pinerolesi di nascita o di residenza, è lo scoprire di essere così numerosi nel territorio (noi siamo arrivati ad individuarne finora 45). Una terra di provincia molto ricca di cultura e di capitale umano si direbbe. Come è possibile valorizzarlo? Creando occasioni culturali in cui coinvolgerci, anche per testimoniare ai ragazzi che frequentano l’università o che si accingono a frequentarla che fare dello studio un lavoro non è una prospettiva inarrivabile e non richiede un pedigree familiare, come talvolta si sente dire. Più prosaicamente migliorare il trasporto pubblico Pinerolo-Torino, per esempio con una metropolitana a cielo aperto che in mezz’ora colleghi Pinerolo a Porta Nuova, beneficerebbe sia gli studenti universitari sia il personale docente e tecnico amministrativo universitario che lavora a Torino e vive nel pinerolese. A Pinerolo con le ultime elezioni c’è stato un cambio generazionale a livello politico e probabilmente a seguire ci sarà anche quello culturale. È un segnale di rinascita per questa città in declino? Sono i giovani il suo futuro? Per deformazione professionale mi pare importante sottolineare che affinché i giovani siano il futuro e il ricambio generazionale sia salutare occorre che il sistema scolastico e quello universitario funzionino bene e siano valorizzati, anche con risorse adeguate. Invece l’Italia è all’ultimo posto in UE per percentuale di spesa pubblica destinata all’istruzione!


G L O B -L O C

Benchmarking territoriale di TAC (Territorio, Architettura, Scultura) - www.tac-lab.it

Dopo il grande incendio di Chicago

L’Home Insurance Building per ricostruire l’identità L’argomento di maggior attualità è sicuramente il gravissimo susseguirsi di scosse di terremoto che sta devastando il centro Italia. Alla luce dei tragici eventi molti studiosi ed esperti del settore hanno subito compreso che è fondamentale focalizzarsi sulla diagnostica per fare in modo che eventuali future scosse di terremoto non generino altrettanti morti e altrettanti danni. La volontà di tutti è stata subito quella di pensare all’immediata ricostruzione poiché siamo tutti convinti che ricostruire è l’unico modo per ricucire non solo il tessuto urbano, ma anche e soprattutto il tessuto socio-culturale, indispensabile per porre delle basi solide per un nuovo futuro. Lo Stato deve farlo per la sua parte negli edifici pubblici, ma allo stesso tempo deve favorire – come si è fatto per l’uso delle energie rinnovabili – attraverso agevolazioni l’intervento sugli edifici privati con l’obiettivo di restaurare quello che può essere recuperato e laddove la ricostruzione fosse impossibile, inventare qualcosa di nuovo. Con coraggio. Ciò che risulta evidente è come tutto questo sia difficile e delicato. L’obiettivo principale è di sradicare la paura per evitare che certi luoghi vengano demonizzati; l’aspetto principale risulta pertanto quello di focalizzarsi sul modus operandi, sull’analizzare al meglio il pericolo per potere offrire il “riparo più opportuno”; l’architetto e senatore Renzo Piano si è speso in prima persona proponendo costruzioni basate sul sistema costruttivo in legno, con il fine di presentare una soluzione semplice ed

efficace per ricreare un nuovo tessuto urbano capace di far sentire le persone “al sicuro”. Ciò che sembra fondamentale è comprendere che un evento catastrofico, che distrugge e demolisce l’intera storia e l’identità di una città, di un paese e di un territorio - per quanto non potrà mai essere domato - è stato in passato un componente che ha modificato la cultura del costruire fino a definire la nuova conformazione stessa di alcune città. L’esempio più significativo è indubbiamente l’incendio che ha devastato la città di Chicago nel 1871. Il grande incendio di Chicago è storicamente considerato uno delle più grandi catastrofi statunitensi del XIX secolo, nel quale persero la vita centinaia di persone e vennero bruciati oltre 6 km2 della città. Tuttavia subito dopo l’incendio la ricostruzione fu fulminea, e durò pochi anni; la necessità di costruire strutture più sicure fu l’obiettivo principale e la volontà di creare una nuova identità fu tanto forte che la paura venne tradotta in slancio propositivo; l’obiettivo non fu solo più quello di ricostruire, ma nacque l’esigenza di sperimentare per creare un’identità nuova e più forte della città: nacque una vera e propria Scuola di Chicago che promuovendo la tecnologia costruttiva in acciaio, mise le basi per la costruzione di un nuovo tessuto urbano e di una nuova socialità più forte e più sicura. Tra gli edifici costruiti ex novo, va menzionato l’Home Insurance Building, il primo grattacielo della storia. La ricostruzione, avvenuta immediatamente dopo l’estinzione dell’incendio, avviò un processo che portò Chicago ad essere una delle più importanti città americane.

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terra

L’ambiente siamo noi di Beppe Gamba

Servizi capillari per l’economia circolare L’idea di un’economia “circolare” è nuova solo in parte e riecheggia un imperativo antico, un po’ trascurato nella società dei consumi, per il quale “non si getta mai via nulla”. Ciò implica che le materie prime entrate nei cicli di produzione e consumo non ne escano più, non diventino mai scarto o rifiuto, ma di volta in volta materia prima seconda utile per altri impieghi, in un ciclo quasi infinito di attività connesse. Oggi, accanto all’antica sapienza dei contadini e all’esperienza degli industriali dei rottami e degli stracci, disponiamo delle tecnologie utili a riciclare molti dei residui industriali e dei rifiuti domestici e a sostituire i materiali non riciclabili. L‘economia circolare ha però bisogno, oltre che di tecnologie, anche di servizi che raccordino in modo efficace le diverse attività, rendendo disponibili i materiali in cascata, nei luoghi giusti, nelle forme, quantità e qualità opportune. Ovvero necessitano di efficienti circuiti di raccolta e trattamento differenziato dei rifiuti. Attualmente l’area Pinerolese, con i suoi 47 comuni e 158.000 abitanti serviti dall’ACEA, raccoglie in modo differenziato e ricicla circa il 50% dei rifiuti urbani. E’ un buon risultato se confrontato con altre aree d’Italia, ma purtroppo si colloca nella fascia bassa delle graduatorie del Nord Italia e del Piemonte. In particolare è al penultimo posto nella Provincia di Torino, seguita solo da Torino città, realtà non paragonabile per demografia e tessuto economico. E’ quindi un risultato ancora lontano dall’idea di circolarità dei materiali ed è purtroppo stabile da anni, segno del limite

operativo ormai raggiunto dai sistemi stradali di raccolta, cassonetti e isole. Le aree che nel resto d’Italia hanno raggiunto tassi di riciclo elevati (tra i tanti, Milano con il 65%, il consorzio Chierese con il 72%) e che possono guardare con fiducia all’ipotesi “rifiuti zero” hanno adottato su larga scala la raccolta domestica dei rifiuti, cioè il portaa-porta o altri sistemi più vicini agli utenti che, eliminando dalle strade i cassonetti, non consentono negligenze e sono quindi più efficaci. Anche sotto il profilo dei costi ci sono poche ragioni per escludere sistemi di raccolta più capillari. I comuni con elevati tassi di raccolta differenziata non sempre affrontano spese più elevate, poiché i fattori che incidono sul costo complessivo di gestione sono numerosi, a partire da quello dello smaltimento finale dell’indifferenziato e dei suoi costi ambientali e sociali. Se vogliamo v e r a m e n t e riciclare i materiali su larga scala e promuovere così l’economia circolare dobbiamo impegnarci tutti. Il legislatore, l’industria e i consumatori con norme, investimenti e abitudini di acquisto coerenti con l’obiettivo. I gestori dei servizi devono rassegnarsi all’idea di affiancare agli impianti tecnologici, per quanto ben gestiti come nel caso Pinerolese, servizi di raccolta differenziata più efficaci anche quando, come il porta-a-porta, richiedono più operatori e un lavoro manuale più accurato e diligente. Ai cittadini si chiederà più impegno nel separare con attenzione gli oggetti e nel conferirli in modo corretto e alla politica locale di saper dare gli indirizzi giusti.

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così nel territorio

Giovani & Scuola di Alessia Moroni

A Cumiana nell’Istituto Comprensivo Pinerolo V

Le classi sono senza aule Armadietti colorati, scale con segnaletica, corridoi pieni di disegni e un’aula per ogni materia scolastica. Questa è l’atmosfera che troviamo nell’Istituto Comprensivo Pinerolo V di Cumiana, una scuola secondaria di primo grado che ha, da poco più di un anno, cambiato il modo di vivere la scuola con il progetto “Classi senza aule”. Ogni alunno ha un armadietto personale e i ragazzi si spostano nell’aula del professore ogni volta che cambia la materia. Tra una lezione e l’altra, si ha così il tempo per sgranchirsi le gambe, salutare un amico e sedersi in aula. Gli alunni hanno quattro minuti per spostarsi e delle regole ben precise da rispettare per far sì che tutto funzioni al meglio. L’organizzazione è massima e persino le due scalinate principali hanno un solo senso di percorrenza, c o r r e t t a m e n t e contrassegnato con segnali appositi. Abbiamo dunque intervistato i protagonisti di questa realtà, cercando di cogliere tutti gli aspetti dal punto di vista di chi la vive ogni giorno. Professor Meloni, lei è il docente che per primo ha proposto questo cambiamento. Da cosa nasce l’idea? L’idea nasce dal fatto che la scuola non era obbligata ad essere sempre uguale. C’erano dei limiti dal punto di vista didattico: l’insegnante che si deve spostare ha poco materiale a disposizione, specialmente per le materie in cui è indispensabile la componente laboratoriale. In questo modo i professori hanno la propria aula e la si può adattare in relazione alla didattica. Per

i ragazzi, muoversi continuamente aiuta a ricaricarsi e a socializzare. Quali sono stati i cambiamenti riscontrati nei ragazzi? In questa situazione molto dinamica i ragazzi stanno bene, sembrano più attenti a lezione. Possono accedere agli armadietti solo a inizio giornata e durante l’intervallo, per prendere il necessario. Gli armadietti sono un grande momento di formazione interclasse: i ragazzi socializzano anche con compagni di altre classi ed è incredibile quanto rispettino la gestione degli spazi. Si muovono senza correre, c’è stata una crescita dal punto di vista della responsabilità. Didattica: quali influenze ha avuto il nuovo

sistema dal punto di vista degli insegnanti? Scienze: «Ora ho tutto ciò che mi serve per le lezioni, per esempio l’armadio di Chimica e tre computer. Avere un’aula per la propria materia permette una didattica personalizzata». Insegnante di sostegno: «Questo sistema ci consente di avere il materiale direttamente nell’aula della materia. Prima mi portavo

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11 sempre tutto dietro, ora ho il mio spazio in ogni aula e questo mi permette di organizzare meglio il mio lavoro». Lettere: «Non credo che una situazione del genere influenzi la didattica se non per le materie che richiedono una parte pratica. Avevo già un’impostazione della spiegazione che coinvolgesse i ragazzi e questo sistema non ha cambiato nulla dal punto di vista del mio insegnamento.» Che cosa significa per i ragazzi vivere la scuola in un modo così dinamico? Avere un armadietto personale? Gestirsi con i tempi e con gli spazi? Lo abbiamo chiesto direttamente a loro! «L’armadietto è come una casa, è il tuo spazio e non può averlo nessun altro. Ora ci sentiamo più partecipi nelle lezioni e con i lavori di gruppo siamo molto più uniti. Adesso sei sempre circondato da altre persone!» (Due alunne di classe seconda) «Gli armadietti sono molto comodi e li si personalizza come si vuole. All’inizio era

difficile, ma poi ci si organizza. Cambiare aula permette di staccare un attimo, migliora l’attenzione. Noi di terza aiutiamo i più piccoli e così non si sta solo con la propria classe, ma anche con gli altri». (Tre alunni di classe terza). «All’inizio era difficile organizzarsi e orientarsi, bisognava spostarsi di continuo, molto diverso dalla scuola elementare! Ci

stiamo conoscendo di più, si fa lezione molto più concentrati dopo aver fatto due parole con gli amici. Andiamo a scuola molto volentieri». (Due alunni di classe prima) Ragazzi, se poteste descrivere la vostra scuola con una sola parola, cosa direste? FANTASTICA, COLORE, CURIOSITA’, SIMPATICA, MODERNA. Anche per i collaboratori scolastici, il nuovo sistema è stato un cambiamento? «C’è più sorveglianza perché i ragazzi si muovono di più, ma sono più ordinati, rispettano di più il laboratorio e li vediamo più entusiasti.» (Due collaboratrici scolastiche) Abbiamo chiesto alla dirigente scolastica, la dott.ssa Manuela Buosi, com’è stato portare avanti il progetto, quale fosse il suo bilancio dopo un anno dalla partenza e le prospettive future. «Inizialmente è stato fatto uno studio sulla fattibilità del progetto dal punto di vista della sicurezza. Quando abbiamo visto che poteva esserci una possibilità di realizzazione abbiamo coinvolto i genitori, che hanno accolto bene la proposta. Il mio personale bilancio è positivo e lo abbiamo riscontrato nei ragazzi. Aumenta la consapevolezza dell’essere a scuola, viene fuori la personalità degli alunni ed i continui cambi di aula sono un elemento di stimolo. Ora siamo nella seconda fase del progetto, ovvero stiamo allestendo le aule perché diventino dei veri e propri laboratori, con attrezzature specifiche in modo che la didattica sia più coinvolgente».


società

Serate di Laurea Serate a cura di Francesca Olocco

Laurea in Fisica

Serata con Federico Dattila

L’efficienza energetica al Campus Luigi Einaudi Il relatore della prima Serata di Laurea di questo anno accademico, svoltasi venerdì 28 ottobre, è Federico Dattila, laureato in Fisica. La sua tesi, dal titolo “L’efficienza energetica al Campus Luigi Einaudi”, è stata svolta in seguito a uno stage e consta di un’analisi dei consumi evitabili da parte del CLE e una serie di proposte a favore di un maggiore risparmio: “L’Università degli Studi di Torino, con i suoi oltre 67.000 studenti e circa 3.700 tra docenti, ricercatori e personale amministrativo, rappresenta una fonte di consumo energetico notevole: per il solo consumo elettrico si stima un valore annuale di circa 37 milioni di kWh (2015), per un costo di circa 7 milioni di Euro. Nell’ambito del progetto “GreenUniTo”, volto alla sostenibilità di Ateneo, ho analizzato i consumi energetici del Campus Luigi Einaudi, inaugurato nel dicembre 2012. Collaborando con il mio collega Giorgio Ghillardi, ho

esaminato a fondo planimetrie e strutture impiantistiche della sede universitaria, alla ricerca di eventuali inefficienze. Personalmente, ho focalizzato il mio studio sulla gestione dell’illuminamento e dei dispositivi informatici, sottolineandone le problematiche, quali una temporizzazione inefficiente (illuminazione e Pc attivi anche in regime notturno) e scelte progettistiche superficiali (assenza di sensori di presenza e luminosità laddove necessari). Collegialmente, grazie all’ausilio della Direzione Tecnica dell’Ateneo, abbiamo stimato l’impatto economico delle soluzioni da noi proposte in termini di investimenti e risparmi: per il solo Campus sono risultate presenti inefficienze per oltre 200.000 kWh annuali (oltre 40.000 €)”.

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culture

Dal mondo di Alessandro Castiglia

Le nuove frontiere del colonialismo

Le Chinatown fantasma in Africa Nova Cidade de Kalimba è una delle tante moderne città cinesi costruite in Africa negli ultimi anni. La China International Trust and Investment Corporation (Citic) ha speso 3 miliardi di euro edificando ben 750 palazzi di 8 piani, più di cento locali commerciali e scuole. Ma come succede per gran parte di queste città, esse rimangono completamente disabitate. Qual è il motivo di queste spese? Nell’epoca delle “invasioni” di migranti africani nel Vecchio Continente, passa inosservato un fenomeno particolare: la Cina dal 2012 investe diversi miliardi di euro nella costruzione di enormi città in tutta l’Africa e promuove il trasferimento del popolo cinese in questi luoghi nuovi di zecca. Per l’occasione è stata persino creata l’iniziativa denominata “Una sola Cina in Africa”, ovvero una lotteria nazionale per lasciare il proprio paese spostandosi nel nuovo Continente. Numerose “Chinatown” stanno nascendo in tutto il territorio africano: dalla Nigeria alla Guinea equatoriale, nel Ciad, nel Sudan, ma anche in Zambia, Zimbawe e soprattutto in Angola. Insomma, la Cina considera il continente nero un investimento cruciale per il futuro, per questo motivo finanzia le aziende edilizie, chiudendo un occhio nel caso in cui i prestiti non siano restituiti e le megalopoli rimangano vuote. Perché questa necessità? La situazione del territorio della Repubblica Popolare Cinese continua ad aggravarsi ogni anno: sovraf-

follamento (la popolazione è triplicata negli ultimi cinquant’anni passando da 500 milioni a 1,3 miliardi), desertificazione ed inquinamento avrebbero portato il governo di Pechino a pensare ad una strategia espansionistica: investire in terra africana acquisendo superfici coltivabili ed abitabili. Le autorità africane, consapevoli di non avere la forza economica per realizzare questi progetti da sole, hanno accolto questa iniziativa cinese come un “grande esempio di politica sociale”, assicurando in cambio forniture di carburanti e materie prime. Nel giro di pochi anni, oltre alle città, sono state costruite migliaia di chilometri di ferrovie per trasportare tonnellate di legna, tagliata illegalmente, per sopperire al fabbisogno di legname cinese (che equivale al 70% di tutta la produzione africana) e gigantesche miniere sono state aperte per estrarre minerali a meno di 1 dollaro al giorno sfruttando la bassa manodopera del popolo indigeno. L’insediamento sta comportando evidenti conseguenze non solo sul piano economico ma anche culturale: numerosi centri culturali finanziati dallo Stato Cinese stanno sorgendo in tutta l’Africa, con lo scopo di insegnare alla popolazione locale come fare affari in lingua e stile mandarino e cantonese. Infine, esclusivi ristoranti che servono solo cibo cinese, e dove non sono ammessi i neri, stanno sorgendo in ogni angolo del continente. Il tutto senza che i grandi Media ne parlino. Sarà questa la nuova frontiera del colonialismo?

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culture

In Europa di Anna Filippucci

Transalp per la mobilità studentesca

Il progetto del Liceo Porporato

Il Programma “Transalp”, promosso dagli uffici scolastici territoriali del Piemonte e di Grenoble e Aix-Marseille, promuove la mobilità degli studenti delle superiori attraverso degli scambi individuali della durata di un mese. Riportiamo qui alcune impressioni ed opinioni di persone direttamente coinvolte nell’iniziativa: hanno risposto gentilmente alle nostre domande la docente referente del progetto al Liceo Porporato di Pinerolo Silvia Moretto ed alcuni degli studenti coinvolti. In che modo un’esperienza di questo tipo può essere utile o interessante per uno/a studente/ ssa del liceo? Prof.Moretto: Ritengo che sia utilissima per ampliare i propri orizzonti, acquisire autonomia ed imparare ad adattarsi e cogliere gli stimoli che derivano dal fatto di trovarsi in situazioni nuove. Qual è il fine ultimo del progetto? Prof.Moretto: Il progetto ha la finalità di promuovere una dimensione internazionale, in questo caso transfrontaliera, della formazione secondaria superiore. In particolare ha l’obiettivo di facilitare e intensificare le relazioni già forti tra le scuole del Piemonte e quelle francesi. Quali erano le tue aspettative prima di partire? Sono state soddisfatte? Laurène: Prima di partire avevo paura di ritrovarmi in una città troppo grande (più simile a Parigi) ma per fortuna Pinerolo non è poi immensa. Conoscendo già la mia corrispondente ero sicura che mi sarei divertita, pur dovendomi adattare ad uno stile di vita completamente diverso dal mio. Giulia: Prima di partire ho provato differenti stati d’animo; da un lato mi entusiasmava l’idea di partire e di vivermi questa esperienza nel migliore dei modi, ma io e i miei genitori avevamo qualche remora sulla famiglia ospitante. Hai riscontrato delle difficoltà di qualche tipo? Matilde: Penso che la difficoltà più grande sia stata il distacco dalla mia famiglia in quanto non conoscendo la mia corrispondente non potevo sapere cosa mi aspettava e questo mi ha agitato un po’. Camilla: La lingua è stata inizialmente un proble-

ma, anche capendo tutto quello che mi dicevano ho avuto difficoltà nell’esprimermi soprattutto nella prima metà dello scambio, riuscivo a sopravvivere ma di solito parlo molto e mi è sembrato di passare due settimane nel mutismo più assoluto! Da quale punto di vista quest’esperienza ti ha maggiormente arricchito? Giulia: Questa esperienza mi ha arricchito principalmente perchè mi ha permesso di scoprire il sistema scolastico francese, completamente diverso dal nostro e ho imparato espressioni di uso comune che a scuola non si apprendono. Rifarei assolutamente un’esperienza del genere all’estero, perché penso possa solo arricchirti a livello personale e permette non solo di conoscere meglio un’altra “realtà” ma anche te stesso. Valentin: Prima di tutto ho scoperto che mi piace molto viaggiare e imparare nuove lingue, e poi che farò sicuramente altri scambi senza partire con troppa ansia. Julie: Non esiste miglior modo per apprendere una lingua che quello di andare nel paese dove si parla. Sui banchi di scuola è diverso: non ho modo di migliorare così tanto. Una giornata di lezioni in Francia non potrebbe mai uguagliare una giornata in Italia. In che modo quest’esperienza di scambio culturale può inserirsi in una prospettiva più ampia europea? Prof.Moretto: Tutte le esperienze che permettono ai giovani di sperimentare una dimensione internazionale, di uscire dai confini della propria realtà quotidiana per conoscere un altro sistema scolastico, un altro stile di vita, un’altra lingua sono secondo me la base su cui si fonderà il loro senso di appartenenza all’Europa. Camilla: Non penso che questo tipo di esperienza possa creare un’identità comune ma di certo ti aiuta ad apprezzare comportamenti diversi che al primo impatto ti possono sembrare strani e senza senso. Laurène e Giulia: Riteniamo che uno scambio interculturale possa aiutare a creare un’identità europea più definita dal momento che si entra in contatto con un’altra cultura e stili di vita differenti.

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società

Per Mostre e Musei ed altro

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di Chiara Gallo

Enrico Challier

La scultura e l’arte della bellezza Enrico Challier è laureato in Economia, ma la passione per l’arte ce l’ha nel sangue. Sin da piccolo si è avvicinato al mondo del disegno e dei colori, il ricordo del nonno che lavorava il legno ha fatto il resto. Dopo aver conseguito la laurea, con il sostegno della famiglia ha sistemato il fienile dei suoi nonni e lì ha cominciato a lavorare, a contatto diretto con la natura da cui trae il materiale per le sue sculture: il legno. I suoi soggetti, ormai immediatamente riconoscibili, prendono forma seguendo le linee del tronco dalle quali trova l’ispirazione per esprimere il suo stile e trasmettere un messaggio di eleganza e bellezza. Ma perché proprio il legno, materiale spesso non così semplice e malleabile? Il legno devi interpretarlo, ma devi sempre avere qualcosa da dire. Ciò che mi interessa è raccontare la bellezza, non quella stereotipata, ma quella che proviene dall’interno, magari non evidente a un primo sguardo. Scelgo di lavorare sui tronchi perché li sento più vicini alla natura umana. L’albero infatti se trova un ostacolo sul suo percorso di crescita, cerca sempre un modo di aggirarlo e di continuare il suo cammino verso l’alto. Un comportamento molto simile al nostro. Un’altra caratteristica che apprezzo nel legno è il fatto che se da un lato ci impiego molto tempo per elaborare l’opera finale, il risultato è sempre diverso, mai uguale. Nell’ultima mostra presentata alla Galleria Losano di Pinerolo, Oltre i muri, hai messo bene in evidenza il contrasto tra luoghi abbandonati e le sculture, perché?

Abbiamo voluto in un certo senso mandare un piccolo messaggio al pubblico, ovvero che questi sono luoghi bellissimi, ma che purtroppo restano ancora abbandonati. È nostro compito riportare la bellezza in questi luoghi, proprio come abbiamo fatto in occasione della mostra con il collocamento delle mie sculture. Le tue opere sono principalmente rappresentazioni femminili. Perché questa scelta? Innanzitutto perché le donne presentano caratteristiche fisiche molto più aggraziate e piacevoli che si adattano meglio al legno. Inoltre, al momento non ho ancora trovato il soggetto femminile perfetto, per questo la mia ricerca continua. Quali sentimenti vorresti suscitare nel pubblico che osserva le tue opere? Cerco di non creare inquietudine. Credo che il mondo sia già pieno di fatti e scenari terribili, l’arte deve essere una pausa da tutto ciò. Desidero qualcosa che sia piacevole da guardare. Ognuno deve andare a cercare qualcosa che lo faccia star bene nelle mie sculture. Un consiglio per un giovane che vuole intraprendere questo percorso? Di farlo solo se piace davvero. È un lavoro che richiede tempo, impegno e passione. Occorre essere convinti di voler iniziare questo percorso per sé stessi prima di tutto. Inoltre consiglierei di studiare molto, guardare i grandi scultori del passato, conoscerli, riprodurli e reinterpretarli fino al raggiungimento di un proprio stile.


MONDO

Giovani&Nuove tecnologie di Greta Gontero

Ocean Cleanup

É possibile riuscire a liberare gli oceani dall’immensa quantità di plastica che li deturpa al giorno d’oggi? Chiedetelo a Boyan Slat, giovane ragazzo olandese che nel 2013, a soli diciotto anni, ha ideato Ocean Cleanup, un innovativo e strabiliante sistema di pulizia degli oceani che si presenta come uno dei progetti ad impatto ambientale più grande mai realizzato. Le correnti marine hanno prodotto, trasportando milioni di tonnellate di plastica, cinque enormi isolespazzatura: Ocean Cleanup è in grado di concentrare la plastica in un unico luogo in modo tale da facilitare la sua raccolta e il riciclo… I dati che emergono sono pieni di fiducia: si parla di rimuovere circa la metà dei 150milioni di rifiuti galleggianti

nell’enorme isola di spazzatura chiamata Great Pacific Garbage Patch entro 10 anni. Grazie al crowdfunding, Slat è stato in grado di ottenere i finanziamenti necessari per la produzione di un primo prototipo di barriera sottomarina: due lunghe braccia situate a pelo d’acqua e profonde 3 metri catturano i rifiuti e, come in una sorta di imbuto, li incanalano e trasportano tutti insieme in un’area delimitata, in cui sarà possibile svolgere con facilità l’attività di raccolta, filtrazione e riciclo dei materiali. Il progetto è partito nel mare del Giappone nel 2016 e speriamo che l’idea sviluppata nella camera di un giovane olandese possa un giorno salvare il nostro pianeta.

A proposito di referendum Avremmo voluto dire due parole sul referendum del prossimo 4 dicembre, in particolare sui contenuti, ma ormai il dibattito ha travisato il quesito su cui si andrà a votare trasformandolo in un voto pro o contro Renzi e il suo governo; inutile proporre ragionamenti perchè si verrebbe automaticamente etichettati a favore dell’una o dell’altra parte. Quindi preferiamo tacere, pur rimanendo fedeli alla nostra idea di fondo che è quella del rinnovamento. Per chi vuole avere un’informazione senza pregiudizi segnaliamo il sito di tre giovani blogger che fuori dalla mischia hanno tentato di dare una corretta informazione: http:// www.lastessamedaglia. it/2016/04/il-referendum-di-ottobre-spiegato-facile-facile/ (AD) P.S. Il quesito di fondo però rimane: agli italiani giova di più votare SÍ - Oppure giova di più votare NO? Il resto ormai è propaganda.

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diritti umani

Visibili & Invisibili

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GRUPPO GIOVANI AMNESTY INTERNATIONAL

Siria e Diritti umani Siria, grande Stato vittima da anni di una gravissima crisi dei diritti umani: 2.500.000 rifugiati, 9.300.000 persone che hanno bisogno di assistenza, oltre 6.500.000 profughi interni, oltre 100.000 persone uccise; circa 250.000 civili vivono sotto assedio e la maggior parte di essi è confinata in aree controllate delle forze governative siriane che, regolarmente, le bombardano. In altre zone, l’opposizione armata li assedia e blocca la consegna delle forniture dei beni di prima necessità. Per molti la situazione è disperata: mancano cibo, forniture mediche, carburante e forniture elettriche. Inoltre colpire zone densamente popolate da civili, impossibilitati a fuggire (dove? In Libano sono vittime di violenza religiosa, in Turchia o in Giordania non riescono a trovare lavoro) è un crimine di guerra, la popolazione è costretta a restare in città a morire di fame.

A Yarmuk, campo alla periferia di Damasco, dall’inizio dell’assedio delle forze governative a luglio 128 persone sono morte di fame. Nell’ultima settimana i quartieri occidentali di Aleppo sono stati segnati da attacchi indiscriminati (tra cui gas tossico ) contro la popolazione da parte dell’opposizione armata: dall’inizio dell’offensiva controllata dalle forze governative sono state uccise almeno 48 persone, di cui 17 bambini. Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu sta affrontando con ritardo questa crisi umanitaria, chiedendo la fine immediata degli “assedi dei centri abitati”, delle violenze e delle violazioni dei diritti umani. Ma, finora, le parti in conflitto non hanno fatto abbastanza per porre fine alle sofferenze dei civili. È importante cercare pace, cercare umanità, è importante ricordare.

Giovani & Ambiente

di Francesca Beltramo

Sigarette e inquinamento Al mondo si contano oltre un miliardo di fumatori per un consumo di 6000 miliardi di sigarette l’anno, in media 6,5 kg di tabacco l’anno per fumatore. Secondo le ultime stime dell’Osservatorio della Sanità entro il 2020 il fumo sarà la terza causa di morte nel mondo, ciò sembra provato dal continuo aumento dei casi di broncopneumatopia cronica ostruttiva (Bpco), patologia che causa l’ostruzione dei bronchi e la riduzione delle difese immunitarie nelle vie aeree, comportando la compromissione di un’area delicata dei polmoni. Il fumo è sicuramente una piaga sociale che colpisce le società, ma ciò che stupisce davvero è il totale disinteresse della popolazione per le implicazioni sull’ambiente. Secondo una recente ricerca dell’Istituto Tumori di Milano il tabacco è una fonte di inquinamento più pericolosa delle polveri sottili emesse da automobili e industrie, per arrivare a questa conclusione sono stati condotti degli esperimenti in una piccola cabina di plastica trasparente con un rilevatore

del livello d’inquinamento nella zona. Dopo aver fatto accelerare una Harley Davidson per circa due minuti l’aria di Milano è passata da 170,000 micron di PM10 (Materia Particolata, in piccole particelle) a 250,000, mentre dopo aver lasciato che una ragazza vi fumasse una sigaretta per lo stesso periodo di tempo il livello misurato dai sensori era di 700,000 micron, ciò è spaventosamente devastante se si pensa che il 20% dei rifiuti raccolti negli Stati Uniti è costituito da mozziconi di sigarette e che dal 1970 ad oggi il consumo di tabacco nei paesi del Terzo Mondo è cresciuto del 67%. Ma gli effetti del fumo purtroppo vanno ben oltre l’inquinamento e colpiscono l’ecosistema terrestre in senso lato: ogni anno per far spazio alle coltivazioni di tabacco vengono persi 2 milioni di ettari di foresta, spesso si tratta di paesi in via di sviluppo e a clima semiarido e ciò non fa che favorire l’espansione delle zone desertificate, senza contare che tutte le risorse ed i terreni utilizzati per la produzione di tabacco potrebbero essere impiegati nelle colture alimentari. Altre tragedie se si pensa agli effetti del fumo passivo sugli animali domestici e a tutti gli smottamenti che coinvolgono la fauna delle zone inquinate e desertificate.


Il Passalibro

dal tempo

di Cristiano Roasio

Hang Kang

Diventare alberi A novembre gli alberi nascosti nella nebbia, forme inquietanti che emergono dalla bruma del mattino, sembrano chiedere, muti ovviamente, “cosa ci stai a fare in quella macchina?”. Già dalla copertina di un tenue verde clorofilliano, sporcata da una peonia pornografica del maestro della fotografia erotica Nobuyoshi Araki, pare evidente il tema del libro. Non bisogna però farsi ingannare dal titolo: è vero che la questione vegetariana scandalizzò la patria della scrittrice Han Kang, una Corea dove il vegetarianesimo non ha ancora avuto grande seguito, così come il comportamento della protagonista Yeong-hye in seguito ad un incubo di carne a brandelli e sangue, scatena la narrazione, ma in questo notevole romanzo c’è di più. L’orrore per la violenza inflitta diventerà infatti ossessione, malattia, totale distacco dalla realtà, ascesi e probabilmente morte. Nelle tre parti che costituiscono il libro cambia sempre il narratore: nella prima è il marito, un classico sarariman asiatico che rincasa dall’ufficio a mezzanotte, poco innamorato di Yeong-hye, a rimanere esterrefatto per i comportamenti della moglie; in questa fase diventare vegetariani significa anche distaccarsi dal maschilismo che domina la coppia, rifiutare il rapporto sessuale, quasi una rivolta femminista. Nella seconda fase è il genero, artista e videomaker, a raccontare la sua ossessione per Yeonghye, per la sua macchia mongolica (una voglia bluastra, un petalo sull’osso sacro) che culminerà con una sessione di body painting vietata ai minori (continua il V.M.18: non considererete la clorofilla e

la rugiada allo stesso modo); ormai è già l’amore fisico tra fiori a guidare la rinuncia al sangue. Infine, nell’ultima tristissima parte è la sorella della protagonista a raccontare l’ovvio sfacelo fisico di una persona che si rifiuta di mangiare, si ostina a fare la verticale e si perde sotto la pioggia fissando gli alberi; ed è proprio il dubbio che si insinua in In-hye, fino a quel momento una donna equilibrista tra lavoro e famiglia, la sensazione di essere stata così vicina alla follia della sorella, a creare un cortocircuito narrativo ed il lettore, ormai sballottato tra erotismo floreale e tecniche cliniche per nutrire tramite sondino, ne esce sconvolto nel profondo. Ogni tanto prendo in giro la mia fidanzata vegetariana dall’alto della mia saccenza carnivora, “dovresti smettere di usare l’auto e di consumare, perché altrimenti continui ad ammazzare”. Non so chi abbia ragione. Eppure la sensazione che tutto, dalla cotoletta che mangerò stasera, all’elettricità che tiene acceso questo computer, alle tasse che pagano le armi, sia dominio, prepotenza, carne sanguinolenta e violenza, rimane. E se avesse ragione Yeong-hye a non-vivere felice sotto la pioggia mentre petali di colore le sbocciano sui seni e sul costato? Perché in fondo non esiste una morale per gli alberi, basta allungare le radici e farsi accarezzare dal sole. A me non rimane che ascoltare le domande mute dei rami immersi nella foschia. La vegetariana Han Kang, Adelphi 18,00 €

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Sociale & Volontariato

primo piano

di Federica Crea

Al Bivio di Cumiana

Il Progetto Re.Te. del Sermig

“L’acronimo di Re.Te. sta per Restituzione Tecnologica, che è anche sperimentazione” “Dai un pesce a un uomo e lo nutrirai per un giorno. Insegnagli a pescare e lo nutrirai per tutta la vita.” (Confucio) Il Servizio Missionari Giovani, meglio conosciuto come SERMIG, è un’associazione nata a Torino circa cinquant’anni fa con lo scopo di aiutare le popolazioni povere del mondo e dal 1994 è parte integrante del comprensorio della Scuola Don Bosco di Cumiana, di cui usa alcuni locali. Ad accogliermi e a farmi da cicerone tra i campi e i magazzini del SERMIG, è Rinaldo Canalis, coordinatore del Progetto Re.Te., eclettico, carismatico e pieno di un’energia travolgente che si riflette sui numerosissimi volontari che da anni collaborano con il SERMIG. Come racconta Rinaldo: «Dalla sua nascita, avvenuta negli anni ’80, la Re.Te. ha rappresentato una realtà ampia, diversificata e al contempo onnicomprensiva. Dal punto di vista geografico il Progetto Re.Te. interessa quelle aree del pianeta colpite da fame, povertà e arretratezza che necessitano di interventi mirati per garantirne lo sviluppo; ma non solo. Dal punto di vista tecnico infatti sono molti i settori che beneficiano degli interventi di Re.Te. – dall’agricoltura all’elettronica – così come dal punto di vista umano sono moltissime le persone coinvolte in questo progetto». Attraverso più di 1100 spedizioni, dal 1985 a oggi il Progetto Re.Te. ha raccolto e inviato oltre 4000 tonnellate di materiale in più di 20 Paesi del mondo, europei ed extra-europei. Cifre da capogiro, se si pensa che questo progetto non gode di sovvenzioni o finanziamenti, ad eccezione di quelli provenienti da donatori privati e benefattori di ogni sorta.

Il mio tour guidato della struttura è inframezzato da numerosi incontri di volontari, ognuno affaccendato nel proprio settore: c’è chi lavora nei campi e cura le coltivazioni fuori suolo del Sermig; c’è chi si occupa di smistare l’abbigliamento; c’è chi ripara computer e macchine da cucire; c’è chi ricondiziona elettrodomestici. L’economia del benessere ci insegna che crescita e sviluppo sono tematiche concettualmente differenti: mentre la crescita rappresenta l’aumento del reddito e della ricchezza materiale di un Paese, lo sviluppo guarda principalmente alle condizioni e alla qualità di vita degli abitanti di un Paese. Puntare sullo sviluppo vuol dire puntare sul capitale umano e sulla forza lavoro; poiché il miglioramento degli standard di vita passa necessariamente per l’accesso e l’inclusione nel mercato del lavoro, l’obiettivo di Re.Te. è creare condizioni lavorative stabili e durature in zone del mondo altrimenti m a r ginalizzate. «Re.Te., il cui acronimo sta per Restituzione Tecnologica, è anche sperimentazione» mi spiega Roberto Verzino, aggiungendo «Re.Te. infatti si occupa di realizzare prototipi che potranno poi rivelarsi determinanti per lo sviluppo di specifiche comunità. Quando la sperimentazione va a buon fine, come abbiamo fatto con tanti sistemi di potabilizzazione, se ne crea una versione ingegnerizzata, cioè riproducibile ed esportabile in quelle aree del pianeta per le quali era stata pensata».

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musica

Officine del suono

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di Isidoro Concas

M usica emergente

Guglielmo S.Diana Guglielmo S. Diana è un progetto solista di musica elettronica a cavallo tra glitch, dark ambient, vaporwave e musica sperimentale. Guglielmo è attivo con questo progetto dal 2013. È in uscita il suo quarto album, 49. Guglielmo, dalle tre anticipazioni che hai rilasciato su Soundcloud sembra che in questo album faccia comparsa la parola cantata, mentre in quel che per ora hai pubblicato la parola, se presente, era recitata. Quale valore dai al testo, all’interno di un brano? Grazie dello spazio concesso. La parola intonata non è del tutto una novità nei miei progetti; nei primordi della mia crescita musicale avevo tirato su un progetto di Gypsy Punk dal nome Mag-Nadyne dove i testi ricoprivano senz’altro un ruolo più che importante. Riguardando quel progetto ricordo che avevo scritto dei testi niente male tutto sommato. Non saprei dire se mi esprimo meglio nelle musiche strumentali o in quelle cantate, senz’altro la musica strumentale mi affascina di più e apparentemente mi riesce meglio; appena però comincio a scrivere un testo e a trovare gli incastri che mi sembrano più “poetici”, riscopro nel testo un potenziale musicale diverso da quelli strumentali, non è meglio o peggio, è diverso. La parola oltre ad un significato esterno, quello della comprensione, presenta anche un’animo intraducibile che può solo essere ascoltato e non raccontato, il Potenziale Timbrico. Quante volte ci capita di ascoltare una canzone in un’altra lingua o, perché no, anche nella nostra madre lingua senza comprenderne il significato? Forse non ci importa neanche, siamo estasiati comunque dal suo potenziale timbrico, ci basta quello. La stessa cosa accade andando in un museo; lo si può visitare da “ignorante”, da esperto che si è letto di tutto sul tema o come divoratore di bugiardini in itinere. Le esperienze sono tutte diverse e nessuna è meglio dell’altra, io ad esempio preferisco una fruizione “ignorante/autointerpretativa” all’inizio, seguita poi da una ricerca successiva e da una seconda fruizione. Dacchè abbiamo a che fare col Bel Canto c’è sempre stata un’eterna lotta tra “parola al servizio del suono” e “suono al servizio della parola”; personalmente ritengo che non ci sia una subordinazione delle parti, preferisco una giusta coesione, come nel Gregoriano o nei lied di Schubert. Nelle tue produzioni sono presenti sia timbri puramente elettronici che campionamenti di strumenti. Quando nasce un pezzo, come consideri la questione timbrica? Ora che la registrazione e la postproduzione si sono così tanto evolute, ha ancora senso parlare di musica elettronica? Domanda azzeccatissima, per quanto mi riguarda infatti il fattore timbrico è centrale in una composizione. Non riesco personalmente ad interessarmi ad un’opera se questa non ha dei timbri che mi attraggano, ma penso che sia così quasi per tutti. Penso che i virtuosismi tecnico/melodici fini a se stessi siano alquanto superati ad oggi, sono le differenze l’elemento centrale nella musica, l’avevano capito elementi come Stravinskij, Eric Dolphy e mille altri. Il timbro può essere studiato, come per gli Spettralisti o può venire per caso come per un Brian Eno, gran sostenitore dei preset dei synth, che logora uno strumento fino alla fine. Perché il timbro lo puoi governare, modellare o semplicemente trovarlo adatto dal primo momento; la postproduzione è diventata un vero e proprio strumento musicale se ci pensi. Io posso stretchare, tagliare, sovrapporre, trasformare una chitarra in un violino che parla in ungherese. I mezzi ci sono e possono essere utilizzati, ma non per forza devono esserlo.

Certo che si può ancora parlare di musica elettronica o di musica acusmatica, come sì può parlare di Jazz o di Folk, questi sono macrotermini; ogni filosofia, ignorando puristi e conservatori che vorrebbero dormire nelle proprie in-certezze, si può fondere con l’altra ed è allora che ci troviamo in una difficoltà di definizione. Penso che la cosa più bella ad oggi sia proprio l’indefinibilità di certe musiche, ci stiamo sempre più avvicinando alla musica “pura” o forse, e meno male, non la raggiungeremo mai, questo mi dà certezza che le cose non siano già state dette tutte. Questo progetto è nato, se non sbaglio, sonorizzando cortometraggi e spettacoli teatrali. Nel progetto Blucordero segui un pittore. Che ruolo ha la descrittività nei tuoi brani? La musica come tutti gli altri linguaggi è fatta per raccontare. Racconta anche quando non è a programma, perché la fruizione è un fattore legato alla nostra cultura. “Ognuno vede ciò che sa” diceva Munari ed in questo credo molto. Sì è descrittivi perché ognuno ha un proprio bagaglio culturale imprescindibile, al quale non si sfugge. Io mi baso su ciò che vivo in un determinato momento; in questo caso era il ricordo e il contesto descritto dalla vita di provincia, dagli spostamenti sui mezzi pubblici necessari qualora avessi deciso di non usare un mezzo proprio. Tendenzialmente collego tutto ad un’esperienza extrasensoriale. Infine: la parte grafica, i testi con cui presenti le diverse novità sui social, tutto è da te creato e con un tuo linguaggio specifico. Quanto e come credi che questi altri aspetti contribuiscano ad un’unità dell’opera? L’opera di ogni artista è basata sulla coerenza. Tutte le correnti artistiche hanno le proprie filosofie che portano a fare determinate scelte stilistiche. Ne è un esempio il Futurismo o la più recente Vaporwave, che si pone innanzitutto come una non-innovazione basata sull’Estetica; è tutto coerente in essa, non esisterebbe se non fosse così completa di immagini e suoni. Le stesse parole tabulate al computer sono esteticamente coerenti: spazi, underscores, codici e estensioni dei files tipo .wav o .tif fanno parte dell’opera stessa. Ciò che rende veramente importante questa corrente è la sua coscienza di dover finire o implodere in sé stessa. Nel non voler essere innovativa lo è diventata, o forse è il contrario, questo determina la sua bellezza. Oggi quasi tutto è basato su internet, a ventun’anni sto per pubblicare il mio quarto album, cosa che una volta sarebbe stata impossibile. Considerando che scrivo, progetto, registro e mixo tutto nel mio project studio, direi che di passi avanti se ne sono fatti. Internet mi permette di pubblicare in uno scrigno, un dimenticatoio, un contenitore che verrà forse ritrovato da un qualche nerd, se ho fortuna. Non so quanto il mondo abbia bisogno di questo, ma io ne ho bisogno e questo mi basta per fare le cose. Le pubblico, le concedo, le metto in free download e non lo ritengo sbagliato. Il mercato dei dischi va rivisitato. Thriller resterà il disco fisico più venduto di tutti i tempi e dovremmo farcene una ragione. Io compro ancora i CD perché sono un feticista, noi tutti lo siamo. Hanno trasformato forse una passione artistica in una forma di feticismo. Mi piacerebbe molto veder stampato un mio disco un giorno, fino ad allora sarò felice e in pace con me stesso. Molti potranno storcere il naso sapendo che faccio tutto da solo: “rubo il mestiere a chi lo sa fare meglio”, forse, ma ho voluto farlo ed ho studiato per questo, penso che ciò mi permetta di avere un totale controllo sulla mia coerenza. Sono una persona a-normale come tutti e come tale ragiono.


società

Filmografia - Q.Tarantino/3

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di Rebecca Paternò

Django unchained

Alla ricerca della libertà

Quotato come miglior film del 2012, il settimo film di Tarantino è un viaggio nell’America della schiavitù che colpisce con una miscela unica di comicità e violenza Il dentista tedesco King Schultz vive ormai da qualche tempo in America come cacciatore di taglie. In cerca di aiuto per stanare i suoi prossimi banditi, troverà Django, uno schiavo come pochi di cui comprerà la libertà. Quello che tra i due inizia come un rapporto d’affari diventa poi amicizia: infatti ricevuto il sostegno di Django nel consegnare numerosi banditi alla giustizia, Schultz decide di ripagarlo liberando anche la moglie dello schiavo, Broomhilda, ora proprietà del temuto Calvin Candie nella piantagione di Candieland. Il piano dei due soci non andrà come previsto, e la lotta di Django e Hildi per la libertà sarà ancora più faticosa… Questo film, realizzato su pellicola “35 millimetri”, dura ben 165 minuti, ed è il primo film in America a rappresentare gli orrori della schiavitù, velati però dalla comicità e dal fatto che, come sappiamo, la violenza è un must dei film di Tarantino; dopotutto, nessun altro regista avrebbe potuto trattare un tema così delicato per gli statunitensi con tanta maestria. Durante la realizzazione della sceneggiatura, Tarantino decise di sviluppare la trama sulla base della leggenda di Sigfrido, narrata poi nel film da Schultz (Christoph Waltz) a Django (Jamie Foxx), il quale tenta di salvare la sua Broomhilda proprio come fa l’eroe nibelungo del racconto. In questo modo si spiega la struttura fondamentale quasi fiabesca del film, e sempre così il tutto si tinge anche di rosa: un uomo che si porta oltre i limiti non solo per la conquista della libertà, ma anche per salvare la donna che ama, la stessa che gli dà la forza di andare avanti ed essere padrone del suo

destino. Veniamo ora alle curiosità: Come sappiamo Tarantino ama mettere nelle sue opere rimandi alle pellicole che più ama. Un esempio è l’orda di uomini incappucciati, simile a quella de I Sette Samurai, che scende la collina sulle note del Requiem di Verdi, componimento preso da “Battle Royale”, il film che Tarantino preferisce in assoluto. Altro esempio è la comparsa di Franco Nero, protagonista del primo Django (del 1966), la cui canzone di testa è ripresa per aprire il film del 2012. Per quanto riguarda gli attori, non molti sanno che durante le riprese ci sono stati incidenti sia per Christoph Waltz, sia per Leonardo Di Caprio (nei panni di Calvin Candie). L’attore austriaco si è infortunato cadendo da cavallo, cosa che non ha impedito la realizzazione del film, ma che l’ha costretto a mancare un incontro promozionale per curare un osso lussato. Di Caprio invece, quando nel film lo vediamo battere la mano sul tavolo, ruppe un bicchiere e si tagliò. Essendo rimasto nel personaggio, l’attore riuscì a rendere la scena più d’effetto, esprimendo ancora di più il sadismo di Candie e provando d’essere veramente professionale, così Tarantino decise di tenere la ripresa nonostante non fosse da copione. In poche parole, Django Unchained riesce ad essere non solo l’ennesimo capolavoro tarantiniano, ma anche un’opera di grande rilevanza sul piano del cinema americano, che non aveva mai offerto una storia simile al suo pubblico. Django diventa un inno alla libertà cantato attraverso la comicità e la violenza caratteristiche di questo regista, che come al solito ci sorprende con coraggio e innovazione.


mondo

Appunti di viaggio di Angelica Pons e Mauro Beccaria

Lungo la via francigena del sud

La tappa di Monopoli Monopoli? Non è un gioco nel cassetto ma una città lungo la Via Francigena del Sud. In realtà ogni cosa se è vissuta con un po’ di leggerezza diventa un gioco. Anche camminare 30-40 km al giorno. Mio marito, i cui viaggi sono il filo conduttore di questa rubrica, è passato da Monopoli, un vivace porto sull’Adriatico, nella bella Puglia, a Sud est nella Conca di Bari, il cui rilievo, man mano che ci si avvicina alla costa, presenta una forte pendenza. Questa inclinazione del terreno, a pochi chilometri dal centro, delimita due paesaggi distinti: uno pianeggiante, la marina, e uno sollevato, una sorta di altipiano che si spinge verso l’interno fino ad una altezza massima di 408 metri, nella zona dei monti Carbonara. Durante il Pliocene la regione delle Murge si sollevò e fu poi sottoposta all’azione abrasiva del mare. I campi intorno sono divisi in varie località, le contrade, coi nomi delle antiche masserie e chiese. La costa, di ca. 15 km, è bassa, con numerose calette da esplorare ed ampie distese sabbiose. Il centro storico medievale si affaccia sul mare, con mura fortificate risalenti al V sec. a.C. erette dai messiapici, nome dato dagli storici greci forse perché Messapia indicava la “Terra tra due mari”. L’origine pare illirica ma per Erodoto discendevano dai Cretesi. Attraverso la Via Appia e la Via Traiana il pellegrino Mauro ha proseguito il suo cammino, in basso tra odorosi ginepri, timo, capperi, alberelli carichi di carrube, e poi vigneti, ed in salita in mezzo a uliveti antichissimi e nodosi, fichi grondanti frutti saporiti, mandorli, lecci e querce e persino piante di caki maturi.

Ospitato dalle suore della congregazione delle Pie Operaie di S. Giuseppe, ha trovato ristoro e riposo. Ha camminato in solitaria, accolto da parrocchie, monasteri, pro loco, e dove non c’era disponibilità in pensioncine familiari; quasi sempre col bel tempo, ringraziando il cielo, anche se le scarpe si son talmente consumate che nei sentieri bagnati sale l’acqua! La tappa finale è verso S. Maria Di Leuca (Lecce), la propaggine più meridionale del Salento, e avviene sotto una pioggia battente... ma non importa se le pagine della guida si sono bagnate, manca poco all’arrivo. A Gagliano del Capo è situato il Santuario di S. Maria de Finibus Terrae. Come per Finisterre, il sito sull’Oceano, dopo Santiago de Compostela, quando la terra giungeva al mare e non si vedeva oltre, per gli antichi il mondo era finito. Secondo convenzioni nautiche, è il punto di separazione fra la costa adriatica e la costa ionica. In realtà, il confine ufficiale, naturale e storico, è il Canale d’Otranto, lo stretto di mare compreso fra il punto più a Est d’Italia (punta Palascia) e Capo Linguetta in Albania. Ma da S. Maria di Leuca è talora visibile la linea ove si incontrano le correnti dal Golfo di Taranto e quelle dal Canale d’Otranto. Si narra che S. Maria di Leuca sarebbe stata il primo approdo di Enea. Successivamente vi arrivò S. Pietro in viaggio verso Roma. Il passaggio di S. Pietro è celebrato dalla colonna corinzia del 1694 eretta sul piazzale della Basilica. Di certo uno dei prossimi cammini di Mauro sarà in Israele, ma ora aspetto che ritorni e ci racconti di persona questa esperienza.

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Tutto Bandi

documenti

A cura di Federica Crea

Mese di NOVEMBRe 2016 BANDO

OGGETTO

Valorizzazione dei musei e del patrimonio culturale piemontese

Promuovere e contribuire alla valorizzazione dei musei e del patrimonio culturale piemontese

ENTE PROMOTORE Regione Piemonte

15/11/2016

Periferie Urbane

Iniziative che coinvolgano sotto il profilo organizzativo e/o produttivo giovani under-35 in diversi settori artistici: cinema, teatro e danza, libro e lettura, musica

SIAE

15/11/2016

Nuove opere

Progetti volti alla realizzazione e alla promozione di nuove opere mediante l’erogazione di contributi finanziari

SIAE

15/11/2016

Residenze artistiche e formazione 2016

Sostegno alla creazione di residenze artistiche e alla formazione e alla promozione culturale da parte di scuole, università, istituzioni culturali, accademie, conservatori, enti specializzati...

SIAE

15/11/2016

Live e promozione internazionale

Sostegno alla creazione di residenze artistiche e alla formazione e alla promozione culturale da parte di scuole, università, istituzioni culturali, accademie, conservatori, enti specializzati...

SIAE

15/11/2016

Traduzione e distribuzione all’estero

Sostegno alla traduzione delle opere nazionali di giovani autori in altre lingue ed alla distribuzione all’estero di opere di giovani autori nei settori: cinema, libro e lettura, musica

SIAE

15/11/2016

Reciproca solidarietà e lavoro accessorio 2016

Attività rivolte alla cura della città e dei suoi cittadini destinate a lavoratori disoccupati residenti nei comuni del CISS

Compagnia di S.Paolo http://www.comune.pinerolo.to.it/servizi/ lavoro/reciproca_solidar.htm

15/11/2016

Reciproca solidarietà e lavoro accessorio 2016

Attività rivolte alla cura della città e dei suoi cittadini destinate a lavoratori disoccupati residenti a Pinerolo

Compagnia di S.Paolo http://www.comune.pinerolo.to.it/servizi/ lavoro/reciproca_solidar.htm

15/11/2016

#diamociunamano

Attività di volontariato in progetti di utilità sociale

www.lavoro.gov.it/AreaSociale/diamociunamano/Pages/default.aspx

01/02/2017

Horizon 2020

Incentivi per progetti di ricerca e sviluppo in vari settori

Unione Europea

31/12/2017

Sostegno alle Start up innovative

Servizi di sostegno alle Start up innovative

www.regione.piemonte.it/notizie/piemonteinforma/diario/finanziamentiper-le-start-up-innovative.html

31/12/2020

Erasmus + Plus

Educazione formale e informale dei giovani

Stazioni ferroviarie in comodato gratuito

Riutilizzo delle stazioni per attività sociali

Fondazione Lonati, richieste libere

Sostegno a soggetti che operano in ambiti: Istruzione (formazione, istituzionale, minori) giovani, anziani, sanitario, ricerca, cultura, sociale

Alla ricerca di nuove idee!

Famiglia, Anziani, Disabilità, Nuove Povertà ed Inserimento Lavorativo

Sostegno all’Attività Istituzionale (SAI)

Sostegno al complesso delle attività di un ente e non già ad uno specifico progetto o iniziativa

Agenzia Nazionale Giovani

http://ec.europa.eu/dgs/education_culture/ index_en.htm

SCADENZA

2020

Ferrovie dello stato

Senza scadenza

Fondazione Lonati

Senza scadenza

Fondazione Cattolica Assicurazioni

senza scadenza

Compagnia di San Paolo

Senza scadenza

www.rfi.it/cms/v/index.jsp?vgnextoid=3aa298 af418ea110VgnVCM1000003f16f90aRCRD http://www.fondazionelonati.it/presentaprogetto.asp http://www.fondazionecattolica.it/allaricerca-di-nuove-idee/

http://www.compagniadisanpaolo.it/ita/Contributi/SAI-Sostegno-all-Attivita-Istituzionale


Gli Eventi di ONDA D’URTO

eventi

Serate di formazione politica

Una nuova iniziativa di Onda d’Urto per i giovani del Pinerolese

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Sono amici di Pinerolo Indialogo.it e di Onda d’Urto25


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