Pinerolo Indialogo Maggio 2013

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Anno 4, Maggio 2013

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INDIALOGO

Supple m e n t o d i I n d i a l o g o . i t , a u t o r i z z . N . 2 d e l 16.6.2010 del Tribunale di Pinerolo

Direfarecosolidale 2013

Docenti universitari del Pinerolese/V Intervista a Grado Merlo

Pinerolo, “città alle porte d’Italia”


Buone News A cura di Gabriella Bruzzone

torino tra arte e cultura

Una miriade di iniziative culturali Cultura: parola dietro alla quale si celano idee, creatività, storia, svago. Parola ricca di arte, musica, letteratura. Una parola che significa tutto e niente, nel panorama contemporaneo. Una parola però che Torino ha saputo arricchire di significati. Che Torino sia ricca di storia, si sa. Che l’arte regni sovrana in ogni angolo, è risaputo. Che la musica e la letteratura si respirino addirittura nell’aria, è noto a tutti. Ma la particolarità di Torino sta nell’essere riuscita a valorizzare il suo potenziale e ad arricchirlo, rendendolo accessibile

attraverso una serie di iniziative culturali aperte a tutti. Primo fra tutti, e sicuramente più conosciuto non solo a livello nazionale, è il Salone Internazionale del Libro, giunto quest’anno alla sua XXVI edizione. La

rassegna aprirà giovedì 16 maggio, inaugurata da una lectio magistralis di Mario Draghi. Il Paese ospite sarà il Cile, la cui letteratura è molto apprezzata in Italia, forse per la facilità con cui i lettori italiani si identificano nella varietà di temi trattati. Stando poi sempre nell’ambito letterario, non si può non citare la Scuola Holden, diretta da Alessandro Baricco. Tra le maggiori scuole di scrittura in Italia, quest’anno cambia veste, propone nuovi corsi, una nuova sede e apre le iscrizioni a un numero maggiore di studenti. Passando alla musica poi è d’obbligo ricordare il Torino Jazz Festival, conclusosi il primo maggio, ovviamente con un concerto. Festeggia in grande il suo secondo compleanno, con una stima finale di 130mila partecipanti. Per sei giorni, la città è stata allietata dalle note di musicisti internazionali che si sono esibiti in Piazza Castello e in Piazzale Valdo Fusi. Per non parlare poi del Torino Film Festival, ottima occasione per vedere corto e lungometraggi, documentari e retrospettive di registi noti o emergenti. State tranquilli, c’è ancora tempo! Verrà infatti inaugurato il 22 novembre ma a ricordarvelo provvederanno gli inviti ammiccanti disseminati per la città. Ultimo ma non meno importante è il contributo artistico di Torino. La rete museale è ottima: dagli Egizi al Risorgimento, dall’anatomia all’arte contemporanea, la città offre percorsi ampi e omogenei ad adulti e bambini. Inoltre, gli artisti sono tanti, l’Accademia Albertina è sicuramente tra le più quotate sul territorio e non mancano i moderni mecenati. Gallerie e Fondazioni infatti sono presenti attivamente sul territorio cittadino con mostre, laboratori artistici e programmi di formazione per artisti e curatori. Torino è viva e offre infinite possibilità. Se solo ci fosse il tempo di vedere tutto!

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wwwwAw Informazione e cultura locale per un dialogo tra generazioni

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|Pinerolo: politiche di nuova urbanizzazione o politiche urbane di recupero?| Che il tema dell’urbanistica sarebbe diventato un tema caldo per questa amministrazione lo si era capito fin dall’inizio, quando il sindaco Buttiero nel distribuire le deleghe aveva tenuto l’urbanistica per sé. Probabilmente già immaginava che la revisione del Piano Regolatore, che era in programma, avrebbe creato scontri di idee (e di interessi!!) e creato fibrillazioni. Cosa che con l’ipotesi di variante ponte puntualmente sta avvenendo. Al di là delle strategie urbanistiche si muovono sotto traccia due visioni della città: quella dei costruttori e degli architetti che vi ruotano intorno, cioè quella delle costruzioni ex novo, del “partito del mattone” e delle aree edificabili, che si è sempre resa presente e attiva in Consiglio Comunale, e quella emergente delle associazioni ecologiste e culturali che valorizzano la storia e l’ambiente, che sono per il restauro e il recupero. La prima è una forza che si fonda sulla politica, la seconda è una forza che si fonda sulle idee e sulla cultura, che in passato è stata abbastanza silente o assente, e che di recente si è espressa pubblicamente con il documento “Dove porterà il ponte?”. Un’assenza dovuta anche alla mancanza in città di costruttori-restauratori. L’assenza di una architettura del restauro è anche una delle ragioni del mancato decollo del centro storico e del fatto che si sente parlare continuamente di demolizioni, anziché di recupero. La recente costituzione di una commissione urbanistica per il centro storico può essere uno stimolo per nuove spinte, se avrà la saggezza e l’umiltà di aprirsi ad esperienze di realtà simili e a mettersi in ricerca e in dialogo. Le politiche urbanistiche per il recupero richiedono grandi visioni, cultura, conciliazione del passato con il presente e con il futuro, creatività... mentre per l’urbanizzazione sul nuovo bastano aree disponibili e buoni architetti. A voi scegliere su cosa deve puntare questa città.

Antonio Denanni

PINEROLO INDIALOGO Direttore Responsabile Antonio Denanni Hanno collaborato: Emanuele Sacchetto, Valentina Voglino, Gabriella Bruzzone, Maurizio Allasia, Andrea Obiso, Rebecca Donella, Andrea Bruno, Chiara Gallo, Cristiano Roasio, Nadia Fenoglio, Giulia Pussetto, Francesca Costarelli, Michele F.Barale, Chiara Perrone, Marianna Bertolino, Federico Gennaro, Demis Pascal Con la partecipazione di Elvio Fassone photo Giacomo Denanni, Nino Di Pomponio

Pinerolo Indialogo, supplemento di Indialogo.it Autorizzazione del Tribunale di Pinerolo n. 2 del 16/06/2010 redazione Tel. 0121397226 - Fax 1782285085 E-mail: redazione@pineroloindialogo.it

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Buone News

torino tra arte e cultura

Primo Piano

docenti univeritari pinerolesi/5 intervista a grado merlo

6 Eventi

direfarecosolidale

8 Lettere al giornale

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qualche mito si sgretola

Giovani & Scuola

Al porporato a scuola pure con i cani

Politica giovane young

“pendolaria 2012” e pendolari pinerolesi

Sociale & Volontariato

In viaggio con l’auser

Serate di Laurea

valeria rolih e isabella boasso

14 Cittadini del mondo

sara, di ritorno da 10 mesi negli usa

15 Lettera a...

l’orgia del cibo

16 Arte & Architettura

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la prima dominazione francese (1538-74)

Per Mostre & Musei

cantamessa e i 150 anni del porporato

Sport & Cinema

errori, nuove imprese... e voi iron men 3

Musica emergente

il duo jet

Visibili & Invisibili

libera - “estate liberi” i giovani e la resistenza

22 Appunti di viaggio

In india: il tempio d’oro tra i poveri

23 Cosedicasanostra 24 Amici di Pinerolo Indialogo http://www.pineroloindialogo.it http://www.facebook.com/indialogo.apinerolo http://www.issuu.com/pineroloindialogo


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no primo pia

Città & Università/5 a cura di Marianna Bertolino

Intervista a Grado Giovanni Merlo

“Pinerolo, città alla porte d’Italia”

«Pinerolo è una cittadina adatta a chi sa guardare la bellezza delle montagne, che la circondano, e sa camminare o correre sulle colline o nelle campagne».«Mi fa tristezza la situazione dei collegamenti ferroviari». «L’orizzonte politico a Pinerolo, come altrove, non è molto luminoso» Per cominciare ci parli del suo lavoro e delle sue competenze in ambito universitario. Sono docente di Storia del cristianesimo presso l’Università degli Studi di Milano, dove dirigo il Dipartimento di Studi storici e sono membro del Senato accademico. Da parecchi anni mi occupo di storia religiosa ed ecclesiastica, soprattutto del medioevo, e di critica della ricerca storica. Ho scritto un buon numero di libri, che gli studenti studiano con profitto e che talvolta interessano un pubblico più ampio: in particolare sugli eretici e le eresie (tra cui i valdesi e i “valdismi”), su frate Francesco d’Assisi e l’Ordine dei frati Minori fino a metà del secolo XVI e sulle forme di vita religiosa, istituzionalizzate e non. Lei è tra i docenti universitari pinerolesi più noti, che più ha frequentato il mondo culturale della città. Com’è la città da questo punto di vista? Purtroppo da qualche tempo non ho contatti organici con il mondo culturale pine-

rolese; ma credo che vi sia molto interesse per la cultura con iniziative interessanti quali i “pensieri in piazza”, la presentazione di libri, gli spettacoli teatrali e musicali, e così via. Poi, comunque, ci sono gli Africa Unite, Bunna e Madaski; ci sono i vari cori; ci sono i musei e le varie associazioni di volontariato culturale. Poi ci sono le scuole e i molti insegnanti che si sacrificano ogni giorno perché la cultura venga tramandata in modo critico; ci sono due attive librerie. Dal punto di vista politico viene valorizzata questa ricchezza culturale? Che contributi vi potrebbero essere, in particolare da parte di quella trentina di docenti universitari che vi risiedono? Sinceramente non lo so, ma l’orizzonte politico, a Pinerolo come altrove, non è molto luminoso. I docenti universitari che risiedono a Pinerolo non hanno voluto o non hanno ancora trovato modo di offrire il proprio contributo alla città. Danno il loro

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5 5 contributo altrove, non diversamente dagli altri Pinerolesi che lavorano “fuori casa”. Pare, per esempio, che un Pinerolese sia tra gli alti dirigenti dell’Inter, ma il Pinerolo F.C. fa quello che può. Il paragone vale anche per altri settori. Ci racconta in breve la Pinerolo dei tempi gloriosi, suppongo quella degli Acaja? Il passato di Pinerolo ha sempre avuto un andamento incoativo: cioè quando sembra che qualcosa debba prendere il volo (signoria del monastero di Santa Maria di Pinerolo, dominazione degli Acaia, industria tessile del Quattrocento, incorporazione alla Francia, industrializzazione, cavalleria, per limitarsi a qualche esempio), il volo si interrompe per l’intervento di fattori non previsti o non contrastati e superati. Veniamo all’oggi. Cosa le piace e cosa la indigna di questa nostra città? Mi limiterò a una risposta breve. Non trovo motivi di indignazione, salvo che per la triste situazione dei collegamenti ferroviari. Fa tristezza vedere la linea ferrata per Torre Pellice senza treni che la percorrano. In ciò vedo anche una sottovalutazione (voluta?) del mondo delle valli e della straordinaria presenza valdese tra di noi. Dovendo attribuire a Pinerolo un titolo: tra “città della cavalleria” e “città degli Acaja”, quale sceglierebbe? Qual è a suo parere quello più carico di futuro? Io preferirei attribuire a Pinerolo il titolo deamicisiano di “città alle porte d’Italia”: dentro possiamo mettere quello che vogliamo, compresi i moti del 1821 e la Società operaia del 1848. Un giudizio e un suggerimento per il centro storico di Pinerolo. Lascio la domanda agli urbanisti e agli

architetti; ma sarebbe bene avviare una sistematica consultazione tra gli abitanti della zona in vista di progetti meditati e condivisi. La Pinerolo del passato, centro politico-culturale e dei servizi del territorio, la conosciamo. Quella del futuro le sembra che si stia delineando o siamo prigionieri di un provincialismo autosufficiente, per una realtà che non c’è più? Pinerolo è una cittadina adatta a chi sa guardare la bellezza delle montagne, che la circondano, e sa camminare o correre sulle colline o nelle campagne. L’orgoglio della “provincia” è di essere consapevoli dei propri limiti e di sapere quale contributo è stato dato e potrà essere dato alla vita di tutti. Ricordiamoci di Luigi Facta, ultimo capo di governo prima della dittatura, e di Ferruccio Parri, primo capo di governo del dopoguerra. Dalla prospettiva di storico del cristianesimo che cosa valorizzare in questa città? La dimensione europea e l’unicità della presenza valdese nel corso dei secoli. Su un altro piano, valorizzerei il patrimonio librario e lo spazio della Biblioteca Civica, trovando una nuova collocazione edilizia finalmente adeguata. La Biblioteca è un centro prezioso di cultura e di socializzazione. Giovani e università. I giovani laureati del pinerolese possono avere sbocchi a livello di territorio o devono per forza ragionare su frontiere più grandi? Non saprei che cosa rispondere. Bisognerebbe prima pensare alla profonda “crisi” in cui versa l’Università italiana (ma non solo la nostra), in modo attento e spregiudicato. La situazione delle Università italiane è simile a quella del centro storico di Pinerolo.


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Pensieri in Piazza 2013

EVENTI

di Francesca Costarelli

Pensieri in Piazza

Direfarecosolidale 2013

Crisi, transizione, territorio: idee e pratiche La nona edizione di Pensieri in Piazza continua la riflessione, iniziata l’anno passato, sulla fase di crisi e transizione che stiamo attraversando, esaminandone alcuni aspetti economici, politici, sociali e culturali. Viviamo una fase di transizione in cui, se da un lato abbiamo perso i vecchi criteri di orientamento, dall’altro non possiamo certo dire di avere a disposizione un modello alternativo ben definito e rassicurante. Una fase in cui, però, proprio per questo, può essere interessante mettersi in gioco – alla ricerca - non tanto di un modello per “uscire dalla crisi”, ma delle possibilità (molte) di “stare nella crisi” e nella transizione in modo non passivo, rassegnato e impotente, ma riprendendo in mano l’idea del futuro e della sua costruzione. Come negli anni passati, gli incontri e le conferenze hanno un ruolo centrale nella manifestazione. Diverse sono quest’anno le “discipline” coinvolte, dall’economia alla psicologia, dall’antropologia alla sociologia, dal diritto alla filosofia. Interverranno: Silvia Bonino (Università di Torino), Luisa Brunori (Università di Bologna), Roberto Burlando (Università di Torino), Vezio De Lucia (Architetto e urbanista), Francesco Paolo Di Iacovo (Università di Pisa), Maurizio Lazzarato (Università di Parigi), Roberto Moncalvo (Segretario piemontese Coldiretti), Ivano Spano (Università di Padova), Elettra Stimilli (Uni-

versità di Salerno), Paolo Virno (Università di Roma). Anche quest’anno le relazioni si inseriscono in una iniziativa più generale Direfarecosolidale (promossa dall’Ass. Pensieri in piazza e dal Gas/StranamoreGruppo Acquisto Solidale insieme a numerose realtà pinerolesi) che ha lo scopo di legare i temi di riflessione e di dibattito sulla transizione alle molteplici esperienze che esistono sul territorio: riflessioni e discussioni andranno saldamente ancorate e legate alla concretezza delle esperienze. Saranno presenti realtà che si occupano di agricoltura a km zero e/o biologica, energie alternative e rifiuti, economie solidali e beni comuni, innovazioni sostenibili e nuove tecnologie, oltre a numerose associazioni di volontariato. Il programma, che ha visto alcune iniziative già nel mese di marzo, culmina nei giorni dal 24 al 26 maggio in Piazza San Donato, nel cuore di Pinerolo. Oltre ai dibattiti, si alterneranno laboratori e workshop gratuiti aperti a tutti, si terrà un’esposizione dedicata alle realtà citate - quest’anno si contano più di 50 stand e oltre 70 esperienze presenti - infine la domenica si ospiterà nuovamente il mercato contadino, evento che ha riscosso grande successo l’anno passato. Da non perdere la proiezione della vide-

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Direfarecosolidale 2013 ointervista a Pierre Rabhi a cura dell’Associazione Il Gruppo del Cerchio e la presentazione della Mappa delle realtà ecosolidali del Pinerolese. Se ancora non bastasse, il ventaglio si fa più ricco e variegato grazie allo spettacolo teatrale “La tenda viola” e il grande concertone finale (davvero a km 0!) in cui si alterneranno Encà Sonar, giovane gruppo cuneese specializzato nel folk delle valli occitane e dell’area francese, e Don Caetano, seguitissimi pinerolesi belli e bravi. Infine, nei locali del Centro Storico sarà possibile, durante i tre giorni della manifestazione, degustare menù bio e a km0. Hanno aderito all’iniziativa IoMangioGofri, Ristorante Mimosa, Ristorante Vineria Perbacco, Piadineria della Manu, Remembeer, Tanit, Testa di Rapa e Trattoria Veloce Club. Per affrontare al meglio un tema così attuale e sfaccettato, il comitato organizzatore – l’Associazione Pensieri in Piazza, il Gas Stranamore e l’Assessorato alla Cultura del Comune di Pinerolo - si avvale di importanti collaborazioni sul territorio. I compagni di viaggio sono, tra gli altri, l’Arci, la Coldiretti, l’Acea, la Comunità Montana del Pinerolese e molti altri enti e associazioni del territorio. Inoltre si riconferma la collaborazione tecnica dell’Agenzia per la cultura e la promozione dei territori Inmotis, nata grazie a giovani talenti e all’indispensabile contributo del Comune di Pinerolo e della Provincia di Torino che ne hanno finanziato lo start up. L’edizione 2013 si conclude con la biciclettata del 23 giugno ai parchi di Miradolo e Torrione e la camminata pensante nelle Borgate di Roccapiatta del 15 settembre prossimi. Per il programma dettagliato si rimanda al sito www.pensierinpiazza.it

PENSIERI IN PIAZZA

Direfarecosolidale 2013

Crisi, transizione, territorio: idee e pratiche Programma Venerdì 24 maggio – ore 9,30, Istituto Buniva - Pinerolo “Bellezza, paesaggio, spazio urbano” Alessandro Mortarino 10.00 Piazza San Donato Apertura stand ACEA; Laboratori Coldiretti per bambini 16.00 Inaugurazione manifestazione 17.30 Piazza San Donato “Tutela del paesaggio, gestione del territorio”, Vezio de Lucia 21.00 Piazza San Donato “Sì alle differenze. No all’omofobia” Comitato Pinerolese contro l’omofobia e la transfobia Sabato 25 maggio - 14.30 Piazza San Donato “Artigianato del legno: risorsa per lo sviluppo locale” Pierre Bacon, Marco Bussone, Federica Corrado, Maurizio Dematteis 16.00 Piazza San Donato “Mobilità sostenibile: in bici, da Reggio Emilia a Pinerolo”, Matteo Dondè, Luca Staricco, Gruppo Salvaciclisti Pinerolese 17.30 Piazza San Donato “L’uomo debitore” Elettra Stimilli, Maurizio Lazzarato 20.00 Piazza San Donato “Il mio corpo è la terra – Intervista a Pierre Rabhi” Ass. Gruppo del Cerchio, Agenzia AiCARE 21.00 Piazza San Donato “La transizione delle città e delle campagne. Il cibo civile come patto di innovazione sociale” Roberto Moncalvo, Francesco Paolo Di Iacovo Domenica 26 maggio - 15.00 Piazza San Donato “Le buone pratiche nei comuni italiani” Domenico Finiguerra, Alessio Ciacci, Mauro Marinari, Angelo Patrizio 17.00 Piazza San Donato “Agricoltura sociale e imprese attive nel servizio civile alla popolazione” Coldiretti, Diaconia Valdese, La Bottega del Possibile 20.30 Piazza San Donato Spettacolo teatrale “La tenda viola” Fiammetta Gullo del Gruppo Teatro Angrogna 21.30 Piazza San Donato Gran Concerto Finale con Encà Sonar e Don Caetano


PINEROLO

Lettere al giornale di Elvio Fassone

Il nuovo, i giovani, lo streaming, la democrazia...

Qualche mito si sgretola In queste ultime settimane alcuni miti, costruiti un po’ troppo frettolosamente, si sono sbriciolati. E’ la riprova che non esistono formule di per sé idonee a risolvere i problemi. I giovani. Per molto tempo è sembrato che bastasse avere meno di 40 anni, meglio ancora se meno di 30, per occupare qualsiasi ruolo, per essere legittimati a scalzare qualsiasi “rottame” squalificato dall’età matura. Poi ci si è trovati a correre tutti in processione da un anziano signore di 88 anni, supplicandolo di tirarci fuori dal baratro dell’insipienza e degli egoismi personali. Che ci sia un’intera classe dirigente che deve passare la mano, è indiscutibile. Che basti l’anagrafe a sanare l’ignoranza enciclopedica, l’arroganza e la mancanza di equilibrio, è invece assai improbabile.

Il nuovo. Anche qui sembrava che fosse sufficiente fare il contrario di quanto si è sempre fatto per accedere a cieli nuovi e terre nuove. Il contrario delle ruberie e della corruzione è sacrosanto: ma per quelle basta il codice penale. Il contrario del rispetto, della competenza, della tolleranza, del fare i conti con gli altri, in una parola della fatica democratica, questo non è affatto una conquista. Finché il nuovo si vanta di essere solamente lo sgretolamento dell’antico, siamo di fronte alla riedizione di una vecchia procedura: quella di bruciare i forni per avere più pane. Lo streaming. La pretesa di cancellare gli “arcana imperii” rendendo visibili i complotti e le trame, facendo vedere i “potenti” come sono realmente, è davvero infantile. Lo abbiamo sperimentato nei processi ripresi dalla TV, dove tutti recitano compunti il copione della stretta osservanza di ogni

protocollo, e parlano e si muovono non con la mente a ciò che stanno trattando, ma al pubblico che li sta guardando. Lo abbiamo visto ancora meglio quando la TV riprende dal vivo le sedute dell’aula parlamentare, in cui ogni intervento diviene sfogo tribunizio non per convincere (fosse mai) qualcuno che siede di fronte e che tra breve dovrà votare, ma unicamente per la platea sconosciuta che guarda là fuori. E’ penoso leggere i sospetti di accordi sottobanco, ma è almeno altrettanto penoso vedere i comportamenti ingessati di chi si sa ripreso, che comunque non impediranno gli accordi quando le telecamere saranno spente. La democrazia in diretta, il tweet, il social network. Il mito di Atene e della sua piazza, nella quale tutti decidono tutto. Dimenticando che Atene contava 3.000 persone (inclusi gli schiavi, gli stranieri e le donne, che non contavano per nulla), mentre noi siamo 60 milioni, e non bastano 48 mila indicazioni a darci una rappresentazione della realtà; e ancor meno bastano pochi cinguettii scrutati affannosamente sull’I-phone per dirci che cosa vuole il mondo che ci ha eletti. Tutto questo non è misoneismo, attaccamento all’antico. Nessuno ignora l’esigenza di un cambiamento, che passa anche attraverso il rinnovo delle persone. Ma a patto che i nuovi siano migliori dei vecchi. E’ curioso che quando viene intervistato un allenatore di successo, e gli si chiede il segreto delle sue vittorie, quello risponde immancabilmente con la frase scultorea “lavoro, lavoro e ancora lavoro”. E tutti applaudono. Con la politica, che pure è uno dei mestieri più difficili, basta la demolizione anarchica di tutto il passato. Meglio se combinata con una figura cui abbandonarsi totalmente, come il fatale uomo della provvidenza. Il quale, ad analoga domanda sul suo messaggio, mai che risponda: “probità, competenza, passione, disinteresse, rispetto per gli altri, attenzione agli effetti secondi delle proprie azioni, empatia vera con le sofferenze di quelli che guardano a noi”. Sarebbe troppo bello. Invece si continua con la fede in questo o quel Grande Semplificatore. Trascurando un vecchio assioma, secondo il quale “tutti i problemi complicati hanno sempre una soluzione facile, immediata, lineare: e sbagliata”.

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società

Giovani@Scuola A cura di Nadia Fenoglio

Zooantropologia didattica

Al Porporato si fa scuola pure con i cani Intervista a Rossella Bovo, medico veterinario comportamentalista Carolina e Biscotto sono due esemplari di lagotto romagnolo, Chanel è un barboncino e Camilla un golden retriever: questi quattro cani hanno messo piede o, per meglio dire, zampa al liceo Porporato. Accompagnati da Rossella Bovo, medico veterinario comportamentalista, e Alberto Badellino, educatore cinofilo, i cani sono al centro del progetto di zooantropologia didattica, rivolto alle classi quarte dell’indirizzo sociopsicopedagogico. Facciamo due chiacchiere con la Dott.sa Bovo per saperne di più. Zooantropologia didattica. In cosa consiste? Il progetto prevede una parte teorica, in cui spieghiamo le dinamiche comportamentali dei cani, e una pratica. Noi abbiamo lavorato con tre classi del sociopsicopedagogico, e ciascuna di esse è stata suddivisa in tre o quattro gruppi che si sono dedicati ad un progetto di interazione tra bambini e cani. Il progetto prevede infatti un’applicazione pratica: un tirocinio che si terrà tra aprile e maggio con una classe della Scuola Elementare Nino Costa. L’area di progetto prevede alcuni obiettivi disciplinari che il lavoro dei ragazzi delle superiori dovrebbe cogliere, vale a dire insegnare ai bambini le conoscenze basilari dell’interazione tra essere umano e cane e il modo corretto di approcciarsi all’animale. È il primo anno che si tiene questo corso al Porporato? Sì, anche se per due anni Badellino ed io abbiamo svolto un’attività affine, nelle classe seconde e terze del sociopsicopedagogico, incentrata sulla comunicazione e sulla comprensione delle emozioni del cane. Dato l’entusiasmo che l’iniziativa aveva suscitato tra gli studenti e gli inse-

gnanti, abbiamo pensato di ampliarci e di individuare un’area di progetto da proporre alle classi quarte; questo in collaborazione con le docenti Lucia Sibona, Marta Frairia e Marina Marengo. Così è sorta l’idea della zooantropologia didattica. Cosa può insegnare ai bambini il rapporto col cane? Molte cose, sia per la loro infanzia sia per la loro crescita. Innanzitutto il rapporto col cane aiuta i bambini - che a sette e otto anni tendono ad essere egocentrati - a decentrarsi: a comprendere, cioè, che il cane è un essere vivente con una serie precisa di esigenze e bisogni che l’adulto, e anche il bambino, può soddisfare. In questo modo si favorisce un’assunzione di responsabilità nei bambini che si prendono cura dei cani, aiutandoli nel percorso di crescita: ricordarsi quando è l’ora della pappa, il momento del gioco, della passeggiata, e così via. Ho chiaramente visto che così si instaura una dinamica di empatia tra il cane e i bambini, importantissima anche nel migliorare la diligenza e la partecipazione dei bimbi alla vita scolastica e alle dinamiche del lavoro di gruppo. E poi si tratta di un’attività di prevenzione: è opportuno che i bambini sappiano che i cani non devono essere trattati come giocattoli, sperando di evitare, da adulti, comportamenti scorretti sugli animali. Ha notato difficoltà degli studenti delle superiori nell’approccio ai cani? No, nessuna. Anzi, se inizialmente gli studenti erano un po’ intimiditi dall’approccio ai bambini (e non ai cani) gli stessi animali sono più volte venuti in soccorso, sbloccando la situazione e ridando energia al gruppo intero.

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Politica e territorio Politica

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a cura di Emanuele Sacchetto

Il sistema ferroviario nel Pinerolese

“Pendolaria 2012” e pendolari pinerolesi Quattro chiacchiere con Davide Claudio Gay di Legambiente Torre P. Il sistema ferroviario locale, quello soprattutto dei pendolari, è in grande sofferenza. Negli ultimi anni il governo italiano ha cancellato 1215 milioni di euro di fondi regionali destinati al trasporto ferroviario locale (a fronte di 2,7 miliardi di euro stanziati per il tunnel Torino-Lione!). A sua volta nel 2012 la Regione Piemonte ha tagliato 12 linee ferroviarie locali, 180 treni giornalieri, per risparmiare 11,5 milioni di euro. Tra queste la Pinerolo-Torre Pellice. Il costo di questa linea – secondo i dati della Regione Piemonte - era di 1.586.000 euro l’anno con un numero in media di 1006 passeggeri giornalieri. Un costo che tra tutte le 12 linee tagliate era il migliore. Di questa situazione del trasporto locale abbiamo parlato con Davide Claudio Gay, presidente di Legambiente Torre Pellice. A dicembre Legambiente ha lanciato le manifestazioni in tutta Italia di “Pendolaria 2012” per attirare l’attenzione del governo sulla situazione di degrado in cui versa il trasporto pendolare. Anche a Pinerolo c’è stata una manifestazione abbastanza partecipata che aveva come slogan “Fateci uscire dalla preistoria”. Com’è la situazione ferroviaria del Pinerolese? La campagna Legambiente “Pendolaria” ha voluto dare visibilità a cittadini che per lavoro o per studio utilizzano il treno per spostarsi, che in Italia sono quasi 3 milioni. I dati proposti dallo studio sono assolutamente impressionanti: oltre 2milioni e 903mila cittadini ogni giorno prendono il treno per andare a lavorare o a studiare, e dal 2007 ad oggi l’aumento è di oltre il 20%, solo in Piemonte il 13%. L’assurdità risiede nel fatto che, nonostante ci sia maggior richiesta, le risposte e le soluzioni sono le solite: “mancano i soldi” quindi chiudiamo il servizio, come è avvenuto per la nostra linea Pinerolo – Torre Pellice. Il problema è come e dove vengono spesi i soldi a livello regionale. La regione Piemonte stanzia per il servizio pendolare ferroviario lo 0,22% del bilancio regionale, l’Emilia Romagna lo 0,96%, la provincia di Bolzano il 2,43% (fonte Pendolaria): come è possibile?

A questo proposito Legambiente ed altre 150 associazioni hanno promosso per il 4 maggio a Milano un incontro per la “Mobilità nuova”. Le biciclette hanno superato in vendite le automobili, i treni sono sempre più utilizzati: bisogna ri-orientare le risorse pubbliche concentrando la spesa laddove si concentra la domanda di mobilità. La neonata Rete della “Mobilità Nuova” proporrà una raccolta di firme per una legge di iniziativa popolare che vincoli almeno i tre quarti delle risorse statali e locali disponibili per il settore trasporti a opere pubbliche che favoriscano lo sviluppo del trasporto collettivo e di quello individuale non motorizzato. Questo è il modo per uscire dalla preistoria. A mio avviso non c’è un allineamento tra le richieste dei cittadini e le risposte della politica. Le motivazioni possono essere molteplici, ma in un mondo che cambia repentinamente, la politica risponde con tempi troppo lunghi. Ti faccio un esempio: Strada delle Cave, un progetto richiesto dalle amministrazioni 30 anni fa, è stato inaugurato solo l’anno scorso grazie ai soldi delle Olimpiadi. Però in Valle non si è mai voluta “coltivare” e valorizzare la qualità della Pietra estratta, ad esempio mantenendo e promuovendo il museo della Pietra, estraendo di meno forse, invece ci si è messi in competizione con Cina e Brasile e si è perso miseramente. Valeva la pena spendere 10 milioni di Euro nel 2009 sapendo a quale fine si sarebbe arrivati? O si è solo pensato di approfittare di un finanziamento pro Olimpiadi per fare un’opera che sarebbe servita 30 anni fa? Una prima riflessione che salta subito agli occhi nel criterio del taglio dei rami cosiddetti “secchi” è che questo non sia stato solo economico, ma anche politico (ad es confrontando la Pinerolo-Torre Pellice con la Novara-Varallo, che è molto più sottoutilizzata). E qui veniamo al male dei mali del decadimento territoriale del pinerolese e del sistema dei servizi (il treno, gli ospedali, l’asl, il tribunale,ecc): la mancanza di rappresentanza politica locale a livello regionale a difesa del territorio. Non le sembra che sia questa la fonte dei guai del sistema dei servizi del pinerolese, a incominciare dalla tratta ferrovia-


Politica giovane young ria Pinerolo-Torre Pellice? La politica deve superare il provincialismo che si manifesta nel difendere il territorio nel quale si è stati eletti. Il rappresentante, in questo caso regionale, deve svolgere il suo lavoro all’interno di tutto il territorio di competenza. Detto questo, la Novara-Varallo ha avuto un salvataggio politico, momentaneo, mentre da noi questo non è avvenuto. A livello di minoranza regionale abbiamo avuto sostegno da parte di Artesio (FdS), Cerutti (SEL) e Gariglio (PD), ma le basi per questa difesa sono anche e soprattutto tecniche, perché la nostra linea è l’unica elettrificata delle 12 tagliate e ha costi di gestione di circa 1/6 rispetto alle analoghe ancora diesel. L’impressione non è tanto una volontà di “punizione politica” per un territorio da sempre di sinistra, ma la volontà generale di accentrare i servizi verso la città metropolitana, tagliando al contempo i servizi di mobilità per raggiungerli; questo è assurdo. La montagna deve essere tutelata, e la nostra costituzione all’articolo 44 lo stabilisce, perché non possiamo assolutamente permetterci lo spopolamento della montagna e dobbiamo preservarne l’equilibrio ambientale e tutelarne il suolo. Invece la montagna viene considerata solo dal punto di vista economico, quindi fonte di divertimento per pochi. L’alternativa per i territori meno appetibili turisticamente è diventare terra per pensionati. Un collegamento ferroviario veloce con Torino quanto potrebbe incidere nel valorizzare il territorio? Difficile da valutare. Ci sono casi emblematici, come la Merano – Malles, che hanno basato lo sviluppo del loro territorio sulla ferrovia. Oggi stimano

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in 100.000 Euro all’anno l’indotto prodotto da questo vettore, un guadagno che rimane localmente. Se questo modello sia esportabile è difficile dirlo; so per certo che ci sono parecchie persone che si sono stabilite in Val Pellice tempo addietro perché da noi c’era la Ferrovia. Potenzialmente la Valle ha le sue attrattive, in primis il turismo religioso, poi la Valpe di Hockey, e montagne con delicati ed unici ecosistemi, dove ad esempio vive la Salamandra Lanzai, specie endemica della nostra zona. Questa situazione di degrado del trasporto pendolare e delle stazioni di paese o di piccole città non è anche un fatto culturale? Di asservimento dei media alla cultura dell’automobile? Il degrado del trasporto pendolare è sicuramente voluto. La procedura è sempre la stessa, prima riducono i servizi, la gente si disaffeziona e poi giustificano i tagli. Questo è quello che è successo alla nostra linea, ma questo è anche il modello che è stato attuato per giustificare la chiusura degli Ospedali Valdesi. Per fare un esempio sulla ferrovia, nel 1999 il diretto Porta Susa – Torre Pellice impiegava 54 minuti, oggi per la stessa tratta ci si impiega 1.40 ore e, rispetto al 1999, abbiamo l’autostrada. Ciò sembrerebbe per favorire l’automobile; tuttavia le quattro ruote, per una buona fetta delle nuove generazioni, non rappresentano più uno status symbol da acquisire ad ogni costo. Senza per forza pensare a complotti per favorire questo o quel marchio di automobili, o a qualche lobby del cemento pronta a costruire l’ennesima strada, a mio avviso la risposta è la solita: esiste e si perpetua un forte scollamento tra le azioni della politica e le necessità dei cittadini.


Società

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Sociale & Volontariato

di Alice Albero

Hai bisogno di trasporto?

In viaggio con l’Auser Squilla il telefono. Sono le 9.00 del mattino e nella casa che ancora odora di caffè, la giornata di Caterina, volontaria dell’Auser, ha inizio. A contattarla è una donna anziana che necessita di un accompagnamento per raggiungere l’ospedale San Luigi di Orbassano, dove dovrà sottoporsi ad una serie di visite. È attraverso questa telefonata e l’impegno assunto da Caterina di rivolgersi all’autista disposto ad assolvere la richiesta d’aiuto, che ho deciso di condurvi nel mondo dell’Auser. Dal 2010 con l’intento di rispondere ai tanti bisogni della collettività, l’Auser-volontariato opera sul territorio pinerolese con una quindicina di volontari. È stata la forte consapevolezza dei radicali cambiamenti avvenuti (e tutt’ora in corso) nella nostra società ad aver indotto l’associazione a sviluppare nuovi servizi. L’innalzamento della speranza di vita, la maggiore partecipazione femminile al mercato del lavoro e la correlata trasformazione della famiglia, che sempre più si allunga e restringe, sono mutamenti che stanno creando nuovi bisogni. Con l’adesione al progetto “Solidarietà in movimento,” l’Auser, in collaborazione con il Comune di Pinerolo, tenta di creare un punto di incontro tra la richiesta di supporto ed una risposta concreta. L’attivazione di un servizio di trasporto rivolto a coloro che, in condizione di disabilità e non, necessitano di cure e terapie, riesce non solo a supplire alla mancanza di una rete familiare, ma anche a dare voce a soggetti invisibili.

Il concetto base attorno a cui ruota l’operato dell’Auser è quello di solidarietà sociale; occorre dunque realizzare interventi mirati, attivare delle opere di sensibilizzazione e di reclutamento di nuovi volontari; occorre agire sul territorio con delle politiche sociali capaci di dare voce ai silenzi. “Noi come Auser - mi spiega Caterina - cerchiamo di venire incontro ai molti bisogni della collettività e l’aver potuto realizzare, grazie alla preziosa disponibilità di alcuni volontari, un servizio di trasporto ha permesso di non abbandonare le molte persone che ogni giorno si rivolgono a noi. Sono individui soli o con figli impegnati con il lavoro, per i quali la nostra presenza diventa un punto di riferimento per trovare ascolto ed aiuto. L’associazione cerca di essere presente come può; i fondi limitati circoscrivono gli ambiti di intervento, ma la voglia di fare è sempre più forte. Di volontari disposti a regalare il loro tempo ce ne sono, ma potrebbero essere molti di più se solo diventassimo più consci dei cambiamenti a cui stiamo andando incontro… Magari capiterà anche a noi, un domani, aver bisogno di aiuto e allora sì che potremo capire realmente l’importanza vitale del volontariato“. E se, a volte, la consapevolezza di poter fare di più prende il sopravvento, ci sono altre volte in cui anche un solo piccolo contributo è uno stimolo ad andare avanti: “volontariato significa mettersi a disposizione di chi ha bisogno senza timore e senza riserve. Significa sentirsi ancora vivi perché il sorriso di chi hai aiutato appaga più di qualsiasi altra cosa al mondo” (Caterina).


in città

Serate di Laurea A cura di Maria Anna Bertolino

Biotecnologie mediche e Matematica con Valeria Rolih e Isabella Boasso

Due tesi scientifiche di ricerca Relatrici della serata sono state Valeria Rolih, laureata in biotecnologie a indirizzo medico con una tesi dal titolo “Le molecoleimmunosoppressorie COX-2 e IDO come bersagli dell’immunoterapia dei tumori” e Isabella Boasso, laureata in Matematica con una ricerca dal titolo “ Modelli statistici per l’analisi di sopravvivenza: applicazione allo studio dei determinanti socioeconomici per alcuni tipi di tumore in EPIC Italia”. Due tesi particolari, entrambe applicate al campo del tumore e della ricerca. Così le neolaureate hanno spiegato i loro lavori. Valeria: «il cancro è ancora oggi una patologia spesso incurabile e i trattamenti attualmente in uso, in vari casi, hanno una percentuale Valeria Rolih di successo relativamente bassa. Ciò stimola con urgenza la ricerca di nuovi e diversi approcci terapeutici. Nel mio lavoro di tesi ho analizzato il ruolo di due molecole immunoregolatorie: la cicloossigenasi-2 (COX-2) e l’indoleamina 2,3-diossigenasi (IDO) che sono coinvolte nel processo della cancerogenesi. Ho analizzato, inoltre, come queste molecole possono essere un bersaglio efficace per una nuova terapia antitumorale. In particolare mi sono focalizzata sul blocco di questi enzimi mediante inibitori farmaceutici o sul loro silenziamento genico mediato dal meccanismo dell’RNA interference (RNAi). Infine sono andata ad analizzare se fosse possibile utilizzare un approccio terapeutico basato sulla combinazione della vaccinazione con l’inibizione di queste molecole e l’utilizzo di

plasmidi bimodulari per la cura dei tumori in modelli animali. La dimostrazione dell’efficacia antitumorale della vaccinazione con nuovi vaccini bimodulari in modelli murini che presentano tumori, potrebbe consentire lo sviluppo di nuovi protocolli immunoterapeutici che, in un futuro vicino, potranno essere applicati alla realtà clinica». Isabella: «nella mia tesi ho analizzato alcuni concetti e metodi statistici alla base dell’analisi di sopravvivenza (ramo della statistica applicato soprattutto nel campo biomedico), per poi applicarli a dati reali. L’obiettivo della mia analisi è stato individuare, tramite meIsabella Boasso todi statistici, una relazione tra l’insorgenza di alcuni tipi di tumore e il livello socioeconomico nella popolazione italiana. Queste analisi sono state possibili grazie alla collaborazione con alcuni ricercatori dell’unità di ricerca di epidemiologia genetica e molecolare dell’ HuGeF di Torino e del CPO-Piemonte, e sono state condotte nel contesto di EPIC Italia, sezione del progetto multicentrico europeo EPIC (European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition), il più grande studio su dieta e salute mai stato condotto. I risultati dello studio, per quanto preliminari, hanno comunque mostrato una differenza significativa tra insorgenza di tumore e livello socioeconomico, ma i risultati sono diversi a seconda del tumore considerato». Prossima Serata, venerdì 31 maggio.

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in c o n tri

Cittadini del mondo

i giovani pinerolesi sempre più a fare esperienze per il mondo

Sara,di ritorno da 10 mesi negli Usa Sempre più spesso ci capita di incontrare dei giovani under 20 (quindi delle superiori), che decidono di partire per andare a farsi un’esperienza di studio, di formazione o addirittura di lavoro all’estero, interrompendo momentaneamente gli studi. E mica in Germania o in Francia, ma in tutti i Paesi del mondo. Solo ieri sono venuto a sapere che 4 ragazze, tre maturande e una di terza superiore quest’estate partiranno per l’Argentina, la Finlandia, la Nuova Zelanda e gli Stati Uniti. Sappiamo anche che diversi giovani pinerolesi sono partiti per l’Australia (non solo Del Piero quindi), dove pare vi siano parecchie richieste di lavoro e buone occasioni di guadagno (Ne parleremo nel prossimo numero nella rubrica sul lavoro). Insomma, i giovani sempre più si sentono cittadini del mondo. Pubblichiamo la testimonianza di Sara Innocenti da qualche mese rientrata dagli Stati Uniti.

...Ho diciott’anni, faccio finalmete quinta superiore, e qualche volta non mi sembra ancora vero che i famosi dieci mesi negli USA siano gia` passati e finiti da un pezzo. Quando stai per partire e` un tornado di preparazioni, decisioni, saluti..e tra una cosa e l’altra, armata di vestiti, dizionario e foto, ti ritrovi su un aereo, e poi dall’altra parte del mondo, circondata da sconosciuti che mettono il sale sugli spaghetti invece che nell’acqua e, giustamente, pensano ,visto che sono italiana, che io abbia una comodissima gondola in garage. Le prime settimane volano, le novita`, la famiglia, la scuola, la gente che dice cose assurde mangiandosi le parole ( in cui solo dopo un po’ cominci a riconoscere il famosissimo inglese!) e ora sono gia` tornata, e tanti saluti Stati Uniti. Dico “gia`”, ma solo ora..quando ero la` nei momenti piu` difficili sembrava che quel “gia`” non dovesse mai

arrivare, altre volte quasi senza rendermene conto mi ritrovavo con settimane e poi mesi alle spalle, e alla fine tra diploma, balli e valige troppo piene, sono tornata a casa. Ora mi ritrovo a guardare indietro, a rileggere i mesi vissuti e l’esperienza in se`. E` bello, a conti fatti, poter ringraziare per le tante opportunita` ricevute, per una seconda famiglia che mi ha accolto come una figlia, per aver fatto amicizia con gente da tutto il mondo, per aver conosciuto la vera cultura statunitense, con i suoi pro e i suoi contro, per aver conosciuto meglio me stessa. A distanza di mesi riesci a rivedere le cose diversamente, le cose che magari, mentre le vivevi, giudicavi negativamente e invece poi si sono rivelate positive, o viceversa, le cose che avresti potuto fare meglio o quelle in cui ti rendi conto di aver veramente superato te stessa. Sono stati 10 mesi belli, che mi hanno aiutata a crescere in tanti sensi e a capire un po’ di piu` la metafora dell’arazzo: se lo guardi da vicino vedi solo tanti fili l’uno attaccato all’altro senza un senso apparente, ma se poi ti allontanerai un po’ vedrai che quei fili colorati e diversi, insieme, formano un bellissimo disegno. Anche se qualche volta, o forse sarebbe meglio dire spesso, non capiamo il senso delle cose che ci accadono, se non sappiamo dove andare, o perche` abbiamo fatto certe scelte...forse la cosa migliore che possiamo fare e` vivere al massimo delle nostre forze e delle nostre possibilita` il presente in cui ci troviamo. Raccogliere ogni piccolo consiglio, sbaglio o domanda dentro di noi e vivere l’oggi al meglio, poi, a momento debito, quando avremo la possibilita`di guardarlo da lontano, il passato avra` un senso e il futuro si stara` gia` formando. Sara Innocenti, VB SPP, dal giornale Onda d’Urto del Liceo Porporato, dic.2012

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dal tempo

Lettera a... di Cristiano Roasio

Lettera ai consumatori

L’orgia del cibo

Occhi cisposi e papille gustative intorpidite, bocche impastate aggredite fin dal sorgere del sole con pietanze fumiganti e colanti di intingoli variegati, cucinate da inquadrature ortogonali di mani curate e abili. E poi durante la mattinata, alla radio e mentre mangi; quando dormi loro continuano a cucinare e cucinare e cucinare. E vanno all’estero e cucinano. Tornano in patria e fanno reality show di cucina; cucinano uomini donne bambini famosi e non. Cucinano su barche, all’aperto e in studi illuminati come set cinematografici di film dal dubbio valore artistico. Questa lettera è indirizzata a tutti coloro che si trovano invischiati, consapevoli o meno, in questa pornografia culinaria che impazza e dalla quale, a mio avviso, non si potrà uscire se non con una carestia. Ora, premettendo che chi scrive mangia parecchio, vi chiedo: se metà del tempo dedicato a mangiare a guardare il mangiare che mangia il mangiarsi mangiato fosse dedicato anche ad altre occupazioni creative e soprattutto a programmi con un impatto culturale maggiore ci troveremmo forse nella piacevole situazione di stallo esistenziale, prima ancora che morale, culturale economico e politico, nella quale ci rivoltiamo come arrostino al barolo? Aldilà di ogni retorica esagerazione, contestualizzo: lungo le strade di Pinerolo (questo mensile ha una diffusione locale, ma si può sostituire con qualunque paese e città) ogni giorno spuntano locali più o meno mangerecci e chiudono sempre più esercizi commerciali che rappresentavano una testi-

monianza storica ed erano dotati di un minimo di coerenza culturale. Comitive di giovani che peregrinano come tanti Nessuno da una pizzeria ad un pub ad una gelateria, spinti dal vento del presunto vuoto di stomaco, trasformati in maiali dalle arti di una Circe che si chiama (più o meno, nel senso di chi più chi meno, ma chi sta leggendo tutti abbastanza) “benessere”, e sperano che la birra dei lotofagi faccia dimenticare loro perché stavano girando senza meta. La cultura del cibo in Italia è importante, al Nord quanto al Sud, ed è locale quanto nazionale; i pasti domenicali e le occasioni di bisboccia famigliare mettono a dura prova gli stomaci più resistenti. In queste occasioni dilungate nei pomeriggi inutili, sonnolenti e pesanti e persi uno spettro si aggira sui commensali sazi già dopo il terzo antipasto (ma riflettete un attimo su questa parola! Vi piacerebbe se prima di andare a lavoro vi facessero fare un po’ di antilavoro, così per gradire, come allenamento...): un’angoscia storica causata dall’assenza di cibo oppure un’angoscia futura per l’assenza di suddetto cibo. Ma proprio questa consapevolezza dovrebbe renderci dei consumatori, nel vero senso di esseri onnivori, consapevoli. Dovrebbe essere in grado di farci riflettere su ogni boccone ingerito, animale morto o terreno agli antipodi prosciugato. Ogni morso dovrebbe far scattare alla mente parole come sostenibilità e parsimonia. Appassionatevi visceralmente a qualcuno. Prendete di pancia una passione e un desiderio.

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arte

Arte&Architettura A cura di Michele F. Barale

la prima dominazione francese

(1538-1574)

Gli interventi degli ingegneri francesi sulle cortine murarie di Pinerolo Durante il XVI secolo il Piemonte fu coinvolto negli scontri tra la Francia e la Spagna e fu spesso al centro dei conflitti tra queste potenze, che lo utilizzarono come terra di alterna occupazione militare e campo di battaglia. Nel 1515 saliva al trono di Francia Francesco I in lotta con la Spagna governata da Carlo V per la riconquista dello Stato di Milano, sottratto nel 1512. Gli spagnoli, compresa l’importanza dei valichi piemontesi, invasero Pinerolo e la valle di Perosa, presto liberate dall’intervento di Francesco I che pretese, in cambio, le città di Nizza e Vercelli, sotto il controllo del Duca di Savoia. Il Duca rifiutò e i Francesi invasero nuovamente il Piemonte: con il trattato di Nizza, del 1538, Pinerolo, la Valle di Perosa e alcuni altri territori passarono sotto il dominio francese. Bisognerà attendere il trattato di Cateau Cambresis, del 1559, per la restituzione parziale dei territori piemontesi occupati, e fino al 1574 prima che anche Pinerolo torni sotto il dominio del Duca di Savoia. L’occupazione francese incise sulla morfologia e sulla struttura funzionale urbana attraverso la decisione di affermare il ruolo strategico della città come avamposto militare avanzato: sotto il governo del generale Brissac intervennero infatti due ingegneri militari, Tillier e Laugey. L’intervento di Tillier consiste nell’analisi del fronte difensivo pinerolese, ancora molto arretrato in quanto provvisto solamente di una cortina muraria medievale, e

nel suo potenziamento: Tillier fece perciò realizzare, attorno al castello, una nuova cortina muraria dotata di quattro bastioni a punta di freccia, a facce piane (vale a dire secondo uno dei metodi giudicati più evoluti all’epoca) e una tenaglia a difesa dell’accesso alla piazzaforte del castello rivolto a Ovest. Giudicato controverso, Carminati fa risalire invece la costruzione della cortina bastionata a qualche decennio prima, durante la dominazione sabauda, giustificando così la presenza della tenaglia rivolta verso la Francia anziché verso il Piemonte. Il disegno di Tillier mostra, della città, solo la chiesa di San Maurizio e il castello nuovo, ritenuti da Tillier i due luoghi della città facilmente prendibili che avrebbero reso vulnerabile il castello alto, se vi fossero stati collocati dei cannoni. Per questa ragione Tillier propose la realizzazione di altri tre bastioni, da aggiungersi ai quattro realizzati attorno alle mura del Piano dall’ingegner Laugey, vale a dire i bastioni Schomberg (attorno la chiesa di San Domenico), Crequy (dove ora si trova la chiesa di San Rocco), Villeroy (attuale Piazza Terzo Alpini) e Richelieu (situato alla porta di Francia, dove ora sorge la chiesa di Santa Croce). L’intervento di Tillier fu molto oneroso anche sul territorio: per poter realizzare il vallo, furono rasi al suolo i borghi extramurari, e tra questi buona parte delle manifatture, una delle principali fonti di guadagno della città.

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società

Per Mostre e Musei A cura di Chiara Gallo

mostra fotografica di augusto cantamessa

150 anni di Porporato attraverso i “dettagli” Ospitata dal Liceo Porporato in occasione dei 150 anni dell’istituto , la mostra fotografica di Augusto Cantamessa colpisce per l’analisi del dettaglio eseguita su una scelta fra oltre 20.000 volumi conservati nella biblioteca scolastica e 700 strumenti scientifici maneggiati da generazioni di studenti e professori e risultato dell’unione tra il vecchio istituto Rayneri e il Liceo Classico. Ed è proprio sulla ricerca delle tracce lasciate da suddetti studenti e professori che si è concentrata la cura degli scatti,. Alla domanda sul perché di questa scelta risponde: “Ho ritratto oggetti piuttosto che l’edificio, perché in essi sono segnate per sempre le impronte del tempo passato: 150 anni di docenti e allievi con le loro anime e palpitazioni di vita”. Grazie all’uso di una semplice compatta, Cantamessa ha ripreso questi oggetti (libri e strumenti) nel dettaglio e ha portato alla luce aspetti nascosti ad un occhio disattento e disinteressato.

Si tratta di scorci di storia che vogliono descrivere, con angolature ben studiate, le sensazioni che riescono a scaturire da libri e strumenti attraverso l’obbiettivo del fotografo, come lui stesso ci spiega: “Ho scelto determinate angolature e certi dettagli per non correre il rischio di fare una dettagliata elencazione tipo “ catalogo “ piuttosto che una interpretazione artistica”. Il prof. Moriondo, intervenendo durante la presentazione, ha sottolineato la delicatezza di alcune apparecchiature immortalate, spesso non più utilizzabili, tuttavia ancora ricche di fascino, così come la prof.ssa Strumia ha ricordato come certi volumi non potessero essere analizzati a causa dell’eccessiva fragilità delle pagine. Un’esposizione che va al di là dell’aspetto fisico dell’oggetto, che rivela quanta storia sia racchiusa all’interno dell’edificio del Liceo Porporato e quanta deve ancora essere rivelata!

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sport

Sport A cura di Andrea Obiso

tollardo e lo iaido

Errori, nuove imprese e... voi Partiamo dai compiti meno piacevoli. Come diceva Joe E. Brown “nessuno è perfetto” e per quanto ci riguarda occorre fare mea culpa verso Riccardo Tollardo. Per chi non lo sapesse Tollardo è il maestro di arti marziali intervistato il mese scorso. Oltre alle discipline da lui praticate e insegnate (Karate e Kendo) gli è stato erroneamente attribuito l’insegnamento dell’Aikido quando invece lui prati-

ca e insegna lo “Iaido” da numerosi anni. Sono cose che capitano, ma la rettifica con conseguenti scuse è necessaria quanto doverosa. Passando alla seconda parte del nostro titolo desidero fare una piccola digressione sperando che sia sufficentemente esplicativa riguardo le mie intenzioni. Da circa un mese a questa parte due amici, nonchè coetanei, hanno cominciato un duro allenamento in sella alle loro biciclette che li porterà a raggiungere nel mese di agosto Londra. Quando mi hanno espresso le loro intenzioni non mi sono fermato a pensare granchè su cosa significhi pianificare un viaggio del genere, ma dopo poco mi sono reso conto che a livello fisico, psicologico, organizzativo e ambientale non deve essere affatto facile partire. Oltre tutto non è da sottovalutare anche il fattore fortuna/sfortuna che, si sa, in questi casi può determinare il corso dell’avventura in un senso o nell’altro.

Prima ancora però, mi sono ricordato di quel viaggio che mio padre ha affrontato con un suo amico diversi anni fa. Io ero piccolo ma ne ho comunque un ricordo vivo: partirono da Pinerolo per arrivare in Sicilia, nel trapanese per la precisione, quasi duemila chilometri in nove giorni. Il fattore “C” non li fermò. Non ho grandi difficoltà a definire queste “imprese” come tali, in fondo io ero un bambino ma ricordo bene la faccia di coloro ai quali veniva raccontato questo viaggio, chi restava interdetto, chi minimizzava, chi non ci credeva... indifferenti mai. A ben pensarci in un mondo dove in aereo si raggiunge comodamente il capo del mondo in venti ore e si utilizza la macchina per fare mezzo chilometro in discesa trovo rassicurante che qualcuno come questi due ragazzi decida di attraversare tre Stati (e lo stretto della Manica, ma quello non credo lo faranno a nuoto) in bicicletta. Può sembrare retorico, ma il Viaggio con la “V” maiuscola non sembra più essere così importante, la partenza è vista solo come passaggio obbligatorio e fastidioso per affrontare un altrettanto fastidioso spostamento ed arrivare, finalmente, all’agognata meta. Meta per altro che la maggor parte delle volte non soddisfa come dovrebbe, ma questo è un altro problema. Il giro di parole, nonostante tutto, non è fine a se stesso: la mia intenzione è quella di conciliare, nei numeri a venire, le consuete interviste a praticanti e maestri dei vari sport presenti sul nostro territorio, con queste “imprese”. Le vostre “imprese”. Avventure che avete deciso di intraprendere nonostante le premesse fossero poco promettenti o peggio. Ricercare insomma lo sport alla sua essenza più ruvida, più naturale, più genuina, cercare di capire perché lo si è voluto fare e magari trasmettere, da queste poche righe, la voglia di muoversi verso direzioni che sembrano impensate. Sapere da voi, una volta tanto, su cosa vale veramente la pena di scrivere e quali, fra tutte quelle “imprese” che ci racconterete, sono in grado di ridefinire il concetto stesso di sport. Perché in fondo, si sa, basta prendere la bicicletta, sgomberare la mente, e via....

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società

Andare al cinema di Andrea Obiso

il mandarino terrorista

Iron men 3 Regia: Shane Black Attori: Robert Downey Jr, Gwyneth Paltrow, Don Cheadle, Guy Pearce

Il genio, filantropo e salvatore del mondo Tony Stark da qualche tempo soffre di insonnia e iperattività. I suoi “giocattoli” stanno diventando sempre più numerosi e superaccessoriati al punto che una delle sue armature è stata fornita all’esercito americano a scopo difensivo. Nel frattempo però vecchie conoscenze del passato riaffiorano portando con sé problemi nuovi; uno di questi è senz’altro il Mandarino, un inafferrabile terrorista che minaccia la sicurezza americana ed in particolare quella del presidente USA. Oltre ad essere un pericoloso criminale, però, il Mandarino ferisce gravemente l’ex guardia del corpo e amico personale di Tony durante un’esplosione, per tanto Iron Man decide di esporsi per cercare vendetta mettendo però in pericolo tutte le persone a lui vicine. La soluzione è rimanere nell’ombra per smascherare i piani del Mandarino che, fra l’altro, si avvale di uomini stranamente “esplosivi”. Il progetto totale della Marvel continua, dopo il “mucchio selvaggio” fumettistico inscenato in “The Avengers”, vengono riprese le varie storie e trame ed il primo a mostrarsi è proprio Iron Man, uno dei supereroi più amati degli ultimi anni. L’idea è quella di creare un ponte non solo con i precedenti capitoli ma anche con “The Avengers” stesso, al fine di legare tutti i film rendendoli referenziali fra di loro.

Trovata geniale quanto complessa se si pensa che proporre un film come “Iron Man 3” ad uno spettatore digiuno di supereroi è quasi impossibile. Il risultato finale tuttavia è altamente godibile. Il trailer promette filosofia ed esplosioni e il film le mantiene tutte confermando come nelle saghe Marvel il terzo capitolo risulti sempre più profondo e riflessivo rispetto ai precedenti. Robert Downey Jr. come sempre sembra avere il ruolo di Tony Stark cucito addosso e Gwyneth Paltrow dimostra ancora una volta di essere un’attrice affidabile, il resto del cast invece appare scelto tramite un mix di esigenze funzionali ai progetti artistici ed economici. Trattandosi di un blockbuster hollywoodiano quasi interamente digitale la qualità tecnica è ottima nonostante si continui in maniera quasi meccanica a proporre queste uscite in 3d, metodo di proiezione più inutile che altro considerando che dallo schermo non “esce” praticamente nulla. Tirare le fila di un film così comunque non è facile, il livello di spettacolo è senz’altro molto alto ma ciò che effettivamente resta alla fine della pellicola non è molto: due ore divertenti (che potevano essere una e mezza escludendo alcuni passaggi poco felici) che rispettano le attese del pubblico, senza tradire ma neanche stupire.

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musica

Officine del suono

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A cura di Demis Pascal

m u s i c a emergente

I Duo Jet

La realtà musicale di questo mese è decisamente “emergente” ,nonostante la lunga esperienza dei componenti, e decisamente pinerolese. La chiacchierata con Federica e Andrea va da sé, vengo così a conoscenza del fatto che: ”...I Duo Jet nascono grazie ad un incontro fortuito in occasione dell’esame di stato per Psicologi, sostenuto da entrambi nel novembre 2011. Dopo una chiacchierata al bar abbiamo pensato di trovarci per provare a suonare un po’ insieme...” ”...Era da un po’ di tempo che avevo voglia di sperimentarmi su un genere un po’ diverso da ciò che fino ad allora avevo fatto...” continua Federica ”... Ho iniziato da ragazzina cantando molto rock e pop, nonostante la mia formazione fosse jazz, mi sono poi avvicinata al blues e mi incuriosiva sempre di più il soul. Durante il primo caffè con Andrea gli proposi di provare a tirare giù una scaletta composta da brani acustici che andassero verso questa direzione”. La parola passa ad Andrea che mi spiega la sua parte nell’esperienza: ”...L’idea di provare con un Duo mi piacque oltre che per il genere in sintonia coi miei gusti personali, anche per l’intrinseco coefficiente di sfida che la proposta comportava. Decidemmo, dopo alcune prove, di proporre i pezzi, in modo piuttosto scarno (voce e chitarra acustica) e di utilizzare anche basi (ritmiche e molto rudimentali) nel caso in cui fosse necessario”. I Duo Jet si collocano quindi all’interno di un segmento musicale di alta qualità ma molto lontano dalle classifiche e dal mercato delle major, perchè? E’ ancora Federica a prendere la parola:”...Abbiamo optato per questa scelta perché ci è sembrato immediatamente importante seguire la musica che più sentivamo affettivamente vicina senza preoccuparci

di un consenso determinato unicamente dalle classifiche. All’interno della scaletta vi sono pezzi famosi e che sono risultati essere hit molto popolari, pezzi più datati come Feeling Good, Hit the Road Jack (Ray Charles), Son of a Preacher Man oppure pezzi più attuali come Rolling in the Deep (Adele) o Crazy (Gnarls Barkley). Abbiamo deciso di aggiungere anche brani che individualmente sono stati importanti per la nostra crescita musicale”. Mi rivolgo quindi ad Andrea, voglio sapere come questa piccola ma promettente band intenda portare avanti la composizione di brani propri. ...”...Recentemente abbiamo pensato di inserire alcuni pezzi nostri lavorando in questo modo: io propongo la parte strumentale, mentre Federica si occupa delle linee melodiche del cantato. Altra possibilità che ci è parsa sensata è quella di provare a recuperare alcuni pezzi già scritti da me riadattandoli in versione più minimale per poterli riproporre come duo...”. La voglia di fare quindi non manca a questi due ragazzi, ma cosa si propongono per il futuro prossimo? ...”...Per ora abbiamo delle date in programma nel pinerolese e vorremmo spostarci facendo concerti nel torinese e dintorni. Un elemento a favore di questo tipo di formazione è quello di potersi adattare facilmente a situazioni molto differenti tra loro che possono spaziare dal locale per concerti a contesti più intimi come aperitivi o feste private...”. Quindi stiamo attenti all’evoluzione di questa band, che potremo seguire dal vivo il 4 maggio all’Espresso Italia di Pinerolo, con un occhio al loro profilo Facebook per i costanti aggiornamenti. https://www.facebook.com/duojetduo


ni diritti uma

Visibili & Invisibili

libera

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A cura di Chiara Perrone

Campi estivi di volontariato: “Estate Liberi” La primavera ha iniziato a farsi sentire e con l’arrivo del caldo tutti abbiamo iniziato a pensare all’estate e a fantasticare sulle nostre vacanze. Per tutti coloro che desiderassero trascorrere un’esperienza diversa faccio conoscere un’iniziativa che ogni anno Libera ripropone con grande successo: i campi di volontariato Estate liberi. Ogni anno Libera organizza dei campi di volontariato che si svolgono dove vi sono dei beni confiscati alla mafia. I luoghi che si possono scegliere sono numerosi e ogni campo dura una settimana. La mattina si svolgono i lavori nei campi e si aiuta in tal modo la produzione di prodotti che poi saranno venduti da Libera terra, mentre nel pomeriggio vengono organizzati degli incontri formativi. La sera invece è un momento privilegiato per attività ludico-culturali tramite l’organizzazione di spazi di incontro con le realtà locali. Potrebbe essere un modo

Concorso

diverso per trascorrere una settimana in compagnia di altri ragazzi e soprattutto per comprendere meglio una realtà con la quale altrimenti non si avrebbe modo di venire in contatto. Partecipare ad un campo di volontariato è sicuramente un’esperienza entusiasmante, dove insieme ad altre persone che provengono da tutta l’Italia si può dare un contributo concreto alla lotta contro le mafie. Inoltre nel corso degli anni l’aiuto apportato dai volontari si è rivelato di fondamentale importanza per le cooperative e le associazioni. La produzione agricola ha potuto conoscere un aumento proprio grazie a tutti coloro che hanno deciso di vivere questa meravigliosa esperienza. Questi sono alcuni spunti, invito tutti coloro che volessero saperne di più a consultare il sito www.liberapiemonte.it oppure a leggere il n.109 de “La voce libera” del 19 aprile 2013.

I giovani e la resistenza

Gli studenti di quattro Istituti superiori di secondo grado di Pinerolo (IIS M. Buniva, L.S. Curie, L.C. Porporato, IIS Porro), accompagnati dai loro insegnanti e dirigenti scolastici, hanno partecipato sabato 20 aprile, presso l’Auditorium Baralis del L.C. Porporato, alla cerimonia finale della seconda edizione del concorso “I Giovani e la Resistenza” promosso dal sen. Elvio Fassone sul significato e sull’attualità della Resistenza in Italia. I partecipanti erano invitati a redigere un elaborato, singolarmente o in gruppo, volto a manifestare che cosa significhi per loro, oggi, la Resistenza e quel che ne è seguito. Gli elaborati potevano assumere le forme più varie: saggio scritto, filmato, racconto, pièce teatrale, canzone, disegno o altro, per esprimere nel modo più efficace e diretto il pensiero degli autori e testimoniare la loro volontà di ricerca e di impegno. Ha svolto gli onori di casa la prof.ssa Maria Teresa Ingicco, dirigente scolastico del L.C. Porporato, che ha dato la parola al presidente dell’ANPI pinerolese Riccardo Vercelli, al senatore Elvio

Fassone e al sindaco di Pinerolo Eugenio Buttiero. Il 1° premio è stato assegnato alla classe IV A dell’Istituto M. Buniva, nelle persone di Monica Amparore, Sara Anastasia, Leonardo Crosetti, Silvia Gay, Simone Iania, Mattia Maurino per il video “RESISTENZA 2013”. Il 2° premio è andato ex aequo ad Andrea Fauda, della 3A del Liceo Curie, per il video “LA RESISTENZA NEL PINEROLESE” e a Mario Simoni, sempre del Curie, 4B L, per il video “IL CANTO DEL CUCÙ”. Il 3° premio ex equo è andato a 4 vincitori: ad Alessio Scarpiello, Vanessa Della Croce della 5A del Buniva per il video “VIAGGIO TRA RESISTENZA E COSTITUZIONE”, a Luisella Ambrosio, Stefano Cappa, Margherita Ghiano, Gian Marco Mongiovì del Curie per il video “RISCOPRIRE LA RESISTENZA ATTRAVERSO LA RETE”, a Martina Barral, Sabrina Circosta, Naomi De Bari del Porporato per il video “I PIÙ PICCOLI, I PIÙ INDIFESI” e alla classe 2A dell’Itis Porro per il video “UNITÀ NELLA DIVERSITÀ, LA RESISTENZA AL NORD E AL SUD”. Ad allietare la premiazione sono intervenute tre giovani musiciste dell’Istituto Corelli di Pinerolo.


società

Appunti di viaggio di Mauro Beccaria

India on the road

Un tempio d’oro tra i poveri Dopo aver ricevuto il nulla osta dal team dell’Irtc di Candiolo che mi aveva ottimamente seguito, son partito per 5 settimane, zaino in spalla, con destinazione Rajastan e India del Nord. Vorrei condividere un’esperienza toccante che mi ha permesso di essere “persona” e non più “turista”. Una concezione cui tengo molto quando mi accosto ad un’altra cultura in qualsivoglia luogo mi trovi. Ecco un pezzo del mio diario. 17/2/2013 - La giornata oggi è un po’ cupa, ieri è piovuto tutto il giorno. Mi dirigo al tempio sikh, il Golden temple nella città di Amristar, al confine col Pakistan, e, lungo la strada, mi fermo per una colazione indiana con rahita (yogurt) lassi (frullato) e hotgulab jamon (dolce). All’entrata poso scarpe e calze: questo è un luogo sacro, quindi mi lavo anche i piedi e le mani nei bassi canaletti di acqua corrente, tipo “bealere”. Alzo gli occhi e resto di stucco: il tempio si erge brillante d’oro in mezzo ad un lago artificiale. Oltre la soglia un porticato accoglie i fedeli che si prostrano e giungono le mani, toccando il marmo col capo. Alcuni si svestono e si immergono nel lago fino al collo, pregando. Per accedere al luogo sacro, al centro del lago, si percorre un’ampia passerella e ci si mette pazientemente in coda. All’interno sono custoditi resti sacri, si prega e si canta. Mi unisco con rispetto ai presenti e poi riprendo l’esplorazione della cittadina.

Verso sera ritorno per fare qualche foto più suggestiva, ammirando i riflessi aurei nell’acqua ed il baluginio di luci del paese. Faccio capolino alla grande mensa all’interno della struttura del tempio. E’ uno spettacolo incredibile: vengono distribuiti 50-60mila pasti al giorno, anche di più nelle feste, a tutti i pellegrini che vi si presentano. Nell’accostarmi vengo invitato anche io. Dopo un attimo di indecisione, accetto questa opportunità che non mi capiterà più: trovarmi insieme a centinaia di persone a condividere, in religioso silenzio, un semplice pasto offerto dalla generosità di tanti volontari. Tutto questo avviene in ogni tempio sikh, segno dell’unità che regna fra gli individui di ogni credo, religione e nazionalità. Che serata speciale, non sarà facile dimenticarla! Nell’estrema povertà di tanti quartieri indiani, è toccante vedere che qui nessuno patisce la fame. Chi può dà un’offerta, chi non può è il benvenuto ugualmente. Ci si siede a gambe incrociate su un lungo tappeto, uno accanto all’altro, col capo chino, si riceve un piatto di metallo pulito e un volontario passa con una pietanza; riso basmati o pulao, minestra “dal”, con chapati, il pane azzimo, e patate o verdure speziate; chai, thè dolce bollente con latte. Penso sia un esempio da prendere in considerazione. Non mi son sentito né straniero, né diverso, ma profondamente commosso e grato. Anche io mi sono accostato in preghiera al mio Dio.

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cosedicasanostra

Agliodo, «sulla banda larga ci giochiamo la faccia» «La banda larga va considerata opera prioritaria - puntualizza l’assessore alle Attività produttive Franco Agliodo -, essenziale in un‘area industriale come quella della Porporata». Che invece ne è priva. «L’opera - annuncia - è stata inserita nella relazione previsionale programmatica e dunque l’Amministrazione non potrà accampare scuse. Se non la realizzeremo sarà solo colpa nostra; su questo intervento ci giochiamo la faccia». Più chiaro di così... L’intento è attuare la connessione «entro la fine dell’anno, rimediando ad un disservizio che ha del clamoroso. Si tratterà di collegarsi alla dorsale che già corre sulla 589 portando la fibra (va predisposto lo scavo) in un locale tecnico che provvederà a smistare il segnale». Si tratta, insomma, di predisporre quello che, in gergo, è definito “l’ultimo miglio”. m.m.

da L’Eco del Chisone 24.04.2013 Staremo a vedere come va a finire. Ricordiamo solo che la banda larga vale 1,2% in più di Pil (Pin.Ind.10/2012)

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Sono a m i c i d i P i n e r o l o I n D i a l o g o

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