Pineroloindialogo gennaio2016

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Anno 7, Gennaio 2016

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I N D I A L O G O .it Indialogo . i t , a u t o r i z z . N . 2 d e l 1 6 . 6 . 2 0 1 0 d e l Tr i b unale di Pinerolo - dir.Antonio Denanni

Pinerolo, Polo culturale Bochard : urge un “piano B” Doc.Univ/24 Luca Ridolfi «È prioritario il coinvolgimento dei giovani»

Dibattito sul futuro di Pinerolo /5 Dario Seglie, CESMAP «Pinerolo stenta a trovare una regia autorevole» I giovani pinerolesi scendono in politica


Buone News A cura di Gabriella Bruzzone

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Le aspettative per il 2016?

Più attenzione per l’ambiente Come ogni anno nuovo, anche questo 2016 appena iniziato è carico di aspettative, rafforzate da quel giorno in più che da sempre preoccupa i superstiziosi. La sua partenza ha fatto ben sperare: diminuiti i feriti per i botti di Capodanno, aumentati i consumi e caduta finalmente la prima pioggia dopo settimane. Un toccasana per l’ambiente e la salute. Ed è stato proprio il livello preoccupante raggiunto dall’inquinamento nelle nostre città a far sembrare prioritario per il 2016 il rafforzamento delle politiche ambientali. Tante le proposte fatte negli ultimi anni, migliaia le soluzioni ma poche quelle attuate. Adesso però si è reso necessario intervenire perché il cambiamento climatico preoccupa e spaventa. Il 2015 si è concluso con il COP21, una conferenza organizzata dalla Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici: dieci giorni durante i quali le potenze mondiali si sono confrontate sulle misure da adottare per ridurre le emissioni dannose. Sono tutti concordi nel voler modificare le precedenti abitudini e mettere in atto le tanto studiate soluzioni per ridurre a zero il livello delle emissioni. Tra i “buoni propositi”, la riqualificazione degli edifici esistenti così da tagliare i consumi,

segue da pag 3 principalmente su Torino, Pinerolo non basta loro, non vi trovano e non vi troverebbero la ricchezza culturale di cui hanno bisogno. Urge un “piano B”, come dicevamo, che a nostro parere non può che essere incentrato sul “polo formativo”, considerato un’eccellenza della città, che ha forza attrattiva sul territorio circostante, specie alle Superiori, con giovani che arrivano fino dalla periferia di Torino (Nichelino, Candiolo, ecc.). Lo ha affermato

l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili, il potenziamento del trasporto pubblico e dei mezzi non inquinanti, il riutilizzo e il riciclaggio. Il cambiamento fondamentale però deve partire da ognuno di noi: la rivoluzione culturale è infatti il primo passo per il miglioramento ambientale ed economico duraturo ed efficace. A questo proposito risultano fondamentali progetti mirati e risoluzioni drastiche. Un esempio arriva dalla Germania: sono stati aperti i primi cinque chilometri della cosiddetta “autostrada delle biciclette”, un tratto di strada piuttosto largo che si trova nella regione tedesca della Ruhr. Il progetto, in fase di completamento, coprirà cento chilometri totali toccando ben quattro centri universitari. L’obiettivo è ridurre la quantità di auto sulle strade e riqualificare vecchie piste ciclabili rendendole scorrevoli e pratiche. Un segno positivo arriva anche dal settore del riciclaggio italiano: rispetto al 2013, è stato riciclato il 2 per cento di imballaggi in più, aumentando la quantità di materiali riciclati al 66 per cento del totale. Numerosi poi i progetti legati ai trasporti, partendo dalla sharing economy fino ad arrivare alle auto alimentate a batterie. Come queste, esistono numerose altre iniziative che il 2016 non tarderà a mostrarci.

la stessa presidente del Comitato Pin Hub Patrizia Polliotto affermando che la sua formazione giovanile presso il Liceo Porporato “non aveva niente di meno qualificante di quella di altri prestigiosi licei torinesi”. E se dedicassimo la Bochard ad insediarvi il Liceo Artistico, potenziando così il sistema formativo cittadino, con laboratori e locali espositivi aperti alle iniziative della città? Antonio Denanni


33 Informazione e cultura locale per un dialogo tra generazioni

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|Bochard: serve un piano B

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Ho partecipato alla conferenza organizzata dal Comitato Pin Hub per la valorizzazione culturale della Caserma Bochard. Numerosi i partecipanti, quasi tutti politici, qualche architetto, nessuno delle associazioni culturali della città. Già questa assenza è stata un segnale dell’interesse della città per una caserma abbandonata da ristrutturare: forse non si crede che una caserma ristrutturata possa rilanciare una città in decadenza. Altri assenti erano i giovani, ai quali si vorrebbero dedicare questi locali ristrutturati per avviare degli spazi di fab lab e altre attività culturali da inventare. Nel frattempo è partito l’affido dello studio di fattibilità da parte del Comune di Pinerolo. È da ammirare l’impegno che si è assunto il Comitato Pin Hub, ma grande è il rischio che venga creato un altro sogno per la città come quello della “città della cavalleria”, i cui nodi e costi stanno venendo al pettine. Urge un piano B! Forse è da rivedere tutto il progetto e l’idea di partenza di crearvi un “polo culturale” che abbia la forza di rilanciare la città. Sta qui, a nostro parere, la debolezza del progetto: Pinerolo non è una città che ha forza culturale attrattiva, i suoi musei sono dei piccoli musei di provincia, così anche le iniziative culturali delle varie associazioni che hanno una dimensione prettamente casalinga che non vanno al di là della città, sovente non hanno forza attrattiva oltre l’associazione stessa (il nanismo culturale di cui abbiamo parlato altre volte!). I giovani stessi a cui si vorrebbe dedicare questa caserma ristrutturata non credono che questo edificio (ce ne sono altri vuoti in città!) risolverebbe i loro problemi di disoccupazione e valorizzerebbe il territorio. Inoltre questi giovani gravitano dal punto di vista dello svago e della cultura su territori più vasti, segue a pag.2

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PINEROLO / INDIALOGO.it .

Direttore Responsabile Antonio Denanni Collaborano: Emanuele Sacchetto, Alessia Moroni, Aurora Fusillo, Gabriella Bruzzone, Andrea Obiso, Andrea Bruno, Chiara Gallo, Cristiano Roasio, Nadia Fenoglio, Giulia Pussetto, Francesca Costarelli, Michele F.Barale, Chiara Perrone, Marianna Bertolino, Federico Gennaro, Isidoro Concas, Sara Nosenzo, Valentina Scaringella Con la partecipazione di Elvio Fassone photo: Giacomo Denanni, Andrea Costa, Lara Fantone Indialogo.it, Autorizzazione del Tribunale di Pinerolo, n. 2 del 16/06/2010 - Ed. Associazione Culturale Onda d’Urto Onlus redazione Tel. 0121397226 - E-mail: redazione@pineroloindialogo.it STAMPA: Servizi Grafici, Bricherasio

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Buone News

più attenzione per l’ambiente

Docenti universitari / 24

luca ridolfi, idraulica e fluidi

Dibattito sul futuro di pinerolo/ 5

darioseglie:ilpatrimoniostorico-culturale

8 Politica giovane young

intervista al gruppo di “sinistra solidale”

tac - esempio di recupero per pinerolo

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Benchmarking territoriale

Lettere al giornale

quelli che salveranno il nuovo anno

12 Vita internazionale

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intervista a selene martello

Donne del Pinerolese

intervista a valeria tron

bandi: chi vince (sempre!) e chi perde

i bandi del mese di gennaio

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Giovani & Lavoro

15 Tuttobandi 16 Teatro

al sociale, lo schiaccianoci

17 Per mostre e Musei

dopo le feste con l’arte

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Visibili & Invisibili

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Cose dell’altro mondo

le notizie di amnesty e libera in america a 33 anni in pensione si può

20 Storiae...

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un forte stress e paura del nuovo

Officine del suono

light blue fly

22 Serate di Laurea

con ramona parise e simone piani

23 Viaggiare

nel regno dei maya

24 Amici di Pinerolo Indialogo http://www.pineroloindialogo.it http://www.pineroloindialogo.it/eventi http://www.facebook.com/indialogo.apinerolo http://www.facebook.com/ondadurtopinerolo http://www.issuu.com/pineroloindialogo


incontri

Città & Università /24

44 a cura di Antonio Denanni

Intervista a Luca Ridolfi, Idraulica

«Una priorità è il reale coinvolgimento dei giovani nella vita della città» “Dal punto di vista idraulico penso che nel Pinerolese non ci siano pericoli eclatanti... Naturalmente ci sarebbero tante cose che andrebbero approfondite e capite” Ci parla di sé e del suo lavoro in ambito universitario? Insegno Idraulica e Meccanica dei Fluidi nel Politecnico di Torino. Mi occupo di fisica e di ingegneria dei fluidi, con particolare attenzione all’ambito ambientale. Vista la sua grande importanza per la vita sulla Terra e in quasi ogni ambito dell’attività umana, il fluido che ho maggiormente studiato è l’acqua. Mi sono così occupato della dinamica dei fiumi, delle coste, delle onde marine e dei ghiacciai, del moto degli inquinanti negli acquiferi e delle correnti oceaniche. Ho dedicato diversi anni a studiare come la variabilità spaziale e temporale della disponibilità di acqua regola i processi ecologici di cooperazione e competizione tra le specie vegetali. Un argomento che mi ha affascinato negli ultimi anni è lo stretto legame tra acqua e cibo; si tratta di un problema globale enorme con importanti ricadute economiche, politiche e sociali per tanti popoli. Infine vi è anche il grande tema dei fluidi del corpo umano, in primis il sangue e il sistema cardiovascolare. Ci dà qualche ulteriore dettaglio della sua disciplina? Ci si occupa di descrivere in maniera quantitativa, attraverso modelli matematici e sperimentali, il comportamento dei

fluidi, ovvero come essi si muovano, quali traiettorie percorrano, quali azioni esercitino sulle pareti che li confinano, cosa accada alle sostanze trasportate, ecc.. Si tratta di moti estremamente complessi, basti guardare con attenzione il moto del fumo che sale dalla brace di una sigaretta o le fiamme (che altro non sono che fluidi in movimento) o, ancora, il moto delle onde sul mare o la forma delle nuvole per accorgersi dell’estrema varietà dei comportamenti di un fluido. La gestione delle acque in Italia è soddisfacente? In generale, assai poco. C’è una scarsa abitudine allo studio serio e approfondito dei fenomeni. In generale si interviene sull’emergenza e si cerca di rimediare con interventi di rattoppo, che usualmente hanno alti costi. Manca una saggia, continua e attenta pianificazione e gestione del territorio, che porti a prevenire i problemi piuttosto che a curarli una volta conclamati. Ciò ha tante cause, storiche, economiche e sociali, ma forse quelle più preoccupanti sono quelle culturali, perché fanno temere che ci vorranno molti anni prima che anche in Italia si abbia una rapporto equilibrato col territorio. Anche se devo dire che in Piemonte le cose vanno decisamente meglio che in altri luoghi. Nelle sue proposte di tesi di laurea agli studenti abbiamo visto anche argomenti inerenti l’organismo umano: ce ne parla?


«C’è pochissima consapevolezza che il 90% dell’acqua che utilizza l’uomo è usata per produrre cibo» Per capire come funziona il sistema cardiovascolare oltre a competenze mediche c’è anche bisogno di competenze riguardanti la dinamica dei fluidi. Il sangue è un fluido che si sposta all’interno di una rete adatta a portare le sostanze nutritive a tutte le cellule e raccogliere i prodotti di scarto. All’interno di questa rete avvengono tutta una serie di fenomeni complessi che si prestano a essere modellati e studiati dal punto di vista fisico e matematico. In particolare stiamo studiando, insieme ai medici e ad altre istituzioni universitarie, gli effetti delle aritmie cardiache sulla circolazione cerebrale e sull’innesco delle demenze. Altri problemi importanti che stiamo studiando sono l’azione dei farmaci ipertensivi e l’evoluzione degli aneurismi aortici e cerebrali. Infine collaboriamo con ospedali infantili per studiare e migliorare la pratica chirurgica nel caso di gravi malformazioni cardiache. Nello sviluppo industriale del pinerolese i corsi d’acqua hanno avuto un ruolo cruciale. Acqua e sviluppo economico vanno di pari passo ancora oggi? Moltissimo e l’esempio più emblematico è il legame tra acqua e cibo. C’è pochissima consapevolezza che il 90% dell’acqua che utilizza l’uomo è usata per produrre cibo (p.es., per produrre un chilo di zucchero serve un metro cubo d’acqua e per una cotoletta ne servono due di metri cubi!). Poiché però l’acqua è distribuita sul pianeta in modo molto eterogeneo, c’è qualcuno che ne ha tanta e qualcuno che ne ha poca. Ciò significa che ampie regioni del mondo non sono in grado di produrre il cibo di cui necessitano e vivono grazie al cibo importato. Tale commercio mondiale del cibo comporta lo spostamento virtuale dell’acqua che è servita per produrre quel cibo. Pertanto, chi controlla le risorse idriche per produrre il cibo sempre più sta controllando la distribuzione del cibo nel mondo, che è ovviamente un bene fondamentale per l’uomo. Ne consegue un forte legame tra l’acqua e la potenza politica di uno Stato o di un territorio. Dal punto di vista idraulico il Pinerolese è un territorio sicuro o ci sono dei pericoli? Penso non ci siamo pericoli eclatanti. Inoltre il Pinerolese è un territorio abbastanza ben gestito rispetto ad altre parti d’Italia. Naturalmente ci sarebbero tante cose

che andrebbero approfondite e capite. Ad esempio, l’utilizzo dell’acqua a scopi idroelettrici, i cambiamenti geomorfologici dei corsi d’acqua, valutare la sicurezza idraulica nei confronti delle future alluvioni, studiare l’impatto dei cambiamenti climatici, ecc.. Direi però che non ci sono grosse situazioni patologiche delle quali spaventarsi. Soffermiamoci su Pinerolo. Ci dice un pregio e un difetto di questa nostra città? Sono torinese di nascita e abito a Pinerolo da 17 anni. Sin da subito sono rimasto colpito dalla personalità di Pinerolo, che gode di una bella posizione geografica e ha una lunga storia affascinante, testimoniata da un centro storico gradevolissimo. L’aspetto negativo è la sensazione del poco spazio dato ai giovani; forse se ne parla tanto, ma in realtà mi pare che siano esclusi da tutte le decisioni che contano. Lavoro in un ambiente fatto di giovani e ogni giorno ho la prova della loro grande forza e dell’importanza di coinvolgerli nelle decisioni. C’è bisogno di idee nuove e di entusiasmo: tutte doti che solo i giovani possono portare. Acqua vuol dire anche ambiente, paesaggio, cura del territorio, ecc. Pinerolo e il circondario da questo punto di vista sono territori curati? Discretamente sì. A confronto con altre zone d’Italia tutto sommato non possiamo lamentarci, c’è una buona cura del territorio. Tra qualche mese si rinnova l’amministrazione comunale. Lei vede una priorità da suggerire alla classe politica della città? Come detto prima, penso che una priorità sia un reale coinvolgimento dei giovani nella vita della città, non a parole ma nei fatti. Coinvolgerli nelle scelte, discutere con loro, lavorare ai loro progetti, rendere la città più viva e fiduciosa nel futuro. Un giovane laureato nella sua disciplina che tipo di sbocco lavorativo può avere? Quando si tratta di acqua si parla di una possibilità infinita di applicazioni e quindi il lavoro spesso non manca, anche in ambiti che parrebbero lontani dall’ingegneria. Per esempio, recentemente due miei tesisti hanno trovato lavoro nella FAO e si occupano di studiare i problemi acqua-cibo nei paesi dell’Africa, un dottorando sta invece per essere assunto in un centro di ricerca medica olandese.

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Dibattito sul futuro di Pinerolo /5 di Dario Seglie, direttore del CESMAP

Il nostro patrimonio storico-culturale

«Pinerolo deve essere pronta a giocare le sue carte e gli assi che possiede»

«Una risorsa straordinaria del nostro territorio è la sua unicità antropologica, essendo terra di frontiera, pianura e montagna, multi-culturale e multi-confessionale fin dal Medioevo» Un lavoro prioritario che l’Amministrazione non ha mai avviato è l’inventario del Patrimonio Culturale della città Proseguono gli interventi sul futuro di Pinerolo e sulle sue risorse da valorizzare (nella stesura dei prossimi programmi elettorali!): con Dario Seglie, direttore del CESMAP vediamo le risorse storicoculturali. AD Nel decennio 1960 - 1970 un gruppo di giovani cattolici e valdesi, studenti universitari, liceali, impiegati, idraulici, tipografi, cuochi, agricoltori, avevano il loro punto fisso di ritrovo alla Gelateria D’Isep di Piazza Barbieri. Recentemente, il Sindaco Buttiero ha scoperto una targa sotto i Portici Nuovi a ricordo di quel sito dove si erano formati al confronto libero ed alla discussione democratica persone che hanno successivamente ricoperto anche ruoli apicali pubblici tra cui un Sindaco di Pinerolo, di Porte e di San Pietro. Anche lo scrivente era della “Gela”; un giorno -nel 1960- la nostra attenzione fu attratta da un evento eccezionale: un grande traliccio rotante con una palla di ferro attaccata ad una catena, una sorta di gigantesca mazza ferrata, ruotava e sbriciolava il “Palazzo di Cristallo” in Piazza Cavour. L’amministrazione di allora della città perpetrava una colossale infamia: in una settimana abbatteva proditoriamente l’enorme edificio, costruito nel secolo XVII dal Vauban, architetto militare del Re Sole Luigi XIV; era la caserma detta Hotel di Cavalleria e l’annesso maneggio (il cui ultimo uso fu come cinema, l’Onarmo); in pochi giorni a Pinerolo si stavano cancellando tre secoli di storia europea. L’intellighenzia dell’epoca non profferì parola. Ma l’evento ebbe un effetto maieutico sui giovani della “Gela” che cominciarono a riflettere più a fondo sull’importanza del passato e dei beni che rappresentano la cultura di un territorio. Infatti, pochi anni dopo, dalla matrice della “Gela” sorgerà, nel 1964, il CeSMAP, Centro Studi e Museo d’Arte Preistorica il cui primo Presidente

fu l’Ing. Cesare Giulio Borgna, già Comandante Partigiano, co-liberatore di Pinerolo nel 1945 e primo Vice Sindaco nel dopoguerra. In quegli anni si erano gettate le basi per fondare il Museo Civico a Pinerolo di Arte Preistorica, Archeologia ed Antropologia, con grande attenzione al territorio ed al contesto internazionale. Mezzo secolo di attività locale e di ricerca nei quattro angoli del mondo costituiscono il curriculum di questa istituzione che ha posto, fin dal 1974, un particolare impegno per la qualificazione dei giovani e per strutturate attività didattiche con le scuole di ogni ordine e grado che decretano -annualmente- il successo dei percorsi e laboratori interattivi (ben 16) oggi offerti alle scolaresche (http://cesmap.it/ ). Tra pochi mesi, i cittadini saranno chiamati alle urne per eleggere i loro rappresentanti al Consiglio Comunale. Democraticamente, tutti dovremo esprimere, con la partecipazione al voto, la nostra idea di governance locale. Pinerolo, che rinnova la sua Amministrazione comunale, è la città capofila del territorio e quindi deve avere una visione ampia di area; ogni sua decisione (o indecisione) crea effetti territoriali vasti e complessi. Il disegno del nostro futuro sarà da porre in mano a persone - elette - capaci e determinate a trovare la sintesi tra interessi locali e quelli dei comuni limitrofi. Una risorsa straordinaria del nostro territorio è la sua unicità antropologica, essendo terra di frontiera, pianura e montagna, multi-culturale e multi-confessionale fin dal Medioevo; i Governi centrali, dopo aver dichiarato che «con la cultura non si mangia» (Giulio Tremonti), recentemente, per bocca del Ministro per i Beni Culturali e Turismo (Dario Franceschini), hanno variato il tiro dichiarando che la Cultura è come «petrolio» per l’Italia, la più importante fonte di risorse a

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Seglie: «Pinerolo stenta a trovare una regia autorevole con una linea che miri alto verso il futuro» 7 nostra disposizione. Pinerolo deve essere pronta a giocare le sue carte e gli assi che possiede. La notizia della acquisizione della ex-Caserma di Cavalleria «Bochard di S. Vitale», passata in proprietà al Comune di Pinerolo per usi culturali, è un segnale nella direzione espressa dal Ministro Franceschini; il «polo culturale» che intende creare il Sindaco Eugenio Buttiero nei grandi edifici militari è esattamente su questa linea. I temi da affrontare per riempire di contenuti concreti questo «polo» sarebbero ancora tutti da ulteriormente discutere; un concorso di idee per un progetto di fattibilità non è stata la via scelta dall’Amministrazione che ha affidato direttamente ad un solo professionista il Progetto da tracciare. Si auspica che questo «polo» non debba essere soltanto un centro di servizi per la città, ma dovrà avere una valenza ed un valore a livello territoriale per tutto il Pinerolese. I punti forti del territorio pinerolese potranno avere alla «Bochard» una vetrina centrale multimediale ed interattiva, un info-point in grado di mettere in sinergia le risorse dei beni culturali ed ambientali, beni patrimoniali che ora sono isolati e molti anche abbandonati all’oblio, al degrado, al saccheggio ed alla scomparsa. Conservare vuol dire avere un profondo senso di essere immersi nella cultura che è il retaggio del passato. Quindi la città come coacervo di memorie, stratificazione di edifici, di pieni e di vuoti, di giardini e di orti, è la patria piccola, la portatrice della storia piccola (a volte anche grande), con le sue pagine più o meno importanti e più o meno ben conservate, è la nostra carta di identità perché non vogliamo essere apolidi; aperti con tutti gli altri e con tutte le tradizioni e le culture, ma senza rinunciare ai millenni che stanno alle e sulle nostre spalle. Pinerolo si è trasformata nei millenni: insediamento umano dal Neolitico Medio (V millennio a. C.) nucleo preistorico durante l’Età del Bronzo e del Ferro, quindi oppidum gallo-romano, sempre sulle medesime alture collinari affacciantesi sulla pianura, città murata e fortificata dall’alto Medioevo fino alla fine del XVII secolo, prima capitale del Piemonte con i Principi d’Acaja – Savoia, fortezza francese di prima classe col Re Sole, sede di Provincia e di sotto-Prefettura con Napoleone, città artigiana fin dal Medioevo; da sempre città militare, con il periodo aulico della Cavalleria e col prestigio internazionale - tra Ottocento e Novecento - per essere la sede più importante per l’equitazione moderna; Pinerolo città operaia la cui vocazione

attuale, tra post-industriale, terziario avanzato e centro di servizi territoriali, stenta a trovare una regia autorevole con una linea che miri alto verso il futuro, disegnando la città che sarà Pinerolo nella seconda metà di questo primo secolo del terzo millennio d. C. Concludo con un segno positivo di politica culturale: l’Amministrazione di Pinerolo aveva istituito - nel 2009 - una Commissione Civica per i Beni Culturali della città, formata da vari esperti per dare consulenza all’Amministrazione sulle tematiche di cui abbiamo trattato. Un lavoro che era stato individuato dalla Commissione come prioritario per la Città era l’inventario completo del Patrimonio Culturale da realizzarsi con schede ad hoc, progetto che l’Amministrazione non ha mai avviato. A casaccio, elenco alcuni nodi irrisolti del patrimonio monumentale edilizio cittadino: Palazzo Vittone, Chiesa di S. Agostino, Collegio “Louis-le-Grand” dei Gesuiti, Caserme francesi (ex Tribunale), Palazzo Acaja, Follone Turck, Arsenale francese (lato ex Carceri), ex Mascalcia e Veterinaria militare e, dulcis in fundo, l’acquisizione della ex Caserma “Bochard” che si aggiunge al già pesante fardello dei beni culturali monumentali di proprietà comunale, tutti in attesa di un piano generale che possiamo auspicare sia nei programmi dei candidati a Sindaco per la prossima tornata primaverile 2016 di elezioni amministrative. Ovviamente per fare questi programmi si può e si deve parlare con tutti, cittadini, associazioni, enti vari, perché o siamo in democrazia reale o torniamo in un astorico ed inaccettabile feudalesimo. Ma dopo il feudalesimo e l’assolutismo ci fu la presa della Bastiglia e su tutti i municipi di Francia, sulla facciata, è ancora oggi scritto a caratteri cubitali “Liberté, Egalité, Fraternité”; Pinerolo fu Francia per tre lunghi periodi, nel 1500, nel 1600 ed a cavallo tra 1700 e 1800. Non sarebbe di troppo e tanto meno sconveniente se sulla facciata fascista del Municipio (che maschera l’Arsenale francese del 1650) fosse scolpito, almeno idealmente, l’illuministico trinomio rivoluzionario. Se sì, ce lo spiegheranno i candidati alle prossime elezioni che, sono certo, anche loro avranno messo nei loro intenti programmatici la Cultura al primo posto, seguendo le indicazioni governative del premier Matteo Renzi che ha dichiarato “ad ogni euro per la Difesa un euro anche per la Cultura”. Dario Seglie, Direttore del CeSMAP, Museo Civico di Archeologia e Antropologia di Pinerolo.


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Politica giovane young di Emanuele Sacchetto

Intervista ai giovani di “Sinistra Solidale

«I giovani devono cominciare a lanciarsi: abbiamo bisogno di ottenere una rappresentanza»

«Le nostre idee e proposte sono nell’ambito di una progettualità di lungo periodo» I giovani pinerolesi incominciano a prendere coscienza che per contare e per avere spazi operativi in città devono fare gruppo e se il caso anche mettersi in politica, come hanno fatto i giovani di “Sinistra Solidale”, che abbiamo intervistato. Il gruppo “Sinistra Solidale” si può dire sia nato dall’associazione culturale “Officina Pinerolese”? Cosa vi ha spinto a mettervi in politica? In realtà il passaggio da associazionismo a soggetto politico non c’è stato. Infatti l’Officina Pinerolese continua a vivere indipendentemente dalla nascita di Sinistra Solidale. Certamente alcuni membri di quest’ultima sono stati o sono tuttora anche membri dell’associazione culturale, ma i due soggetti rimangono distinti. Il nostro progetto è stato fin dall’inizio quello di passare dalla militanza partitica tradizionale, caratterizzata da una forte staticità e lentezza nell’affrontar problemi e dar risposte a una visione più dinamica, oltre che giovane, di far politica. Qual è stato allora il ruolo dell’associazione culturale nella vostra formazione politica e quali sono i rapporti (se ancora esistenti) tra Sinistra Solidale e l’Officina Pinerolese? L’Officina ha certamente avuto un ruolo fondamentale nel farci conoscere, nel creare un gruppo accomunato da interessi comuni, al fine di stimolare la riflessione su temi attuali, compresa la politica. L’unico legame che rimane sono le persone. Alcuni di noi infatti collaborano con entrambi i soggetti. Questo è possibile proprio in ragione dei diversi obiettivi che l’associazione culturale e il soggetto politico si pongono. Non avete timore che i partiti vi fagocitino,

bloccando la vostra carica innovativa? Siamo certamente consapevoli di questo rischio. Tuttavia, quello di essere frenati non sempre rappresenta un aspetto negativo, in quanto può dare maggiore concretezza ai nostri progetti, grazie alla maggiore esperienza di persone più esperte di noi. In ogni caso, per il momento stiamo evitando questo rischio, grazie anche alla creazione della piattaforma “Pinerolo Bene Comune”, che raccoglie diversi soggetti al suo interno. Un punto di forza che sta dalla nostra parte inoltre è che siamo stati noi giovani a prendere l’iniziativa per la creazione di un soggetto politico nuovo. Come gruppo politico, puntate su una sorta di “inventario di proposte” oppure su un paio di idee forti da portare avanti? Le nostre idee e proposte, certamente in questo momento anche finalizzate all’obiettivoelezioni, hanno la pretesa e la volontà di spingersi oltre, nell’ambito di una progettualità più di lungo periodo. Molte sono le attività che abbiamo messo in piedi, realizzato e pensiamo di realizzare, dalla campagna di raccolta di vestiti, la striscia d’arte nella zona dei portici blu, la colletta alimentare fino a giungere al più ampio progetto di “food sharing”, pensato per evitare lo spreco di cibo. Pur sembrando all’apparenza un insieme indistinto di progetti e attività, in realtà è chiaro che l’ideale di fondo alla cui ombra tutta la nostra azione è mossa è la solidarietà. Questo è per noi il punto di partenza per ripensare in maniera giovane e fertile il nostro futuro. Oltre alle idee, voi puntate su azioni concrete (come la pulizia del chiosco della stazione). Quale

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«I giovani di Pinerolo sono interessati alla nostra città nella misura in cui ci sono proposte interessanti» messaggio volete trasmettere con queste azioni? L’atto di pulire il chiosco della stazione è stato certamente un segnale di immagine, per dimostrare come ci sia la necessità e volontà di ridare dignità a un luogo. Inoltre è nostro intento anche quello di rivolgersi direttamente alle istituzioni per pensare all’apertura di una gara d’appalto per concedere in uso il luogo a qualcuno che lo riqualifichi. Il nostro fine è stato quindi quello di stimolare il Comune per una migliore gestione del bene “comune”. A tal proposito, nelle prossime settimane verrà anche fatta un’interrogazione comunale in merito al futuro del chiosco della stazione. In questi mesi state proponendo un “questionario sull’ambiente”. Di cosa si tratta e quali sono i risultati? Verso fine novembre abbiamo lanciato questa campagna per chiedere ai cittadini, attraverso la compilazione di un semplice questionario, quali siano secondo loro le necessità di Pinerolo in materia di piste ciclabili, strade, sicurezza, luoghi di aggregazione, punti acqua, negozi di vicinato, illuminazione, aree verdi e altri temi ancora. La modalità scelta è stata quella di indagine per quartiere. E i risultati in termini di risposta, anche se non sappiamo ancora quantificarli numericamente, sono stati positivi. C’è stata volontà di scambio di opinioni su temi di comune interesse anche da parte di associazioni cui ci siamo rivolti per la diffusione di questa iniziativa. Una modalità simile sarà utilizzata anche dalla piattaforma Pinerolo Bene Comune per la stesura del programma elettorale, coinvolgendo i cittadini. Qual è la priorità di questa città, e quale progetto portereste avanti per primo, in caso veniste eletti? Prioritaria per Pinerolo non è tanto una cosa determinata, quanto piuttosto un radicale cambio di rotta. Noi pensiamo infatti che la nostra città debba riacquistare la misura del cittadino, specialmente giovane. Per troppo tempo in Pinerolo si è perso di vista l’apparato giovanile. È quindi necessario rivalorizzare le politiche giovanili come elemento di ricostruzione sociale della città stessa, di una città a misura di cittadino. In materia di politiche giovanili, pensate che sia l’amministrazione comunale a dover avanzare proposte o sia piuttosto compito dei giovani di Pinerolo quello di prendere iniziativa? La risposta pensiamo stia nel connubio delle due spinte innovative. Da un lato certamente i giovani devono osare, proporre e proporsi. Ma al contempo l’amministrazione comunale ha il dovere di essere più flessibile e collaborativa nei confronti delle realtà giovanili che non mancano sul nostro territorio.

Ma non pensate che i giovani siano più interessati a Torino che a Pinerolo? Può la nostra città essere ancora centro di gravitazione per i suoi giovani? I giovani di Pinerolo e non solo sono interessati alla nostra città nella misura in cui ci sono proposte interessanti. La domanda non manca. È piuttosto l’offerta giovanile a Pinerolo che scarseggia, complici una scarsa collaborazione dell’amministrazione comunale e un’enorme difficoltà di informazione (l’Eco del Chisone, considerato da molti come la maggior fonte di informazione cittadina, non viene letto dai giovani!). Pinerolo pensate sia “provinciale” e “vecchia” in quanto a mentalità e modo di agire? Da un punto di vista pratico, Pinerolo è certamente diventata una succursale di Torino. A differenza della prima cintura di Torino, che inevitabilmente deve restare molto legata con il capoluogo, noi possiamo vantare invece ancora una certa autonoma identità. Ed è su questa che dovremmo lavorare. Pinerolo deve tornare a “spingere per il suo ruolo e nome”. Certamente Torino rimane un contatto e un legame importante, ma Pinerolo dovrebbe recuperare un maggiore sviluppo identitario autonomo. Volete fare un appello ai giovani di Pinerolo? L’unica cosa che ci sentiamo di affermare con forza è che i giovani devono cominciare a lanciarsi. Abbiamo bisogno di ottenere una rappresentanza, ma per far questo ci vuole voglia di fare e non solo di star a guardare. Serve voglia di partecipazione! Qualche riflessione... Un movimento di giovani nella politica. La prima volta che ne sentiamo parlare? Come questo forse sì. Un movimento che parte dai giovani, per i giovani e non solo. Un movimento che, indipendentemente dai colori politici, non vuole buttar fuori dalla porta tutto ciò che di vecchio caratterizza la nostra politica. Perché si sa, a far così, i vecchi cocci rischiano di rientrare dalla finestra. Qui invece c’è un gruppo che ha la forza di imporsi democraticamente, anche all’interno delle vecchie compagini politiche, radicate da profondi rancori e personali incomprensioni. Un gruppo di giovani che, con l’impeto dirompente e la determinazione che ne caratterizza l’età, non vuole solo disfare, ma ricostruire qualcosa di nuovo. Pronto all’ascolto, ma forte dell’importanza della propria parola all’interno di un gruppo. Senza dimenticare il proprio passato e sapendo prendere da trascorse esperienze ciò che di buono possono dare. Ma con uno sguardo al futuro, determinati a dar voce alle proprie idee. Questa si chiama innovazione! Emanuele Sacchetto

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G L O B -L O C

Benchmarking territoriale

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di TAC (Territorio, Architettura, Scultura) - www.tac-lab.it

Da un recente viaggio a Eindhoven, in Olanda

Un bell’esempio di recupero per Pinerolo Da un recente viaggio di un componente del gruppo TAC a Eindhoven, in Olanda, parte il nostro primo articolo di benchmarking territoriale. Eindhoven è una città che si è sviluppata, verso fine ottocento, attorno al colosso dell’elettronica Philips che, proprio in questa città, aprì il primo stabilimento dando lavoro ad oltre 2.000 operai. Proprio questa azienda ha creato le basi, finanziando edifici pubblici, parchi, aree sportive, scuole e borse di studio, che hanno permesso ai cittadini di Eindhoven di ereditare una mentalità e una qualità della vita all’avanguardia. I lavoratori della Philips sono infatti tra i più produttivi e soddisfatti del mondo, orgogliosi di vivere in un posto dove design e tecnologia sono, da sempre, al servizio della collettività. Il progetto più particolare che sta continuando a rendere la città olandese un centro d’arte e design all’avanguardia è senza dubbio la riqualificazione dell’area Strijp-S: un quartiere

in fase di rivalorizzazione, centralissimo, vivace e brulicante di attività, dove artisti, designer, stilisti e musicisti sono stati chiamati a riutilizzare i vecchi edifici dell’enorme fabbrica di apparecchi radio. Il patrimonio edilizio è dato in gestione a prezzi agevolati, permettendo così la creazione di un nuovo centro urbano a destinazione culturale in costante espansione dove creativi di ogni genere condividono lo spazio tra shop, caffè e ristoranti, si organizzano concerti e dj set, accanto ad uno skate park; “arrivano i progetti più disparati dall’apertura di gelaterie a scuole di pilates o asili nido, oltre a valanghe di richieste per

spazi di co-working. E’ una grande soddisfazione poter aiutare i ragazzi a realizzare le proprie visioni.” spiega Sietske Aussems, colei che si occupa di decidere come assegnare le metrature. Lo sviluppo di questo quartiere racchiude tutto il pragmatismo olandese, implementato dalla mentalità dei propri cittadini che hanno un forte senso di appartenenza, di attaccamento alle tradizioni ed alla loro volontà di fare sistema; non a caso fu proprio quando la Philips spostò il quartier generale ad Amsterdam delocalizzando l’intera produzione fuori dall’Europa, che l’eredità industriale venne trasformata in fucina di idee che ha generato nuove e virtuose occasioni. La città, che in pochi anni si è trasformata in un celebre centro del design internazionale, non racchiude le installazioni negli edifici, ma si apre alla condivisione tramutandosi in un vero e proprio museo en plein air, dove in ogni angolo si trovano richiami creativi. Non a caso Eindhoven è la città delle opportunità dove l’amministrazione sostiene ed agevola le iniziative locali, i cittadini ritengono che “la novità non debba spaventare, ma debba essere una spinta propulsiva” e dove i creativi e gli stakeholders ritrovano l’interesse per il business; proprio in questa città infatti, accanto al lago artificiale generato dalla modifica del fiume Dommel, si trova l’incredibile progetto di riqualificazione dell’ex caserma di polizia riconvertita in spazio culturale di 2.500 mq affiancato da un ristorante d’ispirazione italiana. “Ero venuta a conoscenza di un bando per la ristrutturazione e ho presentato un progetto culturale articolato, che permettesse di dare lustro a un’area davvero immensa. Abbiamo lanciato un’azione di crowdfounding per raccogliere il denaro necessario, e, inaspettatamente, soldi e permessi sono arrivati prima del previsto, grazie allo sforzo di diversi cittadini che hanno sposato con passione il progetto. Così in pochi mesi mi sono trovata a lavorarci a tempo pieno assieme a mio marito” spiega Annemoon Geurts ideatrice del progetto Kazerne. Un bell’esempio per il nostro territorio!


società

Lettere al giornale

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di Elvio Fassone

Quelli che salveranno il nuovo anno Ad ogni inizio d’anno i bilanci e le previsioni si sprecano. E tuttavia sono inevitabili, come il morbillo da piccoli e le multe da grandi. Se è difficile sottrarsi a questo gioco, è però possibile dargli un senso diverso: ad esempio rammentando che l’anno nuovo ci porterà esattamente quello che noi saremo capaci di immettervi; ovvero, per dirla altrimenti, pensando che il nuovo anno avrà un sapore un po’ migliore se saranno molti quelli che salvano il mondo senza saperlo. L’espressione “salvare il mondo” è iperbolica, ma è cara ai poeti e tanto vale usarla. Chi sono costoro? Ne fa un elenco J.L. Borges: “Chi è contento del fatto che sulla terra esiste la musica. Due impiegati che in un caffè del sud giocano in silenzio a scacchi. Chi cerca di giustificare il male che gli hanno fatto. Chi preferisce che abbiano ragione gli altri”; e tanti altri sconosciuti. Possiamo arricchire l’elenco. Una donna che legge una fiaba ad un bimbo. Un ceramista che intuisce una forma nuova. Un uomo e una donna che hanno tentato in molti modi di avere un figlio, e, venuti a contatto con un piccolo abbandonato, decidono che quello sarà il loro figlio. E ancora: chi si sente offeso non dalla scarsa considerazione che il mondo gli riserva, ma dal fatto che le donne che non ridono più, che gli uomini non piangono più, i bambini non giocano più, i vecchi non insegnano più. Salva il mondo chi decide che d’ora innanzi non guarderà più gli anziani che incontra come se fossero esseri trasparenti. Chi si domanda che cosa ha sacrificato in favore dei senza casa che crepano di freddo, e si risponde di aver dato l’equivalente di due pacchetti di sigarette. Chi decide che non fumerà più. Salva il mondo il politico che smette di usare le consuete frasi che rivestono il nulla, il dare

un segnale forte, il chiedere che si assumano le loro responsabilità, e le sinergie e la strada che è tutta in salita, e le fasce deboli e l’approcciarsi alle problematiche guardando al futuro. E in cambio va a prendere parte a una manifestazione di immigrati che protestano contro il caporalato, anche se questo gli costerà un bel pacchetto di voti. Salva il mondo il giovane che, di fronte alla disoccupazione giovanile del 40%, pensa che il 60% ce l’ha comunque fatta, e non c’è motivo perché lui non entri a far parte di questa quota. Porta il suo piccolo contributo alla salvezza chi raccoglie la lordura gettata in terra dall’imbecille che lo precede, e si trattiene dal notificargli questa qualifica. Lo salva il padrone di casa che, pur in credito di varie mensilità di affitto, rinuncia a sfrattare la donna sola con due bambini, che porterebbe sulla strada la sua disperazione. Lui non lo sa neppure, ma contribuisce alla salvezza l’uomo che è disposto a cambiare idea, a dire all’altro: mi hai convinto. Quello che avrebbe anche delle buone ragioni per dire basta agli immigrati, ma rinuncia ad invocarle. Quello che rivolge un complimento a una donna brutta in presenza di una molto bella. Che non considera virile l’interiezione triviale ogni cinque parole. Che legge a un bambino le terzine di un canto, perché sa che il bambino capisce, anche senza illustrazioni. Lo salva chi ha appreso che non si può stare ovunque nel mondo; che alla fine bisogna scegliere un posto dal quale guardarlo, questo mondo; e questo posto è la strada dalla quale vedi la sofferenza degli altri. Tutti questi personaggi non sono citati dagli oroscopi di fine anno, ma giustificano le scemenze ottimistiche che essi contengono.


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così per il mondo

Vita internazionale di Alessia Moroni

Intervista a Selene Martello

Danza Contemporanea a Zurigo «Non sono sicura di riuscire a farla di professione, ci provo» Selene si è diplomata la scorsa estate e ora studia Danza Contemporanea presso l’Università di Zurigo. Balla da quando aveva quattro anni ed in questa intervista ci racconta la sua esperienza. Come si è presentata la possibilità di studiare danza all’estero? Hai dovuto sostenere un’audizione? Ho finito a luglio il Liceo Scientifico di Pinerolo e ho deciso di intraprendere una nuova esperienza che mi permettesse di dedicarmi unicamente alla danza. La mia insegnante mi ha consigliato alcune audizioni da fare, anche se faccio audizioni già da qualche anno e ho dovuto rifiutare alcune opportunità per riuscire a terminare gli studi, in modo da avere almeno un diploma in mano. Lo scorso anno ho fatto questa audizione un po’ per gioco, dato che nonostante la mia grande passione non sono mai stata sicura di poter fare della danza la mia professione e tutt’ora non ne ho la certezza: ci sto provando. Come ti trovi in un paese diverso dall’Italia e in un’università straniera? La scuola mi permette di essere quotidianamente in contatto con ottimi insegnanti e coreografi. A Zurigo mi trovo molto bene: è una città stupenda e l’università ha tutto ciò che si possa

desiderare e ogni giorno ho a che fare con artisti di diversi dipartimenti quali Design, Musica, Teatro e Film. Sfortunatamente non conosco il Tedesco, ma non si è rivelato essere un grande problema poiché praticamente tutti parlano molto bene Inglese e anche le mie lezioni sono tutte in Inglese. Ho avuto la fortuna di trovarmi in una classe di persone molto disponibili e socievoli e quasi tutti parlano o almeno comprendono l’Italiano. Cosa pensi dell’arte (la danza in particolare): è abbastanza valorizzata in Italia rispetto per esempio al paese dove ti sei trasferita tu? Ho scelto di andare a Zurigo poiché per quanto riguarda la danza contemporanea non ci sono in Italia luoghi in cui è possibile laurearsi in questa disciplina. Ritengo che in Svizzera ci sia una maggiore considerazione dell’arte in generale e che per quanto riguarda la danza sia un luogo in cui ci sono sicuramente più opportunità rispetto all’Italia.

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Società

Donne del Pinerolese

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a cura di Sara Nosenzo

Intervista a Valeria Tron, cantautrice

“Pinerolo e la voglia di mantenersi viva” Una chiacchierata sincera sulla situazione cittadina e sul modo con cui purtroppo si è deciso di affrontare le cose. Per iniziare, anche calandoci con uno sguardo più critico, ti chiederei che cosa cambieresti nella città di Pinerolo? Il sentire allargato, il sentirsi comunità è un dono, non si può insegnare. Questo è un sentimento che si inizia a sentire nel momento in cui ci si rende conto della presenza degli altri, delle persone intorno a noi e si comprende di conseguenza che singolarmente, l’un con l’altro, si diventa e si deve diventare qualcosa di più grande. Il campanilismo, che si percepisce, è certamente una piaga, ma prima di tutto interiore che noi spostiamo irrimediabilmente all’esterno. Quando pensiamo a una città pensiamo in termini di vastità; nel paese in cui sono cresciuta, Rodoretto, l’orizzonte è molto più limitato. Ma l’aver meno insegna ad accudire le piccole cose, una caratteristica che nella città è assente. Lo spirito critico, tuttavia, è doveroso e va di pari passo con la capacità di accudire. Di Pinerolo apprezzo la sua voglia di mantenersi viva. Stringe i denti, fa resistenza, ma ogni mese o settimana mi dispiace vedere insegne con scritto “vendesi”, “cessata attività”, “fallimento”. Le nostre condizioni di vita sono molto precarie e il miraggio della serenità è davvero lontano. Questo mancato accudire come si ripercuote sulle valli e sulle montagne? In quelle piccole culle sono nascosti mille anni di storia e cultura, che hanno aiutato le città a nascere. Ridurre la montagna allo sci, al paesaggio e al trekking è inconcludente, sbagliato. La montagna è la sua gente, prima di tutto, che va accudita. Allo stesso modo ridurre la città a un mucchio di persone che si muovono frenetiche, seguendo la tabella di marcia del sistema, sarebbe erroneo. Ricordiamoci che l’acqua scende e non sale: il benessere o il malessere delle montagne infetta direttamente la città, per questo motivo le due cose devono essere pensate insieme e si devono interessare l’una all’altra. Lasciar “morire” delle città è nocivo per tutto il territorio, non solo quello montano. Se le valli non avranno più

abitanti tutta la storia di quei luoghi andrà perduta. Il turismo è necessario, ma se studiato nel rispetto della terra perché bisogna ricordarsi che l’uomo c’è da mille anni, le valli da molto più tempo. Quindi si può dire che ci sono dei problemi con le istituzioni… Le istituzioni locali hanno colpa fino a un certo punto. Bisogna ricordarsi in primo luogo che le istituzioni sono al servizio dei cittadini, e non il contrario! Ma sono i cittadini che devono portare l’attenzione delle istituzioni sui reali problemi e non aspettarsi che i conflitti e le mancanze si risolvano da sole. La funzione dell’istituzione dev’essere quella dell’ascolto, mentre i cittadini hanno il compito di spendere energie in cause per cui valga la pena lottare, come le poste che chiudono, il problema idrico in Val Pellice, le strutture come la Nino Costa che non possono più ospitare i bambini. Da molto tempo si parla di crisi… Sì, la chiamano crisi, ma io non la vedo solamente in termini economici. È crisi il sentirsi senza uno scopo, è crisi nascondersi dietro a un’apparenza per arricchirsi, è crisi ritrovarsi senza un sogno per cui lottare, crescere e lavorare. Crisi è precludere a una persona la possibilità di vivere serenamente. L’impossibilità di realizzare un sogno è la crisi più grande. Non possiamo evolverci o proporci come vorremmo. Noi siamo una famiglia di musicisti, artigiani, di gente che ha a che fare con la terra e che reagisce. Stare seduti sulla sedia a dirsi quanto è cattivo il mondo non serve a nulla: se le cose non vanno, inizia a cambiare tu, inizia a dare una svolta. Senza una spinta nulla si mette in movimento. Non c’è una sensibilità, un interesse sincero per le questioni vicine e lontane a noi. Questo permette lo svilupparsi di un “lupismo”: un’invasione cancerogena che lede la tranquillità, il benessere collettivo così come sta facendo in questo momento il soprannumero di lupi su in vallata. Stiamo parlando di situazioni in cui è sfuggito il controllo e per paura di opporsi si è tacitamente acconsentito. La critica è una verità per crescere, per migliorare, per riscoprire il rispetto e la sensibilità che abbiamo preferito accantonare.


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territorio

Giovani & Lavoro

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a cura di Antonio Denanni

i bandi di reciproca solidarietà del comune di pinerolo

Chi vince (sempre!) e chi perde

GLI ENTI RICEVENTI CONTRIBUTO NEL 2015 - Approvata la “Badante di condominio” TITOLO PROGETTO

COMMITTENTE AVASS

CONTRIBUTO ASSEGNATO

Progetto per l'uso consapevole delle nuove tecnologie Insieme verso l'autonomia I colori dell'accoglienza Nord e Sud del mondo tra speranze e realtà Sanificazione abitazione indigenti Assistenza e cultura nelle R.A. e nel territorio

SVOLTA DONNA AVOSD MEDICI CON L'AFRICA CUAMM PIEMONTE BUON SAMARITANO ANTEAS ASSOCIAZIONE CULTURALE ONDA D'URTO

Solidali e attivi per il territorio

COESA

La badante di condominio: un possibile aiuto dal tuo territorio. Il mio impegno per gli altri, gli altri insieme a me.

ASSOCIAZIONE IL RAGGIO

8.000,00 15.000,00 4.000,00 Non approvato 15.000,00 4.000,00 Non approvato 8.000,00 Non approvato

TOTALE

54.000,00

Gli Enti ammessi a contributo nel 2014 TITOLO PROGETTO

COMMITTENTE

CONTRIBUTO ASSEGNATO

ANTEAS TORNO ONLUS

Comunicare per riapprendere

8.000,00

AUSER PROV. DI TORINO

Collaboriamo per la solidarietà

4.000,00

AVASS

Bravi.............Bravissimi

16.000,00

IL BUON SAMARITANO

Solidarietà e ambiente pulito e Gli orti del Buon Samaritano

16.000,00

LIDA

Qua la zampa (Il canile centro polifunzionale)

4.000,00

AVOSD (Associazione Volontari Oratorio San Domenico)

Ampliare, allargare e migliorare gli spazi per l’esercizio di una solidarietà...

4.000,00

ASSOCIAZIONE CULTURALE ONDA D'URTO

Giovani per i giovani e per il territorio

Non approvato

TOTALE

52.000,00

Gli Enti ammessi a contributo nel 2013 COMMITTENTE

TITOLO PROGETTO

CONTRIBUTO ASSEGNATO

AVOSD -1

Dare una mano colora la comunità 1

Dati dell’Ufficio Lavoro non pervenuti

AVOSD - 2

Dare una mano colora la comunità 2

AVOSD - 3

Dare una mano colora la comunità 3

COESA

Banca dati della solidarietà

AVASS - 1

Progetto CLIVIA 1

AVASS - 2

Progetto CLIVIA 2

AVASS - 3

Progetto CLIVIA 3

CENTRO ECUMENICO DI ASCOLTO

Un ambiente decoroso per la solidarietà

LIDA

Coloriamo il canile


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Tutto Bandi

documenti

A cura di Gabriella Bruzzone e Francesca Villiot

Mese di gennaio 2016 BANDO

OGGETTO

ENTE PROMOTORE

Pari opportunità e contrasto alle discriminazioni

Concessione di contributi in materia di pari opportunità e antidiscriminazioni

Torino e le Alpi 2016

Bando per progetti culturali nei territori alpini

Compagnia di San Paolo 29/01/2016 http://www.compagniadisanpaolo.it/ita/ News/Bando-per-progetti-culturali-neiterritori-alpini

Erasmus + Plus Key Action 1

Progetti di mobilità per il personale impiegato nell’educazione degli adulti

Agenzia Nazionale Giovani http://ec.europa.eu/dgs/education_culture/ index_en.htm

ORA! Linguaggi contemporanei, produzioni innovative

progetti nell’ambito di arti visive, performative e degli altri linguaggi della cultura contemporanea (audiovideo, fotografia, scrittura, architettura, grafica, etc…)

Compagnia di San Paolo 7/02/2016 http://www.compagniadisanpaolo.it/ita/ Bandi/ORA!-Linguaggi-contemporaneiproduzioni-innovative

Infanzia, prima

Progetti indirizzati alla fascia di età 0-6, con particolare attenzione ai bambini in situazione di rischio o in condizione di disagio e povertà

Fondazione con il Sud, Compagnia di San 15/02/2016 Paolo, Fondazione Cariplo http://www.fondazioneconilsud.it/bandi-einiziative/leggi/2015-12-16/bando-infanziaprima/

Unicredit carta e 2015

Progetti indirizzati agli anziani

Unicredit 29/02/2016 https://www.unicreditfoundation.org/it/ proposals/italia---bando-unicredit-cartae-2015.html

Bando Orizzonti Zerosei

Sperimentazioni innovative nel campo della cura e dell’educazione dei bambini della fascia 0-6 anni

Compagnia di San Paolo http://www.compagniadisanpaolo.it/ita/ Bandi/Bando-Orizzonti-ZeroSei

15/04/2016

#diamociunamano

Attività di volontariato in progetti di utilità sociale

Ministero del Lavoro e Politiche Sociali http://www.lavoro.gov.it/AreaSociale/diamociunamano/Pages/default.aspx

01/02/2017

Erasmus + Plus

Educazione formale e informale dei giovani

Agenzia Nazionale Giovani http://ec.europa.eu/dgs/education_culture/ index_en.htm

2020

Stazioni ferroviarie in comodato gratuito

Riutilizzo delle stazioni per attività sociali

Ferrovie dello stato http://www.rfi.it/cms/v/index.jsp?vgnextoi d=3aa298af418ea110VgnVCM1000003f 16f90aRCRD

Senza scadenza

Fondazione Lonati, richieste libere

Sostegno a soggetti che operano in ambiti: Istruzione (formazione, istituzionale, minori) giovani, anziani, sanitario, ricerca, cultura, sociale

Fondazione Lonati http://www.fondazionelonati.it/presentaprogetto.asp

Senza scadenza

Alla ricerca di nuove idee!

Famiglia, Anziani, Disabilità, Nuove Povertà ed Inserimento Lavorativo

Fondazione Cattolica Assicurazioni http://www.fondazionecattolica.it/allaricerca-di-nuove-idee/

senza scadenza

Sostegno all’Attività Istituzionale (SAI)

Sostegno al complesso delle attività di un ente e non già ad uno specifico progetto o iniziativa

Compagnia di San Paolo http://www.compagniadisanpaolo.it/ita/Contributi/SAI-Sostegno-all-Attivita-Istituzionale

Senza scadenza

Performing Arts: scadenza unica 2016

Domande di contributo nell’ambito delle performing arts

Compagnia di San Paolo http://www.compagniadisanpaolo.it/ita/ News-contributi/Performing-arts-scadenzaunica-2016

28/02/2016

Valorizzazione dei patrimoni culturali: scadenza unica 2016

Domande di contributo a sostegno di iniziative volte alla valorizzazione dei patrimoni culturali presenti sul territorio

Compagnia di San Paolo http://www.compagniadisanpaolo.it/ita/ News-contributi/Valorizzazione-dei-patrimoni-culturali-scadenza-unica-2016

31/05/2016

Città Metropolitana di Torino

www.cittametropolitana.torino.it/speciali/2015/ antidiscriminazione

SCADENZA 12/01/2016

2/02/2016


arte& spettacolo

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Teatro

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di Sara Nosenzo

Lo “Schiaccianoci” al Sociale

Al costo di una cena in un ristorante esclusivo Uno spettacolo di grande prestigio e fama, replica di lunedì sera a Pinerolo sull’onda degli applausi della sera precedente a Torino. Il Teatro Sociale è trasformato, gremito di gente, i biglietti sono stati interamente venduti e la tensione per lo spettacolo è nell’aria. Il balletto è diviso in due atti e le musiche sono le creazioni di Pëtr Il’ic Cjakovskij. Bastano poche note per far scendere sulla platea la sensazione di torpore natalizio. La bravura del corpo di ballo, il balletto di Mosca “La Classique”, è percepibile dopo pochi passi e la loro sincronia nei movimenti è notevole e degna di nota. “Lo Schiaccianoci” è solo uno dei quattro spettacoli offerti dalla compagnia nella stagione 2014-2015: seguono “Don Chisciotte”, “Il lago dei cigni” e “Giselle”. Visto il periodo, prenatalizio, lo Schiaccianoci è stato certamente il più adatto per regalare alla città un augurio di buon Natale ricercato e di classe. Le scenografie, quattro in totale, sono una vera opera d’arte: nella prima si entra in una via di città dove i personaggi si salutano e si scambiano i doni. Nella seconda, con un climax direzionale, entriamo nel castello della famiglia borghese che ospita la festa di Natale: i genitori della giovane protagonista, colei che si innamorerà dello schiaccianoci che riceverà in dono, accolgono i loro ospiti nella sala da ballo addobbata a festa con un altissimo abete, punto focale della stanza. La terza

scenografia è un paesaggio innevato in cui la ragazza e lo schiaccianoci, ora principe liberato dal sortilegio, danzano sotto la neve. Nella quarta e ultima scenografia la storia si sposta nel castello del principe schiaccianoci dove i suoi ospiti si esibiscono. Benché la bravura sia innegabile, soprattutto nel secondo atto si notano mancanza di trama o, per meglio dire, pare che la trama non sia in alcun modo importante per la narrazione di una storia. Nel castello del principe a coppie i ballerini si esibiscono in danze caratteristiche di alcuni paesi ritornando non una, ma due volte, per raccogliere gli applausi facendo crollare la quarta parete ripetutamente e facendo perdere allo spettatore il senso della favola. Questa è ovviamente una scelta di regia e può essere contestata fino a un certo punto, ma tolto l’esibizionismo estremo lo spettacolo può essere apprezzato dagli amanti del balletto. Ciononostante uno spettatore medio semplicemente curioso e inesperto dell’opera perderebbe in fretta la voglia di acquistare un biglietto: una sera a teatro in questo caso costa come una cena per uno in un ristorante esclusivo. Come minimo si può dire che lo spettacolo non sia per tutti. Inoltre essendo un balletto, la bravura nella recitazione passa in terzo piano, dopo la danza e le scenografie. Essendo un teatro ad ospitare l’evento, questa mancanza è un peccato.


Per Mostre e Musei

società

di Chiara Gallo

Per Torino e dintorni

Il dopo feste ancora con l’arte Finito il periodo di alberi di Natale e di grandi abbuffate, se non ne avete approfittato della pausa invernale, è tempo di tornare a masticare un po’ di cultura. Le opportunità sul territorio non mancano, numerose infatti sono le mostre allestite presso i nostri musei e gallerie durante le festività che hanno riscontrato un grande successo di pubblico. A Miradolo fino al 10 aprile sarà possibile visitare l’esposizione dedicata a Caravaggio e ai suoi seguaci. A Torino, invece, prosegue fino al 15 maggio la mostra “Matisse e il suo tempo” con protagonista il grande maestro dei Fauves e i principali artisti che si distinsero attorno alla sua figura. A Settimo Torinese continua “Rinascimenti” che mette in relazione e in dialogo le opere di Michelangelo con l’architettura contemporanea, attorno al progetto di trasformazione territoriale

“Laguna Verde”. A confronto fino al 28 febbraio con 14 opere dell’artista rinascimentale, ci sono nomi del calibro di Renzo Piano, Pier Paolo Maggiora, Kengo Kuma, Claudio Silvestrin e Cino Zucchi. Per gli amanti del contemporaneo, imperdibile è il percorso sviluppato presso la Fondazione Merz da Christian Boltanski, visitabile fino al 31 gennaio. Infine, per gli appassionati del Museo Ettore Fico di Torino, fino al 28 febbraio sarà ancora possibile ammirare la mostra “Vanitas”, incentrata su un tema antico quanto contemporaneo attraverso opere rinascimentali e moderne, con una particolare attenzione rivolta alla fotografia. In attesa delle novità primaverili meglio approfittare di queste interessanti iniziative che arricchiscono il calendario di appuntamenti culturali del nostro territorio!

Giovani,Tecnologia@Innovazioni

di Greta Gontero

ISWEC ISWEC (Inertial Sea Wave Energy Converter) è il progetto vincitore del NI Engineering Impact Awards 2015 ed è stato premiato come migliore applicazione tecnica da National Instruments. Nato dieci anni fa nei laboratori del Politecnico di Torino, oggi è diventato realtà e il suo primo prototipo ha sede nel mare di Pantelleria. ISWEC consiste in una grande “zattera” hi-tech che galleggia, ancorata al fondale marino, come una qualunque

imbarcazione… la sua particolarità? Al suo interno vi è un giroscopio che ruota su se stesso grazie all’azione di un motorino elettrico (per questo motivo viene definito anche “trottola”); l’azione delle onde fa oscillare questo strumento e il movimento viene convertito in energia, la quale è inviata, attraverso un cavo sul fondale, alla prima cabina elettrica sulla riva. Il progetto quindi rappresenta un nuovo modo di produrre energia elettrica a basso impatto ambientale.

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diritti umani

Visibili & Invisibili

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GRUPPO GIOVANI AMNESTY INTERNATIONAL

Le buone notizie 2015 di Amnesty International Giunti alla conclusione dell’anno, è utile ripercorrere alcune buone notizie riportate nel 2015. Il 7 gennaio in Nigeria la Shell ha risarcito la comunità di Bodo, residente sul delta del Niger, devastata nel 2008 a causa di fuoriuscite di petrolio. El Salvador, il 20 febbraio Carmen Guadalupe Vasquez è stata scarcerata: era stata condannata a 30 anni di carcere perché sospettata di aver abortito illegalmente. Il 6 marzo l’Assemblea nazionale di Suriname ha abolito la pena capitale. L’ultima esecuzione era avvenuta nel 1982. Il 2 aprile Ghoncheh Ghavami, condannata il novembre precedente a un anno di carcere, ha ottenuto la commutazione del residuo di condanna in una multa. Era stata arrestata un anno prima per aver voluto assistere a una partita di pallavolo maschile (Iran). Il 22 maggio l’Irlanda ha introdotto nella legge attraverso un referendum l’uguaglianza dei matrimoni a prescindere dall’orientamento sessuale. In Camerun, a giugno, sono stati rilasciati 84 minorenni incarcerati per sospetto che venissero indottrinati da Boko Haram.

Luglio, Belize: l’ultimo uomo in attesa di esecuzione capitale ha ottenuto la commutazione della condanna da parte della corte suprema. In Siria, ad agosto, il direttore del Centro Siriano per i media e la libertà d’espressione, Mazen Darwish, è stato rilasciato dopo tre anni di carcere. A settembre, in Etiopia, i blogger Natnael Feleke, Atnaf Berhane, Soliyana Gebremichael e Abel Waleba sono stati assolti da ogni accusa di terrorismo. Nel centro di detenzione di Guantànamo (USA) sono state rilasciate 16 persone, fra cui Shaker Hamer, a ottobre, arrestato nel 2002 per sospetto di terrorismo, ma mai formalmente accusato né processato. In Indonesia è stato rilasciato il 19 novembre Filip Karma, attivista per l’indipendenza di Papua, condannato a 15 anni di carcere nel 2005 per aver sventolato una bandiera papuana durante una manifestazione pubblica. A dicembre in Messico sono stati rilasciati Cristel Piña e Adriàn Vàsquez, entrambi incarcerati da anni e sottoposti a tortura con false accuse. di Chiara Perrone

Ripercorrendo la nascita di Libera

Quale momento migliore dell’inizio del nuovo anno per riprendere in mano le situazioni e guardarle con occhi nuovi? Quale momento migliore per ricordare, a chi già lo sa, e far conoscere, a chi ancora non ha avuto l’opportunità di venirne a conoscenza, la storia di Libera, associazione nomi e numeri contro le mafie, e della sua fondazione? L’associazione è stata costituita il 25 marzo 1995 da Don Luigi Ciotti, già fondatore del gruppo Abele e tutt’oggi presidente di Libera, con l’intento di sollecitare la società civile al rifiuto delle mafie e nella promozione della legalità democratica e della giustizia. La prima iniziativa è stata la raccolta di un milione di firme per una proposta di legge che prevedesse il riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie, che poi venne tradotta in norma, infatti ad oggi molti beni confiscati sono affidati a Libera o ad altre associazioni che li utilizzano a fini sociali. Questa associazione è riconosciuta come associazione di promozione sociale. Dal 2011 aderiscono a Libera all’incirca 1600 fra associazioni nazionali e locali, cooperative sociali, gruppi e realtà di base e circa 4500 scuole attive nei percorsi di educazione alla legalità democratica in Italia e nel mondo.

Libera è concretamente impegnata ed è già riuscita a raggiungere numerosi traguardi e altrettanto numerose sono le iniziative che ha posto in cantiere. Tra gli impegni concreti si segnalano: la legge sull’uso sociale dei beni confiscati alle mafie, l’educazione alla legalità, l’impegno contro la corruzione, il sostegno alle vittime delle mafie, i campi di studio e di volontariato e le attività antiracket e antiusura. In questo mio quadro generale voglio ricordare Libera Terra, il marchio di Libera che contraddistingue le produzioni delle cooperative che producono le materie prime su terre confiscate alla criminalità organizzata. Si occupa del riutilizzo sociale dei beni confiscati. Dalle attività di trasformazione e commercializzazione dei prodotti delle cooperative è nato il Consorzio LiberaTerra Mediterraneo, che include anche altri soggetti economici, quale supporto alle attività del settore turismo responsabile Libera il gusto di viaggiare. I prodotti di Libera Terra sono distribuiti in diverse catene e punti vendita italiani e anche internazionali, oltre che nelle botteghe de I sapori e i saperi della legalità. Ecco allora che dopo aver ricordato la nascita di Libera e alcuni dei sui punti di forza, ci auguriamo un anno all’insegna della legalità e della giustizia


Cosedell’altromondo

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di Oscar Fornaro

Andare in pensione a 33 anni. In America si può La pensione? Non più un’utopica idea ma una vera e propria sfida. Una giovane coppia, Liz e Nate del Massachussets; lui lavora come ingegnere e lei lavora nel mondo della comunicazione. Entrambi sognano di trasferirsi in una fattoria nello stato del Vermont e di andare in pensione alla “veneranda” età di 33 anni. Per realizzare il loro sogno, risparmiano su tutto. Hanno da subito condotto una vita a dir poco umile. Oggi i 31enni hanno

calcolato che mettendo da parte il 71% dei loro stipendi, sempre, possono realizzare il loro sogno. Con il passare del tempo sono riusciti a ridurre le spese senza alcuna fatica. Mutuo a parte, l’anno scorso hanno speso solo 13 mila dollari. Si augurano che il loro stile di vita anticonsumistico possa dare ispirazione anche ad altre persone. Certo, loro non vivono in Italia dove c’è quasi la rassegnazione tra i giovani di non vedere la pensione. Il sogno di un 31 enne italiano non è quello di andare in pensione a 33 anni, ma quella di trovare un lavoro.

L’introduzione dei bambini alla morte attraverso i cartoni animati Diversi psicologi statunitensi hanno condotto uno studio mettendo a confronto i film da “bollino rosso” con i cartoni per bambini, stabilendo che già all’età di 10 anni la maggior parte dei bambini sviluppano una comprensione della morte come situazione irreversibile e inevitabile. Prima di questa età, molti bambini hanno solo una conoscenza parziale della morte perché non hanno ancora sviluppato la maturità cognitiva per comprendere questo concetto. Dato che la morte sullo schermo e la violenza trasmessa dalla TV può essere spaventosa per i bambini più piccoli, i genitori dovrebbero prepararli affrontando questi temi o essere presenti durante la visione di film e cartoni, così da spiegare loro il concetto della morte. I film di animazione presi in esame sono quelli con il più alto botteghino di tutti i tempi. Variando da “Biancaneve” (1937) a “Alla ricerca di Nemo” (2004). I film presi a confronto come analisi, sono i due film che hanno incassato al botteghino nello stesso anno di rilascio dei film di animazione maggiori guadagni. Vengono esclusi i film di “azione” e di “avventura”. Il gruppo di confronto comprendeva film come “L’esorcismo di Emily Rose” e “Pulp fiction”. Lo scopo della ricerca era quello di trovare dopo quanto tempo dall’inizio della pellicola, il personaggio

principale, un amico, un familiare o il cattivo moriva. Il risultato della ricerca è sconcertante. Le cause più comuni di morte nei film di animazione per bambini sono morti precoci come la madre di Nemo, mangiata da un barracuda dopo 4 minuti e 3 secondi, dei genitori di Tarzan uccisi da un leopardo dopo 4 minuti e 8 secondi. Nello studio di 135 film, il rischio di morte dei personaggi importanti era maggiore nei film d’animazione per bambini rispetto ai film drammatici dello stesso anno. In particolare, il rischio di omicidio era maggiore nei film d’animazione per bambini che in film drammatici per adulti. Prove recenti suggeriscono che l’esposizione media alla TV dei bambini di età compresa tra 2 e 5 anni è di circa 32 ore settimanali. Guardare i cartoni con un così alto numero di morti, può creare dei traumi nella vita reale e si possono innescare dei sintomi di stress post-traumatici se situazioni reali vengono collegate a determinate scene dei cartoni particolarmente violente. I bambini esposti alla rappresentazione di morte sullo schermo hanno registrato maggiori preoccupazioni per il verificarsi di eventi simili; ad esempio i bambini che guardavano un film sull’annegamento erano meno disposti ad andare in canoa rispetto ad altri bambini.


Storiae....

dal tempo

di Cristiano Roasio

Il mistero svelato

Un forte stress e paura del nuovo Occorre dare un’accelerata agli avvenimenti. Ed è anche abbastanza facile, si tratta semplicemente di cambiare la tecnica di revisione del mio passato: se prima cercavo la suspense e provavo a raccontare in presa diretta le mie avventure nel GcdM ora posso dirvi, distruggendo così in modo un po’ subdolo tutte le aspettative che forse qualcuno poteva aver coltivato negli scorsi mesi, che in realtà io sono già uscito dal GCM e sto, retrospettivamente, raccontando le mie avventure. E perché questa bastardata postmoderna in un periodo ormai defunto, fuori dal tempo, libero finalmente da ogni modernità, schiacciato in un mediocre presente dove tutto è sempre sorpassato e poco sorprendente? Perché come pensate possa essermi sentito io alla morte di Germesio?! Ecco volevo farvi provare qualcosa di simile al dolore che provai quella volta, niente è più brutto delle aspettative frustrate, se non la morte di un compagno di viaggio. Comunque non ritrovai più il corpo del volatile, tanto fu lo shock nel comprendere che l’Aldilà, così da noi chiamiamo il luogo alla fine del Grande Campo (e perché negarlo ormai so che esiste!) era abitato da esseri dotati di armi! Mi rannicchiai subito tra le pannocchie, solo per scoprire di essere circondato. Cinque coppie di stivali avanzavano tra le piante e le loro dimensioni non erano per nulla tranquillizzanti. Ci sono di nuovo ricascato: perché questi sotterfugi, la sensazione di pericolo, l’ansia che vi costringe a continuare a leggere dimenticando la realtà, il desiderio privo di fondamento di girare pagina se, lo ripeto nel caso fosse passato inascoltato il mio appello, già sapete che io sono riuscito a scappare da quegli stivali minacciosi?

Resta solo da spiegarvi il come: il come accadano le cose è più importante del fatto che esse succedano veramente, eppure l’esito ha sempre la meglio sui processi e sugli avvenimenti tortuosi e nascosti che costruiscono la realtà. Anche qua inutile inventare chissà quali fughe rocambolesche e scontri all’arma bianca brandendo una pannocchia come coltello... mi sono messo in piedi, ho alzato le mani, qualche colpo di fucile è sì partito, per la sorpresa e lo spavento di quei bruti (che come vedremo non erano poi così bruti), e sono svenuto. Fine. Niente di strano, no? Un forte stress, tanta fatica e paura del Nuovo, ecco da dove deriva la possibilità di addormentarci la sera come se nulla fosse. In quel caso, forse è stata solo la stanchezza, mi ritrovavo ormai al limite delle mie forze, o anche lo spavento per quei proiettili così vicini alla mia carne, o anche solo l’impossibilità di concepire un mondo così vasto laddove i miei confini si sgretolavano come pannocchie secche, fatto sta che mi risvegliai in un letto morbido, in una stanza calda e confortevole, pieno di paura, tremante di incertezza. Più tardi mi venne spiegato che da questa parte del Campo, grossomodo ci si sveglia sempre così. Gli oggetti che interagiscono con l’occhio al risveglio sono sempre un po’ estranei a chi esce dal sonno, anche se nel mio caso era tutto estraneo. Anzi, era tutto identico, la poltroncina vicino alla scrivania, lo scaffale coi libri, uno schermo febbricitante che faceva scorrere immagini mute, perché l’identità inserita in situazioni di estraneità ed ignoranza si camuffa da Ignoto. E’ per questo che la porta, ora socchiusa e pronta a rivelare chissacchè, mi turba ed io mi fingo addormentato.

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musica

Officine del suono di Isidoro Concas

M u s i c a emergente

Light Blue Fly

Daniele Vola, in arte Light Blue Fly, è un dj e produttore di Pinerolo attivo nel panorama Deep House/Tech House/Techno. Daniele, negli ultimi mesi hai fatto uscire due remix ed un singolo, i tuoi primi lavori originali dopo anni di set. Come sono nati? In ordine cronologico Sunset Feelings è stato il mio primo Original Mix. L’ho realizzato nella parte finale del corso di produzione musicale che ho seguito alla RE.CREATIVE 12.0 a Milano. Il pezzo è nato in un modo molto particolare. A maggio ero andato a sentire un concerto per orchestra al conservatorio di Torino, e una delle opere proposte era la Sinfonia n. 9 “Dal Nuovo Mondo” di Antonín Dvorák. Quest’opera mi colpì particolarmente e decisi di prenderne spunto per creare un pezzo. Il remix di “Latch” ha tutta un’altra storia. Nato dalla collaborazione con mio cugino, Simone Ivaldi aka ReV.ival, è stata un vera sfida con noi stessi. Il pezzo originale dei Disclosure è una vera bomba e quindi decidemmo di realizzare una versione più tranquilla e meno elettronica, utilizzando come strumento principale la tromba. Non fu affatto facile perché lavorai per la prima volta con un vocale, e che vocale! La voce di Sam Smith è pura poesia. L’ultimo mio lavoro è stato frutto di un colpo di fortuna. Casualmente, verso metà Novembre, finii sul portale Beatport Contest e vidi che c’era la possibilità di scaricare gli stems (tracce audio di strumenti del brano originale) del pezzo Hang Massive & The Reloud - Once Again. Conoscevo già il brano originale e lo amavo, quindi non persi tempo e, finito il download degli stems, buttai giù una bozza. Mantenere intatta l’idea e l’emozione originale che ti hanno dato l’input nel lavorare è una della cose più importanti di cui un produttore

musicale deve tener conto. Per me è stato, per la prima volta, esattamente così. Non sei mai stato molto attivo in locali o serate, preferendo filmarti mentre fai set in casa. Come ti rapporti in questo genere di ambienti? In che modo percepisci l’ambiente attorno a te mentre mixi? Purtroppo nella zona di Pinerolo non ci sono realtà che si adattano al mio stile musicale. O meglio l’unica realtà che vi si avvicina è IDon’tSleep , alla quale non nego che mi piacerebbe mettere dischi. Torino è invece tutta un’altra storia, spero un giorno di poterci arrivare. La mia camera/studio è perciò diventata, per mie esigenze, un luogo di lavoro a 360° gradi. Questa e il club sono due realtà completamente diverse ma hanno un filo che le unisce: la musica. Le sensazione più pura che provo per un pezzo non varia a seconda di dove sono. Ovviamente l’ambiente in cui sono amplifica o riduce questa sensazione. Nel club, quando sei inondato dall’energia e dalle frequenze delle persone è un momento incredibile, che purtroppo ho provato pochissime volte. Quali saranno i tuoi progetti per il 2016? Per il 2016 ho grossi progetti! Nella parte finale del 2015 ho lavorato assieme a ReV. ival al nostro primo EP, Messages, formato da 3 tracce (Messages /Decode/ The Deep Inside Us), che speriamo possa essere pubblicato su un’etichetta quest’anno. In generale, non mi pongo limiti e spero che le mie produzioni e i miei Dj Set possano permettermi di conoscere altre realtà, altre persone. Perché in fondo, la musica (qualunque essa sia) è un’esperienza che va condivisa per essere apprezzata al meglio.

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società

Serate di Laurea

Scienze dell’Educazione e Medicina con Simone Piani e Ramona Parise

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Il lavoro di rete nel contesto torinese: l’esempio del progetto Prisma - L’epatite B cronica durante la terapia antivirale Relatori di Serate di Laurea dell’11 dicembre sono stati Ramona Parise, laureata in Medicina e Simone Piani, laureato in Scienze dell’Educazione, ad indirizzo Socioculturale. La tesi presentata da Simone dal titolo “Il lavoro di rete nel contesto torinese: l’esempio del progetto Prisma” si è posta l’obiettivo di illustrare il lavoro fatto in ambito sociale da alcune associaz i o n i attraverso il progetto Prisma. «In un insieme eterogeneo di bisogni a cui i vecchi sistemi di Welfare non riescono più a fornire risposte, si è resa necessaria la nascita di un nuovo sistema di garanzie e di prestazioni: il Secondo Welfare o Welfare Mix. - ha affermato l’autore - Secondo questo modello le connessioni tra le persone e gli enti che abitano il territorio sono fondamentali, e dunque imprescindibile per il raggiungimento del più alto livello di benessere possibile risulta il lavoro di rete e sulla rete. Torino si configura come una città recettiva e in grado di fornire spesso risposte all’avanguardia, nonostante le difficoltà di natura economica: in questo contesto nasce il Progetto Prisma – per le relazioni d’aiuto, frutto di un’intesa tra un’associazione di volontariato, Verba, e il Servizio Passepartout, coordinamento per i servizi che lavorano con la disabilità fisicomotoria della Città di Torino. Un trait d’uniòn tra formale (il Comune) e l’informale (il volontariato); un servizio capace di prendersi cura della rete lavorando in rete; un servizio

a bassa soglia, punto di riferimento per le persone in condizione di fragilità, donne con disabilità, persone disabili straniere, studenti e lavoratori, famiglie; un progetto che fa del lavoro di rete e della relazione d’aiuto intesa in senso maieutico i cardini della sua filosofia». La tesi di Ramona, dal titolo “Epatite B cronica: andamento dell’HBsAg d u r a n t e la terapia antivirale” si è occupata di una delle patologie del fegato. «Lo studio che abbiamo effettuato - ha detto la relatrice - riguardava la quantificazione dell’HBsAg (metodica introdotta recentemente) nell’ambito del follow-up dei pazienti affetti da epatite B cronica, trattati con terapia antivirale con Entecavir. Abbiamo osservato un decremento progressivo dell’HBsAg durante l’assunzione della terapia orale, ma la negativizzazione dello stesso si è vista in una percentuale ridotta di casi, senza comunque ottenere la sieroconversione ad anticorpi anti-HBs. La terapia con Entecavir produce anche una rapida soppressione della replicazione virale con conseguente negativizzazione dell’HBV DNA. HBsAg è quindi un marker sierologico molto interessante nel follow up come monitoraggio dello stato di malattia e può probabilmente anche essere utile nell’individuare i soggetti che rispondono in modo ottimale alla terapia, e quelli che invece potrebbero sviluppare resistenze e ripositivizzazione dell’HBV DNA».


Appunti di viaggio

mondo

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di Angelica Pons

nel regno dei maya

Il Chiapas e lo Yucatan I riti sono scanditi da gesti e parole, perché abbiamo bisogno di vedere e di udire per far sì che il sacro trovi spazio in noi, limitati nelle due categorie dello spazio e del tempo. Prima di Natale mio marito Mauro è rientrato da un viaggio effettuato proprio nei giorni in cui i messicani festeggiano la loro Santa patrona, di cui conservano la sacra effigie a Città del Messico, sulla collina di Guadalupe. Pensando poi di visitare le rovine maya ha percorso coi bus locali il Chiapas e lo Yucatan. I maya vi si insediarono oltre 3mila anni fa, anche se il periodo d’oro risale al 300-900 d.C.; sono i discendenti di quei popoli che migrarono dal Centro Asia alla Mongolia e poi in Nord America attraverso lo stretto di Bering, all’epoca delle glaciazioni percorribile a piedi; alcuni rimasero a nord e diedero origine agli Inuit (corrispondono ai nostri Esquimesi); altri scesero trovando clima mite, vegetazione lussureggiante e selvaggina abbondante. A S. Cristobal Mauro si è addentrato nei pueblitos, i villaggi interni, dove ha assistito a qualcosa di inatteso. Ecco il suo racconto. «L’accoglienza dell’ospitalero è stata unica: simpatico e prodigo di informazioni, mi invoglia a visitare due comunità indigene particolari. Posato lo zaino, giro per la città, vedo il templo di Santo Domingo in barocco spagnolo; vago tra le viuzze in mezzo alla gente ed ai colori. E’ difficile fotografare le persone schive, ma porto in cuore le immagini al mercato di mamme coi bimbi, o adolescenti con le sorelline in braccio, la pelle scura e gli occhi un po’ a mandorla. I pianti, i giochi, la felicità, con pochissimo a disposizione. Anche i ragazzini cercano di racimolare qualche pesos vendendo

piccole cose o cibo da strada. Molti i mendicanti. I loro volti segnati dal tempo e scavati dalla sofferenza. Davanti alla chiesa un segno di croce ed un sorriso. Al mattino dopo mi aggrego ad un gruppo di locali per visitare San Jan Chamula, dell’etnia Tzotzil. Qui hanno luogo cerimonie particolari. E’ severamente vietato filmare, si paga un biglietto di ingresso e si assiste a processioni e riti in silenzio, in chiese buie, illuminate da centinaia di candele sul pavimento, su cui sono sparsi aghi di pino. Le candele son disposte in 9 file per indicare stadi successivi di evoluzione. I curanderos, vestiti di una tunica nera di lana grezza salmodiano una litania con il sottofondo di fisarmoniche. Alcuni bevono bevande gasate e push (liquore locale) per espellere il male attraverso forti “rutti”. Alcuni recano con sé galline vive e al termine del rito tirano loro il collo per scacciare il male e sotterrarle. La chiesa è circondata da statue di molti santi, il più importante è S. Giovanni Battista; ogni statua reca uno specchio sul petto, per aprire l’anima. L’atmosfera è emotivamente forte. Ci spostiamo a Zinacantan, un altro pueblito, dove un sacerdote officia la Messa cattolica ma in un antico dialetto derivato dalla lingua maya. Qui siamo ospitati da una famiglia di tessitori che ci mostrano il lavoro artigianale ed offrono tortillas di mais appena fatte da accompagnare a queso, frioles, salsa mole. Rientro al pomeriggio da un percorso antico di secoli e visito, sul belvedere, la chiesa dedicata alla Madonna, la Virgen di Guadalupe, circondata da bandierine di preghiera. Col pensiero vi lego su anche la mia».


Sono amici di Pinerolo Indialogo.it e di Onda d’Urto24


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