Pineroloindialogo febbraio2016

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Anno 7, Febbraio 2016

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I N D I A L O G O .it Indialogo . i t , a u t o r i z z . N . 2 d e l 1 6 . 6 . 2 0 1 0 d e l Tr i b unale di Pinerolo - dir.Antonio Denanni

A Pinerolo, è ancora possibile fare impresa? Docenti Universitari/25 Ornella Abollino «Pinerolo è una cittadina che offre un “giusto mezzo”» Elvio Fassone, Per le prossime elezioni pinerolesi bisogna “rottamare le parole senza corpo”

Dibattito sul futuro di Pinerolo /6 Giuseppe Pichetto, ex Unione Industriale di Torino «Fare impresa a Pinerolo»


Buone News A cura di Gabriella Bruzzone

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un nuovo modo di vivere la natura

L’apicoltura in città Sembrava non ci fosse speranza per le api: il cambiamento climatico rischiava di portarle all’estinzione nel giro di pochi decenni. Ma adesso, grazie a una serie di interventi più o meno grandi, il pericolo sembra scongiurato. Dopo gli orti e i giardini urbani, ecco arrivare anche le arnie urbane. Capitali europee ma non solo, contano ormai qualche migliaio di arnie posizionate sui tetti. La prima Parigi, che a oggi conta più di duecento arnie installate sui testi storici parigini. Poi Londra, dove sono numerose le associazione che sostengono l’apicoltura in città. Anche New York, sempre all’avanguardia sulle ultime tendenze, si è lasciata coinvolgere da questo splendido progetto vendendo il miele prodotto nell’East Village per beneficienza. Anche l’Italia si sta muovendo. Superati

segue da pag.3

fra i vari input e proposte ricevute e in coscienza decide [qui sì che c’è la solitudine del sindaco!]. Noi crediamo che stia qui il più grande errore del sindaco Buttiero [quante volte si è parlato di “superButtiero!”], come di altri sindaci più noti (ad es. Marino), che li ha resi invisi oltre che a

i cavilli burocratici, ecco che molte amministrazioni comunali permettono di installare le proprie arnie su tetti, balconi, cortiletti. Capofila tra le città italiane Torino ,che con il progetto UrBees ha dimostrato grande interesse per un tema di forte impatto sociale e ambientale. Le api, infatti, sono fondamentali nel mantenere l’equilibrio degli ecosistemi: ad esempio, la maggior parte delle colture più importanti per l’alimentazione dell’uomo sono impollinate dalle api. Senza di loro, l’offerta di cibo diminuirebbe drasticamente. L’obiettivo di UrBees è portare l’apicoltura là dove non ci si sognerebbe mai di installarla: la città. Grazie a un servizio di informazione, chiunque potrà adottare una colonia di api e avviare la propria piccola produzione di miele sul balcone.

una parte del proprio partito anche a un buona fetta di persone della propria città. Il dialogo non solo arricchisce chi lo pratica, ma anche la città. Ed è pure una scappatoia per il sindaco di turno in caso di difficoltà o fallimenti. Antonio Denanni


33 Informazione e cultura locale per un dialogo tra generazioni

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Sindaco: innanzitutto il dialogo!

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Alcuni giovani che vogliono avvicinarsi alla politica tra le persone consultate hanno sentito anche me. Dopo averli incoraggiati a continuare [in qualsiasi partito vogliano militare!], perchè la città ha bisogno di loro, di idee fresche, di entusiasmo, di energia, di creatività, che solo i giovani sanno dare, ci siamo addentrati in tematiche più concrete. Uno di loro a bruciapelo mi ha chiesto: “Qual è la qualità principale che deve avere un sindaco?” (pensando ovviamente a quello che verrà eletto a Pinerolo a maggio). Ci ho pensato un po’ e dopo un attimo di esitazione ho risposto: “dev’essere capace di ascoltare!”. Riflettendo a posteriori su quella risposta mi sono convinto che è stata la risposta giusta. La prima qualità che deve avere un sindaco è quella dell’umiltà e della capacità di ascolto della gente, dei propri collaboratori, degli esperti, di coloro che avanzano idee e proposte per la città. Deve avere una tale sicurezza di sè da avere la forza di aprirsi ai cittadini per cogliere il meglio, il nuovo, superando la superbia di pensare di sapere e di conoscere tutto, perchè anche chi è un pozzo di scienza la soluzione di problemi enormi o la maturazione di idee a volte le trova in incontri o dialoghi occasionali (un industriale pinerolese che ha fondato un’azienda all’avanguardia nelle stampanti 3D mi ha detto che l’idea gli è nata in Germania ad una fiera). Si tratta, in piccolo, di applicare il principio della politica partecipativa, che mobilita le energie e il meglio della città. Essendo uomo di ascolto il sindaco può poi essere a ragione uomo dalle decisioni autorevoli, cioè uomo che discerne segue a pag.2 Antonio Denanni

4 Docenti universitari / 25

PINEROLO / INDIALOGO.it .

Direttore Responsabile Antonio Denanni Collaborano: Emanuele Sacchetto, Alessia Moroni, Aurora Fusillo, Gabriella Bruzzone, Andrea Obiso, Andrea Bruno, Chiara Gallo, Cristiano Roasio, Nadia Fenoglio, Giulia Pussetto, Francesca Costarelli, Michele F.Barale, Chiara Perrone, Marianna Bertolino, Federico Gennaro, Isidoro Concas, Sara Nosenzo, Valentina Scaringella Con la partecipazione di Elvio Fassone photo: Giacomo Denanni, Andrea Costa, Lara Fantone Indialogo.it, Autorizzazione del Tribunale di Pinerolo, n. 2 del 16/06/2010 - Ed. Associazione Culturale Onda d’Urto Onlus redazione Tel. 0121397226 - E-mail: redazione@pineroloindialogo.it STAMPA: Servizi Grafici, Bricherasio

Buone News

l’apicoltura in città

ornella abollino, chimica

giuseppe pichetto: fare impresa a pinerolo

riqualificazionedelpatrimonioindustriale

rottamare le parole senza corpo

intervista a giorgio d’aleo

bandi:nonsitrattadicrederemadiprovare

i bandi del mese di febbraio

6 Dibattito sul futuro di pinerolo/ 6 8 9

Benchmarking territoriale Lettere al giornale

10 Vita internazionale michela petrazzuolo: in germania 11 Uomini del Pinerolese 12

Giovani & Lavoro

13 Tuttobandi 14 Teatro

al sociale, il prezzo

due chiacchiere con magda zanoni

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Per mostre e Musei

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Visibili & Invisibili

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Cose dell’altro mondo

le notizie di amnesty e libera

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giornata internaz. della lingua madre

Storiae...

il virus dell’aspettativa

Sociale&Volontariato

l’associazione “ora”

martina vinci

con francesca olocco e giulia valetti

20 21

Officine del suono Serate di Laurea

22 Viaggiare

in thainlandia io sto’ con gli elefanti

24 Amici di Pinerolo Indialogo

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inc o nt r i

Città & Università /25

44 a cura di Antonio Denanni

Intervista a Ornella Abollino, Chimica

«Pinerolo è una cittadina che offre un “giusto mezzo” da molti punti di vista» “Nelle mie lezioni sottolineo l’importanza dell’onestà intellettuale. Non si può conoscere tutto, e in ogni scienza esistono cose da scoprire: è importante dire “non so” quando non si conosce una cosa, invece di parlare a vanvera o inventare!” Ci parla di sé e del suo lavoro in ambito universitario? Sono laureata in Chimica e lavoro nel settore della Chimica Analitica, il ramo della chimica che studia lo sviluppo e l’applicazione di metodi di analisi per campioni di vario tipo, quali acque, suoli, alimenti, prodotti industriali, farmaci. Il mio lavoro prevede attività di didattica e di ricerca. Insegno chimica analitica nei corsi di Laurea di Farmacia e Chimica e Tecnologia Farmaceutiche, e ho un altro corso a Tecniche Erboristiche, a Savigliano. La mia attività di ricerca si svolge nel Dipartimento di Chimica e riguarda lo studio del contenuto di metalli in traccia in alimenti, farmaci, piante officinali, acque e particolato atmosferico. Molti metalli (come ferro, rame, cromo…) sono essenziali in piccole quantità per la salute dell’uomo, ma se presenti in eccesso possono avere effetti tossici. Da questo deriva la necessità di conoscerne la concentrazione. I risultati delle analisi vengono confrontati con limiti di legge o con linee guida internazionali (ad esempio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità) per valutare se ci sono eventuali rischi per l’uomo. Una parte del mio lavoro consiste nello sviluppare nuovi metodi di analisi, più efficienti rispetto a quelli esistenti. Queste attività sono spesso svolte in collaborazione

con enti locali (ad esempio l’ARPA Piemonte) oppure con ditte private. Come è nato il suo interesse per questa materia? Mi sono diplomata al Liceo Classico Porporato di Pinerolo, poi mi sono iscritta a Chimica perché la chimica è ovunque: nella vita umana, nella salute, nella tutela dell’ambiente, nell’agricoltura, nell’industria…. Inoltre questo settore offriva buoni sbocchi professionali, che tuttora permangono: quasi tutte le aziende hanno bisogno di un chimico! La sua è per alcuni studenti una di quelle “materie impossibili”; lei che atteggiamento ha, è più sul tollerante o sull’inflessibile? Si pensa che studiare chimica significhi imparare a memoria centinaia di formule, ma non è così! Si impara soprattutto a capire come e perché le sostanze reagiscono tra di loro, quali sono i loro utilizzi, e la loro potenziale pericolosità. Io non sono sicuramente una docente inflessibile. Cerco di fare lezioni chiare, senza troppe formule chimiche o matematiche, ma con concetti che ritengo importanti e utili per chi mi ascolta. I miei studenti sanno che possono venire da me per chiarire i propri dubbi. Nei pochi casi in cui devo bocciare


«Questo settore offre buoni sbocchi professionali: quasi tutte le aziende hanno bisogno di un chimico» qualcuno, lo faccio senza arroganza, incoraggiando la persona ad approfondire la propria preparazione per il prossimo esame. L’università è ancora un’”industria culturale” o la società liquida ha corroso anche questa istituzione? Purtroppo l’Università sta attraversando un momento difficile, dal punto di vista delle risorse economiche ma anche dell’organizzazione generale. Tuttavia molti docenti, tra cui io stessa, fanno il possibile per dare agli studenti una buona formazione e trasmettere loro conoscenze utili per il loro futuro. Inoltre, in una società spesso fondata sull’apparire, l’università resta un luogo in cui i risultati conseguiti dipendono soprattutto dall’impegno dedicato. Nelle mie lezioni sottolineo l’importanza dell’onestà intellettuale. Non si può conoscere tutto, e in ogni scienza esistono cose da scoprire: è importante dire “non so” quando non si conosce una cosa, invece di parlare a vanvera o inventare! Veniamo a Pinerolo, la sua città di residenza. Come la racconterebbe a un non-pinerolese che vorrebbe conoscerla? Pinerolo è una cittadina che offre un “giusto mezzo” da molti punti di vista: è vicina alle montagne ma anche alle arterie di comunicazione; offre tutti i servizi (scuole, uffici, banche…) senza gli svantaggi di una metropoli. Il centro storico non ha niente da invidiare a quello di città italiane più famose! Una bella cosa di Pinerolo è la qualità dei rapporti umani. Come dice la canzone “La Madunina d’Pinereul”: tuti amis, tuti amis noi is sentoma, come feuisso ‘n paradis! Di questa nostra città che cosa le piace e che cosa non le piace e la disturba? Di Pinerolo mi piacciono gli aspetti che ho sottolineato prima. Inoltre ci sono tante attività culturali, concerti, spettacoli teatrali e cinematografici. Anche la presenza di numerosi gruppi di volontariato (io stessa faccio parte di uno di essi) conferma la dimensione umana della città. Le cose che non mi piacciono non sono tipiche di Pinerolo, ma sono comuni a tutta l’Italia se non a tutto il mondo: ad esempio la chiusura di attività lavorative e di tanti piccoli negozi; la criminalità; la carenza di parcheggi; le lunghe liste di attesa negli ospedali.

È partita la campagna elettorale per le prossime amministrative. Qual è a suo parere la cosa che dovrebbe esserci in cima alla lista delle cose da fare? A mio parere è prioritario favorire la creazione di nuovi posti di lavoro: chi ha un lavoro può avere una casa, può curare la propria salute, fare progetti per il futuro. Altre questioni importanti sono la tutela dell’ambiente e dei beni culturali, l’attenzione alle fasce più deboli della popolazione, l’istruzione. In Pinerolo e nel circondario ci sono una cinquantina di docenti universitari. Quali contributi potrebbero dare per la nostra bella città? Conosco numerosi colleghi di Pinerolo o del pinerolese, e le interviste di Pinerolo Indialogo mi hanno rivelato la presenza di molti altri. I settori in cui operiamo sono diversi: discipline umanistiche, scientifiche, medicina, agricoltura… Nessuno ha in tasca la soluzione per i problemi di Pinerolo e della società in generale, ma sarebbe bello incontrarci e mettere insieme le nostre competenze per realizzare qualche progetto per la nostra città. Dal punto di vista della sua disciplina ci sono settori che potrebbero trovare applicazione in loco (start-up, laboratori, ecc.)? Ci potrebbe essere spazio per la valorizzazione dei prodotti locali, ad esempio dal punto di vista dello sviluppo di metodi di produzione sostenibili e del controllo di qualità. Concludiamo con i giovani, che sono la mission dell’università e anche della nostra associazione Onda d’Urto: come vede il futuro di questi giovani, ha qualche suggerimento da dare? In questo momento trovo difficile vedere il futuro con ottimismo: basti pensare alla crisi economica, alla disoccupazione giovanile, all’inquinamento ambientale. Ad esempio questo inverno mite mi spaventa, perché è un indice del riscaldamento globale! Secondo me è importante che i giovani si preparino consapevolmente ad affrontare un futuro che potrebbe essere peggiore del presente. Alcuni esempi: conoscendo la storia passata si possono meglio comprendere i fenomeni attuali; studiando le lingue e sviluppando specifiche competenze (cioè “imparando un mestiere”) sarà più facile trovare lavoro; studiando i fenomeni naturali si sapranno quali comportamenti adottare per limitare il proprio impatto sull’ambiente.

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in citt à

Dibattito sul futuro di Pinerolo /6

6 di Antonio Denanni

Fare impresa a Pinerolo

«Pinerolo non deve dimenticare i collegamenti storici con le nazioni estere»

«In alcune imprese ci sono ancora uomini che ragionano in chiave imprenditoriale, manca però, a mio parere, una volontà forte di ripresa e un impegno a muoversi anche a livello internazionale che è stato tipico di Pinerolo» Proseguono gli interventi sul futuro di Pinerolo e sulle sue risorse da valorizzare (nella stesura dei prossimi programmi elettorali!): con Giuseppe Pichetto, già presidente dell’Unione Industriale e della Camera di Commercio di Torino, parliamo di impresa nel Pinerolese.

allo svedese Wallenberg: Pinerolo insieme al Canavese è l’unica realtà dove gli svedesi hanno impiantato i loro stabilimenti. La Svezia ha sempre considerato questo territorio in termini positivi, dove c’è gente che lavora , che ha una mentalità alpina con il freddo e la neve come da loro, molto simile al modo Pinerolo è stata fino a qualche decennio fa una città di lavorare nelle aziende svedesi. Dopo quella con una spiccata vocazione industriale: Beloit, telefonata di Agnelli e dopo il 2003 non credo Riv, ecc. A suo parere sono tempi ormai andati che più nessuno abbia telefonato in Svezia che fanno parte della storia di questa città o ci per perorare la causa del Pinerolese. sono possibilità Quindi i rapporti di ripresa? personali per fare Secondo me impresa contano… queste aziende Eccome! Ricordo che hanno lasciato per mantenere vivo lo in Pinerolo spirito di relazione e un segno collaborazione con gli forte: alcune svedesi Sergio Eynard, sono state console onorario di abbandonate, Svezia, organizzava a altre sono Torino l’11 dicembre in ancora attive. occasione della festa In alcune di Santa Lucia una imprese ci grande cena al Cambio sono ancora a cui partecipavano Pichetto con re Gustavo di Svezia in visita a Torino nel 2003 uomini che più di 200 persone, ragionano in chiave imprenditoriale, manca sindaci, politici, ministri, industriali, ecc. In però, a mio parere, una volontà forte di ripresa Svezia la fama di Pinerolo è ancora grande, una e un impegno a muoversi anche a livello terra fatta di brava gente, che lavora, che fa dei internazionale che è stato tipico di Pinerolo. prodotti perfetti: quello che viene da Pinerolo è Ricordo che la Mustad è qui dal 1919, la garantito. Se a Pinerolo si facesse un padiglione famiglia Agnelli è nata qui a pochi chilometri culturale, uno della Svezia dovrebbe esserci. Si e si è dedicata oltre che alla Fiat, alla Riv è lavorato per decenni a questo rapporto con diventata poi SKF e a tante altre iniziative gli svedesi a tutti i livelli: economia, cultura, dell’indotto auto, al turismo (Sestriere), che relazioni… è un patrimonio che non si può hanno arricchito il territorio. La Riv è arrivata abbandonare, va assolutamente ripreso. nel Pinerolese perché Agnelli ha telefonato Che cosa serve oggi in una città o nel suo


Pichetto: «Non “fabbrichiamo” più classi dirigenti... il sindaco, l’assessore non sempre sono all’altezza»7 territorio per fare impresa? Quali sono a suo parere gli elementi essenziali? Fondamentalmente la presenza di persone che hanno la voglia di lavorare, che la burocrazia non sia ricattatoria con la dilatazione dei permessi per fare impresa. Quanto è importante la disponibilità di denaro o di persone disposte ad investire? Poco. Il denaro non è mai costato così poco come adesso. … le risorse umane? Molto. La Svezia di cui parlavamo prima ha scelto il Pinerolese per il suo capitale umano. … e il rapporto tra impresa e Pubblica Amministrazione? Per far venire una signora impresa è chiaro che devono muoversi i sindaci e i signori del posto. Però oggi l’élite locale non è sufficiente, perchè dipendiamo da banche estere, da Roma, da Bruxelles… Bisogna avere anche relazioni con le realtà sovracomunali sia istituzionali che burocratiche, per agevolare gli iter procedurali che in Italia sono molto lunghi e pesanti. Quali incentivi può attivare un Comune per far arrivare gli industriali? Basta che ci siano semplificazione, educazione, pulizia! Educazione vuol dire che c’è un buon humus nei rapporti umani e nel comportamento, quindi una città pulita e decorosa, senza vandalismi… (se c’è educazione non c’è bisogno di pulire!). Questo può meravigliare, ma nessuna impresa vuole andare in un ambiente sporco e poco gradevole, dove viene diminuita la propensione dell’uomo al lavoro e a viverci: in un ambiente bello e pulito si vive e si lavora meglio. Inoltre attirerebbe parecchio il turismo. È anche un problema di area industriale? No! Di capannoni e aree industriali ce ne sono già troppe. A Torino ci sono 5-6 milioni di mq di capannoni dismessi. Dovunque si vedono cartelli con scritto “vendesi”, “affittasi”. Quindi non bisogna sacrificare un metro di area agricola in più. I finanziamenti europei tipo i “Project bond” possono aiutare a fare impresa? A livello europeo ci sono un mucchio di soldi, che noi non riusciamo a sfruttare.

Lei ha parlato nella precedente intervista di colpevole inattività della classe dirigente e borghese della città. Manca l’effervescenza della classe economica? Diciamo che il livello è sceso molto, non solo a Pinerolo. L’inattività rispetto al passato è aumentata un po’ ovunque. Il fatto è che non “fabbrichiamo” più classi dirigenti, non solo a Pinerolo, ma anche in Piemonte e nel resto d’Italia. È stato rimarcato tempo addietro in un seminario sul perché il Piemonte ha perso le élites dirigenziali, cioè coloro che dovrebbero muoversi per stabilire relazioni, contatti, avanzare proposte… Oggi questo compito tocca al sindaco, all’assessore... e non sempre sono all’altezza. Gli enti pubblici e privati che con corsi fabbricavano le élites sono venuti meno, basta pensare alle scuole Riv e Fiat, agli stessi quadri di partito, che erano gli incubatori dove venivano pescate le classi dirigenziali: ora non ci sono più. Pinerolo ha un sistema formativo molto valido, anche se qualcuno sostiene che ci sono lacune nel polo tecnico-professionale. Quanto è importante la formazione per fare impresa? Molto. Anche se purtroppo i giovani che raggiungono una formazione elevata non trovano uno sbocco lavorativo. I 3/4 dei giovani che finiscono il Politecnico sono costretti ad andare via perché non sono date loro delle opportunità. Si spende molto per la formazione, ma poco per la valorizzazione e l’impiego, credo anche a Pinerolo. Lei pensa che la creazione di un polo culturale possa essere un elemento attrattivo per Pinerolo o sono più indispensabili strutture di base come il collegamento ferroviario veloce con Torino? Credo che siano importanti entrambi. Per il polo culturale inoltre penso abbiate molti appigli di tipo storico. Mi aveva anche detto che Pinerolo è troppo ripiegata sul locale, sul territorio pinerolese. È questo il suo male? Per certi versi sì. Nel Cuneese sono ugualmente chiusi, però girano, si muovono, mostrano più dinamismo. Pinerolo non deve dimenticare la tradizione storica di collegamento con le nazioni estere da cui è stata influenzata, soprattutto la Francia e la Svezia.


G L O B -L O C

Benchmarking territoriale

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di TAC (Territorio, Architettura, Scultura) - www.tac-lab.it

Imparare dalla Ruhr

Riqualificazione del patrimonio industriale Cultura, natura e sport per rilanciare le aree produttive dismesse Pinerolo e il pinerolese hanno avuto un glorioso passato industriale che, con la crisi di settore, ha lasciato in eredità importanti e, a volte, ingombranti complessi in declino, completamente vuoti, oppure usati impropriamente e che favoriscono degrado urbano e sociale. In tal senso, un intervento a livello territoriale è assolutamente necessario: una progettualità di ampia scala e sinergica che possa tramutare un pesante fardello in un’importante occasione di rilancio. Un esempio quasi incredibile – ma non per questo motivo da non tenere ben presente in un’ottica di valorizzazione cittadina – è la riconversione che ha riguardato la grande e depressa regione della Ruhr, in Germania, famosissima per il settore di estrazione del carbone e la siderurgia, e altrettanto celebre perché immancabilmente presente sui libri di scuola quando si studia il periodo attorno alla Prima Guerra Mondiale. Oltre a ciò, la regione è nota anche per un altro triste primato: il pesantissimo inquinamento che l’afflisse per quasi tutto il secolo passato. Significativamente Willy Brandt, che fu tra l’altro Cancelliere Federale di Germania, nel 1961 disse: «Il cielo sopra il Distretto della Ruhr deve tornare ad essere di nuovo blu!». E allora, in poco più di vent’anni, come si è potuti passare da una regione la cui massima aspirazione era rivedere l’azzurro del suo cielo, a un polo in grado di far convergere sul suo territorio 3 milioni di turisti nel solo 2013? Tutto è partito dalla ferma volontà di non negare il passato industriale, ma di tramutare l’immagine di declino – fossilizzato sulle fabbriche abbandonate – in uno di più ampio respiro: un paesaggio unico e irripetibile, che racconta la storia di moltissimi cittadini e del loro lavoro. Per far ciò, è stato istituito un piano di coordinamento regionale (basato però su interventi specifici e di dettaglio, gestito dalle singole amministrazioni), che ha da subito previsto una progettazione partecipata che comprendesse

attivamente sia l’autorità pubblica sia i privati, dai semplici cittadini al mondo imprenditoriale. La popolazione ha così potuto esprimere le proprie esigenze, tradotte in azioni grazie a investimenti sia a capitale pubblico che privato; tuttavia, la natura industriale dei luoghi è stata conservata, divenendo il motore della riqualificazione. Ovviamente, non tutto il patrimonio è stato mantenuto: molto è stato trasformato, qualche esempio considerato meno importante abbattuto. Ciononostante, ogni intervento è stato indirizzato da un attento giudizio di valore, dettato da precise analisi tese a far emergere le peculiarità dei luoghi, senza restrizioni ideologiche. Tra le realizzazioni più significative, un’ex area siderurgica sita lungo il fiume Emscher a Duisburg è divenuta un parco (DuisburgNord Landschaftpark) dalle molteplici vocazioni: sportive, naturali e agricole, sede di eventi culturali e musicali. Ora in questa ex industria è possibile praticare l’arrampicata all’interno delle cisterne svuotate, pattinare, fare jogging e camminate, in un paesaggio che ha saputo coniugare le peculiarità industriali con quelle naturali. Addirittura, in una regione assai lontana dal mare, è possibile fare immersioni subacquee, all’interno di gasometri dove sono state allestite grandi e profonde piscine. A pochi chilometri di distanza, è sorto invece lo Zollverein Park di Essen: questo immenso complesso estrattivo è divenuto un parco culturale multifunzionale, che dal 2001 è perfino iscritto nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’UNESCO. Certamente, tutto questo è stato possibile grazie a un’attenta pianificazione e alla voglia di rilanciare un territorio in grande crisi, senza volerne cancellare il passato. Un ottimo esempio per chi vede in Pinerolo le industrie dismesse non solo come bruttura e degrado e, soprattutto, per chi siederà sulle poltrone direzionali negli anni a venire...


società

Lettere al giornale di Elvio Fassone

Rottamare le parole senza corpo E’ (quasi) tempo di elezioni. Le amministrative, che si celebreranno in primavera, sono il tipo di consultazione più vicino a quel modello di democrazia diretta, di cui ogni giorno lamentiamo l’offesa. Le elezioni locali, infatti, hanno questo di caratteristico, che alcuni degli elettori saranno anche eletti, e opereranno proprio in quel contesto sociale nel quale vivono ogni giorno. Saranno la brava massaia che dovrà provvedere al pranzo e al bucato di casa nostra, ma anche avere il pensiero lungo di sistemare il tetto e mandare i figli all’Università. Per cui diventa logica la domanda: se accadesse a noi di diventare amministratori di Pinerolo, che cosa faremmo in concreto, al di là delle facili declamazioni elettorali? Siamo consapevoli, ad esempio, che le risorse economiche sono poche, e in larghissima parte costituite da spese fisse insopprimibili, di modo che le promesse troppo sontuose sono destinate a restare ineseguite? ci è ben presente che in Pinerolo ci sono oltre 500 nuclei familiari che vivono in condizioni di estrema indigenza, appena in parte supplita da assistenza pubblica e privata? ci è chiaro il fenomeno per cui una gran parte dei giovani cerca altrove il suo sbocco lavorativo, e la popolazione invecchia paurosamente, con tutto ciò che questa tendenza demografica comporta in termini di spesa assistenziale crescente e perdita di energia e creatività sociale? E’ sperabile che i programmi ne tengano conto. Ma giriamo la pagina e passiamo agli aspetti positivi. L’Ocse, in un rapporto sulle linee di tendenza globali, ha scritto che le città hanno la possibilità di condividere esperienze che gli Stati non posseggono, e questo è un vantaggio del tempo moderno. A fiuto, sembra che abbia ragione, perché il governo di un territorio circoscritto permette di vedere “sul campo” e con immediatezza, se una certa formula o tecnica funziona o meno. Allora chiediamo a chi si candida di esibire non tanto la nota sequenza di luoghi comuni (i più frequentati, come diceva Ennio Flajano: tipo Pinerolo città-capofila, e invertire la rotta del declino, e valorizzare le risorse, e affini), quanto di dimostrare il possesso di idee lungimiranti e

di un po’ di esperienza, magari internazionale, o comunque non strapaesana: giusto per sapere come si concorre ad un bando pubblico, come si conquista un partenariato estero non di mera facciata, come si contribuisce ad un piano strategico metropolitano che non sia una sequenza di “tavoli” aperti per riempire una procedura. E domandiamoci ancora se il futuro sindaco saprà dare un’anima (e un corpo) all’altra affermazione dell’Ocse, che il modello di “governance” urbano è più adatto di quanto non sia lo stato-nazione ad affrontare i problemi dei cittadini: ad esempio, sporcandosi le mani e il linguaggio col dire che a Pinerolo sono necessari dei gabinetti pubblici, di cui c’è spiacevole carenza; che la smart city significa, ad esempio e tra l’altro, l’individuazione dei poli di attrazione del traffico e delle infrastrutture di trasporto obbligatorio; o un piano di razionalizzazione della produzione e del consumo dell’energia; oppure, più modestamente ma tangibilmente, la presenza di tabelle luminose che segnalano eventuali ritardi dei pullmini, a beneficio delle massaie che attendono infreddolite. Sollecitiamolo a dirci che un piano strategico metropolitano potrebbe significare, ad esempio, che i vari comuni importanti della ex provincia vengono incaricati ciascuno (secondo razionalità complessiva) di farsi carico di uno dei problemi specifici la cui soluzione può incoraggiare l’impresa ad insediarsi in questo territorio e produrre opportunità di lavoro (per dire: qui lo stoccaggio, là il credito o lo smaltimento particolare, i servizi all’impresa, il soccorso nell’import-export, un certo tipo di formazione, o simili). Cose che si toccano e si masticano. E’ auspicabile che i cittadini diano il loro voto a chi non si limiterà a demonizzare gli avversari o ad enunciare traguardi altisonanti, ma indicherà gli strumenti per realizzarli, i percorsi per raggiungerli, i coinvolgimenti per rafforzarli, le competenze tecniche per affrontare le difficoltà. Dopo aver assistito alla “rottamazione” anagrafica di un (quasi) intero ceto politico, si spera di poter assistere anche al pensionamento delle parole senza sostanza.

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Vita internazionale

ondo così per il m

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di Alessia Moroni

Intervista a Michela Petrazzuolo

In Germania per la cultura tedesca «Trovo questa esperienza molto utile sia personalmente che culturalmente perché permette di entrare nel pieno della cultura di un altro paese» Michela vive in Germania e ha deciso di affrontare un’esperienza che le ha dato la possibilità di allargare i suoi orizzonti e di immergersi totalmente in una cultura diversa da quella italiana. In questa intervista ci racconta la sua esperienza. Qual è la tua formazione accademica e per quale motivo hai deciso di trasferirti proprio in Germania? Dopo aver fatto il Liceo Linguistico ho deciso di partire per la Germania grazie ad un progetto, per approfondire meglio la lingua e conoscere di più la cultura. La Germania mi è sempre piaciuta molto, dalle città ai paesini. Mi sono appoggiata ad un’agenzia che ha cercato una famiglia per me in base alle esigenze di entrambi. Questo progetto prevede la mia permanenza presso una famiglia per un periodo concordato con quest’ultima. Dove vivi e di cosa ti occupi? Ti trovi bene? Adesso vivo presso questa famiglia nelle vicinanze di Darmstadt, mi occupo dei due bambini e aiuto nelle faccende domestiche. Inoltre frequento un corso di livello di Tedesco.

Ho dei giorni liberi in cui visito città nelle vicinanze. Con la famiglia mi trovo bene e sono riuscita ad integrarmi anche nell’ambiente tanto che frequento anche dei corsi di sport in un’associazione del paese dove vivo. Ti sei ambientata bene, specialmente per quanto riguarda la cultura e la lingua Tedesca? Per quanto riguarda la lingua non ho avuto grandi difficoltà avendo già studiato tedesco per cinque anni al liceo. Trovo questa esperienza molto utile sia culturalmente che personalmente perché permette di entrare nel pieno della cultura di un altro paese. Quali sono i tuoi progetti futuri? Consiglieresti un’esperienza del genere ad un tuo coetaneo italiano? Sicuramente è un’esperienza che consiglierei ai miei coetanei perché in questo modo hanno la possibilità di continuare a studiare, ma anche di entrare nel mondo del lavoro. A settembre mi iscriverò all’università di Lingue di Torino.

Giovani,Tecnologia@Innovazioni

di Greta Gontero

WSense WSense (Water Sense) è un progetto nato e in fase di sviluppo in Italia, grazie al lavoro di alcuni ricercatori dell’Università di Roma la Sapienza che collaborano con la società System Integration Nexse. L’obbiettivo è quello di permettere una connessione wi-fi anche sott’acqua in modo tale che si possa comunicare senza l’uso dei cavi che, oltre ad essere molto costosi, danneggiano il fondale marino e permettono solo comunicazioni a

distanze limitate. WSense si propone la possibilità di inviare dati (dai semplici messaggi alle immagini) in tempo reale proprio come sulla terraferma: tutto ciò è possibile grazie un sistema di telecamere subacquee e nodi sensori. Essendo una comunicazione wi-fi non ci saranno i vecchi limiti di distanza e si risolveranno così i problemi di comunicazione marina tra grandi distanze.


Società

Uomini del Pinerolese

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a cura di Sara Nosenzo

Giorgio D’Aleo, una vita coi migranti

“Tutto discende dal mio 97enne padre” Ci racconti un po’ di sé... Abito a Frossasco, ma la mia vita l’ho vissuta a Torino; ho maturato varie esperienze in giro per l’Europa. Un carattere essenziale della mia formazione e attenzione ai migranti discende dalla vicenda personale del mio novantasettenne padre che, siciliano d’origine, fece il servizio militare in Piemonte. Nel ’43 si unì alla Resistenza nella Val Noce e nonostante ciò non fu immune dalle discriminazioni subite come forestiero. Nel 1969 ho iniziato la mia attività di maestro elementare scegliendo la succursale di una scuola della periferia sud di Torino, quella del villaggio Anselmetti. Da quella esperienza, toccando il degrado con mano, ho maturato la decisione di continuare la mia attività nel carcere di Pinerolo collaborando con Teresa Ferrero e Elvio Fassone. Dal 2007, in seguito alle esperienze maturate presso i Corsi di Lingua e Civiltà Italiana per Stranieri, continuo ad occuparmi del tema della migrazione con il Museo Regionale dell’Emigrazione - Piemontesi nel Mondo. In un periodo di fermento come questo, quanto è doveroso parlare di immigrazione? E in quali termini? È un dovere civico oltre che una questione culturale ed etica: questo fenomeno ha assunto proporzioni capaci di incidere sulla nostra società non tanto per i numeri (che, peraltro, non sono così grandi come alcune fonti di informazione vorrebbero farci credere) quanto, piuttosto, per aspetti collegati alla trasformazione della nostra società oggi ancora piuttosto chiusa e autoreferenziale. Secondo lei, quale dovrebbe essere la politica sociale da adottare per questo contesto? “Se si desidera davvero la pace, allora è

assolutamente necessario operare per la giustizia”. Chi fugge da situazioni disperate non ha molto da perdere. Per dirla come i miei amici del Vicolo C: «Più buio che a mezzanotte non viene, e la bocca sotto al naso ce l’hanno tutti!». Come si può pensare di fermare masse di milioni e milioni di persone in fuga da guerra e fame disponendo barriere di filo spinato o erigendo muri? Credo che il compito della politica debba essere anche quello di vigilare affinché non continui quell’insopportabile concentrazione di ricchezza nelle mani di una cerchia di persone sempre più ristretta. Qual è la funzione del Museo dell’Emigrazione e quale effetto dovrebbe produrre sui cittadini? Diffondere la conoscenza dei fenomeni migratori del passato, partendo da quello che ha pesantemente toccato questa nostra terra piemontese ed italiana. Il tema del diverso fino a che punto si può dire “superato”? La mentalità si può dire più aperta? Non credo che il tema del diverso sia superato anche se, in generale e grazie al moltiplicarsi delle fonti di informazione e di formazione delle coscienze, c’è un potenziale di libertà maggiore rispetto al passato. Permane, a mio modo di vedere, il rischio di marginalizzare alcune questioni o di relegarle a questioni secondarie. Cosa cambierebbe nella città di Pinerolo e dintorni? Quali sono le gravi mancanze? La classe dirigente dovrebbe favorire un’equilibrata crescita morale, etica e sociale attraverso la scelta di politiche attente al benessere che non coincide esclusivamente con la sola crescita della ricchezza.


Giovani & Lavoro

io

territor

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a cura di Antonio Denanni

i giovani e il mondo dei bandi

Non si tratta di credere, ma di provare

Chi dedica più energie a seguire i bandi, nel tempo impara a presentare progetti sempre meglio configurati

Il sistema dei bandi è un modo per le fondazioni di realizzare la propria mission distribuendo risorse per lo sviluppo del territorio e per le associazioni di finanziarsi per realizzare i propri progetti. Il mondo dei giovani non crede molto nei bandi perché pensano che siano appannaggio delle grandi associazioni e dei soliti noti. Abbiamo provato a parlarne con un funzionario del settore istituzionale della Fondazione CRT, Massimo Beretta Liverani. Che cosa sono i bandi delle fondazioni od enti che li promuovono? Sono degli atti formali attraverso i quali le fondazioni (come la Fondazione CRT) erogano dei contributi a fondo perduto al territorio per attività senza scopo di lucro che hanno finalità sociali. Quindi possono fare domanda per accedere a questi fondi associazioni senza scopo di lucro o enti pubblici che per fine istituzionale hanno un’attività che non è lucrativa. La partecipazione a questi bandi avviene ormai quasi esclusivamente con la compilazione di una domanda online. Ci sono richieste ordinarie e bandi specifici inerenti vari tipi di attività. È vero che i bandi li vincono sempre i soliti noti? No, non c’è niente di prefigurato o di predeterminato. E’ vero invece che chi dedica più energie a seguire le attività dei bandi, nel tempo impara a presentare progetti sempre meglio configurati e più confacenti al bando emanato. Ma, è importante sottolinearlo, il fatto che un’associazione abbia vinto il bando un anno, non è garanzia che lo vinca anche l’anno successivo. Conta l’esperienza dell’associazione: chi segue da più tempo i bandi è più attrezzato e attento agli obiettivi che vengono posti. Dal Pinerolese vi arrivano molti bandi? Non abbiamo una statistica di provenienza delle domande nel dettaglio. Però abbiamo notato che dalla metà degli anni ’90 c’è stato un calo di domande. Da un lato può essere dovuto ad un calo delle progettualità nel territorio e dall’altro

magari alla minore attenzione a seguire quelle che sono le proposte delle fondazioni, come se ci fosse in qualche modo minore attenzione ai bandi. Va anche ricordato che tra Fondazione e Banca CRT, pur essendo due realtà distinte, in passato vi era un canale di collegamento che favoriva la presenza sul territorio, che nel tempo è venuto meno. Un progetto di partecipazione a un bando quali caratteristiche dovrebbe avere per essere vincente? La cosa importante è leggere il bando ed è una cosa che molto spesso non si fa. Si pensa che scrivendo una lettera, facendo una domanda si riesca a mettersi in luce e ad ottenere un contributo. Non è così. Dato il numero alto di richieste che riceviamo abbiamo bisogno della formalità dei bandi per valutare i progetti. Quindi prima di buttarsi nella compilazione della domanda bisogna leggersi approfonditamente il bando, tenendosi sottomano il regolamento dei requisiti minimi. Sovente vengono presentate domande che hanno un substrato di attività valido, ma il progetto è esposto in modo carente. I giovani non credono molto nei bandi delle fondazioni. Può dare un consiglio? Non si tratta di credere, ma come sempre nella vita di provare e magari scoprire che provando in realtà l’obiettivo era più vicino di quanto non sembrasse. Anche se il progetto che viene presentato è piccolo o l’associazione è sconosciuta, tutte le domande che riceviamo le valutiamo senza pregiudizio. Quindi il consiglio è di provare: in media un progetto su due ce la fa! Anche le giovani associazioni stentano un po’ ad intercettare i bandi dei vari enti. È solo colpa dell’inesperienza di queste giovani associazioni oppure vi è anche diffidenza da parte degli enti? Qui ci sono due aspetti che coinvolgono tutti gli enti che erogano contributi: uno è la garanzia che i soggetti che ricevono i contributi facciano le cose che nel progetto dicono di fare e l’altro che dimostrino con la propria storia di avere una certa esperienza, cioè che con i propri mezzi abbiano realizzato un’attività per almeno due anni. Le fondazioni nell’erogare i loro contributi hanno bisogno di questa affidabilità. Quindi anche qui il consiglio ad un’associazione neocostituita è di fare esperienza per un paio d’anni e poi di provare a partecipare ai bandi.


documenti

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Tutto Bandi A cura di Francesca Villiot e Gabriella Bruzzone

Mese di FEBBRaio 2016 BANDO

OGGETTO

ENTE PROMOTORE

SCADENZA

Horizon 2020

Incentivi per progetti di ricerca e sviluppo in vari settori

Not&Sipari

Sostegno a iniziative ed eventi musicali, teatrali e coreutici

ORA! Linguaggi contemporanei, produzioni innovative

progetti nell’ambito di arti visive, performative e degli altri linguaggi della cultura contemporanea (audiovideo, fotografia, scrittura, architettura, grafica, etc…)

Compagnia di San Paolo 7/02/2016 http://www.compagniadisanpaolo.it/ita/ Bandi/ORA!-Linguaggi-contemporaneiproduzioni-innovative

Infanzia, prima

Progetti indirizzati alla fascia di età 0-6, con particolare attenzione ai bambini in situazione di rischio o in condizione di disagio e povertà

Fondazione con il Sud, Compagnia di San 15/02/2016 Paolo, Fondazione Cariplo http://www.fondazioneconilsud.it/bandi-einiziative/leggi/2015-12-16/bando-infanziaprima/

Unicredit carta e 2015

Progetti indirizzati agli anziani

Unicredit 29/02/2016 https://www.unicreditfoundation.org/it/ proposals/italia---bando-unicredit-cartae-2015.html

Bando Orizzonti Zerosei

Sperimentazioni innovative nel campo della cura e dell’educazione dei bambini della fascia 0-6 anni

Compagnia di San Paolo http://www.compagniadisanpaolo.it/ita/ Bandi/Bando-Orizzonti-ZeroSei

15/04/2016

#diamociunamano

Attività di volontariato in progetti di utilità sociale

Ministero del Lavoro e Politiche Sociali http://www.lavoro.gov.it/AreaSociale/diamociunamano/Pages/default.aspx

01/02/2017

Erasmus + Plus

Educazione formale e informale dei giovani

Agenzia Nazionale Giovani http://ec.europa.eu/dgs/education_culture/ index_en.htm

2020

Stazioni ferroviarie in comodato gratuito

Riutilizzo delle stazioni per attività sociali

Ferrovie dello stato http://www.rfi.it/cms/v/index.jsp?vgnextoi d=3aa298af418ea110VgnVCM1000003f 16f90aRCRD

Senza scadenza

Fondazione Lonati, richieste libere

Sostegno a soggetti che operano in ambiti: Istruzione (formazione, istituzionale, minori) giovani, anziani, sanitario, ricerca, cultura, sociale

Fondazione Lonati http://www.fondazionelonati.it/presentaprogetto.asp

Senza scadenza

Alla ricerca di nuove idee!

Famiglia, Anziani, Disabilità, Nuove Povertà ed Inserimento Lavorativo

Fondazione Cattolica Assicurazioni http://www.fondazionecattolica.it/allaricerca-di-nuove-idee/

senza scadenza

Sostegno all’Attività Istituzionale (SAI)

Sostegno al complesso delle attività di un ente e non già ad uno specifico progetto o iniziativa

Compagnia di San Paolo http://www.compagniadisanpaolo.it/ita/Contributi/SAI-Sostegno-all-Attivita-Istituzionale

Senza scadenza

Performing Arts: scadenza unica 2016

Domande di contributo nell’ambito delle performing arts

Compagnia di San Paolo http://www.compagniadisanpaolo.it/ita/ News-contributi/Performing-arts-scadenzaunica-2016

28/02/2016

Valorizzazione dei patrimoni culturali: scadenza unica 2016

Domande di contributo a sostegno di iniziative volte alla valorizzazione dei patrimoni culturali presenti sul territorio

Compagnia di San Paolo http://www.compagniadisanpaolo.it/ita/ News-contributi/Valorizzazione-dei-patrimoni-culturali-scadenza-unica-2016

31/05/2016

Unione Europea

31/12/2017

Fondazione Crt http://www.fondazionecrt.it/ attivit%C3%A0/arte-e-cultura/2016-notee-sipari.html

29/2/2016


Teatro

arte& olo spettac

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di Sara Nosenzo

Umberto Orsini al Sociale

Che “prezzo” dareste all’intera vita? Ogni cosa ha un prezzo, che questo sia giusto, esagerato o ridotto, è indifferente. Che prezzo dareste a un’intera vita? Questa la domanda assillante dell’intero spettacolo. La storia è semplice: due fratelli che hanno perso i contatti da diversi anni sono obbligati a disfarsi dei mobili del defunto padre poiché l’immobile verrà demolito per la costruzione di un nuovo quartiere moderno. Il denaro è il fulcro della trama: chi non ne ha abbastanza, chi l’ha perso e chi ne è ricolmo. Nel primo caso abbiamo Victor, il primogenito intelligente e portato per lo studio, che si è ridotto a un lavoro a stipendio ridotto e a una vita a metà per stare accanto al padre che aveva perso tutto il denaro che possedeva nella profonda crisi del 1929 negli Stati Uniti. Il fratello, Walter, ha preferito continuare a studiare fino a diventare un chirurgo di successo e limitandosi a inviare solo cinque dollari al mese per le cure del padre. Victor disprezza Walter per essersi sottratto alle cure del padre e se stesso per non sentirsi realizzato nel campo lavorativo. La moglie di Victor, il personaggio più trasparente tra i tre, funge da bilancia: cercando di ammansire il marito nei confronti del fratello figliol prodigo e di indirizzare il cognato verso una possibile riconciliazione anche a livello economico, sperando che quest’ultimo offra un ottimo impiego al marito. In questo quadretto famigliare trova posto Umberto Orsini nel ruolo di un anziano mercante interessato a comprare il mobilio. Di grande talento e convincente come in

ogni suo personaggio, in questo particolare caso è di contorno, una spinta al confronto obbligato tra i due. Il vendere, o meglio, il rinunciare a una parte della propria vita non è semplice per Victor; al contrario la moglie e il fratello Walter non sembrano patire in alcun modo il distacco dai mobili, l’unica testimonianza rimasta della loro vita con i genitori. Sapientemente, il tempo della storia è scandito dal graffiante e a tratti inquietante rumore della demolizione: si sentono infatti i muri degli altri appartamenti crollare in un grido metallico. I personaggi sono vivi, reali e identificabili; questo permette al pubblico di seguire la storia come un silenzioso partecipante nell’ombra. Ad ogni muro caduto ne corrisponde uno metaforico, sentimentale. Il velo della menzogna e dei longevi conflitti lascia il posto alle rivelazioni. Una storia intensa e ben costruita dal libro di Arthur Miller, quasi inedito in Italia, che lascia spazio all’interpretazione personale dei quattro ed unici protagonisti. Massimo Popolizio, nel ruolo di Victor, è il fulcro della storia. Un’interpretazione sentita e coinvolgente che permette al pubblico di immergersi nel dramma ed assaporarlo fino a uno spasmo finale di totale rassegnazione. Una rassegnazione mnemonica, che abbandona i vecchi pensieri, erronei, sulla famiglia che porta il protagonista ad apprezzare finalmente la famiglia più giusta per lui: quella scelta e costruita con la moglie. Uno spettacolo che vale la pena vedere. Sicuramente.


società

Per Mostre e Musei

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di Chiara Gallo

Due chiacchiere con Magda Zanoni

“A.Barbero, ancora oggi ricordato con affetto” Tra una seduta d’aula e l’altra facciamo due chiacchiere con la sen. Magda Zanoni, che nei mesi scorsi è stata relatrice della Legge di Stabilità e nei mesi precedenti è stata impegnata con il DEF e il D. L. sugli Enti Locali. Quali sono state per lei le sfide più importanti vinte e quali quelle ancora da portare avanti? La stesura della nuova Legge di Stabilità rientra tra le sfide più impegnative, ma che hanno dato più soddisfazione. Con un metodo di lavoro efficiente siamo riusciti a portare vantaggi per tutti i cittadini. Il Decreto Legge Enti Locali è stato un bel traguardo che abbiamo raggiunto con ottimi risultati: abbiamo assistito ad una completa inversione di tendenza dei rapporti tra Stato ed Enti Locali, suscitando il raro apprezzamento delle Associazioni ANCI e UPI. Infine, sono soddisfatta del Disegno di Legge a favore delle persone con disturbi da spettro autistico, approvato a marzo e di cui sono stata prima firmataria. Le sfide sono ancora molte, prima fra tutte quella sulle Unioni Civili. Nelle prossime settimane capiremo se siamo in grado di portare avanti una riforma importante per i diritti e le eguaglianze di tutti e per la quale mi dichiaro assolutamente favorevole. Legge di Stabilità: quali effetti avrà sulla vita quotidiana dei cittadini? In primo luogo, la legge evita l’aumento dell’IVA e ACCISE. Un altro effetto positivo l’esenzione della tassa sulla prima casa che si ripercuoteva sull’80% delle famiglie italiane. Per il restante 20% della popolazione affittuaria siamo riusciti comunque ad introdurre misure vantaggiose. Sul fronte delle imprese abbiamo prorogato la detassazione per chi assume personale a tempo indeterminato, un grande passo avanti per promuovere la tutela dei lavoratori anche in vista di un aumento dei consumi. Siamo riusciti inoltre a riservare un miliardo per la lotta alla povertà e al disagio sociale, con particolare attenzione alla sfera minorile. Per il Comune di Pinerolo questo cosa compor-

terà? Il cambiamento più grande riguarda la possibilità di nuovi investimenti grazie allo sblocco del Patto di Stabilità. Dipenderà poi dalle imprese e dagli enti sul territorio utilizzare le occasioni messe a disposizione dal Comune grazie a tali investimenti. Si prevede una primavera interessante a Pinerolo sul piano politico per via delle prossime elezioni. Qual è il suo pensiero in merito all’attuale situazione? C’è movimento all’interno dei vari partiti per le comunali che si terranno presumibilmente a maggio di quest’anno. Per quanto riguarda il Partito Democratico a marzo si andrà incontro alle Primarie con due candidati, Luigi Pinchiaroglio e Luca Barbero, nel frattempo toccherà anche agli altri partiti mettere in campo i propri aspiranti sindaci. Ora è difficile fare previsioni in quanto il quadro è ancora in via di definizione. Parlando di amministrazioni pinerolesi, a novembre ha presentato il libro “Pensando ad Alberto”, dedicato alla figura di Alberto Barbero, ex Sindaco di Pinerolo. Ci potrebbe spiegare le motivazioni che l’hanno spinta a realizzare questo volume? Ho voluto dare una visione completa del lavoro che è stato realizzato in Comune durante i due mandati del Sindaco Barbero abbinando ricordi personali ed emotivi. È un modo per dare maggiore validità prospettica all’impegno profuso per la nostra collettività e al tempo stesso celebrare i cinque anni dalla scomparsa di Alberto, ancora oggi ricordato con stima e affetto da tanti pinerolesi. Ci sono progetti per il futuro? Ad oggi il mio impegno principale è portare a termine questo biennio di legislatura. Vorrei dare ancora il mio contributo per la Legge di Stabilità e seguire da vicino le importanti riforme che si stanno delineando, come quella Costituzionale. Solo così potremo portare il nostro Paese ai livelli degli stati nord europei.


diritti umani

Visibili & Invisibili

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GRUPPO GIOVANI AMNESTY INTERNATIONAL

Fai il primo passo verso l’uguaglianza Da un po’ di tempo siamo tempestati ovunque da opinioni, idee, proteste e difese su ciò che riguarda l’orientamento sessuale, e in particolare in quest’ultimo mese in Italia, sulle unioni civili (il ddl Cirinnà e tutto ciò che comporta). Sarebbe interessante però ricordare anche la campagna che Amnesty ha proposto diversi mesi fa: “My Body, My Rights” (alla giornata autogestita del Liceo G.F. Porporato del 28 gennaio abbiamo fatto delle attività proprio su queste tematiche). Questa campagna vuole ricordare ai governi che ogni individuo ha il diritto di prendere decisioni sul suo corpo, sul suo orientamento sessuale e che il diritto penale non può continuare a interferire sulla vita sessuale e riproduttiva delle persone. Ciò non riguarda solo l’Italia ovviamente: in 76

Stati l’omosessualità è un reato, e per esempio in Iran, negli Stati del nord della Nigeria, in Arabia Saudita, la pena di morte è la conseguenza per chi è ritenuto responsabile di comportamenti omosessuali. Riconoscere i diritti per le persone lgbt è fondamentale, necessario, è il primo passo per un diritto alla vita egualitario. Amnesty è scesa nelle piazze italiane il 23 Gennaio proprio per chiedere al Senato che il ddl Cirinnà sia approvato senza modifiche, se non migliorative, per estinguere ogni discriminazione (in particolare Amnesty richiede che non sia eliminata la possibilità di adottare i figli del partner). Il diritto di amare, e amare la propria famiglia, non può essere dimenticato, non può passare in secondo piano. di Chiara Perrone

Le arance “libere dalla mafia” ad Ivrea Il carnevale di Ivrea è rimasto l’unico ad avere un effettivo legame con il Medioevo ed è per questo una vera e propria rievocazione storica. Sappiamo che si caratterizza per il corteo folcloristico, per la spettacolare “battaglia delle arance”, vera e propria icona del carnevale, e per l’abitudine di indossare un berretto rosso ( che invita a non esser colpiti dai lanci delle arance). Ed è proprio in merito a queste arance che vale la pena spendere qualche parola, infatti anche quest’anno lo storico Carnevale di Ivrea utilizzerà arance fornite da associazioni e imprese che si sono impegnate a dichiarare tramite un’autocertificazione di non avere legami con la criminalità organizzata. Un’iniziativa sicuramente importante, che evidenzia la volontà di trasparenza e legalità, tramite le quali passa la lotta alla criminalità organizzata. Il protocollo d’intesa è stato sottoscritto lo scorso febbraio 2015 in Prefettura a Torino, dalla Fondazione del carnevale eporediese, dal Comune di Ivrea, dagli aranceri e dall’Associazione Libera fondata da don Ciotti. Lo scopo è quello di contribuire a combattere in questo modo il fenomeno del caporalato che da sempre è sotto il controllo delle cosche mafiose: un fenomeno dapprima diffuso nelle regioni meridionali

e negli ultimi decenni si è esteso anche in tutto il Nord Italia. Abbiamo già avuto modo più volte di evidenziare come fin dalla sua nascita “Libera” abbia condotto molte battaglie contro le mafie e gestisca per scopi umanitari anche buona parte dei beni sequestrati alle organizzazioni e ai boss. Da tempo l’associazione si batte anche contro il caporalato e, nel quadro di questa azione, in collaborazione con l’associazione “Benvenuti in Italia” e la Fondazione dello Storico Carnevale di Ivrea ha dato vita al protocollo denominato “Arance Frigie”, ispirato all’esperienza compiuta da uno studente del Politecnico di Torino di origine camerunense che d’estate si recò in Puglia nel Salento per raccogliere pomodori e si trovò a guidare il più grande sciopero dei braccianti a Nardò. Con la stipula del protocollo si farà in modo che la produzione, la raccolta, il trasporto e la commercializzane delle centinaia di quintali di agrumi che vengono usati durante la storica battaglia delle arance, siano facilmente verificabili e trasparenti nell’ottica del rispetto dei principi di legalità e dignità dei lavoratori. A questo punto non ci resta che augurare un carnevale legale e trasparente a tutti coloro che si recheranno ad Ivrea.


Cosedell’altromondo

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di Oscar Fornaro

Giornata Internazionale della lingua madre Il 21 febbraio si terrà la giornata internazionale della lingua madre con l’obiettivo di promuovere la diversità linguistica nonché culturale. La data riconduce al 21 febbraio del 1952 quando un gruppo di studenti persero la vita protestando al campus universitario di Dhaka contro le autorità pakistane che imponevano la lingua Urdu in tutto il Pakistan anche se la maggior parte della popolazione parlava il Bengali. Da quel giorno iniziò la lotta per l’indipendenza. Celebrare questa giornata significa contribuire a sviluppare l’identità culturale nazionale che ha fatto dei bengalesi un popolo che abita in

una nazione indipendente. In ricordo di quegli eventi in Bangladesh la sera di tale ricorrenza si celebra una processione guidata dal Primo Ministro e la popolazione con indosso una fascia nera in segno di lutto. Il termine della processione sarà il monumento dedicato ai martiri, lo Shaeed Minar.

Il business è pur sempre business Certamente spinte dalla crisi economica degli ultimi anni le persone con spiccata inventiva si adoperano in tutti i modi nel ricercare dei modi per fare “successo”, per fare business. E quando si parla di business si deve intendere che ogni cosa ed ogni idea è valida per creare denaro. Eccovene alcune. Un’impresa di traslochi di sole donne. Ci troviamo in Inghilterra dove Emma Lanman, fonda una delle poche, se non l’unica, impresa di traslochi al femminile. Dopo aver abbandonato il corpo dei vigili del fuoco nel 2011, ha realizzato quest’idea partendo da zero. Il successo ha portato le “Van Girls” così il nome dell’impresa composta da donne ex poliziotte, militari e vigili del fuoco - non solo a ricevere premi come il Brand Amplifier nel 2014 per la miglior visione di business, o come nel 2015 il Domestic Mover da parte dell’ Alliance of Independent Movers (l’associazione di categoria), ma anche ad essere considerata la più affidabile ditta di traslochi di tutta Londra. Oppure come nel bar “Shangrila”, in Tokyo, dove il proprietario per abbattere i preconcetti sulla base dei quali per fare le bariste bisogna essere delle ragazze belle e sensuali, dispone nuove regole di selezione. Le cameriere accuratamente scelte sono state tutte oversize, in modo tale da trasmettere a tutti i giovani giapponesi “in carne” il messaggio di affrontare il rapporto con il proprio corpo in modo positivo.

O come i nuovi bastoni per i selfie inventati da un giovane che si fa chiamare su internet Mansun. Per evitare ai più timidi di trovarsi in imbarazzo nel farsi i selfie, ha pensato di risolvere il problema creando delle braccia allungabili. Non che queste siano meno ridicole del bastone, ma con questa idea ha avviato un business creando anche un sito in cui spiega come poter realizzare queste braccia giganti. Per non dimenticare l’invenzione di un’azienda americana che propone un servizio di assistenza per aiutare a lasciare il proprio partner. Le prestazioni sono divise in diversi pacchetti, dai messaggi di addio, alla telefonata, per arrivare a regalare all’ex partner biscotti, vino e videogiochi per affrontare al meglio il superamento della rottura del rapporto.


Storiae....

dal tempo

di Cristiano Roasio

Nel Campo di Mais

Il virus dell’aspettativa Il virus dell’aspettativa coglie sempre tutti impreparati. A ben vedere l’attesa è sempre controproducente. Le religioni millenarie del nostro piccolo villaggio ci dicono di sperare nel Futuro. Le religioni ultra millenarie degli abitanti fuori dal CampodiMais dicono loro di sperare nel Futuro, il fatto poi che nessuno sia tornato indietro a raccontare che bello sia il Futuro, bè, pare non importi. Vivere nel presente, questo è quello che il campo di mais mi ha insegnato. E allora perchè mi fingo addormentato mentre dalla porta arriva un donnone con un vestito a fiori che urla “colazione, sveglia, la colazione è pronta!”. Non mi muovo, cosa diavolo significa poi “collazione”, magari è un procedimento con il quale si estrae la colla dalle pannocchie e vogliono carpirmi a forza segreti su questa presunta conoscenza che non ho. Il donnone striscia su pattine fruscianti come fogliame, raggiunge il letto ed inizia a scuotermi. Apro gli occhi, la guardo e la vedo fare gesti con un cucchiaio da una tazza verso la bocca. Decido di fidarmi perchè in fondo se deve andare male, meglio che vada male con la speranza del cibo: maledetta aspettativa. E’ iniziata così, non erano pericolosi, la mia convivenza forzata con questi personaggi che, a volerla dire proprio tutta, mi hanno accolto davvero con altruismo inaspettato. Prima il letto, poi la colazione e la scoperta dei nostri idiomi pressochè identici, quella faccenda lì della “collazione” era solo un giochino retorico, ve ne sarete sicuramente accorti. Insomma, ho raccontato loro la mia avventura ed i tre, il donnone, uno di quelli con gli stivali che mi avevano incalzato alla fine/inizio del campo ed una bellissima figlia,

si sono confidati con me: certe volte le vite normali sono davvero più avventurose delle storie che crediamo essere degne di racconto. Il donnone e lo stivale erano tranquilli in un mondo agitato e credevano di comportarsi bene, e cioè secondo gli standard in auge in quel mondo agitato, però alla nascita della bellissima figlia qualcosa aveva iniziato a dar fastidio al mondo agitato, nel quale era severamente vietato aver prole senza prima aver pagato un permesso; i tre erano fuggiti, non avendo una tale cifra, e si erano rifugiati all’estremo limite del CdM, da queste parti chiamato il Grande Verde, e qui avevano scoperto di non essere gli unici ad avere qualche frizione col mondo agitato. Si erano stabiliti nel Mondo Calmo, che è, in poche parole, una comunità di emarginati. La cosa divertente quando si incontrano degli estranei è capire che alla fine desiderano lo stesso che abbiamo desiderato o desidereremo noi: magari in modo leggermente diverso, magari al contrario, ma grossomodo i desideri e le aspettative si confondono in un calderone sconclusionato di speranze. Speranze che ti inseguono sempre, nel sonno, nella veglia, nell’occupazione e anche quando sembrano abbandonate rimangono dentro, fastidiose come un’afta sulla lingua. Vi avevo detto di essere uscito dal GcdM, inutile suscitare suspence: ebbene non avevo proprio confessato tutto. Il desiderio della comunità al limitare del Grande Verde era attraversare proprio il Grande Verde e trovare fortuna aldilà del Campo. A chi avrebbero chiesto consiglio? Non vi ho mai confessato tutto: io sto per rientrare nel Grande Campo di Mais, stavolta il percorso sarà a ritroso.

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società

Sociale&Volontariato

Creare benessere attraverso il linguaggio dell’arte

“ORA” Associazione di Promozione Sociale Fondazione - settembre 2013 Descrizione breve Il Ben-Essere a regola d’Arte! Rispondiamo alla necessità di creare Ben-Essere utilizzando il linguaggio dell’Arte. Descrizione lunga ORA nasce a settembre 2013 ed è un’Associazione di Promozione Sociale, senza fini di lucro. Potete trovare educatori professionali, operatori teatrali, operatori di teatro sociale e di comunità e volontari che portano l’Arte nei contesti di cura. L’Associazione si propone come finalità la promozione del benessere, individuale e sociale. Crediamo nell’importanza di prendersi cura di ogni individuo nella sua interezza psicofisica e nelle sue relazioni con i gruppi e le comunità a cui appartiene.

Nell’incontro con le persone costruiamo percorsi artistici e/o educativi in luoghi non convenzionali come ospedali, periferie, scuole. Le nostre attività spaziano da laboratori di teatro sociale e di comunità a incursioni clown in corsia, da percorsi educativi sull’utilizzo delle nuove tecnologie e dei social network a percorsi di reiki. Noi rispondiamo alla necessità di creare Ben-Essere utilizzando il linguaggio dell’Arte. Per lo svolgimento delle attività utilizziamo le seguenti pratiche: teatro sociale e di comunità, le nuove tecnologie in ambito educativo, la clownerie e le discipline olistiche. Informazioni: info@ora-associazione.org Sito Web: http://ora-associazione.org

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musica

Officine del suono di Isidoro Concas

M u s i c a emergente

Martina Vinci

Martina Vinci è una cantautrice e polistrumentista genovese attiva fin dal 2008 in diversi progetti.

Martina, quest’estate hai dato alla luce, dopo un intenso viaggio a Berlino, il tuo primo EP da solista, intitolato per l’appunto “Berlino”. L’intero EP è permeato di suggestioni dalla città, dallo Zoo a Checkpoint Charlie, fino alle impressioni del ritorno. In che modo questo viaggio è stato così importante da averti ispirato un intero EP? Credo che ciò che mi ha spinta a scrivere di Berlino sia il fatto che ho sentito molto vicina a me questa splendida città. Mi sono identificata nei suoi contrasti visivi e storici, negli angoli nascosti della periferia ricchi di graffiti, nei giovani in giro per le strade a riprendere, fare skateboard, dipingere, negli anziani in bicicletta, nel cibo, nelle lunghe camminate, nella musica. Ricordo la sensazione che ho provato la sera al ritorno dal concerto di Bobby McFerrin e Chick Corea alla Philarmonie: tutto era rilassato, anche la città sembrava in pace, c’era questo bellissimo contrasto tra i palazzi moderni e grigi sullo sfondo e più vicino a me vedevo il giallo caldo dell’edificio della Philarmonie, il cielo rosa-azzurro, la strada semi-vuota e un ragazzo in bicicletta. Ho pensato per un attimo che fosse la città più romantica in cui fossi mai stata. Dopo diverse esperienze in gruppi od altri contesti, il tuo lavoro si è concentrato nella produzione da solista. Come sei arrivata a questa decisione? Mi piace sia collaborare con altri musicisti, sia portare avanti progetti da solista ed è una cosa che continuo a fare. Da quest’estate collaboro spesso con ‘uNa Tale Band’ (Fausto Ciapica e Pietro Pesce), sono due musicisti bravissimi

e splendidi amici. Durante i miei concerti coinvolgo spesso altri artisti e trovo che la condivisione che si crea durante le prove e il live sia qualcosa di magico e irripetibile. Anche per quanto riguarda la scrittura, compongo soprattutto da sola, ma anche con altri autori. Mi piace sperimentare, mettermi alla prova con generi, mentalità e modi di scrivere lontani dal mio. Se c’è affinità, possono nascere idee davvero belle. Tu fai parte delle schiere di artisti dell’UGA, un collettivo di giovani musicisti genovesi. Come ti trovi all’interno di questa esperienza? UGA (Unione Giovani Artisti) è un collettivo nato da un anno e mezzo a Genova per raggruppare musicisti, illustratori, scrittori, fotografi e tante forme d’arte, così da fare fronte comune nell’organizzazione di eventi in Liguria, ma presto anche in tutta Italia. Un punto forte di quello che portiamo al pubblico è la mescolanza di tutte queste forme espressive: durante i nostri eventi si possono ascoltare musica inedita o letture e nel contempo assistere a live painting digitale o su tela e a mostre fotografiche o di illustrazione. Cooperare rende tutto più entusiasmante, anche se la gestione non è sempre facile. Con molti dei musicisti del collettivo sono già nate delle collaborazioni e spero continuino nel tempo! Ora stai portando in live il tuo EP e le molte altre canzoni che hai composto. Quali saranno i tuoi prossimi progetti in programma? Ci sono moltissimi progetti che ho in mente e di cui svelerò tutto nei prossimi mesi. Ho in programma una ristampa dell’EP “Berlino” in una versione in parte rinnovata, ci saranno collaborazioni con altri artisti da adesso fino alla prossima estate e sto già pensando ad un prossimo EP, mentre continuo a lavorare ad un album sperimentale che vedrà la luce più avanti.

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società

Serate di Laurea

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Serate a cura di Sara Nosenzo

Lettere e Biotecnologie con Francesca Olocco e Giulia Valetti

Un frammento trecentesco della Vita Nuova, Meccanismi della mielinizzazione e ruolo della proteina di polarità Scribble nell’estensione della mielina Relatrici della prima Serata di Laurea del 4 febbraio 2015 sono state Francesca Olocco, laureata in Lettere, e Giulia Valetti, laureata in Biotecnologie. La tesi presentata da Francesca dal titolo “Un frammento trecentesco della Vita Nuova”, ha illustrato il lavoro che fa il filologo nell’approcciarsi a un testo antico, in questo caso di Dante. Ha affermato la relatrice: «I testi di origine medievale, in mancanza di un originale manoscritto autografo, devono essere stabiliti attraverso il lavoro dei filologi. Esso consiste nel trascrivere e confrontare il testo di tutti i codici contenenti un determinato testo e ricostruire così la genealogia dell’opera, al fine di comprendere quali manoscritti siano più affidabili e vicini all’autore. A un tale lavoro si presta bene la Vita nuova, opera giovanile di Dante. Io per la precisione mi sono occupata di alcune carte contenenti parte del testo, ovvero il frammento Acquisti e Doni 224, conservato alla Biblioteca MediceoLaurenziana di Firenze, denominato Olschki. Attraverso una trascrizione accurata e la redazione di una seguente edizione diplomatico-interpretativa, ho potuto confrontarne il testo con quello dei restanti codici della tradizione del libello dantesco, studiati dall’illustre filologo Michele Barbi, e collocare il frammento all’interno della famiglia di codici settentrionali e in posizione abbastanza privilegiata e vicina all’archetipo. Questo elemento, aggiungendosi alla

notevole antichità delle carte, risalenti probabilmente alla prima metà del ‘300, fanno del codice Olschki un testimone di rilevante importanza». La tesi di Giulia dal titolo “Meccanismi della mielinizzazione e ruolo della proteina di polarità Scribble nell’estensione della mielina” si è occupata della mielina e della sua rigenerazione. «La mielinizzazione è un processo che influenza molto le funzioni del sistema nervoso sia durante lo sviluppo che nella vita adulta ed è coinvolta nei processi di riparazione. Gli oligodendrociti - ha detto la relatrice sono cellule della neuroglia che producono mielina, la quale, avvolgendosi attorno agli assoni dei neuroni, produce numerose guaine mieliniche. Il numero di guaine mieliniche create da singoli oligodendrociti regola l’estensione della mielinizzazione; tuttavia i segnali che controllano la mielinizzazione da parte degli oligodendrociti sono ancora poco conosciuti. Usando liveimaging in zebrafish è stato dimostrato che gli oligodendrociti creano nuove guaine mieliniche durante un periodo di sole 5 ore. Viene quindi proposta l’esistenza di un periodo ristretto durante la vita di un oligodendrocita mielinizzante in cui vengono prodotte nuove guaine mieliniche e durante il quale l’estensione della mielinizzazione può essere regolata in vivo... Lo studio della rigenerazione della mielina è molto importante nel caso di malattie demielinizzanti come la Sclerosi Multipla in cui la mielina del Sistema Nervoso Centrale viene distrutta»


mondo

Appunti di viaggio

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di Angelica Pons

in thainlandia

“Io sto’ con gli elefanti” Il simbolo della Thailandia è l’elefante, persino le siepi ne hanno la forma e ricorre in molte raffigurazioni sacre dedicate al culto di Ganesha, Signore del buon auspicio che si invoca prima di ogni attività; esprime anche lo stato di perfezione, simbolo di colui che ha scoperto la divinità in sè. Figlio primogenito di Shiva e Parvati, rappresenta equilibrio, capacità discernitiva e procreazione. Secondo la tradizione ganapatya Shiva volle far visita alla sua sposa, che era intenta a fare il bagno, ma il figlio per proteggerla fermò lo sconosciuto visitatore, che, adirato, gli mozzò la testa. La madre Shakti sconvolta gli rivelò di aver decapitato il figlio, ed allora Shiva prese un elefante e… aggiustò la faccenda. Girammo il Paese in treno e… su elefante. In una fattoria ad Ayuttaya, prima antica capitale, ricevemmo l’accoglienza straripante di tre elefantini di 5 mesi: con le loro testine rotonde e rasate, mi investirono giocando, sotto lo sguardo delle miti genitrici. Gli elefanti asiatici sono a rischio di estinzione ed in queste farm se ne preserva la specie: quelli adulti sono impiegati per i lavori pesanti: il big daddy, 30 anni, pesava 5 tonnellate e lavorava tutto il giorno in campagna, trasportando con le zanne balle di paglia; la sera si fa il bagno nello stagno, con gli animali più giovani usati per i turisti e condotti dagli addestratori a cavalcioni sul collo. La tappa successiva fu Chang Mai, seconda capitale storica. Wat Prasat è uno dei più antichi complessi templari, dai tetti a più livelli e le pareti in legno e gesso, tipici dell’architettura del regno Lanna. Lo stupa principale contiene una reliquia

del Buddha, miracolosamente “duplicata”, che fu posta sul dorso di un elefante bianco libero di girovagare in attesa che si fermasse ed indicasse il luogo dove far sorgere un nuovo wat per custodire la copia. Sulla collina Doi Suthep si fermò e morì. Nel 1383 lì venne eretto il Wat Phrathat Doi Suthep, con la ripida scalinata di 300 gradini affiancata da due lunghissimi naga, serpenti sacri custodi. All’interno del Wat si trova lo stupa più venerato dell’intera Thailandia, completamente ricoperto in foglia d’oro. Chiang Mai è famosa per la lavorazione di metalli, legno, seta e ceramica. La sua provincia si estende su 20,000 kmq nella fertile valle del fiume Ping, un mosaico di risaie. Lungo il trek sulle montagne, scendendo dai villaggi tutti senza elettricità ma con acqua sorgiva, una mattina all’alba fummo destati da grida festose: «Arrivano gli elefanti!». La vista è anticipata dai barriti. Questi mastodonti sanno di buono, hanno un’espressione saggia. Li seguimmo a lungo, prima di salire sul loro dorso per i sentieri impervi lungo il fiume fangoso, impossibile da percorrere altrimenti. Qui non ci sono bardature colorate, solo un’imbracatura con una panchetta di ferro e legno: da lassù pare di dominare il rio. Di tanto in tanto il nostro destriero allungava la proboscide per piluccare ciuffi di arbusti spinosi puntinati di fiorellini rosa. Una grattatina col piede scalzo dietro l’orecchio e lui scuoteva il padiglione auricolare grande come una copertina. Scesi dal pachiderma, il tratto successivo fu su zattere di bambù, ma il ricordo ancora mi commuove a distanza di anni.


società

Andare al cinema di Andrea Obiso

Revenant – Redivivo

Regia: Alejandro Gonzàlez Inarritu. Attori principali: Leonardo Di Caprio, Tom Hardy, Will Poulter, Domhall Gleeson. Nord degli Stati Uniti, 1823. Il Capitano Henry e i suoi uomini sono impegnati a procurarsi pelli e pellicce da rivendere ai vicini villaggi quando un gruppo di indiani Arikara li attacca, depredandoli di ogni bene e decimandoli. Nonostante la fuga sia avvenuta grazie al fiume, l’esperta guida Hugh Glass consiglia al Capitano di proseguire via terra, dal momento che gli Arikara potrebbero facilmente rintracciarli e sterminarli seguendo semplicemente il percorso fluviale. L’equipaggio acconsente malvolentieri attribuendo a Glass la responsabilità di quanto accaduto, ciononostante Glass e il suo giovane figlio, avuto con una pellerossa Pawnee, proseguono nel loro compito di portare sani e salvi gli uomini della spedizione al forte. Le peripezie però non sono terminate, durante un imprevisto scontro con una femmina di orso Grizzly intenta a proteggere i propri cuccioli Glass rimane gravemente ferito, il Capitano Henry decide di lasciarlo indietro insieme al giovane Jim e all’esperto quanto spietato cacciatore John Fitzgerald, promettendo loro una lauta ricompensa una volta raggiunto il forte.

In cerca di un guadagno e totalmente insofferente alle difficoltà di Glass, Fitzgerald decide di anticipare la morte certa della guida uccidendone il figlio e abbandonando Glass in fin di vita nel bel mezzo dell’inverno nordamericano. Ma Glass non è morto, e vuole vendicarsi. Dopo Birdman Inarritu torna nelle sale con un film profondamente differente rispetto a quello che gli ha fruttato (fra gli altri) il premio come miglior film del 2014. Revenant ha infatti la particolare caratteristica di svolgersi in luoghi e tempi ben lontani dagli sfavillanti teatri di Broadway, ma ciò che resta è la maestria nel costruire una storia semplice e portarla avanti con i giusti tempi e la giusta chimica. L’esitazione su inquadrature suggestive e la ricerca di ambientazioni spettacolari non attenua il ritmo della vicenda e l’ottimo lavoro svolto dal cast tecnico viene ripagato con le grandi performance degli attori protagonisti: Leonardo DiCaprio e Tom Hardy. Con ogni probabilità Inarritu sarà protagonista degli Oscar anche quest’anno.

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ASSOCIAZIONE CULTURALE ONDA D’URTO ONLUS

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Via Vigone 22 – Pinerolo - ondadurtopinerolo@gmail.com

Musica senza tempo 14 Febbraio, h 15,30 presso l’auditorium della Casa dell’Anziano in Piazza Marconi 8 - Pinerolo

Quintetto Leoš

Musiche di Mozart, Janáček, Pedrazzi

Ingresso libero

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