Pineroloindialogo dicembre2016

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Anno 7,Dicembre 2016

INDIALOGO

Supple m e n t o d i I n d i a l o g o . i t , a u t o r i z z . N . 2 d e l 16.6.2010 del Tribunale di Pinerolo

Pinerolo, Salvai: a Londra a Londra...

Intervista all’assessora Francesca Costarelli: «Sulle manifestazioni il Comune vorrebbe diventare più ideatore e propulsore»

Intervista allo storico pinerolese Gian Vittorio Avondo: «Vedo una città in disarmo e non mi pare ci siano molte chance di ripresa»


Buone News A cura di Francesca Olocco

Leo Cenci

Avanti tutta a New York Correre la maratona di New York per molti appassionati podisti rappresenta un sogno, uno di quei desideri che, prima o poi nella vita, si vorrebbe veder realizzati. In particolare, è stato un sogno avveratosi in 4 ore, 27 minuti e 57 secondi per il campione umbro Leonardo Cenci, classe ‘73. Non si è trattata della sua prima 42.195 metri (in precedenza ne aveva corse altre sette), è stata però la prima ad essere affrontata con il fardello di un cancro ai polmoni e al cervello in pieno corso. Leo si allenava per la maratona più partecipata di sempre già nel 2012, quando venne però brutalmente fermato da una pallina di 5,7 cm di diametro nel cervello, noduli e lesioni cerebrali, che decretarono le sue condizioni non operabili e le sue speranze di vita irrimediabilmente minime: quattro mesi. Fu anche quello, però, il momento in cui il suo carattere sportivo si fece avanti e lo portò a reagire alla sfida: il suo obiettivo fu quello di non rinunciare agli aspetti più semplici e quotidiani della vita, che la malattia sembrava volergli togliere, come il mangiare bene o ridere con gli amici, e di perseverare nella sua più grande passione, correre. Per questi motivi, Leo non si è fermato e, dimostrando moltissima grinta e rispetto per se stesso e per il suo avversario, ha ripreso gli allenamenti e ha fondato l’associazione Avanti tutta Onlus, volta a raccogliere soldi per i malati oncologi e ad aiutarli nella scelta di uno

stile di vita positivo e di speranza. Non si è trattato di una scelta né ovviamente di un’esperienza facile, che, oltre toccare il diretto interessato, ha influenzato la vita delle persone più care. Scegliere di curarsi, però, di avere fiducia nei medici, di non mollare e di dedicarsi agli amici è stato per lui come una rinascita. Leo ha vissuto la sua maratona con grande commozione, come un regalo, una giornata magnifica in cambio di anni di dura battaglia psicologica e fisica. È partito alle 17.08 (11.08 locali) dal Ponte di Verrazzano con Mauro Casciari al suo fianco, ex inviato delle Iene e caro amico, per poi staccarlo al trentesimo chilometro e terminare in Central Park. E’ diventato così il primo italiano a correre la Maratona con un tumore in corso e il secondo di sempre, battendo il record stabilito nel 1992 di 5 h e 32’ 34’’ da Fred Lebow, cofondatore della New York Marathon e malato di cancro. Il messaggio sempre attuale che Leo aveva lasciato nel gennaio 2015 all’amico Mauro Casciari, durante il servizio a lui dedicato dalla trasmissione XLove, è semplice ma, proprio per questo, forte: “La prima cosa è sicuramente quella di avere una mentalità ottimistica, perché la vita è il dono più prezioso che noi abbiamo, e poi che ognuno di noi faccia il proprio dovere per far sì che ci sia un mondo più generoso e più buono, soprattutto più sano”. Avanti tutta!

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33 Informazione e cultura locale per un dialogo tra generazioni

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Salvai: a Londra, a Londra...

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Una delle poche idee innovative che ci sono state nelle ultime elezioni amministrative è stata il pensare Pinerolo come città europea. Proviamo a immaginare in termini concreti che cosa questo significhi, confrontandosi anche con città veramente europee come Londra o Berlino. Quali sono gli elementi qualificanti di queste città? Ne elenchiamo alcuni: innanzitutto l’apertura ai popoli europei e mondiali, con un forte appeal verso queste culture e verso le nuove generazioni; forti capacità innovative e creative; forte attrazione turistica con musei e istituti di cultura; forte attrazione di capitali, ecc. La Pinerolo europea di cui parlavano i giovani di SSP è in grado di realizzare qualcuno di questi elementi? Per la verità Pinerolo e il Pinerolese non sono nuovi a un respiro europeo, soprattutto in campo culturale ed economico, per via del legame del mondo valdese col mondo protestante europeo. Nella seconda metà dell’Ottocento diversi capitali europei sono affluiti nel territorio dando origine ad aziende come la Videman, la Gutermann, la Turck e poi nel Novecento sono arrivati gli svedesi della Mustad e della SKF, più avanti la Freudenberg ed altri (pure gli Acaja sono arrivati da oltralpe!)... Ora embra che il territorio abbia perso appeal (e relazioni!) non solo a livello industriale, ma anche turistico dove non c’è mai stata una vera progettualità. Tempo fa abbiamo letto che il sindaco di Milano Sala si sarebbe recato a Londra per studiare da vicino la società pubblico-privata, la London&Partners (www. londonandpartners.com) che per conto della capitale inglese promuove il turismo, la finanza e la possibilità di fare impresa a Londra, a quanto pare con grande successo. E se dopo Sala andassero a Londra i nostri amministratori con Salvai in testa? Sarebbero soldi ben spesi, molto di più di quelli spesi per le solite stereotipate visite e cene alle città gemellate. Salvai, Costarelli, a Londra a Londra... il rilancio per Pinerolo può arrivare solo da fuori! Antonio Denanni

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PINEROLO / INDIALOGO.it .

Direttore Responsabile Antonio Denanni Collaborano: Emanuele Sacchetto, Alessia Moroni, Aurora Fusillo, Francesca Beltramo, Chiara Gallo, Cristiano Roasio, Rebecca Paternò, Federica Crea, Greta Gontero, Oscar Fornaro, Alessandro Castiglia, Michele F.Barale, Chiara Perrone, Francesca Olocco, Isidoro Concas, Sara Nosenzo, Angelica Pons Con la partecipazione di Elvio Fassone e Beppe Gamba photo: Giacomo Denanni Indialogo.it, Autorizzazione del Tribunale di Pinerolo, n. 2 del 16/06/2010 - Ed. Associazione Culturale Onda d’Urto Onlus redazione Tel. 0121397226 - E-mail: redazione@pineroloindialogo.it STAMPA: In proprio

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Buone News

avanti tutta a new york

intervista all’assessora f. costarelli

intervista a gian vittorio avondo

mantova prima cià per la qualità di vita

labellezzadiconservareilpatrimoniostorico

aggiustare le cose migliora la vita

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Politica giovane young Città & Territorio

Benchmarking territoriale

Urbanistica & Architettura L’ambiente siamo noi

Vita internazionale

intervista a lorenza tartaglia

Serate di Laurea

con gabriele sanmartino e oliviero dotti

le lezioni del presidente americano

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Dal mondo

Giovani & Storia

oliver cromwell e i valdesi

In Europa

europa in crisi di identità

Uomini del Pinerolese Giovani & Ambiente guido castiglia e il teatro

maxima, la contadina peruviana

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il problema dei migranti

Giovani e nuove tecnologie

atrapanieblas

19 Il Passalibro

l’uragano nero

il natale del pime

andrea cubeddu, bluesman

tarantino/4, bastardi senza gloria

in bolivia: “buscate un taxi”

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Sociale &Volontariato Officine del suono Filmografia Viaggiare

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Politica

Politica giovane young a cura di Antonio Denanni

Intervista/4: l’assessora e vicesindaca F.Costarelli

“Sulle manifestazioni il Comune vorrebbe diventare più ideatore e propulsore” Incominciamo con alcune impressioni: come vive l’impegno la giovane amministratrice? L’esperienza è interessantissima, che apprezzo anche alla luce della mia laurea in Sociologia, per via delle dinamiche interne al Comune e alle relazioni tra il dentro e il fuori del “palazzo”. La realtà è molto più ricca di quanto si veda da fuori: più ricca di idee, di spinte, di proposte. Un doppio universo, dove alcune cose faticano ad uscire dalle mura di questo edificio. C’è un grosso problema di comunicazione e questo è il primo obiettivo che ci siamo dati: comunicare meglio con i cittadini. Una cosa che come amministratore le pesa e una invece che la compiace? Mi pesa un po’ la rappresentanza, quella a volte anche fine a se stessa, mi piace invece lo scoprire tante cose che prima non conoscevo. Questo ruolo mi sta dando la possibilità di conoscere tante eccellenze, tante storie, tante realtà. Veniamo ora ai suoi incarichi (oltre a quello di vicesindaco) incominciando dai giovani, tema a noi particolarmente caro. Questa città non ha mai avuto delle poliche giovanili strutturate. Lei come intende muoversi? Ora stiamo attivando le iniziative legate al bando della Compagnia di San Paolo “Giovani per il territorio”, che è stato fermo un po’ di mesi. Il 6 dicembre alle 15 si parte con la fascia 14- 19 con dei laboratori legati alle “soft skills”: come comunicare, com interagire, come presentarsi, come parlare di fronte ad un pubblico, come utilizzare i social, ecc. A gennaio invece per i giovani dai 19 ai 29 ci sarà una formazione specifica sulla progettazione e sul fundrising. Questi giovani alla fine del corso di fundrising avranno un fondo di 6000 euro da spendere per realizzare il loro primo progetto o evento sul territorio, che io spero sia all’interno dell’artigianato perchè mi sembra la vetrina più in-

teressante. Un altro progetto di politiche giovanili riguarda l’istituzione di una tessera, che spero di far uscire a gennaio, rivolta ai ragazzi delle superiori (anche non residenti a Pinerolo) e agli studenti universitari (residenti a Pinerolo) con la quale questi giovani potranno andare al cinema a 3 euro, a teatro a 5 euro ed avere degli sconti particolari in alcuni negozi di Pinerolo, in più potranno accumulare crediti con il progetto “bike to school”. L’obiettivo è di tenere in Pinerolo i ragazzi il pomeriggio e di portare qui la sera gli studenti universitari. Per realizzare ciò verranno messi a disposizione anche degli spazi che siano luoghi di studio e di incontro gestiti dal servizio giovani per il territorio: si potenzierà anche la biblioteca col rifacimento del cortile. E la Consulta giovanile? Non ho ancora avuto occasione di incontrare i rappresentanti d’istituto che sono stati appena eletti, li vedrò a gennaio. Io credo molto nella consulta, ma è un processo molto lento. A gennaio passeremo in Consiglio la proposta di riforma dello Statuto di partecipazione e credo che come tempi prima di marzo-aprile non metteremo in piedi nulla, cosicchè gli studenti diventeranno interlocutori nel prossimo autunno. Io comunque credo molto nello spazio del servizio giovani per il territorio: spero che venga molto frequentato e mi riprometto di passarci una volta la settimana e quindi questo potrebbe essere il luogo dove si può incontrare e parlare con l’istituzione. Avere un luogo come riferimento per i giovani è molto importante. Mi piacerebbe che da queste progettualità e da questi spazi nascesse un gruppo zero che proponga delle iniziative e diventi l’interlocutore dell’am-

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“Al posto dell’Artigianato, forse è meglio lanciare una manifestazione completamente nuova” ministrazione . Apriamo il settore degli eventi turistico-culturali che dovrebbero avere la funzione di attirare turisti o creare effetti socializzanti. Si continuerà ancora con il volontariato della Pro Loco o avete in mente altri progetti? Con la Pro Loco si sta facendo un discorso generale. Per la prima volta, a gennaio faremo una delibera quadro mettendo sul tappeto tutte le manifestazioni che organizziamo insieme durante l’anno. Quindi non si discuterà più ogni mese le 2-3 manifestazioni da fare, ma si farà un calendario unico per tutto il 2017. In generale, poi, sulle manifestazioni il Comune vorrebbe diventare un po’ più propulsore e ideatore. Abbiamo una serie di idee legate agli eventi sportivi, al vivere la montagna, al cicloturismo, all’enogastronomia, allo street food.. (già nella prossima settimana avremo delle novità) che vorremmo mettere in campo. Sulla tematica delle manifestazioni è da tenere presente anche “Pinerolo si racconta”, realizzata insieme alla Diocesi, che prevede un’app e un sito con cui si rivoluzionerà il sistema di visite guidate di Pinerolo. Inoltre a maggio faremo la “Notte delle muse” in cui rilanceremo tutta la parte museale della città. Tutto questo sarà in capo al Comune. Abbiamo letto che di recente con il sindaco Salvai ha incontrato il sindaco di Saluzzo. Ne è nata qualche progettualità comune o qualche spunto per delle progettualità proprie? Più la seconda, anche perchè Saluzzo è abbastanza gelosa delle sue iniziative. Siamo andati a parlare innazitutto di come hanno fatto la pedonalizzazione (i percorsi urbani del commercio!) e poi di come hanno gestito la morte della Pro Loco e la nascita della Fondazione Bertoni. Abbiamo voluto conoscere queste best practices e avere degli spunti per vedere se nel medio-lungo periodo possiamo applicarle da noi, anche se rispetto a loro partiamo con dieci anni di ritardo, con tutte le difficoltà di coordinamento che ne derivano. Una parola sulla rassegna dell’artigianato. Continuerà in modo stanco così com’è ora o si sta pensando a qualcosa di nuovo? Stiamo studiando delle novità, sia come periodo dell’anno sia come gestione delle piazze, inoltre stiamo pensando anche a nuove partnership. Voglio dire però che l’artigianato è un brand ancora molto forte che si vende bene. Ha il limite di riferirsi soprattutto al Pinerolese e non ha la forza di andare oltre il territorio. Io mi sto immaginando una rassegna rinnovata, credo però che questa manifestazione non possa scostarsi più di tanto dalla forma originaria ormai consolidata. Penso invece che qualcosa di nuovo

debba nascere: non è possibile che una città come Pinerolo abbia come unico riferimento solo l’artigianato a settembre e poi a seguire la Maschera di ferro, e per tutto il resto dell’anno, primavera e soprattutto estate, niente. Piuttosto che rimodulare radicalmente la rassegna dell’Artigianato, che nonostante tutto ha il suo pubblico affezionato, forse è meglio lanciare una manifestazione completamente nuova che abbia anche una forte attrazione turistica. Questa idea comunque è ancora in fase di incubazione. Parliamo di un’altra sua delega: lo sport. La città sembra ricchissima di iniziative e di associazioni sportive. Qual è il punto critico? È vero, Pinerolo è una città molto ricca di iniziative sportive, si possono praticare tutti gli sport, abbiamo 12 impianti sportivi che pesano sul nostro bilancio intorno ai 500 mila euro. Questa grande ricchezza di attività sportive è anche ciò che crea le difficoltà, perchè c’è una gestione parcellizata con regole diverse e conseguenti difficoltà di gestione. Quello che secondo me in questo momento è molto interessante in Pinerolo è l’attività sportiva legata alla disabilità con gli sport paralimpici: a Pinerolo per un disabile è possibile fare scherma, nuoto, curling, jiudo, ecc. In tema si lancerà quest’anno una nuova manifestazione. Un piccolo grande successo che abbiamo raggiunto è la gestione delle palestre comunali attraverso l’affido a una cooperativa sociale, per l’apertura, la chiusura e la pulizia, passando così da un sistema privato e frammentato ad uno regolamentato. Inoltre le palestre, su richiesta delle associazioni, saranno tenute aperte anche nel periodo estivo. Un’ultima domanda fuori delle sue deleghe. Come Giunta sappiamo che state lavorando al Piano programmatico triennale 2017-19: avete già elaborato delle progettualità di lungo respiro che l’amministrazione intende portare avanti per il rilancio della città? L’elaborazione è ancora in corso, sarà pronta per metà dicembre. Tuttavia posso dire che oltre alle cose concrete di cui i giornali hanno già parlato (revisione del patrimonio scolastico, la mobilità, la riorganizzazione interna, la partecipazione, l’alternanza scuola-lavoro, palazzo Acaja, ecc.) i grandi temi saranno la partecipazione, la mobilità sostenibile (compreso il treno Pinerolo-Torino), la comunicazione tra il Palazzo e i cittadini, il vivere bene la città.

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inc o n t r i

Città & Territorio

66 a cura di Antonio Denanni

Intervista allo storico Gian Vittorio Avondo

«Vedo una città in disarmo e non mi pare ci siano delle grosse chance di ripresa» “Mi piace scrivere, mi diverte, è il mio mondo, passo delle giornate intere a scrivere” Gian Vittorio Avondo, già insegnante di lettere, è uno dei più prolifici scrittori di Pinerolo. Lo abbiamo intervistato. Quanti libri ha scritto? Ottanta, per la maggior parte in collaborazione con altri. Quelli scritti solo da me sono 15. Quali sono i filoni prevalenti? Ce li può riassumere? Innanzitutto la montagna: ho iniziato scrivendo guide escursionistiche. Poi alla luce delle mie competenze universitarie in storia ho incominciato a scrivere di storia molto spesso legata alla montagna e all’antropologia, che sono i miei campi preferiti. A cosa è dovuta questa sua grande produzione letteraria? A tanti motivi. Innanzitutto sono autore compulsivo: mi piace scrivere, mi diverte, è il mio mondo: capita che passi delle giornate intere a scrivere. Poi, non lo dico per vanagloria, ho una grande facilità a scrivere. Inoltre devo dire che molte delle cose che ho scritto ultimamente sono adattamenti divulgativi o rielaborazioni di cose già scritte. I suoi scritti fanno riferimento in prevalenza al Pinerolese: è andato anche oltre il territorio? Sì. Proprio in questi giorni è uscito un mio libro sul culto della morte nel mondo e sui riti che la presiedono, che è frutto dei miei viaggi, del racconto delle esperienze

vissute e delle numerose fotografie scattate, specie nei cimiteri, che mi hanno da sempre attirato molto. Finora il mio filone prevalente è stata la cultura locale, anche se ora voglio allargare le mie ricerche, con produzioni più letterarie e meno locali. Dal punta di vista geografico un suo riferimento costante è anche la montagna. Sì, io sono appassionato di montagna e lo scriverne mi viene quasi spontaneo, ma sono scritti che vanno al di là del semplice escursionismo: sono storia, natura, usi e costumi, cultura... Pur essendo così prolifico nello scrivere sembra che lei non sia molto addentro al mondo culturale della città: è questione di circuiti culturali chiusi o è più una sua indole alla riservatezza? Non credo di stare ai margini della cultura pinerolese, specie nelle località di montagna delle quali scrivo. Forse però in quello che dice c’è anche del vero, dovuto un po’ alla mia indole alla riservatezza e al fatto che non tutto ciò che scrivo è recensito sui giornali locali. Devo ammettere che non sono bravo a pubblicizzare i miei scritti: sono un pessimo promotore di me stesso. Sui circuiti culturali è vero che sono dei circuiti abbastanza chiusi. Come raccoglie le informazioni per la stesura dei suoi libri riferiti a storie o


«Ad un giovane che vuole interessarsi di storia locale suggerisco di partire dagli archivi comunali»7 accadimenti del territorio? Normalmente faccio ricerche in archivio,. Premetto che i libri di storia sono quelli più difficili da far circolare e leggere ed è difficile trovare degli editori interessati, questo è un assunto. Quel che io scrivo normalmente mi è pagato... quindi se io voglio scrivere di storia lo devo fare a mie spese. Penso di non essere una persona particolarmente venale per cui se una cosa mi interessa particolarmente come quelle della storia del fascismo pinerolese che sto pubblicando a puntate sul bollettino della Società Storica Pinerolese e che sta arrivando alla conclusione, da cui ricaverò un libro, ebbene lì vado negli archivi, all’Alliaudi di Pinerolo, a Torino o all’archivio centrale di Stato a Roma. Lei ha collaborato anche alla realizzazione di opere multimediali di carattere storico. Sì ho collaborato con altri, in particolare con Valter Careglio, alla realizzazione di alcuni DVD di storia locale sul tema della Resistenza, sulla Val Chisone, sul Bargese, sulla deportazione. Io non essendo un esperto di multimedialità ho contribuito per la parte riguardante i testi. A un giovane che vuole interessarsi di storia locale che suggerimento si sente di dare? Innanzitutto di incominciare a visitare degli archivi, partendo proprio dal basso, dagli archivi comunali, dall’archivio della

Biblioteca... vi sono dei piccoli tesori. E poi di scegliere un argomento magari non così eclatante per poi allargarsi a dimensioni più ampie. Magari se si scrive della Resistenza, per esempio, non partire dalla storia della Resistenza, ma partire da un episodio della Resistenza per poi allargare il suo orizzonte, cogliere legami che dal piccolo vanno verso il grande e poi naturalmente più si va verso il grande e più si allarga l’ambito di ricerca, andando oltre il territorio. Ma partire di qua. Negli archivi comunali ci sono dei tesori veramente incredibili che nessuno conosce. Tra l’altro questi archivi sono i più curati, sono di facile accessibilità ed è abbastanza facile realizzare una ricerca. Abbandonando un po’ i suoi scritti storici, come vede Pinerolo e il Pinerolese oggi? Vedo una città in disarmo, su questo penso di non dire niente di nuovo. In questi anni ci hanno portato via tutto e mi pare non ci siano delle grosse chance di recuperare qualcosa. Francamente devo dire non solo per Pinerolo, ma un po’ per tutto ho perso la speranza. Con quello che sta succedendo nel mondo e in Italia vedo che le cose si stanno mettendo abbastanza male. Una volta se non altro c’erano le ideologie e i partiti a cui fare riferimento, oggi neanche più quello, la politica è fatta di persone che pensano agli affari loro. Sarò un po’ qualunquista, ma di fatto è così...


G L OB -L O C

Benchmarking territoriale di TAC (Territorio, Architettura, Scultura) - www.tac-lab.it

Mantova, 50mila abitanti

Prima città italiana per la qualità della vita È notizia della fine del mese scorso che Mantova sia la prima classificata tra le città italiane per la qualità della vita. Poco meno di cinquantamila abitanti, secondo la ricerca di ItaliaOggi-Università La Sapienza di Roma (che posiziona Torino al 70° posto), nella città lombarda non solo si vive bene, ma questa condizione è chiaramente percepita dalla popolazione. Il lavoro si basa su indicatori – ben 84 – che prendono in esame affari e lavoro, ambiente, criminalità, disagio sociale e personale, popolazione, servizi finanziari e scolastici, sistema salute, tempo libero e tenore di vita. Facile ottenere risultati del genere – potrebbe obiettarsi – per una città che fa parte della lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’UNESCO, dove non mancano di certo turisti e investimenti

sostanziosi. Seppure i risultati siano eclatanti, e la base sulla quale si è agito comprenda capolavori di Leon Battista Alberti, Giulio Romano, Andrea Mantegna e di altri grandi artisti che fecero della città gonzaghesca un centro rinascimentale senza pari, è interessante constatare come gli interventi più recenti di rigenerazione urbana, attuati in occasione dell’insignazione della città quale capitale italiana della cultura per l’anno corrente, si caratterizzino per il fatto che venga nuovamente attribuito un ruolo nodale agli spazi esterni tradizionalmente dediti alla socialità: strade, piazze e portici. Scorrendo il resoconto degli interventi (visionabili all’indirizzo http://www.mantova2016.it/it-ww/ centro-storico-1.aspx), si potrà prendere atto di come

l’amministrazione abbia avuto una progettualità globale sul centro storico, con azioni mirate a una profonda riqualificazione, la quale però si è attuata anche attraverso semplici – quasi banali – atti di cura. Infatti, la prima opera che viene segnalata è una pulizia di tutti i camminamenti, ossia marciapiedi e portici, che si è estesa anche ai soffitti di questi ultimi, dove sono state eliminate con perizia tutte le ragnatele (che non sono mai un buon biglietto da visita!). Sempre dei portici, sono state pulite le colonne e, nei casi più gravi, si è proceduto a veri e propri interventi di restauro. Dopodiché, si è passati alla realizzazione di un progetto unitario di illuminazione, che si focalizza principalmente sugli elementi voltati e sui pavimenti. In generale, tutte le pavimentazioni di piazze e strade sono state riviste e sistemate, qualora ve ne fosse stato il bisogno. Si è anche intervenuti sul verde urbano, con la riqualificazione del Giardino Valentini. Questa ha previsto la riprogettazione dei principali percorsi al suo interno, con il ripristino delle panchine e l’inserimento di nuovi cestini porta rifiuti. La zona è fruibile ovviamente da tutti, ma un occhio di riguardo è stato attribuito ai bambini, per i quali è stata inserita un’area giochi inclusiva, e per i cani e i loro padroni, grazie ad una zona specificamente pensata per loro. I disagi alla cittadinanza e alle attività commerciali sono però stati ridotti al minimo, poiché si sono utilizzati cantieri mobili di limitata entità, all’interno dei quali i lavori potevano essere eseguiti contemporaneamente in parti diverse della città. Per rendere poi ancor più partecipe la popolazione nei confronti di questi cambiamenti, l’Amministratore Comunale ha previsto una comunicazione dell’intervento mediante totem che indicavano e segnalavano l’operazione che si stava svolgendo all’interno di ogni cantiere. Riassumendo, le buone pratiche per rendere una città più bella e vivibile, e per percepirla come tale, non sono certo trascendentali. Ovvio, ci vanno lungimiranza e impegno di tutti: alle pubbliche amministrazioni l’onere di avere il coraggio di investire, e la visionarietà di una città migliore; ai privati quello di sopportare eventuali momentanei disagi e, una volta compiuti i lavori, una costante cura del bene di tutti. Ma è solo così che si può creare uno spazio dove si è contenti di vivere!

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Urbanistica & Architettura

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di Riccardo Rudiero

La conservazione del patrimonio storico:

Un atto di ordinaria bellezza

Il 2 dicembre, presso la sala conferenze de “La Casa dell’Anziano” di Pinerolo, in piazza Marconi 8, c’è stata la presentazione pubblica del video realizzato da Italia Nostra sezione del Pinerolese, in collaborazione con il Comune di Pinerolo, per sensibilizzare sul recupero del Palazzo Acaia, che ha visto tra l’altro la partecipazione straordinaria dello storico Alessandro Barbero. Contemporaneamente, si è assistito alla mostra dei materiali elaborati dagli studenti delle Lauree magistrali in Architettura del Politecnico di Torino, che hanno partecipato al workshop “La pratica del restauro architettonico: dalla diagnostica all’intervento”, sempre incentrato sul palazzo. Essendo coinvolto personalmente in entrambe le attività – come membro di Italia Nostra e come collaboratore del workshop – mi sono domandato se ricordassi il momento in cui conobbi il Palazzo Acaia... E credo che questa conoscenza risalga alla quarta elementare, quando la maestra Giovanna – giovane e irreprensibile insegnante torinese nella mia scuoletta di Viotto di Scalenghe – ci diede un compito particolare da svolgere nel weekend: andare alla scoperta di Pinerolo, osservando e descrivendo alcune delle sue architetture medievali, presenti in un dettagliato elenco. Così, insieme col mio amico Stefano, e accompagnati da mio padre, il sabato pomeriggio lo passammo a dare una forma a quei nomi sconosciuti, una caccia al tesoro che ci appassionò e divertì molto. Ecco, quando imboccammo la Via al Castello, mi apparve quella bella architettura merlata, che sicuramente avevo già visto, ma distrattamente, e certamente era la prima volta che posavo gli occhi in modo diverso – consapevole – sugli strani bambini rannicchiati del fregio in cotto che contornano le finestre. Quel giorno vidi anche con nuovo stupore il cielo stellato del Duomo, quel blu intenso che ricerco ancora oggi quando entro in San Donato. Ricordo anche con un certo gusto l’aver schiodato mio padre dalle sue faccende quotidiane, e la sua cura nell’indicarci i monumenti e la loro storia. Non penso sia mai stato troppo preparato al riguardo, ma quanto sapeva era sufficiente per far restare a bocca aperta due bambini di quarta elementare! Ricordo anche la sua premura nel domandare informazioni dove le sue conoscenze non bastavano. Che, in effetti, non bastarono! Unico dell’elenco ci sfuggì, nonostante le richieste ai passanti e la cartina che avevamo in dotazione, San Domenico, e a quel tempo la vissi come quell’ultima figurina che manca per completare l’album dei calciatori... Di quel giorno potrei ripercorrere quasi a memoria le

salite che facemmo, ma, soprattutto, una voglia (mai più sopita) di vedere le città e le loro architetture, di capirle, di viverle. La maestra Giovanna mi aveva costretto – ci aveva costretto, i 12 scolaretti della classe e relativi genitori – a capire cosa di bello ci stava intorno. Con quel compito, consapevolmente o no (ma io credo di si, perché il soggetto in questione ha una sensibilità rara...), ha dato il via ad un’azione di conservazione preventiva. Perché conoscere è il preludio all’affezione, condanna ad appassionarsi. E non uso il verbo a caso, perché è una vera e propria condanna quando si vede il patrimonio sgretolarsi sotto i propri occhi, ti lascia un senso di rabbia e impotenza. Che però può essere colmata grazie agli interventi come quelli portati avanti in questi mesi,

dove volontari, docenti, amministratori impiegano il loro tempo e le loro competenze affinché tutti possano godere del patrimonio. Ecco, questo spirito credo sia un onore e un onere che hanno tutti i cittadini. L’accesso al patrimonio culturale è un diritto sancito da documenti internazionali ma, restringendo il campo d’azione, è il risultato della buona volontà di tutti. Quindi, maestre e professori, andate pure in gita a Firenze e Venezia con i vostri allievi, ma non scordatevi che sulla collina c’è un bell’esempio di gotico piemontese come San Maurizio, ed è importante che loro lo conoscano. E nonni, portate i vostri nipoti ai giardinetti, ma una volta ogni tanto fategli fare una passeggiata per il centro storico, così che si sentano parte della città. Certamente, quando sarà tempo, seguiranno il vostro bell’esempio!


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L’ambiente siamo noi di Beppe Gamba

Aggiustare le cose migliora la vita Si stanno diffondendo in giro per il mondo le “library of things” (biblioteche delle cose, dove sugli scaffali non ci sono libri ma oggetti), i “repair cafè” e i “restart party” (esercizi pubblici e feste delle riparazioni), ovvero luoghi fisici o siti on-line dove le persone prestano e prendono in prestito oggetti di uso comune (piccoli elettrodomestici, attrezzi e utensili del fai da te, per la cucina e il tempo libero) e/o si scambiano esperienze su come riparare e ridare vita alle cose. I nomi inglesi ci dicono che si tratta di iniziative nate nel mondo anglosassone, che si stanno però diffondendo rapidamente anche da noi. Nelle nostre case si moltiplicano gli attrezzi per il saltuario fai-da-te che finiscono per prender polvere nello sgabuzzino. Il tasso di utilizzo di un trapano domestico non supera i 13 minuti l’anno, i tosaerba e i decespugliatori lavorano qualche ora la settimana nella bella stagione. Quante volte di fronte a un apparecchio guasto ci è stato detto che, visto il costo della riparazione, era preferibile sostituirlo? Una mentalità, a volte anche una apparente convenienza economica, che finisce per intasare le discariche, far lievitare la tassa rifiuti e le spese famigliari. E il sistema di raccolta, recupero e smaltimento delle apparecchiature elettriche ed elettroniche intercetta oggi solo il 25% circa di quelle sostituite, il resto finisce con gli altri rifiuti. Ma ci sono anche gli oggetti “non elettrici ed elettronici” che non hanno un sistema speciale di recupero. Le Biblioteche delle cose e i laboratori della riparazione offrono una risposta a questi problemi: ridurre l’acquisto di oggetti che useremo poche volte, combattere lo spreco

di risorse e l’inquinamento dell’ambiente, diffondere la cultura della riparazione e del riuso. I modelli organizzativi sono vari, dal volontariato dei gruppi di quartiere (le ciclofficine delle Case di Quartiere torinesi), alle imprese sociali eventualmente sostenute dal pubblico che ne riconosce il valore etico, economico e ambientale, a sistemi commerciali puri di noleggio oneroso. Alcuni dispongono di un luogo fisico ove conservare gli strumenti e offrire il servizio di scambio, altri si basano sul contatto e l’assistenza on-line con appuntamenti cadenzati di consegna e restituzione. I Restart Party sono chiaramente eventi saltuari che utilizzano l’esperienza di chi gestisce le altre attività. E’ pensabile che anche a Pinerolo nasca una Biblioteca delle cose dove conferire gli attrezzi che usiamo di rado e dove prendere in prestito quelli che non abbiamo? Che magari abbia dei tavoloni dove sederci con chi “ci sa fare” e imparare ad aggiustare con poca spesa il ferro da stiro, cambiare un termostato rotto, smontare un piccolo elettrodomestico e valutare la convenienza di una riparazione? Un’attività di alto valore sociale e ambientale e, volendo, anche occupazionale che potrebbe interessare tanti: chi è stufo di sentirsi dire “mi lasci 20 euro per la diagnosi, poi vediamo”, i pensionati o gli esodati abili col cacciavite e stufi di stare a casa, i bricoleur forniti di attrezzi e buona volontà, i giovani in cerca di mestiere e, infine, gli amministratori pubblici interessati a ridurre i rifiuti in discarica e i costi della gestione. Soprattutto interessati a stimolare nuove forme di socialità, economia e tutela dell’ambiente.

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ondo così per il m

Vita internazionale di Alessia Moroni

Intervista a Lorenza Tartaglia

Ad Abu Dhabi a scuola di diplomazia “Abbiamo simulato la conferenza del Consiglio di Sicurezza dell’ONU”

Abbiamo conosciuto Lorenza, studentessa di Giurisprudenza, dopo la sua esperienza di Erasmus in Norvegia e la incontriamo nuovamente tornata da un viaggio importante per la sua carriera scolastica e lavorativa. «Ho partecipato ad una simulazione chiamata Model United Nation (MUN) ad Abu Dhabi, organizzata dall’Associazione Diplomatici. I MUN sono meeting internazionali di studenti che simulano le attività degli organi delle Nazioni Unite, per far capire come si svolgono i lavori durante le conferenze di tali organi. In questo caso abbiamo simulato sia la conferenza del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, che quella dell’ECOSOC (The Economic and Social Council)». La conferenza si è tenuta presso la sede della New York University di Abu Dhabi e potevano parteciparvi, in maniera suddivisa, sia i ragazzi universitari che delle scuole superiori. Lo scopo è proprio quello di immedesimarsi nel ruolo del diplomatico e di rappresentare appieno il proprio Paese. «Io facevo parte del consiglio di Sicurezza e rappresentavo la Malesia. È un lavoro che comincia prima di partire: ho partecipato ad un seminario online in cui sono stati spiegati gli argomenti da trattare in conferenza. Nel nostro caso si sarebbe discusso della situazione in Libia, in Siria e della guerra in Yemen. Mi sono documentata già a partire da un mese prima per poter tenere un discorso attinente al paese che rappresentavo». Ogni membro del Consiglio di Sicurezza aveva infatti il compito di argomentare i tre ordini del giorno usando il punto di vista del proprio paese e adattando

il discorso all’andamento del dibattito, cosa non facile. «Le mie difficoltà sono state sicuramente quella di “rompere il ghiaccio” e di adattarmi al dibattito. Dovevo scindere il pensiero della mia persona, di cittadina italiana, da quello di rappresentante della Malesia. Una delle regole infatti è proprio quella dello “stay in character”, cioè di immedesimarsi proprio nel ruolo di diplomatico rappresentante del proprio paese». Questa è stata la prima esperienza di partecipazione ad un MUN per Lorenza, che è decisa a farne altri per capire come potrebbe essere il lavoro che sogna, ovvero intraprendere una carriera in Diritto Internazionale. Nonostante le prime difficoltà, i risultati della conferenza sono stati molto soddisfacenti: «L’ultimo giorno di simulazione della conferenza del Consiglio di Sicurezza, sono riuscita a far approvare una soluzione applicabile nell’immediato relativa ad un aiuto umanitario per la situazione in Libia, che è stata proposta da me e dal rappresentante della Nuova Zelanda, e approvata all’unanimità». Conclusi i lavori, gli ultimi giorni sono stati dedicati alla visita della città di Dubai nei suoi luoghi di maggior interesse. L’esperienza è stata molto ricca sia a livello accademico che umano per Lorenza: «Ho conosciuto persone provenienti da tutto il mondo e gli stessi studenti della New York University. Queste conferenze sono un ottimo modo per fare networking, cioè prendere contatti che potrebbero essere molto utili in futuro».

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società

Serate di Laurea

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Serate a cura di Francesca Olocco

Serata con Oliviero Dotti e Gabriele Sanmartino

“Sistemi caotici” e “Delizia di tutti i sensi! Profumi e sapori nell’opera di Gozzano” I relatori della Serata di Laurea del 25 Novembre sono stati Oliviero Dotti, laureato in Matematica, e Gabriele Sanmartino, laureato in Lettere. Oliviero ha presentao una tesi dal titolo Sistemi caotici, e queste sono state le sue parole: “L’argomento della mia tesi di Laurea è lo studio di sistemi che presentano un comportamento caotico, e l’obbiettivo è stato quello di determinare la condizione sufficiente per affermare che un sistema dinamico è caotico. Per arrivare a dimostrare questo risultato, espresso nel Teorema di SmaleBirkhoff, ho analizzato dapprima una classe di sistemi, noti come shift map, con cui è semplice lavorare e verificarne la caoticità in base alla definizione introdotta da Devaney. Sono passato poi a lavorare con la mappa di Smale, che eredita le proprietà di sistema caotico in quanto contiene al suo interno una particolare shift map: lo shift di Bernoulli. Infine, sono arrivato a dimostrare il teorema

di Smale-Birkhoff, che afferma che se un sistema dinamico ammette un nodo omoclino trasversale allora tale sistema è caotico, perché contiene al suo interno una mappa di Smale. Per concludere, utilizzando il test algebrico di Melnikov , ho determinato per quali valori dei parametri di controllo l’oscillatore forzato di Duffing presenta un comportamento caotico e ho fatto alcune simulazioni numeriche per mostrare questo comportamento”.

Gabriele ha invece presentato una tesi dal titolo «Delizia di tutti i sensi!». Profumi e sapori nell’opera di Gozzano», all’interno della quale è stata svolta un’analisi dei temi e dei motivi correlati ai profumi ed ai sapori presenti nella produzione letteraria di Gozzano. Afferma Gabriele: “Il primo capitolo è dedicato all’indagine del rapporto biografico di Gozzano con il cibo, soprattutto alla luce della malattia che lo affligge a partire dal 1907. Nel secondo capitolo si indaga il legame, di ascendenza dannunziana, tra l’immagine del cibo e taluni motivi di carattere vitalistico. Nel terzo capitolo vengono analizzati i profumi ed i sapori legati ad un contesto mondano, caratterizzati da una sostanziale valenza negativa. Il quarto capitolo ha come oggetto un procedimento tipico di Gozzano, ovvero il duplice passaggio dal naturale all’artificiale e dal concreto all’astratto; ne deriva una rappresentazione alterata e non realistica della realtà. Nell’ultimo capitolo viene messa in luce la relazione, costante lungo tutta l’opera, tra taluni profumi e l’evasione nel mondo del sogno e del passato”. Le dediche musicali sono state di Letizia Vitali


culture

Dal mondo di Alessandro Castiglia

Relazioni personali e rappresentanza

Le lezioni del presidente Le elezioni USA 2016 sono state tra le più sorprendenti degli ultimi tempi: la vittoria di Trump è arrivata contro ogni pronostico, prendendo in contropiede sondaggi e opinionisti. Cercando di non entrare nell’ambito politico, proviamo a prendere spunto dagli insegnamenti dell’8 novembre 2016, estrapolando dal contesto americano i meccanismi che hanno permesso di raggiungere un traguardo che pareva irraggiungibile. Sono fondamentalmente due le lezioni da tenere bene a mente, riutilizzabili in qualsiasi altro ambito elettorale o di marketing.: 1. Il ritorno alle origini: le relazioni personali superano la TV. Nel contesto digitale in cui viviamo i mass media tradizionali non hanno più l’influenza che avevano fino a pochi decenni fa, la vera differenza tornano a farla le relazioni sociali. Oggi le reti sociali sono potenziate dai Social network (Facebook e Twitter su tutti), grazie a questa estensione le comunità online possono raggiungere un numero indescrivibile di persone. L’ambiente digitale in cui siamo inglobati permette ai cittadini di esprimersi liberamente e di seguire i leader d’opinione (persone reputate competenti in una certa materia da una certa comunità) più vicini al proprio pensiero, senza paura di essere giudicati “socialmente inadatti” perché protetti da una cerchia di amicizie scelte. Proprio su queste piattaforme i supporters di Trump hanno potuto alimentare silenziosamente i consensi, far sentire l’utente medio protagonista della campagna

e creare un passaparola che si è riversato nei quartieri e nelle piccole comunità. I sondaggi di tutto il mondo hanno sottovalutato proprio questo aspetto: gran parte dell’elettorato del tycoon si è sottratto alla pubblica opinione rendendosi invisibili agli occhi degli analisti. 2. Vince chi rappresenta l’elettorato. In un periodo in cui mobilitare i cittadini è praticamente impossibile, per attirare la loro attenzione è fondamentale raccontare la realtà più vicina alla loro. Trump si è presentato come il baluardo dell’Anti-sistema, l’elemento di rottura rispetto al governo democratico (che ha lasciato malcontenti tra la classe media che aveva votato Obama) e ha fatto leva sulle emozioni dei cittadini sfruttando la paura e l’insicurezza. Trump ha compreso meglio quale fosse il contesto americano e le esigenze del popolo: in questo modo ai concerti delle Pop Star internazionali ed ai comizi da “vecchia politica” ha preferito una “YouCampaign”: ascolto, mobilitazione e coinvolgimento per dar vita a una campagna che nei fatti parte dal cittadino, per il candidato piuttosto che del candidato. Stiamo vivendo lo sviluppo di un cambiamento di paradigma che è iniziato con la nascita dei populismi ed ha subito un’accelerazione con lo sviluppo dell’ambiente digitale. Queste elezioni ci hanno dimostrato come la capacità di coordinare i nuovi ambienti mediali con i più classici procedimenti sociali dell’uomo, possa portare a risultati sorprendenti. Benvenuti nel presente.

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Giovani&Storia

Società

di Stefano Nangeroni

Cenni di storia locale

Oliver Cromwell e le Valli Valdesi

«Fidate in Dio e tenete asciutta la polvere da sparo» (Oliver Cromwell, battaglia di Dunbar settembre 1650). Il diciassettesimo secolo è riconosciuto come il periodo storico che ha dissanguato l’Europa continentale per via delle cruente Guerre di religione (Guerra dei Trent’anni, 1618-1648, la più nota) combattute senza quartiere tra due blocchi distinti: potenze cattoliche e forze protestanti. La Riforma luterana aveva dato il via un secolo prima alla formazione di numerose correnti che in buon numero parteciparono alla creazione di una “Internazionale protestante” europea; gli scambi diplomatici fra istituzioni protestanti non dovevano quindi essere esigui, soprattutto in periodo turbolento quale la prima metà del ‘600. Rimane comunque singolare come nelle valli valdesi ancora oggi si mantenga vivo il mito di Oliver Cromwell, l’ammirato e venerato puritano della gentry inglese, protagonista della Guerra Civile inglese che porterà alla decapitazione del Re Carlo I Stuart e alla breve parentesi repubblicana. Come mai vi è questo legame? Le continue tensioni che da un secolo si perpetuavano tra valdesi e il cattolico Ducato di Savoia, stato cliente della Francia, precipitarono definitivamente nel 1655 quando si verificarono i massacri nelle valli valdesi passati alla storia come Pasque Piemontesi. L’offensiva sabauda venne organizzata dal marchese di Pianezza, esponente di spicco della Controriforma del Ducato di Savoia, sotto forte spinta della regina madre Maria Cristina -sorella di Enrichetta Maria, la moglie del defunto Carlo I Stuart- che aveva deciso di «sradicare dal Ducato di Savoia l’eresia valdese». Il risultato di queste azioni militari fu l’occupazione di Torre Pellice, la distruzione della Valle di Rorà da parte dei cattolici (con annessa l’attendibile cifra di 1712 “eretici” ammazzati) e la nascita della resistenza valdese sopra Bobbio per mano di Bartolomeo Jahier e Giosuè Janavel. La “questione valdese” smosse parte del mondo protestante; l’aiuto militare sopraggiunse dai vo-

lontari ugonotti francesi mentre la pressione diplomatica a far cessare il bagno di sangue giunse dalla Repubblica Unita di Inghilterra, Irlanda e Scozia che in quel periodo ricopriva il ruolo di più grande potenza europea protestante ed era controllata dal Rump parliament e dal Lord Protector Oliver Cromwell. Le comunicazioni e la campagna di informazione a riguardo della situazione delle valli valdesi erano gestite da Stouppe, agente dei servizi segreti e pastore svizzero di lingua italiana della chiesa protestante francese a Londra. Cromwell poteva mettere in campo una decisiva forza diplomatica di pressione politica. Nel giugno del 1655 in Inghilterra era stata proclamato il giorno di digiuno nazionale e la raccolta di quasi 39000 sterline (Cromwell stesso versò personalmente 2000 sterline) e parte di questi fondi sarebbero stati devoluti per la continuazione della resistenza valdese; inoltre il Mediterraneo era diventato ormai spazio di dominio della marina britannica e la flotta guidata dal celebre ammiraglio Blake (che nel Pantheon della storia della marina inglese siede al terzo posto dopo Drake e Nelson) poteva essere facilmente dirottata sul porto chiave di Nizza, privando il Ducato di Savoia del suo principale nodo di scambio commerciale. In quel periodo si stavano istituendo gli accordi di pace tra Inghilterra e Francia e Cromwell spinse il cardinale Mazzarino (capo del consiglio di stato di Luigi XIV) affinché mettesse pressione al suo cliente vicino duca di Savoia. Gli accordi si avviarono, Mazzarino propose un compromesso e a Torino furono inviate da Londra una serie di minacce in latino scritte da Milton stesso. Le trattative si conclusero il 18 agosto 1655 con il Trattato di Pinerolo che sancì la concessione delle Patenti di Grazia che garantivano il

“perdono” ai Valdesi per la “ribellione in armi” e ripristinavano in parte le libertà civili e religiose. Solo dopo questo trattato Cromwell firmò la pace con la Francia e l’entrata in guerra a fianco di essa contro la Spagna.

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culture

In Europa di Anna Filippucci

Tra referendum ed elezioni

L’Europa in crisi di identità

L’Unione Europea, istituzione creata all’indomani del secondo conflitto mondiale, come espressione di una volontà comune di cooperazione e pace all’interno del vecchio continente, si trova oggi in un’impasse: riformarsi adattandosi alle nuove esigenze, o sparire per sempre. E’ infatti evidente agli occhi di tutti che la tendenza attuale negli stati europei (e non solo) sia una progressiva chiusura nei confini nazionali ed uno spostamento generale verso orientamenti politici di estrema destra o cosiddetti “populismi”; questi cambiamenti sono la risposta ad una difficoltà, dimostrata dalle istituzioni europee, nella gestione di problemi globali, come la lotta al terrorismo, la crisi economica e quella dei migranti. Ovviamente a ciò si aggiungono l’emergere di modelli di sviluppo e crescita nuovi, come quello cinese e russo, che mettono sempre più in crisi il modello liberale impostosi al termine della Guerra Fredda: l’elezione di Donald Trump negli Stati Uniti d’America dimostra un rifiuto generale nei confronti dell’establishment, anche nel paese più potente al mondo. In questo primo, freddo weekend di dicembre l’Unione Europea è sottoposta a due grandi sfide: il Referendum Costituzionale italiano e le elezioni del governo nazionale in Austria. I risultati di queste due consultazioni potrebbero influire notevolmente sul futuro dell’Europa, in quanto potrebbero portare, nel primo caso, con la vittoria del “No”, alle dimissioni del governo attuale e all’affermazione, con nuove elezioni, di forze anti-europee, e nel secondo alla costituzione di un altro governo di estrema destra nel cuore del continente. Nel caso in cui queste condizioni si verificassero, ci sarebbe un ulteriore segnale chiaro della debolezza di quest’unione, che fatica a diventare politica e tende, al contrario, sempre più verso una frammentazione ideologica. All’indomani della Brexit, dimostrazione di un rifiuto della Gran Bretagna di adattarsi alle condizioni imposte da Bruxelles e dell’esito delle elezioni in Ungheria, altri eventi andranno a sconvolgere gli equilibri attuali nei prossimi mesi: le elezioni poli-

tiche in Romania, Olanda, Francia e Germania. In tutti questi casi a fronteggiarsi saranno partiti tradizionali e i nuovi partiti populisti e di estrema destra. I cavalli di battaglia di questi movimenti emergenti sono spesso comuni: l’uscita dall’Euro, politiche esclusive nei confronti dei migranti, un rifiuto delle ideologie politiche tradizionali e della classe governante ed una chiusura, a livello economico soprattutto, all’interno dei confini nazionali. Come si sta comportando l’UE, intesa come governo sovranazionale a cui i paesi aderenti hanno ceduto parte della loro sovranità, di fronte a questi stravolgimenti interni agli stati? Invece di mostrarsi forte ed unita, questa stenta a dare le risposte adeguate, soccombendo sempre più spesso alle pressioni di stati nazionali, anche non europei. L’esempio più lampante in questo senso è l’accordo stretto con la Turchia a marzo del 2016: quest’ultimo prevede che, in cambio di un aiuto da parte del governo di Erdogan per la gestione del flusso di migranti provenienti dalla Siria soprattutto, l’Unione Europea riconsideri la possibilità di un’adesione della Turchia all’Unione (in precedenza scartata). Di per sé, questo accordo ha sortito delle conseguenze positive, allentando di molto la pressione esercitata dal gran numero di rifugiati sui paesi di confine (soprattutto la Grecia); dall’altra però ha dimostrato una debolezza di fondo delle istituzioni: infatti, in seguito alla verificata incapacità di creare un accordo tra i paesi dell’unione con il sistema delle quote per la ridistribuzione dei migranti, Bruxelles è dovuta ricorrere all’aiuto di un paese che rappresenta proprio il compimento di quel tipo di degenerazione che è iniziata in Europa con i movimenti di estrema destra. Quella in cui l’Unione Europea si trova ora è una crisi di identità, di consenso. Non è ancora detta l’ultima parola, ma occorre opporsi alla tendenza globale. L’Europa potrebbe rappresentare l’ultimo baluardo, in un mondo governato da leaders come Putin, Xi Jinping e Trump, di un modello politico e sociale basato su valori di pace, giustizia e pluralismo.

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Società

Uomini del Pinerolese

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di Sara Nosenzo

Guido Castiglia, una vita con il teatro

“A Pinerolo non solo una rassegna teatrale” Dire Castiglia in Pinerolo per i più vuol dire teatro, soprattutto teatro per i ragazzi. Lo incontriamo per parlarne, Ci racconta di sé e di come è nata la sua grande passione per il teatro, diventata poi il suo mestiere? Il Liceo Artistico e l’Accademia di Belle Arti sono stati i luoghi di una formazione di base che mi hanno fornito gli strumenti tecnici e culturali per poter esprimere le mie visioni del mondo; fu proprio in quegli anni che il teatro entrò con tutta la sua forza vitale e “rivoluzionaria” a far parte della mia vita. Gli insegnamenti maieutici del professore e drammaturgo Gian Renzo Morteo mi aprirono gli orizzonti della realtà teatrale e della sua forza espressiva. Fu la visione di un teatro popolare capace di parlare alla società contemporanea, un teatro “politico” capace di uscire dai fasti del teatro borghese per entrare nelle piazze, nelle fabbriche e nelle scuole, parlando e comunicando alla gente comune, ai bambini e ai ragazzi con la grande forza della metafora, del linguaggio poetico, dell’ironia o della comicità, in poche parole con la narrazione di storie capaci di “parlare alla gente comune”... non senza le tecniche adeguate ovviamente, che appresi alla Scuola di dizione e fonetica del centro Rai di Torino e alla Scuola di Pantomima e Acrobazia di Milano. All’età di vent’anni cominciai la mia attività professionale con il Teatro dell’Angolo di Torino, la compagnia storica che diede il via al Teatro Ragazzi in Italia. Seguirono altre esperienze (importante quella con la compagnia Granbadò) fino alla fondazione, con l’organizzatrice teatrale Claudia Casella, della compagnia e struttura organizzativa Nonsoloteatro (1992), con una drammaturgia rivolta al pubblico dei ragazzi. Qual è il rapporto dei giovani con il teatro? Crede sia una forma d’arte di indiscussa attrazione? Il teatro è necessario da sempre, ma per scoprire e rivalutare questa necessità occorre un’opera di avvicinamento ad esso, perché il mondo della tecnologia ha portato ad una visione superficiale dello spettacolo; il mondo dell’immagine è tendenzialmente limitato ad una fruizione passiva, mentre il teatro è relazione fisica. Il teatro è il contrario dell’apparire televisivo, dell’effetto cinematografico, dell’esibizionismo superficiale del successo; il teatro è comunicazione articolata e complessa che parte dal corpo e dall’essere, dalla profondità, dalla conoscenza e dalla relazione. Quindi i ragazzi, in particolar modo nella fascia adolescenziale, non ne sono attratti automaticamente,

necessitano di un lavoro adeguato e approfondito di linguaggio e drammaturgia, di conoscenza dello sguardo e di costruzione simbolica e metaforica che ne tenga conto. Ma posso affermare che, nel momento in cui essi entrano in contatto con il teatro essenziale, con una drammaturgia capace di parlare del contemporaneo con un linguaggio ed un immaginario a loro riconoscibile, i ragazzi ne riconoscono immediatamente il valore emotivo e sociale. E’ per questo motivo che la mia compagnia (insieme a tante altre realtà nazionali) ha deciso di dedicare la propria attività all’infanzia e all’adolescenza. Alla luce della rassegna teatrale cittadina appena avviata, come vede il panorama teatrale di Pinerolo? Non esiste una rassegna teatrale della città di Pinerolo, ne esistono diverse e rivolte a pubblici diversificati, cosa da non sottovalutare perché sono il vero humus della cultura teatrale diffusa. Come dicevo esiste una stagione di teatro per ragazzi, con una sezione dedicata al pubblico delle famiglie e una alle scuole di ogni ordine e grado, oltre ad una rassegna estiva per le famiglie in un parco cittadino. Esiste un teatro che si occupa in modo particolare di teatro di figura e che da anni realizza un Festival ad esso dedicato, c’è una rassegna di teatro dialettale che risponde ad un pubblico appassionato e una rassegna di “microteatro” in uno spazio piccolo e accogliente ed infine c’è il Teatro Sociale con la sua stagione; ma non possiamo guardare a quest’ultimo come l’unico e vero teatro a Pinerolo. Per ora vedo che il Teatro Sociale, in collaborazione con il Circuito Regionale Multidisciplinare Piemonte dal Vivo, ospita e offre alla cittadinanza spettacoli senza dubbio di qualità (pur nelle diversità stilistiche); auspico però un maggiore sviluppo dal punto di vista dell’identità. Cosa cambierebbe della città di Pinerolo dal punto di vista culturale-teatrale? Io credo nella produzione di una cultura diffusa e quotidiana, capace di restituire al territorio l’immagine metaforica di una visione del mondo, credo in una pratica teatrale pragmatica in grado di costruire un punto di riferimento culturale chiaro e inequivocabile. In conclusione quindi, sapendo che tutto può essere migliorato, mi sento di dire che il panorama complessivo dell’offerta teatrale nel pinerolese non è sotto la media nazionale dei piccoli centri, anzi, nella sua eterogeneità, probabilmente riesce a rispondere alle diverse esigenze di pubblico.


MONDO

Giovani & Ambiente di Francesca Beltramo

La perseveranza di una contadina peruviana Nelle Ande settentrionale del Perù la regione di Cajamarca ospita il più grande giacimento aurifero dell’America Latina e il secondo più grande del mondo. Nel 1993 la multinazionale Yanacocha fonda una miniera che da sola contribuisce al 50% dell’intera produzione aurifera annuale del paese e nel 2010 viene approvato il progetto di espansione Conga, che prevede 2000 ettari solo per il posizionamento dei macchinari e un investimento di 4800 milioni di dollari per diventare una delle miniere a cielo aperto più grandi del mondo. Per fare ciò Yanacocha ha bisogno di distruggere 5 laghi sorgivi e di acquisire le terre di molti privati, ma su queste montagne vive una donna che non vuole andarsene. Il suo nome è Maxima Acùna de Chaupe ed è una contadina analfabeta che avrebbe potuto ricevere un sacco di soldi dalla multinazionale, se solo ne avesse accettato l’offerta. Maxima è tanto decisa a non lasciare la sua terra proprio perché conosce i progetti di Yanacocha, i suoi terreni si trovano infatti nel cuore del progetto Conga, esattamente di fronte alla laguna azzurra, che dà vita a uno dei principali fiumi della provincia di Celendin e che verrebbe convertita in un deposito per materiali di scavo. Il progetto pregiudica lagune, falde acquifere, corsi d’acqua superficiali e sotterranei e mette a rischio l’intero bacino idrogeologico. Alcuni canali sono già contaminati per la grande quantità di rifiuti buttatici dentro, come il San Jose, dal quale dal 2014 esce acqua biancastra e schiumosa che costringe

i contadini ad andare a prendere l’acqua in un’altra comunità. Secondo una ricerca dell’Università di Barcellona la dieta degli abitanti di Cajamarca contiene metalli pesanti quali piombo, arsenico e cadmio ed in questi anni i peruviani non hanno esitato a farsi sentire, ma le numerose manifestazioni, da cui 3 morti nel 2012, non hanno fatto cambiare idea alle istituzioni, tanto che il progetto Conga resta approvato e nel 2015 viene installata una recinzione intorno alle proprietà di Maxima per farle pressione psicologica e costringerla a vendere. E’ già successo poi che la polizia, con l’approvazione dell’autorità locale, la quale non può che schierarsi dalla parte della multinazionale piuttosto che da quella della contadina, abbia fatto ricorso alla forza, distruggendo dei capanni ed uccidendo degli animali di Maxima. Maxima si trova quindi in una situazione di violazione dei diritti umani e per questo è stata inserita nella campagna Write for Rights di Amnesty International, la più grande raccolta firme al mondo per la difesa dei diritti umani. Il reportage “Aguas de Oro” di Simona Carnino sulla storia di Maxima ha vinto il primo premio del progetto europeo Dev Reporter Grant e nel 2016 la stessa Maxima è stata premiata con il Premio Nobel per l’ambiente, alla cui cerimonia di premiazione ha cantato a cappella “La Jalaquenita”, commoventissima canzone che parla di lei e della sua terra.

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Visibili & Invisibili

diritti umani

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GRUPPO GIOVANI AMNESTY INTERNATIONAL

Il problema dei migranti Quando dei migranti arrivano in Italia vengono identificati e smistati, divisi fra “richiedenti asilo” e “migranti irregolari”: il cosiddetto “approccio hotspot”. Quando una persona viene “catalogata” come irregolare è costretta a lasciare l’Italia entro 7 giorni, anche con rimpatrio forzato, e per poter far ciò “ottimizzando” le tempistiche, l’Italia ha stilato accordi bilaterali di cooperazione con le autorità di diversi Stati, molti fra i quali responsabili di gravi violazioni dei diritti umani. Il diritto di asilo in Italia e Europa è sempre più complesso: le persone rimpatriate rischiano gravi abusi e spesso le procedure sono superficiali e inappropriate, violano il principio di non-refoulement (divieto internazionale di rimpatriare persone che sono a rischio di gravi violazioni dei diritti umani nel loro paese di origine). Nel 2016 sono arrivate 150mila persone, e per ora solo 1.196 rifugiati sono stati ricollocati rispetto ai 40.000 permessi di soggiorno. Inoltre, molte persone appena sbarcate in Italia sono vittime di tortura (scariche elettriche e pestaggi) e maltrattamenti nella fase di identificazione, e lo screening (distinzione tra richiedenti asilo e migranti irregolari) è costantemente frettoloso e superficiale. Lo scorso agosto l’Italia e il Sudan hanno siglato un

accordo di polizia: alla fine, guardando ai fatti, i cittadini senegalesi irregolari sul territorio italiano possono essere riammessi in Sudan tramite procedure di identificazione sommarie delegate alle autorità sudanesi. Verso la fine del mese, diverse persone sono state rimpatriate e secondo Amnesty non sono state svolte accurate ricerche da parte dello Stato italiano in merito ai rischi che i migranti potevano correre. Una volta arrivati in Sudan alcuni agenti dei servizi li attendevano, li presero e iniziarono a picchiarli. Questo è solo un caso fra i molti che possono essere citati riguardo alle violazioni dei diritti che i richiedenti di asilo continuano a subire. La questione migranti. Il problema dei migranti. Sì, è effettivamente un problema: migliaia di uomini, donne e bambini fuggono da guerra e povertà e cercano di raggiungere l’Italia in cerca di salvezza, per ricostruire la loro vita. Il problema migranti risiede nelle procedure legali, negli accordi bilaterali che l’Italia ha con alcuni paesi, nei diritti costantemente violati, nei luoghi comuni e nelle paure che allontanano sempre di più la popolazione italiana dall’accogliere l’altro.

Giovani&Nuove tecnologie

di Greta Gontero

Atrapanieblas

Il Perù, Paese meraviglioso e molto visitato, nasconde anche un’altra faccia, ben diversa dai colori delle case, dalla vitalità di Lima, dalla musica e dalle danze tipiche dei peruviani: la povertà. Molte zone del Perù, infatti, vivono in un profondo stato di povertà e gli abitanti sono privi di acqua potabile; ma, proprio come si dice, le difficoltà stimolano l’ingegno e così, quattordici anni fa, Abel Cruz Gutiérrez, oggi cinquantenne peruviano, ha ideato un metodo per raccogliere acqua potabile…dalle nubi! Gli “acchiappanebbia” (Atrapanieblas) sono delle reti di propilene molto ampie, circa 6 metri per 4 in media, che “catturano” le nuvole di nebbia che vengono trasportate dal vento: questo sistema funziona particolarmente bene in aree geografiche ricche di

umidità, come il Perù, il Cile o alcune zone dell’Africa. Ma come si riesce ad ottenere acqua potabile dagli acchiappanebbia? Il procedimento è in realtà semplice: le maglie delle reti trattengono l’umidità, la quale, trasformandosi in gocce d’acqua, scende in un canale di scolo per effetto della gravità e viene infine diretta ad una cisterna collegata a diversi impianti domestici o sistemi di irrigazione. Questo sistema è in grado di distribuire acqua potabile agli abitanti di Lima che vivono in insediamenti illegali, in condizioni igieniche estreme e, fino a poco tempo fa, privi di acqua potabile, la quale poteva essere ottenuta soltanto pagandola a caro prezzo ai camion cisterna delle aziende private. Un metodo sicuramente innovativo che, si spera, otterrà sempre più successo in futuro!


Il Passalibro

dal tempo

di Cristiano Roasio

Jonah Lomu

L’Uragano nero Ho sempre trovato il concetto di “profondità” calcistica, quella spinta inarrestabile a filtrare, passare attraverso le maglie della difesa, a spingersi verso l’area avversaria grazie all’invezione del singolo, decisamente adeguato ai miei atteggiamenti esistenziali e anche grazie al fuorigioco, limite giuridico al superuomo; per contro, il rugby con la sua democratica, balbettante, attesa di tutti, con in suoi passaggi indietro, col suo “dobbiamo arrivare tutti alla meta” non mi ha mai entusiasmato. Certo, una parziale conoscenza dello sport in questione che non ho mai praticato (e come avrei potuto coi miei settanta chili di ossa friabili), non aiuta. Nonostante ciò, questo libro, pur con tutti i suoi difetti, primo tra tutti una scrittura a pizzichi e bottoni, enfatica fino alla nausea, mi ha fatto cambiare idea sul nobile sport del rugby: chissà se potrà avere anche ripercussioni filosofiche, in fondo che senso avrebbe leggere se, ogni tanto, non accadesse? Proprio nei giorni della storica prima vittoria della nazionale italiana sui maestri sudafricani, ho capito che il singolo fenomeno è raro ma esiste anche nel rugby: Jonah Lomu, l’uragano nero, è stato forse il più grande. Basta guardare su youtube le sue mete per rendersi conto di quanta potenza e velocità questo tir di puro orgoglio neozelandese potesse esprimere. Il fenomeno, però, può farsi cinquanta metri in solitaria dribblando, sfondando e resistendo, ma avrà sempre un compagno a cui affidare la palla, piccolo passaggio all’indietro, che concluda l’azione per lui. Il libro di Pastonesi mentre racconta la

crescita sportiva di Lomu, dai bassifondi di Auckland ai successi anche economici, passando per la vita privata turbolenta e la grave malattia ai reni che lo ha stroncato nel 2015, fa di questo essenziale passo indietro una vera e propria cifra stilistica, raccontando in capitoli veloci e agili esperienze di rugby al limite, passate presenti e future, come nel caso di squadre amatoriali, di carcerati o addirittura di istituti di cura. E questi passaggi indietro si uniscono alla travolgente avanzata del gigante Jonah, forse il più famoso nella squadra più famosa in assoluto, gli All Blacks, i tuttineri orgoglio di una nazione che il po-popopo-po dei Mondiali 2006 non è altro che una temporanea illusione. Avanti e poi un po’ indietro. Avanti alla grande che tanto si torna sempre indietro. La vita sembra non essere tanto distante da questo avanzamento, un gioco dell’oca dove le pedine arrivano al traguardo sapendo che, prima o poi, tocca ripartire. Le biografie sono sempre un po’ tristi perchè raccontano il genio quando ormai è invecchiato, sfiorito o addirittura morto (guardare l’haka del funerale è commovente). In questo caso, come nel rugby, del quale comunque continuo a non capire molto le regole e le mischie, è inutile piangere troppo per i falli che quasi non esistono o per i torti arbitrali anch’essi quasi assenti, bisogna andare avanti sapendo che tanto si torna sempre indietro. Marco Pastonesi L’URAGANO NERO 66th and 2nd 18,00 €

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Sociale & Volontariato

o primo pian

di Federica Crea

Il Natale del PIME

La solidarietà non è un pacco... è un regalo! Il Natale è una delle celebrazioni più sentite e partecipate del mondo e, senza dubbio, la festa preferita dai bambini. La letterina a Babbo Natale, le luci, l’albero e i regali hanno quel non so che di magico che probabilmente riesce a competere soltanto con le due settimane di vacanza da scuola! Ma se nella parte del mondo che ha sempre usato le bolle di sapone per giocare il Natale è famiglia, gioia, condivisione, lo stesso non può dirsi per gli angoli più bui del pianeta, a cui spesso non resta nemmeno il barile dal quale tentare di raschiare il fondo, figurarsi l’albero strabordante di pacchetti.

Una via per contrastare la povertà incalzante dei Paesi in Via Sviluppo è quella proposta dal PIME, il Pontificio Istituto Missioni Estere fondato nel 1850, del quale padre Massimo Casaro fa parte dal 1988; «educare bene per dare forma all’umanità futura», queste le sue parole in qualità di coordinatore del progetto missionario a San Paolo, in Brasile, mirato alla formazione e all’educazione delle nuove generazioni, figlie di squilibri economici e disagi sociali che si sono acuiti ulteriormente nelle cosid-

dette “periferie del mondo”. Puntando al coinvolgimento tanto di bambini e ragazzi quanto di genitori ed educatori, in un quadro di ricerca del benessere sociale e culturale senza distinzioni e confini, il PIME ha così scelto l’istruzione per combattere la povertà e l’emarginazione, trasformandola in strumento di riscossa sociale, crescita individuale e sviluppo collettivo. Il Centro Missionario PIME ha sede a Milano e conta oltre 500 missionari operativi in tutto il mondo: Cambogia, Camerun, Cina-Hong Kong, Costa D’Avorio, Filippine, Giappone, Guinea Bissau, India, Messico, Myanmar, Papua Nuova Guinea, Taiwan, Thailandia, Stati Uniti. Quest’anno 60 punti vendita in tutta Italia hanno aderito alla campagna del PIME “La solidarietà non è un pacco... è un regalo” per promuovere le iniziative attive sul territorio italiano e raccogliere fondi per il progetto brasiliano di padre Massimo Casaro. Per tutto il mese di dicembre l’associazione sarà presente anche nell’area pinerolese, in particolare presso i punti vendita “La Palla” di Pinerolo e di Roletto, in cui i volontari del PIME confezioneranno i vostri regali di Natale in cambio di un piccola donazione a offerta libera. Si dice che a Natale siamo tutti più buoni, e allora quale migliore occasione per fare del bene?! PIME Milano Via Mosè Bianchi, 94 - 20149 Milano Tel. 02438201 - www.pimemilano.com/

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Officine del suono

musica

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di Isidoro Concas

M usica emergente

Andrea Cubeddu, bluesman Andrea Cubeddu è un bluesman, canta e suona la chitarra. Interpreta classici dell’Hill Country e del Delta Blues, oltre a pezzi originali, alcuni dei quali raccolti nel suo primo EP, On The Street, uscito nel 2016. Andrea, il blues nasce dalle strade ed è lì che spesso vai per suonare. Qual è, e com’è, la tua vita da busker? È una scelta che nasce come sfida. Prima di allora, non avevo mai suonato da solo, nè cantato, quindi è stato un po’ un mettermi alla prova, testare se avevo la determinazione sufficiente per intraprendere la via del musicista. E’ stato difficile le prime volte, ma con il tempo sono riuscito a ottenere i risultati che desideravo. Diciamo che suonare per strada è un primo passo, la gavetta nel mondo di chi vuole cantare storie e farsi ascoltare. Per approfondire la tua conoscenza, hai fatto un viaggio fino a Chicago. Cos’hai vissuto in quest’esperienza? Il viaggio a Chicago è stato un’illuminazione. Ho potuto partecipare attivamente al Chicago Blues Festival, suonando in compagnia di musicisti provenienti da tutto il mondo. Vedere in prima persona come si fa il blues e soprattutto con che naturalezza e spontaneità lo si suona, è stato una benedizione, mi ha permesso di scrollarmi di dosso parte delle paure che mi impedivano di essere me stesso mentre sono sul palco. Quali sono le differenze che hai trovato tra l’Italia e l’America? Più ampiamente, come trovi la scena blues italiana? Le differenze, a mio parere, sono solo a livello di pubblico uditorio. I musicisti italiani non hanno nulla da dover invidiare a quelli americani, sempre per quanto riguarda il blues. Il discorso è più legato a chi ascolta: io stesso, sebbene alle prime armi, sono stato accolto calorosamente dal pubblico americano. In Italia manca parte

del pubblico, quello dei giovani, dei ragazzi della mia età, fino ai 30-40 anni, ed è spesso limitato dalla scarsa conoscenza dell’inglese. Il blues è un canale di comunicazione, un mezzo per poter raccontare determinate storie, esperienze passate, aspirazioni future, amori e delusioni. Se viene a mancare la conoscenza dell’inglese, cosa resta? 12 battute e un paio di assoli? Gli argomenti, nel blues, sono abbastanza standardizzati. Come ti nasce il desiderio di scrivere qualcosa di tuo, in che modo hai scritto e sviluppato i pezzi del tuo On The Street? I miei brani nascono dalle esperienze vissute in Sardegna. La Barbagia, la parte più interna dell’isola, è molto simile alle zone del delta del Mississippi a livello di cultura e costumi. Quindi, mi sembrava giusto lamentarmi di una donna che sta con un uomo che la maltratta, di un vicino di casa che risolve una disputa imbracciando un’arma, o raccontare della lontananza dall’alma mater, del dolore dei sardi che lasciano alle spalle la propria terra e la propria famiglia alla ricerca dei propri sogni. Trasferirsi in una città come Milano è una ottima scelta per buttarsi a capofitto dentro alla musica. Quali saranno i tuoi prossimi passi? Non so, ho varie idee per il futuro. Sicuramente, produrre un disco. L’EP è una bozza, una sorta di volume 0. Ho registrato quei brani su richiesta del pubblico della strada. Erano in tanti a chiedermi un ricordo di quando avevano sentito un ragazzo suonare blues nelle strade di Milano. Il disco sarà qualcosa di più, conterrà sia i brani dell’EP, ovviamente riregistrati, e altri brani attualmente in corso d’opera. Il contenuto sarà comunque autobiografico, come lo è stato per l’EP, lo sarà per il disco. Chi fa blues racconta storie, mette le proprie esperienze alla portata di tutti, si mette in gioco in ogni pezzo che suona. Per me questo è fare musica, fare la mia musica.


società

Filmografia - Q.Tarantino/4

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di Rebecca Paternò

bastardi senza gloria

Un film per riscrivere la storia

Nel 2009, Tarantino ha realizzato il suo sesto film, ambientato in Francia, per raccontare come il Terzo Reich avrebbe dovuto finire… Il film è ambientato in due anni diversi: - 1941: il colonnello Hans Landa sta cercando una famiglia ebrea in fuga, i Dreyfus. Una volta trovati, secondo l’ordine di cattura vengono uccisi, ma quando la giovane Shosanna scappa, lui non la uccide, lasciando che si diriga a Parigi e cambi nome, diventando Emmanuelle Mimieux. - 1944: l’attenzione si sposta sui veri protagonisti del film, il tenente Aldo Raine e i cosiddetti “bastardi”, dei veri e propri giustizieri che cercano di eliminare i nazisti. Nel frattempo, Shosanna incontra il soldato Frederick Zoller; sarà lui a convincere il ministro della propaganda Goebbels a proiettare il loro film nel cinema della ragazza, permettendole di organizzare la sua vendetta. In occasione dell’evento, anche i bastardi metteranno in atto il loro piano per eliminare Hitler e tutti i nazisti invitati. Ci saranno esplosioni, sparatorie, un incendio, e tanto altro. Quale sarà l’esito del film? Ovviamente, la maggior parte dei personaggi di questo film sono inventati, come anche le vicende narrate; per fare un esempio, tutti sanno che Hitler e Goebbels non sono stati assassinati, ma si sono suicidati prima della resa della Germania ai vincitori della guerra. In ogni caso, con questo il film di Tarantino riscrive la storia di un’epoca che non sarà mai dimenticata e, nonostante egli lo faccia sempre con ironia, al pubblico si trasmettono la suspense e la tensione, con discorsi e scene che fanno saltare dalla sedia. Per quanto riguarda la realizzazione, il

regista ha fatto scelte molto accurate per rendere la pellicola la più accurata possibile. Infatti, vi sono numerosi dialoghi in francese, inglese, tedesco e anche italiano, seppure per un tempo molto limitato, tra Aldo Raine (Brad Pitt), Donnie Donowitz (Eli Roth) e Hans Landa (Christoph Waltz). Nella scelta degli attori, Tarantino ha scelto per l’ennesima volta un cast stellare. Brad Pitt, Christoph Waltz, Diane Krueger sono i più famosi, ma anche Til Schweiger, Mélanie Laurent e Daniel Brühl non sono personaggi totalmente sconosciuti, per non dimenticare Julie Dreyfus, per la quale Tarantino ha scritto la parte di Francesca Mondino (interprete di Goebbels). Per di più, nonostante non sia visibile tra le scene, anche Samuel L. Jackson ha preso parte al film come narratore, e non possiamo non svelare che le parti di Landa e Donowitz erano inizialmente d e s t i n a t e rispettivamente a Leonardo Di Caprio e Adam Sandler, non agli interpreti finali. Tra le tante curiosità, non dimentichiamo i soliti incidenti sul set: la scena dell’incendio è reale, e due dei bastardi hanno subito lievi ustioni, mentre Tarantino filmava la scena da una gru e con tanto di tuta ignifuga. In conclusione, questo capolavoro, plurinominato agli Oscar e progettato sin dal lontano 1994, è forse il più sorprendente dei lavori del nostro regista, che è riuscito a realizzare una trama ordinata e ricca di colpi di scena, per un film che emoziona ogni volta come se fosse la prima.


mondo

Appunti di viaggio di Angelica Pons e Mauro Beccaria

in bolivia

“Buscate un taxi” Mentre mio marito prepara lo zaino per tornare in Sud-America e risalire l’Aconcagua a 6.962 m, la più alta vetta della Cordigliera andina, ripenso all’estate boliviana. Sucre è la capitale, anticamente detta Charcas, o Choke-Chaka perché abitata dai Charca, ed è stata la capitale dell’Alto Perù. Che ansia scesi dal bus! non c’era alcuna indicazione per l’hostal. All’ufficio informazioni una grassa signora avvolta in pizzi ci rispose annoiata: “buscate un taxi”, ma poi chiedemmo fuori alla gente che ci incoraggiava indicandoci una strada; così, zaino in spalla, ci incamminammo alla volta della casa di Bertha. Peccato che il nome sul nostro foglietto non era chiaro e finimmo dalla parte opposta. Mentre ci guardavamo intorno smarriti ci venne incontro un uomo di mezz’età, il sig. Coll, che ci offrì subito il suo aiuto. Uscì anche il figlio Chris, molto amichevole, che riconobbe il nostro accento italiano e ridendo si dichiarò tifoso interista fin da bambino. Il nonno faceva “Vespa” di cognome, emigrato dopo la Seconda grande guerra. Gentilissimi, ci accolsero nella loro casa, ci offrirono da bere e col loro aiuto trovammo Bertha ed una sistemazione migliore nei paraggi. Il centro è tutto intonacato di bianco, con decorazioni barocche spagnoleggianti. Il nome è dedicato a Mariscal Sucre, il fedele compagno d’arme del liberatore Simon Bolivar, raffigurato in ogni dove. Si susseguono a scacchiera stradine ed edifici coloniali. La piazza principale è Plaza 25 de Mayo con la Catedral e la Casa de la Libertad, dove il 6 agosto 1825 fu firmata la dichiarazione di indipendenza. I boliviani sono di statura minuta rispetto

a noi, ci sentivamo giganti in una marea di Lillipuziani affaccendati. Dopo l’esplorazione della città storica ed il pranzo al mercato, con pentole fumanti di trippa, salchipapas, patate dolci e zuppe di legumi, Mauro ed io decidemmo di visitare un pueblo vicino. Ci aggregammo ad un’escursione su un sentiero pre-incaico, un cratere spento e un’area protetta dove sono state rinvenute orme di tirex, brontosauro e triceratopo. Il gruppo era multietnico e allegro: che cari Mariana dalla Bulgaria, Gionata il castillano e il loro splendido bimbo Juan di poco più di 2 anni, appassionato di dinosauri, almeno quanto mio marito! Il cratere era un pianoro abitato e coltivato, attorniato da rocce friabili, dai colori meravigliosi, alcune fattorie in mattoni di adobe, un impasto termoisolante di malta e paglia, con lama al pascolo e contadine dagli abiti colorati, con lunghe trecce che scendevano dalla bombetta nera. Indimenticabile il tracciato di orme rimaste impresse nella lava solidificata: si potevano immaginare le fauci aperte dello spaventoso carnivoro, le piccole zampe anteriori, ma le poderose posteriori e la codona che falciava tutti intorno, all’inseguimento dei grossi erbivori. Al nostro ritorno avevamo promesso a Bertha un aiuto per cucinare gli spaghetti insieme ad alcuni suoi amici e ci ritrovammo loro ospiti d’onore, a festeggiare il suo compleanno con il consorte, i due bimbi, le sorelle ed i cognati. Presentati come i loro più cari amici, dall’Italia, ne fummo commossi, accolti in famiglia.

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documenti

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Tutto Bandi A cura di Federica Crea

Mese di DICEMBRe 2016 BANDO

OGGETTO

Talenti per l’Export

Formazione di figure professionali specializzate nel settore dell’esportazione

Talenti per l’impresa

Programma di formazione sul tema dell’imprenditorialità

Talenti neodiplomati 2016/2017

“Progetti di Istituti scolastici per l’attivazione di tirocini all’estero per i neodiplomati”

Europa delle diversità

ENTE PROMOTORE

SCADENZA

Fondazione CRT

9/12/2016

Fondazione CRT

28/02/2017

Fondazione CRT

28/02/2017

Progetti volti alla promozione di attività per consentire ai cittadini dell’UE di comprendere più a fondo la cultura,

http://ec.europa.eu/research/participants/portal/desktop/en/opportunities/ rec/topics/rec-rppi-eudi-ag-2016.html

28/02/2017

Piccoli partenariati di collaborazione nello Sport

Opportunità di ideare, implementare e trasferire pratiche innovative in diversi settori in materia di sport e di attività fisica tra le diverse organizzazioni del settore.

http://ec.europa.eu/programmes/erasmusplus/opportunities-for-organisations/sport/ small-collaborative-partnerships_en

Commissione Europea

6/04/2017

Key Action 3 - Dialogo tra i giovani e i decisori politici

I progetti di dialogo strutturato promuovono la partecipazione attiva dei giovani alla vita democratica in Europa e la loro interazione con i decisori politici

http://www.erasmusplus.it/giovani/dialogostrutturato/

Commissione Europea

4/10/2017

#diamociunamano

Attività di volontariato in progetti di utilità sociale

Ministero Lavoro/Politiche Sociali

01/02/2017

Horizon 2020

Incentivi per progetti di ricerca e sviluppo in vari settori

Unione Europea

31/12/2017

Sostegno alle Start up innovative

Servizi di sostegno alle Start up innovative

Regione Piemonte

31/12/2020

Erasmus + Plus

Educazione formale e informale dei giovani

Stazioni ferroviarie in comodato gratuito

Riutilizzo delle stazioni per attività sociali

Fondazione Lonati, richieste libere

Sostegno a soggetti che operano in ambiti: Istruzione (formazione, istituzionale, minori) giovani, anziani, sanitario, ricerca, cultura, sociale

Alla ricerca di nuove idee!

Famiglia, Anziani, Disabilità, Nuove Povertà ed Inserimento Lavorativo

Sostegno all’Attività Istituzionale (SAI)

Sostegno al complesso delle attività di un ente e non già ad uno specifico progetto o iniziativa

http://www.fondazionecrt.it/871

www.fondazionecrt.it/attivit%C3%A0/ricercae-istruzione/2015-talenti-per-limpresa.html

www.lavoro.gov.it/AreaSociale/diamociunamano/Pages/default.aspx http://www.horizon2020news.it/work-program-2016-2017

www.regione.piemonte.it/notizie/piemonteinforma/diario/finanziamentiper-le-start-up-innovative.html

Agenzia Nazionale Giovani

http://ec.europa.eu/dgs/education_culture/ index_en.htm

2020

Ferrovie dello stato

Senza scadenza

Fondazione Lonati

Senza scadenza

Fondazione Cattolica Assicurazioni

senza scadenza

Compagnia di San Paolo

Senza scadenza

www.rfi.it/cms/v/index.jsp?vgnextoid=3aa298 af418ea110VgnVCM1000003f16f90aRCRD

http://www.fondazionelonati.it/presentaprogetto.asp http://www.fondazionecattolica.it/allaricerca-di-nuove-idee/

http://www.compagniadisanpaolo.it/ita/Contributi/SAI-Sostegno-all-Attivita-Istituzionale


eventi

Gli Eventi di ONDA D’URTO

Serate di formazione politica

Una nuova iniziativa di Onda d’Urto per i giovani del Pinerolese

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Sono amici di Pinerolo Indialogo.it e di Onda d’Urto26


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