Pinerolo Indialogo Aprile 2013

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Anno 4, Aprile 2013

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INDIALOGO

Supple m e n t o d i I n d i a l o g o . i t , a u t o r i z z . N . 2 d e l 16.6.2010 del Tribunale di Pinerolo

Docenti universitari del Pinerolese/IV Intervista ad Antonio De Rossi

Per Pinerolo, “più urbanità e meno urbanizzazioni”


Buone News A cura di Gabriella Bruzzone

quando la tesi può tornare utile

Laureato premiato, mezzo fortunato Ammettiamolo, ormai essendo tutti laureati, quantificare la bravura e la preparazione di ognuno risulta complicato. Soprattutto quando un diploma viene preferito a una laurea perché “più conveniente”. Ma per fortuna ci sono enti che ancora credono nelle capacità di noi giovani laureati e assegnano premi, spesso in denaro, alle tesi migliori. Si tratta generalmente di enti pubblici o privati che premiano i lavori riguardanti uno specifico settore. Il premio può essere in denaro o può consistere nella pubblicazione della tesi stessa su riviste e siti specializzati. Siamo tutti d’accordo che questo non dà automaticamente diritto a un’occupazione più o meno stabile ma sicuramente contribuisce alla soddisfazione personale, alla consapevolezza di aver svolto un buon lavoro e alla possibilità di far conoscere il proprio nome su riviste e siti di un certo tipo. E che non sia mai che questo apra strade future, in ambito accademico o di ricerca... Vediamo ora gli enti che maggiormente si

occupano dei premi. Cercando sul web, tra i primissimi risultati si trovano le università: Genova, Urbino, Torino, Milano. Offrono premi in denaro che si aggirano tra i 1000 e i 5000 euro e richiedono una serie di requisiti minimi: possesso del diploma di laurea, lavoro originale su un argomento specifico (es. agricoltura biologica, made in Italy, tematiche del volontariato e via discorrendo), talvolta residenza in una determinata area geografica. Poi ci sono le fondazioni, come la Fondazione Enasarco, o le associazioni come il Rotary o l’AICA (Associazione Italiana per l’Informatica e il Calcolo Automatico), oppure altri enti come la Federazione Nazionale Cavalieri del Lavoro o la Camera di Commercio. Un aiuto nella ricerca dei bandi viene dato anche da alcuni siti come Universita.it, costantemente aggiornato e facile da usare. Bene, ora che vi ho spiegato come funziona, vado a cercare qualche bando anch’io. Non sia mai che la mia tesi possa interessare a qualcuno...!

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wwwwAw Informazione e cultura locale per un dialogo tra generazioni

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|Un po’ di “gusto per il futuro” della città| Quale futuro per la città? Gira e rigira si ritorna sempre a questa domanda. Guardando la vita e le cose della città sembra che manchi una direzione di marcia (per la verità la stessa situazione la si avverte anche a livello nazionale). Manca un obiettivo verso il quale orientarsi e collaborare insieme (l’esempio del paesino di Succiso di cui parla il sen. Fassone a pag.8 è emblematico, al contrario, della situazione in città). Manca il “gusto del futuro”. Il filosofo francese J. Guillebaud confrontando l’ipercapitalismo orientale con quello europeo dice che è la creatività rivolta al futuro la benzina della loro turboeconomia. «Il “gusto per il futuro” - afferma - fu per lungo tempo la caratteristica della cultura europea. Ciò che ha permesso all’Europa e poi all’Occidente di incarnare il progresso e la modernità. Oggi l’Europa dà l‘impressione di essere diventata un continente affaticato, senza speranza, ingabbiato nella sua nostalgia di passata grandeur... Si passa il tempo a “commemorare” le cose, rivolti al passato più che verso il futuro». La stessa condizione si avverte per Pinerolo. Da almeno vent’anni ci si è ingolfati a pensare Pinerolo (quindi il suo futuro) come città della cavalleria, cioè come rievocazione nostalgica del passato. E per questa rievocazione il Comune e privati cittadini hanno speso migliaia di euro, dimenticando di guardare in modo creativo al futuro. Se non si dà spazio alla partecipazione e alla collaborazione creativa, uscendo dall’autoreferenzialità (in primis del Sindaco) il futuro di questa città non può che essere di ulteriore decadimento. Prima che sia troppo tardi, come dice Fassone: andiamo a Succiso! Antonio Denanni

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Buone News

Laureato premiato, mezzo fortunato

4 Primo Piano

i docenti univeritari pinerolesi/4 intervista ad antonio de rossi

6 Politiche del territorio

Lo spirito folletto dell’urbanistica

8 Lettere al giornale

facciamo una gita a succiso

9 Dibattito

A proposito di “We want senato”

10 Politica giovane young

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intervista all’assessore clement

Giovani & Lavoro

l’esperienza del rome mun

Sociale & Volontariato

la casa sempre più la si perde

Giovani & Scuola

il porporato e gli scambi

15 Serate di Laurea

fabrizio laurita e alice damiano

16 Teatro

a teatro per scoprire se stessi

17 Lettera a...

william faulkner

18 Arte & Architettura

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il secolo sabaudo e lo sviluppo religioso

Mostre & Musei

i volti e l’anima di tiziano

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PINEROLO INDIALOGO

Direttore Responsabile Antonio Denanni Hanno collaborato: Silvio Ferrero, Emanuele Sacchetto, Valentina Voglino, Gabriella Bruzzone, Maurizio Allasia, Andrea Obiso, Mario Rivoiro, Andrea Bruno, Cristiano Roasio, Nadia Fenoglio, Giulia Pussetto, Francesca Costarelli, Michele F.Barale, Chiara Perrone, Marianna Bertolino, Federico Gennaro, Demis Pascal Con la partecipazione di Elvio Fassone

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photo Giacomo Denanni, Nino Di Pomponio

24 Amici di Pinerolo Indialogo

Pinerolo Indialogo, supplemento di Indialogo.it Autorizzazione del Tribunale di Pinerolo n. 2 del 16/06/2010 redazione Tel. 0121397226 - Fax 1782285085 E-mail: redazione@pineroloindialogo.it

http://www.pineroloindialogo.it http://www.facebook.com/indialogo.apinerolo http://www.issuu.com/pineroloindialogo

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la “bushido zen”

Musica Emergente

pika

Visibili&Invisibili/Innovazioni

giornata delle vittime di mafia


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primo piano

Città & Università/4 a cura di Marianna Bertolino

Intervista ad Antonio De Rossi

“Per Pinerolo, più urbanità e meno urbanizzazioni”

Dal punto di vista urbanistico alla città «serve un disegno complessivo, una strategia, a cui ricondurre i singoli episodi» Per cominciare ci parli della sua disciplina universitaria e delle sue competenze. Sono Professore ordinario di Progettazione architettonica presso il Politecnico, dove svolgo i ruoli di coordinatore del dottorato nella medesima disciplina e di direttore del Centro di ricerca “Istituto di Architettura Montana”. Sono inoltre vicedirettore dell’Urban Center Metropolitano di Torino, struttura terza che “presidia” le trasformazioni urbanistiche della città sia sotto il profilo del dibattito culturale che nella predisposizione di scenari progettuali strategici. Lei vive nel territorio da molto tempo? Che rapporti ha con il mondo politico e degli universitari del Pinerolese? Abito stabilmente nel Pinerolese da 8 anni, ma lo frequento con regolarità da quando sono nato, e ho vissuto per alcuni periodi a Bagnolo. Soprattutto le vallate e il pedemonte sono la mia terra d’elezione da sempre. Coltivo rapporti con la politica locale in maniera non organica, collaborando con sindaci e amministrazioni con cui c’è una convergenza di visioni. Lo stesso vale per gli universitari. Università significa cultura e ricerca, ma anche giovani. Quale consiglio per i giovani del Pinerolese? Saper coniugare la dimensione locale con quella europea e internazionale. Sviluppare il senso critico. Essere dentro la contemporaneità. Purtroppo vedo prevalere un po’ ovunque un’idea di locale che è localismo, nonché un’idea di università come mera sequenza di bei voti. Per carità, la colpa non è certo dei

giovani. Ma intanto la distanza tra questa Italia ripiegata su se stessa e i paesi del nord Europa sta divenendo incolmabile. Anche in termini di politiche urbane e di qualità dell’architettura. In questo periodo vi è in città un dibattito sull’urbanistica, sulla revisione del piano regolatore, ecc. Ne è al corrente? Sì, certo. Si è molto parlato ad esempio dei nuovi insediamenti ai piedi della collina, o del tema dei parcheggi. Ma vorrei provare a fare un discorso più generale sul Pinerolese. Prima della crisi, si è costruito tantissimo, a causa di un intreccio di ragioni tipicamente italiche: innanzitutto ICI e oneri di urbanizzazione hanno permesso ai comuni di far quadrare i conti a spese del territorio; inoltre non c’è mai stata tipologia di investimento più fruttuosa di quella immobiliare: compro un appartamento o una villetta e dopo pochi anni il capitale iniziale si è moltiplicato per “enne” volte. Per cui è vero che oggi siamo tutti, almeno a parole, contro le grandi infrastrutture o i capannoni, ma poi “sotto traccia” la realtà è un’altra: solo nel mio piccolo comune, mi raccontava il sindaco, nel corso di pochi anni sono state un centinaio le famiglie che hanno chiesto di trasformare in edificabili i loro terreni. La trasformazione del paesaggio italiano è in primo luogo l’esito di questa trasformazione puntiforme reiterata all’infinito. Villette e capannoni che tra l’altro congelano i capitali che dovrebbero andare nella creazione di nuove

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5 imprese e posti di lavoro. Il risultato, nel Pinerolese, è stato la nascita di una “città diffusa” sovente di bassa qualità che in alcuni punti ha cancellato il paesaggio preesistente. Per noi pinerolesi paesi come Piossasco, Cumiana, Frossasco, ecc. continuano a esistere nella loro individualità; in realtà se uno viene da fuori vede solamente una città lineare di villette e capannoni che dalla periferia torinese si estende senza soluzione di continuità fino a Pinerolo, Torre Pellice, Villar Perosa. Ma forse, complici i tanti capannoni vuoti, questo modo di pensare lo “sviluppo” del territorio è finalmente terminato, anche se sono molti i nostalgici dell’edificazione senza fine. Certo che questa edificazione di bassa qualità ricadrà sulle spalle delle prossime generazioni, che dovranno investire ingenti risorse per riqualificare il costruito e il paesaggio. Quali criteri dovrebbe rispettare un buon piano regolatore? Oggi credo che il tema del “riciclo” sia prioritario e non rinviabile anche in urbanistica. Ma servono delle politiche nazionali. Il contenimento dell’uso dei suoli non è cosa che si possa fare da soli, altrimenti gli investitori andranno altrove. Inoltre, gli attori pubblici dovrebbero dotarsi di competenze per indirizzare in senso qualitativo i progetti di trasformazione. Inutile dire che si vuole puntare sul turismo, se poi la qualità del paesaggio è bassa. Più urbanità, meno urbanizzazioni. Dal punto di vista urbanistico come vede la città di Pinerolo? Che cosa le piace e cosa la indigna? Di Pinerolo amo la forma urbis, il rapporto storico tra la geomorfologia del sito e l’insediamento. Quello che dovrebbe migliorare è la capacità degli odierni progetti di trasformazione di diventare occasione di riqualificazione per l’intera città. Sovente restano dei frammenti separati dall’intorno che non incidono sull’insieme, che non fanno città. Si veda ad esempio il tema degli insediamenti commerciali. Serve un disegno complessivo, una strategia, a cui ricondurre i singoli episodi. Il centro storico di Pinerolo è da anni al centro di un dibattito relativo alla sua valorizzazione. Ha qualche consiglio? Non conosco la vicenda dall’interno, e quindi rischio di dire cose superficiali. Ovviamente trovo il centro storico, con le sue stratificazioni

medievali, barocche e ottocentesche, assolutamente straordinario. Certo che la vicenda del Palazzo dei Principi d’Acaja mi pare emblematica e riassuntiva di una difficoltà, che non è solo di Pinerolo ma di tutto il Pinerolese, di costruire un progetto d’insieme di valorizzazione dei beni culturali. Cosa che invece sta avvenendo in Valle di Susa. E mi colpisce come la riqualificazione e pedonalizzazione di corso Italia a Saluzzo si sia risolta in uno straordinario successo di pubblico e del commercio locale: nelle sere d’estate non si riesce neanche a camminare, dalla gente che c’è. Che contributo potrebbe dare una disciplina come la sua nel rilancio del territorio pinerolese? Aiutare a mettere a punto un’idea di sviluppo armonico del territorio, che significa non perdere di vista la qualità d’insieme del paesaggio (ossia un mix di insediamenti storici, spazi agricoli e naturali, nuove strutture di alta qualità architettonica) quando si fanno delle trasformazioni. Spesso infatti si dimentica come la vera specificità e ricchezza del Pinerolese, nonché la ragione del suo successo come luogo dell’abitare, stia nella qualità diffusa del suo paesaggio, anche in assenza di grandi monumenti artistici. Pinerolo come smart city potrebbe essere una soluzione? Non credo negli slogan, anche se indubbiamente dovremo passare tutti da lì. Ma è un processo innanzitutto culturale lunghissimo. Intanto mi basterebbe che gli abitanti del Pinerolese, soprattutto quelli del mio comune, riuscissero a fare correttamente la raccolta differenziata. Quando apro i cassonetti vedo cose incredibili!


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primo piano

Cultura, Ambiente e Legalità

“Dove porterà il ponte?”

Lo spirito folletto dell’Urbanistica aleggia sulla città Le associazioni che a Pinerolo si occupano di ambiente, cultura e legalità nello spirito della “democrazia partecipativa” hanno cominciato ad incontrarsi e a riflettere sul tema. Pubblichiamo il documento che hanno prodotto, che esprime la loro preoccupazione Alcune associazioni e gruppi che a Pinerolo si occupano di ambiente, cultura e legalità hanno cominciato ad incontrarsi per ricercare forme e strumenti di analisi e partecipazione in quel campo delicato che è l’urbanistica della Città. Quanto delineato nell’ultima intervista rilasciata dal Sindaco Buttiero all’Eco del Chisone, ha suscitato interesse, riflessioni… e preoccupazioni! Anzitutto, ci preoccupa la stessa modalità di applicazione della Legge 106/2011 decisa dall’amministrazione pinerolese, che pare aver relegato in secondo piano la funzione pianificatoria pubblica in favore del principio della “deroga”, concessa e riconosciuta al singolo progetto edilizio: si accoglieranno interventi, detti “valorizzazioni, come se l’accettazione di un progetto edilizio fosse “atto dovuto” da parte dell’amministrazione e non dovesse derivare dall’analisi della realtà socio-economica ed inserirsi in una visione strategica e d’insieme del territorio. Il concetto di “interesse pubblico” viene poi richiamato per operazioni che, a partire ad esempio dall’area PMT, permettono edificazioni “in deroga” in cambio del mantenimento di posti di lavoro da parte di una azienda. Impegno in realtà aleatorio e affatto stringente

per qualsiasi azienda, come sanno bene gli stessi amministratori, nel caso in cui l’azienda stessa non potesse/volesse mantenerlo, magari proprio a causa della drammaticità della crisi in atto. Le nuove “valorizzazioni” rischiano di divenire, “in soldoni”, nuove speculazioni immobiliari causando, per conseguenza, un’ulteriore svalutazione del patrimonio edilizio dei cittadini pinerolesi, già gravato da immobili invenduti o sfitti. Le aree dismesse, a nostro parere, potrebbero invece divenire gli ambiti sui quali ricavare servizi, luoghi ad uso della cittadinanza, aree verdi; oppure, se già edificate, quelle aree potrebbero essere ri-utilizzate per spostarvi cubature edilizie già previste altrove, in suolo agricolo o addirittura di pregio paesaggistico (leggi Monte Oliveto). L’occasione per ri-disegnare la città! Si parla di riprendere la Variante di Qualità. Una domanda si impone: perché si è lasciato decadere uno strumento importante, per redigere il quale certo erano stati impiegati denari pubblici? Perché non adottare “interamente” la Variante di Qualità? E davvero si ritiene “atto di qualità” demolire – anche parzialmente - l’ex Merlettificio Turck, il cui valore è stato riconosciuto in primis dalla Sovrintendenza e che

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Politiche del territorio conserva un’area verde di valore ecologico- il centro urbano, attuare interventi contro il paesaggistico lungo il Lemina? Sempre dal dissesto idro-geologico; dotarsi di un piano medesimo articolo apprendiamo che, anzi- di edilizia residenziale pubblica; riqualificare ché correggere l’attuale Piano Regolatore, e riorganizzare spazi pubblici; salvaguardal’Amministrazione intraprende la strada re le testimonianze storiche della città. della cosiddetta Variante Ponte, contraddi- Una riflessione partecipata avrebbe forse cendo forse un proprio “Atto di Indirizzo” evitato errori di un recente passato quando approvato solo a fine 2012 che recitava: “Il alla crescita della “città privata”, l’espanConsiglio comunale delibera(…) di avviare il sione edilizia-residenziale, non è corrisposto prima possibile il percorso per la ridefinizio- uno sviluppo analogo della “città pubblica”, ne del P.R.G.C. vigente attuandolo anche servizi-spazi-luoghi offerti ai cittadini, nonoattraverso l’attivazione di tavoli di confron- stante i cospicui importi degli oneri relativi to con i cittadini e le associazioni interes- che affluivano nelle casse comunali. Oggi sate(…)”. Di fatto, ad oggi, manca tuttavia si chiedono, è vero, anche piste ciclabili e una delibera che chiarisca la zone a traffico moderato, ma natura (parziale?, struttura- “Non possiamo più ac- quel che i cittadini responsale?), gli obiettivi e i conte- cettare che a governa- bili non possono più accettanuti della Variante Ponte. Si re la città sia sempre, re è che a governare la città ipotizzano invece interventi solamente, la logica sia sempre, solamente, la puntuali, magari dettati da logica della rendita o il vansegnalazioni-osservazioni di della rendita o il van- taggio particolare di “soliti privati o professionisti: una taggio particolare di noti”. Chiediamo quindi che, logica che pare riconoscere “soliti noti” partendo dalla conoscenza preminenza al singolo intedei dati di fatto esistenti, nuresse particolare, invece di attuare proprio mero di alloggi invenduti e sfitti, consumo quel confronto preventivo indicato nell’Atto del suolo, crisi economica e trasformazioni di Indirizzo prima citato. Insomma: Dove ci in atto, si adottino regole e strumenti urbaporterà “il ponte”? Le associazioni, i grup- nistici innovativi, anche per ridurre e ridepi, che sottoscrivono la presente chiedo- finire capacità insediative da tutti ritenute, no quindi al Sindaco e alla sua Giunta di a parole, sovrabbondanti. Chiediamo che, usare la Variante intrapresa - che finora ha tramite un processo realmente partecipato, avuto tempi entro i quali si sarebbe potuta vengano definiti i contenuti di una Variante, adottare pure una Variante strutturale - per se non di un nuovo PRGC, che sia davvero dare a Pinerolo una prospettiva più chiara e al servizio dei cittadini e tuteli il bene comigliore: decenni di urbanistica di modesta mune del Territorio e del Paesaggio. Salvaqualità, non solo a Pinerolo, hanno avuto guardiamo quel che resta della Bellezza di come conseguenza lo stravolgimento degli Pinerolo! organismi urbani, piuttosto che guidarne Aspe, Forum Salviamo il Paesaggio, Italia l’evoluzione. Una pianificazione differente Nostra, Legambiente, Libera, Osservatorio avrebbe forse permesso di decongestionare 0121

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PINEROLO

Lettere al giornale di Elvio Fassone

Da un piccolo paese: una lezione di Stato

Facciamo una gita a Succiso Qualche tempo fa i giornali hanno dato notizia di un paesino sconosciuto che si è ribellato alla propria morte con le sole armi di cui disponeva: lo spirito di iniziativa e la solidarietà dei suoi abitanti. Si tratta di Succiso, presso Reggio nell’Emilia, un puntino che alcune carte neppure segnalano. Altitudine 980 metri, 60 abitanti d’inverno, un migliaio d’estate, ma i villeggianti arrivano con il portabagagli pieno delle provviste fatte all’Ipercoop di Reggio. Così anni fa ha chiuso l’unica bottega, e subito dopo il bar. I bambini vanno a scuola in basso perché la maestra non c’è più, gli adulti cercano lavoro in città, “è solo provvisorio”, ma si sa che non torneranno più. E’ una delle due forme di morte della montagna, accanto all’altra regalata dalle colate di cemento. A Succiso, prima che fosse troppo tardi, hanno deciso di reagire con una cooperativa di paese: l’associazione è volontaria, la proprietà è comune. La scuola elementare ormai chiusa è diventata la bottega di alimentari, con il grande bar e una piccola sala convegni. Costruita da loro, mettendo insieme le competenze del capomastro, dell’idraulico e del falegname. Poi è venuta la scuola di montagna, per insegnare, non ai bambini che vanno sotto nel centro più grosso, ma agli adolescenti e anche agli adulti, che la montagna non è solo skilift ma soprattutto boschi, alpeggi, rifugi e antichi mestieri preziosi anche oggi. E poi ancora il ristorante, che oggi serve quasi 10.000 pasti all’anno; e il pulmino della cooperativa, che porta giù i bambini a scuola e poi passa in farmacia a rifornire la bottega; e il casaro specializzato che fa un pecorino eccellente che da altre parti non si trova; e il pastore che gestisce anche il bestiame di altri ma è attento che i pascoli non

diventino distruttivi; e la cameriera dell’agriturismo, e tutte le donne anziane del paese che cucinano gratis, e bene, quando c’è un afflusso particolare di gente. Si lavora sodo e non si litiga sul riparto dei ricavi. Succiso è rimasto vivo, anzi è rifiorito. Diceva il giornale che il paese è conosciuto anche in Giappone, ed è venuto fin lassù un docente di economia di Osaka che studia le cooperative di comunità di tutto il mondo. E’ una vicenda che fa pensare. Un paese si salva con la generosità e la messa in comune delle forze, mentre mille altri si perdono. E si perde anche quel Paese più grande che è il nostro. A Succiso potevano dire “vada in malora, io vado sotto, un lavoro lo trovo”, e buttarla sul chi se ne importa degli altri. Oppure potevano dire di sì a una multi-nazionale del turismo che gli avrebbe spianato qualche bosco e regalato un po’ di mostri di cemento. Oppure litigare per mesi e anni su che cosa era meglio fare, e demolire ogni proposta con critiche acuminate o con il disfattismo più saccente. Non è fantasia al ribasso, è esattamente quello che hanno fatto e stanno facendo la gran parte dei cittadini e la gran parte delle nostre forze politiche. Oltre un quarto degli elettori ha dato un voto a dispetto, incurante degli effetti secondi; più di un quarto un voto di puro tornaconto, incurante dell’assurdità di certe promesse. E la maggior parte delle forze politiche, anche di quelle che si ritengono portatrici del nuovo, non fa altro che ripetere lo stanco copione dei rispettivi egoismi: come chi volesse aprire un portone spingendo gli uni per un verso e gli altri nel senso opposto. Basterebbe spingere tutti dalla stessa parte. Vogliamo fare insieme una gita a Succiso?

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primo piano

Dibattito di Renato Storero

A proposito di We want Senato di M.Allasia

“Ci metto la faccia... ma”

L’iniziativa dell’amico Maurizio Allasia relativa all’accesso al Senato è non solo sostenibile, ma riflette un paradosso tipicamente italiano sulla “maturità” psicologica e politica dei giovani e giovanissimi ventenni che sarebbero, secondo i “Soloni” nostrani, non preparati ad un siffatto scranno ... mentre è il contrario che si sta rivelando nei giorni nostri. La vicenda è così assurda, quasi che il “Senato” fosse un’accolita di sublimi cervelli , determinanti alla giusta gestione democratica di un paese come l’Italia! Immagino che ciò sia dovuto ad un ritorno, altamente ridicolo, del “senato dell’antica Roma” con personaggi avvolti nelle tuniche immacolate dall’eloquio lirico e all’ignobile bizantinismo ereditario che sovrasta ancora questo strano paese, oltre all’incardinamento burocratico inefficiente e soffocante. Conosco bene il giovane Maurizio che ha lanciato la pietra nello stagno immobile di una istituzione che si ritiene intellettualmente aristocratica (incorniciata di ori e orpelli). L’ingresso di ventenni contribuirebbe assai al risveglio e all’abolizione di una “regola” da “regno di Sardegna” o giù di lì. “ Ci sentiremo più completi...” afferma Maurizio e pertanto lo sostengo nel principio suo e quelli dei suoi coetanei... Fatta questa premessa, mi permetto di introdurre un discorso più ampio sull’esistenza stessa del Senato. Mi chiedo: perchè due Camere legislative? Perchè questo controllo dell’una sull’altra e viceversa? Perchè non è adeguata e sufficiente la Camera dei Deputati? Lo stesso termine di “deputato” indica il ruolo di un individuo investito dell’incarico esplicito di rappresentare gli elettori! Mi pare una questione di tutta chiarezza! E il Senato che funzione riveste? Quella di una concorrenza o controllo o filtro dell’opera della Camera? Il fatto mi appare inconcepibile e rivela non solo una totale incertezza democratica, una sfiducia inconfessabile, bensì l’esistenza di un doppione

non solo inutile ma che potrebbe bloccare l’intero sistema legislativo o quantomeno prolungarne l’iter delle decisioni; un va e vieni dagli effetti incomprensibili. Mi pare un residuo barocco di lontanissima origine! Si dirà che le altre democrazie hanno due organi legislativi o presunti tali. La cosa va precisata come segue: “l’Assemblee Nationale” in Francia non può essere fermata dal Senato, che ha funzioni limitate. Così pure la Gran Bretagna, in cui il “legislativo” è opera esclusiva della “Camera dei Comuni”; la Camera dei Lord funge da Alta Corte di Giustizia. La Germania è Stato federale, e quindi i diversi “land” non interferiscono col governo centrale; ognuno di essi ha il suo parlamento. La stessa Spagna legifera attraverso le “cortes” e basta. Quanto agli USA, essendo una confederazione di stati, possiede certo la “Camera dei rappresentanti” che opera con i “Collegi elettorali” e il Senato con struttura e funzioni nettamente diverse (ognuno dei 50 stati elegge due senatori qualunque sia la sua popolazione!). Lo stesso Senato funge altresì da Corte investigativa e giudiziaria, mentre la Corte Suprema federale di 9 membri eletti a vita è “nominata” volta per volta dal presidente della Confederazione. Sarà discutibile, ma tant’è; per ora nessuno dei 50 stati è disposto a modificare la legge elettorale che agisce solo a mezzo dei “collegi elettorali”, e non col voto singolo. Se mi sarà consentito, in uno spazio successivo esporrò in dettaglio il sistema americano presidenziale, anche se controllato più di quanto si creda. Con questo intendevo, a mio parere, mettere in discussione la parità, in Italia, di due camere legislative di pari funzioni e potere. Questo potrebbe essere l’inizio di un dibattito idoneo a sfrondare la nostra mania di moltiplicare sempre di più organi, istituzioni, enti e così via, sino al soffocamento di un sistema che potrebbe essere più trasparente ed efficace.

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Politica giovane young Politica

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di Emanuele Sacchetto

Intervista all’assessore Giampiero Clement

“La Giunta deve incrementare la partecipazione” “In questo momento di crisi c’è un depotenziamento dei comuni” L’emergenza casa è problema strettamente collegato con l’elevato e sempre in aumento tasso disoccupazionale: quali i numeri e quali le politiche della Giunta pinerolese? Certo l’attuale “emergenza casa” è l’ultimo risvolto di lungo periodo di questa crisi e colpisce fasce ben diverse dallo storico ceto sociale sofferente per questo problema. E’ drammatico rilevare come i nuovi soggetti deboli che risentono del problema abitativo appartengono principalmente al lavoro autonomo, piccole partite IVA, ceto medio un tempo benestante. Il Comune prende atto della drammaticità della situazione ogni giorno e cerca di tamponare la situazione con la residenza alberghiera, soluzione precaria e assistenziale, ma l’unica rimasta percorribile dai Comuni a seguito delle recenti riforme del governo Monti e che almeno ci permette di non lasciare nessuno per strada. Per quanto riguarda l’aspetto occupazionale, la competenza degli enti locali è sempre più limitata. In questo Paese è mancata del tutto in questi anni una politica seria capace di influenzare le scelte dei grandi imprenditori. Altro tema fondamentale in questo periodo di crisi è l’istruzione: quali le strade percorribili in

carenza di fondi? Le competenze dei Comuni in merito all’istruzione si limitano in realtà alla fornitura dei locali (e su questo punto le uniche criticità inerivano al complesso abbadiese ma sono state risolte con la costruzione di un nuovo edificio), e ad alcuni servizi quali mense, trasporti, pre e post-scuola e integrazione per disabili. Per quanto riguarda quest’ultimo, è un fiore all’occhiello della nostra città ormai da molti anni, grazie alla collaborazione di CIS e ASL. Il pre e post-scuola è un servizio importantissimo, che garantisce alle famiglie una copertura significativa (7.30-8.30 e 16.30-18.00) a prezzi contenuti per il Comune (circa 35000 euro annui, certamente riducibili). Riguardo ai trasporti, il Comune di Pinerolo ha optato per il mantenimento del servizio gestito da dipendenti comunali e non da esterni. Questo permette anche di utilizzare gli scuolabus per gite e uscite formative delle classi. Bisogna poi segnalare la notevole esperienza del pedibus, formativa ed ecologica. Riguardo alle mense infine bisogna dire che noi abbiamo sempre puntato in questi anni alla qualità del servizio, evitando il più possibile il cibo in modalità veicolata, e favorendo


Intervista amministratori/7 la cucina fresca nelle scuole. Questo ha naturalmente un costo più elevato (900 000 euro annui a carico del Comune), ma il servizio è molto gradito dalle famiglie. C’è la necessità naturalmente di abbattere i costi per l’ente, ma nostra intenzione è quella di mantenere fin quando possibile la qualità del servizio. Si potrebbe poi pensare a qualche riduzione delle tariffe del buono pasto per il 2° o 3° figlio nell’istituto e rivedere le fasce ISEE, che non tengono conto della reale situazione di crisi economica. Lo sport e la crisi economica: quali iniziative per valorizzarlo? Quale sorte per il Parco Olimpico e per la scuola di Cavalleria? La scuola di Cavalleria non è di mia competenza, ma credo che dovrà comunque essere fatto un discorso serio e un grande progetto in merito. Per quanto riguarda il Parco Olimpico, questo è senza dubbio un’area della città da valorizzare, puntando ad avere un polo sportivo concentrato alle porte di Pinerolo. La mia idea sarebbe quella di collocarvi dei campetti da calcio, beach volley, basket,.. all’aperto, fruibili da tutti. Altri progetti sono quello di un percorso di Mountain Bike o campo da baseball, anche se lo spazio non è moltissimo. Alcune importanti iniziative sono state fatte in questi mesi, tra cui la competizione di tiro con l’arco e la corsa campestre in febbraio. Tutto l’apparato di palazzetto del ghiaccio e piscina è poi molto valido e per il Comune ha un costo pari quasi a zero, esclusa la manutenzione straordinaria. In generale si può quindi dire che noi continueremo a puntare sullo sport come momento educativo, necessario per la salute di tutti. In proposito segnalo con

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piacere che molte sono le attività sportive della città che collaborano con le persone disabili (dal nuoto, al tennis, all’atletica e alle palestre). Essendo subentrato come Assessore in un secondo tempo, qual è il suo giudizio sul modo di operare di questa Giunta, che a detta di più parti manca un po’ di iniziative, limitandosi a vivacchiare? Io dico che in un momento di crisi e depotenziamento dei Comuni non è facile per una amministrazione portare avanti molte iniziative. Ci si trova davanti a emergenze come difendere presidii (giudiziario e sanitario per esempio) che in un momento normale sarebbero un servizio certo e da sfruttare. Anziché impegnare le forze per i servizi concreti, ci stiamo trovando a dover combattere una battaglia contro il governo centrale che affatica e rende vano ogni nostro sforzo. Ciò che comunque la nostra giunta dovrebbe incrementare è la partecipazione dei cittadini, cosa molto complicata ma grande responsabilità per tutti i Comuni. Bisogna discutere con i cittadini, dialogare, e per far questo non basta mettere il Consiglio Comunale in streaming. Ci vuole il contatto diretto con i cittadini, e questo è compito anche dei Consiglieri Comunali. Come rivalorizzare il centro storico di Pinerolo? I giovani possono svolgere un ruolo nel renderlo più vivo? Innanzitutto bisogna capire che per valorizzare il centro storico non basta riaprirlo, ma servono iniziative che portino gente a viverlo. La nostra proposta è quella di organizzare iniziative sportive e culturali che facciano conoscere la bellezza del nostro centro storico. Certo però tutto questo non sarà possibile a comando, ma ci vorrà tempo e progettualità.


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società

Giovani & Lavoro

di Giulia Pussetto

L’esperienza del RomeMun Occasioni per trovare lavoro sono gli stage, ma anche i contatti, le esperienze... Vi racconto la mia recente esperienza internazionale a Roma come giornalista dal 7 all’11 marzo al RomeMUN 2013. Al mio ritorno da Roma la mia valigia pesava non solo per i vestiti mal piegati da mettere presto in lavatrice, ma soprattutto per la quantità di ricordi che ho vissuto durante questa esperienza. I Mun (Model United Nations) sono simulazioni diplomatiche che permettono agli studenti di comprendere il lavoro interno delle Nazioni Unite. Si può partecipare in veste di delegato di un paese oppure di giornalista, come nel mio caso.

Le cinque giornate di lavori si sono svolte in ordine prima nella sala plenaria della FAO, poi alla sede dei Gruppi Parlamentari, in seguito presso la sede dell’università LUISS Guido Carli ed infine nella sala conferenze di Eataly per la cerimonia finale di chiusura del RomeMUN. Delegati e giornalisti si sono occupati di tematiche di rilevanza internazionale: dalla lotta alla fame e alla povertà, ai diritti delle donne, dalle questioni relative allo sviluppo sostenibile all’importanza di garantire il diritto all’educazione primaria per tutti. Il RomeMUN ci ha permesso di incontrare ospiti come: Corrado Clini, Ministro dell’Ambiente nel Governo Monti, Eve Crowley, Vice Direttore Generale della FAO, Dipartimento di Genere, Equità e Occupazione rurale, da Stefano Vella, Direttore del Dipartimento del Far-

maco dell’Istituto Superiore della Sanità a Luis Jimenez-Mcinnis, Special Advicer del Presidente dell’IFAD (International Fund for Agricultural Development) e al Sottosegretario di Stato agli Affari Esteri Staffan De Mistura. Io studio lingue straniere e ho deciso di partecipare per praticare l’inglese cinque giorni consecutivi con persone provenienti da tutto il mondo e per la curiosità di capire cosa c’è dietro un servizio televisivo o un reportage. Noi “giornalisti” siamo stati divisi in due sottogruppi: chi si occupava degli articoli e chi della parte video e interviste. A me è stato assegnato il ruolo di coordinator per la parte video. Ho avuto la possibilità di pensare come impostare le interviste, cosa domandare e come rendere originale il video. Inoltre ho potuto mettermi alla prova con il mio inglese improvvisando domande agli intervistati: avevamo poco tempo per bloccare i delegati e intervistarli quindi avendo fretta non si poteva sempre avere tempo di preparare quesiti ben articolati con carta e penna. Ho potuto imparare cose per me nuove, ad esempio lo “speech” che è la voce che parla durante le immagini che scorrono mentre lo “stand up” è quando il giornalista parla con il microfono davanti alla telecamera e introduce un servizio o semplicemente fa un intervento. Durante una delle due giornate presso la LUISS siamo inoltre stati intrattenuti con due workshop guidati da Eric Salerno (Messaggero) ed Emanuela del Re. Il RomeMun è stata un’occasione per conoscere persone provenienti da varie nazioni di tutto il mondo, e trovo che sia un aspetto che aggiunge grande valore a questo tipo di esperienza. I Mun si svolgono anche all’estero, ad esempio a New York o in Brasile. A mio parere, i Mun non sono esclusivi solo per chi vuole diventare in futuro un diplomatico o un giornalista. Credo sia una possibilità per arricchire il proprio bagaglio di conoscenze pratiche e di relazioni umane.

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Società

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Sociale & Volontariato

di Alice Albero

Le preoccupazioni in città

La casa... oggi sempre più la si perde Quando pensiamo alla “casa” spontane- dazioni in merito: “Come Comune ci siamo amente prende forma in noi l’idea di sicu- assunti l’impegno politico di tentare di non rezza, dell’intimità individuale e familiare, lasciare nessuno per strada, ma questa sidello spazio dove si può trovare riparo dagli tuazione ci sta creando parecchi problemi sconvolgimenti esterni. Non contano le di- perché le risorse che stiamo impegnando stanze della geometria culturale, dei mate- sono molte, soprattutto da quando il Goverriali utilizzati per fabbricarla e dei significati no Monti ha bloccato la possibilità dei suche attorno ad essa si raccolgono… la casa baffitti. I problemi sono essenzialmente due: ci permette di essere ciò che siamo. E se il primo è che rischiamo di non utilizzare al questo pensiero alcuni anni fa poteva esse- meglio le risorse, perché risorse significare unanimamente condiviso, oggi non è più tive spese per i ricoveri alberghieri non mi dato per scontato. sembrano un utilizzo ottimale delle stesse; È la crisi socio-economica-occupazionale il secondo problema è che questa situazione che infesta ed infetta le nostre vite, ad in- rischia di protrarsi nel tempo”. Il ricovero alsinuare in noi i dubbi: la berghiero, se ha potuto casa oggi la si perde, non fungere da intervento la si possiede e dalla casa immediato, non sembra si può essere allontanaperò configurarsi come ti. “Sfratto” è un termine strategia funzionale a tecnico, destinato però a lungo termine: “Stiamo diventare sempre più di cercando di trovare deluso comune; c’è la crisi, le soluzioni alternative la crisi fa perdere il lavoro, al ricovero alberghiero l’assenza di lavoro apre le provando a mettere in porte ai forti disagi della dipista alcuni alloggi temsoccupazione, senza lavoporanei. Inoltre stiamo ro non si può pagare l’affitto e gli affitti non valutando l’opportunità di mettere a dispopagati generano lo sfratto. sizione una struttura a Luserna, in accordo La città di Pinerolo sta diventando sempre con la parrocchia ed una cooperativa. Resta più teatro di un vero e proprio allarme socia- comunque un problema di fondo: il Goverle: 111 gli sfratti convalidati nel 2012, 43 gli no deve lanciare un piano casa a livello nasfratti eseguiti dagli Ufficiali Giudiziari, 21 i zionale per consentire ai comuni o all’ATC nuclei sfrattati ed inseriti nella graduatoria di di acquistare gli alloggi vuoti, permettendo “emergenza abitativa” e ancora 15 gli sfratti così di dare riparo a chi ne ha bisogno, di già eseguiti nei primi mesi dell’anno corren- risparmiare al contempo suolo pubblico e te. Quando la “questione casa” diventa una di evitare che le case popolari diventino un vera e propria emergenza è la società che mondo a sé”. Il fatto che poi “i proprietari deve aiutare… e la società è rappresentata a delle abitazioni continuino a richiedere affitti Pinerolo dal Comune. elevati nonostante la crisi, pare rivelare un Intervenendo in certo annebche modo? È l’as- Giovedì 11 aprile ore 18, Pinerolo, Libreria Volare biamento della sessore alla Casa sensibilità sul Suor GIULIANA GALLI Giampiero Clement quale bisogna presenterà il suo libro a darci delle delucilavorare”.

“Non nominare amore invano”

“Contro l’ipocrisia delle parole” ed. Piemme 2012


società

Giovani@Scuola A cura di Nadia Fenoglio

Scuola e Intercultura

Il Liceo Porporato attraverso gli scambi sempre più proiettato verso l’Europa Da sempre il pinerolese è stato terra di passaggio e di scambi, in particolare con la vicina Francia. Le attività interculturali del territorio si collocano anche nel solco di questa tradizione. Il Liceo Porporato in quanto a scambi, soprattutto per il suo liceo linguistico, da anni collabora con altre scuole dell’Europa e da quest’anno, per allargare gli orizzonti, ha pure attivato un corso di cinese. Lione, terza città francese per dimensioni, e la piccola Tarare, situate entrambe sulla riva del Rodano nell’entroterra francese, ospiteranno quest’anno una rappresentanza di studenti pinerolesi. Anche Nancy, confinata tra gli altipiani boscosi della Lorena, come le meno note Lorrach, piccola cittadina tedesca al confine con Svizzera e Francia, e Recklinghausen, nella Renania settentrionaleVestfalia, e Miramas, cittadina provenzale. Il liceo Porporato ha infatti intensificato le attività di corrispondenza e scambio con altre scuole europee, previste tra i mesi di febbraio e aprile. Ad un periodo in cui gli studenti ospitano uno studente straniero in Italia segue un soggiorno-studio all’estero dei ragazzi pinerolesi presso il proprio corrispondente. Non si tratta, però, solamente di un’esperienza arricchente sul piano personale e formativo, che permette di calarsi in mezzo alla cultura e alla lingua – cioè cavarsela da soli. È una vetrina, non secondaria, per tutto il Pinerolese. Gli studenti stranieri che raggiungono Pinerolo per i soggiorni di scambio sono menti fresche per ricordare quali cose ci sono (o mancano) sul nostro territorio e confrontare questo con il Paese di provenien-

za. E quando, alla scadenza dello scambio, ritorneranno nel proprio Paese, conserveranno un’immagine, quale che sia, del Pinerolese. Nella gradevolezza di tale immagine sta la possibilità che essi ritornino, magari con altre persone, magari tra anni, come turisti. Fino ad ora l’attività di scambio del liceo Porporato è stata indirizzata principalmente agli allievi del Linguistico, come parte integrante delle attività scolastiche: durante il secondo anno è infatti previsto uno scambio di classe in Francia, mentre in terza si svolgono soggiorni in Inghilterra e in quarta in Germania. Nell’attesa di un coinvolgimento maggiore anche dei ragazzi degli altri indirizzi, prosegue comunque l’impegno multilinguistico del Porporato. Il liceo continua infatti ad essere identificato come sede per le certificazioni europee delle lingue straniere: il Delf per la lingua francese, il Cambridge per l’inglese e il Fit per il tedesco. Le ultime dal Porporato, infine, segnalano l’avvio, a partire da metà febbraio, di un Corso extrascolastico di cinese in dieci lezioni pomeridiane, per un totale di venticinque ore, grazie all’adesione del liceo alla Rete Regionale per la promozione della lingua e della cultura cinese, in collaborazione con il MIUR, l’Università di Torino e l’Istituto Confucio. Il corso, tenuto dal professor Mana, già insegnante del Liceo Valdese di Torre Pellice, consiste in due ore di lingua e trenta minuti di cultura. L’attività ha suscitato grande interesse; centonovantatré le iscrizioni degli studenti, a cui la Presidenza ha dovuto imporre alcuni target di partecipazione per “scremare” le adesioni.

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in città

Serate di Laurea A cura di Maria Anna Bertolino

Economia e Statistica con Fabrizio Laurita e Alice Damiano

Crisi economica e famiglie SS 2003 Serate di Laurea di Marzo ha visto la partecipazione di due laureati in discipline appartenenti alle cossiddette scienze sociali, l’economia e la statistica. Le tesi di Fabrizio Laurita e Alice Damiano, rispettivamente intitolate “La grande Recessione e la politica monetaria negli USA” e “Cadenza della fecondità e suoi effetti. Analisi dei dati FSS 2003”. L’elaborato di Fabrizio ha trattato la crisi finanziaria che nel 2008 ha toccato dapprima gli USA, per poi avere ripercussioni su tutti i mercati esteri. Si sono quindi ripercorsi cronologicamente gli eventi nefasti che hanno portato alla crisi, a partire dalla speculazione immobiliare del 2007 Fabrizio Laurita per arrivare al tracollo di alcuni istituti bancari americani, come la LehmanBrothers. L’analisi ha individuato le cause che hanno portato a ciò. Tuttavia la crisi pare essere lo scoppio di un sistema troppo neoliberista che ha visto l’inizio dagli anni ’80 sotto la presidenza Reagan. Alice, invece, ha trattato della diminuzione del numero di figli nella popolazione italiana, individuando alcune cause che hanno contribuito all’attuale saldo negativo che si riscontra nel nostro Paese e servendosi di un’indagine multiscopo dell’ISTAT intitolata “famiglie soggetti sociali”.Tra queste vi sono: il cambiamento dello status sociale della donna, le maggiori insicurezze economiche, il ritardo dell’ingresso dei giovani nello stato di adulto e di indipendenza. Ciò

ha portato all’innalzamento dell’età media al primo figlio delle donne italiane che è passata dai 27 anni negli anni ’80 ai 29 nel 2003. La giovane studiosa si è quindi interrogata rispetto alla questione di come le variabili socio-economiche dei genitori (età, istruzione e posizione sociale) possano incidere sulla formazione e sull’istruzione dei figli, suddividendo il campione in madri precoci (sotto i 25 anni dìetà), madri normali (dai 26 ai 35 anni) e tardive (dopo i 36 anni). L’analisi dei dati ha individuato due modelli relativi all’immagine e all’educazione dei figli: il figlio-re e il figlio-risorAlice Damiano sa. Il primo, visto come un investimento economico sul lungo periodo, è proprio delle madri in età avanzata, le quali hanno un buon livello di istruzione e una buona posizione sociale, data da un lavoro sicuro, e che auspicano per i figli una carriera educativa fino alla laurea. Il secondo è invece riscontrato nelle madri precoci, le quali investono limitatamente sul figlio, visto non tanto come un costo bensì una risorsa per la famiglia, per cui si evidenzia il fatto che molto spesso i ragazzi non completano l’intero ciclo di istruzione e entrano nel mondo lavorativo presto, motivo per il quale sono anche coloro che escono di casa ad un’età inferiore rispetto ai figli-re.

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arte& spettacolo

Teatro A cura di Rebecca Donella

la giornata mondiale del teatro

A teatro, per scoprire se stessi Il 27 marzo è stata la Giornata Mondiale del Teatro. Vorrei cogliere quest’occasione per riflettere sul valore e sull’importanza che il teatro può assumere sul piano sociale. Molte epoche hanno conosciuto il teatro, o comunque delle forme di recitazione, come veicolo di valori condivisi, ma anche come sguardo critico e sfaccettato sulla società. Non voglio ora soffermarmi sull’evoluzione del teatro nei secoli, vorrei solo

chiedermi che cosa sia il teatro oggi. Non intendo per teatro solo quello dei grandi attori, dei grandi testi e del palcoscenico, ma anche e soprattutto il teatro come mezzo per esprimersi e comunicare, il teatro come gioco, come contatto con gli altri e con se stessi. La mia prima esperienza col teatro è stata di questo tipo: eravamo un gruppo di una trentina di bambini e ragazzi dai sette ai sedici anni, alla fine del corso mettevamo in scena uno spettacolo.

Quel tipo di teatro era soprattutto un gioco, nessuno recitava davvero, nessuno si cimentava in un vero e proprio personaggio: in scena eravamo sempre bambini della nostra stessa età e col nostro stesso nome; eppure tutti recitavamo, perché tutti avevamo qualcosa da comunicare agli altri. Lavoravamo sulle nostre emozioni, sul palco saliva quello che avevamo bisogno di dire e veniva detto come noi lo sentivamo: c’era chi parlava e chi non diceva neanche una parola, chi compariva e scompariva dalla scena correndo e chi rivolgeva al pubblico solo un urlo. Quello era uno spazio protetto, dove si poteva non essere ciò che si era sempre, dove si poteva mentire o provare ad essere più veri del solito, qui tutti avevano qualcosa da offrire agli altri e al pubblico. Questo, io credo, era teatro, espressione, recitazione, anche se nessuno di noi sapeva recitare. Come questa esperienza ce ne sono tante altre: laboratori e compagnie che nascono spontaneamente e non solo nelle scuole, ma che coinvolgono tutte le età. Certamente oggi il teatro non veicola più i valori di un popolo, sebbene possa ancora avere la forza per affrontare i grandi temi sociali con linguaggi originali e pregnanti , però forse ha assunto una dimensione più intima, più individuale: nel teatro cerchiamo sempre qualcosa che ci appartiene ed è questo che prima di tutto percepiamo e vogliamo trasmettere. Se un tempo il teatro era un’espressione di cultura collettiva oggi è la possibilità di uscire dalla realtà per scoprire se stessi: la recitazione diventa allora la strada per conoscere la propria emotività e finché ci sarà bisogno di questo, ci sarà bisogno del teatro.

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Lettera a...

dal tempo

di Cristiano Roasio

Lettera a Faulkner

Il baffuto bevitore del Mississippi Metti le mani nel fango, stringi nei palmi quella non più acqua non ancora terra e prova a trattenerla, sfugge e non riesci a non fare caso allo sporco, al putridume che si insinua sotto le crepe delle tue unghie, dal buco che pare senza fondo inizi ad estrarre i resti di un passato che è sempre presente e i detriti frammentari di Ciò che Stava Sotto: a grandi linee, leggere William Faulkner è questo. Premio Nobel per la letteratura nel 1950, Faulkner è uno di quegli autori che alle nostre latitudini non riceve la stessa considerazione di altri grandi sperimentatori letterari suoi contemporanei, più vicini a noi geograficamente, come Proust, Woolf o Joyce. E non riesco proprio a capire perché. L’autore di capolavori come L’urlo e il furore, Mentre morivo, Luce d’Agosto, Assalonne, nella sua vasta bibliografia ambienta le vicende di memorabili famiglie del Sud degli Stati Uniti, quali i Compson, i Sutpen, gli Snopes, nella fittizia, ma decisamente realistica contea di Yoknapatawpha, in un periodo che va dalla guerra di Secessione Americana a dopo la Prima Guerra Mondiale; senza dubbio episodi lontani dalla nostra vita quotidiana. Eppure, invece della solita lettera, vorrei condurre il burbero baffuto bevitore del Mississippi attraverso i campi coltivati del pinerolese e delle pianure illimitate che ci circondano. Insieme, magari passandoci una bottiglia, costeggiamo filari e filari di granoturco che ci stringono in un’ombra calda soffocante, un’automobile sbuca come un fantasma da curve cieche e solo dopo qualche ora è inseguita da un trattore di dimensioni indecenti che romba sull’asfalto sgretolato dal quale fu-

migano i giorni delle campagne, probabilmente sempre più aride, di Casa Nostra. Arriviamo a un paese qualsiasi, magari è proprio il mio, una manciata di case buttate alla rinfusa dove epopee di famiglie dai nomi fin troppo sentiti e ripetuti scorrono, sempre in tragedia, sulle bocche di anziani avvoltoi avviluppati sulle loro biciclette scalcagnate, un piede sulla barra e una molle postura indigente, ci guardano come due sconosciuti anche se poi, di me almeno, sanno esattamente di chi sono figlio, quanti anni ho, quanti lavori non ho. Ci inoltriamo tra vie che belle proprio non si possono dire e laddove un odore non consueto, una cantata incomprensibile, un tenore diverso del timbro di voci irriconoscibili fanno capolino, emerge, inutile negarlo, un razzismo di pece che percorre tutti i circuiti dei nostri antifurto e i nostri chiavistelli e le nostre tombe ricoperte di rame che non c’è più. Sulla piazze dei nostri paesetti egoisti e spocchiosi l’importante è guadagnare di più e spendere il meno possibile, dimostrare di essere di più senza far vedere di avere di meno. Di essere meno senza far vedere che si ha di più. Troppo spesso mi sono sentito dire che leggere è un passatempo, che ho studiato aria fritta e che non si mangia coi libri: ebbene, leggete Faulkner, mettete le mani nel fango, leggetelo; sporcatevi con la morbosità del vostro animo, col disagio di essere qui, ora, a Pinerolo, in Piemonte, su questi campi bagnati, su catasti numerati con le ossa dei vostri e nostri antenati, tra il granoturco bruciato e non mangiato, sotto campanili che rimbombano di moniti, qualunque essi siano: “la grande narrativa è di gran lunga più vera di qualsiasi giornalismo”.

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Arte&Architettura

arte

A cura di Michele F. Barale

Pinerolo ab ovo

Il secolo sabaudo (1418-1536) e lo sviluppo religioso

Nel precedente articolo si era parlato della fine del principato degli Acaja, in seguito alla morte di Ludovico avvenuta nel 1418, e della conseguente perdita del ruolo egemone della città di Pinerolo all’interno del contesto amministrativo locale. I territori governati da Ludovico vennero così incorporati in un’unica giurisdizione e assegnati, col titolo di Principato di Piemonte, al delfino del Ducato di Savoia: la sede fu definitivamente spostata a Torino, insieme a tutti gli organi politici e amministrativi. Pinerolo fu declassata a sede di castellania, con un giudice ad amministrare il superstite tribunale. L’attività in città rimase comunque fervida, guidata dal’amministrazione comunale e dalle confraternite che avevano sede in città. Unico apporto militare e difensivo che fu realizzato durante questo periodo fu la seconda cortina muraria realizzata attorno al castello vecchio, concepita ancora secondo la concezione medievale. Molto più articolato fu lo sviluppo dell’architettura religiosa: si assiste ai lavori, pressoché contemporanei, di ampliamento dei due nuclei religiosi storici, le chiese di San Maurizio e di San Donato, e all’erezione di un nuovo importante edificio, la chiesa di San Domenico, che andrà a rafforzare il polo levantino dove si concentrarono le confrater-

nite. I lavori di ampliamento di San Donato furono avviati attorno al 1442, iniziando dal presbiterio e dal transetto, che furono consacrati nel 1508, forse insieme alla già realizzata navata principale; le navate laterali, all’atto della consacrazione, risultavano in corso di realizzazione mancanti però di pavimentazione e copertura. A San Maurizio le opere di ampliamento iniziarono alcuni decenni più tardi, nel 1481, e procedettero al contrario rispetto a San Donato: si iniziò dalla navata principale, ultimata e consacrata nel 1518 da Giovanni di Savoia, vescovo di Ginevra. In seguito, si procedette alla demolizione dell’antica abside, ricostruendola in posizione più arretrata utilizzando lo stesso materiale della precedente. Nel 1440 si era invece stabilita l’erezione di una quarta importante chiesa, gestita dall’Ordine dei Domenicani: una primitiva chiesa, con annesso monastero, erano già stati realizzati sin dalla prima presenza dell’Ordine in città più a monte, molto vicino al complesso di San Francesco. Furono i francescani a richiedere ai Savoia che i nuovi venuti fossero traslati in una posizione più distante, fatto che decretò la costruzione della nuova chiesa accanto alle mura del piano, vicino alla porta di San Francesco. Cinque ampie navate, costituite da sette crociere per la principale e dieci per le laterali, per un complesso di 60 metri di profondità: dimensioni imponenti che la collocarono tra le quattro principali chiese della città.

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società

Per Mostre e Musei A cura di Chiara Gallo

Al Castello di Miradolo

I volti e l’anima di Tiziano

“Non c’è miglior pittore che abbia onorato e rappresentato il potere di Tiziano” V. Sgarbi È al celeberrimo pittore Tiziano Vecellio che la Fondazione Cosso, su progetto di Vittorio Sgarbi, ha voluto dedicare una mostra temporanea, allestita al Castello di Miradolo dal 16 marzo al 16 giugno 2013. L’esposizione si apre con un quadro di Pietro Aretino, ritratto in età giovanile. In questa fase, l’artista dipinge ancora ricercando il sentimento del personaggio, preferendo il lato interiore a quello mondano e realistico. I quadri successivi sono molto contrastanti tra loro. Il primo ritratto è quello del comandante Gabriele Tadino, grande militare dell’impero spagnolo. La posa è regale, sontuosa, superba e rende perfettamente l’idea della pittura matura di Tiziano. Il secondo è il ritratto commissionato da Zuan Paolo da Ponte. Posto sullo sfondo della campagna veneziana, il ricco signore stringe fra le mani un libro che ricorda il profondo legame di amore che lo lega alla figlia Giulia. La stanza successiva ci presenta due quadri di cui uno mai esposto prima d’ora in Italia. Si tratta del Ritratto di Giulio Romano,famoso architetto e amico di Tiziano. L’artista ripropone la sua vena più romantica facendo emergere dal volto di Giulio la passione e il sentimento interiore che lo caratterizzarono per tutta la vita.

Con lo stesso evidente realismo il pittore realizza una tela in cui si presume abbia riprodotto il volto del giovane Federico II Gonzaga, nel quale non appaiono allegorie di potere, segno di un avvenire ancora incerto. Stretto tra le mani, un fazzoletto, simbolo di tristezza e dolore interiore. Salendo al piano superiore l’attenzione è subito catturata dalla pala d’altare San Francesco riceve le stimmate. Il committente del dipinto, Desiderio Guidoni, appare ai piedi della pala, lineamenti grezzi quasi deformi che lo caratterizzano sono la firma realistica del cadorino. Fulcro centrale di questa mostra è la tela recentemente restaurata grazie proprio all’intervento di Vittorio Sgarbi. Si tratta del Ritratto di Gentiluomo, di committenza sconosciuta, inizialmente attribuito al contemporaneo di Tiziano, Lorenzo Lotto. Attraverso il ripristino delle condizioni del quadro, tuttavia, è venuta alla luce la firma TITIANUS, palesandone l’autenticità. L’esposizione si riserva per ultimo un autoritratto di Tiziano ormai in età avanzata, direi autocelebrativo. Espressione della sua sapienza artistica e della sua grandezza, sembra fatto appositamente per essere coniato su moneta! Lasciandosi alle spalle il castello di Miradolo il primo aggettivo con cui descriverei questo grande pittore è: essenziale. Con pochi elementi ha saputo rendere la psicologia e il ruolo sociale dei singoli personaggi.

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Sport

sport

A cura di Andrea Obiso

Bushido Zen

La palestra di Karate, Kendo e Aikido Le arti marziali, come già accennato in passato, sono molto diffuse nel pinerolese. Una di queste è senza dubbio il karate. Nonostante le intenzioni fossero quelle di parlare unicamente di questa disciplina, Riccardo Tollardo, il nostro intervistato, ha voluto dare uno sguardo più ampio sulle sue attività. Da quanto tempo pratica le arti marziali? Da 31 anni pratico il karate ma solo da 1995 circa sono maestro, oltre al karate però nella nostra palestra, la “Bushido Zen”, si pratica anche il Kendo e l’Aikido. Immagino che per quanto riguardi il karate le età degli atleti siano molto variegate, ma per quanto riguarda le altre discipline? Nell’ambito del karate abbiamo bambini dai sei anni in su fino ad arrivare agli

adulti. Per quanto riguarda ad esempio il Kendo ci sono fattori che alzano l’età minima, queste sono il costo delle attrezzature che, specialmente in questo periodo di crisi, costituiscono un limite soprattutto per i più giovani. In ogni caso la palestra conta all’incirca una trentina di iscritti provenienti da Pinerolo e dintorni anche se in passato ho avuto allievi di Torino. Che motivi spingono un atleta a scegliere una determinata palestra o a cambiare maestro una volta iniziato? Se si pensa ai più piccoli spesso la scelta (anche della disciplina) è determinata dalle comodità dei genitori rispetto la palestra; gli adulti che scelgono o che cambiano palestra avendo ben presente l’arte marziale che vanno a praticare invece scelgono in base al maestro che

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21 insegna generalmente. Diverso il discorso che riguarda gli adulti che sono completamente digiuni di arti marziali: essi si avvicinano a questo mondo per i più variegati motivi, ma senza dubbio anche i media hanno il loro peso. Proprio dei media, però, apprezzo poco lo scarso realismo con cui rappresentano le arti marziali: guardando ad esempio film in cui sono presenti combattimenti si nota come ci sia poca attenzione nel mostrare realisticamente una disciplina marziale e questo crea falsi stereotipi e false aspettative. Però i media danno anche risalto a tutti gli sport durante manifestazioni internazionali come, ad esempio, le Olimpiadi. Questo è vero, ma purtroppo non riguarda il karate il quale non è sport olimpico. Il perchè è semplice: nel mondo ci sono due federazioni le quali differiscono su alcuni punti inerenti il combattimento. Non sarebbe un grosso problema se non fosse che il comitato olimpico ha bisogno di avere una federazione ed uno sti-

le di combattimento di riferimento per dichiarare il karate sport olimpico. Premesso che le scelte avvengono prevalentemente per i motivi da lei descritti, come definirebbe lei il karate? Il karate è quasi simile alla musica, più che nel Judo ad esempio hanno un ruolo fondamentale lo sviluppo della coordinazione e dell’apertura mentale. Il karate, come la musica, è libertà e questo favorisce l’apertura mentale già accennata. Dove e quando è possibile venire nella vostra palestra? Noi siamo in Piazza Banfi angolo Via Chiampo. Io sono l’unico maestro e quindi i bambini, che hanno esigenze di orario dettate dalla scuola, si allenano tra le sei e le sette di sera mentre gli adulti si allenano fra le otto e le dieci e trenta. Per due volte alla settimana potete trovarci lì. Grazie ed in bocca al lupo!


musica

Officine del suono

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A cura di Demis Pascal

m u s i c a emergente

Pika

Questo mese si ritorna in provincia e più precisamente in val Chisone, ma il termine “artista emergente” sicuramente va un po’ stretto a Pika Palindromo, che nonostante la giovane età ha bruciato le tappe raggiungendo grandi obiettivi professionali e artistici. Ma lasciamo la parola direttamente a lui per raccontarci qualcosa del suo avvicinamento al mondo della musica. ...”...Nasco in una famiglia dove mi appassiono subito alla musica italiana, poi crescendo, grazie a mio zio Zorro mi appassiono alla musica suonata dal vivo e da lui prendo le prime lezioni di batteria. Da qui la passione ha preso il via e con alcuni amici ho fondato il mio primo gruppo i “Miss Coppietta”. Sempre da autodidatta comincio a mettere le mani su una tastiera, ricevuta per natale, e vengo così assoldato dalle Officine Lumière che mi mettono a disposizione un sintetizzatore su cui comincio ad avvicinarmi ai suoni elettronici. Grazie a questo gruppo i miei suoni si sono affinati e ho fatto le mie prime esperienze di studio e moltissime esperienze live di cui alcune molto interessanti..” ...Ma come si suol dire the best is yet to come. E’ infatti da queste esperienze che Pika capisce cosa vorrà fare da grande. Così appena diplomato entra alla scuola APM (Alto Perfezionamento Musicale) di Saluzzo, dove perfeziona le sue competenze e grazie alle amicizie coltivate scopre nuovi generi musicali. Per conto della scuola svolge uno stage all’Artambo Studio a Milano dove conosce il maestro Luca Orioli con il quale entra talmente in sintonia che ancora adesso, dopo più di due anni, lavorano assieme. ”...Insieme a lui ho cominciato a lavorare per produzioni televisive molto importanti come il Chiambretti Night e Avanti un Altro di Paolo Bonolis per cui realizziamo tutte le sigle, stacchi, sottofondi e anche la famosa “Ricordati Che Devi Morire” di Luca Laurenti, con cui siamo arrivati al secondo posto nella classifica di Itunes...” Ma la vera bomba arriva nell’estate dell’anno scorso, quando tramite un contatto conosciuto al Chiambretti Night ”ho aperto i concerti di Battiato insieme ai Krisma, forse una, se non la più, grande esperienza che abbia mai fatto e non solo perché sono salito su palchi davanti a migliaia di persone ma anche grazie allo splendido rapporto che ho stretto con quelli che ormai considero i

miei zii adottivi..” Parliamo, in maniera un po’ ristretta, di generi. Che musica fai? ...”...Io vado moltissimo ad ondate, portate dal tipo di musica che ascolto in quel periodo, ad esempio adesso sono in piena fase Quartetto Cetra ma ho avuto l’ondata Dubstep e molte altre. Probabilmente sono la persona più svincolata da generi esistente, sono molto curioso quindi se sento una canzone o un genere che mi piace, provo l’impulso irrefrenabile di provare a fare la mia versione del genere. Ho influenze elettroniche alla Depeche Mode, moltissimo metal, tantissima musica italiana, il reggae e sopratutto la dance. Probabilmente non esiste una definizione del mio genere ma probabilmente i Bluvertigo ci vanno abbastanza vicino!..” Ci avviamo verso la conclusione ma mi incuriosisce ancora sapere cosa significa essere un solista nell’ambito della musica, e ascolto interessato la visione di Pika ”...sinceramente da quando faccio il musicista per mestiere la cosa che mi manca di più è proprio il suonare. Quando abitavo a Villar Perosa ho passato dei periodi in cui suonavo con più di cinque gruppi, ovviamente in ognuno suonavo uno strumento diverso per complicarmi la vita, ma adoravo suonare, provare, perdevo intere giornate a imparare i brani, a cercarmi i suoni e così via. Purtroppo adesso lavorando ho pochissimo tempo libero che occupo facendo radio e muovendo i miei primi passi nel mondo del filmaking. Lasciamo quindi Pika alla sua nuova sfida, una webseries che sta girando a Pinerolo assieme ad un amico e al fratello. Si intitolerà Game of pawns orgogliosamente prodotta dalla “Compagnia dello scatolone” in onore del gioco creato per i due fratelli dal loro padre e con il quale hanno allietato i Natali in famiglia della loro infanzia. Quindi orecchie tese sulle onde di Radio Beckwith dove ogni sabato troviamo il nostro musicista con una dance selection che va in onda dalle 15 alle 16. E ovviamente un occhio a Facebook dove troviamo sia una pagina dedicata a Mr. Pika Palindromo che una dedicata alla Compagnia dello scatolone.


Visibili & Invisibili A cura di Chiara Perrone

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18esima giornata della memoria delle vittime di mafia

Anche quest’anno le parole di Don Luigi Ciotti risuonano forti e chiare e come un eco tornano ad occupare la nostra mente. Il suo discorso, tenuto a Firenze il 16 marzo, in occasione della 18esima giornata per la memoria e il ricordo delle vittime di mafia, vuole sottolineare come ricordare le vittime, vittime innocenti, è un dovere di tutti e non farlo significa “ucciderle una seconda volta. Egli ha anche illustrato la scelta di Firenze, come città dove si è svolta la manifestazione, queste sono state le sue parole:”Le ragioni sono tante. E’ innanzitutto la città sfregiata dalla strage di via Georgofili nella notte del 26 e 27 maggio 1993. Vittime del terrorismo mafioso, morirono cinque persone. Firenze è poi la città adottiva del grande Nino Caponnetto ‘padre’ del pool antimafia di Falcone e Borsellino. Il capoluogo toscano ha dato i natali a un altro valoroso magistrato, Pier Luigi Vigna, da poco scomparso, nonché al giudice Gabriele Chelazzi che ha lavorato tanto su via dei Georgofili e al quale si devono molti dei risultati dell’inchiesta. Ma la scelta di Firenze ha

anche un valore simbolico, legato a ciò che evoca il nome Firenze nella mente e nel cuore degli italiani e del mondo intero. Firenze come sinonimo di quel Rinascimento che ha prodotto opere di raro ingegno e bellezza nell’ambito delle arti e della letteratura, della scienza e del pensiero politico. Ed è a questo significato che vuole associarsi anche la ‘nostra’ Firenze, tappa di un necessario Rinascimento morale, sociale, civile”. Poi il presidente di Libera ha affermato:” Le parole irresponsabili sono gravi, come quelle di chi dice che i magistrati sono peggio della mafia. Sono parole che uccidono una seconda volta le vittime delle mafie”. Secondo Ciotti questo tipo di parole “offendono e favoriscono le mafie. La mafia è una peste, chiamiamola con questo nome”. E, riferendosi alla necessità di un impegno fattivo da parte della politica nella lotta alla corruzione, contro l’usura, ha proseguito: “Bisogna avere il coraggio delle scelte scomode”. Ricordiamoci queste parole e non dimetichiamo le vittime delle stragi, “non uccidiamoli una seconda volta “!

Giovani,Tecnologia@Innovazioni

a cura di Greta Gontero

Lo scooter che diventa trolley Avete uno scooter? Problemi di parcheggio? Inquinate troppo? La risposta è una sola: Moveo! Ovvero il mezzo di trasporto ideale per chi vuole stare comodo e, allo stesso tempo, ama proteggere l’ambiente. Moveo è il primo scooter, ideato dalla mente ungherese del gruppo Antro, leggero, ecologico e ultra innovativo: dove sta la novità? Nella sua praticità, infatti può essere “parcheggiato” a casa o in ufficio dopo essere stato ripiegato su se stesso in due minuti soltanto. Con il peso di 25 kilogrammi e una velocità massima di 45 km/h, Moveo è stato pensato per un ambiente urbano, quindi per percorsi non troppo lunghi (la sua batteria resiste per 35 km) e la sua struttura pieghevole gli permette di “trasformarsi” in un comodo trolley trasportabile ovunque; si

eliminano così le difficoltà di trovare parcheggio. Bisogna ricordare che, grazie alla sua particolare forma, le parti sporche, come ruote o motore, non verranno mai a contatto con chi sposta il motorino. Per quanto riguarda la batteria, come detto in precedenza, dura per 35 km e si può ricaricare in un’ora sola. Ma la cosa più importante è che Moveo è ecologico e quindi non danneggia la natura… bisognerebbe solo più comprarlo! Questo per ora, però, non è ancora possibile, perché lo scooter entrerà in produzione il prossimo anno, con un costo che partirà da 2400 euro: ne vale la pena per l’ambiente e… per il dramma del parcheggio.

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società

Appunti di viaggio

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di Angelica Pons

per un bagno nella natura

Un’estate alle Galapagos/2 Se nei nostri boschi spogli si odono merli zufolare e i passeri s’affaccendano al nido, in un’altra parte del mondo le creature di Dio, del cielo e del mare, sfoggiano gli abiti dell’estate. Delle 300 specie di pesci che popolano le acque dell’arcipelago delle Galapagos, circa ¼ sono endemiche: codine gialle spiccano tra i turchesi ed i viola di pesci cardinale, chirurgo, angelo, luna, pulcinella, pagliaccio, pappagallo e arcobaleno! occhi giganti o labbrone da star, lutianidi e dentici rossi, squisitezze per le giocose otarie e non solo. Le iguane nuotano decise contro corrente pascolando tra le alghe. Non v’è traccia dello squalo martello, ma avvistiamo squali nutrice e aquile di mare. Nell’isola di Seymour vive in grandi colonie la Fregata magnificens. I maschi adulti, nero lucente, sfodereranno poi il gozzo rosso, gonfio come una borraccia, spalancando le ampie ali nere (apertura di 1,8-2,1 m, lunghezza media 102 cm) per sedurre le dame, dai fianchi e petto bianchi. La sula dai piedi azzurri (Sula nebouxii), della famiglia dei pellicani cormorani e fregate nidifica verso l’entroterra. Lunga circa 80 cm ha becco e piedi azzurro ciano, il corpo affusolato, adatto ai tuffi ed alla pesca acquatica. Sulla testolina una zazzeretta punk. La livrea è striata dall’alto dall’ambra al grigio, le ali tendenti al celeste. Accudisce i suoi 2 o 3 ovetti amorevolmente. I pulcini paiono ovatta. Le giovani coppie muovono con garbo le zampette palmate, abbassano la testolina ed alzano le ali: è il loro balletto amoroso!

Gabbiani di lava dagli occhi come Caronte nidificano sui bastioni, e convivono con le iguane senza problema. Granchi giganti zampettano, punteggiando gli scogli neri di arancione. A Bachas beach in una laguna argentea salata vive una colonia di fenicotteri: tutti con la testa sotto, scandagliano il fondale alla ricerca di gamberetti. La baia, come pure la successiva spiaggia di Mosquera, è bianca perché organica, fatta di briciole di crostacei e coralli secchi, bordata di rocce nero fumo, pochi arbusti verdi e palos santo. A Santa Fé, durante la passeggiata ci salta in testa un fringuello, arruffando le piume, 10-15 cm tutto compreso. Attirato dalle scritte gialle dei nostri cappelli becca deciso, mentre i nostri amici ridono e scattano foto! Qui lo snorkelling è differente: Mauro incontra le tartarughe, le galapagos. Lente? In acqua non lo sono affatto: quando pensi di averle raggiunte sono già lontane. Mi ero attardata a danzare con un’elegante manta. Si acquatta sul fondo sabbioso per attendere la preda, poi: gnam! si solleva in uno sbuffo lasciando un’impronta trapezoidale a ricordo del pranzo. A Suàrez si può osservare ballo di corteggiamento degli albatros, splendidi uccelli bianchi, cantati da Baudelaire, due linee nere a disegnar le ali, il corpo goffo in terra ma sublime in volo. Sono commoventi: incrociano i becchi gialli e si sfiorano con garbo. Tornano al luogo natìo per incontrare l’amore della loro vita ed insieme nidificare, dopo cinque o sei anni di esplorazione del mondo.


società

Andare al cinema di Andrea Obiso

alla rassegna del cinema

Educazione Siberiana

Regia: Gabriele Salvatores Attori: Arnas Fedaravicius, Vilius Tumalavicius, John Malkovich, Eleanor Tomlinson Negli anni immediatamente precedenti la caduta dell’Unione Sovietica in Moldavia, una comunità di criminali sopravvive grazie ad un ferreo codice comportamentale che negli anni ha dato vita a una vera e propria identità di cui essere orgogliosi. Il giovane Kolima (Arnas Fedaravicius) ed il suo amico Gagarin (Vilius Tumalavicius) ricevono gli insegnamenti necessari per crescere come onorevoli criminali siberiani dal nonno di Kolima, figura di riferimento di tutta la comunità, “nonno Kuzya” (John Malkovich). Con il passare degli anni però Gagarin verrà incarcerato durante uno dei piccoli furti che i giovani (attorno ai 12 anni) e la loro banda operano ai danni dell’esercito sovietico. Il carcere cambierà sia Gagarin che il suo rapporto con Kolima e con tutta la comunità siberiana a cui non sente più di appartenere. Le regole che ha imparato da bambino gli sembrano ora prive di senso e lo scontro con Kolima, ancora rispettoso della tradizione, appare inevitabile. Gabriele Salvatores ritorna dopo l’assai scialbo “Happy Family” (2010) prendendo come riferimento l’interessante libro di Nicolai Lilin (Educazione Siberiana), membro della comuntà descritta nel film e da tempo ormai residente a Cuneo (Lilin ha scritto il libro in italiano, in seguito è stato tradotto in molte lingue ma lo stesso autore ha vietato che fosse pubblicato in russo). La differenza fra libro e film appare lampante dal momento che le esigenze cinematografiche hanno inevitabilmente modificato parte delle sensazioni che traspaiono dai due lavori.

Nella pellicola infatti ad essere centrale non è la vita nella comunità criminale siberiana e le sue regole ma le vicende che coinvolgono i due protagonisti; entrando più nell’aspetto tecnico da notare la bella performance di entrambi gli attori principali, stesso discorso può essere fatto per la giovane Eleanor Tomlinson, nel ruolo di una ragazza con problemi mentali che gode della protezione di tutta la comunità. Le componenti tecniche sono ben curate e tutto il lavoro appare di qualità, è poca tuttavia la capacità della pellicola di trasmettere verità e tramite essa permettere allo spettatore di immergersi totalmente nella storia, la responsabilità probabilmente è da ricercare nelle ambientazioni interne e nella fotografia, le quali appaiono poco veritiere. Per il resto la sapiente regia di Salvatores valorizza al massimo le capacità degli attori, come sempre John Malkovich è una garanzia anche se il personaggio di nonno Kuzya non risulta così centrale come promesso. In conclusione un buon film ma nulla più, peccato per un regista che ci ha regalato, negli anni, tante emozioni.

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primo piano

Idee e territorio

Mappa eco-solidale del Pinerolese Di cosa si tratta? L’idea è realizzare una mappa fisica del Pinerolese eco–solidale, cioè una vera e propria carta geografica che riporti le realtà virtuose – associative e profit – presenti sul nostro territorio, indicando a margine i loro indirizzi e una breve descrizione della loro attività. Lo scopo è quello di offrire agli abitanti e ai visitatori del pinerolese la possibilità di conoscere meglio tali esperienze, favorendone in tal modo il sostegno economico attraverso scelte consapevoli da parte dei cittadini. L’obiettivo generale L’obiettivo generale del progetto è quello di avviare sinergie, reti e collaborazioni – anche ma non solo di tipo economico – tra i vari soggetti coinvolti in un processo di costruzione di relazioni, che può definirsi “dell’economia eco–solidale”, un’economia cioè più attenta alle persone e meno orientata al mero profitto: favorendo l’instaurarsi ed il diffondersi di relazioni sociali ed economiche fondate sulla cooperazione e la partecipazione in cui coinvolgere sempre nuovi soggetti; promuovendo la legalità e contrastando lo sviluppo di economie criminali; adoperandosi per un continuo miglioramento della propria realtà rispetto alle tematiche dell’ambiente, della legalità e della comunicazione trasparente. Chi può rientrare nella mappa Produttori, gas, soggetti della finanza etica, piccoli esercenti, artigiani, cooperative sociali, Bed&Breakfast, agriturismi, bar e ristoranti, librerie, cinema, teatri, associazioni e amministrazioni pubbliche in quanto istituzioni promotrici di sviluppo locale. Come aderire I partecipanti saranno coinvolti nella realizzazione della mappa che prevede un percorso comune ed un loro attivo coinvolgimento: condivisione di alcuni momenti di formazione/informazione/condivisione dei principi dell’economia solidale in funzione della costruzione della mappa. sottoscrizione di alcuni principi di base, per potersi riconoscere quali soggetti motivati a muoversi verso una prospettiva eco-solidale. Informazioni Per qualsiasi informazione scrivete a gaspinerolostranamore@gmail.com oppure telefonate ai seguenti numeri 3356752257 (Paolo) o 3384236721

(Alessandra),3331777030 (Daniele) oppure visitate i siti www.gaspinerolostranamore.it o www. pensierinpiazza.it o la pagina FB Aspe2012. - Il gruppo promotore Mappa PROPOSTA DI PRINCIPI BASE PER L’ ADESIONE ALLA MAPPA ECO-SOLIDALE 1. Persone e relazioni Mettere al centro degli scambi le persone e le relazioni, con rapporti fondati su reciprocità, cooperazione e fiducia, valorizzando le specificità di ciascuna realtà e coinvolgendo nuovi soggetti che possano arricchire la rete di economia eco-solidale. 2. Equità e trasparenza Sviluppare processi di filiera corta, in cui il produttore e il consumatore si avvicinano, e in cui il prezzo finale sia sostenibile per tutti i soggetti della filiera. Promuovere legalità e giustizia attraverso l’onestà, anche al fine di contrastare lo sviluppo di economie criminali. 3. Benessere dei lavoratori Sostenere il benessere dei lavoratori, tutelando i diritti umani, civili, sociali e sindacali di quanti partecipano al ciclo economico e partecipando a occasioni di formazione, tutelando le persone più fragili, sostenendo l’inclusione sociale. 4. Tutela dell’ambiente Rispettare e tutelare l’ambiente, gli animali ed i tempi della natura, riducendo l’impatto ambientale del proprio stile di produzione e consumo. Valutare regolarmente l’ecosolidarietà del proprio sistema lavorativo adottando e divulgando la strategia rifiuti zero, la raccolta differenziata, pratiche di riuso e riciclo, utilizzando tecnologie a basso consumo energetico e fonti rinnovabili, impegnandosi nella ricerca continua di innovazione eco-sostenibile. 5.Comunicazione Condividere e diffondere informazioni, conoscenze e pratiche relative alle tematiche di economia eco-solidale, come occasione e strumento per sviluppare relazioni sociali, politiche, comunicative ed economiche e per stimolare la cittadinanza a svolgere un ruolo attivo verso un’economia ed una società eco-solidale. Porre attenzione ai prodotti e alla loro storia e incoraggiare l’insegnamento dei mestieri, salvaguardando tradizioni e stimolando lo scambio tra culture.

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Sono a m i c i d i P i n e r o l o I n D i a l o g o

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