MPN ottobre 2009

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Anno III n. 9 - Ottobre 2009 - spedizione A. P. Art. 2 Comma 20/C Legge 662/96 - Filiale di Macerata - Taxe Perçue - PERIODICO EDITO DA MULTIRADIO Autor. Trib. di Macerata n.466/07 del 23 Aprile 2007 - Direttore Responsabile: Roberto Scorcella - Progetto grafico: K-Brush Tolentino - Stampa: Tipografia San Giuseppe

UNO SCHINDLER DI NOME TULLIO

LA CITTÀ INDUSTRIALE STA CAMBIANDO. SERVONO ALTRE PROSPETTIVE Ermanno Pupo parla della situazione economica e occupazionale a Tolentino Ermanno Pupo, 69 anni, è tolentinate doc. Ha frequentato il liceo classico "Filelfo" e si è laureato in Giurisprudenza alla Sapienza di Roma. Ha iniziato a lavorare nell'Associazione Industriali della quale è direttore dal 1976 al 1995. Ha fatto parte di numerosi organismi a livello provinciale. Nel 1995 è stato eletto consigliere regionale nelle liste di Forza Italia fino al 2000, quando non si è ricandidato. Nel 2002 è entrato nel consiglio d'amministrazione del Mediocredito Fondiario di cui è stato presidente fino al 2005. E' stato vicepresidente di Focus, il fondo chiuso d'investimento di Banca delle Marche, e vicepresidente della Quadrilatero spa. Dal 2004 al 2007 è stato direttore generale di Confindustria Marche. Ha ricoperto molte posizioni in organismi pubblici e privati, fra cui Poltrona Frau.

di Enzo Calcaterra Il 16 settembre scorso lo Yad Vashem, Ente Israeliano per la Commemorazione dei Martiri ed Eroi dell’Olocausto, e il riconoscimento di quanti salvarono la vita ad Ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale, ha consegnato ai familiari di Tullio Colsalvatico, camporotondese di nascita e tolentinate di adozione, la medaglia di “Giusto fra le Nazioni”. La ceri monia, solenne quanto partecipata, si è svolta in Comune alla presenza di cittadini, autorità, rappresentanze di Provincia e Regione. Di lui si conoscevano lo scrittore, il poeta, l'infaticabile promotore culturale, le amicizie con personalità illustri italiane e internazionali. Molto meno si sapeva su quanto il suo ruolo di coordinatore di una rete clandestina fosse stato importante, tra il ‘43 e il ‘44, nel territorio di Fiastra. Decine e decine di militari e civili furono nascosti, protetti, nutriti, durante il difficile periodo dell'occupazione nazi-fascista. Quasi nessuno era invece al corrente di ciò che aveva fatto, a rischio della propria vita, con la collaborazione dell’intera popolazione, per salvare da deportazione e morte sicura 40 civili ebrei di ogni età, che il quel periodo si trovavano in zona. Perché quel silenzio? “Non vuole che se ne parli”, si disse sempre. Colsalvatico tacque per modestia, stile di vita, nella convinzione di aver fatto ciò che chiunque al suo posto avrebbe fatto. Ma ora, finalmente, possiamo e dobbiamo parlarne. Soprattutto di questi tempi, in cui il clamore di azioni meschine copre sempre più spesso (troppo) il silenzio di gesti che testimoniano la dignità e il coraggio dei veri uomini.

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anno III n°9 - ottobre 2009

La situazione difficile che sta attraversando l'economia, in modo particolare quella maceratese e tolentinate, è al centro dell'intervista che abbiamo realizzato con il dottor Ermanno Pupo, esperto di questo settore. Come sta andando la nostra economia? "I nostri imprenditori nelle Marche, in provincia di Macerata, a Tolentino, sono stati bravissimi, insieme alle maestranze, nel prodotto e nella capacità di venderlo. Però siamo piccoli e siamo a costi crescenti. Quindi, tutto il manifatturiero, che rappresenta il 70 per cento della nostra produzione, è in grande difficoltà perchè sul mercato mondiale si sono trovati dei competitor con costi di produzione in genere incredibilmente diversi dai nostri. C'è tutto un riposizionamento, una modifica delle capacità produttive, un mix fra merce che si fa qui e merce che si fa fuori. La situazione è pesante e siamo in difficoltà. I bilanci 2009 saranno pesanti. Uno dei volani per superare questo momento potrebbe essere l'afflusso di capitali di rischio o comunque capitali a credito, ovvero quelli delle banche. E qui, fatte salve le banche locali, le grandi banche hanno tirato i remi in barca e non fanno più i banchieri". E Tolentino? "Tolentino, secondo me, non so se in maniera consapevole o casuale, cento anni fa scelse di divenire una città industriale. Quando qualcuno con grande lungimiranza fece la prima centrale di produzione di energia elettrica, da lì nacque la Tolentino industriale. Su questo la città degli ultimi cento anni è cresciuta e prosperata. Non c'è stato nessun interesse per altri aspetti come

potrebbe essere, ad esempio, quello turistico. La nostra Basilica, rispetto a Cascia, potrebbe tranquillamente sviluppare turismo. Ma nessuno ci ha mai pensato. Non c'è un negozio che vende souvenir, a Cascia cento negozi con bar e ristoranti, tutti a servizio dei pellegrini. A Tolentino lasciamo i turisti, che in genere sono anziani, sotto le mura, gli facciamo fare 500 metri di salita ripidissima così arrivano mezzi morti e in piazza San Nicola casualmente c'è un bar. Quindi, abbiamo scelto di essere città industriale. Negli anni che vanno dal '65 all'altro ieri ci sono state delle situazioni che ci hanno agevolato e i nuovi stabilimenti sono arrivati in quegli anni. A Tolentino c'era un gruppo industriale secondo solo a quello Merloni nelle Marche. Dall'85-'86 in poi è successo qualcosa di preoccupante che nessuno di noi ha capito subito: il fatto che un'azienda non è costituita solo dal capannone. L'impresa è costituita dall'imprenditore, quadri di collaborazione, maestranze, collaboratori esterni, subfornitori, terzisti. Tolentino aveva, specialmente nella lavorazione della pelle, un distretto industriale eccellente. Oggi succede che le grandi aziende tolentinati, a parte due, non sono più aziende tolentinati ma capannoni industriali in cui continuano ad esserci aliquote di bravissimi operai e tecnici, ma non c'è più l'imprenditore che adesso sta a Bergamo, Treviso, Milano, non ci sono più i quadri, non ci sono più i professionisti esterni, non ci sono più i terzisti. Gli operai guadagnano quel poco che serve a malapena ad arrivare a fine mese, ma non c'è più la ricchezza, non c'è chi dà la

spinta al commercio, non c'è la capacità di crescita. L'ultimo grande rischio è che se l'imprenditore non è legato al territorio, se ne va altrove una volta ammortizzati i costi. Qui abbiamo due situazioni dramamtiche legate a due marchi straordinari: Nazareno Gabrielli era, fino a qualche anno fa, superiore anche a Gucci nella pelletteria; Poltrona Frau in Italia era il quarto o il quinto dopo la Coca Cola e la Ferrari. Se la governance viene spostata, si rischia seriamente". Cosa si può fare? "Si potrebbe dare vita a un fondo pubblicoprivato per intervenire nelle situazioni difficili e con le persone giuste far rimanere il cervello delle aziende nelle Marche. Questa soluzione doveva essere attuata almeno cinque anni fa, ma nessuno di noi se ne è reso conto. I figli degli imprenditori, in gran parte, non assomigliano ai padri. Sono stati abituati troppo bene da ragazzi perchè negli anni ricchi era facile trovare un ventenne in Porsche. Fare l'imprenditore è lacrime, sudore e sangue ma anche risultati positivi ma c'è da lavorare. Mi sembra che negli ultimi tempi non ci fossero molti figli di imprenditori desiderosi di seguire le orme dei padri. Adesso noto un rinnovato stimolo, preparazioni culturalmente giuste, quindi bisognerebbe creare un ambiente favorevole all'intraprendere. E qui serve l'intervento del potere pubblico riducendo innanzitutto il carico fiscale sulle aziende. Poi, bisogna mettere a disposizione delle imprese le infrastrutture, puntare sulla formazione e un pronto utilizzo dei fondi comunitari".

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ElleaElle 30 anni di successi

La ElleaElle opera da 30 anni nel campo della progettazione e realizzazione di infissi in legno. I titolari dell'azienda sono Gabriele Gentili, Paolo Lambertucci, Tarcisio Cimarelli, Giovanni Rosati e Claudio Lambertucci. Dal 1979 a oggi, da piccola realtà artigiana, si è trasformata grazie all'impegno e alla passione per il proprio lavoro in una azienda affermata e all'avanguardia. Sempre pronta ad investire nella tecnologia e nelle risorse umane, la ElleaElle si è distinta per l'eccellenza della sua produzione: finestre in legno o miste (legno alluminio o legno bronzo), finestre per edifici ad alto risparmio energetico come le Case clima e le Case passive; e poi ancora oscuranti e portoni in legno, infissi in alluminio o PVC, porte per interno, porte blindate, porte garage ed accessori per la casa di altri prestigiosi marchi. Prodotti che garantiscono la permeabilità all'aria, l'isolamento acustico e la resistenza agli agenti atmosferici. Un continuo processo di crescita quello della ElleaElle che premia

la missione aziendale “Non la quantità, ma la qualità dei prodotti e del servizio al cliente” e che ha permesso alla ditta di soddisfare le più disparate richieste, tutte all'insegna dell'eccellenza delle lavorazioni, ottenute anche grazie a ricerche e lavorazioni particolari, irraggiungibili con le tecniche convenzionali. La ElleaElle, nelle sue due specifiche divisioni - la ElleaElle snc, rivolta al mercato nazionale ed internazionale attraverso una rete di rivenditori specializzati, e la ElleaElle Business, rivolta a privati e a studi tecnici di architettura ed ingegneria, nata nel 2004 per offrire assistenza nella scelta e nell'installazione di prodotti per la casa - forniscono un servizio completo in tutte le fasi, dalla scelta all'assistenza post vendita. Grazie alla sinergia delle due aziende in questo ultimo periodo l'azienda è diventata fornitore ufficiale sia della Lega Nazionale Dilettanti (calcio) e sia del Coni Servizi diventando azienda partner. Per quanto riguarda la Lega Nazionale è stato recentemente ultimato il restauro della sede centrale a Roma presso il piazzale Flaminio sostituendo tutti gli infissi, per il coni è appena iniziato il rapporto che si evolverà oltre alla ristrutturazioni dei vecchi edifici a progettazioni di infissi per nuove strutture ricettive e sportive. L'eccellenza dei prodotti ElleaElle e l'impegno verso l'ambiente sono comprovati dalle certificazioni Iso 9001 ed Iso 14001.

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Sabotati i lavori sul Ponte di Mancinella e la città sarà spaccata in due Dopo due anni sono iniziati i lavori al Ponte di Mancinella... ma solo per tre giorni. E saranno lavori che causeranno una lunga serie di disagi a chi abita nella zona Ovest della città, visto che sarà istituito il senso unico di marcia in direzione viale Buozzi. Ma andiamo per ordine e vediamo cosa è successo nei giorni scorsi. Il 31 agosto c'è stata la consegna definitiva del cantiere. Il 7 settembre sono materialmente iniziati i lavori, ma il 9 il direttore dei lavori, ing. Michele Cruciani, decide di sospenderli. Perchè? Cosa è successo nel frattempo, tanto da provocare un esposto ai carabinieri? Già dopo i primi giorni di lavoro l'impresa ha riferito verbalmente al direttore dei lavori e all'assessore Goffredo Nobili di ripetute illazioni, esercitate da uno specifico soggetto, in merito alle condizioni di sicurezza del cantiere. Il 09 settembre, come detto, si è reso necessario ordinare la sospensione dei lavori per l'impossibilità di accedere all'area sottostante il Ponte di Mancinella (fondo intercluso). L'accesso può compiersi solo attraverso il passaggio su di un fondo adiacente intestato ad una società di Macerata. Questa facoltà viene garantita dal codice civile ed esercitata in forza della Sentenza del Tribunale di Macerata n°1755/2009 del 31 luglio 2009, che, però, è risultato impossibile notificare, attraverso l'Ufficiale Giudiziario, al legale rappresentante della società maceratese. Così, si è provveduto a chiudere il cantiere ed, in esito ad una specifica Conferenza dei Servizi, il Comando dei Vigili Urbani ha effettuato la documentazione fotografica dello stato di consistenza del cantiere e delle aree ad esso limitrofe. Il 19 settembre il direttore dei lavori riceve una lettera anonima dove viene invitato ad accertare la

regolarità delle maestranze impiegate in cantiere e si denunciano le precarie condizioni di sicurezza dello stesso. Si tratta di illazioni che non corrispondono assolutamente a verità. Il 24 settembre viene manomessa la chiusura di accesso laterale al cantiere, tale da consentire l'entrata dei pedoni in un'area pericolosissima del cantiere, priva di marciapiede, e vengono avvisati i Carabinieri che a loro volta segnalano al competente servizio Asur la necessità di un'ispezione urgente. Gli Ufficiali di Polizia Giudiziaria del Servizio Prevenzione e Sicurezza Ambienti di Lavoro controllano accuratamente le circostanze, lo stato del cantiere, le autorizzazioni e i Piani della Sicurezza. Non ravvisano irregolarità, ma impartiscono la disposizione di consolidare gli accessi laterali della recinzione di cantiere (che erano stati divelti) e di migliorare la

segnaletica per aumentare la visibilità del cantiere al traffico veicolare. La successione degli eventi è piuttosto inquietante e le azioni di manomissione avrebbero potuto portare a conseguenze gravissime. Determinano, infatti, un grave pericolo per la pubblica incolumità e, sembrerebbero apparire come parte di un disegno organico volto al sabotaggio del cantiere. E allora, chi non vuole che vengano realizzati i lavori sul Ponte di Mancinella? La conseguenza logica è che, mentre in un primo momento si era deciso di procedere a un senso unico alternato, ora per aumentare la sicurezza si procederà a senso unico spaccando letteralmente la città in due tronconi per almeno quattro-cinque mesi. Non è dietrologia pensare che se fosse stato realizzato il famoso attraversamento del Fosso Troiano, oggi tutti questi problemi non esisterebbero.

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IO CITTADINO

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Ciao, sono una tolentinate di 33 anni “infelicemente disoccupata” e che ha perso il sorriso da tempo. Volevo solo ringraziare il Vostro Direttore per ciò che ha risposto in due articoli pubblicati nell'ultimo numero di “Mutiradio Press News”: il primo, riguardante la risposta data alla signora nell'articolo "Questione di coscienza". Il secondo, invece, riguardante la risposta data alla ragazza che parla della questione Biennale. Ho letto entrambi gli articoli con molto interesse e concordo nel primo sia con la Signora che con il Direttore e nel secondo con tutto ciò che dice il Direttore, forse perchè mi sento parte in causa visto che sono componente di quella schiera di Tolentinati che hanno perso il lavoro e che ora si ritrovano con il “Nulla” in mano e senza prospettive per il futuro. Mi chiedo: anche se amo la mia città, cosa dobbiamo fare per continuare a "campare", forse dovremmo,come la ragazza che ha scritto l'articolo,"migrare verso la capitale" non per specializzaci, come ha fatto lei, ma semplicemente per poter continuare a vivere, visto che questa città non te ne dà più l'opportunità, lavorativamente parlando? Grazie a “Multiradio Press News” giornale a mio avviso molto interessante, concreto e ancora ... libero.

T.L. La pubblicazione di questa lettera non è autocelebrazione o narcisismo. È la dimostrazione che è possibile aprire un dialogo sul futuro della nostra Città. Noi ci crediamo fortemente, altrimenti non saremmo ancora qui a batterci per questo. E ci saremo finchè avremo il sostegno determinante di chi vorrà ancora “combattere” insieme a noi questa “battaglia”. r.s. Sono una ancor "libera cittadina" di Tolentino e sono allibita dal vostro titolo "molto rumore per nulla" relativamente all'obbrobrio costruito nel parco. La cosiddetta voglia di investire non può travalicare la decenza, perchè lì nel bel mezzo di un quasi unico spazio verde rimasto a Tolentino si è perpetrato uno scempio. Vogliamo costruire case sui campi da pallone ancora rimasti? Sulle aiuole? Basta. Questi politicanti allo sbaraglio ci hanno stufato. All'inizio della costruzione, quando si è giustamente sollevato il vespaio popolare hanno pubblicato una lettera sul sito della provincia dove, quasi a voler chiedere scusa della "cavolata" (per non dire altro) fatta si chiedeva ai cittadini un'idea per migliorare la situazione. Da una parte piangevano e intanto i lavori continuavano indisturbati come abbiamo tutti potuto vedere. Falsi, bugiardi all'ennesima potenza vergognatevi. Basta coi soprusi tanto poi tutti dimenticano. No. Qui non si può dimenticare. Di negozi vuoti da affittare vicino al parco per aprire un'attività ce ne sono quanti ne volete, perchè deturpare un parco e poi proprio al centro di un bello spazio verde. E lo spazio già cementificato dove giace morta una vasca inutilizzata non poteva essere quella la base per la nuova struttura? Troppo difficile arrivarci per menti limitate come quelle che ci governano. Ricordate, non tutti dimenticano e oltretutto pubblicate cortesemente i costi sostenuti, a carico di chi sono stati fatti e qual'è l'affitto micro che il Comune andrà ad incassare a scapito di tutta la collettività. Non bastano due giochi in più

o due panchine nuove a farci dimenticare. La prossima volta che qualcuno sperpererà a scapito di tutti, invito tutta la cittadinanza a manifestare tutti i giorni sotto il Comune. Vediamo poi se si svegliano. Bell'esempio di partecipazione popolare. Brava la Cimarelli, tanto fumo e poco arrosto... M.M. Gentile lettrice, condivido quasi in toto la sua lettera e per questo non capisco come mai sia rimasta allibita dal titolo dell'articolo. Siamo stati gli unici a tornare su questo argomento, dimenticato dal mondo politico che pure prima aveva lanciato strali da destra a sinistra. "Molto rumore per nulla" stava a significare proprio questo: articoli di giornale, minacce di esposti alla Procura, manifestazioni e quant'altro. A cosa sono servite? A nulla. Si è urlato tanto per non ottenere nessun risultato e far cadere la vicenda nel dimenticatoio. A differenza Sua, però, io un distinguo lo voglio fare. Io non me la prendo con chi ha la sola "colpa" di voler lavorare. E poi, signora, parliamoci chiaramente. Io, il giorno in cui è stata promossa la manifestazione al parco contro la costruzione della pizzeria c'ero. In totale ci saranno state una ventina di persone, segnale evidente che la gente, insieme alla politica, sostanzialmente se n'è fregata con buona pace di chi ha consentito che questo scempio venisse perpetrato. r.s.

NOTA: LE LETTERE INVIATE VENGONO PUBBLICATE INTEGRALMENTE. LA SCELTA DEL MATERIALE INVIATO È A DISCREZIONE DELLA REDAZIONE. LE LETTERE RICEVUTE VENGONO CONSERVATE NELL’ARCHIVIO CARTACEO ED INFORMATICO DI MULTIRADIO PRESS NEWS E NON VENGONO RESTITUITE.

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IO CITTADINO

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Caro Direttore, le scrivo in proposito alla lettera pubblicata nel numero di settembre di Press News sul caso della cagnetta Cipollina. Le dico la verità, a me e alla mia famiglia le parole ipocrite e taglienti di quella "gentile signora" dal cuore di pietra, hanno proprio disgustato. Inutile nascondersi dietro tanta diplomazia, si capisce chiaramente chi c'è dietro: una persona arida, indifferente, di cattivo esempio per chi si sarà fatto confondere ed ammaliare dal modo così educato di esprimersi. Vorrei sputare tutto il mio disprezzo, ma mi dilungherei troppo. Mi limiterò a domandarmi alcune cose di cui purtroppo non avrò mai risposte. Quei poveri cani che hanno vissuto con lei, con quanta indifferenza saranno stati trattati? Quanta beneficenza e quanto tempo dedica questa signora ai bambini poveri dell'Africa? Quando ha visto quei vecchietti rovistare dentro l'immondizia, ha pensato di invitarli a casa propria a mangiare, a stendere almeno loro qualche auro, ad indirizzarli nelle apposite strutture (Caritas, Sermit)? E lei come avrebbe gestito il caso Cipollina, l'avrebbe soppressa? Certamente non è una persona credente, Dio chiede che si amino, aiutino e rispettino tutte le sue creature e forme di vita. Ma siamo arrivati al punto che non si ha mai tempo di fare niente, ma lo si ha per prendere carta e penna e criticare platealmente, cercando di coinvolgere altri, un atto di amore e pietà? Il bene è sempre bene, che sia fatto a un essere umano, un animale, una pianta! Il bene va elogiato e non criticato. Caro direttore, è questa la risposta che mi aspettavo da lei. Di sicuro non mi pubblicherà, d'altronde ha dato voce e credito a quella persona e non può condividere me. Volevo solo esprimere il mio disappunto anche a nome di altri persone con cui ho avuto modo di parlare a tale proposito. P.S.: a scanso di equivoci, non sono una persona coinvolta nel caso Cipollina, ma una mamma che vuole educare i suoi figli al rispetto della vita. Una Tolentinate

Gentile signora G.E., vorrei innanzitutto proporle un semplice ragionamento: ammettiamo che uno dei suoi amati cani avesse contratto la stessa malattia di Cipollina, lei cosa avrebbe fatto? Lo avrebbe lasciato morire? Oppure avrebbe fatto il possibile per curarlo in una struttura idonea (clinica veterinaria) mettendo in atto tutte le terapie prescritte (tra cui anche la fisioterapia) magari sostenendo anche una spesa importante? Propendo per la seconda ipotesi. Ma in questo caso tutto regolare, niente da eccepire, nessuno l'avrebbe accusata di indecenza. mentre, invece, per la povera cagnetta del canile il discorso cambia, appunto perchè sola e abbandonata, doveva essere lasciata morire magari fra mille sofferenze e alla fine sarebbe stata una semplice carcassa di cane, da bruciare insieme a molte migliaia di altre, incolpevoli vittime di chi le ha vigliaccamente abbandonate. E' questo il suo senso di giustizia? Vorrei proporle un altro aspetto. Io posso comprendere e condividere il suo stato d'animo verso le persone più povere e bisognose, ma credo che il suo dissenso debba essere diretto altrove. A scorrere la sua lettera, verrebbe quasi da pensare che le piccole, infinitesimali risorse dedicate ai cani e agli animali in genere siano la causa fondamentale di tutta la miseria e disperazione del mondo. Lei condanna lo "spreco" avvenuto per curare un cane, ma ha considerato altri e ben più gravi sprechi che avvengono nella nostra ancora (nonostante tutto) ricca società? Ha provato a quantificare quanto si spenda per esibizionismo, snobismo, vanità, ottusa ostentazione di benessere? Secondo alcuni calcoli, con la cifra che spende un occidentale al giorno (di ceto medio) vivrebbero agevolmente, sempre quotidianamente, 25 africani oppure 17 indiani. Non crede che questo dato sia sufficiente a descrivere il nostro tenore di vita, a farci riflettere sui nostri piccoli/grandi sprechi? Vede signora, recriminare sulla pelle di una povera bestia agonizzante è come sparare sulla Croce Rossa, molto, molto facile, ma non altrettanto nobile. P.S.: ho sempre creduto che il direttore di un organo di informazione, aperto alle opinioni di tutti, debba mantenere (appunto in virtù del ruolo che occupa) una posizione imparziale ed equidistante dalle diverse parti. In questa circostanza sono stato smentito Moreno Pascucci Presidente associazione Amici di Fido

Sulla vicenda di Cipollina si è aperto questo interessante dibattito dove ognuno può trarre le proprie conclusioni. Proprio in virtù della pluralità di opinioni ho scelto di pubblicare anche la lettera della signora "Tolentinate" per quanto anonima. Si tratta di una eccezione alle regole di questo giornale che ho ritenuto doverosa per rendere ancora più completa la discussione. Un paio di doverose sottolineature personali. La prima riguarda il fatto che "ha dato voce e credito a quella persona e non può condividere me". Gentile signora, ho pubblicato quella lettera così come avevo pubblicato l'appello per Cipollina e così come pubblico la sua lettera. La forza di questo giornale è proprio quella di dare voce a tutti, quindi lei capirà che se avevo dato spazio a un'associazione per lanciare l'appello a favore di Cipollina, altrettanto dovevo fare verso una voce diversa. Sulla condivisione o meno, mi dispiace che si aspettasse una risposta diversa ma credo che, nella libertà di espressione e nel rispetto dell'altro, ognuno abbia il diritto di pensare con la propria testa. E qui arriviamo alla lettera del signor Pascucci che all'inizio chiede un improbabile "diritto di replica" alla lettera del mese scorso. L'art. 8 della legge sulla stampa 47/1948 stabilisce che “il direttore o, comunque, il responsabile è tenuto a fare inserire gratuitamente nel quotidiano o nel periodico o nell'agenzia di stampa le dichiarazioni o le rettifiche dei soggetti di cui siano state pubblicate immagini od ai quali siano stati attribuiti atti o pensieri o affermazioni da essi ritenuti lesivi della loro dignità o contrari a verità". E, fatto salvo il "reato di opinione" non siamo proprio in questo ambito. Ma, correttamente, ho deciso di pubblicare ugualmente la sua lettera per consentire a tutti di farsi un'idea propria su questa vicenda. Sono mortificato per aver distrutto la certezza del signor Pascucci sul fatto che "il direttore di un organo di informazione debba mantenere una posizione imparziale ed equidistante dalle parti". La mia imparzialità sta nel garantire, per quanto possibile, spazio a tutti e questa discussione ne è l'ennesima riprova. Ma non mi si chieda di rinunciare a ragionare con la mia testa e ad esprimere ciò che penso. Tanto per farle alcuni esempi, anche su queste colonne non ho mai nascosto le mie simpatie per la causa palestinese, la mia assoluta contrarietà alla guerra in Iraq e in Afghanistan, la mia avversione al modernismo. Sul caso Cipollina ho espresso un'idea che non voleva essere in alcun modo offensiva (se lo è stato me ne scuso). Ma, come io le do spazio e rispetto le sue idee, le chiedo di fare altrettanto con le mie, anche se non le condivide. Grazie. Roberto Scorcella

Con delibera di giunta 224 di settembre, l'Amministrazione Comunale affida all' Associazione Federculture di Roma, per un corrispettivo di € 1.500,00 al netto degli oneri di legge, l'esame di fattibilità per la realizzazione della Cittadella dello Sport in aree dove sono previste anche zone residenziali (di che tipo?) e attività commerciali (ancora!). Dal sito di Federculture si evince chiaramente che si tratta di associazione di gestione e non di semplice consulenza. . Inoltre risulta molto evidente che essa gestisce una sola attività sportiva e per di più a carattere dilettantistico: tutto il resto della sua attività riguarda quasi interamente il settore culturale. Non è processo alle intenzioni quindi presupporre che, qualora il progetto dovesse andare in porto, l'associazione stessa possa essere molto interessata alla gestione delle strutture: sarebbe un' aspirazione, del resto, del tutto legittima. Fermo restando che il confronto con realtà esterne è sempre auspicabile, ma davvero le molteplici associazioni sportive locali, la cui attività negli anni ha travalicato di molto i confini territoriali, non possono dare un contributo sostanziale al progetto ? Nella delibera si afferma che il progetto è complesso e che quindi occorre rapportarsi con esperti ritenuti più idonei. Ma la complessità non è sopraggiunta all'improvviso: si sapeva dall'inizio qual'era la posta in gioco. Allora chiedo: a che fine la giunta con propria deliberazione n. 94 del 24/04/2009 ha costituito un gruppo di lavoro composto dal Sindaco, dagli Assessori allo Sport, all'Urbanistica e ai Lavori Pubblici, con l'assistenza amministrativa del Vice Segretario dott. Pier Carlo Guglielmi, sapendo a priori che non si era in grado di procedere ad un complessivo esame come quello che la materia richiedeva? Se queste persone non hanno avuto modo di lavorarci, pazienza: ma se hanno provato e non c'è stato alcun approdo, allora sono stati tempo e soldi sprecati. Con il coinvolgimento di operatori locali forse potevamo avere qualcosa di concreto su cui ragionare e probabilmente senza spendere un euro. G. G.

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Terminal Nasce ad Ancona il primo Audi Terminal d’Italia. Una superficie di 10.000 metri quadrati di cui 4 mila coperti, progettata con accuratezza per valorizzare l’attività di vendita e massimizzare il servizio al cliente.

Il terminal, fortemente caratterizzato per le soluzioni architettoniche adottate, rappresenta una pietra miliare nella storia di successo di Audi e dei suoi concessionari più importanti.

Da segnalare il particolare rivestimento metallico esterno a rete, la parete interna sagomata a curva parabolica e l’uso generale del bianco e del grigio per esaltare gli spazi. In accordo con le politiche di sviluppo della casa madre, abbiamo percorso nel tempo tutti i suoi format: dall’edificio industriale prefabbricato classico “adattato”, all’Hangar ed ora il Terminal, che grazie anche al contributo esperenziale dei concessionari di tutto il mondo, diventerà il teatro ottimale per esaltare i valori e la dinamicità di un marchio di eccellenza. Domina Ancona assumerà a breve la denominazione di Audi Zentrum Ancona a sottolineare, se ce ne fosse bisogno, la perfetta sintonia e sinergia con la “Fabbrica”.

Domina S.p.a. Via Pirani, 2 60121 Ancona Tel. 071.2900000 r.a. Fax 071.2915007 info@audidomina.it


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IO CITTADINO Egregio direttore, sette anni fa entrava in vigore la “Bossi-Fini” con cui il Governo di allora assicurava la fine della immigrazione clandestina nel nostro Paese. Per partire da zero, promosse la più grande sanatoria della storia italica. Con questa sanatoria quasi 700mila clandestini regolarizzati (anche allora si chiamò emersione e non sanatoria per prendere in giro gli ingenui). Dopo sette anni (cinque governati dal centro destra e due dal centro sinistra) evidentemente la "Bossi-Fini" ha fallito, per il semplice motivo che di clandestini ce ne sono più di allora (si prevedono 300mila regolarizzazioni di sole badanti con datore di lavoro disponibile alla regolarizzazione). Il fallimento è nei numeri. Forse sarebbe necessario cambiare strada, scegliere con raziocinio e non con la pancia o addirittura con organi più in basso. Occorrerebbe prendere atto che: 1. stante la situazione demografica del nostro Paese, occorrono ogni anno dai 200 ai 300mila ingressi di persone in età di lavoro (appena pochi in meno in tempi di crisi); 2. la situazione demografica non muta rapidamente perché per fare un ventenne servono 20 anni e nove mesi (20 e sette mesi in alcuni casi, che nessuno si augura); 3. che l'attuale nostra legislazione impedisce di fatto l'ingresso regolare dei lavoratori: non esiste azienda o famiglia disposta ad assumere uno sconosciuto ed attenderlo dai 6 ai 24 mesi. Bisognerebbe cercare l'alleanza degli immigrati per costruire più legalità in questo che sarà anche il loro Paese, invece di rendere la loro vita sempre più stupidamente complicata e spingerli a considerare questo Paese non anche loro e nemico. Bisognerebbe occuparsi delle seconde generazioni ed evitare la loro segregazione. Un mio amico, un ingegnere magrebino, mi ha confessato così la sua amarezza: “Forse non ve lo diciamo, ma noi amiamo l'Italia, qui abbiamo trovato cose molto belle, cresciamo i nostri figli, sarà il loro Paese. Ora ci sentiamo non voluti, ma perché?"” Mi ricordo una frase di Tahar Ben Jelloun: Tra le cose che ci sono al mondo il razzismo è la meglio distribuita, Perché direttore? Con molta stima la saluto. Francesco Maria Mosconiu Accademico Tiberino

Caro dottor Mosconi, l'argomento è tremendamente scottante e attuale. Ma per semplicità riassumerei il tutto in un concetto: paura del diverso, etimologicamente sintetizzato dalla parola "xenofobia" (xenos, "estraneo, insolito" e phobos, "paura"). Per comprendere davvero chi è diverso da noi occorre che ci facciamo carico della sua sorte. Come? Guardando le nostre legge, i nostri tribunali, la nostra costituzione, il nostro Stato, la nostra patria dal di fuori, come stranieri a nostra volta. Solo allora possiamo capire in che senso i nostri valori possono essere per lo straniero una prigionia e i suoi possono essere per noi inaccettabili. Se questa operazione riesce, scrive Barbara Spinelli in Ricordati che eri straniero (Edizioni Oiqajon, Comunità di Bose): "Grazie allo straniero siamo portati a chiederci, forse per la prima volta, chi siamo che cosa vogliamo, da dove veniamo. E per effetto di questa domanda siamo portati a trasformarci". Del resto ogni volta che allontaniamo il problema della diversità, confermiamo la nostra paura del diverso, che è poi la paura di quel diverso che ciascuno di noi è per se stesso, e da cui ogni giorno strenuamente ci difendiamo per mantenere la nostra identità. Per questo parallelismo che esiste tra il diverso che ci abita e il diverso che incontriamo per strada, potremmo porci la domanda che Pier Aldo Rovatti si pone in La follia, in poche parole (Bompiani): "Dimmi chi sono per te i diversi e come li escludi, e ti dirò chi sei". Perché, invece di conoscerci attraverso tanti processi di interiorizzazione, a cui ci ha educato prima la religione e poi la psicologia, non percorriamo quell'altra strada che ci fa conoscere attraverso la relazione che abbiamo con gli altri. In fondo l'uomo è un "animale sociale". Così almeno diceva Aristotele. Ma che fine ha fatto questo aggettivo che caratterizza la condizione umana? Io ancora non l'ho scoperto. r.s.

NEWS Caro Scorcella, la ringrazio per aver pubblicato la mia lettera aperta, anche se forse dovrebbe essere lei a ringraziarmi perchè le ho offerto la possibilità di cavalcare di nuovo la polemica, senza offesa e con molta ironia, non mi fraintenda. Ci tenevo a ringraziarla e a un ultimo diritto di replica; facile rispondere con i numeri, i numeri impressionano sempre, resta il fatto che sugli sprechi siamo tutti daccordo, me compresa, se ci fosse il modo di risparmiare sarei la prima a gioirne, ma il problema è ancora più grave per due ordini di motivi: primo perchè il Tolentinate doc è quello che ama andarsi a lamentare in piazza, dando le spalle al comune (la comunicazione non verbale è importantissima e la dice lunga sugli individui),i savonaroliani della domenica per intederci, con tutto il rispetto per la grande figura politica e storica del Savonarola, gli equamente divisi tra "piagnoni" e "arrabbiati" , sempre prendendo spunto dalla società fiorentina dell'epoca, quelli che amano criticare senza mai proporre: la domanda è cosa vuole il cittadino tolentinate? Io, da cittadina, voglio meno "sicurezza" (nell'accezione attuale del termine, ossia meno mitra e meno ronde nelle strade) e più cultura. Il metro di misura di una società di virtuosi è la cultura e non giochi senza frontiere o la sagra di paese, quello è un contorno ma non caratterizza la città. Quello che caratterizza Tolentino oggi, fortunatamente, è la Biennale, per il mondo intero all'esterno il nome di questa città è associato a questa manifestazione, che lei lo voglia o no, ed è giusto continuare ad investire in essa, perchè lo dobbiamo alle future generazioni, poichè non tutte hanno il pallino del velinismo o del tronista, lo dobbiamo a tutti quei bimbi nati nella piccola provincia che sognano in grande e che sognano di far grande la propria città d'origine. Questo mi permette di collegarmi al secondo problema, se una manifestazione deve essere fatta, allora deve essere fatta bene e questo comporta un dispendio di risorse. Senza dubbio sarebbe meglio investire nell'avvicinare la Biennale ai cittadini, piuttosto che su Lippi presentatore, sottolineo che sugli sprechi mi trova daccordo. Tuttavia ribadisco che la Biennale, cade ogni due anni e il problema della scarsezza di eventi estivi si riproporrà di nuovo la prossima estate quindi perchè accanirsi tanto contro questa? Inoltre stiamo parlando di una manifestazione di un livello superiore che non può essere trattata alla stregua degli altri eventi da lei citati, non c'è paragone! Il deserto culturale che circonda giovani ed adulti è terrificante, è per questo che ritengo giusto battermi per questa causa, la Biennale è importante e occorre avvicinare i cittadini ad essa, evitando sprechi, ma tenendo sempre alto il profilo culturale che la caratterizza. Il problema non è la Biennale, il problema ha radici altrove, basta stravolgere questa prestigiosa iniziativa culturale ed usarla come capro espiatorio, e poi se mi permette, scusi se prospettandomisi davanti un futuro di precariato a vita con tutti gli annessi e connessi della questione, il dilemma di cosa fare il sabato sera d'estate non mi affligge più di tanto. Fine della questione, la ringrazio ancora e cordiali saluti. Ambra Ruggeri Ultimo capitolo della questione "Biennale", prima che diventi stucchevole per i lettori. Ringrazio nuovamente Ambra Ruggeri e ribadisco di riporre nelle sue idee il massimo rispetto. Ma non le condivido. Per prima cosa, posso garantire che parlare con i numeri non è così semplice, perlomeno materialmente, visto che occorre tempo per documentarsi. Ritengo che quello delle spese della Biennale rimanga il nodo cruciale. Ambra Ruggeri concorda sugli sprechi e credo che qui possiamo essere tutti d'accordo. Allora, senza dilungarmi troppo, non credo sia così umiliante per la Città se, risparmiando qualcosa dalla Biennale, d'estate in piazza, tanto per fare un esempio, una sera si organizzi una cocomerata o un concerto. Si diversificherebbe l'offerta a vantaggio di quella larga fascia di tolentinati per i quali la Biennale è troppo poco per riempire un'estate. Infine, che io lo voglia o no, fortunatamente credo che il nome di Tolentino nel mondo non sia legato particolarmente alla Biennale quanto a Poltrona Frau, Nazareno Gabrielli, Cromia, Arena, a un distretto laborioso e a maestranze la cui abilità e professionalità è unica. Non la consideri una bestemmia, Ambra, ma mi lasci dire che se potessi, in questo momento, baratterei molto volentieri la Biennale con il rilancio di questi marchi. Sono stati loro a creare benessere a Tolentino negli anni passati e a caratterizzare la nostra Città. E immagino che a lavorare dentro queste aziende ci siano i "Tolentinati doc", quelli che al termine di una giornata di lavoro vorrebbero "staccare" per qualche ora e trascorrere del tempo in spensieratezza. E la Biennale non può bastare. r.s.

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FRANA ALLADISCARICA DISCARICA FRANA ALLA

il preoccupantesilenzio silenzio bipartisan politica il preoccupante bipartisan delladella politica

Un mese fa aprivamo il nostro giornale con la notizia di una frana alla discarica in contrada Collina. Su questa vicenda, sotto diversi aspetti preoccupante per tutti i cittadini, è calata una cortina di incredibile silenzio da parte del mondo politico. Da destra a sinistra alle associazioni ambientaliste non c'è stato nessuno che abbia chiesto almeno delle delucidazioni sulla notizia appresa dalle colonne di questo periodico. Noi però, che politici fortunatamente non siamo, vogliamo saperne di più. E non ci sembra sufficiente la nota diramata dal Cosmari all'indomani della pubblicazione della notizia, dove si afferma tutto e il contrario di tutto. Così, per usare un termine con il quale siamo stati apostrofati nella nota di cui si parlava prima, siamo andati a "rubare" altre foto (venitemi a proibire di fotografare il panorama alla strada!) per vedere cosa stia succedendo. Ad oggi, dopo i lavori svolti, il movimento franoso sembrerebbe essersi assestato almeno momentaneamente. Ma finora cosa è successo? Visto che nessuno dal mondo politico lo ha fatto, allora ci proviamo noi: proponiamo una interrogazione mettendola a disposizione di chiunque, maggioranza o opposizione, voglia usarla per fare chiarezza e spiegare ai cittadini come stanno andando le cose nella discarica. Se nessun esponente politico vorrà utilizzarla, allora chiediamo, se possibile, che si risponda a noi, a nome di tutti i cittadini che vorranno aderire. Va doverosamente sottolineato, però, che proprio nei giorni in cui andiamo in stampa, il consigliere comunale di Gente Comune, Anna Cimarelli, unica fra tutti i consiglieri comunali, ha chiesto chiarimenti ufficiali su quanto successo. Di eventuali sviluppi parleremo nel prossimo numero. Intanto, questa sarebbe stata l'interrogazione proposta.

scivolamento a valle della discarica; che le opere, con particolare riferimento a quelle esterne alla discarica, non sembrano essere autorizzate e non è esposto il prescritto cartello informativo di cantiere; che i teli di protezione delle falde acquifere potrebbero essere già lesionati, anche a seguito di trivellazioni effettuate all'interno del corpo della discarica, anche per ricostruire i tubi di raccolta del percolato (come dichiarato dal Cosmari); che in seguito alla segnalazione da parte della stampa del fenomeno è stato emesso un comunicato stampa dal Cosmari che nega i fatti. Si chiede: se il profilo della discarica corrisponde a quello di progetto; se l'origine degli evidenti abbassamenti e fratture è dovuta a una frana del versante o, in alternativa, a un semplice assestamento del corpo della discarica (perchè in tal caso non sarebbero giustificabili i grandi lavori di contenimento che si stanno realizzando all'esterno dell'impianto); se si possono strappare i teli di protezione della falda in conseguenze dei fenomeni recentemente evidenziatisi; se tutte le tubature verticali, installate in sede di coltivazione nel corpo della discarica per i monitoraggi e i prelievi di legge, risultano tutte perfettamente integre; se le opere di trivellazione all'interno della discarica (che, come da comunicato del Cosmari, servono per la posa, fra l'altro, di "nuovi pozzi di raccolta del percolato") sono state previste nel progetto originario o se sono motivate da esigenze sopraggiunte (ad esempio la rottura per frana delle condotte originarie) e, inoltre, se le trivellazioni possono, loro malgrado, lesionare il telo di protezione, visto che il percolato si raccoglie sul fondo; Premesso: se i lavori esterni alla discarica, documentati e in corso di che da oltre un mese si stanno realizzando delle rilevanti realizzazione da oltre un mese, sono previsti nel progetto opere di movimento terra, sia all'interno che all'esterno originario e, se diversamente, in forza di quali autorizzadella discarica in contrada Collina; zioni; che sono evidenti dei dissesti nel corpo della discarica con se sia stata effettuata la prescritta e cogente verifica di deformazione degli abbancamenti, con fratture e con stabilità prevista dal D. Lgs. 36/2003 sia per il progetto

originario, sia per le nuove opere esterne in corso di realizzazione; se l'ente territorialmente competente (la Provincia) sia stato informato degli evidenti dissesti topografici in atto e, in tal caso, perchè non si sia provveduto, come previsto dall'art.12 comma 1, lett.C del D. Lgs. 36/2003, alla procedura di chiusura parziale. A questo punto, speriamo che qualcosa si muova.

STIAMO RICOSTRUENDO L’AQUILA

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Lu Spì Ciao Pè! Ciao Renà! Stavo penzenne tra me e me che fino a quarche tempu fa, a differenza de li paesi qui vicino, viniamo portati a esempiu per come eriamo organizzati, mentre adesso non c'è rmasto che viastimà. Eriamo tra le cento città d'Italia! A me lo dici? Io te do l'appuru e tu risponni a ste "litanie de li tulindinati" C'aiamo la staziò Non ce l'aimo più C'aiamo la Pretura non ce l'aimo più C'aiamo l'ente de lu turismu Non ce l'aimo più C'aiamo la scola 'rberghiera Non ce l'aimo più C'aiamo lu distaccamentu de l'università de Macerata Non ce l'aimo più C'aiamo l'ospedale Non ce l'aimo più C'aiamo la Nazareno Gabrielli Non ce l'aimo più C'aiamo la Poltrona Frau Me sa che tra poco non ce l'aimo più C'aiamo li Salesiani Non ce l'aimo più C'aiamo lu Politeama Piceno Non ce l'aimo più C'aiamo lu teatru Vaccaj Ce l'imo fumatu C'aimo una cosa che adè rmasta? Scì! L'ingrannimentu dell'ufficiu delle tasse! Spirimo che chidù non ce se porta via anche San Nicola cò tutti li frati! Ciao Pè! Ciao Renà!

Università delle Tre Età di Tolentino

UNITRE

XIX ANNO ACCADEMICO 2009/2010

Programma corsi Corsi accademici • L'ORIENTE TRA PRESENTE E PASSATO Storia - Antropologia - Arte - Religione • DA TOLENTINO AD ALTRI PAESI DI PROVINCIA Itinerari storico artistici con visite guidate • ANTROPOLOGIA Storia, testimonianze e protagonisti di antichi mestieri • STORIA DELL'ARTE Autori, scuole e correnti • DI LETTERATURA Una donna e altri animali (Autori, Temi, Interpretazioni) • EVENTI Porte aperte in collaborazione con la Biblioteca Filelfica. Arte - Attualità - Storia - Scienza - Cinema - Fotografia - Filosofia • INGLESE 1 Alfabetizzazione • INGLESE 2 Corso di base • SPAGNOLO 1 Corso di base • SPAGNOLO 2 Approfondimento • AMBIENTI VERDI I giardini contemporanei • RICETTE E PRODOTTI TIPICI NAZIONALE E INTERNAZIONALI Per conoscerli e gustarli

Laboratori COMPUTER 1 Alfabetizzazione informatica • COMPUTER 2 Elaborazione testi • COMPUTER 3 Reti, Internet, Sicurezza • GRAFOLOGIA 1 (20 posti) Elementi di tecnica e metodologia di base • FOTOGRAFIA (20 posti) Corso di base Elementi di ritratto fotografico • PITTURA (20 posti) L'interpretazione della realtà • PITTURA (20 posti) Elementi primari di tecniche pittoriche • CERAMICA 1 e 2 (20 posti) Tecniche di base. Modellare e decorare • DECORAZIONE (20 posti) Decorare su vari supporti • SCULTURA LIGNEA (6 posti) Tecniche di base • RESTAURO LIGNEO (10 posti) Tecniche di base • DORATURA DI SUPPORTI LIGNEI (10 posti) Tecniche di base • UNCINETTO e MACRAMÈ (10+10 posti) I preziosi del passato • BIGIOTTERIA E MONILI (6+8 posti) Creare con fantasia • MAGLIA (20 posti) Punti base con i ferri • GASTRONOMIA (20 posti) Dall'antipasto al dessert • GINNASTICA DOLCE Prevenzione, mantenimento, allenamento SEGRETERIA: Traversa San Catervo, 3 TOLENTINO - Tel. e Fax 0733.966056

Le iscrizioni sono protratte per fare fronte alle numerose richieste secondo gli orari di segreteria: mercoledì, giovedì e venerdì dalle 17.00 alle 19.30

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TOLENTI(BLASO)NATI NEWS

SEGNALI DI... FUMMO OTTOBRE A LEPANTO “Un dì, per piazze, strade e vicoletti/ mèta del mio solingo passeggiar,/ da volti fieri e con accenti schietti/ mi sentii d'improvviso apostrofar...” Tranquilli, non voglio parodiare Carducci. Solo che mi sarebbe piaciuto raccontare in versi quel che m'è successo mentre facevo uno dei miei giretti per il centro storico. Mi sentivo abbastanza soddisfatto per aver rievocato le gesta dei nostri antenati nobili. Senonché mi venne il dubbio di aver tralasciato qualcuno, nel sollevare lo sguardo su nomi di viuzze, strade e piazzette. Ma a quel punto un gruppetto di personaggi in abiti d'altri tempi mi si fece incontro con un atteggiamento tutt 'altro che cordiale. Eccolo, eccolo, lor signori! Un altro storico con la memoria a intermittenza! Calma, vostre eccellenze! Perché siete così ingrati verso chi ha cercato di far conoscere ai contemporanei nomi e gesta delle casate più illustri? Per una volta tanto che molti tolentinati non sono stati costretti a cercare vostre notizie tra biblioteche polverose e documenti incartapecoriti dal tempo! Caro il mio professore! Non ti sei accorto di aver lasciato fuori un bel po' di titolati, dopo che altri tuoi colleghi li avevano già imbalsamati nei loro mattoni illeggibili, che si ostinano a chiamare libri? Non sapremmo chi tra voi si sia più impegnato a farci dimenticare! Io ho fatto del mio meglio, considerato lo spazio e la necessità di scegliere in un oceano di notizie, molte delle quali di scarso interesse e importanza. Ma sono pronto a rimediare, per quel che potrò. A patto che la nostra conversazione miri al sodo e porti alla luce quel che merita veramente di essere ricordato. Comincerei da lei, che mi sembra il portavoce di questa bizzarra quanto comprensibile protesta. Vuol presentarsi? La mia è una famiglia, per l'appunto, di quelle che non si possono passare sotto silenzio. La via Accoramboni porta un nome che non dice praticamente nulla ai più. Parlerò io, Accorambono, per tutti. Siamo qui dal Duecento e ci siamo fatti ben sentire più volte! Altroché! Avete talmente amato Tolentino da non accontentarvi di dominarla: cercaste di possederla fino in fondo come una donna che vi dovesse appartenere per diritto! Almeno tre volte, se ricordo bene. È vero. Siamo stati Podestà di Macerata, Matelica, Gubbio, Siena e Firenze. Qui lo fui nel 1324, ma la città di Dante mi stava stretta. Parafrasando Cesare: “Meglio primo a Tolentino che secondo...”. Un vostro vizietto di famiglia, quello del colpo di Stato. Già nel 1250 eravate a Tolentino e solo quindici anni dopo tentaste di farvene padroni. Ma vi andò storta. Esatto. Fummo sconfitti e subimmo la confisca di tutti i beni. Ma torniamo al sottoscritto. Sinceramente, il dominio di Tolentino mi attraeva più della stessa carica di Podestà a Firenze. Così nel 1539 vi ritornai e organizzai un colpo di mano. Fui ucciso a furor di

di Enzo Calcaterra

popolo, perché i tolentinati erano tutt'altro che disposti a servirmi. E due! Ma l'appetito non vi mancava. Appena tre anni dopo, voi Accoramboni ci avete riprovato. Era la nostra ossessione, come una femmina da concupire. I miei eredi Berardo e Francesco tramarono una congiura con le principali famiglie per impadronirsi della città. Come andò? I nostri due rampolli raccolsero un bel po' di gente. Scorrazzando a piedi e a cavallo per le strade cittadine, gridavano: “Evviva i figli del signore Accorambono!” Funzionò? Macché! Il Rettore della Marca si precipitò qui con i suoi armati e stroncò la rivolta senza tanti complimenti. La misura fu colma. Per voi fu il colpo di grazia? Giusto. Noi e i nostri complici subimmo la confisca dei beni, l'esilio, la scomunica e dovemmo pagare multe salatissime. Ci andò di mezzo perfino il pievano della Chiesa di S. Maria, che aveva parteggiato per noi. Insomma, fu il tracollo, l'uscita di scena. Effettivamente, entrati nell'ombra da quel momento, vi trasferiste altrove e su di voi calò il silenzio. Gubbio fu una specie di vostra seconda patria. Proprio a Gubbio arrivò nel 1555 la proposta dei tolentinati di restituire i beni al nostro discendente in odore di cardinalato Fabio Accoramboni, se avesse accettato di farsi chiamare Cardinale di Tolentino. Ma non se ne fece nulla. Tra tutti i personaggi della vostra famiglia, ce n'è uno che meriti di essere ricordato? Senza dubbio Vittoria Accoramboni. Aveva sposato un nipote del futuro Sisto V, ma poco dopo rimase vedova: lo avevano assassinato. Sospettarono di lei, che fu arrestata e detenuta a Castel Sant’Angelo. Riconosciuta innocente, fu liberata. Ma non finì lì ... Nient’affatto. Quando sposò Paolo Girolamo Orsini, presunto mandante dei sicari del suo defunto marito, i sospetti ritornarono. Paolo morì avvelenato. Una specie di “vedova nera”, per così dire. Ma che non restò a lungo una “vedova allegra”. Infatti i parenti dell'Orsini, per mettere al sicuro la sua eredità, non misero di mezzo avvocati o codici. La fecero uccidere a Padova nel 1585 e Ia questione fu risolta alla maniera di quei tempi. Tempi di congiure, tradimenti e assassinî. Oggi cerchiamo di farlo (se ci riesce) con più stile e... scientificità. Bravi! Ma allora si dava la caccia ai colpevoli e li si puniva severamente. Senza guardare in faccia nessuno. Per esempio? In questo caso, tra gli amici degli Orsini e sospetti complici dell'assassinio fu tirato in ballo nientemeno che Francesco Filelfo, omonimo e nipote del celebre tolentinate. Che gli successe?

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Bazzecole! Fu condannato dal tribunale di Venezia a quindici anni di carcere, che allora non era un hotel. Scrisse un'autodifesa, cercò appoggi e ne ottenne anche nella sua città. Così Tolentino lo tirò fuori dai guai. Una storia da romanzo d'appendice! Ci sei andato molto vicino. Vittoria era poetessa e con le sue vicende offrì materia agli artisti. Allora, meritavamo un cenno nelle tue memorie? Faccio ammenda, Signor Accorambono. Ma vedo con lei altri nobili piuttosto agitati. Due, in particolare, sembrano alzare la voce più degli altri. Chi siete, signori? Volete presentarvi? Certo che sì, bel tomo di professore! Siamo Angelo e Nicola Orselli. Non ho molto spazio, signori miei. Perché varrebbe la pena ricordarvi? Che io sappia, vi hanno intitolato una stradina così stretta che due uomini vi passano a fatica. Un vicolo, un budello semibuio, vorrai dire! Va bene che noi abitavamo lì vicino, ma credo meritassimo di più che quel sentiero. Però avete dedicato una piazza a quel “capitano di sventura” che ci ha spesso maltrattato, da queste parti. Nicolò Piccinino, intendete? Una piazzetta, via! Ma pur sempre uno spazio decente. Gli Orselli provenivano da Camerino, però la gloria della nostra impresa ha onorato Tolentino, già da tempo per noi vera patria.

Ha un nome, codesta impresa? Lepanto! Noi c’eravamo, con altri nobili tolentinati come i fratelli Giovanni e Cristoforo Mauruzi. S’era di questi tempi, il 7 ottobre 1571. Ci guadagnammo il titolo di nobili sul campo, ma non l'immortalità. Hai un'idea di cosa sia stata quella battaglia? Sì e no. Ma mi e ci piacerebbe che la raccontaste. Da marchigiani, s’intende. Puoi contarci. Noi vegliamo da secoli su queste pietre. Basta solo che si faccia un po' di silenzio e le nostre infinite storie vi arriveranno diritte al cuore.

(1 - continua)


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OCCUPAZIONE: NUMERI PREOCCUPANTI PER TOLENTINO Intervista a Marco Ferracuti, Segretario Generale della Cisl di Macerata Siamo partiti dal caso più eclatante, quello di Poltrona Frau. Come e perché è nata la crisi? "Partiamo subito con una precisazione: Poltrona Frau non è un’azienda in crisi. Sicuramente il gruppo ha subito negli ultimi tempi un calo di fatturato e una flessione dei margini operativi di gestione, ma la situazione è tutt’altro che compromessa. Il punto è che, a prescindere dalla crisi, il management aveva già in mente un piano di razionalizzazione che coinvolge tutti e tre gli stabilimenti del gruppo, volto ad accorpare alcune funzioni e ad esternalizzarne altre. Queste operazioni, se anche riducessero nel breve termine alcuni costi di gestione, pregiudicheranno la qualità della produzione, vero punto di forza dell’azienda".

Per fare il punto sulla attuale situazione occupazionale a Tolentino abbiamo incontrato il segretario provinciale della Cisl, Marco Ferracuti. Il quadro che ne è uscito è piuttosto preoccupante.

Quali sono le richieste dei sindacati? Non c'è il rischio che, radicalizzando lo scontro, la situazione possa addirittura peggiorare? "Radicalizzare lo scontro non è nell’interesse di nessuno, tantomeno del sindacato e dei lavoratori che rappresentiamo. Il rischio più grave, piuttosto, è che questa vicenda possa costituire il preludio alla perdita del ruolo di azienda leader che Poltrona Frau svolge nel distretto pellettiero di Tolentino, innescando una spirale negativa che può portare

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ad una smobilitazione del distretto stesso. In ogni caso restiamo ottimisti e continuiamo a sperare che in sede di trattativa prevalga il buon senso e che vengano accolte le nostre richieste, che si riducono in sostanza in un deciso no ai licenziamenti. Se la razionalizzazione è inevitabile, che passi almeno attraverso l’uscita volontaria dei lavoratori che l’azienda ha stimato in esubero". Quella di Frau è una problematica purtroppo comune a tante altre piccole e medie imprese. Qual'è la situazione in generale a Tolentino? "La crisi c’è e si sente con forza. I numeri del resto parlano chiaro. Dei circa 2.000 licenziamenti registrati in Provincia di Macerata dall’inizio del 2009, 697 sono stati effettuati da aziende ubicate nel Comune di Tolentino. Senza contare i 381 lavoratori in coperti da un ammortizzatore sociale come la cassa integrazione comunque destinato alla scadenza, e i 200 lavoratori sospesi. Sono numeri davvero preoccupanti, che mettono una pesante ipoteca sul futuro di uno dei distretti manifatturieri più importanti della regione. Le ripercussioni sul territorio sarebbero pesanti, non solo in termini di redditi e consumi ma anche di capacità di tenuta della coesione sociale".


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NEWS Ma la crisi è veramente finita? Ne stiamo uscendo o, come si dice da più parti, qui da noi le conseguenze vere devono ancora farsi sentire? "Le grandi crisi sono sempre passate attraverso tre fasi. La finanza, da cui tutto ha avuto origine, è stata la prima ad essere colpita. A seguire è crollata la produzione di beni e servizi, rispetto alla quale proclami propagandistici cercano senza successo di mascherare una situazione ancora molto grave. Il terzo passaggio riguarda il mondo del lavoro, sul quale la crisi non ha ancora manifestato tutta la sua forza. Teniamo presente poi che una volta toccato il fondo la risalita potrebbe essere più lenta e difficile del previsto. Queste considerazioni ci spingono a ragionare su due diverse linee di azione. Sul breve periodo è necessario coinvolgere gli Enti locali, impegnandoli per mettere in campo tutte le risorse

Una battuta conclusiva... "Credo che lo sviluppo economico non sia sufficiente se non accompagna e sostiene anche quello sociale. Il benessere dei lavoratori non dipende solo dal livello dei salari ma anche dalla presenza sul territorio di un sistema efficiente di servizi socio assistenziali e sanitari con i quali rispondere ai cambiamenti della società. Il crollo della natalità, l’invecchiamento della popolazione e le modifiche nella struttura delle famiglie. Sono solo alcune delle dinamiche che sfidano la nostra capacità di modificare il sistema di welfare, da adattare ai nuovi bisogni sociali aumentando l’offerta di servizi per la prima infanzia, potenziando le misure di sostegno della non autosufficienza, e puntando su un sistema sanitario pubblico accessibile e di qualità".

finanziarie disponibili, da tradurre in misure di sostegno per il reddito dei lavoratori e delle loro famiglie. In prospettiva è invece indispensabile lavorate tutti insieme, istituzioni, imprese e forze sociali, per studiare strategie di largo respiro. Bisogna immaginare un distretto produttivo nuovo e più moderno, da riconvertire privilegiando la flessibilità e la capacità di reagire alle future crisi. Per questo è anche necessario confrontarsi su alcuni settori strategici come acqua, gas ed energie alternative. Anche qui, se non saremo in grado di recuperare competitività superando i particolarismi locali e favorendo gestioni associate, rischiamo di perdere il governo dei servizi. Le conseguenze per il nostro territorio sarebbero negative sia in termini di qualità dei servizi stessi, ma anche per il loro costo sui cittadini utenti".

DIPENDENTI FRAU A RIPOSO SOLIDALI CON I LORO EX COLLEGHI Ci sentiamo profondamente vicini ai colleghi di Poltrona Frau che da mesi stanno vivendo una situazione estremamente difficile. Alla luce di quanto accaduto negli ultimi giorni, riteniamo doveroso far sentire la nostra solidarietà perchè fondamentalmente ci sentiamo ancora parte integrante di quella grande famiglia che è stata per noi Poltrona Frau. Quello che sta succedendo oggi, infatti, avrebbe potuto coinvolgere direttamente anche noi se soltanto si fosse verificato qualche tempo fa. Abbiamo sempre vissuto il lavoro a Poltrona Frau con grande unità di intenti, con uno

spirito di squadra spesso lodato e invidiato, che è stato la grande forza di questa azienda nel corso degli anni. Fino a poco tempo fa, prima che arrivassero alcuni cambiamenti nel management, anche nei momenti di difficoltà si era sempre riusciti a trovare una soluzione interna, usando il buon senso e senza mai arrivare a situazioni di scontro. Oggi, invece, anche se è trascorso del tempo, sembra essere cambiato tutto e per questo esprimiamo ai tanti colleghi, con molti dei quali abbiamo condiviso anni e anni di lavoro, la nostra sincera solidarietà invitandoli a non mollare. Se

certe decisioni, infatti, dovessero prevalere sulle ragioni dei lavoratori, il nostro territorio rischierebbe seriamente di perdere un'azienda che nel corso degli anni è stata capofila di un intero distretto. Per quanto ci sarà possibile, saremo al fianco dei nostri colleghi giovani e meno giovani nelle azioni che riterranno opportune per tutelare il loro futuro e quello dell'azienda. I dipendenti a riposo di Poltrona Frau

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I NOSTRI FIGLI

FIDO, AMICO MIO di Luciana Zengarini

Oggi più che mai dobbiamo dare risalto all'opera educativa della famiglia e delle istituzioni sociali, che fanno parte dell'ambiente in cui vivono i nostri figli. Dobbiamo riconoscere l'importanza che assume il condizionamento nell'educazione sociale, in quanto sulla base delle esperienze e dell'apprendimento si formano le ABITUDINI. Esse nascono da tendenze istintive, da semplici reazioni analogamente a quanto avviene a livelli superiori, più complessi, esse ci diventano abituali al punto di non notarle più. Pensiamo alle abitudini mentali, quali la timidezza, l'ambizione, l'avidità, la collera e varie forme di timore. Siccome le abitudini fondamentali vengono

acquisite durante la prima infanzia e costituiscono le basi su cui costruire l'età matura, una parte importantissima dell'educazione consiste proprio nell'inculeare abitudini corrette o giudicate desiderabili. Non è per questo che intendo sottovalutare i processi intellettuali superiori, ma è importante riconoscere che I VALORI UMANI fondamentali si stabiliscono molto presto nella vita del bambino, valori che formeranno l'UOMO di DOMANI. L'educazione si occupa del bambino “capace di apprendere” ma anche “dell'ambiente in cui impara”, insieme con gli scopi con cui un dato ambiente influisce su ciò che imparerà.

Un'abitudine basilare è il RISPETTO per l'ambiente in cui viviamo, “EDUCARE ed EDUCARCI al RISPETTO della NATURA”. Col termine NATURA intendo tutto ciò che vive intorno a noi, piante ed animali. Un bambino trova sempre giovamento quando si prende cura di una piantina, facendola crescere amorevolmente ; oppure quando nella sua vita familiare entra a far parte un animale. Il bambino si responsabilizza ed interagisce con gli altri per mezzo suo, ad esempio dare da mangiare ad un animale è il primo passo per stabilire un rapporto di fiducia, grazie al cibo si creano una serie di informazioni ed emozioni che legano uomini ed animali. Un animale in casa può svolgere la funzione di ammortizzare particolari condizioni di stress e di conflittualità, può sostituire affetti mancanti ed essere causa di gioco ed allegria. Amare un animale sia esso un cane , un gatto o un pesciolino rosso può aiutare a crescere, poiché si istaurano relazioni affettive che a volte consentono di alleviare situazioni di disagio. Il contatto con gli animali ha lo scopo di riunire i bambini, farli rilassare e socializzare tra loro. Se rispettiamo la VITA essa ci rispetterà e ne trarremo solo dei benefici. L'uomo moderno, vittima delle sue stesse pretese, prigioniero di una logica consumistica deve imparare a rispettare la NATURA , che è giunta ad un momento di saturazione perché ha dato troppo, non si può insistere su questa strada, pena l'esaurimento di colei che è disposta a darci tutto e la distruzione di noi stessi. Impariamo ad amarla fin dall'infanzia per “aiutarla a riprendersi”!

PASTA FROLLA Ricetta di Domizi Graziano Ingredienti per 500 gr. 250 gr. di farina 100 gr. di zucchero a velo 150 gr. di burro 2 tuorli d’uovo 1 bacca di vaniglia Impastare 100 gr. di zucchero a velo con 150 gr. di burro tagliato e ammorbidito, 2 tuorli, 1 bacca di vaniglia. Impastare il tutto con 250 gr. di farina. Formare una palla, avvolgerla nella pellicola e farla riposare in frigo per 20/30 minuti. Farcite a piacere con marmellata, cioccolata oppure mettete la frolla in uno stampo coprirla con carta da forno, ricoprirla con legumi secchi e cuocerla a 190°/200° (a seconda del forno) togliere la carta ed i legumi e farcire

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PASTICCERIA PANETTERIA BISCOTTERIA BUFFET PER CERIMONIE ED EVENTI

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PRESS

NEWS

della nostra quotidianità

poteva tenersi informata oppure ascoltare qualche battuta comica; parliamo del secolo del teatro, delle rappresentazioni dal vivo, la TV è ancora un miraggio, seppur non così lontano. La società è relativamente libera dalle pubblicità, dai cosiddetti fenomeni mediatici, insomma dalla filosofia dell'apparire, poca sostanza e tutta forma, che sembra ormai dominare ogni ambito delle nostre superficiali esistenze. È quindi assolutamente strabiliante che la radio sia sopravvissuta a tutti i radicali cambiamenti intervenuti in questi ultimi 50anni, eppure ce l'ha fatta, anche se molte delle sue antiche caratteristiche si sono smarrite lungo la strada. Il pubblico di oggi esige infatti spettacolarità, immediatezza, tutto deve essere semplice e diretto, non sia mai che il nostro povero cervello si stanchi troppo! Persino i neuroni sarebbero capaci di chiedere le ferie o denunciarci per sfruttamento! Naturalmente questa nuova esigenza di mercato, ha fatto sì che la radio perdesse a lungo andare molte delle sue caratteristiche principali: la radio è sempre stata informazione, anzi molti manifesti di protesta, lotte sociali, si sono serviti del mezzo radiofonico per propagandare le proprie idee; la radio è sempre meno intrattenimento, o perlomeno attraverso programmi comici o recital; il perno dei programmi radiofonici odierni è la musica, quella musica che instancabilmente ascoltiamo per dimenticare i nostri affanni quotidiani. Non sarebbe dunque corretto affermare che la radio si sia svalutata, penso piuttosto che sia cambiata, si sia semplicemente adeguata ai tempi, con tutte le critiche che questa trasformazione comporta. I

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giovani non si sintonizzano per ascoltare le news, magari se capita prestano un orecchio, o altri cambiano semplicemente canale, ma non è quello il motivo per cui premono ON e scelgono il loro canale preferito. Non sempre sono “statici”, amano cambiare, in base allo stato d'animo, in base alla musica trasmessa, possono anche sopportare uno speaker noioso se la musica compensa questa carenza. Vogliamo musica, vorremmo poter ascoltare la nostra sequenza di note senza interruzione alcuna, tutto il resto è superfluo. Solo pochi si concentrano su quel particolare programma satirico, o sulle notizie della giornata, richiederebbe troppo sforzo e non è quello che cerchiamo nella nostra radio-rifugio. Sembra brutto parlarne in questi termini, eppure è così che, in generale, stanno le cose; tanto di cappello al mestiere dello speaker, che incuriosisce un po' tutti con il suo alone di mistero, ma purtroppo niente protagonismo, è la musica la star dello spettacolo radiofonico, senza di essa sarebbe impossibile andare avanti con lo show. Forse il nostro modo di vivere la radio è sbagliato o meglio riduttivo, incompleto, potremmo trarre molti più vantaggi se riuscissimo a coglierne altri aspetti fondamentali. La radio non fa discriminazioni relative all'aspetto, sei solo tu, il microfono e la tua voce; sei valutato per ciò che sai fare e non per la firma dell'abito che indossi, nessuno ti può vedere, ma tutti ti possono chiaramente udire, cosa che oggigiorno sta diventando sempre più difficile.

di Ilaria Del Dotto

Qual è la prima cosa da fare quando si entra in macchina? Mettere la cintura? Inserire la chiave? No…accendere la radio! Questa è la spontanea risposta che una grossa fetta dell'odierna popolazione giovanile (e non solo) darebbe. E già! Un viaggio richiede necessariamente la calda compagnia della nostra radio che ci parla e caccia indietro la solitudine. Siamo solo noi, la strada e la musica; nessuno ci fa domande, nessuno pretende che facciamo qualcosa, siamo in pace, completo relax, forse uno dei sempre più rari momenti in cui riusciamo veramente ad essere noi stessi, ad ascoltare i nostri desideri e bisogni. Questo è il potere che ha ancora la radio su tutti noi, indistintamente, ci permette di staccare la spina, di mettere da parte la frenesia delle nostre vite, senza tuttavia dimenticarle del tutto, siamo sempre noi, siamo sempre vigili e attenti al mondo che ci circonda, eppure, allo stesso tempo, siamo come in pausa-pranzo, momentaneamente irreperibili. È per questa semplice, ma anche travolgente ragione che gli incomprensibili tempi moderni con tutte le loro diavolerie non sono riusciti a sopprimere questo “primordiale” strumento di comunicazione, ancora efficace ed attivo anche fra i giovanissimi. Certo la radio non è più quella di una volta, se pensiamo che solo mezzo secolo fa le martellanti voci delle emittenti radiofoniche erano in effetti l'unico mezzo attraverso il quale la popolazione

TOM TOM nuova generazione

IL CALDO RIFUGIO DELLE NOTE ALL’ARREMBAGGIO! la radio e i fantasmi


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NEWS

Torna Cabaret Buffet Tutto pronto per la nuova stagione di Cabaret Buffet. Grande esordio della nuova stagione 2009/2010 di Cabaret Buffet nel capoluogo di regione. Infatti al Cinema Teatro 'Italia' di Ancona, sabato 7 novembre alle ore 21.30, Marco Bazzoni, in arte Baz 4.0, aprirà con il nuovo spettacolo 'A Baz Live”. Lo scorso anno a Tolentino aveva catturato gli spettatori con 'Baz 3.0'. Dopo il grande esordio regionale Cabaret Buffet ritorna alla sua 'casa' di origine: il Cinema Teatro 'Don Bosco' di Tolentino, con il graditissimo ritorno di Giuseppe Giacobazzi, che sabato 14 novembre alle ore 21.30 e domenica 15 novembre alle 17.00, presenterà il nuovissimo spettacolo 'Una vita da paura' tratto dal suo ultimo libro. Nuovo anno e nuove emozioni: sabato 30 gennaio 2010 (ore 21.30) debutterà in prima regionale il cast di Zelig: quattro personaggi (Vasumi, Donovan, Bellani, Di Marco) racconteranno il meglio della comicità italiana in più di due ore di spettacolo. La rassegna cabarettistica si chiude sabato 27 febbraio 2010 (ore 21.30) da Sergio Sgrilli, che nasce nel '68 nella Maremma Toscana, comico, musicista professionista e bluesman.

Riscontri positivi per la "NOTTE DI STELLE" Ha ottenuto un ottimo riscontro di pubblico la prima edizione di “Notte di Stelle - Fashion Night”, la serata di moda e spettacolo promossa dall’Associazione Turistica Pro Loco TCT Tolentino – Cultura e Turismo, in collaborazione con gli assessorati comunali al Commercio e alle Attività produttive con il patrocinio della Provincia di Macerata, del Consiglio regionale delle Marche, della Coldiretti di Macerata e dalla Fondazione Cassa di Risparmio della provincia di Macerata. La regista Chiara Nadenich ha allestito una serata di grande suggestione, curata in ogni più piccolo particolare, dagli effetti luce che hanno emozionato il pubblico, alle indovinate scelte musicali, alle divertenti e coinvolgenti coreografie. Sulla passerella oltre 140 bambini, 15 modelle, 6 modelli e tanti artisti che hanno alternato momenti di spettacolo al defilè vero e proprio. La gente di Tolentino ha gradito, dimostrando ancora una volta che la gente torna ben volentieri a frequentare il centro storico, purchè lo stesso sia teatro di manifestazioni o eventi.

PER I VOSTRI CONSIGLI, SUGGERIMENTI, PROPOSTE, LAMENTELE E QUALSIASI COSA VI VENGA IN MENTE CONTATTATECI A:

Multiradio - casella postale 143 - Tolentino Tel. 0733.960241 - multiradio@multiradio.it


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