Multiradio Press News dicembre 2016

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La basilica di San Nicola con i ponteggi per la messa in sicurezza

di Carla Passacantando

Sono moltissime le ferite lasciate dal terremoto, tante le case inagibili, circa il 50% della città, sono chiuse poi per i danni riportati dal sisma quasi tutte le chiese di Tolentino. Fotografiamo la situazione con particolare riferimento agli edifici di culto con il tolentinate Gianfranco Ruffini, consulente tecnico della Curia diocesana di Macerata.

editoriale

di Carla Passacantando

segue...

Per Multiradio Press News è molto difficile redigere quest’ultimo editoriale dell’anno, vorremmo essere tanto ottimisti, ma non è facile. E’ stato un 2016 difficilissimo durante il quale abbiamo affrontato tanti problemi e per finire anche la sfida del terremoto che ha aggravato la già critica situazione dell’economia locale. Metteremo tutto il nostro impegno per andare avanti anche se non sarà facile e già preannunciamo che a gennaio non verrà pubblicato il nuovo numero del giornale. Poi si vedrà. Siamo tanto orgogliosi di quello che abbiamo fatto con Multiradio Press News. La nostra città, nel prossimo futuro, dovrà affrontare scelte difficili per una situazione che, almeno a nostra memoria, non avevamo mai vissuto prima. Però c’è una bella novità tra le tante brutte che questo evento ci ha portato: la tregua tra i partiti per affrontare insieme i problemi, come quello di far tornare tutti i nostri concittadini nelle proprie case lasciate in seguito ai danni del terremoto. Guardando avanti con fiducia vogliamo ringraziare gli sponsor che ci hanno sostenuto. Grazie per la stima che ci avete dimostrato in tutti questi anni. Facciamo un augurio alla città di Tolentino, affinché unisca le migliori menti per ricostruire presto e con serietà. Con affetto, Multiradio Press News. MPN dicembre 2016

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Anno X n. 10 - dicembre 2016 - numero chiuso in redazione il 9/12/2016 - PERIODICO EDITO DA MULTIRADIO - Autor. Trib. di Macerata n.466/07 del 23 Aprile 2007 - Direttore Responsabile: dott.ssa Carla Passacantando - Stampa: Tipografia San Giuseppe - www.multiradiopressnews.it

NATALE 2016


...segue dalla prima

«Vorrei innanzitutto segnalare il grosso dramma che stiamo vivendo tutti in città con le tante persone che sono fuori dalle loro abitazioni. C’è poi il problema dei beni culturali, delle chiese, luoghi di culto e di aggregazione chiusi per le gravi lesioni subite dal sisma. La concattedrale di San Catervo con la prima scossa ha resistito, ma quella del 30 ottobre ha dato il colpo finale su una situazione, ed a riguardo voglio tranquillizzare, che non è gravissima. La parte più danneggiata è quella dell’anti cappella di San Catervo con la cupola superiore. La navata principale e quelle laterali hanno segni di distacco, ma il danno non è consistente. Stesso discorso vale per la basilica di San Nicola dove ci sono danni diffusi, ma non drammatici, nella chiesa, nel Cappellone, nella cappella delle Sante Braccia. Non ci sono stati quindi crolli gravi. Abbiamo poi grossi danneggiamenti nella chiesa del Santissimo Crocifisso dove è crollata tutta la volta. E’ una perdita affermata. Cercheremo di affrontare la situazione. Lo stesso vale, anche se in minor misura, per chiesa di Santa Maria della Tempesta. Anche qui una parte della volta è crollata, fortunatamente non era dipinta, mentre ci sono stati alcuni distacchi nella parte di quella dipinta. Il dolore generale che affligge la città fa riferimento a tutte le situazioni e senza dubbio quelle umane sono quelle che colpiscono di più perché al di là del discorso delle chiese lesionate e quindi chiuse ci sono anche i parroci che sono in difficoltà. C’è tutta la casa del clero che è inagibile così i sacerdoti hanno do-

vuto trovare sistemazione nella parrocchia di San Francesco o a Macerata». Qual’è la situazione della chiesa di San Francesco? «La chiesa è rimasta danneggiata già dalla scossa del 24 agosto e ciò ha comportato la chiusura del collegamento piazza della Libertà e piazza Mauruzi. Con il terremoto si sono divelte quattro catene metalliche le quali reggevano gli archi che sostengono le volte. Ora è stata messa in sicurezza la chiesa ed è stata riaperta via Filelfo». Dopo la fase di emergenza si è passati alla messa in sicurezza. «La messa in sicurezza è legata all’incolumità pubblica delle persone ed alla salvaguardia delle strutture. Per quanto riguarda la ricostruzione auspico che i tempi siano brevi per far rientrare a casa le persone. La ricostruzione delle chiese unisce l’aspetto pastorale e quello culturale ed artistico ed i due aspetti vanno mediati. La basilica di San Nicola risulta essere prioritaria come del resto la concattedrale di San Catervo. Le altre chiese rimarranno un pò indietro. Oppure ce ne saranno alcune che dovranno essere aperte per motivi pastorali».

l’ingegner Gianfranco Ruffini consulente tecnico della Curia diocesana di Macerata

sano attivarsi al di fuori del normale iter amministrativo, per Pasqua potremmo riaprirla perché i danni non sono molti. Quello che serve è un controllo di tutto il complesso. Sta di fatto che il soffitto a cassettoni ha subito dei piccoli danni così deve essere tutto controllato».

tre un altra verrà installata nel giardino di San Catervo. La chiesa del Santissimo Crocifisso essendo fortemente danneggiata verrà recuperata in un secondo momento». Nel frattempo è stato deciso che la salma di San Nicola venga ospitata nei locali adiacenti il cortile dove è stata allestita la E per la concattedrale di San tensostruttura per le funzioni euCatervo quando si dovrà at- caristiche. tendere per la riapertura? «La riapertura in questo caso è più lunga perché c’è qualche crollo in più nella chiesa così sono necessari interventi più pesanti». Con il terremoto la parrocchia che è rimasta maggiormente penalizzata è quella di San Francesco perché tutte e tre le chiese, San Francesco, Santissimo Crocifisso, Santa Maria, sono chiuse. «La chiesa di San Francesco aprirà in tempi più lunghi, comunque, ci si sta attrezzando per mettere delle tensostrutture nel campetto dell’oratorio, men-

Quando potrebbe essere riaperta la basilica di San Nicola? «I danni in basilica non sono gravi, ma per procedere ai lavori ci sono tanti soggetti che devono essere coinvolti così occorre una grande sinergia. Se si riuscisse a mettere in campo un insieme di forze, che pos-

sagrestia della concattedrale di San Catervo

danni ad un affresco del chiostro di san Nicola

i danni alla chiesa del Santissimo Crocifisso

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TANTA SOLIDARIETA’ PER TOLENTINO di Carla Passacantando

L’ex campionessa di sci, Lara Magoni, ha consegnato al sindaco di Tolentino un assegno di 27.285 euro per un progetto di ricostruzione della città e lo ha fatto in occasione della festa dei cinquanta anni dello Sci Club Tolentino. All’iniziativa di solidarietà dell’ex atleta, medaglia d’argento ai mondiali di Sestriere del 1997, nonché consigliere regionale, ha aderito anche il sindaco di Torre Boldone, Claudio Sessa, che ha raccolto 15.550 euro del totale del denaro consegnato, in una iniziativa durante il weekend del 24 e 25 settembre grazie agli Alpini del paese. Isola d’Istria, città gemellata con Tolentino sin dagli anni ’80 grazie al Teac Cantapiccolo, invece ha donato tre moduli abitativi uno dei quali è stato piazzato nel cortile dietro la concattedrale di San Catervo e sta ospitando l’ufficio parrocchiale dove il parroco don Gianni Carraro attende i fedeli. Prima il sacerdote ospitava i parrocchiani sul portone d’ingresso della casa del clero di San Catervo, posta di fronte al parcheggio dietro alla chiesa. Il religioso con l’ultima forte scossa di terremoto si ritrova senza chiesa, sacrestia, oratorio e casa del clero. La concattedrale di San Catervo e tutto il complesso parrocchiale sono inagibili. Nel parcheggio della piscina comunale è stato piazzato un bagno con doccia ed acqua calda fornita da due pannelli solari ed una pompa di calore, donati dalle aziende Paradigma e Bathsystem, che sono

utilizzati dai tolentinati sfollati i quali vivono in camper o roulotte nella zona Sticchi. Ad installare il tutto si sono adoperate quattro aziende di Tolentino. A curare l’assistenza è Alfa Service di Alberto Fabi, mentre l’installazione è stata effettuata dalla Idrotek di Giovanni Mosca e Samuele Ruggeri, la Multimpianti di Stefano Buccolini, e da Luigi Uguccioni. Nella sede della Pro loco Tct, inoltre, è arrivato un carico di alimentari da Lizzano in Belvedere, paese in provincia di Bologna. Da Bari, invece, sono partiti centosessantuno pacchi con destinazione Tolentino e sono stati scaricati nei locali della Pro loco Tct. Il tutto è stato possibile grazie ad una staffetta di solidarietà avviata dal maresciallo Lorenzo Ceglie della Compagnia dei carabinieri di Tolentino e dalla moglie Roberta Natuzzi, che vivono in città, ma sono originari di Cassano delle Murge. I pacchi contenevano dall’abbigliamento invernale per bambini ed adulti ai prodotti per l’igiene personale, al materiale scolastico e tanto altro. Dopo la forte scossa del 30 ottobre Roberta Natuzzi è tornata nel suo paese, mentre il carabiniere è rimasto in città ed insieme hanno coordinato per conto dell’associazione “Tappeto volante” di Cassano, che gestisce un centro ludico ricreativo per ragazzi, la raccolta di aiuti destinati alla città di Tolentino. I pacchi sono stati messi a disposizione della Protezione civile. Una piccola parte dei beni arrivati in

Consegna del modulo abitativo al parroco don Gianni Carraro

Pro loco sono stati donati al sindaco di Montecavallo, Pietro Cecoli, per le famiglie del paese che non hanno più una casa. La locale Pro loco ha poi consegnato alla Protezione civile donazioni, vino e formaggio, arrivate dall’azienda agricola Sara Meneguz di Corbanese, Tarzo in provincia di Treviso, medicinali dall’ospedale di Arzignano in provincia di Vicenza, lenzuola e capi di abbigliamento dalla Comunità degli italiani di Isola D’Istria. L’Arena di Tolentino ha donato 600 asciugamani, la Clementoni giocattoli, l’Avis di Civitanova e la Poro loco di Piediripa capi di abbigliamento, una Confraternita di Modugno alimentari per la Comunità degli agostiniani. Ora, dopo questa prima fase di emergenza, servono alimentari di lunga scadenza, cibi in scatola o freschi di ogni genere. Continua, infine, la raccolta di fondi pro terremoto nel conto corrente

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Artigiani che hanno installato il bagno con doccia nella zona della piscina comunale

alla Banca popolare di Spoleto per donazioni alla città. Il numero di contro è stato messo a disposizione dalla Protezione civile di Tolentino coadiuvata dalla Pro loco Tct di Tolentino. Ad oggi, nel conto, nel quale si possono effettuare donazioni dallo scorso 26 agosto, ci sono 25.418,35 euro.


Insoliti Noti Enzo Calcaterra

Filelfo da e di Tolentino Con questa pagina si concludono le due puntate dedicate all’umanista Francesco Filelfo e, con esse, la serie di personaggi a cui abbiamo dedicato l’anno in corso. Nella prima parte – a cui rimandiamo il lettore, nel numero di novembre 2016 - abbiamo chiarito che non è nostra intenzione affrontare la complicata e annosa diatriba circa il valore della produzione letteraria dell’illustre tolentinate, che si può trovare trattata ampiamente nelle pubblicazioni e negli studi specialistici la cui compilazione non si è probabilmente conclusa a tutt’oggi. Nostro intento era invece, più semplicemente, quello di dimostrare il suo diritto a far parte della grande storia politica e culturale del Quattrocento, nonché la sua appartenenza, per nascita e mentalità, ad una realtà minore come Tolentino. Quest’ultima si è confermata, anche attraverso lui, una cellula viva e vivace di un’Italia dalle infinite risorse. È la stessa Italia che contribuì a fare del Rinascimento uno dei periodi più alti della storia universale. Grazie a Filelfo, anche la sua piccola patria si meritò così un posto tutt’altro che minore in una grande epoca. In barba agli antifilelfiani di ieri e di oggi, impegnati da secoli a denigrarne la figura per relegarla in quell’ombra e in quell’oblìo ai quali egli volle e seppe sempre sottrarsi. Tra i tanti appellativi e giudizi (alcuni dei quali irriferibili, ieri come in tempi più recenti) assegnati a Filelfo, uno di quelli che forse meglio rappresentano la sua condizione esistenziale e intellettuale è homo nauta (= uomo navigatore). Certo, ai nostri tempi sarebbe stato un non meno curioso e irrequieto “internauta”. Guardando invece al passato, la definizione sta ad indicarne l’incessante viaggiare, per scelta, non di rado per necessità, in ogni angolo d’Italia. Non dimentichiamo il suo voler essere – ad ogni costo e a qualsiasi rischio – uno spirito libero. Unico bagaglio e viatico, l’intelletto unito ad una smisurata ambizione. Ma fu anche il mestiere di insegnante, perché questa fu essenzialmente e principalmente la sua attività, a collocarlo nella categoria dei “randagi”. I potenti e i loro stipendi gli servivano per “arrotondare”, se possibile, compensi tutt’altro che elevati. Tanto più che spesso non voleva farsi pagare dagli allievi. Certo, una strada non facile, anzi densa di incognite e imprevisti. Se poi si considerano i potenti e prepotenti con cui si trovò a trattare, tali imprevisti potevano diventare assai

pericolosi, quando non addirittura mortali. Filelfo fu un vaso di coccio, che però non si sentì mai tale, in mezzo a tanti vasi di ferro senza scrupoli. Così si trovò, non di rado, a giocarsi la pelle in un tempo in cui la vita valeva pochissimo per tutti. Qualche esempio varrà meglio di qualsiasi considerazione. Il 18 maggio 1433, a Firenze venne accoltellato in faccia da un sicario, dopo aver evitato d’un soffio il primo colpo al petto.

devano nei loro studi: Venezia, Perugia, Bologna, il papa Eugenio IV, l’imperatore di Costantinopoli. Filelfo scelse dapprima Bologna, poi accettò l’invito a Milano da Filippo Maria Visconti. Tuttavia, il gran corteggio non gli evitò neppure il carcere. Nel 1465 sperimentò anche questa sgradevole condizione. Ne parleremo più avanti. Rileggendo con maggiore attenzione la storia della cultura italiana, ci si accorge che gli ingegni che nei se-

Francesco Filelfo. Scultura di Nino Patrizi.

Tacque il nome dell’attentatore, non tanto per omertà quanto perché aveva fondati sospetti sul mandante, Cosimo dei Medici. Non certo per timore verso cotanto nemico, quanto perché meditava di vendicarsi al momento giusto. La vendetta di Filelfo arrivò infatti a breve. Per contraccambiare la… cortesia di Cosimo, stavolta inviò lui un sicario per eliminarlo. Dopo aver fallito, questi se ne tornò a Siena con ambedue le mani mozzate e la minaccia per il suo mandante [Filelfo ndr] di perdere la lingua se fosse caduto nelle mani della Repubblica di Firenze. Ma i nemici del tolentinate non esitarono in seguito a tentare più volte di avvelenarlo. Eppure, nonostante questo “vivere pericolosamente”, gli Stati lo richie-

coli e millenni hanno prodotto testimonianze di altissimo livello c’entrano ben poco con un’entità nazionale. Piuttosto che figli di un’Italia che non esisteva, sarebbe infatti meglio definirli espressioni di singoli Stati, ricchi di potenzialità scaturite dai centri grandi e piccoli della vita comunale, da talenti disseminati ovunque nelle realtà civiche di tutta la penisola. Altrettanto dovrebbe valere per Filelfo, il quale portò l’impronta della sua appartenenza cittadina nella grande corrente dell’Umanesimo italiano, contribuendo a nutrirla e arricchirla di nuova linfa. Non è certo un mistero che, come il suo altrettanto illustre conterraneo, il condottiero Nicolò Mauruzi, egli sia stato sempre legato da vincoli di affetto e riconoscenza alla piccola patria da cui proveni4

va. Quando nel 1438 Tolentino fu minacciata di distruzione dallo Sforza, non esitò a spendere tutte le sue abilità intellettuali e diplomatiche per intercedere presso il vendicativo signore di Milano. In alcuni passi della sua accorata lettera, emerge l’intimo rapporto con la città nativa, mai venuto meno nel corso della pur travagliata e incerta esistenza. Mi hanno informato, scriveva in un punto, che vorresti «sdegnato contro i miei tolentinati, stringerli d’assedio». Proprio in questa circostanza, confessò affetto e gratitudine per il luogo d’origine: «Tutto debbo alla mia patria, che mi donò la vita, mi allevò, mi istruì». Ma neppure la sua Tolentino perse mai stima, affetto e riconoscenza per quel figlio un po’ scapestrato, di cui continuò tuttavia a onorarsi. Infatti, quando nel 1465 fu incarcerato cinque mesi per offese contro il defunto papa Pio II, l’intervento di illustri personaggi tolentinati, dei Priori e di comuni cittadini, riuscì a tirarlo fuori dai guai. Che Filelfo fosse un tolentinate doc lo si potrebbe desumere già dalle sue caratteristiche più spiccate. Se scorreremo la storia della città, le ritroveremo spesso nei punti-chiave che ne hanno scandito i secoli fino ai nostri giorni e hanno segnato alcuni dei suoi progressi più significativi. Ingegno vivo, forte autostima e ambizione tesa verso alti traguardi; pragmatismo nel mettere a profitto le proprie capacità con intuito e consapevolezza. Se necessario, con spregiudicatezza, astuzia e cinismo. Inizio di questa ascesa, non certo priva di ostacoli, fu Tolentino; realizzazione e coronamento di un intero percorso sarebbe stata Firenze. Ma certo non si può parlare, in tal caso, del nemo propheta in patria, dal momento che quest’ ultima sempre lo considerò un compatriota di cui andare fiera. Insomma, un tolentinate di successo che aveva sfondato con tutti i suoi mezzi. Leciti o illeciti, si mosse in un mondo che non faceva in proposito grandi distinzioni. Visse e sopravvisse accanto ai maggiori protagonisti del suo secolo: i papi a Roma, i Visconti e gli Sforza a Milano, i Medici a Firenze, tanto per citarne alcuni. Fu Lorenzo il Magnifico a celebrare i suoi solenni funerali a Firenze, quando vi morì nel 1483, appena giunto al traguardo tanto cercato. Dunque, tutt’altro che un marginale della Storia. Fu destinato, anzi, ad incarnare la cattiva coscienza di un’epoca, allo stesso modo per politici e intellettuali. Qualcuno doveva pur farlo, in fin dei conti.


ARRIVANO 300 MODULI E LE CASETTE IN LEGNO Obiettivo Trasparenza di Carla Passacantando

Individuata l’area dove verrà realizzato il villaggio dei moduli abitativi. La zona è quella in contrada Cristoforo Colombo, in un appezzamento di terreno pianeggiante di un privato. Lì verranno piazzati 300 moduli abitativi per l’alloggio di 950 sfollati. I moduli dovrebbero essere installati prima di Natale e poi tra circa sette mesi verranno sostituiti dalle casette in legno. Ogni nucleo è pensato per tre persone, ma se le famiglie sono più numerose i moduli possono essere accorpati. In un primo momento era stata individuata un’area, sempre in via Cristoforo Colombo, ma di fronte all’Istituto zooprofilattico di proprietà del comune e in parte di un privato, che però è stata scartata. Ad annunciare il tutto è stato il sindaco di Tolentino, Giuseppe Pezzanesi, nel corso dell’ultima seduta consiliare all’auditorium della Biblioteca comunale, essendo il municipio inagibile, che in piena emergenza ha compattato maggioranza ed opposizione. Dopo un’ampia discussione sull’argomento è stato approvato all’unanimità l’accordo tra comune e presidenza del Consiglio dei ministridipartimento della protezione civile e Regione Marche per la realizzazione e la gestione del villaggio moduli abitativi dove ci saranno spazi anche per la lavanderia, la socializzazione. Il Pd, inoltre, tramite il consigliere Bruno Prugni ha illustrato una mo-

zione, poi modificata ed approvata all’unanimità dal Consiglio comunale, per consentire a chi ha determinati requisiti di installare strutture di legno vicino alla propria abitazione. Di conseguenza il sindaco ha emesso un’ordinanza finalizzata a disciplinare la localizzazione e realizzazione privata di manufatti temporanei fissi o mobili rivolta ai cittadini che hanno la propria abitazione o sedi di attività economica o professionale temporanea. Quindi un atto finalizzato ad individuare soluzioni che consentano un’adeguata sistemazione alloggiativa delle popolazioni, in contesti in cui operino strutture che garantiscano il regolare svolgimento della vita della comunità locale e ad assicurare il presidio di sicurezza del territorio, nonché di scongiurare l’esodo verso altre città. I manufatti potranno essere realizzati ed installati solo laddove sia possibile avere un allaccio alla rete fognaria esistente o in alternativa sia possibile realizzare lo scarico delle acque reflue con altri dispositivi conformi alla normativa. I manufatti dovranno essere realizzati nel rispetto della normativa antisismica e con la garanzia di tutti i requisiti minimi di sicurezza, certificazione degli impianti tecnologici, relativi allacci alle reti esistenti, igienico sanitario e antincendio. Dovranno rispettare le distanze minime previste dal Codice civile, essere ad un solo piano ed avere una altezza massima non superiore ai 2,70 metri e con dimensioni massime di 45 metri quadrati.

Resta inteso che i manufatti temporanei dovranno essere rimossi al cessare dello stato di emergenza e comunque non oltre il ripristino delle condizioni di agibilità del fabbricato precedentemente occupato. Per l’istallazione dovrà essere presentata una domanda contenente l’impegno alla rimozione con allegata polizza fideiussoria per poter escludere l’amministrazione pubblica da eventuali spese aggiuntive per lo smantellamento. In assise consiliare si è discusso anche sull’atto di indirizzo per la costituzione della commissione consiliare speciale per il sisma con compiti speciali di analisi, approfondimento e confronto sui diversi argomenti: valutazione della situazione edilizia ed economico – sociale in seguito agli eventi sismici dei mesi di agosto ed ottobre 2016, sul territorio comunale; individuazione di linee guida idonee a superare la fase di emergenza e soccorso alla popolazione; indicazioni e criteri relativi alla ricostruzione, in applicazione delle normative in essere; proposte di modifica alla normativa vigente in materia di ricostruzione, miglioramento sismico ed interventi urgenti a favore della popolazione e del territorio interessato. Con un emendamento proposto dal Movimento 5 Stelle, dal consigliere Gian Mario Mercorelli, la commissione sarà aperta al pubblico come una seduta consiliare. Sono stati poi eletti i consiglieri comunali che ne faranno parte. Oltre al sindaco o suo delegato, compongono l’organismo: per la

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maggioranza Alessandro Massi di Ndc, Carmelo Ceselli Fi, Henry Gullini Dc, per la minoranza Francesco Comi Pd e Gian Mario Mercorelli M5s. Sono invitati permanenti: un rappresentante indicato dalla protezione civile regionale, uno dall’Asur, uno dalle forze dell’ordine; un rappresentante delle categorie economiche, produttive, sociali, culturali più rappresentative della città individuato su proposta del presidente e vicepresidente. Rinviata la discussione della convenzione tra la Regione Marche ed il comune per l’istituzione dell’”Ufficio speciale per la ricostruzione post sisma 2016” che, oltre a consentire un costante rapporto con la struttura commissariale, curerà gli interventi di ricostruzione tenendo conto delle esigenze specifiche delle comunità territoriali in base ai principi di adeguatezza e sussidiarietà. Con il solo voto contrario di Mercorelli, infine, è stato dato parere favorevole all’adozione definitiva della variante parziale al Prg per la realizzazione di una palestra a servizio degli istituti scolastici superiori sull’area del parcheggio di viale Matteotti.


LA TIGAMARO DONA CINQUE QUINTALI DI FORMAGGIO AI TERREMOTATI DI TOLENTINO E SAN SEVERINO di Carla Passacantando

Consegnati cinque quintali di formaggio ai terremotati di Tolentino e San Severino Marche dalla Tigamaro pelletterie grazie al consorzio Grana Padano diretto da Stefano Berni. «Hanno deciso al consorzio di donare grana agli sfollati della zona - dice Luca Bortolami, titolare della Tigamaro - dopo aver visto che nella fabbrica abbiamo ospitato un punto di prima accoglienza per le famiglie delle dipendenti che hanno le case danneggiate dal sisma o che per paura preferivano passare la notte fuori dalle loro abitazioni. Un modo questo per essere vicini alle popolazioni colpite dal sisma». La consegna è avvenuta nei giorni scorsi nello stabilimento della Tigamaro, in contrada Rotondo ed è stata fatta direttamente da Bortolami ai primi cittadini di Tolentino, Giuseppe Pezzanesi ed a quello di San Severino Marche, Rosa Piermattei, i quali hanno ringraziato per il gesto di generosità. Entrambi i sindaci rappresentano un territorio fortemente colpito dal sisma che vuole con tutte le forze reagire e dare un segnale per la ripresa intervenendo concretamente per contrastare la “desertificazione” di Tolentino e del suo distretto pellettiero. In particolare, per Tolentino, il Grana Padano è stato donato ai frati di San Nicola, a don Sergio della Parrocchia dello Spirito Santo, alla Casa Famiglia papa Giovanni XXIII. Inoltre è stato donato anche alla Caritas della Santa Casa di Loreto All’evento erano presenti anche Roberto Fochi, funzionario della Grana Padano ed Oriana Forconi, titolare di Multiradio, che ha collaborato a tutta l’operazione. Un grande momento di solidarietà ed unione dei cittadini che è stato raccontato in diretta sulle frequenze di Multiradio. L’iniziativa è stata trasmessa tra un’intervista e l’altra di Giusi Minnozzi e Luca Eboli e tanta musica. Tra gli intervistati anche la dipendente Rosanna Ilari che a breve entrerà nella fase del pensionamento dopo aver collaborato da sempre alla Tigamaro con passione e talento. E’ la prima volta che la radio si trasferisce in una fabbrica, tra i lavoratori, per fare un collegamento in diretta e lo ha fatto per essere più vicina ai terremotati . 6


Auguri Tolentino!

GLI AUGURI DEL SINDACO ALLA CITTA’

Il Natale è alle porte. Si avvicina la calda atmosfera del periodo natalizio. Per Tolentino sarà però una festività un po’ diversa. E’ il primo Natale che i tolentinati vivono dopo le forti scosse di terremoto dello scorso ottobre. Non è facile ripartire, ma ci si rimbocca le maniche. Non c’è poi tanta voglia di divertirsi. Ma come sarà il Natale a Tolentino? Il quesito lo rivolgiamo al primo cittadino, a Giuseppe Pezzanesi. «Sarà un Natale duro sotto l’aspetto delle difficoltà, dei ricordi, dei momenti vissuti da tutti a causa del terremoto killer che ci sta provando moltissimo psicologicamente e per gli enormi danni che ha causato sul territorio. Fortunatamente non abbiamo avuto vittime perché abbiamo sollecitato i cittadini a stare attenti contrariamente ad altre realtà che sono state colte nella notte dal terremoto ed hanno registrato morti. Questo Natale quindi ci trova molto provati e stanchi di tutte queste scosse giornaliere con cui non vorremmo più avere a che fare. E’ chiaro e forte che a Tolentino, nelle Marche, nella provincia di Macerata, c’è gente che reagisce, che sa mettersi il peso sopra le spalle.

Sarà un Natale di reazione, di consapevolezza, di grande amore ed affetto tra tutti, di grande rispetto tra le varie diversità perché questo terremoto ci consegna una grande verità, quella che siamo tutti uguali davanti a Dio e la differenza la fa l’attaccamento ai veri valori della vita. Dobbiamo imparare a vivere insieme con armonia. Un grande messaggio arriva da questo Natale. Auguriamo un buon Natale a tutti soprattutto a quelli che non hanno un tetto per i quali ci batteremo affinché lo riabbiano. Auguri a tutti coloro che hanno problemi di salute». Sarà un Natale senza polemiche dopo la recente collaborazione politica nata con il Pd. «Si, ma direi che, più con il Pd, è nata una collaborazione con tutte le forze politiche della città salvo rarissimi casi che non meritano neanche attenzione. Credo che lo scenario del sisma abbia evidenziato qualcosa di importante e cioè che, al di là della diversità dell’impostazione politica, le persone hanno a cuore l’interesse della città. Queste si sono messe insieme al sindaco ed all’amministrazione comunale eliminando qualsiasi tipo di impostazione politica che in questo momento non ci interessa».

Quando potranno rientrare in casa gli sfollati, quando partirà la ricostruzione? «Gli sfollati sono tanti e poi alcuni di loro potrebbero, con lavori importanti alla casa, rientrare. Il vero problema in questo momento non è solo quello di assisterli, ma è poter dare loro delle risposte che possono essere fornite dopo la perizia dei tecnici incaricati della Protezione civile nazionale i quali compilano le schede Aedes determinando la classificazione del danno del fabbricato e quindi la categoria in base alle lesioni. Con la classificazione di questi tecnici che valutano la gravità del danno scatta l’indennizzo da parte dello Stato, nonché il supporto per le opere che ci sono da fare. E questa è l’unica carenza del decreto pur fatto abbastanza bene. Alcuni emendamenti proposti sono stati accettati, l’impostazione del decreto è buona e potrebbe essere migliore per quanto riguarda certi aspetti se non fosse richiesto il possesso dell’attestazione di qualificazione Soa dell’impresa per partecipare alla gare di appalto in modo da tutelare i nostri imprenditori. Abbiamo proposto anche di acquisire il patrimonio immobiliare presente da destinare poi ad abitazioni popolari affinché non si facciano moduli e casette di legno. E ciò è stato accettato. Abbiamo proposto altri emendamenti tra cui quello della partecipazione del sindaco negli uffici sisma della Regione per la ricostruzione dei centri storici ed degli edifici di fede. Credo poi che venga accettato l’emendamento del sostegno all’integrazione dei redditi dei commercianti che hanno registrato la diminuzione del fatturato dopo il terremoto per mancanza di popolazione. Abbiamo, inoltre, riaperto le vie del centro per ridare sfogo al traffico ed al commercio del centro storico. Il terremoto ha aperto delle ferite e non cerchiamo piano piano di chiu-

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derle». Quando verranno aperti gli uffici comunali nell’ex liceo scientifico a palazzo Europa, dove sono in corso i lavori di sistemazione? «Contiamo di terminare l’intervento entro la fine dell’anno. Quella sede di palazzo Europa era destinata agli uffici della palazzina di via Roma dove, dopo il terremoto, si sono aggiunti anche quelli ospitati al municipio di piazza della Libertà inagibile. Tra un po’ dovremo abbandonare la palazzina di via Roma così saremo costretti ad acquisire una sede temporanea per un periodo, finché non sarà agibile il palazzo comunale. Contiamo di fare tutto questo senza lasciare il centro storico. E questo è un messaggio di affetto e di amore verso i nostri commercianti». I locali della palazzina di via Roma devono essere lasciati all’Assm? «L’Assm ha acquistato questi locali così è giusto che si dia ai legittimi proprietari». Come sarà il 2017? «Mi auguro che il 2017 non conosca più terremoto e che da li si possa ripartire. E’ questo l’augurio che faccio a tutte le famiglie, gli imprenditori, il mondo scolastico, sanitario, industriale, operaio, alla società civile. Sono anche fortemente impegnato insieme a tutte le forze del consiglio comunale ed all’amministrazione in alcuni obiettivi molto importanti non solo per ricostruire Tolentino e meglio di prima, ma con una sicurezza diversa ed il tutto guardando anche ai nostri giovani, ai luoghi di comunità in modo da mettere la parola fine a qualsiasi tipo di sisma che non ce lo auguriamo da qui fino all’eternità. Mi auguro che per ricostruire la città post sisma ci possa essere, oltre alla floridezza degli imprenditori che ci hanno dato una grossa mano, una proficuità economica. Auguriamo a tutte le nostre famiglie un sorriso per il 2017 e tanta e tanta salute».


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TOLENTINO PRIMA DI TUTTO berghi della costa), oltre 250.000 I terremoti del 24 agosto, del 26 e richieste di sopralluoghi (erano 30 ottobre hanno ferito profonda- 30.000 nel terremoto del 97 e sono state 70.000 in quello dell’Aquila), mente la nostra terra. 131 comuni inseriti nel cratere, 7 miliardi di danni stimati solo per il Niente sarà più come prima. terremoto di agosto, 44 gli edifici Dolore, terrore, sgomento, hanno scolastici inagibili mentre 123 sono quelli parzialmente inagibili nella segnato migliaia di persone. Nessuno di noi può dimenticare gli nostra regione, 6000 studenti marocchi, lo sguardo di amici, parenti, chigiani coinvolti, migliaia le Imprevicini che hanno pregato i loro mor- se inattive di cui solo 970 nella noti, scovato con disperazione tra le stra provincia, 64 municipi inagibili macerie, rassegnati abbandonato (64, di cui 37 nella sola provincia la propria casa, con tenacia sono di Macerata), 240 stalle inagibili (119 nella provincia di Macerata). rimasti nella propria terra. Abbiamo vissuto e viviamo in una Questi numeri contengono anche la regione straordinaria, di una bel- nostra città e molti concittadini che lezza incontaminata, che abbiamo hanno perso la casa, la propria attisempre ritenuto immune da tutto, vità economica, la propria sicurezeterna, e all’improvviso ne scopria- za e con esse le proprie certezze. Chi di noi non prova angoscia, mo la fragilità, la volubilità. sgomento nel camminare ed osPensavamo tutti di essere al sicuro servare le vie tristi e deserte della ed all’improvviso abbiamo scoper- nostra città, le serrande abbassate, le finestre chiuse, le luci spente. to la precarietà. Non possiamo infatti trascurare, dimenticare, i numeri impietosi, cinici, incredibili di questa tragedia: 299 vittime, 238 persone (alcune delle quali sono decedute in seguito) estratte vive dalle macerie, 388 feriti portati in ospedale, 350.000 persone coinvolte nei tre terremoti, 122 i Comuni marchigiani colpiti, 22.400 le persone assistite dal Servizio nazionale della Protezione Civile, di cui oltre 15.650 gli assistiti nelle Marche (circa 6.700 in strutture di prima accoglienza allestite a livello comunale, all’incirca 1.150 in strutture ricettive sul territorio e circa 7.850 negli al-

Per questo ho offerto al Sindaco tutta la collaborazione necessaria ed insieme abbiamo lavorato, senza tregua, su tutto e dal primo istante dopo il terremoto. Ricostruire le case, sostenere le attività economiche, aiutare le famiglie e le imprese in difficoltà. Ricostruire l’ospedale e farne un punto di riferimento per il territorio, realizzare un polo scolastico di eccellenza: queste sono le priorità di tutti e anche le nostre.

Ma in questa bolgia di sofferenza e polvere, dove le nostre fragili certezze si sono sgretolate in pochi istanti, in tanti abbiamo scoperto l’orgoglio di appartenere ad una comunità che ha voglia di ripartire subito. Il PD di Tolentino, tutti noi individualmente, pur marcando la nostra autonomia politica e la differenza per la prospettiva futura, intendiamo collaborare con le istituzioni locali, a partire dal sindaco e dal governo cittadino, per fare tutto quanto necessario a dare sostegno alla popolazione locale ed alla ricostruzione.

Questo é il tempo in cui bisogna mettere da parte sterili polemiche, inutili contrapposizioni, pretese populiste e lavorare insieme. Questo è il tempo in cui la politica deve avere coraggio ed emanciparsi da tentazioni elettorali e propagandistiche e ritrovarsi insieme.

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Perché la politica è camminare insieme nei momenti più difficili. È avere la coscienza, o anche solo la speranza, che TUTTI insieme stiamo camminando verso una stessa meta e per noi questa meta è la RINASCITA DI TOLENTINO PIÙ BELLA E PIÙ ACCOGLIENTE DI PRIMA. Francesco Comi


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GUARIRE TOLENTINO! Lentamente, Tolentino sta diventando un po’ meno desolata. Le vie principali sono state quasi tutte riaperte, almeno una parte degli sfollati ha trovato sistemazione, si ricomincia a vedere gente in giro. Il terremoto aveva tramortito la città, infliggendo ferite pesanti; un po’ alla volta le stiamo rattoppando. Guarire richiederà tempo, ma abbiamo incominciato. Ognuno di noi conosce qualcuno, un amico o perfino un parente, che ha dovuto abbandonare la sua casa e andarsene, sfollato all’ex Tigotà, o alla Sacra Famiglia, o più lontano sulla costa. Fa male, e fa pensare. Oggi non abbiamo voglia di fare polemica su cosa non si è fatto o su cosa si poteva fare. Sono considerazioni che faremo più in là, quando tutti saranno di nuovo in casa loro e la nostra terra avrà smesso di farci prendere spaventi. Registriamo con mesta soddisfazione che il NO al referendum costituzionale ha vinto anche a Tolentino, e ringraziamo tutti quelli che hanno contribuito a far sapere qual era la posta in gioco in questo voto confuso, dove il governo si è preoccupato più di mettere paura alla gente che di spiegargli cosa cambiava, con la riforma della nostra Costituzione. In un’altra situazione avremmo esultato per la vittoria, ma oggi ci sono cose più urgenti a cui pensare.

L’ospedale, già lesionato con il primo grosso sisma del 24 agosto. La scuola Dante Alighieri, con la facciata che rischia di rovesciarsi e crollare. Gli sfollati che cercano una nuova casa, provvisoriamente o per sempre, e trovano prezzi e affitti schizzati alle stelle. Gli unici contenti sono architetti, muratori e ditte di costruzioni, per cui si prospettano anni di lavoro assicurato… sempre che lo stato saldi i lavori senza i soliti ritardi, perché altrimenti rischiamo di assistere al paradosso di una serie spettacolare di fallimenti in un settore che trabocca di richieste. In questo panorama di precarietà, l’amministrazione Pezzanesi ha deciso di edificare un villaggio di casette in legno per gli sfollati. Iniziativa lodevole, se non che l’area individuata è quella accanto a Camillucci: un terreno di privati, non demaniale, su cui il comune dovrà eseguire le opere di urbanizzazione di tasca sua a vantaggio dei proprietari. E con questo andrà in fumo, edificata, un’altra fetta dei migliori terreni agricoli della zona; terreni che sono pure a cento metri dal fiume, soggetti a inondazione in caso di forti piene. Sarebbe il colmo salvare i cittadini dal terremoto per affogarli nell’alluvione. Migliore a nostro giudizio è stata l’ordinanza con cui il sindaco permetterà la costruzione di casette in legno provvisorie nei giardini e nei terreni di privati – limitatamente al periodo dell’emergenza terremoto,

beninteso – permettendo ai tolentinati che non si fidano troppo delle loro abitazioni di sistemarsi autonomamente. Il centro del riuso in questi giorni trabocca di mobili, oggetti ed elettrodomestici. Le persone costrette a vivere in camper o a cambiare casa portano cose che non sanno più dove tenere, che all’improvviso sono di troppo. Il terremoto ti rende minimalista, essenziale: decidi cosa tenere, perché quello che avevi prima non puoi più. Come il gioco dei pacchi in TV, solo che qua non si vince. Un cambiamento di mentalità, una lezione imparata che probabilmente durerà molto più a lungo delle condizioni che l’hanno prodotta: e forse questa è da contare come conseguenza positiva del disastro. Non tutto il male viene per nuocere, in fondo. Sul piano istituzionale, un’altra conseguenza è stata il dibattito sul nuovo polo scolastico, un vecchio progetto caduto nel dimenticatoio e che ora, con i danni subiti dalle strutture scolastiche, è tornato di attualità. Il progetto originale prevedeva un unico complesso destinato a contenere gli istituti superiori di Tolentino, cioè i licei, le magistrali, ragioneria e l’istituto professionale, dotato di palestre, laboratori e di tutte le infrastrutture necessarie: è un’ottima cosa che si sia ritrovata finalmente una progettualità per il futuro di Tolentino, invece di appiattirsi sull’ordinaria amministra-

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zione. Se non che, l’area individuata all’epoca era quella dove ora sorge il complesso commerciale l’Oasi, per cui ora sarebbe necessario trovare una nuova ubicazione che ormai potrebbe essere solo all’estrema periferia o ancora più lontano, visto che negli immediati dintorni della città non c’è nessuna area fabbricabile di dimensioni adatte. E questo significherebbe pure svuotare ancora di più il centro storico, togliendo giro d’affari alle attività che gravitano intorno alle scuole: per cui, anche se non siamo contrari a priori, ci sembra un’idea poco pratica. E anche poco praticabile, visto lo stato delle finanze comunali: un simile progetto lo si sarebbe dovuto attuare a suo tempo, quando era un progetto pilota interamente finanziato dallo stato. Farlo ora vorrebbe dire pagarlo interamente di tasca nostra e attendere almeno una decina d’anni prima di averlo disponibile. Unico punto nettamente a favore, il nuovo polo renderebbe inutile il progetto della nuova palestra da costruire sopra il parcheggio coperto di viale Matteotti, progetto tanto stravagante quanto problematico ad ogni livello (antisismicità, vie di fuga, accessi, autorizzazioni ecc.), i cui fondi potrebbero essere invece meglio sfruttati facendoli convergere su un progetto complessivo più razionale. Se non che, come già evidenziato, si tratta più di un miraggio che di un progetto concreto.


LUCI SOPRA ALLE PAURE COMUNICARE di Solidea Vitali

Tre giorni in tre orari diversi hanno modificato le nostre vite. Una manciata di minuti è stata sufficiente per rompere gli equilibri, distruggere le case e squarciare i muri, e azzerare le nostre certezze. Resta una polvere dall’odore inconfondibile, la stessa che si posa sui tanti sacrifici fatti, sul lavoro incessante per avere un tetto. È la casa che dà senso di protezione, un riparo dal mondo, il vivere uno spazio affettivo esclusivo. Chi l’ha persa sa cosa si prova, conosce quel senso di vuoto, quell’essere in bilico tra ciò che si possedeva e ciò che non si riesce a vedere. Non nel futuro, non così lontano, ma domani, dopodomani. Il terremoto spoglia. Cancella tutto quello che è stato fatto, toglie e demolisce. Fa capire che la natura prevale sull’uomo. Lo stesso che si pensa potente. Si ferma tutto. I ritmi frenetici, gli impegni importanti e le priorità assolute devono aspettare. Il mondo resta immobile, come cristallizzato in uno scenario irreale. Non immaginavamo di vedere la nostra città così: fredda, spenta e ferita. Ci vuole tempo anche per rendersi conto. E i mezzi di soccor-

so, le squadre della protezione civile, i volontari, le tv e la conta dei danni. Magnitudo, faglie, epicentro, profezie e previsioni. Immobili inagibili, agibili con provvedimento, messa in sicurezza, muri portanti e muri di tamponamento. Zona sismica 1, 2 e 3. Ingegneria strutturale, conformazione del terreno, schede da compilare e decreti da attendere e capire. Realtà e parole sconosciute, o forse dimenticate. Buttiamoci tutto dentro al caos generato dal terremoto. Anche l’App che ci aggiorna sulle scosse e ci fa sobbalzare dalla seggiola se per caso ne abbiamo persa una. C’è bisogno di tempo anche per reagire. Si esce e si scappa da casa. Si lasciano tutte le piccole e grandi cose che ci appartengono. Si va da parenti o amici, nei centri di accoglienza in camper... in qualunque posto pur di mettersi al riparo. E questa è la fase dell’emergenza. Poi bisogna rimboccarsi le maniche e reagire e ricostruire. Quello più urgente, quello necessario, almeno. Ci si sente uniti. È la forza del dramma comune che rende simili le fragilità, le necessità. Le istituzioni si mobilitano per affrontare l’emergenza. Le persone hanno bisogno di risposte. E di celerità. Se c’era crisi economica, di onestà e sentimenti, forse questo è il

momento per riflettere. Il terremoto non lascia niente di materiale ma lascia una paura dentro di noi. È quella che ti fa tremare le ginocchia e che ti ricorda costantemente che tutto può finire. È la lezione della vita e la consapevolezza che, se vogliamo, possiamo aiutare sempre. Al di là del terremoto. La solidarietà che vediamo in questo momento è lodevole, è meravigliosa. Non contano più i soldi, lo status sociale o altre scusanti. Chi può, da privato o come impresa o associazione, si attiva per offrire una mano. Basta anche un gesto piccolo. E non voglio pensare agli imbro-

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gli, agli approfittatori, sciacalli e avvoltoi che si aggirano nella nostra città. Non voglio nemmeno pensare a chi è disposto a fare carte false per prendere contributi statali. Di certi soggetti se ne deve occupare chi di dovere. Io voglio invece pensare ai tanti cuori che si stanno dedicando a chi ne ha bisogno e a quelli di chi sceglie di andare avanti; voglio pensare ai bambini, al loro mondo colorato e creativo; voglio pensare alle luci che s’iniziano a vedere nel centro storico e nelle case rimaste in piedi perché possano essere più forti delle nostre paure. Per ricominciare con umiltà e coraggio.


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IL TERRITORIO DELL’UNIONE MONTANA DANNEGGIATO DAL SISMA di Carla Passacantando

L’Unione montana “Monti Azzurri” con sede a San Ginesio ha un comprensorio vastissimo ed in tutto il territorio sono stati registrati danni dovuti alle forti scosse telluriche dello scorso ottobre e di quella di agosto. Al presidente Giampiero Feliciotti chiediamo qual è ora la situazione. «L’Unione montana nei suoi 15 comuni ha una diversa realtà, ci sono alcune situazioni molto pesanti come quelle di San Ginesio, Caldarola e Tolentino. Ce ne sono poi altre dove la popolazione se l’è cavata con molti meno danni seppur pesanti dal punto di vista psicologico e la comunità di Belforte del Chienti ne è un esempio. Le amministrazioni dei diversi comuni si sono attivate subito. Abbiamo avuto la fortuna di avere i gruppi di protezione civile ben preparati e formati. E credo che questo sia il lato positivo di una pronta risposta e poi c’è una grande partecipazione anche dei gruppi esterni che vengono da ogni parte d’Italia».

Come sarà quest’ultima? «La fase dell’emergenza per alcuni versi non è ancora terminata. Teniamo conto che l’Unione montana ha 15 comuni, sei case di riposo, due centri per disabili uno a Camporotondo di Fiastrone e l’altro a Gabella nuova di San Ginesio. Quest’ultimo, evacuato dalla prima scossa del 24 agosto, è stato ospitato all’ostello di Camporotondo di Fiastrone dove è stato poi collocato anche il primo. Entrambi sono stati poi fatti sgombrare per la seconda volta per il pericolo di crollo del campanile che grava sopra l’ostello».

Sono state evacuate delle strutture ed al canile sono stati ospitati cani sfollati. «Abbiamo fatto allontanare gli ospiti di due case di riposo ed abbiamo collocato tutti gli anziani in altrettante strutture stabili. In merito si sono adoperati i sindaci. E’ stato bellissimo con l’Ambito sociale vedere le ragazze lavorare veramente di cuore ventiquattro ore su ventiquattro. Appena conclusa la fase Il Rifugio del cane di Tolentidi emergenza si passerà a no, fiore all’occhiello dell’Unioquella di ricostruzione. ne Montana, poi ha bisogno di

Il presidente della unione montana “Monti Azzurri” Giampiero Feliciotti

dedizione ed ascolto anche se non dobbiamo metterlo allo stesso piano dell’umano, così dobbiamo pensare anche a questi animali, dei quali alcune volte ne decantiamo il benessere anche con leggi ad hoc, che però in questa circostanza se n’è tenuto poco conto. Al Rifugio del cane abbiamo una situazione stabile, la struttura è tra le migliori del centro Italia, è totalmente pubblica, con tariffe al di sotto di quelle dei canili privati. Abbiamo tanti collaboratori tra i quali anche l’università per

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seguire un trattamento e cura particolari. Ritengo che in questa situazione dovevamo dare l’esempio così in tale fase di emergenza abbiamo messo a disposizione il canile molto volentieri per ospitare animali dispersi e ritrovati dai vigili del fuoco. E’ senz’altro una buona azione. Il tutto viene fatto nella dovuta maniera senza superare le righe perché, ripeto, prima pensiamo alle persone e poi agli animali, ma con la stessa intensità di cure».


A tutti voi,mille Auguri di Buon Natale e un 2017 carico di speranza e felicitĂ . Carmen e Diego il

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“SONO UN ALBERO”

di Ilaria Gobbi

Sono un albero. Lo sono sempre stata, ma ho fatto di tutto per dimenticarmelo. Per troppo tempo ho tentato di strapparmi via le radici con una pinza di metallo. «- Cosa farai da grande? - La scrittrice! - Perché? - Per inventare nuovi posti dove andare!» Avevo le trecce del colore delle castagne chiuse da elastici rosa e con la fantasia acquistavo un biglietto di sola andata. Questa cittadina era ricoperta da una patina di noia urticante. Volevo andarmene come fanno le rondini leggere che viaggiano senza bagaglio. Ma io un bagaglio ce l’avevo; ed era anche pesante. Dentro c’erano le colline pezzate da colture antiche. C’era lo scricchiolio dei sampietrini sotto i miei passi, il fruttivendolo e la carne dolce dell’uva, la profumeria che odora di rossetto della mamma, il porticato della Piazza che vuole abbracciare i suoi figli, il viso candido della basilica accarezzato dal primo sole, i vicoli storti che profumano di bucato e sugo al pomodoro; c’era il cielo con incollate poche nuvole di zucchero filato. Avevo capito di essere un albero inchiodato alla terra. La mia. Così, cambiai lo sguardo e mi affezionai a tutto quello che fino a quel momento avevo odiato. Nonostante la paura che mi rincorreva dalla fine dell’estate, ero riuscita a confezionarmi una certa quotidianità nel mio piccolo universo di provincia. Dormivo con i jeans slacciati sulla pancia, non inchiavavo più la porta, tenevo in macchina coperte e biscotti secchi, evitavo i vicoli, camminavo ispezionando i cornicioni, ascoltavo sospettosa l’ululato dei cani, non scrivevo più per paura di rimanere

sola mentre la casa dondolava. Mi aggrappavo ai piccoli rituali come il the ai frutti di bosco per colazione, o il giornale d’arte che mi piace comprare nella solita tabaccheria il giovedì. Gesti semplici che mi restituivano un pò di normalità. In fondo, mi sentivo sicura nel mio piccolo frammento di mondo. Forse la paura pian piano si stava dissolvendo? Ma la mia terra, una mattina, decise di scrollarsi di dosso un pò di polvere. Le montagne si stirarono stanche per sgranchirsi le gambe, per allungarsi verso il mare e toccare per una volta l’orizzonte. L’urlo del vento sbatté contro le finestre fragili. L’abbraccio della notte si spaccò a metà, come una noce simmetrica. Un castello di carta sotto il soffio di un fiato gelido. La mia dolce casa iniziò a cullarmi violenta. Riuscii ad alzarmi dal letto per cercare riparo sotto lo stipite della porta. «Ora finisce. Ora finisce. Deve finire!». Frammenti d’infinito. Un verme affamato stava divorando il sottosuolo. Quando la terra si fermò, io cominciai a tremare. Afferrai le prime cose inutili che mi trovai davanti. Un pettine di celluloide ricordo d’infanzia, qualche foto, un cappotto pesante, una coperta e un quaderno. Sentivo l’urgenza di vomitare il mio dolore sulle pagine bianche inondandole d’inchiostro. Alla tv parlavano di 7.1, poi di 6.5, ma come può misurarsi la paura? La mia dolce casa si era trasformata in un labirinto di cemento pronto a cedere; ed io ero il topo. Una cavia da laboratorio. Il tremore della terra continuò a passarmi per la schiena fino a creparmi il cuore. Corsi via. Incontrai un giovane padre che ripuliva il ciuccio di suo figlio dalla polvere dei calcinacci, una bambina

senza scarpe che cercava la sua amichetta di scuola, un uomo che piangeva per il suo cane intrappolato in casa. Girai per la città con il cervello spento. Rischiai di essere tamponata, investita, sbattuta dalla frenesia delle persone. Tutti fuori veloci che fuggivano. Ecco cosa succede alle formiche che non hanno più una linea da rispettare. Non c’erano più regole, più gerarchie. Niente del mondo prima delle 7.40 di quella domenica mattina contava più. Camminai alternando il silenzio a nuove parole, come “zona rossa, nuova faglia, contagio sismico, sciacalli”. Sciacalli. Immaginai che tanti coyote rinsecchiti si sarebbero aggirati per le case in cerca di carcasse coperte da mosche. Entrai nel palazzetto dove c’era parte della mia famiglia spezzata. Trovai finalmente i miei. Li abbracciai respirando pancia a pancia. Erano lì, tutti neri. Più neri di sempre. Sembravano scorpioni. Mia nonna dormiva su una sdraio impregnata d’estate. Aveva le mani secche che tremavano più del pavimento. Sembrava una bambina indifesa, mentre i bambini sembravano degli anziani rassegnati. Ce n’era uno poco più in là che stava provando a ricordare come si gioca. Aveva creato una torre con i mattoncini di plastica colorata. Lo osservai. Prese tre pupazzi e li posizionò in cima. Iniziò a scuotere la torre violento, mentre urlava: “Aiuto, il terremoto, cadiamo giù!” Un mattone mi centrò lo stomaco, mentre le luci si spensero abbandonando tutti al freddo solitario. Dicono che siamo stati fortunati: zero morti! Lo chiamano il terremoto bianco.

Nessuno, però, sembra accorgersi che dovremmo continuare a vivere. Da quella mattina non siamo più gli stessi, io non sono più la stessa. Il rumore del treno, quello dell’aspirapolvere, il boato del water che scarica, tutti questi suoni sono diventati motivo di corse disperate sotto la porta, sotto il tavolo, sotto la coperta. Ora l’unica cosa da fare è riabituarsi di nuovo ad una vita ancora diversa. E’ difficile parlare di speranza, ma confido nella forza dei marchigiani: un popolo fatto di terra compattata dal lavoro e dai sacrifici, che non ha bisogno di conquistare le prime pagine dei giornali per rimboccarsi le maniche. Dunque, sebbene le transenne rosse come le ferite ci ostacolano la vita, proviamo a ricominciare insieme. Mi sento ammaccata, desolata e abbandonata come gli edifici, ma tento ugualmente di stuccare le crepe dentro di me. Sono un albero, siamo tutti alberi, e per questo non possiamo abbandonare la nostra terra da rattoppare. Ago e filo e siamo pronti a ricucire le nostre vite.

UN CAMPUS PER LE SCUOLE DI TOLENTINO di Carla Passacantando

E’ stata avviata una raccolta di firme per sostenere il campus scolastico “Filelfo”. Tante sono le persone che stanno aderendo all’iniziativa. Le prime firme sono state raccolte, qualche pomeriggio fa, durante l’incontro al teatro della parrocchia Spirito Santo organizzato dai docenti promotori del Comitato “Il Filelfo per un campus” che ha la finalità di sostenere le istituzioni per la costruzione di una sede scolastica sicura, confortevole e dotata di tutte le infrastrutture necessarie e indispensabili come palestra, laboratori, sale danza, mensa, convitto. Con il motto “Il nostro futuro non deve crollare” i docenti promotori nel corso della riunione hanno illustrato alla cittadinanza l’iniziativa di creare il campus promossa subito dopo il terremoto. L’Istituto istruzione superiore “Filelfo” ha subito l’inagibilità totale della sede in piazza dell’Unita’ dove sono ubicati i licei scientifico, classico e coreutico e diversi danni nella sede

di piazza Don Bosco che ospita l’Istituto tecnico economico. Ecco, allora, che il comitato propone di realizzare un nuovo campus. “Perché buttare soldi sulle vecchie strutture scolastiche - ha detto il portavoce del comitato Alberto Paoloni - e’ dannoso e non utile spendere il denaro pubblico in interventi di miglioramento di fabbricati che rimarrebbero comunque inadatti. E’ fondamentale il discorso sicurezza. L’edificazione poi del nuovo Campus dovrà avvenire in tempi ragionevolmente brevi onde non compromettere la sopravvenienza stessa dell’istituto. Il comitato, infine, è aperto a tutti coloro che vogliano partecipare, docenti, studenti, genitori, amministratori». Uno degli obiettivi del comitato è quello di informare la popolazione. Dalla scuola già duramente colpita dai recenti eventi sismici si intende ripartire per dare un segnale forte di ripresa, garantendo alle genera-

zioni del futuro spazi adeguati dove crescere e confrontarsi. Alla riunione, che ha visto un’ampia partecipazione di genitori, studenti e docenti, giunti anche da paesi limitrofi come San Severino Marche, erano presenti moltissimi tolentinati tra i quali la dirigente dell’Iis Santa Zenobi che fa parte del comitato, la dirigente dell’istituto comprensivo “Lucatelli” Mara Amico, il sindaco Giuseppe Pezzanesi.

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«Sono con voi in questo cammino ha affermato il primo cittadino - verso un campus che considero una scelta giusta». Oltre a Zenobi e Paoloni fanno parte del comitato Sandra Cola, Meri Zampera, Cristina Lembo, Rossella Di Franza, Manila Meccarelli, Giuseppina Zucchini, Roberto Romagnoli, Daniela Merelli, Paolo Paoloni, Anna Maria Mazza, Emanuela Zoccari, Isabella Calcaterra.


IL CUORE CREMISI BATTE PIÙ FORTE CHE MAI… LO SPORT di Mario Sposetti

Volge al termine il 2016 anche per L’Unione Sportiva Tolentino, ma il mese di dicembre rappresenta decisamente una tappa importante e con un peso specifico determinante per il bilancio dell’intera stagione della squadra cremisi. Grazie al successo ai rigori contro il Montegiorgio, la formazione di Paolo Passarini ha ottenuto il pass per la disputa della finalissima di Coppa Italia Regionale d’Eccellenza Marche, che si disputerà giovedi 22 dicembre alle 20,30 allo stadio comunale completamente rinnovato “Giovanni Paolo II” di Matelica. Si riproporrà dunque contro la Biagio Nazzaro di Chiaravalle una sfida ormai classica di questa categoria, tanto che già cinque anni or sono le due squadre si sono affrontate in finale per lo stesso trofeo: nella sfida disputata a Porto Sant’Elpidio. Il Tolentino superò la Biagio conquistando la Coppa di categoria grazie ad una splendida rete di Federico Melchiorri. A termine della scorsa stagione fu

invece proprio la squadra rossoblu ai eliminare i cremisi nei playoff nella gara disputata al Della Vittoria, senza dimenticare anche lo spareggio tra le due compagini nella stagione 1981/82, giocato al Diana di Osimo con la vittoria che andò proprio alla compagine biagiotta. La squadra vincente la Coppa Italia regionale accederà alla fase nazionale, dove in palio, oltre al prestigioso trofeo della Lega Nazionale Dilettanti, c’è anche la possibilità di accedere direttamente in serie D. L’U.S.Tolentino comunica inoltre, che è in arrivo la sciarpa ufficiale ed invita tutti i tifosi cremisi e, più in generale tutti gli appassionati di calcio ad acquistarla per lanciare un forte segnale di speranza e di unità proprio in questo momento particolarmente difficile. Gli utili della distribuzione della sciarpa verranno destinati al sostegno di alcune famiglie degli iscritti al settore giovanile colpite pesantemente dal sisma dello scorso 30 ottobre. La prenotazione oltre che al Bar del campo Sticchi, Bar Cremisi e Bar dello stadio può essere effettuata inviando una mail a: corecremisi@libero.it

ANCHE I TOLENTINATI HANNO DETTO NO AL REFERENDUM di Carla Passacantando

A Tolentino al referendum hanno votato 10.409 elettori per una percentuale del 69,34%. I Si sono stati 4.822, il 46.84%, mentre i No 5.472 il 53.16%, le schede nulle 87 e le bianche 28. E’ stata così bocciata come nel resto d’Italia la riforma. Il referendum costituzionale serviva per approvare il testo per la legge costituzionale concernente “Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del titolo V della parte

II della Costituzione”, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n.88 del 15 aprile 2016. Nelle diciannove sedi di seggi elettorali, lo scorso 4 dicembre, hanno votato 10.409 elettori di cui 5.240 maschi e 5.169 femmine. Alle 12 si erano recati alle urne 2.814 elettori di cui 1.532 maschi e 1.282 femmine per una percentuale del 18,75% mentre alle 19 avevano votato 8.303 persone di cui 4.210 maschi e 4.093 femmine per il 55,31%. Nel referendum dello scorso aprile si erano recati alle urne 5.175 elettori di cui 2.540 maschi e

2.635 femmine per il 34,47%. La sezione elettorale dove ci sono stati più votanti è la n.10 alla scuola materna Rodari con 782 votanti, quella con la minor affluenza è risultata essere la sezione n.14 al Villaggio scolastico con 422 elettori. In quasi tutte le sezioni è prevalso il No, solo ai seggi n.11, n.12 e n.15 il voto per il Si è stato maggiore. A Tolentino gli aventi diritto al voto sono in totale 15.012 di cui 7.177 maschi e 7.835 femmine, esclusi gli elettori residenti all’estero. Di questi solo 64 hanno fatto richiesta di votare nei comuni dove

sono ospitati a seguito del terremoto del 30 ottobre scorso. Lo spoglio delle schede, nelle diciannove sezioni tolentinati, è terminato poco dopo la mezzanotte.

SPAZI RIDOTTI PER LA BIBLIOTECA FILELFICA DOPO IL TERREMOTO di Carla Passacantando

Spazi ridotti alla Biblioteca Filelfica del comune di Tolentino con sede in largo Fidi. Il terremoto ha procurato danni alla struttura così ora il servizio continua a funzionare solo al piano terra, nelle stanze adiacenti all’auditorium. Non sono quindi praticabili il primo ed il secondo piano della biblioteca. Nonostante tutto è garantito il servizio del prestito del libro, ma non ci si può fermare a leggere per la mancata disponibilità di stanze. «Le richieste dei libri dopo il terremoto non sono diminuite anzi – afferma la direttrice Laura Mocchegiani – sono aumentate. Ci sono molti sfollati che chiedono in prestito volumi ed in particolare

sono insegnanti che non possono rientrare nelle loro case perché danneggiate dal terremoto. Le richieste arrivano anche dagli studenti e dai bambini sfollati. Poi ci sono sempre i lettori abituali che continuano a prendere libri anche se non si possono fermare a leggere in biblioteca. Il servizio del prestito del libro non si è mai fermato dopo il sisma, è continuato come sempre. Stiamo aspettando una nuova sede che potrebbe essere la scuola Bezzi, adiacente alla basilica di San Nicola, dove sono in corso i lavori, ma è tutto ancora da verificare. Bisogna vedere gli spazi. Allo stesso tempo occorre capire

quali lavori dovranno essere fatti nella sede di largo Fidi. E’ certo che ci vorrà anche del tempo per il trasferimento. In biblioteca ci sono oltre 40mila libri». Per salvare la biblioteca è partita anche una campagna degli utenti. Dopo il terremoto all’auditorium sono state bloccate le attività inerenti la promozione della lettura e dell’arte attraverso mostre. Quanto prima, comunque, dovrebbero riprendere. «Potremmo ricominciare nel mese di gennaio – aggiunge – e gli eventi verranno sempre ospitati all’auditorium anche se la biblioteca verrà trasferita nella scuola Bezzi o in altri locali.

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Stiamo poi organizzando un concerto per il primo dell’anno. Tutte le attività così riprenderanno regolarmente dall’inizio del 2017». La Biblioteca Filelfica per ora continua ad essere aperta nella sua sede seguendo il normale orario.


TANTI ALBERI DI NATALE NEL CENTRO STORICO DI TOLENTINO Natale è alle porte. Si avvicinano le festività natalizie che di certo non saranno come quelle del passato. Il terremoto ha scosso tutti, ma si vuole andare avanti. Ecco, allora, che per rivitalizzare il centro storico sono state organizzate delle iniziative, come è sempre stato fatto nel periodo natalizio, anche se in versione un po’ ridotta. In piazza della Libertà è stato collocato il tradizionale albero di Natale. Alto più di otto metri, proviene da un giardino di un privato cittadino tolentinate. Questo grande pino, infatti, minacciava di cadere sopra la casa e quindi andava tagliato. Vista la concomitanza con il Natale, il proprietario ha pensato bene

di farne dono al comune per sistemarlo al centro della piazza. Il pino è stato addobbato con le luminarie che sono state accese ufficialmente. Contemporaneamente tutti gli esercenti commerciali, in collaborazione con la Pro loco Tct, hanno posizionato tanti alberi natalizi, ne sono oltre duecento, che sono illuminati con tante lucine a led. Nei giorni di dicembre, prima del 25, si susseguiranno gli eventi itineranti per la città all’insegna della musica, cultura, spettacoli, mercatini di Natale, stand gastronomici, castagne e tanti Babbo Natale per far divertire bambini ed adulti con selfie che hanno dato vita ad un concorso con bellissimi premi per tutti. Per il 6 gennaio è in programma l’evento “Arriva la Befana del Pon-

te del Diavolo” a cura dell’associazione artistico culturale “I Ponti del Diavolo” in collaborazione con il Consiglio di contrada Ributino - Pianciano – Ancaiano – Calcavenaccio – Parruccia di Tolentino. Torna così la vecchietta con le scarpe rotte. Alle 16 è prevista la partenza al Ponte del Diavolo del corteo delle Befane, alcune accompagnate anche da asini, per il raduno in piazza della Libertà di Tolentino dopo una breve tappa alla casa di riposo per salutare gli anziani, ballare con loro e distribuire caramelle e dolciumi. Le Befane che vogliono partecipare devono ritrovarsi al Ponte del Diavolo alle 15.30. Di Befane ce ne saranno per tutti i gusti per la gioia dei bambini e dei grandi.

I PRESEPI A TOLENTINO

Il tradizionale presepe di San Nicola quest’anno sarà diverso. Non sarà più allestito nel consueto luogo a causa dei danni subiti dalle ultime forti scosse del terremoto. Sarà realizzato in versione ridotta ed in locali diversi. Il presepe verrà collocato in una stanza adiacente al cortile del convento vicino alla tensostruttura dove vengono celebrate le funzioni eucaristiche. In questi giorni gli addetti all’allestimento sono al lavoro. Il presepe deve essere pronto per

la notte di Natale per la benedizione. Altri presepi sono sparsi per la città e le campagne, ma sono sempre meno rispetto allo scorso anno in seguito al terremoto. Tra questi c’è quello del Consiglio di quartiere Foro Boario. Quest’anno poi non ci sarà il tradizionale presepe a cura dell’associazione “I Ponti del Diavolo” allestito all’edicola sacra del Ponte del Diavolo avendo quest’ultima struttura delle lesioni e così è stata messa in sicurezza con dei ponteggi.

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