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C’era una volta... e c’è ancora

Il ruolo delle donne nella domesticazione dei cani

Volpino Italiano. Foto Lella Corradi.

C’era una volta... e c’è ancora

Uno studio scientifico rivela aspetti mai indagati sulla relazione uomo-cane e i risultati hanno riservato molte soprese…

Il ruolo della donna attraverso i secoli ha subìto cambiamenti epocali conquistando posizioni rilevanti in molti campi della ricerca, della scienza e nella società riuscendo, nella maggior parte dei casi, a mantenere integro l’istinto materno, di cura e di protezione della prole. Recentemente, una ricerca della Washngton State University ha valutato il ruolo della donna nella domesticazione del cane, giungendo a conclusioni sorprendenti.

Del resto, nel libro “E l’uomo incontrò il Cane”, Konrad Lorenz (1903-1989) Premio Nobel 1973 per gli studi sull’Etologia, descrive con dovizia di particolari la sua ipotesi sull’incontro tra l’uomo e il cane, anzi, tra la donna e il cane: “… Probabilmente il cane era già domestico quando gli uomini cominciarono a vivere sulle palafitte, oppure lo è diventato nel corso di quel periodo. Si può immaginare che un giorno una donna, o una bambina che volava giocare “alla bambola”, abbia raccolto un cucciolo abbandonato e lo abbia allevato in seno alla famiglia umana”.

“MATERNAGE”

Il ruolo della donna è sempre stato molto complesso e storicamente raccontato attraverso le miriadi di mansioni che nel tempo ha svolto. Uno tra i più sorprendenti è l’atteggiamento di “maternage” che in alcune tribù arcaiche era esteso anche ai

cuccioli di cane che talvolta venivano allattati al seno. Al Musée de l’Homme di Parigi si possono ammirare alcune fotografie che immortalano questo gesto.

LO STUDIO AMERICANO

Lo studio condotto dai ricercatori della Washngton State University (WSU) si è basato su di una analisi interculturale, scoprendo che diversi fattori potrebbero aver giocato un ruolo nella costruzione della relazione reciprocamente vantaggiosa tra uomo e cane, inclusa la temperatura, la caccia e, sorprendentemente, il genere.

“Abbiamo scoperto che le relazioni dei cani con le donne potrebbero aver avuto un impatto maggiore sul legame cane-uomo rispetto alle relazioni con gli uomini”, ha detto Jaime Chambers, dottore in antropologia della WSU, primo autore dell’articolo pubblicato sul Journal of Ethnobiology. “Gli esseri umani erano più propensi a considerare i cani come fossero persone, soprattutto se i cani avevano un rapporto speciale con le donne. Erano inclusi nella vita familiare, trattati come soggetti affettivi e, in generale, le persone avevano per loro una maggiore considerazione”.

Mentre il cane è l’animale domestico più antico e diffuso, pochissimi studi antropologici si sono concentrati direttamente sul rapporto umano con i cani. Tuttavia, quando i ricercatori della WSU hanno cercato nella vasta raccolta di documenti etnografici nel database dello “Human Relations Area Files”, hanno trovato migliaia di citazioni che riguardavano i cani. Infine, hanno analizzato i dati di oltre 844 etnografi che hanno descritto 144 società con tradizioni arcaiche (a livello di sussistenza) in tutto il mondo. “Guardare queste culture può fornire informazioni su come si è sviluppato il rapporto cane-uomo - ha detto Chambers e aggiunge - La nostra società moderna è come un blip (segnale) nella linea temporale della storia umana. La verità è che per la maggior parte della storia umana, le relazioni uomo-cane non sono mai state come le vediamo oggi nelle società occidentali industrializzate, e guardare alle società arcaiche tradizionali può offrire una visione più ampia”.

I ricercatori hanno notato casi specifici che mostravano l’utilità dei cani per gli esseri umani e l’utilità degli esseri umani per i cani, nonché la “personalità” dei cani stessi; quando venivano trattati come persone, ad esempio quando veniva dato loro un nome, o era permesso loro di dormire negli stessi letti, o il pianto degli umani quando un cane moriva. È emerso un modello che ha mostrato come le donne sapessero coinvolgere i cani nell’impiego quotidiano di qualche mansione e di come gli uomini apprezzassero questi servigi, inducendoli a fare altrettanto.

Bolognese. Foto Angela Landi.

La situazione poteva cambiare ai Tropici. “Rispetto agli esseri umani, i cani non sono particolarmente efficienti dal punto di vista energetico” - ha detto Robert Quinlan, professore di antropologia della WSU e coautore dell’articolo - la loro temperatura corporea è più alta di quella degli esseri umani ed un minimo di esercizio fisico può farli surriscaldare in una giornata torrida. A causa di ciò, abbiamo visto che in ambienti più caldi erano meno utili per gli esseri umani”. Quinlan ha però notato che c’erano alcune eccezioni a questo comportamento in alcune culture amanti dei cani che risiedevano nei Tropici.

Anche la caccia sembra rafforzare il legame cane-uomo. Nelle culture che cacciavano con i cani, questi erano più apprezzati dai loro partner umani: erano più considerati e valorizzati. Questi valori, tuttavia, sono diminuiti quando la produzione alimentare è aumentata, sia che si tratti di coltivare raccolti o di allevare bestiame. Questa scoperta sembrava andare contro la percezione comune dei cani da pastore che lavorano di concerto con gli esseri umani, ma Quinlan ha osservato che in molte culture, i cani da pastore lavorano spesso da soli mentre la caccia richiede una cooperazione più intensa con l’umano.

Questo studio aggiunge prove alla teoria evolutiva secondo cui i cani e gli esseri umani si sono scelti l’un l’altro. Afferma Chambers: “I cani sono ovunque siano gli esseri umani. Si sono uniti a noi, ci hanno seguito in tutto il mondo e hanno prosperato con noi. È stata una relazione di grande successo. “

UN MEDIO EVO DI CAMBIAMENTI

Anche l’arte racconta una storia di relazioni privilegiate tra la donna ed il cane. Celebri pittori hanno ritratto donne famose, principesse e cortigiane in compagnia dei loro cani. Una relazione a volte silenziosa ma potatrice di grandi cambiamenti come per esempio nel Medio Evo quando le guerre e la caccia tenevano costantemente impegnati cavalieri e regnanti, mentre le dame di corte e le principesse tessevano trame a quei tempi neanche percepite, prendendosi cura dei cuccioli “scartati” dai loro uomini perché piccoli, magri e sottopeso, giudicati inutili per qualsiasi utilizzo. Ma quelle donne, con amore, pazienza a tanta passione mettevano inconsapevolmente le radici per tutte quelle piccole razze da compagnia che ai giorni nostri danno un valore aggiunto alle nostre vite. Un lavoro prezioso, in grado di raccontare ancora una volta uno spaccato di vita che vede il ruolo della donna, a volte silenzioso e nascosto, ottenere risultati importanti per la Società intera.

Ermelinda Pozzi

Papillon. Foto Egle Dildaite.