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Il Barbet è gioia di vivere

Dalla Francia un cane antico, noto per l’originale mantello e il carattere allegro

Il Barbet è gioia di vivere

Progenitore dei Barboni, possiede notevoli doti venatorie. Si calcola che la popolazione mondiale sia di circa 5500 esemplari

La moda dei cani “Designer Dogs” ha fatto proliferare mille “razze” dai nomi buffissimi ed evidentemente accattivanti. Labradoodle, Puggle, Cockapoo e altri fino alla nausea. Ma gli originali Designer Dogs sono proprio i nostri cani di razza che hanno sviluppato le loro peculiari caratteristiche da centinaia di anni. Il Barbet è una razza di origini antiche. Alcune ipotesi indicano la sua origine di cane da caccia arabo giunto in Europa in seguito all’espansione saracena nell’VIII secolo. A volte si crede che il termine “barbet” derivi da Barbaria che definisce nel XVIII il Maghreb. Secondo altri, il Barbet discenderebbe dai cani da pastore dell’Europa dell’Est, per una certa rassomiglianza generale, ma tutti i cani di taglia media e pelo lungo non sono parenti stretti; per lo stesso motivo, se il Barbet ha potuto dare il suo contributo a certi Grifoni, non bisogna necessariamente farne l’antenato di tutte le razze di questo tipo. Si potrebbe inoltre pensare che le tracce del Barbet vadano ricercate in Francia, partendo dai grifoni, quei cani “da penna” dal pelo abbondante ed ondulato descritti nel XIV secolo nel celebre libro “Livre de Chasse” di Gaston Phoebus. Alcuni di questi si sono potuti specializzare, poco a poco, nella selvaggina acquatica. A partire dal XVI secolo il Barbet, sebbene non possiamo essere sicuri del suo reale aspetto, acquista in ogni caso una sua identità: il termine fu usato per la prima volta da Jacques du Fouilloux nel suo libro ‘La Vènerie’ del 1614 e stava a significare semplicemente “uomo barbuto”, e comincia ad applicarsi ad un determinato tipo di cane. È possibile che il Barbet a quel tempo si sia diffuso anche in altri Paesi: il cinologo inglese Herbert Compton pensava infatti che il cosidetto “Water Dog” fosse arrivato dalla Francia verso la fine del Medioevo. All’inizio del XVII secolo il Barbet riporta l’anatra con il re di Francia, Enrico IV. Nel XVIII secolo viene menzionato nei lavori dei naturalisti Buffon e Linné. Lo ritroviamo quindi bicolore e riccio nei quadri del pittore Oudry.

STORIA RECENTE

Nel XIX secolo il Barbet è ancora cacciatore, a volte anche cane da ferma. I marinai l’avrebbero utilizzato per ripescare ciò che cadeva dalle imbarcazioni. Contrariamente al suo discendente Barbone che conobbe grande successo, il Barbet fu vittima di una grande disaffezione; l’espressione “crotté comme un Barbet” (inzaccherato come un Barbet) dà ad intendere una netta connotazione negativa. La sua descrizione è di un cane rustico e “ordinario”. Nel periodo tra le due guerre solo il dottor Vincenti (“du Mas de la Chapelle”) si preoccupò di mantenere viva la razza. Nel dopoguerra non vi sono stati più iscrizioni nel

Libro delle origini Francese. Finchè, negli ultimi anni 1960, alcuni appassionati hanno cercato di rilanciare la razza. (ciascun pioniere certo di possedere il “vero” tipo di Barbet). Possiamo citare principalmente la signora Hélène Petre, figlia del Dott. Vincenti, che ha allevato partendo da soggetti del padre e la signora Christine Bisconte (“Marecages du Prince”), che possedeva una coppia (Lynx e Serinoire) iscritti al Libro delle origini Francese a Titolo Iniziale nel 1975 e che fece molta pubblicità alla razza, inizialmente iscritta nel VII Gruppo FCI e successivamente trasferita nell’VIII. Una discendente di questa coppia (Ulyssia) fu usata come modello per il nuovo standard redatto nel 1986. Il proprietario, J.C.Hermans, la accoppiò con un Barbone standard. La cucciolata risultante fu la base del suo allevamento, che per ‘ricreare’ la razza usò anche diversi cani d’acqua quali il Cao de Agua ed altri.

IL CLUB FRANCESE

La fondazione del “Club del Barbet e altri cani d’acqua” risale al 1980, e primo presidente fu proprio il signor Hermans, che rimase in carica fino al 2001. Due linee di tipologie diverse si svilupparono però, a causa delle divergenti opinioni tra la signora Petre e il signor Hermans. Nel frattempo l’altezza al garrese del Barbet aumentò di quasi 8 cm. La signora Petre insieme a Ranier Georgii (“Poppenspäler”) non registrarono più i loro cuccioli in Francia, proprio a causa di queste divergenze di tipo, e registrarono le loro cucciolate in Germania. A partire dagli anni ‘80 si svilupparono due distinte linee, uno più alto dal pelo più riccio da “show” e l’altro dalle misure più contenute e con il pelo a riccio aperto che aveva mantenuto le caratteristiche da “lavoro”. Oggigiorno sono frequenti gli incroci tra i due tipi ed il Barbet di oggi presenta le caratteristiche di entrambi. Sebbene il Barbet possa sembrare salvato dall’estinzione non dobbiamo dimenticare che è un cane raro sia in Francia che all’estero. Siamo

COLORE Monocolore nero, grigio, marrone, fulvo, sabbia, bianco, o più o meno pezzato. Tutte le sfumature del fulvo e del sabbia sono accettate. La sfumatura dovrà di preferenza essere la stessa del colore del corpo.

felici perciò di informarvi che la popolazione mondiale è in aumento; negli ultimi 20 anni è cresciuta, da circa 500 soggetti nel 2000 a circa 5500 nel 2020.

ROBUSTO, EQUILIBRATO E DINAMICO Razza rustica e funzionale per eccellenza, è priva di qualsiasi preziosismo. Di taglia media, dal profilo mediolineo, il Barbet è costruito solido, con ossatura robusta, torace largo, costato cerchiato; la linea dorsale è leggermente convessa, il collo ed il rene corti e forti. La coda è portata bassa con l’estremità che forma un uncino. Il tipo di testa lo differenzia dal Barbone perchè, a differenza di quest’ultimo, non si è cercato di conferirgli eleganza. Sotto la sua zazzera arruffata si nasconde un cranio rotondo e largo, un muso corto e ben squadrato, gli occhi scuri piuttosto

PELO Lungo, lanoso, arricciato, che forma ciocche. Il pelo è fitto e, allo stato naturale, ricopre tutto il corpo. È una caratteristica essenziale della razza.

rotondi, le orecchie piatte ed attaccate basse a livello dell’angolo esterno dell’occhio. Il pelo è riccio o molto ondulato, abbondante e di diversi colori: nero, grigio, marrone, fulvo, sabbia e pezzato. Il Barbet è un cane facile da tenere, equilibrato, simpatico e molto socievole sia con le persone che con altri cani. La sua empatia è proverbiale e con l’età non perde dinamismo nè la sua smoderata voglia di giocare, pieno di “joy de vivre”. “Resta un bambino tutta la vita.”, afferma Marc Bisconte (“Le Bois du Roy”), “Sente il bisogno della presenza umana; lasciarlo da solo tutto il giorno potrebbe renderlo un distruttore. Non è molto appiccicoso, ma viene a cercare le carezze per poi tornare ai suoi giochi. Non è cane da guardia ma sa dare il campanello d’alarme.” Dal punto di vista dell’obbedienza, il furbo Barbet si rivela molto dotato. “Tuttavia non funziona come un cane da pastore: ciò che fa è principalmente per il proprio piacere oltre che per amore del padrone”, nota Françoise Lechniak, “è un attore nell’anima, e un pochino ladro!” Un cane con una tale personalità non deve essere trattato in modo brusco: in generale, tenergli il broncio è già una punizione sufficiente. L’amatore del Barbet saprà apprezzare la scintilla di estro che questo buontempone sa mettere in tutto ciò che fa. Eccellente nuotatore, il Barbet è istintivamente attratto dall’acqua, sia del mare che dolce e a qualunque temperatura. Protetto dal suo pelo idrofugo, vi si muove in modo molto disinvolto. “Di tutti i cani da acqua, è rimasto quello più vicino al modo di cacciare atavico”, afferma l’allevatore Rainer Georgii che possiede diverse di queste razze. Il Barbet viene utilizzato quindi su anatre, gallinelle d’acqua, marzaiole, beccaccini. L’altro aspetto delle possibili attività non venatorie compatibili con l’empatia del Barbet è la Pet Therapy e la guida alle persone non vedenti: la grandezza del Barbet è compatibile con entrambi. Anche la Doggy Dance mette in mostra la giocosità e l’estro del Barbet. È un cane di buona salute è mediamente longevo con cani anche di 12-15 anni ancora in buona forma. Esami da fare prima di un accoppiamento sono le radiografie per la displasia dell’anca e del gomito e la visita oculistica specialistica.

Elaine Narduzzo

(si ringraziano Sophie Licari, Massimo Chirivi e “Vos Chiens Magazine” per il materiale originale) Foto: per gentile concessione della signora di Ezia Carrodena Zagone