11 minute read

E ANCORA… Perrier-Jouët e il design

Il Salone Internazionale del Mobile nasce a Milano nel 1961 per promuovere le esportazioni italiane di mobili e dei loro complementi. Dopo 2 edizioni saltate è tornato, dal 5 al 10 settembre, a Fiera Milano Rho, con un nuovo format e un curatore d’eccezione: l’architetto Stefano Boeri, per l’edizione speciale che celebrerà i 60 anni di una manifestazione leader nel mondo.

Così la città di Milano è tornata protagonista sulla scena internazionale del progetto e della cultura con la prima grande mostra del design a riaprire i battenti. La scenografia, grazie a una maglia espositiva fluida e dinamica, è stata pensata per valorizzare le novità e le 425 brand espositori con creazioni messe a catalogo migliaia di prodotti, di cui il negli ultimi 18 mesi dalle 16% esteri, confermando aziende. Il visitatore ha po- la sua profondo identità di tuto così navigare libera- forum d’alto livello per gli mente all’interno di una addetti ai lavori. Un palcogran biblioteca del design, scenico che da sempre coun enorme archivio, nazio- niuga business e cultura, nale e internazionale, della facendo la storia del design creatività. Inaugurato dal e dell’arredo di ieri, oggi e presidente della Repubbli- domani, che quest’anno ha ca Sergio Mattarella, che ospitato 60mila visitatori ha fatto sentire la vicinanza provenienti da 113 Paesi, delle istituzioni, il “supersa- mentre ben 1.800 sono lone” 2021, laboratorio di stati i giornalisti accreditati sperimentazione e conta- da tutto il mondo. In questa minazione, luogo d’incon- speciale edizione della “Mitro e nuove opportunità, ha lano Design Week 2021”, visto la partecipazione di che unisce gli eventi del

Advertisement

Perrier-Jouët E IL DESIGN AL SALONE INTERNAZIONALE DEL MOBILE 2021 LEO DAMIANI COMMENTA IL GRANDE MOMENTO DEL BRAND CHAMPAGNE Fuorisalone in tutta Milano a quelli del “Salone del Mobile” presso la Fiera di Rho, vi è stato un concentrato di andrea cappelli eventi che hanno mescolato il food e il design con collaborazioni fra grandi nomi. Con avveniristiche installazioni studiate da giovani, famosi e promettenti designer, celebrare alcuni dei vini che hanno fatto la storia è divenuta un’esperienza immersiva, fra degustazioni emozionali, mobili iconici e locali futuriLeo Damiani con lo chef stici, che ha fatto viaggiare Antonello Colonna e il designer con la mente tra i vigneti e Andrea Mancuso in cantina col solo “potere”

delle emozioni, proiettando nel futuro le esperienze enogastronomiche. E anche l’iconica Maison di Champagne Perrier-Jouët, realtà riconosciuta in tutto il mondo per la finezza e l’eleganza delle sue cuvée, distribuita in Italia da Marchesi Antinori, è stata tra i protagonisti di una delle manifestazioni principe sul palcoscenico milanese. Immaginate il sagrato e il chiostro della Chiesa di San Marco completamente immersi nel verde. È stato questo il suggestivo risultato dell’evento dOT (design Outdoor Taste), attraverso cui grandi marchi del designer da esterno hanno reso unico un ambiente già bellissimo. Tema dominante il viaggio, un vero e proprio itinerario tra mare, montagna e terrazze urbane. In questo contesto, suggestiva presenza l’originale installazione Metamorphosis di Andrea Mancuso – Analogia Project, il designer italiano che, attraverso pratiche multidisciplinari, si serve del design come mezzo per reinterpretare la realtà e creare connessioni emotive con lo spettatore, col quale interagisce facendogli cogliere sia gli aspetti più conosciuti che quelli inaspettati. L’opera, commissionata dalla Maison Perrier-Jouët e già presentato al Miami Art Ba-

La lounge di Perrier Jouët sul sagrato della chiesa di San Marco

sel, mette in relazione i vigneti con le sue cantine e i suoi Champagne per un nuovo e artistico rituale di degustazione, stimolando la curiosità dello spettatore nei confronti del mondo dello Champagne, mentre assaggia le più celebri bollicine al mondo. Il progetto si ispira alla Maison Belle Epoque d’Epernay, dove

l’atmosfera eterea e silenziosa delle cantine incontra i colori vibranti e la luce dei vigneti. Così la forma di ciascuno degli elementi di ceramica che compongono l’installazione ricorda le bottiglie che riposano nelle cantine, mentre la tavolozza dei colori evoca l’immagine dei vigneti di PerrierJouët nel periodo della vendemmia. Realtà dallo spirito familiare fondata nel 1811 dall’unione di PierreNicolas Perrier e RoseAdélaïde Jouët, la Maison è sempre stata profondamente influenzata dall’amore dei suoi fondatori per la natura e l’arte. Così, fin dalla nascita, ha sostenuto una sua distintiva visione del mondo ispirata dallo spirito libero dei suoi fondatori e dal movimento dell’Art Nouveau, capisaldi dell’approccio originale allo Champagne e dell’osservazione della natura in modo non convenzionale, che danno forma a tutto ciò che la Maison crea. A iniziare dalla sua collaborazione, nel 1902, col pioniere dell’Art Nouveau Emile Gallé, creatore dell’anemone per la sua cuvée de prestige Perrier-Jouët Belle Epoque, Perrier-Jouët ha sempre commissionato lavori ad artisti affermati ed emergenti, come Bethan Laura Wood, Daniel Arsham, Noé Duchaufour- Lawrance, Miguel Chevalier, Makoto Azuma, Tord Boontje, Studio Glithero e Simon Heijdens, e più recentemente Vik Muniz, mischer’traxler, Ritsue Mishima, Andrew Kudless, Luftwerk e oggi Andrea Mancuso. Perrier-Jouët non è solo una delle Maison di Champagne più storiche, ma anche una delle più caratteristiche, riconosciuta per i suoi Champagnes floreali e complessi, che rivelano la vera essenza delle uve Chardonnay, oltre che una lunga tradizione d’artigianalità, un’expertise senza eguali, ottenuta grazie al lavoro di soli 8 chef de cave sin dalla sua fondazione. Infatti nell’ottobre 2020 Séverine Frerson è divenuta l’ottava chef de caves – e la prima donna a ricoprire questo ruolo – in oltre 200 anni di storia della Maison. “Quest’anno ad accompagnare il brindisi con le migliori bollicine Perrier-Jouet abbiamo avuto davvero uno special guest – ci racconta Leo Damiani, direttore Bollicine Marchesi Antinori Tenuta Montenisa & Champagne Perrier-Jouët Italia – lo chef stellato di fama internazionale Antonello Colonna, che nel tardo pomeriggio di giovedì 9 settembre ha deliziato i nostri illustri ospiti, alti conoscitori e collezionisti di grandi vini, accompagnandoli con le sue opere culinarie in un sorprendente iter gastronomico all’insegna della creatività, del senso della collettività e del piacere”. Cuoco, imprenditore, collezionista, ristoratore, albergatore, filosofo, poeta, inventore, rivoluzionario, “anarchico ai fornelli”, personaggio tv. Sono solo alcune delle definizioni usate da giornalisti, critici gastronomici o semplici appassionati di cucina per descrivere Antonello Colonna. Nato nel 1956 a Roma, nel 1985 intraprende la professione di ristoratore a Labico, assumendo il comando dell’attività di famiglia, una locanda per viaggiatori, che prenderà il nome “Antonello Colonna”. Ma la sua attività di ristoratore non si concentra solamente in Italia, infatti nel 1987 apre a New York il ristorante ebraico-romano “Albero d’oro” poi ribattezzato “Vabene”. Nell’ottobre

del 2007 invece inaugura il ristorante “Open Colonna” all’ultimo piano del palazzo delle Esposizioni a Roma. E nell’aprile 2012 nel parco naturale di Labico ha lanciato l’“Antonello Colonna Resort & Spa”, al cui interno si trova il ristorante gourmet “Antonello Colonna Labico”. Leo, ci descrivi questa bellissima serata? “Innanzitutto chef Colonna ha contribuito in prima persona alla realizzazione della lounge, un ambiente sul sagrato della chiesa di San Marco nel cuore di Brera che ricordasse il più possibile la casa, intesa come luogo del cuore, della familiarità e della condivisione. È stata un’esperienza elegante, travolgente, euforica e unica nel suo genere, dove a trionfare è stata la bellezza in ogni sua forma, alla quale naturalmente ha presenziato anche il designer Andrea Mancuso. I nostri 80 importanti ospiti hanno

potuto assaggiare un intrigante menù composto da ben 10 portate realizzato con passione da chef Colonna: panzanella di pane raffermo e torpedino di Fondi, porchetta tonné, baccalà in coppa, vellutata di patate e bottarga di muggine, insalata di pollo e cips di pane, amatriciana, cacio & pepe, tortelli di melanzane e basilico, tartare di manzo, cacciatora di pollo e per finire in dolcezza maritozzi con la panna”. Globalmente, come sono andati questi 6 giorni di presenza a Milano? “È stato un anno particolare perchè ha segnato la ripresa delle attività e delle fiere, seppur in modo parziale, anche il Salone del Mobile, che normalmente viene organizzato nel mese d’apri-

La chef de cave Séverine Frerson le, è stato traslato di 5 mesi a settembre. L’esposizione era molto ridotta rispetto alle edizioni pre-pandemia anche perché comunque è mancato abbastanza il pubblico straniero, ma abbiamo notato che i visitatori, seppur in numero inferiore, erano realmente interessati, sono mancati i curiosi e questo è stato accolto in maniera molto positiva dagli espositori. Naturalmente noi, occupandoci di Champagne, siamo più legati alla parte del Fuori Salone, non abbiamo interessi nel mobile inteso come tale. La nostra lounge ha funzionato dal 5 al 10 settembre e devo dire che la risposta del pubblico è stata estremamente positiva perché in realtà c’era molta gente in giro. La cosa interessante era la possibilità di bere tutta la gamma degli Champagnes Perrier-Jouët, a partire dal Gran Brut fino ad arrivare fino alla Belle Époque, il tutto accompagnato da una piccola proposta fatta di salumi di qualità e finger food firmati Antonello Colonna”. Leo, abbiamo sentito di una situazione diciamo complicata che si sta delineando per quanto riguarda la disponibilità dello Champagne… “È chiaramente riscontrabile da chiunque che stiamo vivendo un momento di gran difficoltà di presenza sul mercato dello Champagne in generale, semplicemente ci sono molte meno bottiglie. Tutto ciò è frutto di una perdita di produzione importante del 30% nella vendemmia 2017 e di un altro 30% nella vendemmia 2021. Se gli effetti della diminuita produzione del 2017 si sono sentiti l’anno scorso, ma sono stati un pò assorbiti dal problema covid che ha diminuito le richieste, della mazzata del 2021 se ne sentiranno gli effetti nel 2022, 2023 e 2024, così i produttori di Champagne si stanno molto preoccupando di quello che potrebbe succedere nel prossimo futuro. In termini assoluti, se vogliamo parlare di numeri, su su 300-350 milioni di bottiglie di Champagne che vengono mediamente prodotte ogni anno , quasi 2/3 vengono assorbite dal mercato interno della Francia e il resto quelle che vanno in esportazione: teoricamente per due vendemmie è completamente sparito il 30% dello Champagne, pari all’intera quota export nel mondo! Mentre fino a qualche anno fa, quando ancora non c’erano i problemi legati al cambiamento climatico, ogni 10 anni c’erano in media una o massimo

due vendemmie che potevano riscontrare questi problemi, negli ultimi quattro anni ce ne sono state già due, cioè il 50% e, se seguissimo questa logica – e spero proprio che non sarà così – cinque brutte vendemmie in 10 anni farebbero andare completamente in crisi quest’importane comparto dell’economia francese e tutto ciò crea allarmismo tra i produttori. Inevitabilmente, una delle leve in mano alle aziende è il prezzo, quindi alla fine ci saranno sicuramente dei rincarici sostanziali e già da adesso il mercato ha cominciato a muoversi in questa direzione. E cio vuol dire cominciare a dare anche delle indicazioni di posizionamento più in alto dello Champagne che per forza di cose farà uscire dal consumo alcune categorie di clienti, magari a favore di altre che però numericamente sono inferiori e quindi andranno a generare minori volumi d’acquisto e tutto ciò quindi potrebbe andare un pò a bilanciare la situazione. Certo è che in questo momento i produttori stanno operando non solo dei tagli effetto dei problemi che ci sono stati in vendemmia, ma secondo me stanno facendo dei tagli anche preventivi, cioè cercano di creare un pò di scorte in modo tale che, se anche il prossimo anno dovesse essere un’annata infelice per la Champagne, vi sia comunque abbastanza prodotto per mantenere continuità sul mercato”. Come si sta muovendo, all’interno di questa situazione, Perrier-Jouët? “La Maison vive nel contesto della Champagne e non ne è certo al di fuori, quindi ha subito un taglio importante nella produzione che fa naturalmente diminuire le disponibilità. E tutto questo si rifletterà anche sui singoli mercati, come per esempio si sta riflettendo sull’Italia, infatti ci hanno già comunicato che ci sarà un grosso taglio di prodotto disponibile, più o meno il 30%, il che ci mette naturalmente in gravi difficoltà soprattutto nei confronti di quella clientela, che è più del 50%, che lavora nell’ultimo semestre dell’anno, il momento in cui si vende circa il 50-55% della regalistica, quindi si acuirà ancor di più questa mancanza perché proprio quando c’è più richiesta, c’è anche meno prodotto. La strategia che abbiamo implementato per far fronte a queste problematiche, in un’ottica di revisione della distribuzione, andrà a tutelare i clienti che ci sono stati fedeli con continuità negli anni, certo ci piacerebbe prendere un nuovo cliente ma purtroppo al momento non abbiamo disponibilità di prodotto. Oltre a favorire tutti quei locali che, per affinità di posizionamento, ci sono più vicini, intendo strutture alberghiere di lusso e l’alta ristorazione, che è il mondo in cui si muove lo Champagne”. Cosa ci dici in ordine all’aumento prezzi? “Ci sono già stati e ce ne saranno altri, sarà un un processo che durerà almeno un paio d’anni e potrebbe far lievitare i prezzi complessivamente dal 15 al 20%. Il mio personale consiglio è quello di comprare Champagne il prima possibile e mettero in cantina, sia in un’ottica di piacere personale, ma anche d’investimento”.