Qui ho posto il cuore marzo 2014

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Anno mariano CFIC, Roma luglio 2013 - Lourdes luglio 2014: Quello che Egli vi dirà, fatelo!

Notiziario del Santuario del Beato Luigi Maria Monti Anno III — n. 23 MARZO 2014 D A T A

SOMMARIO: Editoriale

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Il mio grazie a 2 Padre Monti Luigi M. Monti 3 e dintorni Una preghiera 4 per… Preghiere per le vocazioni

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Con Maria, come Maria

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Parole montiane

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Glossolalie

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Vita di Famiglia

7-8

Forse non tutti sapevate

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I Vostri messaggi

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La Porta aper- 11 ta Riconoscere

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vocazioni Tracce per

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una lettera da Saronno Anno mariano 14 CFIC La Giovinezza dei vecchi

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DIO E’ MATURO?

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Un percorso senza strade

di Aurelio Mozzetta

Sai, caro padre, che l’età media dei preti della mia zona supera i 65 anni? Dove stiamo andando? Che significa?... Ci servirebbe proprio qualche vocazione nuova. Io ci lavorerei per suscitarne tra i giovani. In verità ci ho anche provato, ma riconosco d’essere sterile: non è facile e se qualche accenno si manifesta, in genere muore in poco tempo. Devo dire, però, che mi ha sempre colpito la frase biblica della sterile che partorisce sette volte ed è circondata da figli… Questa certezza ce l’ho, è una promessa che Dio manterrà: prima o poi le vocazioni arriveranno. Però mi chiedo: quando?, tu me lo sapresti dire? Quanto a me, non so nulla di ciò che mi aspetta domani, ma sento che qualcosa s’è messo in cammino: chissà se presto o tardi, ma di certo conoscerò il dove e il cosa. E, allora, via!, diciamo che son contento della piega che prende la mia vita. Dio sta

maturando e, silenziosamente, genera futuro. Cosa vuole da me? So che tu preghi per me e ti ringrazio. Tu sai quanto io abbia sofferto in questi anni, per non saper dare motivo della mia fede, delle certezze, della mia convinzione a consacrarmi a Dio. Oggi non posso più, non sono più capace di testimonianza. Almeno, così mi sembra: forse è la stanchezza, forse il non-senso, forse il minore coinvolgimento. Non ce la faccio più a lottare … mentre vedo in giro anche tanti dubbi e discussioni. Non ci si fida più della Chiesa, per ciò che essa è e rappresenta. Sento che la sfiducia è troppa ed è micidiale per le vocazioni. Il catechismo, le parrocchie, i luoghi dove prima ne nascevano, oggi sono incapaci di fecondità. Non basta una vita apparentemente cristiana. Non bastano i sacramenti. Serve altro. Serve di più. Ci vuole preparazione. Servono motivazioni per resistere. Servono pensiero meditato e parola ragionata. Serve gente saggia, che ragioni con la testa e conosca la Bibbia, il Magistero, la storia della Chiesa. Io non testimonio la mia fede perché non la conosco abbastanza, perché la vivo con difficoltà e non so esprimerla. Peccato enorme e imperdonabile di noi cristiani d’oggi: l’ignoranza! Segue a pag. 2

SANTUARIO DEL BEATO LUIGI MARIA MONTI—SARONNO Via A. Legnani, 4 - 21047 - Saronno (VA)  02 96 702 105  02 96 703 437 e-mail: santuario@padremonti.org sito web: www.padremonti.org C.F.: 93054190892 Conto corrente bancario intestato a: Istituto Padre Monti EUR IBAN: IT 88 Z 08374 50520 000008802348 - BIC (da estero) ICRA IT RR AE 0 presso BANCA DI CREDITO COOPERATIVO DI BARLASSINA – Filiale di SARONNO Causale: Offerte pro-Santuario o Sante Messe


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Il mio Grazie a Padre Monti

>>> segue dalla prima pagina

Una preghiera speciale Caro Padre Luigi, ti chiedo pace. Ti prego per la pace. Una preghiera speciale perché la pace possa sempre regnare in noi stessi, nelle nostre famiglie, nel nostro prossimo, in tutto il mondo. Che ogni creatura possa vivere con serenità la propria vita. Che in ogni famiglia sia insegnata la pace, attraverso una viva esperienza di amore, di comprensione reciproca e di unità. Donaci vocazioni capaci di seminare e raccogliere pace. A me dona di essere semplice. E perché io possa essere strumento di pace, tu aiutami a mantenere sempre alta in me la fede. Ti ringrazio. Renato F.

DIO E’ MATURO? Un percorso senza strade È vero, Dio è fonte di maturità; ma è di vitale importanza che anche noi ci si dia da fare e che l’habitat diventi promotore di vita. Più volte mi hai detto: “avanti, vivi! continua a vivere”, senza patemi e senza strepiti. La porta del cuore si aprirà quando Dio e il tempo saranno maturi. Le promesse sono sempre mantenute se riposano in Dio, i tasselli vanno sempre a loro posto nel mosaico della vita, i passi e i nonpassi costruiscono la nostra storia di salvezza, e nulla va sprecato del nostro piangere e del ridere. Questo mi dici, e aggiungi: Dio chiede maturità, non colli torti e nemmeno mani giunte e neppure occhi perduti dietro le stelle: uomini, perché state a guardare il cielo? (At 1,11). A che servono occhi trasognati al cielo, se le mani rimangono in tasca?

La vita ti porta dove devi andare, bisogna crederci, bisogna affidarsi, non arrendersi. Ce la faremo, sì! - fuori le mani dalla tasca! - e lungo il cammino altri si aggregheranno. Accendi il fuoco e attendi, lungo la notte, come nel deserto. Giovanni, nel deserto, era solo una voce urlante, ma non fu mai sterile, aveva chiamato molti prima che arrivasse Gesù... Lo Spirito va avanti e sa cosa deve fare, anche quando la nostra mente trascina in basso. Io ci credo, sai? Però è proprio da laggiù, dal basso, che mi rimbombano domande da cui riemergono idee e non pochi dubbi. Posso io accettare Dio e amarlo per quanto mi propone? Forse il tempo non è maturo. O forse Dio e i tempi sembrano

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maturi solo quando ce la sentiamo?, quando Egli è d’accordo con noi e noi lo rimodelliamo a facile spiritello? Forse ho troppo da fare per accorgermi di quanto costi Dio? No, siamo sinceri, il mio lavoro non c'entra, ed io penso che esso sia solo una tela di Penelope: serve per "passare il tempo", nell’attesa incessante della mia "ora". Sono messo a dura prova. Dio è maturo? Permette Egli che in me qualcosa maturi? Mi serve un percorso di verità. Dentro di me so di cosa si tratta, ma i pensieri devono diventare parole e le parole carne. Se non mi nascondo più e se mi rimetto alla luce, Dio mi fa maturare. Verrà la mia Pentecoste e arriveranno anche nuove vocazioni. Aurelio Mozzetta

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COERENZA Chi lo è sempre, può andare In un manoscritto del Beato Monti troviamo: VENGO DA DIO: A DIO DEVO TORNARE. Dio mi ha posto in questa terra unicamente per servirlo, onde guadagnarmi una gloria eterna in Paradiso. Ogni azione del Beato Monti, ogni suo gesto o pensiero sono tesi a questa finalità. Per un grazioso dono di Dio, Luigi ha ricevuto chiara la risposta alle tipiche domande dell’uomo: perché sono qui, cosa ci sono venuto a fare. Tuttavia lasciatemi dire: ritrovare queste semplici parole, tra i documenti che segnano il formarsi della sua Congregazione, emoziona. Aiuta a capire come questo uomo, poco istruito, di umili origini, abbia realizzato il miracolo di “spostare le montagne”. E lo ha fatto per essere coerente con quel pensiero: sono qui per servire Dio. Lavoro e fatica, sono esclusivamente la forma concreta di quell’unico obiettivo, con la sua conseguenza: andare in Paradiso. Per il Beato Luigi Maria Monti non sono chiacchiere. Lo testimoniano alcune espressioni raccolte, nei giorni che precedono la sua morte, da un confratello e ora parte del suo testamento spirituale: Ho lavorato tanto, ora merito il Paradiso. Luigi è sicuro di questo premio. Al di là dei possi-

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bili sbagli umani, ha onestamente mantenuto fede al suo impegno: servire Dio. Lo ha fatto nella sua casa con la “Compagnia dei Frati“, negli ospedali verso gli ammalati, nell’organizzare l’educazione dei “suoi” orfani; tutto ciò usando tenerezza e attenzione a tutti. È la missione che gli hanno direttamente affidato Gesù e sua Madre Maria. La seguirà fino all’ultimo sospiro, all’ultima raccomandazione ai frati, i suoi figli spirituali. Queste parole, così semplici e nello stesso tempo così impegnative, danno senso a tutta la sua storia. Nessuno si sarebbe sottoposto a tutte quelle umiliazioni, fatiche, preoccupazioni - tribulazioni le chiamava - che hanno segnato le ore della sua lunga vita, senza una motivazione così forte. Ancora nel manoscritto: Quante grazie mi ha fatto il mio buon Dio! Ecco lo stile di Luigi: ringraziare. Ringraziare Dio 23

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della vita, dei piccoli quotidiani piaceri d’ogni giorno, come alzarsi al mattino, camminare, vederci, gustare il profumo del sapone, del caffè. Luigi ringrazia anche delle difficoltà che lo hanno reso forte, ringrazia della sofferenza che lo rende umile e in grado di capire il male degli altri. Poi pone delle consequenziali domande: Come l’ho servito fin d’esso? Come lo servo ora? Quale corrispondenza ho io avuto fin d’ora? Quante volte ho promesso a Dio di servirlo come lo hanno servito i Santi: cioè, con somma diligenza e di non dargli il più piccolo dispiacere col non commettere il minimo mancamento avvertito, e come sarei stato pronto a morire prima di commetterlo. Sono stato fedele? Dio buono perdonatemi. Poniamoci le stesse domande. A Dio, volenti o no, tutti dobbiamo una risposta. Per quanto riguarda me, soprattutto la richiesta di misericordia e perdono: a Dio… a te, lettore. Non temere. Marco

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Luigi Maria e dintorni

Dagli scritti di Padre Monti

VENGO DA DIO: A DIO DEVO TORNARE. Dio mi ha posto in questa terra unicamente per servirlo, onde guadagnarmi una gloria eterna in Paradiso.

La Tomba del Beato Monti nella Cripta del Santuario di Saronno


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Preghiera per le vocazioni

Il mio tempo si faccia spazio d’amore C’è un tempo per lavorare e un tempo per riposare, un tempo per pregare e un tempo per aiutare. Fa’ in modo, Signore, che il mio tempo non sia sprecato, che io possa vivere questa vita nello spirito del pellegrino, che è sempre pronto a prendere la bisaccia e il bastone per partire. Fai che il mio tempo abbia spazio per i miei amici, i miei fratelli, le persone che mi sono care, perché a loro non manchi la mia presenza, e fai che nel mio tempo ci sia posto anche per aiutare, consolare, far sorridere chi ha bisogno di aiuto. Alla fine della giornata aiutami a contare il mio tempo e a rendermi conto di dove l’ho sprecato perché sappia, domani, impiegare meglio la mia vita.

“La preghiera, figli e fratelli miei carissimi, apre il tesoro del cuore di Dio”. Padre Monti

Una preghiera per...

PER CHI NE HA BISOGNO: - Chiedo di pregare per me, sono molto in difficoltà nel camminare: meno cammino e più sono in difficoltà. La mia famiglia ha bisogno di me, vorrei proprio guarire.

PER IL NEONATO RICCARDO: venuto tra noi il 25 febbraio, per mamma Angela e per papà Daniele. Visto che bellezza?

PER GLI AMMALATI: il beato Monti interceda per loro e li conforti nella sofferenza: - una preghiera speciale per papà: è peggiorato moltissimo. Dal suo ricovero non si è più alzato; prima con febbre, poi con incapacità di mangiare. L’hanno portato in

ospedale per mettergli la PEG. Sono andata a trovarlo, quasi non lo riconoscevo. Un’immensa pena vederlo così, però mi è sembrato sereno. E questo è un dono di Dio. Non essendo pienamente cosciente, non si rende conto della situazione, ma emerge una tranquillità di fondo che è sigillo di una vita vissuta bene. Ne ringrazio tanto il Signore.

- Walter, morto l’11 febbraio, a causa di un carcinoma prostatico. - Cesarina, 92 anni, morta il 23 febbraio: “si è spenta una parte di tutti noi”. Dio ti accolga. - Cecilia, la madre di Maurizio, morta nella notte del 25 febbraio.

PER CHI SOFFRE: - per Ilaria, che ha perso il bambino che aspettava. A lei e a Luca la nostra vicinanza e una intensa preghiera.

PER I DEFUNTI: - Norberto Raul Lobato, papà del nostro Fratel Leandro (Comunità di Santa Fe, Argentina), morto il 5 febbraio. Per lui la nostra preghiera di suffragio; a Leandro la nostra fraterna vicinanza.

Inviateci le vs. intenzioni di preghiera a: ANNO

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Con Maria, come

L’esperienza di consapevolezza e di mistero La vocazione di Maria come ogni altra vocazione, ha questo doppio senso: da una parte la consapevolezza e dall’altra il mistero.

ad una chiamata che viene da Dio. Quindi la consapevolezza e il mistero sono un unico binario a doppia circolazione.

Con il suo SÌ, Maria è consapevole della volontà sua d’essere al servizio di Dio. La risposta data all’angelo è piena di consapevolezza, soprattutto perché viene dopo una domanda pratica: “ come ? … non conosco uomo”. Dalla risposta dell’angelo lei si impegna consapevolmente. Però anche se consapevole, Maria è comunque dentro il mistero della salvezza, di cui Dio solo conosce i tempi e i ritmi. Io sono consapevole di quello che sto facendo, della decisione che ho

In ogni vocazione, come in Maria si dovrebbe avere la consapevolezza della scelta e di quello che si sta vivendo. preso di mettermi al servizio di Dio e degli altri. Ma nello stesso tempo, mi rendo conto del mistero in cui sono entrato. Il mistero è la Parola di Dio che suscita in me la consapevolezza della chiamata. Il mistero non agisce in me al di là della mia libertà, esso collabora nella scelta vocazionale o personale, ed io devo avere coscienza di rispondere

Nello stesso momento non dimenticare mai la presenza e il ruolo del mistero nelle nostre vite. La mia vita è risposta ad una chiamata, ad una vita nel mistero di Dio.

La vocazione di Maria come ogni altra vocazione, ha questo doppio senso: da una parte la consapevolezza e dall’altra il mistero.

P. Emanuel Mvomo

Custodire anime

C

ontinuate pure e con alacrità nel vostro ministero, giacché il signore vi ha dotato di quelle qualità necessarie e così le benedizioni del cielo saranno copiose, non solo su di voi perché custodite tante belle anime innocenti, care a dio ed alla madre nostra immacolatata, ma sì su tutto il nostro istituto. (Padre Monti a Fratel Angelico Mariani, 15 dicembre 1896).

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Le Parole montiane


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Dalle Comunità di Padre Monti nel mondo

Merci, Papa Luigi Sangmélima, 15 janvier 2014 Très cher père bonjour. C’est avec un cœur plein de confusion que je t’écris cette lettre. Mon père si mon cœur est confus c’est parce qu’il a peur, si mon cœur est confus ce n’est pas parce qu’il veut se décourager, si mon cœur est confus ce n’est pas parce qu’il veut tout abandonner. Papa, mon cœur est confus parce qu’il n’arrive pas a comprendre, mon cœur est confus parce qu’il est impatient, mon cœur est confus parce qu’il ne sais pas comment demain sera. Justement, mon père, c’est pourquoi je t’écris cette lettre car toi tu sais de quoi demain sera fait, car ton Seigneur Jésus-Christ que tu as servi avec abnégation et détermination, comme on me l’enseigne, nous le rappelle dans l’Evangile «ne vous souciez pas de demain car, demain se souciera de lui-même». Pour ce demain là, cher père, nous avons besoin de ton aide. Oui père! aide-nous! Aide tes enfants à surpasser cette confusion qui se trouve dans leurs cœurs. De ton vivant père, tu priais l’Immaculée notre Mère pour qu’elle t’aide à fonder la Congrégation ; à présent que tu es avec elle au ciel, intercède pour nous qui voulons continuer ton œuvre dans l’héritage que tu as laissé, à savoir le soin des malades, des orphelins, et des plus pauvres. Père Luigi, certains disent que tu es fâché contre nos agissements. Comme des enfants prodiges père, nous demandons humblement pardon. Tu es notre Papa si vraiment tu es fâché, apaise s’il te plait ta colère pour que la Congrégation que tu as fondée avec amour, puisse voir un lendemain meilleur. Merci Papa Monti et à très bientôt dans la prochaine lettre. Ton Fils au noviciat

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Un anno unico Innovazione formativa per contrastare la dispersione scolastica. Finalmente qualcuno comincia ad accorgersi che la piaga dell’abbandono scolastico assume dimensioni impensate; qualche giornale ne scrive; il Ministero dell’Istruzione ci mette pochi soldi per combatterla. L’Associazione Padre Monti (APM) di Saronno ne parlava già nei primi anni Novanta ed ha sviluppato un percorso chiamato “Anno Unico”: unico non solo per durata, ma - a detta dei ragazzi - anche per la singolarità e genialità che lo caratterizza. Recentemente l’esperienza è stata raccontata tramite uno stimolante Quaderno curato dal dr. Davide Fant, responsabile dell’AU, con la supervisione del prof. Piergiorgio Reggio dell’Università Cattolica di Milano: “Un Anno Unico – Innovazione formativa per contrastare la dispersione scolastica” (pagg. 148).

La professione religiosa di ALFREDO E HÉCTOR Vivono lontano, al di là dell’oceano, a Cordoba (Argentina), ma noi siamo tutti invitati alla festa della loro consacrazione a Dio. Non possiamo andarci fisicamente, ma facciamo volare fin laggiù il pensiero, la preghiera e la lode per questi due Fratelli, Alredo e Héctor, che dicono il proprio sì al Signore.

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Vita di famiglia

Un coro di preghiere per Bonifacio Kutina (CROAZIA) Il 4 novembre 1897 avveniva il “Felicissimo Transito” di Fratel Bonifacio Pavletić. In questo 2014, 150° anno dalla sua nascita, per nove mesi consecutivi (NOVENA), ogni primo sabato del mese nella Chiesa dello Spirito Santo di GOJLO celebreremo una Eucarestia in onore della Madonna, così amata da Fratel Bonifacio. Anche noi potremmo conoscere e pregare la Mamma del cielo.

Ne 150° anno dalla nascita di Fr. Bonifacio Pavletić. per nove mesi consecutivi (NOVENA), ogni primo sabato del mese nella Chiesa dello Spirito Santo di GOJLO celebreremo una Eucarestia in onore della Madonna, così amata da Fratel Bonifacio.

4. studenog 1897. dogodio se "Sretan prijelaz" u vječnost brata Ivana Bonifacija Pavletića. Ove godine 2014. slavimo 150. obljetnicu njegova rođenja i to kroz devet uzastopnih mjeseci (DEVETNICA). Svake PRVE SUBOTE u mjesecu u crkvi Svetog Duha na Gojlu slavit ćemo Euharistiju u čast Gospe, koju je brat Bonifacije tako volio. Također i mi možemo bolje upoznati i moliti našu Nebesku Majku. U slavljenju Euharistije izmjenjivat će se naši svećenici: mons. Dragutin Papić, p. Mariano Passerini i vlč. Dražen Lauc!

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… a spulciar gli archivi e rimescolar le carte della storia, per sapere…

Bonifacio, un nome importante Una tradizione secolare imponeva ai consacrati di cambiare nome al momento di emettere i voti. Veniva così segnato il netto distacco dalla famiglia di origine per entrare nella nuova famiglia, quella religiosa. Uso ormai rarissimo ai nostri tempi, sia perché il battesimo è sacramento sia per le difficoltà derivanti dal cambio, emotivamente rilevante, ma pregno d’inefficienze civili e burocratiche. Molti dei giovani che al suo tempo si presentavano alla Congregazione ricevettero il nuovo nome dallo stesso Fondatore, Padre Luigi Maria Monti. Fra i suoi preferiti quello di Bonifacio. Nome importante presso questi frati. Lo hanno portato uomini santi. Fra tutti fr. Bonifacio Pavletic... e, prima di lui, fr. Bonifacio Junker. Mi sono chiesto quale fosse la ragione che spingeva il Beato a scegliere questo nome. Forse la sua derivazione latina: uomo che ha buona fortuna?; no, non mi convinceva. Un giorno, mentre guidavo un gruppetto di giovani argentini a Bovisio, luogo natale del Monti, li condussi nella chiesa di San Pancrazio. Lì il parroco ci spiegava che la luce, in determinati giorni, entra attraverso la vetrata che raffigura il Beato e va ad illuminare l'altare dove è posto un Crocefisso ritenuto miracoloso. Con tutti i ragazzi guardo l'effetto luminoso e mi accorgo che sotto il Crocefisso vi è, sempre illuminato dal sole, il simulacro di un santo. Chiedo spiegazioni. Sono i resti mortali di San Bonifacio. Una breve successiva ricerca mi fa trovare anche le tracce di questo culto, che allego in foto. Voilà! Trovata la risposta. Per tradizione si festeggiava il santo il 23 Luglio, proprio un giorno prima del compleanno dello stesso Luigi. Due buoni motivi per non dimenticare quel nome. MP

Da ultimo sorvoliamo l’Atlantico fino al BRASILE, a

INFIORATA di FOZ do IGUAÇU, realizgustare la bellezza dell’

zata per il Corpus Domini, domenica 2 giugno.

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A Bovisio, nella chiesa di San Pancrazio, dove Luigi Monti fu battezzato, troviamo, ai piedi del Crocifisso Miracoloso, il simulacro di San Bonifacio, nome tanto caro a Padre Monti. Per tradizione si festeggia il 23 luglio, la vigilia del compleanno di Luigi Monti.


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Lettere alla Redazione I Vostri mess@ggi Email e lettere dal mondo

1 Grazie per l’editoriale - Grazie. L’editoriale, toccante nel presentare il dolore di tante donne, pur ponendosi in un fraterno compatimento, non perde lucidità. - Grazie, molto forte e bello l'editoriale... - Grazie sempre per l'editoriale che apre il mese e che offre uno spunto molto denso per motivare la preghiera. Il tema della sofferenza sta a cuore a tutti. Mi hai stimolato la rilettura di quel brano

conto di rileggerli più volte, fino al prossimo numero. Per essere uno strumento online è graficamente appetibile e bello da leggere; vedo che sul computer non sempre è facile portare a termine la lettura di uno scritto o di articoli, tanto sono pesanti, omogenei, lunghissimi; spesso vengono presentati come notizie "a pappagallo" (si ripetono sempre la stesse cose, spesso

realizza nella nostra opera. È un momento di riflessione per i nostri educatori e per i nostri operatori sanitari e non, che ogni giorno trascorrono questi momenti accanto ai meno giovani. È questa Messa che ci porta a fare delle serie riflessioni, perchè tutto ciò che si fa non va perduto. Misento di ringraziare anche per questo contributo. P. Giuseppe Decina

3 con interesse, unità e preghiera - Grazie. Leggo come sempre con interesse - Laudato sia Dio, come va padre? Saluti da Croazia :)

Scriveteci a quihopostoilcuore@padremonti.org della Spe Salvi (ultima parte del documento) che parla di come la sofferenza ci educhi alla speranza... Ho capito che non è cercando di toglierla di mezzo (anche se si deve fare di tutto per alleviarla), ma assumendola e condividendola in primo luogo con Gesù e poi tra di noi, che la sofferenza diventa vivibile e addirittura feconda e porta il frutto della Speranza. E questo per me è molto importante anche nella vita religiosa... Mi rendo conto che tutti gli articoli del bollettino sono sostanziosi, ripieni di spiritualità, mariana e cristiana, stimolanti… e allora

"vuote"), quindi non attirano. Invece QPC prende proprio il cuore. Con i colori e il contenuto giovanile e sempre appropriato ai tempi, rende il momento della lettura un evento spirituale! RS 2 e per Tommasina - Grazie. Ho stampato la poesia di Tommasina, mi ricorda tanto la mia mamma! NS

Carissimo padre, quanto sarebbe bello non avere esigenze e riuscire a vivere nella contemplazione e solo nell'Amore di Cristo! Io vorrei riuscire a dare questa precedenza nella mia vita, per trovare e glorificare il senso di tutto quello che mi è successo e mi succede. Ringraziandola di cuore per il suo ricordo nella preghiera, le garantisco anche il mio, pur essendo semplice e povero. Un abbraccio fraterno. GB

- La bellissima riflessione "TOMMASINA" che ci riporta la giovinezza dei vecchi mi ha fatto riflettere pensando ai nostri anziani e nel vedere come ciò si

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Il povero che regalava mele al re Questa storiella mi è molto cara: Ogni mattina, nel piccolo reame di Benestare, un mendicante veniva in silenzio a portare un frutto al suo sovrano e poi si ritirava. Il re, abituato a ricevere regali molto più ricchi di quel frutto portato all’alba, derideva volentieri il mendicante, dopo che questi era partito.

Un giorno, la scimmia prediletta del re prese uno di quei frutti e gli diede un morso, ma subito lo sputò e lo gettò per terra, proprio vicino al trono. Il sovrano guardò la scimmia, poi guardò la mela e, con enorme sorpresa, vide

Tutta la corte imitava il suo re: sarebbe stato disdicevole, infatti, non agire o non pensare come il sovrano. Il mendicante non si scoraggiava e ritornava ad ogni sorgere del sole a consegnare a mano il proprio dono. Il re, con un sorriso finto e logorato da quel gesto abituale, accettava comunque il dono e lo disponeva meccanicamente in una cesta. Questa ormai straripava e conteneva a stento tutti i frutti che il mendicante aveva portato con amore, gentilezza e pazienza.

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che dal cuore di essa spuntava un diamante. Ordinò allora di aprire tutte le mele accumulate nella cesta e all’interno di ognuna trovarono un diamante… Lascio a te la finale. Ciao. Benedetta

Ed io la lascio a voi, amici lettori. Prova anche tu a completare la storia! Non avrai un premio, ma tutti potremo condividere qualcosa della ricchezza del tuo cuore, anche se tu pensi che si tratti solo di ordinarie povere mele…


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Riconoscere

Don Fabrizio De Michino, giovane sacerdote di Napoli, scrive al Papa prima di morire

Vocazioni

A Sua Santità Papa Francesco Santo Padre,

Rubrica a cura dei Cercatori di Dio

nelle mie quotidiane preghiere che rivolgo a Dio, non smetto di pregare per Lei e per il ministero che il Signore stesso Le ha affidato, affinché possa darle sempre forza e gioia per continuare ad annunciare la bella notizia del Vangelo. Mi chiamo Fabrizio De Michino e sono un giovane sacerdote della Diocesi di Napoli. Ho 31 anni e da cinque sacerdote. Svolgo il mio servizio sia presso il Seminario Arcivescovile di Napoli come educatore del gruppo dei diaconi, che in una parrocchia a Ponticelli, che si trova alla periferia est di Napoli. La Parrocchia, ricordando il miracolo avvenuto sul colle Esquilino, è intitolata alla Madonna della Neve e nel 2014 celebrerà il primo centenario dell’Incoronazione della statua lignea del 1500, molto cara a tutti gli abitanti. Ponticelli è un quartiere degradato con molta criminalità e povertà, ma ogni giorno scopro davvero la bellezza di vedere quello che il Signore opera in queste persone che si fidano di Dio e della Madonna.

Era nato l’8 settembre 1982. Forse tremila persone si sono riunite, il 3 gennaio 2014, per dargli l’ultimo saluto. Negli ultimi mesi don Fabrizio aveva vissuto la sua indicibile sofferenza con fede profonda e grande forza d’animo, donando sempre un sorriso o una parola di conforto a parenti e amici, che gli sono stati vicini fino all’ultimo respiro.

Anch’io da quando sono in questa parrocchia ho potuto ampliare sempre più il mio amore fiducioso verso la Madre Celeste, sperimentando anche nelle difficoltà la sua vicinanza e protezione. Purtroppo sono tre anni che mi trovo a lottare contro una malattia rara: un tumore proprio all’interno del cuore e da qualche mese anche nove metastasi al fegato e alla milza. In questi anni non facili, però, non ho mai perso la gioia di essere annunciatore del Vangelo. Anche nella stanchezza percepisco davvero questa forza che non viene da me ma da Dio che mi permette di svolgere con semplicità il mio ministero. C’è un versetto biblico che mi sta accompagnando e che mi infonde fiducia nella forza del Signore, ed è quello di Ezechiele: “Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno Spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne” (Ez 36, 26). In questo tempo molto vicina è la presenza del mio Vescovo, il Card. Crescenzio Sepe, che mi sostiene costantemente, anche se a volte mi dice di riposarmi un po’ per non affaticarmi troppo. Ringraziando Dio anche i miei familiari e i miei amici sacerdoti mi aiutano e sostengono soprattutto quando faccio le varie terapie, condividendo con me i vari momenti d’inevitabile sofferenza. Anche i medici mi assistono tantissimo e fanno di tutto per trovare le giuste terapie da somministrarmi. Santo Padre, sarò stato un po’ lungo in questo mio scritto, ma volevo solamente dirLe che offro al Signore tutto questo per il bene della Chiesa e per Lei in modo particolare, perché il Signore La benedica sempre e La accompagni in questo ministero di servizio e amore. Le chiedo, nelle Sue preghiere di aggiungere anche me: quello che chiedo ogni giorno al Signore è di fare la Sua volontà, sempre e comunque. Spesso, è vero, non chiedo a Dio la mia guarigione, ma chiedo la forza e la gioia di continuare ad essere vero testimone del suo amore e sacerdote secondo il suo cuore.

(nelle foto: Don Fabrizio De Michino)

Certo delle Sue paterne preghiere, La saluto devotamente. Don Fabrizio De Michino

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Profumo di Betania

Caro padre, forse hai letto quell’articolo sulla clausura, apparso su ..X.. Faccio una considerazione: non sarebbe meglio che gli uomini stessero zitti, invece di dire cose poco appropriate ed anche poco carine nei confronti della clausura femminile, facendo un pasticcio tra clausura conventuale legislativa e vita monastica, ecc ecc...? A volte, cercando d’apparire colti e moderni, si dicono cose senza consistenza e per niente costruttive, anche usando impropriamente pensieri del Papa, detti in situazioni particolari, applicati ad altre situazioni particolari che si fanno diventare universali. Tali cose fanno più male che bene. Per quanto riguarda il tema della Clausura proporrei semplicemente l'esempio di Gesù con il profumo di Betania: LASCIATELE STARE. Punto. Quando le interessate avranno qualcosa da dire lo diranno loro... Almeno la clausura femminile lasciatela stare, non cercate di interpretarla o giudicarla da uomini. Lasciatela stare dove sta, non impicciatevi! Molti che vogliono fare i moderni sono rimasti al preconcilio: ignorano tutto il cammino e la fatica degli ultimi decenni e giudicano la realtà con idee di 50 anni or sono. Non voglio far polemiche, semplicemente non ho condiviso quell'articolo… anche perchè fa confronti tra il "capo coperto" delle monache che si mettono solo la cocolla per la preghiera e il "capo fasciato", che sarebbe la mia acconciatura con il velo, come in diversi altri ambienti culturali e religiosi. Per tutti ci vuole rispetto, anche per chi porta il velo nero e sta in clausura come me, dietro le grate e davanti agli schermi dei computer. A volte è fine delicatezza accettare quanto si trova nella casa dello

Tracce per una lettera da Saronno Sposo, parenti, amici, genitori, vecchi, handicappati, abitudini, stili, anello al dito e quant'altro! Ti assicuro che al cervello non ho mai messo la cuffia! Anzi il monastero mi ha aiutato a smascherare tutte le zone franche del cervello, le pigrizie e le stupidità che si annidano in chi cerca solo protagonismo, anche nella vita religiosa. Pur portando il "velo" come le donne di altre religioni non mi sento per niente meno moderna di coloro che hanno i capelli al vento! La clausura per noi è semplicemente uno dei tanti mezzi della struttura monastica per vivere un clima di "deserto", dove il centro è lo Sposo e nient'altro. I monaci antichi cercavano le "distanze" dai rumori, non solo per fuggire, ma soprattutto per trovare l'essenziale. Oltre al deserto c’erano clausure variegate, come quelle dei monaci sulle colonne per distanziarsi dalla terra; poi è nato il chiostro per stare più raccolti ed usare il tempo solo per pregare... Oggi c'è la famosa "privacy", una clausura ridicola, che tutti rivendicano! La clausura monastica è come un pedale di bicicletta, un accessorio marginalissimo: importante è il cammino, la strada, la relazione, la casa, l'armonia di un corpo che va verso Cristo. In clausura noi cerchiamo solo di fare questo, condividendo la meta con tutti quelli che ci cercano e cercano Lui, lo Sposo dell'umanità. Teniamo noi la chiave della porta, da dentro: nessuno ci può chiudere da fuori! Il mondo, al contrario, ha le sue "clausure" di cui non sempre riesce a tenere il controllo e purtroppo alcune sono ermetiche e portano solo alla morte dei corpi e dell'anima! La clausura delle monache porta, con libertà, sempre alla Vita, se la Chiave è Gesù! sr. Maria R.

Cara sorella mia, come non essere d’accordo sul tuo “lasciatele stare”? … tenendo anche conto di quanto il Papa dice circa il posto della donna nella Chiesa. Sento molto quello che scrivi: vale per voi donne, ma vale - immagina tu quanto! - anche per i “frati”, i consacrati non preti, tutta la categoria-fratelli, i più sconosciuti, deprezzati ed emarginati tra i consacrati, letteralmente mangiati dal clericalismo, un cancro diabolico che divora la Chiesa dal di dentro... Ma, grazie a Lui, lo Spirito c’è e si sta dando molto da fare!!! ANNO

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CHI SCRIVE A CHI

Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo… E Gesù disse: Lasciatela fare… (Gv 12,3.7)


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qui ho posto il cuore

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Madre di tutti i malati Per crescere nella tenerezza, nella carità rispettosa e delicata, noi abbiamo un modello cristiano a cui dirigere con sicurezza lo sguardo.

Anno Mariano 2013-2014 Per crescere nella tenerezza, nella carità rispettosa e delicata, noi abbiamo un modello cristiano a cui dirigere con sicurezza lo sguardo. È la Madre di Gesù e Madre nostra.

È la Madre di Gesù e Madre nostra, attenta alla voce di Dio e ai bisogni e difficoltà dei suoi figli. Maria, spinta dalla divina misericordia che in lei si fa carne, dimentica se stessa e si incammina in fretta dalla Galilea alla Giudea per incontrare e aiutare la cugina Elisabetta; intercede presso il suo Figlio alle nozze di Cana, quando vede che viene a mancare il vino della festa; porta nel suo cuore, lungo il pellegrinaggio della vita, le parole del vecchio Simeone che le preannunciano una spada che trafiggerà la sua anima, e con fortezza rimane ai piedi della Croce di Gesù.

Chi sta sotto la Croce con Maria, impara ad amare come Gesù. La Croce «è la certezza dell’amore fedele di Dio per noi. Un amore così grande che entra nel nostro peccato e lo perdona, entra nella nostra sofferenza e ci dona la forza per portarla, entra anche nella morte per vincerla e salvarci… La Croce di Cristo invita anche a lasciarci contagiare da questo amore, ci insegna a guardare sempre l’altro con misericordia e amore, soprattutto chi soffre, chi ha bisogno di aiuto» (Via Crucis con i giovani, Rio de Janeiro, 26 luglio 2013). (dal Messaggio di Papa Francesco per la 22ma Giornata Mondiale del Malato, 11 feb. 2014 Fede e carità: «Anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli», 1 Gv 3,16)

Lei sa come si fa questa strada e per questo è la Madre di tutti i malati e i sofferenti. Possiamo ricorrere fiduciosi a lei con filiale devozione, sicuri che ci assisterà, ci sosterrà e non ci abbandonerà. È la Madre del Crocifisso Risorto: rimane accanto alle nostre croci e ci accompagna nel cammino verso la risurrezione e la vita piena. San Giovanni, il discepolo che stava con Maria ai piedi della Croce, ci fa risalire alle sorgenti della fede e della carità, al cuore di Dio che «è amore» (1 Gv 4,8.16), e ci ricorda che non possiamo amare Dio se non amiamo i fratelli.

Davanti a un bambino sofferente, l’unica preghiera che a me viene è la preghiera del perché. Signore perché? Lui non mi spiega niente. Ma sento che mi guarda. E così posso dire: Tu sai il perché, io non lo so e Tu non me lo dici, ma Tu mi guardi e io mi fido di Te, Signore, mi fido del tuo sguardo. (Papa Francesco)

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A margine degli incontri PRIMAVERA MONTIANA La giornata è quasi terminata: c’è una tazza di camomilla e un grosso volume di Ravasi dove trovare commenti al Salmo 124. Berrò la camomilla e leggerò Ravasi; poi, avrò le ore notturne del dormiveglia per rielaborare e pormi domande! Mi fermo all’incipit, dove l’autore riporta un pensiero di Primo Levi. Lo trascrivo, tanto è bello: Se non sono io per me, chi sarà per me? Se non così, come? E se non ora, quando? Siamo i figli di Davide e gli ostinati di Massada. Ognuno di noi porta in tasca la pietra che ha frantumato la fronte di Golia. Fratelli, via dall’Europa delle tombe: saliamo insieme verso la terra dove saremo uomini tra gli uomini. Se non sono io per me, chi sarà per me? Mi assopisco. San Francesco di Sales dice: “Riposiamo i nostri cuori sotto la dolce e amorosa provvidenza di nostro Signore e ripariamoci al caldo sotto la Sua protezione”. È questa la risposta cui aspirare? Fuori continua a piovere … governo ladro! Calda è senza dubbio la protezione del Signore, ma un po’ meno i caloriferi dell’infermeria. Ieri a ginnastica le monache invidiavano i miei pantaloni, ma io mi farei prestare volentieri gonne, sottogonne e sottovesti di lana portate da loro! Mi capita, di notte, andando ai servizi, di incontrarne qualcuna, ma non le riconosco, tanto sono imbacuccate dalla testa ai piedi con indumenti di lana rosa e azzurra, come vecchie neonate! Affronto il commento di Ravasi, pagine fitte e difficili, forse per addetti ai lavori: mi stimolano però a rimuginare, mentre tenterò di portare a termine l’orlo a giorno di una tovaglia, con il timore che non mi basti la lezione di Suor Maria Diabetica, esperta in tale arte. Rileggo il Salmo e mi arresto subito al “se”: è lo stesso incipit di Levi, ma il Prelato fa notare il contrasto, perché lo scrittore - che morirà suicida, schiacciato dal ricordo degli orrori vissuti - è convinto che Jahvè non si schieri con gli oppressi che finiranno stritolati o meglio usciranno, nuvole di fumo nero, dai camini delle camere a gas. Ravasi aggiunge che il salmo è un canto comunitario di ringraziamento, “sostenuto da una forte fede cristiana”. Oggi, noi facciamo parte di una comunità cristiana che stenta a guardare agli orrori d’ogni tipo che ci coinvolgono; prima d’arrivare a benedire il Signore, forse dobbiamo sperimentare il Suo silenzio, l’angoscia dell’impotenza, i tanti perché che ci tolgono il sonno e solo dopo (e non tutti!) riusciremo a pronunciare parole di benedizione. Troppo debole la fede? O riecheggiamo Levi: “Se non sono io per me, chi sarà per me?”. La strada potrebbe essere lunga, il percorso accidentato, la tentazione dietro l’angolo. Dobbiamo, talvolta, essere scarnificati personalmente prima di arrivare a una vera fede. Levinas afferma che noi stessi siamo colpevoli e portatori di orrori, tanto da non poter essere giudici di chi ci opprime. Dall’angoscia alla liberazione: “il nostro collo è stato liberato come l’uccello dal laccio dei cacciatori”. Immagine efficace, ma perché proprio io? In una chiesetta di Borgo c’è un crocifisso senza gambe e senza braccia. Ci dice, forse, che l’unico modo per ricominciare a cantare e trovar pace è di prestare povere mani e poveri piedi a chiunque abbia bisogno di noi e attraverso di noi possa dire: “il nostro aiuto è nel nome del Signore che ha fatto cielo e terra”. È urgente che si inizi, perché Levi sollecita: “se non ora, quando?” Intanto s’è fatta mezzanotte. Entra l’assistente e mi chiede cosa io stia facendo. È triste perché è stata rimproverata, perché non ha ben sbrigato tutto ciò che doveva, l’altra notte, per la suora in agonia. Teme di perdere il posto. Da poco è morto il marito da cui era separata; lei fa questo lavoro perché da benestante che era… Dice: “malgrado tutto l’ho assistito. I miei figli gli sono stati vicini. Eppure ci ha fatto tanto male. Poco fa pregavo Papa Giovanni di non farmi perdere il posto; ma poi, rivolta alla foto di mio marito, gli ho detto: “coglione, almeno ora che magari sei in paradiso, fa’ qualcosa per noi”. E, guardandomi, aggiunge: “Signora, anche questo potrebbe essere un Salmo?” NON HO PAROLE !!! SIL ANNO

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La Giovinezza dei vecchi

9 febbraio, Salmo 124


Santuario del Beato Luigi Maria Monti Saronno nel Cuore della Carità Montiana

Orario delle Celebrazioni del Santuario GIORNI FERIALI 6.30 7.00 9.00 18.50

Lodi del Mattino (lunedì in cripta) Santa Messa (lunedì in cripta) Santa Messa Rosario e Vespro

TUTTI I GIOVEDI’

18.30

Adorazione Eucaristica per le Vocazioni

DOMENICA E FESTIVI 8.30 Lodi del Mattino 9.00 Santa Messa 19.00 Santa Messa SACERDOTI A DISPOSIZIONE IN SANTUARIO P. Aurelio Mozzetta, rettore P. Pierino Sosio P. Roy Puthuvala P. Elvis Lukong

QUI HO POSTO IL CUORE Direttore: Saverio Clementi. Redazione: Aurelio Mozzetta, Raffaele Mugione Hanno collaborato per questo numero: Aurelio Mozzetta, Marco Perfetti, P. Emanuel Mvomo, un novice de Sangmelima, www.padremonti.org P. Mariano Passerini, Renato F., RS, P. Giuseppe Decina, GB, SIL, Benedetta, sr. Maria R., I cercatori di Dio, Raffaele Mugione.

Direzione: Via San Giacomo, 5 21047 – Saronno (VA) : 02 96 702 105 : 02 96 703 437 e-mail:

quihopostoilcuore@padremonti.org sito web: www.padremonti.org (Nessun collaboratore percepisce compenso. Questo Notiziario è realizzato da volontari)


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