Qui ho posto il cuore settembre 2015

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ANNO DELLA VITA CONSACRATA, 30 novembre 2014 - 2 febbraio 2016 Anno IV, n°41 - Settembre 2015

Notiziar io de l Santuar io de l Beato Lu ig i Mar ia Monti - Saron no

sommario

Editoriale

Editoriale 1-2

PER...APPROFONDIRE Padre Monti e dintorni Con Maria, come Maria Giocando con Dio

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PER...pregare Il mio “Grazie” a Padre Monti Preghiera per le vocazioni Una preghiera per...

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PER...riflettere Le parole montiane Parole e fuoco Tracce per una lettera da Saronno

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PER...testimoniare Riconoscere vocazioni Emanuele e Bonifacio

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PER...incontrarsi Glossolalie 6 Vita di famiglia 8-9 Lettere alla redazione 10

PER...conoscere Forse non sapevate che... La porta aperta

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PER...conoscersi La Giovinezza dei vecchi

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Manca sempre qualcosa di Aurelio Mozzetta

“Tutti i giorni manca sempre qualcosa, da quando sono nato”. Ho ascoltato questo sfogo di G. e, giuro, mi sono vergognato di me stesso. Potrei dire: mi sono vergognato di vivere così come vivo. Che, intendiamoci, non è un vivere da nababbi, ma di certo non è neppure segnato da urlanti preoccupazioni materiali, capaci di lacerare il tessuto dell’essere. Egli, poi, ha aggiunto: “Se l’avessi saputo, non sarei nato”… e a me non è venuto da ridere, per niente. Dev’essere straziante acquisire la coscienza che i tuoi desideri non si realizzeranno mai o non si realizzeranno in pienezza. Prendi il lavoro. Qualcosa, ogni tanto c’è, saltuario, molto saltuario, e pagato da cani, in nero, roba da 200300 euro al mese; ma di un lavoro stabile, per quanto povero, che dia un po’ di serenità, non se ne parla proprio. O prendi l’amore: il deserto che si fa intorno, una volta che si è imboccata la china dell’insignificanza, può uccidere ogni volontà di vivere. La serenità latita e la sua assenza ha la facoltà di far regredire un giovane uomo, desideroso di vivere e di amare, a bambino confuso e timido, che ha paura e si vergogna di mostrarsi agli altri. Oppure lo trasforma in una bomba ambulante, arrabbiato con sé, con Dio, con il mondo intero, e a costante rischio di esplosione. I due risultati non sono per niente così distanti e diversi

come sembrerebbe. La non-fiducia di sé fa danni enormi, talora irreparabili. E crea una scia interminabile di vittime e di oppressori, cioè di prede! Altro che grida mediatiche o articoli di giornali acquiescenti alla voce del padrone o programmi da canali televisivi prostituiti! Mi convinco sempre più che sono quelli come G. i veri clandestini della nostra società, resi invisibili, silenziati e muti ma rabbiosi, negati ma usati da gente grassa, ignorante e svagata, che per amor di soldo pretenderebbe gestirne i destini… E - guarda tu! - per scuole e centri che accolgono ragazzi in disagio sociale, scolastico e familiare o in stato di disabilità, si hanno liste d’attesa lunghe decine di fogli! Mentre - immancabile dictu! - i fondi pubblici a essi destinati diminuiscono, chissà perché, ogni anno di più. Segue a pag 2


Anno IV, n° 41 - Settembre 2015 Segue da pag 1

Manca sempre qualcosa

Mi piacerebbe, davvero tanto, capire cosa ne sanno di queste cose quelli che strillano; quelli che deviano scientemente l’attenzione della gente e la rabbia dei poveri contro altri, più poveri di loro, che stanno solo fuggendo fame e guerra; quei “piazzisti da quattro soldi che pur di raccattare voti, dicono cose straordinariamente insulse”!

Di cose insulse, volgari, prepotenti o anestetizzanti, ne ho sentite a non finire in quest’estate di passione ormai al termine, dove la televisione è stata passerella di proclami, vuoti d’ogni contenuto, e di facce tronfie, la bocca allargata dalla larghezza stessa delle parole che si pronunciavano, senza neppure conoscerne il significato. Come pupazzetti a comando! Mentre in sottofondo sfilavano poveri esseri umani, presi in giro dalla vita, dai loro governi, dalle loro religioni, dai paesi più ricchi e titolati a gestire l’intero mondo.

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Lo sfogo di G. continua: “Eppure, sai, io sono oro. Ce ne sono non immagini quanti che fanno dentro e fuori dal carcere, portandosi addosso tante di

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quelle condanne, da accumulare un ergastolo”. Penso ai giovanissimi, ancora bambini, morti di sballo da sesso, alcol e droga. E rabbrividisco. Una delle peggiori scelleratezze compiute dal post-68 - e bellamente portata avanti da vetero-sessantottini mai cresciuti, gente che allora non era ancora nata e che oggi appare essere come spinosa ramaglia su cui sventolano bandiere vecchie, lacere e inutili - è quella di aver abbandonato i giovani: aver dimenticato di trasmettere speranza, occhi orgogliosi di guardare avanti e mani capaci di trasformare la realtà. È settembre. Il caldo e la passione gradualmente scemano, ma non è per niente facile far calare a terra l’indignazione e il senso di vergogna. “Settembre. Andiamo, è tempo di migrare”… il poeta non avrebbe mai immaginato quanto peso si possa esprimere in queste quattro parole. “Ora in terra d’Abruzzo i miei pastori lascian gli stazzi e vanno verso il mare”… il mare, quello stesso che era

nostrum, che è stato via della storia, e che oggi vogliamo ridurre a cimitero di civiltà. Noi - nati senza alcun merito in questa terra così bella, eppure a tratti storici così matrigna - portiamo dentro le cellule i geni della povertà e della migrazione. È soltanto per un girar di storia che oggi siamo dalla parte dei ricchi; ma la storia gira, e al prossimo giro che sarà? Intanto, nel 2014, quaranta mila (40.000) dei nostri giovani sono emigrati in Germania; dal maggio 2014 al maggio 2015, sessantaquattro mila (64.000) hanno fatto domanda di lavoro in Gran Bretagna; e il numero degli italiani emigrati all’estero ha superato il numero degli stranieri immigrati in Italia. Proviamo a guardare. A guardarci. A guardarli. E proviamo a pensare: davanti allo specchio dell’anima, dirci se il volto che vediamo è degno d’essere chiamato d’uomo o, al contrario, se sentiamo la tentazione di sputargli addosso per delusione e vergogna. La scelta tocca solo a noi. Quantomeno preoccuparsi di fare in modo che, domani, i nostri giovani non siano costretti a maledire i loro padri. Aurelio Mozzetta

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parole e fuoco

Umanità cercando

...con l’impegno di parlare bene e gettare semi di parola fecon di, capaci di donare bellezza e vita; di far risorgere le parole per la relazione; e anche di combattere la marea di grezza volgarità che vorrebbe inon darci a unico beneficio di chi cerca soldi e brama potere ...

Il treno corre.

Eppure siamo tutti uomini,

Gente muta,

tutti destinati alla vita,

chiusa nei suoi pensieri.

a ridere, a essere felici

Paure, sogni, speranze;

Non c’è la faccio a sostenere

scorrevoli come il vento.

un vagone d’ inedia fremente.

Invano li rincorro. Ricerchi sorrisi, umanità. Silenzi distanti, cortesie ordinarie.

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luigi m. monti e dintorni

Dio “Sorrise brevi parole”: torna a Roma

Passo dopo passo siamo giunti all’anno 1860. L Italia vive fermenti sempre più intensi di libertà e voglia di nazione. A Roma, nel grande Ospedale di Santo Spirito, Luigi Monti lavora senza tregua con un ritmo che lo porta ad ammalarsi. È, pertanto, costretto a un forzato ritorno in Lombardia al fine di riprendersi. Un rimpatrio doloroso, lungo e faticoso. Prima per nave, poi in treno, infine a piedi. Tuttavia non è la fatica fisica pesante nelle sue condizioni - a turbarlo, bensì il suo destino. È incerto, teme che quello sin qui fatto non sia in linea con ciò che Dio vuole. Gli sembra che tutti i futili impedimenti dovuti alla lotta per chi debba comandare quel piccolo gruppo di giovani, le pastoie della Curia romana, le ostilità personali da parte delle autorità nei suoi confronti - reo di dire e fare le cose necessarie per la corretta impostazione del novello Istituto - non corrispondano alla sua missione. Don Luigi Dossi, saputo del suo rientro, lo vuole presso i Pavoniani a Bussolengo, così che possa curarsi con la dovuta attenzione. Qui Luigi è accolto con il compito d’infermiere e prefetto dei ragazzi. Deve guarire, ma nel frattempo curare anche altri. I lunghi colloqui intercorsi fra i due, convincono il Dossi che Luigi, fatto il possibile, deve rimanere a Bussolengo. Per Dossi è un grande fallimento. Dei due giovani che aveva inviato a Roma per costituire il nuovo Istituto, il primo, Cipriano Pezzini, è stato allontanato dall’Ospedale Santo Spirito e si è perso irrimediabilmente; l’altro, eccolo qui, malato e demoralizzato… meglio archiviare tutto il progetto e proseguire con l’attività, ormai avviata, d’istruzione e cura dei ragazzi bisognosi a Bussolengo. Egli sa amaramente cosa

significhi dire addio ai loro sogni, ma non appaiono speranze diverse. Luigi Monti non è di quell’avviso. Tentenna su cosa fare, e poi deve pensare a guarire. Davvero lenta la sconfitta del male: occorreranno ben quattro anni per ristabilirsi completamente. Tuttavia non indosserà l’abito dei Pavoniani, come era desiderio del Dossi, rimanendo fedele alle promesse fatte ai “Concettini”, ai quali si sente di appartenere. Sa perfettamente che ritornando a Roma sarà di nuovo emarginato e destinato ai lavori più umili e demotivanti; ma ha sentito forte il richiamo sorridente di Dio e non può restare in questa vita di pace e serenità del convento di Bussolengo. Per lui ci sono altri momenti da vivere e soffrire. Nulla, nulla può fermare il disegno di Dio. Noi uomini, con la nostra pochezza, possiamo tentare di rinviarlo, di spostarlo, di schiacciarlo, ma se Dio ha deciso qualcosa, si realizzerà. E questo è sempre per il bene dell’uomo! Un bene del quale, in questo caso del Monti, ancora oggi molti di noi sono usufruttuari. Luigi e dei suoi figli spirituali hanno curato, guarito, educato e istruito una infinità persone in tutto il mondo. Quanti saranno? A un altro Fondatore, più in là col tempo, Dio promise che saranno “come le stelle del cielo”. Dio non fa la conta, per nostra fortuna, non è un ragioniere. Non temere. Marco

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preghiera per le vocazioni

Nel silenzio

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O Signore, fa’ che amiamo il silenzio. Nel silenzio è più facile capire noi stessi, vedere il giusto valore delle cose, coltivare grandi ideali. Nel silenzio è più facile essere attenti ai nostri fratelli, a ciò che nel loro cuore è causa di gioia e di pena. Nel silenzio è più facile sentire la Tua voce che ci chiama. O Signore, Tu che hai parlato a Elia nella solitudine della montagna, e che Ti rivolgi anche a noi, soprattutto nel raccoglimento, fa che amiamo il silenzio, e che siamo capaci di farlo dentro e fuori di noi, per essere disponibili a Te.

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una preghiera per... “La preghiera, figli e fratelli miei carissimi, apre il tesoro del cuore di Dio”. Padre Monti

CHI NE HA BISOGNO: - per GIOVANNA, che si trova ad un particolare snodo della vita e chiede lumi allo Spirito e sostegno a tutti noi, affinchè le proprie scelte siano secondo la volontà di Dio. - per DINA, trasferitasi a Londra per lavoro, in attesa di poter riabbracciare suo marito e i suoi due piccoli, che la raggiungeranno appena possibile. Un’altra intera giovane famiglia italiana emigrata…

PER I GIOVANI: - per gli STUDENTI che riprendono l’attività nel nuovo anno scolastico che si avvia in settembre. Possa la nostra società dare più spazio ai giovani e ai loro sogni, per imparare insieme a loro a costruire un futuro migliore.

PER I MALATI: Il beato Monti interceda per loro - ANTONIA, alla quale è stato diagnosticato un tumore al pancreas. - GIUSEPPE, il papà di Loredana, che ha affrontato l’ennesima operazione.

PER CHI SOFFRE: - Grazie per avermi inviato anche questo mese il giornale. Ora vi chiedo la carità di una preghiera per il mio figlio IVANO, che soffre di vene varicose con ulcere e non riesce a guarire, malgrado le molte cure.

la notte del 3 agosto. - ANGELO Pesenti, improvvisamente deceduto per infarto, la sera del 20 agosto, all’età di 58 anni. Fratello del nostro confratello P. Mario, Superiore della Comunità di Milano. La nostra unità e la preghiera. - FULVIO, 29 anni, morto di tumore. Una preghiera anche per gli straziati genitori. - UMBERTO, morto a fine agosto.

- per ROSSELLA, che ha subito un intervento chirurgico. PER I DEFUNTI: - ROBERTO PIO, zio del nostro amico Carlo, morto dopo lunga malattia

Inviateci le vostre intenzioni di preghiera a: quihopostoilcuore@padremonti.org 4


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con maria, come maria

La Pasqua della Vergine Maria nella Liturgia Orientale

Nella Liturgia orientale si celebra la Quindicina dell’Assunta in preparazione alla festa dell’Assunzione, ritenuta anche “Pasqua della Madonna”. Tra le bellissime preghiere che si cantano davanti all’icona mentre sull’altare arde il cero pasquale, ecco il Preconio dell’Assunzione:

Esultino i cori degli angeli, esultino insieme le schiere dei santi: accolgano in festa la loro Regina fra il giubilo di tutto il creato. Gioisca la Chiesa ancor pellegrina e con inni magnifichi il Santo, il Potente, icona nella Chiesa Tomba della che grandi cose ha compiuto in Maria, innalzando su trono Vergine a Gerusalemme regale l’umile Ancella. Questa infatti è la Pasqua della Vergine: Ella sale col corpo alla gloria dei cieli, inizio radioso della Chiesa futura, che avrà compimento nel Regno. Questo è il giorno in cui la Madre di Dio, immacolata nella sua concezione, intatta nel parto divino, trionfa sulla corruzione del sepolcro. Questo è il giorno in cui Gesù nuovo Adamo, vincitore del peccato e della morte, esalta accanto sé la nuova Eva, vergine obbediente e generosa compagna. O giorno davvero mirabile, nel quale l’uomo e la donna, creati a immagine e somiglianza di Dio, riacquistano il più alto fulgore. O giorno festoso di nozze, in cui l’eccelsa Figlia di Sion, l’Amata, è presentata all’Agnello come Sposa, adorna di pura bellezza. O giorno di speranze superne: oggi si è accesa nel cielo la Stella che segna il cammino dell’uomo col raggio soave del conforto divino. Questo è giorno di pace e clemenza, che vede assisa vicina al Pietoso – Mediatrice di grazia – la Madre, china sui passi di tutti i suoi figli. In questo giorno di gloria, Padre santo, ti preghiamo: splenda anche in noi quella luce che rifulge compiuta in Maria, per Cristo tuo Figlio, Luce della tua Luce. Egli vive e regna immortale con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen. (estratto da QUINDICINA DELL’ASSUNTA, della Liturgia Bizantina)

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glossolalie: appunti, ricordi e saluti dal mondo

Il Masci a Saronno

A Saronno tutti conoscono l’AGESCI, l’associazione dei ragazzi scout, non tutti sanno invece che esiste anche il MASCI (Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani). Il movimento, nato in Italia nel 1954, è a Saronno dal 1983. È formato da gruppi che prendono il nome di “Comunità”: in Lombardia ce ne sono 31, in Italia complessivamente 350. La Comunità è un ambito in cui ciascuno si deve sentire incoraggiato a scoprire i propri limiti e i propri talenti, a migliorarsi e sentirsi corresponsabile, a condividere gioie e preoccupazioni, a sentirsi “importante” per gli altri e a sentire gli altri importanti per sé. La Comunità è una Comunità di “diversi”: diversi rispetto al sesso, all’età, allo stato sociale, alla cultura, all’essere coppia o singolo, alla vocazione, alle scelte politiche, al modo di vivere l’esperienza religiosa. L’idea di base è continuare a seguire i principi dello scautismo anche da adulti, in una chiave che si adatti ovviamente all’età. La proposta è valida per ogni persona che non consideri l’età adulta un punto di arrivo, ma voglia continuare a crescere per dare senso alla vita e operare per un mondo di pace, più libero e più giusto. Anche Papa Francesco ha esortato a essere “operatori di pace”. Per questo motivo ci rivolgiamo a

(incontro rappresentanti Comunità MASCI di Saronno e Desenzano) chi vuole continuare a crescere con il metodo scout e a testimoniarne i valori. Può aderire al Masci anche chi non ha avuto esperienze di scautismo giovanile. Cardine dello scautismo adulto è l’educazione permanente che si esprime con la spiritualità, il servizio, la vita all’aria aperta. La Comunità segue percorsi di catechesi per l’approfondimento della Parola con l’aiuto di un sacerdote; programma uscite di vario tipo, dove il cammino è vissuto come metafora della vita, talvolta impegnativo e faticoso, e permette di comprendere e accettare le proprie potenzialità e i propri limiti; nella natura s’impara a vivere in modo semplice, con fatica, spirito di osservazione ed essenzialità. In questo periodo è stata significativa anche la partecipazione della Comunità a diversi percorsi sulle vie francigene, sulle orme degli antichi pellegrini. Con l’educazione permanente, che si realizza nel confronto e nello scambio, ognuno si “arricchisce” sempre più in modo da poter contribuire efficacemente ad aiutare gli altri, con generosità e competenza, possibilmente in modo continuativo, alla sequela di Cristo. 6

Il servizio è inteso non solo in ambito sociale, ma anche come impegno civile e politico. La comunità cerca di dare il proprio contributo alle iniziative delle istituzioni locali e a quanti operino nel territorio valorizzando l’incontro, il dialogo e il confronto con l’altro. Alcune persone della Comunità sono impegnate in un progetto di cooperazione internazionale: il progetto Harambee (che significa “lavorare insieme”), che opera in un Centro Scout di una zona povera del Kenya, in un’ottica di autosviluppo, con l’associazione scout locale. A Saronno il gruppo conta 16 associati, ma, trattandosi di una realtà molto aperta, alcuni simpatizzanti partecipano alle attività. Chi volesse informazioni sullo scautismo adulto saronnese può consultare la pagina del Masci nazionale: www.masci.it o regionale: www. masci-lombardia.it, dove troverà anche i recapiti dei referenti. La Comunità MASCI di Saronno


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forse non sapevate che... Breviario di curiosità montiane

Breve storia dell’Istituto S. Ilario a Rovereto

Per ripercorrere a brevi tratti una storia di gioventù. Storia lunga, operosa e dolorosa, che non possiamo dimenticare, anche se persone e tempi sono cambiati. Migliaia di ragazzi hanno avuto, da Sant’Ilario, la strada della vita aperta, diventando protagonisti della costruzione della società in Trentino e non solo. Nel 1911, nel Trentino, provincia dell’Impero austroungarico, sorgeva per opera della Lega per la Protezione del Fanciullo, a Sant’Ilario, una frazione di Rovereto, l’Istituto per l’educazione dei fanciulli orfani e abbandonati, sovvenzionato dalla Dieta di Innsbruck. Il cav. Red propose alla Dieta di affidare direzione, amministrazione e istruzione alla nostra Congregazione, così che nell’autunno dello stesso anno non appena i locali furono pronti, P. Faustino Monti, P. Elia Airoldi, Fr. Angelico Mariani (colui al quale per primo il Fondatore aveva affidato l’educazione della gioventù) e altri davano principio al loro apostolato, con un’ottantina di giovani. In meno di due anni mentre ai piccoli furono aperte le scuole, per i più grandi si costituirono officine di arti e mestieri, un buon corpo di banda e una sezione filodrammatica. I giovani corrispondevano alle cure amorose dei padri che li educavano con un amore tutto diverso dal rigido sistema tedesco e già si vedevano i primi frutti. Ma nel 1914 con la dichiarazione di guerra da parte dell’Impero Austroungarico alla Russia si previde l’estensione del conflitto all’Italia e i nostri confratelli tutti italiani ebbero immediato il rischio di essere internati all’interno dell’Impero. Un telegramma avvertiva già nel Maggio 1915 che la guerra tra Italia e Impero era ormai un fatto compiuto. Con l’ultimo treno che dall’Austria entrava in Italia, i religiosi lasciarono il campo di lavoro dopo aver affidato la cura degli educandi ai PP. Francescani di Rovereto, per

presentarsi ai distretti e compiere quello che la patria in quel momento imponeva. Gli alunni, poiché l’Istituto era soggetto a sicure offese, vennero trasferiti prima a Vadena nell’Alto Adige, poi a Eben e di lì a Stadhof ancora più nell’interno. L’Istituto pagava il suo contributo alla guerra: più volte colpito da bombe italiane, le forze austriache lo occuparono trasformandolo in caserma. Venne il Novembre 1918 e l’esercito italiano vittorioso occupò il Trentino e l’Istituto fu adibito a reparto sussistenza. P. Faustino Monti appena congedato e Padre Elia Airoldi ritornarono immediatamente e si misero in cerca delle pecorelle lasciate in mani straniere: lunga e dolorosa odissea di quei giovani, che un giorno avevano visto partire i loro educatori ed erano rimasti come pecorelle senza pastore. Il numero per le privazioni e gli stenti si era andato man mano assottigliando. Molti erano tornati presso i parenti, i più grandi collocati presso famiglie austriache, altri venuti meno per malattie e miseria. Di modo che circa una decina degli ottanta lasciati rividero i visi dei padri tanto amati, non si poterono trattenere e corsero loro incontro

e con festa li abbracciarono piangendo, come si abbraccia il genitore dopo lunga assenza. I loro Padri, così li chiamavano, si erano ricordati di loro. Condotti in seguito gli alunni all’Istituto, dovettero però lottare e soffrire non poco per riaverlo libero dalle autorità. La capienza dei locali nei confronti del maggior numero di giovani era insufficiente. La nuova amministrazione provinciale provvide all’ampliamento, in modo da accogliere 225 alunni. Sotto la direzione dell’ing. Wenter Marini fu costruita una nuova chiesa, il teatro, nuovi dormitori e aule scolastiche, si fecero ingrandire le officine, ecc., così che, nel 1924 all’inaugurazione, l’Istituto aveva quasi raggiunto l’aspetto attuale. Se si guarda all’attività dell’istituto dalla fine del 1919 al 1941 si contano 1591 alunni, di cui 72 sarti, 59 legatori, 175 calzolai, 86 falegnami, 75 tipografi compositori, 30 tipografi impressori, 32 agricoltori. Ebbe inoltre 9 sacerdoti, 17 maestri, 5 ragionieri e 796 scolari delle classi elementari. S.R.

(continua)

(estratto da: Vita Concezionista, Ott./Nov. 1947, p. 8 – Prima puntata)

... a spulciar gli archivi e rimescolar le carte della storia, per sapere... 7


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Incontro di preparazione alla professione perpetua

I giovani Fratelli della Congregazione ammessi alla consacrazione finale dei Voti vengono chiamati in Italia per due mesi di preparazione intensiva e per la conoscenza diretta del Fondatore e dei luoghi montiani. Il gruppo 2015

è formato da 14 candidati, originari da Congo, Camerun, Costa d’Avorio, Nigeria, India, Argentina: Valery, Simon, Stanley, Nelse, François, Jacques, Cletus, Desirè, Theophile, Blaise, Jorge, Pierre, Evariste, Mathewkutty. Avremo la gioia di

ospitarli a Saronno, in Casa Madre, dal 24 settembre al 2 ottobre. Per molti di essi sarà l’incontro personale della “prima volta” con il Padre Monti. Li raccomandiamo alle preghiere tue e di tutti coloro ai quali tu stesso/a vorrai chiederle. Grazie.

Kerala: un’impresa meritoria Il 26 settembre 2015, nella nostra casa di Puthanangadi, Kerala (India), viene inaugurato il “MONTI INTERNATIONAL INSTITUTE OF MANAGEMENT STUDIES”, per la formazione di laureati in scienze amministrative (MBA). Un impegno di grande valore della Provincia Indiana, per il quale offriamo preghiere e facciamo i migliori auguri di fecondo cammino futuro.

Dalla Chiesa Locale Don FABIO VERGA, un sacerdote in gamba, lascia Saronno, dove ha svolto ministero per 11 anni presso la Chiesa Regina Pacis, chiamato dal Cardinale come nuovo Parroco alla San Paolo di RHO. Se dispiace che don Fabio ci lasci, siamo contenti di quello che il Signore lo chiama a incarnare nella nuova missione. In una lettera di saluto ai confratelli della Comunità Pastorale “Crocifisso Risorto” di Saronno, don Fabio ha scritto la propria riconoscenza “per un cammino prezioso di comunione e di buona fraternità… la grazia di un cammino incisivo, una grande corsa, un passo dietro l’altro, cambiamenti,

imprevisti, tante sorprese, un Vangelo aperto sul cuore di tanta gente semplice…”. Vai, Fabio! Da QPC e tutti noi, auguri e preghiere.

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i vostri messaggi: e-mail e lettere dal mondo

Lettere alla redazione

Partendo per le ferie Meditare su QPQ (...da cui siamo già * Ero quasi sicura che una Suora ti avrebbe raggiunto prima di una rientrati) vecchia che, invece voleva proprio * Grazie. Bellissimo il Bollettino di questo mese che questa volta ho voluto stampare anche se in bianco e nero. Il cartaceo lo posso gestire meglio delle macchinette elettroniche, per una lettura tranquilla e riposante. Una cosa devo dire assolutamente: MA QUANTO MI PIACE LA “GIOVINEZZA DEI VECCHI!”, l’articolo di questa volta è splendido. Quanta saggezza in questa giovinezza! È la saggezza del Vangelo e della Vita che va bene per tutti, ed è anche la saggezza monastica che cerchiamo di vivere nel quotidiano, sempre. Sempre. Un bacio alla signora che ha scritto l’articolo! Buona festa dell’Assunta a te e confratelli e buone ferie d’agosto. Sr. MT

farti i complimenti per il n° 40. Ottimo l’editoriale. E poi un genero ieri mi ha insegnato a trasferire gli allegati nei documenti, così posso leggere anche in camera, dove internet non arriva! Ringrazia la Suora per il bacio che ho molto gradito. Trovo che il giornale è sempre più ricco e vario. Intendo meditare sul numero quaranta e che significato può avere raddoppiarlo ampiamente... Per fortuna Duccio Demetrio dice che ogni età è l’insieme di molti “iii”. Sono soprattutto contenta che il giornale raggiunge tanta gente! Sil * I read with joy this edition. It is enriching and captivating. I want to commend the brothers in-charge to continue with the good work. Please,

I would like to suggest if we in English speaking countries can have the English translation of the publication, so that we can enjoy the beautiful work you people do. Thanks. Padre Ephraim, Cfic, from Nigeria. * Amen ... Domani parto per casa. Che la Mamma del cielo ci aiuti e ci guidi sempre in questo cammino tortuoso e pieno di sassi. Che ci aiuti in ogni difficoltà che la vita ci offre tutti i giorni. Che gli ignoranti possano capire e le lingue velenose mettersi a tacere: e che il bene e l’umiltà trionfino. Ciao, Padre, buone vacanze anche a te. * Bello l’articolo in prima pagina di Quihopostoilcuore, sui vari riferimenti al numero 40. E splendido l’augurio: grazie di cuore. Grazie per l’invio della rivista, sempre tanto utile.

Scriveteci a quihopostoilcuore@padremonti.org 10


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la porta aperta: Incontri, ricordi e proposte di montiani vecchi e nuovi

La nave, la flotta e l’ordine sparso

Nel clima ancora estivo, ma di fine vacanze, ecco un’immagine che richiama il mare e che può farci riflettere o solo sorridere. Accogliamo questo contributo come una piccola sfida a non smettere di pensare, neanche quando caldo e stanchezza vorrebbero altro… a) LA NAVE Una comunità religiosa, l’intera Chiesa o una qualunque comunità cristiana, viene legittimamente rappresentata nel simbolo della barca o della una nave che solca l’oceano. E che, talora, è sballottata dalle acque in tempesta. Cristo è sulla barca. Se dorme, come nella pericope evangelica (Lc 8,22-25), è semplicemente perché insieme di navi. Sono una flotta. egli ha fede nei discepoli che sono Tutte insieme esse vanno dietro sulla barca e in colui che la guida. Li la nave ammiraglia ed è l’ammiraglio ha scelti Lui! della flotta (il comandante in capo) E, comunque, non esclude anche che dà la rotta e i comandi d’azione. l’opportunità di mettere alla prova la Ognuna delle navi ha il suo loro fede in Lui. capitano, ma ogni nave e ogni Sulla nave è il capitano che guida, capitano fanno riferimento alla nave traccia la rotta o la corregge, segna ammiraglia e all’ammiraglio. i tempi del viaggio, calcola le miglia È normale che ciascuna percorse e quelle da percorrere… nave possa avere al suo interno modalità d’azione, Solo lui può farlo, con l’aiuto di specifiche magari differenziate da quelle delle tutti, perché a lui è stata affidata la altre imbarcazioni, proprio perché sorte della nave e la rotta. calibrate sulla realtà locale; ma per Tutti gli altri seguono i suoi quanto riguarda la gestione e la ordini, obbediscono alle direttive, direzione della flotta, ognuna di esse compiono i doveri che a ciascuno segue le leggi comuni a tutta la flotta. sono stati affidati. Fare ciò significa Se una nave non sta agli ordini del amare la nave e i propri compagni comandante in capo, va fuori rotta, di viaggio: condivisione della sorte si perde essa stessa, porta scapito e comune, fiducia nel capitano, unità fa del male all’intera flotta. d’intenti, impegno solidale, sintonia tra i membri dell’equipaggio… c) L’ORDINE SPARSO b) LA FLOTTA

L’alternativa sia all’essere nave che all’essere flotta, è una sola: l’ordine La Chiesa o una Congregazione sparso. religiosa non sono solo nave, ma un

Questa Rubrica, LA PORTA APERTA, è messa a disposizione di tutti, Rubrica, LA APERTA, per è messa a disposizione di tutti, eQuesta particolarmente deiPORTA CONSACRATI, l’intero Anno della Vita e particolarmente dei CONSACRATI, per l’intero Anno della Vita Consacrata, proclamato dal Papa. Ognuno di voi è Consacrata, proclamato dal Papa. Ognuno di voi è invitato a mandarci il proprio contributo di approfondimento, riflessione, invitato a mandarci il proprio contributo di approfondimento, proposta, preghiera e simili. riflessione, proposta, preghiera e simili. 11

Che di fatto è un disordine. Ognuno fa quello che vuole e va dove vuole. I rischi sono i più vari: taluni sono immaginabili, ma la gran parte restano un’incognita grande. Di fatto, la voglia di libertà (“faccio quello che voglio”), dopo una prima fase di ubriacatura, vittimizza il singolo o la singola entità, e lo rende schiavo dell’abissale paura della solitudine e dell’ignoto. Lo condanna a perdersi, a essere preda del nemico o ad affondare. Sul frontone d’ingresso di una grande fabbrica di autovetture c’era scritto: “dobbiamo remare tutti insieme nella stessa direzione, altrimenti finiremo tutti in ordine sparso in fondo al mare”. Fr. EPM


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Anno IV, n° 41 - Settembre 2015

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riconoscere vocazioni

a cura dei Cercatori di Dio

Lo zio prete e Roma

Sono stato in pellegrinaggio a Roma con mio zio, prete. Da qui potrebbe iniziare un racconto che, in realtà, è vita vissuta… perché è successo tutto veramente, così come lo sto descrivendo! Sono il suo nipote preferito e soltanto a me, tra tanti nipoti, ha chiesto di accompagnarlo a Roma in pellegrinaggio. Chilometri e chilometri di distanza ci separano dalla città eterna, ma altrettanti chilometri di fede distanziavano la mia fede da quella di mio zio. Egli era entrato in seminario da bambino e non sembra essersi mai pentito della scelta fatta. Io (laico convinto, con una ragazza a fianco, la voglia di carriera e la sensazione di non aver mai finito d’imparare) ero scettico nei confronti dei pellegrinaggi, tanto più a Roma, in compagnia addirittura di un prete (anche se mio zio). Ho fatto questo viaggio per accontentarlo, più che per reale interesse. Mio zio è un tipo taciturno, ma durante il viaggio mi ha fatto tante domande sulla vita e sulla felicità; non mi sarei mai aspettato un dialogo così aperto e costruttivo. E invece, domanda dopo domanda, cresceva in me il desiderio di esprimermi davanti a qualcuno che, finalmente, mi ascoltava veramente. Senza che me ne accorgessi il discorso s’è fatto sempre più profondo, tanto che giungendo a Roma sembrava che avessimo parlato da una vita. Bisogna dire che ho sempre visto piuttosto raramente mio zio, perché egli era sempre in giro o in parrocchia in un paese distante da dove io vivevo. In quel momento, a Roma, ho sentito una forza che mi attraeva a sè: la città eterna colpiva anche la mia convinta laicità per portarmi alla fede. La basilica di San Pietro fu

spettacolare, ma soprattutto mi sembrò d’ascoltare qualcosa di più nell ´ immensità della piazza, guardando verso il cielo azzurro di una giornata assolata e indimenticabile, dove numerosi uccelli volavano in alto verso la Cupola di marmo bianco. Nel viaggio di ritorno, ero io quello taciturno. Pensavo a questa grande avventura e a tutti i discorsi fatti insieme. Mi dispiaceva separarmi da quell ´uomo, che così tanto sentivo lontano e vicino allo stesso tempo. Dopo il pellegrinaggio, tornai ben preso al mio lavoro. Ma quel silenzio meditativo mi accompagnava ad ogni istante. Dentro di me covava il desiderio di seguire le orme di mio zio. Perché io? mi domandavo… eppure era così, non c´era più nulla che mi interessasse così tanto come la fede. Ebbi paura di rivelare il mio desiderio allo zio… Andai invece dal parroco. Dopo un anno ero in seminario. Sono felice di essere andato a Roma con mio zio, prete. Ho

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trovato una felicità più grande, che non conoscevo e non m’aspettavo di trovare. Le vie di Dio passano anche attraverso uno zio prete. Mio zio? Sì, è felice anche lui. Forse neppure lui si aspettava tanto.


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tracce per una lettera da saronno: chi scrive a chi

Il tempo prezioso delle persone mature

La breve composizione che riportiamo tra le “tracce per una lettera da Saronno” è di MARIO de ANDRADE, poeta, romanziere, saggista e musicologo brasiliano (1893-1945). La sentiamo come una lettera inviata dal culmine di un cammino duro e faticoso, quale può essere la vita; da un esaurirsi per crescita della voglia di giocattolame e superficialità; da coscienza sofferta ma chiarissima che un ciclo di civiltà piano piano muore per svuotamento e desertificazione. Nella vita di tutti gli esseri pensanti arriva il momento di dire basta a tutto ciò che è soltanto insulsa proposizione di spropositati ego. E oggi la misura sembra davvero giungere al colmo!

Ho contato i miei anni ed ho scoperto che ho meno tempo da vivere da qui in avanti di quanto non ne abbia già vissuto. Mi sento come quel bambino che ha vinto una confezione di caramelle e le prime le ha mangiate velocemente, ma quando si è accorto che ne rimanevano poche ha iniziato ad assaporarle con calma. Ormai non ho tempo per sopportare persone assurde che nonostante la loro età anagrafica, non sono cresciute. Ormai non ho tempo per trattare con la mediocrità. Non voglio esserci in riunioni dove sfilano persone gonfie di ego. Non tollero i manipolatori e gli opportunisti. Mi danno fastidio gli invidiosi, che cercano di screditare quelli più capaci, per appropriarsi dei loro posti, talenti e risultati. Odio, se mi capita di assistere, i difetti che genera la lotta per un incarico maestoso. Le persone non discutono di contenuti, a malapena dei titoli. Il mio tempo è troppo scarso per discutere di titoli. Voglio l’essenza, la mia anima ha fretta… Senza troppe caramelle nella confezione… Voglio vivere accanto a della gente umana, molto umana. Che sappia sorridere dei propri errori. Che non si gonfi di vittorie. Che non si consideri eletta, prima ancora di esserlo. Che non sfugga alle proprie responsabilità. Che difenda la dignità umana e che desideri soltanto essere dalla parte della verità e dell’onestà. L’essenziale è ciò che fa sì che la vita valga la pena di essere vissuta. Voglio circondarmi di gente che sappia arrivare al cuore delle persone. Gente alla quale i duri colpi della vita, hanno insegnato a crescere con sottili tocchi nell’anima. Sì, ho fretta… di vivere con intensità, che solo la maturità mi può dare. Pretendo di non sprecare nemmeno una caramella di quelle che mi rimangono. Sono sicuro che saranno più squisite di quelle che ho mangiato finora. Il mio obiettivo è arrivare alla fine soddisfatto e in pace con i miei cari e con la mia coscienza. Spero che anche il tuo lo sia, perché in un modo o nell’altro ci arriverai. (Mario Andrade)

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il mio “grazie” a padre monti

Verso la Santità

Caro Padre mio, Luigi, benedici, accompagna e proteggi tutti noi, tuoi figli, Fratelli della Congregazione, in qualunque Paese del mondo ciascuno di noi oggi si trova.

Ti affido soprattutto i più giovani e quelli che in questo mese a te dedicato si consacreranno a Dio, seguendo le tue orme. Guarda questa tua famiglia, rendila unita nell’amore di Dio, raccomandaci alla Mamma Immacolata e guida ciascuno di noi verso la santità. Grazie.

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(la chiesa di CASA MARIA a Nirmalgiri - Peroor, Kerala, India)

le parole montiane

Ricetta Salutare Per godere buona salute di anima e di corpo, prendete radice di fede, verdi fronde di speranza, rose di carità, viole di umiltà, gigli di purità, assenzio di contrizione, legno della Croce: legate tutto in un fascetto col filo della rassegnazione; mettetelo a bollire nel fuoco dell’amore, nel vaso dell’orazione, con vino di santa allegrezza, e acqua minerale di temperanza, ben chiuso col coperchio del silenzio; lasciatelo la mattina nel sereno della meditazione; prendetene una tazza mattino e sera, e così godrete buona salute, che di cuore ve la desidero. Dalla farmacia, tanto accreditata, dell’amorosissimo Cuor di Gesù nostro Salvatore. (Beato LM Monti, ricettario, periodo di Orte, 1868-1877) 14


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giocando con dio

Terra bis

Gli scienziati della NASA hanno accertato che a 1400 anni luce dalla terra esiste un pianeta prontamente battezzato Kepler 452b: fin qui nulla di nuovo, dal momento che nell’universo i pianeti si sprecano per numero. La novità è che Kepler sta in un sistema solare simile al nostro nella costellazione del Cigno, è grande 1,6 volte la Terra, è roccioso, mostra attività vulcanica, ha una forza di gravità più elevata che da noi, contiene acqua allo stato liquido ed avrebbe - il condizionale, come si dice in queste circostanze, è d’obbligo - le condizioni per ospitare forme di vita. nei suoi confronti? Sarebbe il caso. D’ora in avanti, non solo la Terra L’anno su Kepler dura 385 giorni, non è più al centro dell’Universo contro il nostro che è di 365; è più vecchio della Terra e coetaneo del né tutto ruota attorno ad essa, ma in più ci sarebbe un’altra Terra, una suo sole. Terra bis. Abitata? Speriamo. Come Grande entusiasmo tra gli saranno gli abitanti? Come noi? Verdi, astrofisici e tra gli astronomi del come sempre abbiamo pensato ai SETI (Search for Extraterrestrial marziani? Trinariciuti? Intelligence): sta per finire la nostra Se Kepler è più vecchio della Terra, solitudine cosmica! i suoi abitanti potrebbero essere lì da Nell’infinità dello spazio è sempre più tempo, avere pertanto una storia stato considerato statisticamente più lunga della nostra, aver sviluppato probabile che ci fosse un pianeta scienza e tecnica ad un livello più come il nostro, con forme di vita avanzato del nostro ed essere stati intelligente; e Kepler potrebbe essere loro a venire da noi su dischi volanti, proprio quello che si sta cercando facendo fugaci apparizioni qui e là. da decenni. Già! A questo punto, ce la Dio, ti piace proprio giocare con sentiamo di escluderlo? l’Uomo, eh? E di prenderlo anche un Dio: i tuoi disegni sono po’ per il naso…! imperscrutabili e non sarò certo io Facciamo mentalmente un rewind a cavare un ragno da questo buco. e riportiamo la storia a quando Ti dirò che mi piace, e sto al gioco, scienziati e filosofi venivano messi pensare che esistano i Kepleriani, che al rogo, dalla Santa Inquisizione, per avere sostenuto che è la terra a girare siano molto intelligenti, che siano attorno al sole e non il contrario, come già stati a trovarci e che ci abbiano si legge nella bibbia. Vedi Giordano studiato. Bruno. Papa Francesco, che ne dici: Se sono venuti veramente sugli chiediamo scusa anche alla scienza Ufo, mi spiego perché come se ne per come la chiesa si è comportata sono venuti se ne siano anche andati 15

via e di gran carriera, dopo avere visto che cosa stiamo combinando con guerre, inquinamento e altri simili obbrobri… Mi piace pensare che da loro il peccato originale non sia mai stato commesso nel loro paradiso bisterrestre, che non facciano distinzione tra nord e sud né tra bianchi e neri, che lavorino tutti e che convivano in pace, godendo in modo armonioso e sostenibile delle ricchezze e delle bellezze di cui sono circondati. Per cui, solo a noi rimane l’esclusiva della morte di Tuo Figlio, perché su Kepler Eva ha saputo fare una pernacchia al serpente e Adamo non s’è lasciato tentare, accontentandosi di conoscere il bene per sé di cui era circondato e non per confronto col male. Dacci, o Dio, la possibilità di andare presto su Kepler a vedere come questi nostri cugini vivono e godono anticipatamente, durante la loro esistenza da bis-terrestri, delle gioie del paradiso. Amen. PG


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la giovinezza dei vecchi

Non cessare di chiamarci per nome

Nel paesino dove abbiamo trascorso la vacanza c’è solo una piccola cappella dedicata alla Madonna della Neve, ma un prete riesce a celebrarvi Messa solamente nelle feste comandate. Abbiamo deciso, mio marito ed io, di scegliere una preghiera per settimana sulla quale meditare. Però abbiamo incontrato tante persone e condiviso soprattutto ricordi, lutti, dispiaceri… tentando di regalare a ciascuno almeno un sorriso. E spesso siamo stati ricambiati! Ora che siamo a casa, continueremo a ripetere una preghiera di GORAN AIMSEN (dovrebbe essere un valdese), rivolgendola al Signore a nome di tutti: in villeggiatura non siamo riusciti a coinvolgere (giustamente!) gli altri, rispettando la loro identità e riconoscendoci così simili a loro, ma certamente ciascuno di essi è gradito al buon DIO!

SIGNORE, tu bussi alla porta del nostro cuore, ma il più delle volte noi non siamo in casa. Tu ci chiami per nome, ma noi non riconosciamo la tua voce. C’invii i tuoi messaggeri, ma noi non prestiamo loro ascolto. Siamo troppo presi da noi stessi per dare spazio a te. Eppure, nei momenti difficili della vita, non esitiamo a domandare con durezza: “dove sei?”; proprio a te che hai bussato, che hai chiamato, che hai inviato qualcuno per incontrarci. Signore, perdona la nostra incoerenza, il nostro essere duri d’orecchio e di cuore. Sii paziente con noi, non stancarti di bussare alla nostra porta. non cessare di chiamarci per nome. Insegnaci, mediante il tuo spirito, a riconoscere il tuo tocco, la tua voce e coloro che ci invii. Aiutaci a comprendere la nostra vocazione, a rispondere alla tua chiamata. Fa che anche noi impariamo a dirti: “eccoci, Signore, facci strumento del tuo amore”. Amen. SIL

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emanuele e bonifacio

Una pozione di santità al giorno...

Una pozione di santità al giorno fa bene alle coronarie e ridona la voglia di vivere. Parole, pensieri e preghiere in compagnia di Fratel Emanuele STABLUM e Fratel Bonifacio PAVLETIC

La parabola del Samaritano, ricca di insegnamenti sublimi “Da qualche tempo - scriveva fratel Emanuele nel 1927 - rileggo la parabola del Samaritano e più la leggo e più la trovo ricca di insegnamenti sublimi, e penso a Gesù che l’ha detta, e penso anche a me che mi sento additare da Gesù l’esempio del samaritano”.

“Sia lodato Gesù e Maria”

Il fratel Bonifacio veniva da me ogniqualvolta aveva bisogno di consiglio o altro, perché egli era aperto e non faceva niente se non prima che ascoltasse l’ubbidienza e mi diceva che voleva far tutto per obbedienza. Perciò una volta ogni otto o quindici giorni e talora anche due o tre volte alla settimana veniva da me. Entrando da me diceva: “Sia lodato Gesù e Maria”, chiedeva la benedizione, si poneva a sedere, faceva il segno della croce, indi faceva un movimento tutto suo proprio con le spalle e incominciava. Qualche volta mi disse: “io sento grave ripugnanza a parlare e mi andrebbe più di star zitto”. “No - gli rispondevo - noi non siamo trappisti e quando è tempo bisogna parlare; se no fatevi trappista”. “No, io voglio fare l’ubbidienza, ma non ho mai avuto la vocazione di fare il trappista”.

(testimonianza di P. Luigi Monti, raccolta da Fratel Serafino Banfi)

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Anno IV, n° 41 - Settembre 2015

Santuario del Beato Luigi Maria Monti - Saronno

Nel Cuore della Carità Montiana

Via A.Legnani,4 - 21047 Saronno (VA) - Tel. 02 96702105 - Fax 02 96703437 e-mail: santuario@padremonti.org sito web: www.padremonti.org C.F.: 93054190892

orario delle celebrazioni del santuario Giorni Feriali 6.30 Lodi del Mattino (lunedì in cripta) 7.00 Santa Messa (lunedì in cripta) 9.00 Santa Messa 18.50 Rosario e Vespro

Tutti i giovedì 18.30 Adorazione Eucaristica per le Vocazioni

DOMENICA E FESTIVI 8.20 Lodi del Mattino 9.00 Santa Messa 19.00 Santa Messa

sacerdoti E FRATELLI a disposizione in santuario P. Aurelio Mozzetta, rettore - P. Pierino Sosio - P. Michel Ange N’Galulaka Fratel Rolando Sebastiani - Fratel Corrado Blundo

offerte Conto corrente bancario intestato a: Provincia Italiana della Congregazione dei Figli Dell’Immacolata Concezione BANCA DI CREDITO COOPERATIVO DI BARLASSINA, Filiale di SARONNO EUR IBAN: IT 44 P 08374 50520 00000 8802614 - per bonifici dall’estero: codice BIC: ICRA IT RRAE 0 (zero) Causale: Offerte pro-Santuario o Sante Messe

Direzione: Via San Giacomo, 5 - 21047 Saronno (VA) Tel.02 96702105 - Fax 02 96703437 e-mail: quihopostoilcuore@padremonti.org Direttore: Saverio Clementi

sito web: www.padremonti.org

Collaboratori di questo numero: Aurelio Mozzetta, Marco Perfetti, Comunità MASCI di Saronno, Cfic News 5/2015, DG, Sr. MT, Fr. Ephraim, SIL, S.R. (Vita Concezionista 1947), (Mario Andrade), I cercatori di Dio, PG, Raffaele Mugione.

Redazione: Aurelio Mozzetta Raffaele Mugione

(Nessun collaboratore percepisce compenso. Questo Notiziario è realizzato da volontari)

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