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ANNO DELLA VITA CONSACRATA, 30 novembre 2014 - 2 febbraio 2016 Anno IV, n°43 - Novembre 2015

Notiziar io de l Santuar io de l Beato Lu ig i Mar ia Monti - Saron no

sommario

Editoriale

Editoriale 1-2

PER...APPROFONDIRE Padre Monti e dintorni Con Maria, come Maria Giocando con Dio

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PER...pregare Il mio “Grazie” a Padre Monti Preghiera per le vocazioni Una preghiera per...

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PER...riflettere Le parole montiane Parole e fuoco Tracce per una lettera da Saronno

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PER...testimoniare Riconoscere vocazioni Emanuele e Bonifacio

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PER...incontrarsi Glossolalie 6 Vita di famiglia 8-9-10-11 Lettere alla redazione 12

PER...conoscere Forse non sapevate che... La porta aperta

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PER...conoscersi La Giovinezza dei vecchi

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Passar di mano di Aurelio Mozzetta

(1) Qualche numero fa, nell’editoriale di QPC si parlava di esodo. E si diceva che ogni esodo si conclude e si compie in una terra promessa. L’esodo declina tutti i verbi del movimento, quelli che descrivono il mettersi in cammino per attraversare un territorio o uno spazio di vita e raggiungere una meta. Sono verbi che hanno una grande rilevanza biblica e teologica, perché, molto prima che parlare dell’uscita di un popolo, ricalcano il movimento primordiale della volontà di salvezza di Dio, che è disceso fino a noi e ci permette di salire fino a Lui.

(2) È nella logica dell’esodo biblico che scopriamo come il cammino raramente presenti grandiosi exploit, momenti straordinari o eventi mirabolanti; al contrario, esso è lento e graduale, costruito ogni giorno, da ogni qualunque persona, per mezzo di ogni singolo fatto del vivere. Dio parla la nostra lingua. E la vita chiede risposte piccole in ogni piccolo giorno del suo scorrere. Solo dopo ci accorgiamo che con tante piccole risposte si è generata una rivoluzione, una svolta, una risposta grande che ha cambiato le cose. (3) Padre Monti è stato definito il “santo dell’incompiuto”, attaccato

come un Mosè testardo al coraggio della pazienza e del guardare oltre. Cento progetti suoi egli non potè realizzare per le difficoltà frapposte dagli uomini, anche di Chiesa: il sacerdozio, le missioni, gli studi, la congregazione femminile, un proprio ospedale… Egli continuò a crederci e tutti quei progetti si compiranno dopo di lui. Nella logica dell’esodo montiano, ci rendiamo conto che ognuno è nato per aprire strade, ma non necessariamente gli è dato di percorrerle e di goderne i frutti. Altri possono essere chiamati a farlo. Questa è una grazia grande, perché libera la mente e il cuore dalla tentazione di godersi la sazietà o di trastullarsi a dipingere di verde gli allori sui quali eventualmente sdraiarsi. È una grazia che dona quadratura e realismo: ognuno di noi è relativo a Dio e agli altri, nessun uomo è dio e nessuno salva se non Dio, ognuno è solo creatura e strumento nelle mani di un altro. Segue a pag 2


Anno IV, n° 43 - Novembre 2015 Segue da pag 1

Passar di mano

Può il vaso dire al vasaio: perché mi hai fatto così? (Rm 9,20). (4) L’esodo chiede di andare altrove e, con ogni evidenza, non è mai indolore. Costa lasciare, talora costa davvero molto e dispiace farlo. A tutti dispiace. Fa male separarsi da amici e da persone che ti sono entrate dentro la vita. Ma fa bene sapere che “ci sono altre pecore che non sono di questo ovile” (Gv 10,16). E, dunque, è giusto andare. Se si restasse lì - dove la volontà della storia, delle decisioni umane e di Dio, non vuole - si finirebbe per costruire idoli e contentarsi di cose piccole e senza senso. Il profeta Osea usa una espressione terribile: “mandano baci ai vitelli” (Os 13,2). Nessuno e niente può diventare “vitello d’oro” della vita. Solo Dio ha ragione di essere il centro di essa.

ciò avvenga. Mi fermo qui, dunque, perché l’obbedienza mi chiama ad altri impegni. Questo è l’ultimo numero che firmo. QPC potrà andare avanti e crescere migliore di come lo lascio oggi. Il mio grazie a tutti voi e a tutto

ciò che insieme abbiamo vissuto: non trovo aggettivi adeguati a definire la gratitudine. Dio vi benedica. Prego per voi, pregate per me. P. Aurelio Mozzetta

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(5) Così, viene il momento di lasciare e passare oltre. Per un religioso che professa l’obbedienza come regola di vita, è del tutto normale che

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parole e fuoco

Per un po’

...con l’impegno di parlare bene e gettare semi di parola fecon di, capaci di donare bellezza e vita; di far risorgere le parole per la relazione; e anche di combattere la marea di grezza volgarità che vorrebbe inon darci a unico beneficio di chi cerca soldi e brama potere ...

Questa sera non vedo stelle.

Gioia, vedo i lamp i.

Saranno i miei occhi o se ne sono andate?

Gioia, sento il tuono.

Sto diventando cieco. Questa sera non sento rumori Saranno le mie orecchie o se ne sono andati? Sto diventando sordo. Mi sto preoccupando, guardo fuori dalla finestra. Arriva un temporale. 2

Posso ancora sperare Per un po’.


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luigi m. monti e dintorni

Finisce la sudditanza.

Libertà, autonomia e testa alta

Questi Concettini sono davvero un piccolo mistero. Pensate che per sbrogliare la matassa in cui si erano arruffati per acquisire indipendenza dai Cappuccini, si ricorrere anche all’intervento di un santo. Nell’Ottobre del 1876 don Bosco chiede un contributo in denaro al Cardinale Luigi Bilio, destinato al sostegno per un viaggio in Argentina di alcuni suoi salesiani. Il Cardinale promette di concederli, a patto che don Bosco prenda la direzione spirituale dei Concettini. Un bel modo di risolvere uno spinoso problema. Don Bosco non è uno sprovveduto e chiede di mettere per iscritto il progetto della fusione dei Concettini con i Salesiani. Ci risiamo, un nuovo padrone. E per baratto. Il santo piemontese, come sua abitudine prende immediatamente visone della situazione e stila un proprio rapporto. È molto interessato. I nostri fraticelli si accorgono subito che qui si cambia solo la veste, ma non la sostanza. E di nuovo scende su di essi la depressione. A questo punto ammettiamolo: governare questi giovani è una tentazione. Anche il famoso santo qui è “scivolato”. Per fortuna il Papa non è del parere di don Bosco. Il compromesso alla fine si limita alla guida spirituale da parte di un sacerdote salesiano e di monsignor Fiorani, il commendatore dell’Ospedale Santo Spirito, come tutore del materiale. Fiorani decide che metterà a capo di tutto l’Istituto proprio Luigi Monti. Lo conosce bene. Benché lo abbia umiliato tempo prima, ne ha sperimentato meriti e capacità. Inoltre è l’unico in grado di tener testa al sacerdote piemontese. Il Monti viene fatto chiamare da Orte a Roma. Fiorani gli propone di diventare superiore dell’Istituto. Luigi non accetta subito. Elenca quanto grandi siano le difficoltà che dovrà incontrare per

rimettere in pista la Congregazione con il progetto originale. Per Luigi meglio declinare. Mons. Fiorani rilancia, promettendogli d’accollarsi tutte le decisioni amare, lasciando spazio a Luigi di riorganizzare. Il Beato Monti accetta, ma come prevedibile, le promesse restano tali. Tutto il pesante lavoro sarà sulle sue spalle. Ecco finalmente raggiunta, dopo vent’anni, la meta per cui il Monti, partito da Bussolengo, si era consumato in tanti sacrifici. La Congregazione è finalmente libera da ingerenze dirette di altri e può cercare il proprio destino. Grande il merito di Papa Pio IX, che ha sempre amato in cuor suo questi giovani. Ne ha ammirato il coraggio, l’abnegazione, la capacità di lenire la sofferenza nel miglior modo possibile. Li ha considerati come dita delle sue mani che accudivano i malati. In loro rivedeva la propria giovinezza e l’ardore verso i poveri infermi. Quei poveri fraticelli, con la semplicità dettata dall’amore verso Cristo, lo avevano surrogato. Non poteva lasciarli trascinare da altri. Essi erano un po’ come la realtà attuata della sua compassione verso i deboli: dovevano gestirsi da soli, come tutte le altre Congregazioni, distinti e autonomi. Il Fratel Luigi Maria Monti da questo momento diventa Padre Monti. Padre e guida. Noi, in fila, ci 3

mettiamo dietro di lui. Ci darà il suo ideale, la sua speranza, la certezza che alla fine è solo il bene che vince, contro tutti, contro ogni sopruso, ingerenza o servitù. Il tutto in santa allegrezza. Non temere. Non temere. Marco


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preghiera per le vocazioni

Mi metto nelle tue mani

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Mi metto nelle tue mani, Signore, interamente. Tu m’hai creato per te. Non voglio più pensare a me, ma solo seguirti. Che cosa vuoi che io faccia? Permettimi di fare la strada con te, di accompagnarti sempre, nella gioia e nel dolore. Consegno a te, desideri, piaceri, debolezze, progetti, pensieri, che mi trattengono lontano da te e mi ripiegano continuamente su di me. Fa di me ciò che vuoi! Non discuto sul prezzo. Signore, a che serve la vita, se non per donarla? Tu che sei nato tra i disagi di un viaggio, tu che sei morto come un malfattore, liberami dal mio egoismo e dal quiete vivere. Devo impegnare la mia vita, Signore, sulla tua parola, devo mettere in gioco la mia vita, Signore, sul tuo amore. Gli altri possono essere saggi, tu mi hai detto di essere folle; gli altri credono all’ordine, tu mi hai detto di credere nell’amore; gli altri pensano ai risparmi, tu mi hai detto di dare; gli altri si sistemano, tu mi hai detto di camminare e di essere pronto alle gioie e alle sofferenze, alle vittorie e alle sconfitte; di non mettere la fiducia in me, ma in te, di giocare il gioco cristiano senza preoccuparmi delle conseguenze. E infine di rischiare la mia vita rischiando sul tuo amore. Che sia così, Signore Gesù!

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una preghiera per... “La preghiera, figli e fratelli miei carissimi, apre il tesoro del cuore di Dio”. Padre Monti

CHI NE HA BISOGNO: - per A., perché trovi un lavoro dopo 5 anni senza stabilità, per poter ritrovare autostima, fortezza e serenità. Il Signore lo liberi dalle paure e gli doni capacità di reagire.

PER I MALATI: Il beato Monti interceda per loro - Giuseppina, ormai non più autosufficiente e bisognosa di attenzione, di cure e di affetto. La solitudine uccide più della malattia.

PER I GIOVANI: - per Elisa e G.: che la loro storia fiorisca… - Chiara ci annuncia che il 6 ottobre è nato il suo piccolo Leonardo: chili 3,320 per 51 cm di bontà! Che egli possa camminare in serenità nei giorni della sua vita appena iniziata.

PER CHI E’ IN ATTESA: - Giada e Giuseppe, che aspettano con ansia la nascita della piccola Sarah. Che possano abbracciarla quanto prima. Sta arrivando, forse è già arrivata ora che stai leggendo… (Evviva! Sarah è nata il 1 novembre, giorno dei Santi! Auguri) PER CHI SOFFRE: - Ferdinando, che cerca risposte e

non le trova. Continua, non temere. Il Signore dice: chi mi cerca mi ha già trovato! - Antonietta, che soffre di metatarsalgia e grida: il dolore mi fa diventare matta! Possano guarire le cicatrici dei suoi piedi e possa lei riacquistare serenità e fiducia. - Maria Laura e Raul, che hanno avviato le pratiche di divorzio: ambedue vorrebbero “salvare e restaurare” il loro matrimonio, ma non sanno come. Lo Spirito doni luce! PER I DEFUNTI: - ANTONINA (Ninetta), la mamma di Rosaria, morta a 90 anni la mattina del 5 ottobre scorso.

Inviateci le vostre intenzioni di preghiera a: quihopostoilcuore@padremonti.org 4


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con maria, come maria

Avvento, tempo della Madonna in attesa

Durante l’Avvento, che è forse il tempo mariano per eccellenza e più intenso dell’anno liturgico, essendo tutta l’attenzione della Chiesa concentrata sulla “Virgo paritura”, la Vergine in attesa del divino Figlio, le rappresentazioni di Maria girano intorno al suo stato, sia come Nostra Signora dell’Annunciazione sia come Donna incinta o partoriente. Non esiste una festa liturgica in nome della Madonna del Parto, ma molte sono le rappresentazioni che si riferiscono a Lei. Prima del Medioevo, per pudore, letteratura e arte in genere non rappresentavano la Madre del Signore incinta. Ma dal Medioevo in poi, al fiorire delle nuove eresie, s’incontrano progressivamente delle immagini di Maria in attesa, per lo più presentata, appunto, con l’appellativo di “Madonna del parto”: in modo del tutto eccezionale, la postura di Maria, esposta quasi con orgoglio, presenta visibilmente una donna incinta, quale lei è. Una visione naturalistica della Madre del bambino Gesù, uomo e Dio, che permette di fare fronte alle eresie. Una delle più famose in Italia è la Madonna del Parto di Piero della Francesca, realizzata tra 1455 e 1565 per la città di Monterchi. Quest’opera, che ha miracolosamente resistito alla distruzione, presenta la gloria della maternità divina. Si sa che nel Medioevo tante donne andavano in questo santuario per implorare la Madonna del Parto e chiedere a Lei la grazia di conoscere la gioia della vita donata in tutta serenità. Accanto a Piero della Francesca, altri grandi nomi si sono distinti ed hanno lasciato opere grandissime raffiguranti la Madonna incinta o partoriente: Bernardo Daddi, il Maestro di San Martino alla Palma, Nardo di Cione Bartolo di Fredi,

La Madonna del Parto Taddeo Gaddi, Rosello di Jacopo di Franchi , ecc. L’immagine della Madonna del parto, in tutte le Chiese e santuari, richiama particolari significati e indicazioni: afferma che Maria non solo è testimone autentica del mistero eterno della generazione, ma anche di un evento storico e teologico; manifesta ostensibilmente, in Maria incinta, il concepimento virginale e la divina maternità; permette d’intravvedere la futura nascita del Signore della vita e tutta la speranza salvifica che questo offre agli uomini 5

di ogni lingua popolo e nazione. Allo stesso tempo, essa propone la domanda sul mistero dell’origine della vita umana e sul valore di essa. Ecco perché a Monterchi, così come nella Chiesa di Sant’Agostino a Roma - dove spesso Padre Monti andava a pregare e chiedere grazie e in altri luoghi, tante donne e tante famiglie vanno a chiedere non solo la grazia di poter dare la vita a un’altra creatura, ma anche quella di un parto sereno e senza pericoli. P. Emmanuel Mvomo


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glossolalie: appunti, ricordi e saluti dal mondo

The Heart of Padre Monti still beats strongly

The heart is the engine of the body. When a person’s heart dies, it is then we can rightly say that such a person is dead. The activities of the body are linked to the heart. The mouth for instance, says what the heart has, thus the adage “out of the abundance of heart, the mouth speaks”. We also talk of one who acts wickedly as one who has bad heart and the other way round too. Given that the activities of the body necessarily require the heart to be alive, one can simply say that when the body is active it points to the fact that the heart is still alive. 24th September - 2nd October 2015 witnessed among other things, in Saronno, the presence of fourteen young Montian brothers in their Mother House. These young men have come from six different countries of the globe, namely Argentina, Cameroun,

India, Ivory Coast, Nigeria and Republic Democratic of Congo. They are on a deeper walk on the path of Blessed Luigi Maria Monti, the Founder of the Congregation of the Sons of the Immaculate Conception. Padre Monti bought the now Mother House of the Congregation in1886 and lived therein till his death in 1900. 115 years after death, his heart is still alive and beats strongly. He is quoted to have said – “here have I put my heart”. The house is a synthesis of the Congregation; this is to say that the Charism (Hospital and Education apostolates) of the Congregation is clearly visible therein. Our visit made us see his heart clearly; we also saw that the place is alive and lively. Therefore, we couldn’t but exclaim – “In our deeper walk on the path of Our Blessed founder, Luigi Maria Monti (Padre Monti), we stepped into his steps; we saw where he has put his heart, we saw his heart and

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we strongly testify that his heart still beats strongly”. One of the Fourteen, Bro Chitor Stanley Chinyeaka, CFIC


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forse non sapevate che... Breviario di curiosità montiane

Il lampadario di carta velina

Il mio primo ricordo legato alla carta è il lampadario di carta velina che mia madre costruiva nella nuda stanza in cui abitavamo in cinque persone. Era una stanza di mattoni, la prima casa comprata a caro prezzo da mio padre - costretto a emigrare in Germania per poterla pagare con cambiali mensili - costituita da due ambienti (notte/giorno) separati da una tenda di stoffa con stampe di alberi e fiori, che mi faceva incantare e sognare. In mezzo alla stanza con il camino, c’era un filo della luce che pendeva con una nuda lampadina. Questo filo mia mamma rivestiva di graziosi palloncini di carta velina color pastello. Era una festa per me ogni volta che a Pasqua, dopo un anno, veniva sostituita la carta ormai senza più colore, con fogli nuovi, morbidi, sottili, dai colori dolci come la Primavera. Era sempre un interrogativo interessante che mi riempiva di meraviglia: “dove trova la mamma quella carta così bella”? Ogni volta per me era un miracolo. E mi piaceva toccare i fogli fragili e sottili che lei maneggiava come un’artista di pianoforte, piegando le dita, allungando le braccia per legare la carta rigonfia a mo’ di palloncini intorno al filo della luce. Era un’acrobata mia madre con i suoi vestiti a fiori, che ancora contemplo in alcune vecchie fotografie (altri preziosi ricordi di carta), quando si arrampicava per fare quel lavoro, come un gioco, una serie di movimenti musicali, ginnici, acrobatici sul tavolo, sulla sedia fino a raggiungere il filo che pendeva in mezzo alla stanza.

Io vivevo quelle ore - che nascondevano inconsapevolmente la gioia della Pasqua vicina - come una poesia del cuore, dentro i gesti amorosi e teneri della mamma, la quale pensava a rallegrare come poteva i suoi bambini. Ed era un canto, una festa, un incanto per me. In quel lampadario si esprimeva la sua vivace creatività di madre, il suo amore per noi figli, la tenerezza che esprimeva sempre: sicuramente lei pensava agli occhi e ai cuori di noi bimbi poveri, senza giocattoli, senza agi d’alcun genere, immersi in un’esistenza essenziale, di fatica, di relazioni conflittuali, di umiliazioni e di un futuro incerto e provvisorio; bisognosi di giocare e di crescere sani, equilibrati, con un’educazione semplice che preparasse ad affrontare a vita. Non c’erano certezze di futuro migliore. Era avventura quotidiana arrivare a sera. I nostri campi erano piccoli e faticosissimi da coltivare; avevamo alcune pecore e galline e l’attività di mio padre come venditore ambulante. Si viveva senza risorse sufficienti a garantire un futuro ai figli. Alle famiglie “nullatenenti” il Comune forniva dei buoni per le scarpe e per i libri di scuola. Giocavamo nelle pozzanghere con gli stivaletti di gomma: con la neve si ghiacciavano e così avevamo i piedi sempre pieni di geloni, dato che per scaldarci andavamo a metterci sul fuoco acceso nel camino. Quel lampadario di carta velina che campeggiava nella stanza era un richiamo continuo ad alcune cose belle, che mi passavano nel cuore: vestiti morbidi e colorati da

indossare nelle feste, pagine di libri di favole decorati da sfogliare che nessuno mai ci ha regalato, una casa in cui abitare con spazi più consoni. A Pasqua coloravamo le uova sode, come avevamo imparato a scuola, e così notavo una stretta consonanza tra i colori del nostro lampadario e i disegni sulle uova. In seguito ho ritrovato queste immagini nella natura. A Primavera i campi dai colori dolci con il sole mattutino che illumina le colline, irresistibilmente mi ricorda la stanza col lampadario e allora l’universo intero diventa la mia stanza primaverile. Il ricordo della creatività di mia madre con la sua invenzione del lampadario di carta, mi incoraggia a intensificare le potenzialità di resilienza in tutte le situazioni difficili della vita, la necessità di attivarsi sempre e comunque per creare spazi vivibili, possibilmente allegri, gioiosi e giocosi, semi d’altre potenziali creatività che aprono alla speranza di futuro. E mentre porto questo ricordo nel cuore, ascolto le “Quattro stagioni” di Vivaldi, musica che mi gratifica e che esprime dettagli indescrivibili legati al lampadario colorato di morbida carta velina. M. Roberta

... a spulciar gli archivi e rimescolar le carte della storia, per sapere... 7


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Saronno: 12a Festa del Beato Monti

Le foto non fanno giustizia alla bellezza e neppure all’intensità dei vissuti della Dodicesima Festa del BEATO, il 22 settembre, e delle Professioni dei Voti, la sera del 1 ottobre.

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12a Festa del Beato Monti

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From Cameroon, immense thanks

Il nostro Santuario del beato Monti ha sostenuto e realizzato i due Progetti di CaritĂ , la ristrutturazione della Scuola Saint George di MELUF e la realizzazione della Via Crucis nel Noviziato di SANGMELIMA. Grazie a tutti voi, siete stati splendidi. Ecco alcune foto di documentazione.

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i vostri messaggi: e-mail e lettere dal mondo

Lettere alla redazione

Meditare con calma Grazie della rivista sempre molto interessante e grazie della sua importantissima presenza giornaliera su fb. Un affettuoso saluto. Caro Padre, il bollettino di ottobre, come anche gli altri, offre tanti buoni spunti per la riflessione e il dialogo. Molto preziosa è anche sempre la riflessione mariana. Questa volta mi ha particolarmente colpito l’editoriale con i tuoi ricordi e l’articolo di Serena: “Fare ciao a Gesù”, da Glossolalie... Anche tutti gli altri sono molto interessanti, compreso naturalmente quello di Silvana che saluto con simpatia e affetto, anzi direi a Silvana che ai numeri del lotto, vorrei aggiungere anche i miei 55 così facciamo tombola! I ricordi descritti sia da te che da Serena mi hanno fatto tirare fuori qualcosa tra i miei scritti personali: te lo allego perché mi sembra che contenga diversi spunti in comune. Se dovesse servire fai pure, spero non sia troppo lungo (M. Roberta vedi l’articolo: Il lampadario di carta velina).

Il bollettino “Qui ho posto il cuore” non è solo un mezzo di comunicazione, ma un centro culturale religioso di incontro, dialogo e preghiera. Sembra un oratorio virtuale, un luogo d’incontro tra diverse realtà, dove si pensa e ci si relaziona in semplicità e fraternità davvero, a partire ognuno dal proprio cuore! Complimenti perché questo tipo di strumentario, anche virtualmente, mi sembra un servizio al Vangelo molto fecondo e bello. Ciao, buona domenica e grazie.

Nota di SIL, apposta all’articolo in “Giovinezza dei vecchi”

Mentre rifletto su queste pesanti realtà (del reparto ospedaliero, arcipelago di piccole e grandi sofferenze, ndr) mi comunicano che Padre Aurelio sarà trasferito. Un amaro detto recita: “Lontano dagli occhi lontano dal cuore”; ma per i fedeli del santuario del beato Monti, sempre più numerosi da quando egli è tra noi a Saronno, con le lacrime agli occhi preferisco trasformarlo in

“Purtroppo, per obbedienza, Padre, sarai lontano dai nostri occhi, ma sicuramente non dai nostri cuori!”. Il Signore gli ha donato talenti che egli ha fatto trafficare abbondantemente in favore di molti, lasciando aperta la porta del suo studio per chiunque avesse bisogno; le sue omelie hanno reso inquieti fedeli che da tempo sembravano “lucignoli fumiganti”; ogni iniziativa per “La Primavera Montiana” ha visto tra il pubblico sempre più interessato, fedeli eterogenei per età, cultura, conoscenza delle Scritture. E mi fermo qui, perché temo che avendo oltrepassato lo spazio che mi è concesso, non vorrei rischiare, per la prima volta di essere tagliata! E magari proprio dal Direttore. So di non essere andata fuori tema. È Papa Francesco che parla della Chiesa, anche paragonandola ad un ospedale da campo, ma la maggior parte dei malati, dei feriti, dei sofferenti nel corpo e nello spirito non sono ricoverati, ma camminano per le nostre strade, in attesa di Medici dell’anima che si chinino misericordiosi sulle loro sofferenze e di Cristiani da aiutare a diventare adulti nella fede per mettersi a servizio dei Fratelli. Ci sentiremo orfani senza Padre Aurelio, ma egli ha seminato abbondantemente e, per la scelta fatta, sa che spesso capita che chi semina deve lasciare che altri raccolgano. Toccherà a noi, a secondo delle capacità, non deluderlo, ma soprattutto continuare a sentirci eredi di Padre Monti!

Scriveteci a quihopostoilcuore@padremonti.org 12


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la porta aperta: Incontri, ricordi e proposte di montiani vecchi e nuovi

Il cuore del giusto

Omelia di Mons. Paolo MARTINELLI, 22 settembre 2015. Festa liturgica del Beato (seconda parte) C’è poi un ulteriore aspetto che la parola di Dio ci permette di approfondire: nella prima lettera ai corinti troviamo un approfondimento paolino su questa realtà misteriosa della scelta: “Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre al nulla le cose che sono”. L’umiltà del Beato Luigi Monti, le umili sue origini, la sua semplicità, il suo essere semplicemente un laico cristiano che ha vissuto secondo i consigli evangelici, ha “confuso” tanti, non solo nel mondo ma anche nella Chiesa. Il fatto che Dio si serva di realtà semplici per fare cose grandi mostra la potenza della sua grazia e rende gloria al suo amore. Non l’uomo può vantarsi davanti a Dio e davanti agli altri uomini: è Dio che fa tutto. La grandezza dell’uomo che vive di fede è il Sì che dice alla volontà di Dio. In questo sì, la vita si apre al dono di Dio che cambia la vita e la storia degli uomini. Come non ricordare qui il sì della Vergine Maria immacolata, alla quale il beato era così profondamente legato da aver voluto chiamare i membri della sua congregazione: figli della Immacolata Concezione. Ed in effetti, l’Immacolata concezione di Maria si vede innanzitutto proprio dalla trasparenza del suo si alla parola dell’angelo. Carissimi Figli della Immacolata Concezione, è in questo sì che la nostra

fragile libertà trova rifugio e conforto. Noi, che immacolati non siamo, abbiamo bisogno di essere sorretti dal sì immacolato e senza condizioni di Maria. Ancora vorrei richiamare la vostra attenzione al frutto che dalla vocazione del Beato Luigi Monti è scaturita: una straordinaria opera di carità, una vera testimonianza della misericordia di Dio verso i poveri, gli ammalati e gli orfani. Questo miracolo di carità risulta possibile se accogliamo ogni giorno le parole del Signore: come il Padre ha amato me, così io ho amato voi, rimanete nel mio amore. Sono parole abissali quelle pronunciate da Gesù, che spesso dimentichiamo o diamo per scontato: infatti qui ci viene detto che la nostra vita partecipa dell’eterno amore con cui il Padre ama il suo figlio Gesù: siamo inclusi nel suo figlio, in questo irresistibile amore che trasforma ogni cosa. L’amore è dunque generativo: l’amore genera vita e dona vita. In questo senso vorrei sottolineare il fatto che il beato Luigi Monti fu chiamato “Padre”; padre è chi genera e l’amore è generativo; nonostante egli rimase sempre religioso laico, la sua fu davvero una esperienza di paternità che si è manifestata nella accoglienza fatta di gratuità e di cura nei confronti degli ultimi e dei bisognosi. L’accoglienza dell’amore genera e rigenera alla vita. Da ultimo, riprendendo l’invito fatto dal nostro Arcivescovo, il Cardinale Angelo Scola, sulla necessità di educarsi al pensiero di Cristo; credo che l’intuizione del Beato Luigi Monti

Questa Rubrica, LA PORTA APERTA, è messa a disposizione di tutti, Rubrica, LA APERTA, per è messa a disposizione di tutti, eQuesta particolarmente deiPORTA CONSACRATI, l’intero Anno della Vita e particolarmente dei CONSACRATI, per l’intero Anno della Vita Consacrata, proclamato dal Papa. Ognuno di voi è Consacrata, proclamato dal Papa. Ognuno di voi è invitato a mandarci il proprio contributo di approfondimento, riflessione, invitato a mandarci il proprio contributo di approfondimento, proposta, preghiera e simili. riflessione, proposta, preghiera e simili. 13

permetta di approfondire in questo orizzonte il rapporto tra la carità e la cultura: “La carità che scaturisce dall’incontro con Cristo e dal dono dello Spirito Santo porta con sé un nuovo modo di guardare alla vita. Non si tratta evidentemente di rispondere con le nostre iniziative in modo meccanico a dei bisogni che incontriamo, ma di promuovere attraverso le opere di carità una visione autentica dell’uomo e del suo essere in relazione con gli altri, del suo destino e del senso della sua vita in ogni circostanza, dal concepimento fino al termine naturale della sua esistenza. Le opere di carità sono, in questo modo, un’occasione privilegiata di educazione per coloro che li compiono e di testimonianza per tutti gli uomini e le donne che si incontrano”. Possiate voi cari fratelli che seguite le orme del Beato Luigi Monti dare a tutti l’esempio di questa carità, che cura, rigenera e libera, essere propagatori di una mentalità nuova, testimone del sentimenti che furono in Cristo Gesù.


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riconoscere vocazioni

a cura dei Cercatori di Dio

Dove hai posto il cuore?

Questa domanda forse sarà quella che il Signore ci farà quando giungerà il grande momento del confronto faccia a faccia, quando i nostri occhi spirituali si troveranno davanti ai suoi occhi e, potremmo dire tra virgolette, saremo “a quattr’occhi” con il Signore. Alcuni giorni fa ho udito che questa domanda Egli l’ha fatta a me. Padre Monti un giorno disse: “qui ho posto il cuore”, parlando non di Roma, di Cantù o di altre città, ma di Saronno. E della casa che egli stesso vi aprirà... oggi divenuta suo Santuario e Casa Madre di tutta la Congregazione. Direi anche e di più: la Casa del Padre, la Casa di Luigi Maria, padre di ciascuno di noi Fratelli montiani. La domanda mi ha fatto riandare – ricordare e fissare lo sguardo – alla prima volta che sentii parlare del Monti. Era il mese di Agosto del 2005, a Salta, nel nord dell’Argentina. Poi, nel mese di Settembre dello stesso anno, lessi un piccolo libro, dal titolo “Tre minuti con Padre Monti” . Quando finii la lettura, e dal quel momento in avanti, ho voluto con tutto il mio cuore venire a Saronno. Volevo stare anch’io con il Padre Monti. Camminare dove egli aveva camminato, respirare gli odori di un piccolo posto chiamato Montina, quasi con il nome di lui (e dove egli andava da giovane con i suoi compagni della “Compagnia dei frati”): un santuario a cielo aperto! Sono passati già 11 anni e finalmente quel sogno si è fatto realtà. La strada, fino ad oggi, non è stata facile. Ed è proprio il constatare questo che mi fa pensare alla domanda: dove hai posto il tuo cuore? Padre Monti, con la sua “presenza” nella cripta del Santuario, mi è stato di grande aiuto per rispondere. Meglio

(i Fratelli montiani: Jorge, Argentina – Mathew, India – Pierre, Congo) ancora: mi ha allungato lo sguardo verso il Cristo giovane, che pende dalla croce del Santuario. Oggi, a metà cammino dello stage di preparazione alla professione perpetua dei voti religiosi, in modo molto sintetico posso dire che stare accanto al Fondatore, e dopo aver raccontato a lui quello che qui sopra ho descritto, chi sono e da dove vengo, gli ho anche confidato le mie difficoltà, le mie speranze, i miei sogni e i miei timori. E dopo aver fatto questo, posso dire che voglio donare il mio cuore e la mia vita nello stesso modo come lo ha fatto Padre Monti. Voglio con tutto il mio amore amare Gesù e la sua Mamma, la nostra sempre bella Immacolata. Mi chiedo: in che modo? Anzi, con chi? E la risposta è semplice: in comunità, con i miei fratelli. Una comunità religiosa. La Comunità CFIC, “Comunidad Azul”, come la chiamiamo laggiù in Argentina. Con questa Comunità voglio camminare tutta la mia vita. 14

Dire comunità, infatti, significa dire proprio: cammino condiviso, cercare insieme lo sguardo di Colui che per noi ha dato la sua vita. Dire comunità significa condividere la vita, riuniti sotto la stessa speranza. Sognare insieme, camminare accanto agli altri per farlo accanto all’Altro! Pensare all’altro e al meglio che io posso dare. Darci forza reciprocamente e crescere magari poco a poco, ma insieme. In questo posto dove Luigi Monti ha lasciato il cuore, io confermo la mia volontà di consacrarmi al Signore per l’intera vita nella comunità del Beato Luigi Maria. Insieme ad altri 13 Fratelli provenienti da diversi Paesi, dall’Africa all’India, che come me si preparano a quel grande passo, diciamo a Dio nostro Padre: “Siamo qui, Signore, uniti e in cammino, per far crescere il tuo Regno, ovunque Tu vorrai” Fratel Jorge ROMERO


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Anno IV, n° 43 - Novembre 2015

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tracce per una lettera da saronno: chi scrive a chi

La mia carissima amica Dina è emigrata

Le giornate trascorrono velocemente e interi popoli emigrano verso continenti lontani, nella speranza che il futuro sia migliore del presente. Siamo persone di etnia, cultura e religione differenti, tutti con un cuore da cui dovrebbe nascere solo amore. Nelle strade di Roma giovani Africani seduti sopra i marciapiedi immersi nei loro pensieri… Guardandoli mi chiedo come si può abbandonare tutto e andare via, sradicando le proprie radici per poi poterle impiantare chissà in quale contrada del mondo. E tutto questo perché non ci sono più speranze nel proprio paese. Brusii della gente contro questi viandanti, gente che li accusa di essere di troppo laddove non c’è posto neppure per quelli che ci sono nati. Bisogna capire e aiutare queste persone che, disperate, si imbarcano su fatiscenti barche e con il cuore angosciato lasciano tutto, sapendo che l’unica soluzione è affidarsi alla provvidenza. Ad un tratto mi trovo a pensare a mio bisnonno e ai suoi fratelli: andarono in America per fare fortuna. Emigrarono loro, come oggi emigrano questi. Il mio bisnonno è tornato, ma tutti gli altri sono rimasti in America. E la storia è andata avanti… Quanti Italiani oggi sono all’estero???? Nel mio paesino tanta gente è emigrata negli ultimi cinque anni. La mia carissima amica Dina, che ha dovuto prendere una decisione durissima, lasciare l’Italia con il marito e i due bambini piccoli, per trovare lavoro. Altri due giovani laureati andati via, destinazione Londra; poi Michela in Scozia da cinque anni, Nicola in Germania, e un altro ancora, Karim in Irlanda… Chissà come vengono accolti i nostri Italiani all’estero. Bisognerebbe chiederlo a Dina e Michela e Nicola e Karim… Anche il nostro caro Papa Francesco è figlio di emigrati e tutto il mondo lo ama. Noi siamo destinati al “Mondo”, non alle città di nascita. Ognuno deve essere rispettato ed accettato da chiunque lo incontri, ricordandosi che il prossimo viaggio verso terre lontane potrebbe essere il proprio. Serena

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Serenella cara, il prossimo viaggio può toccare a me. Viaggio di sradicamento e disperazione; di esilio o condanna o persecuzione; di povertà e fame; di fuga dalla guerra e d’inseguimento di una qualche minima dignità umana; di necessità e di abbandono; di stacco dai propri affetti e di lacerazione della famiglia; di ricerca di lavoro e della pace… Queste sono domande che le “bocche larghe” di chi parla solo perché c’è una televisione che gli fa da grancassa di risonanza e porta la sua faccia tosta nelle case di tutti, il più delle volte senza neppure conoscere ciò di cui sta parlando… ecco, queste sono domande che gente così non si pone proprio. Da una parte qualcuno direbbe: beati loro!, hanno trovato un modo facilissimo per far soldi e conquistare potere e prosperare sulle disgrazie altrui. Ma non può essere così. Anche il solo pensarlo ripugna. Di fronte a questo, c’è solo da vergognarsi di dirsi umani. Il Signore non si vergogna di noi, di nessun essere umano generato come figlio suo. Come tu stessa dici, il Signore ci ha destinati al Mondo intero. E ci dona la sua misericordia.


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il mio “grazie” a padre monti

Aiutami a non cadere

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Padre Monti, aiutami a prendere bei voti a scuola e a non cadere dal letto. Ti prego per la mamma che è preoccupata e per il papà che mi sembra sempre troppo stanco. Ti voglio bene. (Giada)

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dal letto

le parole montiane

Camminando verso l’Alto

Dilettissimi Fratelli in Cristo, con la presente vi comunichiamo la presa determinazione di adunare, per la prima volta, il Capitolo Generale; l’apertura di esso sarà il giorno 20, prossimo maggio… Così pure avvertiamo, che dovendo trattare cose importanti pel bene dell’Istituto, e per maggior gloria di Dio: è di necessità chiamare dal Cielo, per mezzo dell’Immacolata Madre di Dio Maria, Patrona del medesimo Istituto, l’aiuto di che abbiamo bisogno. (BLM, Lettera circolare, 20 aprile 1883)

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Anno IV, n° 43 - Novembre 2015

giocando con dio

Mamma Dio

Il 10 Settembre del 1978, Giovanni Paolo l stupì il mondo affermando che Dio è Madre. E lo stupore fu veramente generale, in quanto anche i cattolici impegnati nella sinistra extraparlamentare di allora, con cui avevo delle frequentazioni, ritennero quasi blasfema l’uscita del pontefice. Fino ad allora, tu, Dio, non eri stato neppure papà. Di te si coglieva il lato accigliato, punitivo, forse anche un po’ vendicativo: era certamente difficile identificare con l’Amore allo stato puro un Dio padre a quel modo. Papa Luciani durò poco più di un mese, una meteora nella storia della Chiesa e presto quella sua bella affermazione fu messa da parte per lasciare spazio a una ridda di supposizioni sulla sua morte prematura. Si arrivò a ipotizzare che fosse stato ucciso dalla stessa curia romana, timorosa delle innovazioni che avrebbero potuto essere introdotte da questo papa di provincia. Saltiamo il pontificato di Woytila, preso da altro, e arriviamo ai giorni nostri, in cui Francesco ripropone a modo suo l’argomento di Dio Madre con una nuova teologia della dolcezza e della tenerezza. E qui, Dio, mettiamoci subito d’accordo: a me è stato chiesto di tenere una rubrica intitolata “Giocando con Dio”, lo faccio volentieri nella convinzione che tu abbia senso dell’umorismo, perché vorrei evitare di trovarmi tra le fiamme dell’infermo, per avere osato della leggerezza nei tuoi confronti. Sai come si dice, no?: “Scherza con i fanti e lascia stare i Santi” e tu, lassù, sei il Capo… C’è una pubblicità che ironizza sull’aspetto delle persone viste da lontano e da tergo, poi da vicino e da davanti: da dietro si può confondere un baldo giovanottone barbuto e capelluto con una bella ragazza. Che ci siamo confusi anche noi con te?

Che cosa è successo? Forse questo. Che in questi anni hai messo sulla nostra strada due uomini santi che hanno osato, nella loro semplicità, avvicinarsi a te per vedere il tuo vero volto e accorgersi, comunicandolo gioiosamente a tutti, che tu non sei come sei stato mostrato da lontano: arcigno, severo, con la bilancia in mano, che non ne lasci passare una, che mandi la gente a bruciare nel fuoco della Geenna, senza ma e senza se… Questi due uomini ci hanno detto e ci stanno dicendo che l’Amore di cui sei fatto è Dolcezza, è Tenerezza, sono due braccia sempre spalancate in cui trova posto l’intero genere umano, senza esclusioni, a partire dagli ultimi, dico io. Ci stanno facendo vedere il tuo volto femminile o, meglio, la tua 17

Maternità. E non c’è niente di meglio dell’immagine di una mamma che allatta al seno il proprio figlio neonato (vedi “L’asimmetria dell’amore” pubblicato su questa stessa rivista…) per gustare della realizzazione di una donna in una creatura che da lei dipende per la propria sussistenza e che a lei si abbandona. Ecco, Dio, adesso non scherzo più e ti ringrazio per il tuo seminare qui e là nella nostra storia di uomini dei segni della tua esistenza, della tua presenza e della tua azione: da oggi dovrebbe essere più facile credere e abbandonarsi a te, anche se non meno impegnativo. PG


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Anno IV, n° 43 - Novembre 2015

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la giovinezza dei vecchi

Reparto ospedaliero arcipelago di piccole e grandi sofferenze

Ti può capitare la compagna di camera ricoverata da più mesi: confusa, inquieta, incapace d’esprimere bisogni e stati d’animo; lei sa solo ripetere, giorno e notte: “Ma quando torno a casa?” È assistita da figlie che si danno il turno, ma esprimono ad alta voce il proprio disagio: da troppo tempo hanno trascurato i figli e la salute, ma non l’abbandonano. D’altra parte, una mattina è capitato che una figlia non giungesse a tempo e un inserviente, dopo averla lasciata sul bidè da sola, urlante, l’ha aiutata a rialzarsi e facendole mettere un pannolone, nuda come un verme, l’ha trasferita in camera, in cerca di canottiera e pigiama! La paziente è così abituata ad avere vicino qualche familiare che si agita, se i parenti sono in ritardo e si mette di vedetta davanti all’ascensore. Le figlie, oltre a farle l’igiene, le dipingono le unghie, le mettono il rossetto, le tagliano col rasoio la peluria sopra le labbra, perché lei ci tiene a concedersi cure di bellezza… in ritardo: mai avrebbe potuto averle quando era giovane, perché il marito non l’avrebbe permesso! Viene dal sud, parla in stretto dialetto, non ha frequentato scuole, ha avuto tanti figli e lavorato la terra fino a quando si è trasferita al nord. La mia quasi coetanea ha avuto una vita così diversa dalla mia: neanche un po’ di alfabetizzazione, messa subito a lavorare la terra. Appena adolescente riusciva dopo cena a sfuggire alla sorveglianza dei genitori, con la complicità dei fratelli, raggiungeva la località più vicina dove si ballava: al rientro era coperta di botte dal padre-padrone, ma non si arrendeva! Sperando di poter godere di maggior libertà si sposa presto:

l’aspettano invece molte gravidanze, tanta miseria e divieti ancor più duri… Verrà al nord con i primi figli ancora piccoli, in un alloggio precario: nei locali piove dentro, dormono con gli ombrelli aperti sui letti; la famiglia aumenta, ma il marito sacrificandosi molto, sostenuto dall’alcol, riesce ad acquistare un appartamento in un cortile. La prima volta che la moglie decide di recarsi in chiesa, il vecchio parroco così l’accoglie: “Dove sei stata fino a oggi?”. E lei non vi tornerà più, se non per battezzare gli ultimi nati… I figli, fattisi grandicelli, frequentano solo due o tre anni d’elementari. Sarà la tele-spazzatura e l’ambiente ricco di promesse illusorie a completare la loro istruzione, tanto da ricadere negli stessi errori dei genitori: matrimoni precoci, mariti poco adatti alle responsabilità; meno figli per chi ora conosce l’uso dei contraccettivi; una grande voglia di comprarsi tutto il superfluo che la pubblicità offre; desiderio di dare ai figli meno regole e più divertimenti. Pochi servizi sociali li affiancano, tentando di capire una mentalità che può apparire assurda a chi riesce più facile giudicare che immedesimarsi in usi e costumi stravolti dai cambiamenti di ambienti, che spesso non desiderano integrarli! Negli ultimi decenni la crisi economica 18

penalizza proprio gli “ultimi”: manca il lavoro per la manovalanza, creando insoddisfazioni, nuove povertà alle quali, specie i più giovani, non reggono, convinti come sono di avere solo diritti sognati e ora infranti. Ci sono molti pazienti gravi, gli infermieri accorrono quando essi chiamano. Altri malati, meno gravi ma impazienti, pretendono attenzioni assurde. Così, è tutto uno scampanellio che impedisce di riposare. In fondo al corridoio, c’è un soggiorno dove si può accedere con i parenti in visita, per parlare in libertà: peccato che spesso è affollato e l’intimità è messa a dura prova. Ricoverati, in carrozzina o usando a fatica alti deambulatori, si trascinano lungo il corridoio. Noto una bella ragazza, desiderosa di parlare con chiunque delle proprie ansie: teme d’essersi “infettata” frequentando tossici, soffre di incubi e ancora non conosce l’esito di controlli effettuati dai sanitari. Ci pensa un’infermiera a darle ad alta voce (evviva la privacy!!!) un’informazione che dovrebbe rassicurarla: “non sei incinta! Ti è andata bene”… SIL


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Anno IV, n° 43 - Novembre 2015

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Una pozione di santità al giorno...

Una pozione di santità al giorno fa bene alle coronarie e ridona la voglia di vivere. Parole, pensieri e preghiere in compagnia di Fratel Emanuele STABLUM e Fratel Bonifacio PAVLETIC

Nell’obbedienza a Dio Fratel Emanuele è un religioso che nell’obbedienza a Dio e ai superiori ha realizzato il progetto della sua consacrazione, e soprattutto la sua personalità di medico-santo, che incide parecchio nella testimonianza di fede, di vita cristiana e religiosa. Ha abbinato molto bene la scienza e la fede. Quando i superiori l’hanno chiamato a essere medico, tutto quello che aveva convogliato in se stesso per il sacerdozio, lo riversò nella scienza e soprattutto nella professione medica: la sua è diventata una missione di medico-sacerdote… Il messaggio che egli rivolge a tutti i cristiani è che la volontà di Dio è sempre una volontà di pace. Ma, nello stesso tempo, è anche la realizzazione stessa della libertà della persona, perché chi si tuffa nella volontà di Dio agisce proprio in una grande libertà. (P. Giovanni Cazzaniga, Radio vaticana, Emanuele Stablum professionista e modello di carità, 10 giugno 2005)

Nella preghiera Egli desiderava di stare in cappella più che fosse stato possibile. Gli dissi che alcune volte fra il giorno poteva andare in cappella per fare delle visite e così, passando qualche volta avanti alla cappella, poteva entrare e fare una breve visita. Dicevami alcune volte che egli, invece di stare in ricreazione, si sarebbe sentita più inclinazione a stare in cappella, ma non concedendoglielo io, egli si rimetteva subito all’obbedienza. (dalla Testimonianza di P. Luigi M. Monti, raccolta da Fr. Serafino Banfi)

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Anno IV, n° 41 - Settembre 2015

Santuario del Beato Luigi Maria Monti - Saronno

Nel Cuore della Carità Montiana

Via A.Legnani,4 - 21047 Saronno (VA) - Tel. 02 96702105 - Fax 02 96703437 e-mail: santuario@padremonti.org sito web: www.padremonti.org C.F.: 93054190892

orario delle celebrazioni del santuario Giorni Feriali 6.30 Lodi del Mattino (lunedì in cripta) 7.00 Santa Messa (lunedì in cripta) 9.00 Santa Messa 18.50 Rosario e Vespro

Tutti i giovedì 18.30 Adorazione Eucaristica per le Vocazioni

DOMENICA E FESTIVI 8.20 Lodi del Mattino 9.00 Santa Messa 19.00 Santa Messa

sacerdoti E FRATELLI a disposizione in santuario P. Aurelio Mozzetta, rettore - P. Pierino Sosio - P. Michel Ange N’Galulaka Fratel Rolando Sebastiani - Fratel Corrado Blundo

offerte Conto corrente bancario intestato a: Provincia Italiana della Congregazione dei Figli Dell’Immacolata Concezione BANCA DI CREDITO COOPERATIVO DI BARLASSINA, Filiale di SARONNO EUR IBAN: IT 44 P 08374 50520 00000 8802614 - per bonifici dall’estero: codice BIC: ICRA IT RRAE 0 (zero) Causale: Offerte pro-Santuario o Sante Messe

Direzione: Via San Giacomo, 5 - 21047 Saronno (VA) Tel.02 96702105 - Fax 02 96703437 e-mail: quihopostoilcuore@padremonti.org Direttore: Saverio Clementi

sito web: www.padremonti.org

Collaboratori di questo numero: Aurelio Mozzetta, Marco Perfetti, P. Emmanuel Mvomo, Br. Chitor Stanley Chinyeaka, Elvis Lukong, Giada, M. Roberta, SIL, Mons. Paolo Martinelli, Serena, Fratel Jorge Romero, PG, P. Giovanni Cazzaniga, Raffaele Mugione.

Redazione: Aurelio Mozzetta Raffaele Mugione

(Nessun collaboratore percepisce compenso. Questo Notiziario è realizzato da volontari)

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