What Now? - Numero 1 - Estratto

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What Now?

Cambiare approccio alle notizie per cambiare il mondo

Fusione nucleare in Europa: appuntamento nel 2025?

Quiet quitting, ovvero: stiamo imparando a lavorare in modo diverso

deforestazione vengono dall’Intelligenza Artificiale Intervista al Presidente dell’Antimafia Nicola Morra E ALTRI ARTICOLI ALL’INTERNO NUMERO 1 / gennaio - marzo 2023
Quando le risposte alla
LE SOLUZIONI OLTRE AL PROBLEMA AGIRE SUL CLIMA LAVORO: UN MONDO CHE CAMBIA ENERGIA PULITA E NUOVE FRONTIERE SPECIALE MAFIA

Sommario

Sommario EDITORIALE

Perché What now? Il nome che abbiamo scelto è tutto un programma di Martina Fragale

Cosa sono i 17 Goal dell’Agenda 2030 e a che punto siamo con la loro realizzazione di Chiara Bastianelli

LAVORO: UN MONDO CHE CAMBIA

Infortuni sul lavoro in calo ma c’è ancora molto da fare di Giacomo Capodivento

Cosa può fare l’innovazione tecnologica per la sicurezza sul lavoro?

di Giacomo Capodivento

Malattie professionali: dietro i dati, alcune buone notizie. di Giulia Zennaro

Uomini e robot al lavoro: il rapporto uomo-macchina non sarà per forza un aut-aut di Giacomo Capodivento

Quiet quitting, ovvero: stiamo imparando a lavorare in modo diverso di Chiara Bastianelli

Quando la risposta al caro vita viene dalle aziende di Chiara Bastianelli

INNOVAZIONE E TRASFORMAZIONE DIGITALE

La trasformazione digitale va facilitata (e lo stiamo già facendo) di Giacomo Capodivento

Innovazione digitale tra rischi e opportunità: cos’è l’Innovazione responsabile e perché ne abbiamo bisogno di Giacomo Capodivento

South working: per invertire la fuga di cervelli dal Sud serve la fibra di Chiara Bastianelli

Hyperloop Italia: la mobilità che guarda al futuro di Chiara Bastianelli

I droni oggi: tra architettura, ingegneria e lotta al crimine di Pasquale De Salve

ENERGIA PULITA E NUOVE FRONTIERE

Rinnovabili, il Centro-sud spinge sull’acceleratore di Pasquale De Salve

Fusione nucleare in Europa: appuntamento nel 2025? di Pasquale De Salve

Sommario

In Italia è boom di pannelli solari e per il futuro la chiave di volta verrà dal settore innovazione di Giovanni Beber

Quando le comunità energetiche diventano una risposta alla crisi di Giovanni Binda

AGIRE SUL CLIMA

Le risposte alla deforestazione? A volte vengono dall’Intelligenza Artificiale di Giacomo Capodivento

Quando soluzioni ai cambiamenti climatici e innovazione vanno a braccetto di Giacomo Capodivento

Tutelare lo strato d’ozono per salvare il clima di Pasquale De Salve

SPECIALE MAFIA

L’arresto di Matteo Messina Denaro e i figli delle vittime di mafia che portano avanti la lotta dei padri di Anna Restivo

Lotta alla mafia: cosa sta cambiando in Italia e in Europa di Anna Restivo

I beni confiscati alle mafie che vanno a nutrire nuovi progetti di Anna Restivo

Intervista al Presidente dell’Antimafia Nicola Morra di Anna Restivo

SALUTE E BENESSERE

Big data e salute: quando i dati aiutano la ricerca e la cura di Giulia Angelon

Alzheimer: la malattia del futuro per il Vecchio Continente. Tutti i passi avanti di Giulia Angelon

Ecco come la robotica sta ridisegnando gli arti mancanti di Giulia Angelon

La ricerca sul cancro fa passi avanti nella diagnosi e nelle cure di Chiara Bastianelli

MAGAZINE

La musica binaurale che ci aiuta a stare meglio di Monia Carriero

10 app utili per riciclare gli abiti usati di Monia Carriero

Come aiutare i bambini a staccarsi dallo schermo della tv di Monia Carriero

Quando i videogiochi aiutano a combattere la dislessia di Monia Carriero

Alle 5W di rito, l giornalismo costruttivo ne aggiunge

una sesta: What now?

Ovvero: una volta messo a fuoco il problema, cosa si può fare?

Perché What now? Il nome che abbiamo scelto è tutto un programma

Chiunque abbia familiarità con il mondo del giornalismo sa bene che fra gli attrezzi del mestiere c’è anche la cosiddetta “regola delle 5W”: quei proverbiali Who? What? Where? When? Why? a cui ogni articolo dovrebbe rispondere. Ma noi non facciamo semplice giornalismo: noi facciamo giornalismo costruttivo e alle 5W di rito, il giornalismo costruttivo ne aggiunge una sesta: What now? Ovvero: una volta messo a fuoco il problema, cosa si può fare? La nostra sesta W è la sintesi perfetta di cosa significhi portare avanti un approccio che, senza indorare la pillola e senza indossare le lenti rosa del giornalismo positivo, mette sul piatto della bilancia i problemi e poi si rimbocca le maniche per mettere sull’altro piatto le possibili soluzioni.

serve denunciare. È giornalismo che sparge sale sulle ferite, quando è necessario farlo per innescare un cambiamento. Ma allo stesso tempo è giornalismo “di utilità”, per cui mettere l’accento sul problema non è mai un atto fine a se stesso ma uno strumento per guardare oltre. Scandagliando l’oscurità non per rimanerci impantanati –come capita nel caso di tante narrazioni catastrofiste – ma per trovare la luce in fondo al tunnel. Ecco perché abbiamo deciso di chiamare questo periodico con il nome della nostra cara sesta W, usando “what now?” come chiave di lettura privilegiata per leggere alcuni di quelli che sono i problemi attualmente più urgenti.

Il giornalismo costruttivo non è giornalismo delle buone notizie. Non tira fuori dal cappello del mago soluzioni improbabili se le soluzioni non ci sono. È giornalismo di denuncia, quando

Per selezionarli, abbiamo deciso di utilizzare come punto di partenza i 17 Goal dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile: un programma d’azione sottoscritto dai Paesi membri delle Nazioni Unite per trovare soluzioni a problemi come la fame nel mondo, l’esigenza di promuovere l’accesso diffuso a migliori condizioni di salute, la parità di

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EDITORIALE

genere, la lotta ai cambiamenti climatici ecc. In ogni numero di questo periodico selezioneremo di volta in volta alcuni di questi goal e parleremo sia dei passi avanti che sono stati fatti in vista della loro attuazione, sia dei problemi che ne ostacolano la messa in pratica. Racconteremo a che punto siamo in Italia e in Europa, ma offriremo ai nostri lettori una panoramica anche su alcune soluzioni applicate in Paesi molto lontani dal nostro. La prospettiva del giornalismo costruttivo, infatti, mette l’ac-

cento sul tema della scalabilità delle soluzioni cioè sulla possibilità di replicare, declinandole in base alle caratteristiche specifiche di ogni territorio, alcune risposte che hanno dato risultati particolarmente efficaci. In questo senso, i media possono fare moltissimo, agevolando la diffusione di tutte quelle soluzioni che potrebbero mettere radici in realtà diverse. Questa visione – che per noi rappresenta un mantra – emerge già da questo primo numero, in cui (tra i 17 Goal) abbiamo scelto di

Cambiare il modo di raccontare la realtà è il primo passo per iniziare a trasformarla sul piano concreto

Mettere l’accento sul problema non è mai un atto fine a se stesso ma uno strumento per guardare oltre. I media possono fare moltissimo, agevolando la diffusione di tutte quelle soluzioni che potrebbero mettere radici in realtà diverse

affrontare il N°3 (Salute e benessere), il N°7 (Energia pulita e accessibile), il N° 8 (Lavoro dignitoso e crescita economica), il N°9 (Industria, innovazione e infrastrutture) e il N°13 (Agire sul clima).

Oltre a questo, ogni numero di “What now?” offrirà ai suoi lettori una sezione Magazine e uno Speciale, con intervista a un personaggio di rilievo. Sulla scia del recente arresto di Matteo Messina Denaro, abbiamo deciso di raccontare in questo Speciale cosa sta cambiando (e cosa deve ancora cambiare) sul versante mafia, con un’intervista a Nicola Morra, presidente della Commissione Parlamentare Antimafia. Anche sul versante della lotta alla mafia, infatti, siamo convinti che esistano chiavi di lettura diverse – rispetto a quelle più diffuse – che meritano di essere portate alla luce. Perché, non al di là dei morti ma grazie

ai morti per mafia, dalle stragi di Capaci e di via D’Amelio la lotta alle mafie ha raggiunto risultati e aperto prospettive che spesso, a torto, finiscono dietro le quinte di una narrazione basata solo sui necrologi. Come diciamo sempre, quando spieghiamo cos’è il giornalismo costruttivo, la percezione della realtà cambia a seconda delle narrazioni. E cambiare il modo di raccontare la realtà è il primo passo per iniziare a trasformarla sul piano concreto.

Questo periodico non mira a essere l’ennesimo prodotto editoriale ma cercherà di essere qualcosa di genuinamente nuovo. Una nuova voce. Un nuovo strumento. Un tentativo di ritrovare il senso e la missione di quello che per noi rimane il mestiere più bello del mondo: un giornalismo autenticamente al servizio dei lettori.

In Italia, in seguito alla sottoscrizione dell’Agenda 2030, è stata creata l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo

Sostenibile (ASviS)

Cosa sono i 17 Goal dell’Agenda 2030 e a che punto siamo con la loro realizzazione

L’Agenda 2030 è un programma globale adottato dall’Assemblea Generale dell’ONU nel settembre 2015, che definisce 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile, in breve SDGs, che i 193 paesi firmatari si sono impegnati a raggiungere entro il 2030. I traguardi si articolano su numerosi temi riconducibili a quattro grandi macro-cate-

gorie: ambientale, economica, istituzionale e sociale.

L’emergenza pandemica mondiale, il conflitto russo-ucraino e la crisi energetica hanno messo in difficoltà il percorso portato avanti dai singoli Paesi, con particolari criticità riscontrate nell’area europea. Sebbene rallentato, l’impegno verso il

progetto è tuttora prioritario per i Governi che stanno mettendo in atto politiche strategiche per andare incontro agli obiettivi di varia natura. L’Agenda 2030 rappresenta la volontà globale di un futuro sostenibile per l’intera umanità, a cui i paesi non intendono venir meno.

L’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile

In Italia, in seguito alla sottoscrizione dell’Agenda 2030, è stata creata l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), un’iniziativa che mira a rafforzare la collaborazione tra attori pubblici e privati del Bel Paese al fine di promuovere la realizzazione degli SDGs. L’ASviS riunisce organizzazioni non governative, imprese, rappresentanti del mondo accademico e istituzioni pubbliche con lo scopo di lavorare sinergicamente insieme e promuovere uno sviluppo sostenibile e inclusivo.

L’Alleanza ha un duplice obiettivo principale: la sensibilizzare dell’opinione pubblica, anche attraverso report annuali sullo stato di avanzamento dei lavori e l’influenza verso le politiche pubbliche, al fine di coadiuvare l’azione governativa nel conseguimento degli SDGs in Italia.

L’Agenda 2030 in Europa e in Italia

Gli obiettivi coprono una vasta gamma di temi, tra cui povertà, fame, salute, istruzione, gender equality, acqua pulita, energia rinnovabile, lavoro dignitoso, crescita economica, riduzione delle disuguaglianze, pace, giustizia e partnership mondiali. Osservando i dati sul lungo periodo, in particolare nel decennio tra il 2010 e il 2020, l’Unione Europea mostra un miglioramento per 11 dei 17 obiettivi posti dall’Agenda 2030. Questo trend positivo, però, cambia osservando gli ultimi anni: nel breve periodo solo tre obiettivi subiscono cambiamenti

positivi. Rispetto all’andamento europeo, l’Italia si pone leggermente al di sotto della media: nel lungo periodo la Penisola migliora solo su otto indicatori e su due per quanto riguarda il breve.

Non mancano tuttavia degli risultati che lasciano intravedere segnali di ripartenza e determinazione nel rispettare l’impegno internazionale. Ad esempio, nel 2022 la Costituzione italiana ha accolto con la modifica dell’articolo 9 e dell’articolo 41, i principi di tutela dell’ambiente, di so-

stenibilità e di biodiversità nel rispetto dei diritti delle generazioni future e nello svolgimento delle attività economiche, sia pubbliche che private. La modifica costituzionale ha goduto di un appoggio trasversale a tutto il Parlamento italiano, rendendo tangibile l’impegno del Bel Paese e dimostrando uno spirito coeso e costruttivo da parte della politica, schierata all’unanimità a favore dell’Agenda 2030.

Oltre a questo, analizzando il trend degli ultimi cinque anni, si evidenziano alcuni obiettivi

quantitativi nazionali che riportano un progresso significativo. È il caso della destinazione del 25% della superficie agricola alle coltivazioni biologiche per quanto riguarda il tema ambientale. Riguardo alla dimensione economica si registra un trend positivo sulla garanzia dell’accesso a internet tramite rete Gigabit a tutte le famiglie italiane e sul raggiungimento del 60% nel tasso di riciclaggio dei rifiuti. Lato istituzioni: nessun obiettivo ha registrato miglioramenti importanti, se non parzialmente quello dell’eliminazione del sovraffollamento degli istituti di pena. Infine, sul fronte sociale, sono ben tre i target potenziati: la diminuzione al 16% delle persone a rischio povertà, la riduzione al 9% dell’abbandono scolastico e il raggiungimento di almeno un bambino su tre con i servizi rivolti alla prima infanzia.

L’impegno per i prossimi sette anni

La pandemia e la crisi economica hanno rallentato la progres-

sione dei Paesi verso lo sviluppo sostenibile ma hanno anche portato un aiuto proveniente dalle politiche comunitarie comuni, come il PNRR. L’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile si è adoperata per redigere un testo da sottoporre alle forze politiche, che accompagni il Paese al raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030. Le proposte sono sintetizzabili in tre linee guida principali da seguire nei prossimi cinque anni: il rispetto degli accordi del PNRR e dei relativi investimenti a favore della sostenibilità sociale, economica e ambientale del Paese; l’attuazione di una corretta transizione ecologica sul tema centrale della gestione delle emissioni, dei rifiuti e dell’economia circolare e l’impegno progressivo per il conseguimento dei target dell’Agenda 2030. Tra questi, particolare riguardo andrebbe riservato al Green Deal europeo, alla lotta alla povertà e alle diseguaglianze, al lavoro dignitoso e alla solidità delle istituzioni.

L’Unione Europea mostra un miglioramento per 11 dei 17 obiettivi posti dall’Agenda 2030. Analizzando il trend degli ultimi cinque anni, si evidenziano alcuni obiettivi quantitativi nazionali che riportano un progresso significativo

LAVORO: UN MONDO CHE CAMBIA

Quello delle morti e degli infortuni sul lavoro non è un problema solo

italiano:

nel 2020, in Europa si stima una media di decessi sul lavoro di 1,7 per ogni centomila lavoratori

Infortuni sul lavoro in calo ma c’è ancora molto da fare

Quello delle morti e degli infortuni sul lavoro non è un problema solo italiano: nel 2020, in Europa si stima una media di decessi sul lavoro di 1,7 per ogni centomila lavoratori, in Italia di 2,2 contro i 3,5 della Francia. Bisogna precisare che i dati Eurostat, l’istituto statistico europeo, non tengono conto degli infortuni in itinere, o di quelli che determinano lesioni intenzionalmente auto-procurate o dovuti esclusivamente a cause mediche, come infarto cardiaco o ictus. Al contrario, l’Istituto nazionale assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (INAIL) considera anche quegli eventi che si manifestano lungo il tragitto per tornare o recarsi sul posto di lavoro, an-

che quanto imputabili al lavoratore stesso.

L’impatto della pandemia

Il biennio segnato dall’emergenza del Coronavirus ha avuto un impatto decisivo sul mondo del lavoro: il confronto tra il 2020 e il 2019 risente principalmente di alcuni fattori che hanno fortemente condizionato l’andamento infortunistico dell’anno scorso. La sospensione delle attività produttive, la chiusura delle scuole, la faticosa ripresa dell’ordinaria attività di produzione post-lockdown «si sono tuttavia rivelati determinanti solo per il calo delle denunce di infortunio in complesso e l’inclusione - si legge sempre nel report - a partire dalla ri-

Rielaborazione dei dati forniti dalle relazioni annuali INAIL dal 2008 al 2021
LAVORO: UN MONDO CHE CAMBIA

Rielaborazione dei dati forniti dalle relazioni annuali INAIL dal 2008 al 2021

levazione del marzo 2020», e ciò nonostante il contagio da COVID-19, avvenuto sul posto di lavoro e in occasione dello svolgimento di attività lavorativa, fosse stato equiparato agli infortuni sul lavoro dall’art. 42 del Decreto Legislativo n. 18 del 2020.

Se il confronto tra gli anni 2020 e 2021 venisse fatto al netto dei casi di contagio da Covid-19, si evidenzierebbe nel 2021 un in-

cremento delle denunce in complesso ancora più forte, mentre per i casi mortali sarebbe possibile notare una crescita. I casi di contagio da Covid-19 rappresentano quasi una denuncia ogni quattro infortuni nel 2020, mentre sono una ogni tredici nel 2021. Per i decessi, le quote dei casi Covid-19 sono state, rispettivamente, una su tre nel 2020 e una su sette nel 2021. Dunque, circa un terzo dei morti sul lavoro è da attribuire a infezioni da Covid.

Il 2021, anno della ripresa dopo il biennio 2019-2020, ricorda quanto già accaduto una decina di anni fa, nel 2010, quando l’incremento degli infortuni mortali corrispondeva alla risalita dell’economia dopo la grave crisi globale del 2007-2008.

Cosa ha cambiato l’introduzione del Testo Unico

Mentre sono calati gli incidenti sul lavoro, sulle morti ancora non ci siamo. Se analizziamo la tendenza relativa alle denunce

Mentre sono calati gli incidenti sul lavoro, sulle morti ancora non ci siamo.

L’andamento della curva presenta un calo per il numero di denunce relativo agli infortuni sul lavoro: si passa da quasi 965mila nel 2018 a 564mila nel 2021

di infortuni sul lavoro anche fatali, si può verificare che dal 2010 al 2021 c’è stata un’iniziale decrescita che si è assestata nel corso del tempo. A seguito dell’introduzione del Testo Unico sulla salute e sicurezza sul lavoro (D.lgs. 9 Aprile 2008, n.81, recentemente revisionato), infortuni, letali e non, decrescono nella fase iniziale del decennio, ma con un andamento diverso per ciascuna delle situazioni analizzate. Per quanto riguarda la denuncia di infortuni la tendenza è più marcata, rispetto alle morti per cui si assiste a una decrescita meno decisa e meno costante.

L’andamento della curva presenta un calo per il numero di denunce relativo agli infortuni sul lavoro: si passa da quasi

965mila nel 2018 a 564mila nel 2021. Diversa è la situazione relativa agli incidenti fatali: rispetto ai 1624 morti del 2008, nel periodo compreso tra il 2010 e il 2011 le morti sul lavoro oscillano tra i 1200 e i 1300 casi. Un dato che, fatta eccezione per il biennio della pandemia, presenta dei margini di miglioramento. La prima causa di morte sul lavoro sono gli incidenti stradali, sia che siano avvenuti durante il lavoro, sia che siano avvenuti in itinere.

Ad ogni modo, i numeri sono ancora troppo alti per sottovalutarli. Gli aiuti possono derivare sia dalle istituzioni, ma anche dall’ impiego di tecnologie migliorative della sicurezza per dipendenti e ambienti di lavoro.

Il Covid ha portato alla ribalta il tema della sicurezza per il funzionamento della nostra società

Cosa può fare l’innovazione tecnologica per la sicurezza sul lavoro?

La sicurezza sui luoghi di lavoro è un obiettivo fondamentale per la Commissione europea, che ha elaborato una vera e proprio strategia in materia per gli anni 2021-2027. Il Covid ha portato alla ribalta il tema della sicurezza per il funzionamento della nostra società. Sulla scia di quanto accade in Europa, anche in Italia si sta

ponendo attenzione al contributo che la tecnologia può dare per la tutela dei luoghi di lavoro e delle persone.

La centralità delle risorse e della ricerca

Oltre a fornire i numeri relativi a incidenti e morti sul lavoro, annualmente l’INAIL emette bandi di finanziamento a fon-

LAVORO: UN MONDO CHE CAMBIA

La ricerca tecnologica può contribuire ad arginare i rischi sul lavoro attraverso: la robotica, l’esoscheletrica, la sensoristica per il monitoraggio degli ambienti di lavoro, l’utilizzo di materiali innovativi per l’abbigliamento di lavoro e di dispositivi per la visione immersiva o per la realtà aumentata

do perduto per il miglioramento della Sicurezza Sul Lavoro (SSL): i bandi ISI. Dal 2010 a oggi, sono stati stanziati circa 2,8 miliardi di euro per oltre 36mila progetti per il miglioramento delle misure di sicurezza. Si parla di circa 274 milioni di euro, nel 2021, per valorizzare gli interventi che consentono alle aziende di ridurre i rischi legati agli infortuni sul lavoro. Nello stesso anno, le imprese hanno inoltrato circa 26mila istanze di riduzione del tasso di tariffa per meriti di prevenzione, documentati con interventi effettuati nel 2020.

Nel 2021 le aziende hanno presentato circa 26mila istanze di riduzione del tasso di tariffa per meriti di prevenzione, documentati con interventi effettuati nel 2020, con una diminuzione complessiva del premio per le imprese virtuose di circa 150 mi-

lioni di euro. A settembre è stata anche disposta la riduzione del 7,38% dell’importo del premio dovuto per il 2021 per le circa 328mila aziende artigiane che non hanno denunciato infortuni nel biennio 2019-2020.

Sempre in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro, l’INAIL aveva già stretto collaborazioni con diverse università per la ricerca e la progettazione di nuove soluzioni. Un esempio è il progetto Smartgrid, studiato per implementare i dispositivi di sicurezza attraverso il ricorso alla tecnologia RFID (RadioFrequency IDentification), per evitare la collisione tra macchinari. La stipula di protocolli di intesa tra INAIL e imprese volti a prevenire morti e infortuni sul lavoro rientra anche negli obiettivi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), nel quale è presente un’intera se-

Bisogna elaborare un quadro etico per la digitalizzazione, codici di condotta e una governance digitale appropriata

zione dedicata alla SSL.

L’innovazione è (e sarà) uno strumento fondamentale per ridurre gli infortuni sul lavoro

Oltre a puntare sulla stesura di programmi straordinari di formazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro, il PNRR prevede la realizzazione di progetti di ricerca per la sperimentazione di soluzioni tecnologiche innovative volte a rendere più sicuri i luoghi di lavoro. La ricerca tecnologica può contribuire ad arginare i rischi sul lavoro attraverso la robotica, l’esoscheletrica, cioè la progettazione di dispositivi indossabili che riducano i carichi del sistema muscolare, la sensoristica per il monitoraggio degli ambienti di lavoro, l’utilizzo di materiali innovativi per l’abbigliamento di lavoro e di dispositivi per la visione immersiva o per la realtà aumentata.

Per il triennio 2020-2023, l’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (EU-OSHA) ha elaborato un progetto di ricerca sulle sfide e possibilità offerte dall’innovazione tecnologica per migliorare la sicurezza sui luoghi di lavoro e al contempo suggerisce alcuni accorgimenti per prevenire effetti collaterali dovuti al suo impiego.

Innanzitutto bisogna elaborare un quadro etico per la digitalizzazione, codici di condotta e una governance digitale appropriata, poi è necessario adottare un approccio che integri i fattori umani e la progettazione incentrata sul lavoratore. È inoltre doveroso coinvolgere i lavoratori nella progettazione e nell’attuazione di tutte le strategie di digitalizzazione, favorendo anche la collaborazione tra mondo accademico, industria e parti sociali. Infine, occorre formulare un quadro normativo per chiarire gli obblighi e le responsabilità relative ai nuovi ambienti lavorativi ed un sistema di istruzione e formazione adattato per i lavoratori.

Un esempio pratico di applicazione è costituito dall’adozione dei Real-Time Locating Systems (RTLS) o sistemi di localizzazione in tempo reale. Basati sulla tecnologia ultra-wide band, queste tecnologie sono in grado di monitorare in presa diretta, con un’accuratezza di circa 30 cm, la posizione e i movimenti di persone, veicoli, macchinari o attrezzature. In questo modo si migliorano l’efficienza e la produttività attraverso un’unica infrastruttura tecnologica che allo stesso tempo migliora la sicurezza sui luoghi di lavoro.

Malattie professionali: dietro i dati, alcune buone notizie.

Secondo i dati Inail, le denunce di malattie professionali sono in aumento rispetto al 2010: ciò è dovuto, però, a una maggiore consapevolezza e all’azione preventiva. Vediamo l’andamento dei dati nell’ultimo decennio e come ha influito la pandemia.

I dati del 2022

Nel 2022 gli infortuni sul lavoro sono stati 484.561 (+38,7% rispetto al 2021), di cui 677 con esito mortale. I settori più colpiti dalle malattie professionali sono gli stessi nei quali si verificano più di frequente anche gli infortuni. Secondo gli ultimissimi dati Inail, da gennaio a ottobre 2022 sono state fatte 50.013 denunce, con un incremento del 10,2% rispetto al 2021. A settembre 2022 il settore capofila per le malattie professionali era l’industria (43.933 denunce, +8,6%), seguita dall’agricoltura (6723, + 9,6%) e Conto Stato (345, -1,7%). Le malattie più diffuse sono le patologie del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo, quelle del sistema nervoso e dell’orecchio, seguite dai tumori e dalle patologie del sistema respiratorio.

Le denunce arrivano principalmente dal Sud Italia (+11,5%), seguito dal Nord Ovest (+11,3%), Centro (+8,8%), Isole (+3,8%) e

LAVORO: UN MONDO CHE CAMBIA

Secondo Inail, l’aumento delle denunce di malattie professionali è dovuto all’attività di sensibilizzazione e prevenzione, oltre che ad alcune novità legislative

Nord Est (+2,5%). Risultano più colpiti i lavoratori rispetto alle lavoratrici: nel 2022 a denunciare sono stati 29.087 uomini rispetto a 10.280 donne. I lavoratori colpiti da malattie professionali sono per la gran parte italiani (36.365), seguiti da extracomunitari (2011) e comunitari (991).

Malattie professionali: dove sono le buone notizie?

A guardare i freddi numeri, sembra che non ci sia spazio per l’ottimismo: se si osservano i dati relativi alle denunce dal 2018 al 2021, si osserva però una riduzione progressiva, da 59.457 a 55.205. In mezzo c’è stata la pandemia, che nel 2020 ha fatto calare del 26% le denunce, portandole a quota 44.948 e abbassando la media. Allargando il focus agli anni 2010, si evidenzia come le denunce siano invece progressivamente aumentate, passando da 42.397 nel 2010 a 43.933 nei primi nove mesi del 2022, con un picco di 61.198 casi raggiunto nel 2019.

Quindi, dove sarebbero le buone notizie? Secondo Inail, l’aumento delle denunce di malattie professionali è dovuto all’attività di sensibilizzazione e prevenzione, oltre che ad alcune novità legislative. Proprio questa attività di informazione avrebbe portato all’emersione di molte malattie “perdute”, che in caso contrario sarebbero rimaste sommerse, come avveniva a

inizio decennio. Osservando le statistiche, nel periodo 20182021 si riscontra inoltre un calo nell’insorgenza di tumori (da 2683 a 1808), disturbi psichici (da 507 a 399) e di malattie respiratorie (da 2818 a 1755).

Anche per quanto riguarda i decessi da malattia professionale i dati sul periodo 2018-2021 sono cautamente incoraggianti. Si è passati da un totale di 1466 nel 2018 a 820 nel 2021. E, se parlando di infortuni sul lavoro, il fattore pandemia poteva aver pesato, di certo non si può imputare al Covid la diminuzione dei casi di alcune malattie professionali e dei decessi a esse correlati.

Non si può tuttavia essere soddisfatti di statistiche in cui continuano a comparire numeri così alti correlati a incidenti sul lavoro e malattie professionali. Ciò su cui occorre insistere, come sottolinea nella nostra intervista il presidente di Medicina Democratica Marco Caldiroli, è la messa in sicurezza dei luoghi di lavoro, la formazione e la democratizzazione dei diritti dei lavoratori.

Step by step: come si dimostra la malattia professionale

“Oltre a una incontestabile individuazione della malattia che ha causato il decesso mediante la storia sanitaria della persona e/o agli accertamenti autoptici, occorre un referto medico che certifichi l’origine sospetta o certa della malattia”,

chiarisce Caldiroli. Il riconoscimento della causa lavorativa avviene da parte dell’Inail in base al decreto del 2008 che classifica e distingue le malattie professionali. Se a un lavoratore viene diagnosticata una delle malattie “tabellate” avrà un riconoscimento piuttosto veloce. Se la malattia rientra tra quelle “tabellate” ma l’attività del lavoratore non è tra quelle indicate dal decreto è l’interessato a dover dimostrare la correlazione tra lavoro e malattia.

“Questo naturalmente allunga i tempi di riconoscimento e presenta altre criticità. Inail può dichiarare le diverse esposizioni ad agenti patogeni come non esistenti o minori rispetto al reale. C’è inoltre la necessità di aggiornare le tabelle per tenere conto di malattie non considerate in precedenza. Non

sono ancora “tabellate” malattie come la Sindrome da Sensibilità Chimica Multipla, la Sindrome da Elettrosensibilità, patologie di tipo psichico e psicosomatico, tumori da agenti cancerogeni riconosciuti dall’Agenzia Internazionale della Ricerca sul Cancro ma non ancora dall’Unione Europea”.

Quali sono i nodi da sciogliere I progressi sono dovuti essenzialmente all’attività di sensibilizzazione dei medici competenti, che denunciano di più, come sottolinea Caldiroli: “Si segnalano più malattie musco-scheletriche, un tempo poco considerate e asbesto-correlate, il che ci segnala che siamo ancora nella zona di picco di queste malattie a lunga latenza, nonostante il divieto all’amianto risalga al 1992”.

Rimangono naturalmente molte

“La difficoltà che permane è quella relativa al riconoscimento.”

Per quanto riguarda i decessi da malattia professionale i dati sul periodo 2018-2021 sono cautamente incoraggianti

criticità: “La difficoltà che permane è quella relativa al riconoscimento. INAIL è sia l’ente assicuratore che l’ente che riconosce i singoli casi: c’è un evidente “conflitto di interesse”. La riforma sanitaria del 1978 che attribuiva alle USSL i compiti di riconoscimento delle malattie professionali purtroppo non è mai stata attuata”. In campo medico le diagnosi precoci rendono più curabili le malattie, ma come fare prevenzione? “È centrale la figura del Medico Competente. Questo identifica i fattori di rischio per i lavoratori, definisce un programma di sorveglianza e partecipa alla dialettica tra i diversi attori per favorire l’individuazione e l’attuazione di misure di prevenzione specifiche”.

Il fenomeno di “sottodenuncia” resta però alto nel nostro Paese: “Secondo i dati Eurogip, in Italia denunciano un terzo in meno rispetto alla Francia. Il calo di denunce nel periodo pandemico è dovuto sempre ai soliti fattori: precarietà dei lavoratori, scarsa informazione, situazioni di ricattabilità, sfiducia quando ci si scontra con le lungaggini delle procedure di riconoscimento”.

Secondo Caldiroli, la chiave sta nella progettazione: “Gli ambienti di lavoro vanno progettati e mantenuti sani per i lavoratori. Il rispetto dei diritti dei lavoratori nei luoghi di lavoro e la loro democratizzazione sono un elemento di prevenzione che può agire in modo continuativo”.

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