What Now? - Numero 3 - Estratto

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Nuovi modelli scolastici all'orizzonte Così l'Islanda ha sconfitto le dipendenze giovanili Il mondo del lavoro e gli strumenti di OpenAI La Big Resignation può essere un'opportunità di crescita per tutti? E altri articoli all’interno NUMERO 3 / settembre 2023 What Now? LE SOLUZIONI OLTRE AL PROBLEMA CHATGPT TRA RISCHI E OPPORTUNITÀ GIOVANI E DIPENDENZE LA SCUOLA DEL FUTURO SPECIALE CRESCITA PERSONALE E LAVORO
Punto di svolta. La stagione del cambiamento

DIECI

I nostri PRINCIPI

What Now?

LE SOLUZIONI OLTRE AL PROBLEMA

Non ci occupiamo solo del problema, ma anche di cosa si può fare per risolverlo. E di cosa si sta già facendo, magari in altre parti del mondo, perché il bello delle soluzioni è che spesso sono declinabili. Per questo abbiamo chiamato la nostra testata “What now?”.

Ovvero: cosa si può fare?

Abbiamo un obiettivo: cambiare il mondo. E crediamo che il primo passo per farlo sia cambiare alle radici il modo attuale di fare giornalismo per dare a te – lettore –gli strumenti concreti e la possibilità di trasformare in meglio la realtà in cui vivi

Combattiamo stereotipi, pregiudizi e allarmismo. Il primo stereotipo contro cui abbiamo deciso di schierarci è quello secondo cui le notizie gridate, il catastrofismo e il sensazionalismo “vendono” di più. Ma abbiamo bisogno di te, caro lettore, per dimostrare che abbiamo ragione

Non ci limitiamo a “dare notizie”: le ripensiamo dal punto di vista del loro impatto sui nostri lettori. Secondo il giornalismo costruttivo, le notizie devono smuovere all’azione, mostrare che il cambiamento è possibile e offrire strumenti concreti per orientare le azioni di chi legge

Non ti propiniamo le nostre opinioni: ti offriamo gli strumenti per costruirti una visione personale e autonoma dei fatti che muovono il mondo. Dal nostro punto di vista, il giornalismo deve essere al servizio dei lettori e deve contribuire a sgretolare le polarizzazioni sterili che avvelenano il dibattito pubblico

Non siamo dalla parte di nessuno. Solo della verità dei fatti: per questo facciamo un rigoroso fact checking di ciò che pubblichiamo, eliminando fake news e informazioni non accurate. Le breaking news non fanno parte del nostro orizzonte: ci interessa dare spazio a un giornalismo slow

Proteggiamo la tua privacy, riducendo al minimo i dati personali che raccogliamo. Abbiamo inoltre deciso di non puntare sulla pubblicità per tutelare la nostra indipendenza e per offrire ai nostri lettori uno spazio autenticamente libero. Siamo sicuri che chi ci segue ci sosterrà in questa scommessa

Vogliamo essere il più inclusivi possibile. E lo facciamo mettendo in luce diversi punti di vista. Crediamo che la grande assente del giornalismo attuale sia proprio la Neutralità (quella con la N maiuscola) e abbiamo deciso di perseguirla. Nei nostri articoli, mettiamo sempre in luce i pro e i contro

Amiamo la responsabilità. Mettiamo sempre il giornalismo prima del guadagno.

Chi ha deciso di fare un mestiere come il nostro lo ha fatto - nella maggior dei casiseguendo una missione. E poi perdendo, strada facendo, le proprie motivazioni.

Col nostro lavoro, noi cerchiamo di mantenere viva la fiamma

Non siamo perfetti. Crediamo nel continuo miglioramento di ciò che facciamo e cerchiamo sempre, passo dopo passo, di spostare la frontiera un pochino più in là. Per questo abbiamo bisogno non solo del sostegno dei nostri lettori ma anche dei loro feedback e delle loro critiche. Perché si cresce sempre insieme

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Sommario

EDITORIALE

La stagione del cambiamento di Martina Fragale

“La preparazione è il 90% del successo” di Silvio Malvolti

ISTRUZIONE DI QUALITÀ

Come è cambiata la scuola dalla pandemia a oggi? di Giacomo Capodivento

Abbandono scolastico: segnali di schiarita all’orizzonte di Pasquale De Salve

Scuola e innovazione: nuovi ecosistemi di apprendimento prendono forma di Giacomo Capodivento

Il 15% degli studenti è vittima di bullismo. Le soluzioni stanno tutte in una parola: prevenzione di Giovanni D'Auria

Il segreto del modello scolastico finlandese che affascina tanto gli Italiani di Giacomo Capodivento

Scuole parentali e homeschooling: cosa sono e perché il loro numero è quintuplicato di Pasquale De Salve

“Non riesco a star fermo.” Che fare se tuo figlio soffre di ADHD, il disturbo da deficit di attenzione e iperattività di Giulia Angelon

SPECIALE INCIDENTI

STRADALI

Incidenti stradali in calo rispetto al pre-pandemia. L’obiettivo è dimezzarli entro il 2030 di Paolo Maria Pomponio

Azzerare gli incidenti entro il 2050: siamo sulla buona strada ma c’è una strategia da seguire di Paolo Maria Pomponio

SALUTE E BENESSERE

Soffrire di dipendenze oggi. I numeri che raccontano il fenomeno di Giulia Angelon

Il nocciolo dei meccanismi di dipendenza? È la ricerca del piacere (ma non solo) di Giovanni D'Auria

Dipendenze da online: quanto incide il fenomeno sul mondo dei giovani di Giovanni D'Auria

Intervista a una psicologa: su cosa puntare per aiutare i giovani?

di Giulia Angelon

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Pochi fondi per prevenzione e recupero dalle dipendenze ma tanti centri nel Nord di Pasquale De Salve

Così l’Islanda ha sconfitto le dipendenze giovanili di Giovanni D'Auria

INNOVAZIONE E TRASFORMAZIONE DIGITALE

Chat GPT, l’intelligenza artificiale da 1,6 miliardi di interazioni di Giacomo Capodivento

Una rivoluzione che porta con sé pro e contro di Chiara Bastianelli

Chat GPT e scuola: minaccia o opportunità di trasformazione? di Giacomo Capodivento

Il mondo del lavoro e l’incontroscontro con gli strumenti di OpenAI di Pasquale De Salve

Chat GPT e mondo dell’informazione. Un rapporto sfaccettato di Giovanni D'Auria

SPECIALE CRESCITA PERSONALE E MONDO DEL LAVORO

“Io me ne vado.”

La Big Resignation potrebbe essere un’opportunità di crescita per tutti? di Giacomo Capodivento

Come trasformare le dimissioni volontarie in opportunità anziché in una fuga di Giulia Angelon

Coach o counselor: quali sono le differenze e come scegliere a chi affidarsi di Giacomo Capodivento

Quiet quitting: il valore umano e produttivo di ritmi di lavoro più a misura d’uomo di Chiara Bastianelli

Work life balance. Quando produttività e vita privata cercano un equilibrio di Pasquale De Salve

Spesso il fallimento è una profezia che si autoavvera. Strategie mentali contro il pessimismo indotto di Pasquale De Salve

MAGAZINE

Vacanze finite? Alcune mete di viaggio per il primo autunno di Monia Carriero

Alimentazione: cosa mangiare per sentirsi in forma nel passaggio estate-autunno di Monia Carriero

Come gestire al meglio i propri impegni senza essere vittima di stress e ansia di Monia Carriero

Tra scuola e lavoro. Quando il tempo da passare con i propri figli diventa troppo poco di Monia Carriero

Fare i compiti con i figli è davvero una buona idea? di Monia Carriero

UNESCO, le sette meraviglie italiane da visitare in autunno di Francesca Sibilla

Le migliori mostre da visitare in autunno, in Italia e in Europa di Francesca Sibilla

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La stagione del cambiamento

È un dato di fatto: anche se l’anno nuovo canonico inizia a gennaio, la sensazione condivisa è che il vero incipit abbia luogo con settembre. E con l’inizio dell’autunno. Sarà per via delle ferie estive, che in un certo senso fanno da sipario naturale. Sarà perché forse, nel nostro DNA, rimane qualcosa dell’antico retaggio agricolo, dove era proprio la stagione della mietitura a concludere l’anno. Sarà perché settembre, per ognuno di noi, è stato da sempre l’inizio dell’anno scolastico.

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EDITORIALE

Vuoi per questi, vuoi per altri motivi, una cosa è certa: la maggior parte delle persone affronta questa seconda parte dell’anno come una nuova opportunità di inizio. E con la voglia di mettere in discussione vecchi equilibri.

Per questo, abbiamo deciso di dedicare il terzo numero della nostra rivista al tema del cambiamento, declinato su più fronti e letto sempre attraverso la chiave di lettura di alcuni dei goal – scelti ad hoc – dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, il programma d’azione sottoscritto dal nostro Paese e da altri Stati membri delle Nazioni Unite con l’obiettivo di rendere migliore il mondo in cui viviamo. In questo terzo numero di “What now? Le soluzioni oltre al problema” parleremo di cambiamento su più fronti e in base a punti di vista diversi. Nell’ambito del Goal n.4 (Istruzione di qualità), abbiamo parlato di esigenze e segnali di rinnovamento all’interno del panorama scolastico. Per il Goal n.3 (Salute e benessere) abbiamo sviluppato il tema – complesso e spinoso – delle dipendenze tra i giovani. Abbiamo poi parlato di un tema davvero all’ordine del giorno – ChatGPT, al netto dei pro e dei contro – nel contesto del Goal n.9 (Innovazione, imprese e infrastrutture). Seguono due Speciali, uno dedicato agli incidenti stradali e uno sul tema della crescita personale (che introdurrà, nel prossimo editoriale, il nostro Editore, Silvio Malvolti) e l’immancabile sezione Magazine.

Il sottile filo d’oro che connette tutte queste tematiche è, come dicevo all’inizio, proprio il tema del cambiamento. Anzi, del cambiamento trasformativo: l’impulso che domina questa parte dell’anno e che si differenzia dal cambiamento tout court, inteso come puro moto oscillatorio. Parlare di trasformazione non significa semplicemente cambiare abito o chiudere in un cassetto le vecchie abitudini per qualche tempo, finché non ci verrà di nuovo voglia di tirarle fuori. Il cambiamento trasformativo è qualcosa di molto diverso. Significa annusare l’aria, creare una connessione tra noi e la realtà che ci circonda, captare i segnali di trasformazione globale e decidere di cavalcarli. Facendolo in modo lucido, però: senza indulgere in facili entusiasmi e cercando sempre di mettere a fuoco i pro e i contro delle cose. Perché la realtà è così: meravigliosamente complessa, mai univoca. Sempre ambivalente.

Che il mondo intorno a noi stia cambiando a ritmo sempre più rapido non è un mistero per nessuno. Così come non è un mistero che gli anni di pandemia abbiano fatto da acceleratore a molte delle trasformazioni già in corso. L’intensificazione dell’impatto del settore innovazione sul mondo della scuola e del lavoro è un esempio e in questo senso, la rubrica che abbiamo dedicato al tema di ChatGPT si sviluppa proprio abbozzando, in nuce, quello che a nostro avviso è il modo migliore di affrontare le trasformazioni in corso.

ChatGPT, nella fattispecie, è una realtà con cui, volenti o nolenti,

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La maggior parte delle persone affronta questa seconda parte dell’anno come una nuova opportunità di inizio e di messa in discussione. Per questo abbiamo deciso di dedicare questo numero della nostra rivista al tema del cambiamento

In un mondo molto più connesso che in passato, le innovazioni rappresentano qualcosa di pervasivo. Fermarle è impossibile. Sarà doveroso, però, studiarne le implicazioni su tutti i fronti, anticipando soluzioni che permettano di arginarne le conseguenze negative

avremo tutti a che fare. All’epoca della seconda Rivoluzione Industriale, gli operai che vedevano l’emergere delle macchine come una minaccia iniziarono a distruggerle dando origine al movimento luddista. Oggi, però, non c’è luddismo che tenga. In un mondo molto più connesso che in passato, le innovazioni rappresentano qualcosa di pervasivo. Fermarle è impossibile. È possibile e sacrosanto, però, studiarne le implicazioni su tutti i fronti, prenderne il buono cogliendo le opportunità che offrono e trovare in anticipo delle soluzioni che permettano di arginarne le conseguenze negative. Un’operazione doverosa, quest’ultima, e che dal mio punto di vista non può prescindere dalla spinta, da parte della coscienza civile, in vista di una regolamentazione etica (disciplinata dai Governi) degli usi dell’intelligenza artificiale. Per un’evoluzione che sia realmente tale e cioè umana. A misura d’uomo.

Ci sarà davvero moltissimo da fare, in questo senso e sono convinta che sullo sfondo di un panorama così complesso e sfaccettato, il buon giornalismo avrà un ruolo sempre più importante. Sia che si parli di scuola, sia che si parli di lavoro, un cambiamento genuinamente trasformativo può essere tale solo mettendo da parte tanto le remore immotivate quanto l’avallo incondizionato per cercare il più possibile di guardare al mondo senza il filtro degli “impulsi di pancia”. E con la curiosità di voler scoprire quanto di nuovo ci riserverà il futuro.

Martina Fragale

Direttrice responsabile di “What now? Le soluzioni oltre al problema”

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EDITORIALE

“La preparazione è il 90% del successo”

È una delle prime cose che mi è stata insegnata durante il mio primo vero corso di formazione, quando lavoravo presso la concessionaria pubblicitaria del prestigioso quotidiano IlSole24ORE.

Vi ero approdato nel 2008, dopo tre anni di tentativi nel far decollare un mio esperimento editoriale, una testata giornalistica cartacea - “BuoneNotizie, l’altra attualità” – venduta tra il 2005 e il 2006 prima nelle edicole di Monza, Milano e Roma, e poi distribuita gratuitamente nelle sale d’aspetto di alcuni importanti ospedali della Lombardia. Ma non ci fu nulla da fare: sebbene l’iniziativa fosse stata riconosciuta come lodevole, elogiata persino dalla Presidenza della Repubblica con una lettera indirizzata al direttore responsabile di allora, i ricavi coprivano appena i costi (che per la crisi che stava attraversando il mondo dell’editoria era già un successo) e dovetti chiudere quel sogno in un cassetto.

Mi feci però una domanda: “Come posso cercare di capire dove ho sbagliato, imparare ciò che mi manca per riprovarci di nuovo tra qualche anno?”. Decisi così di inviare il mio curriculum vitae alle dieci più grandi case editrici di Milano, sperando che qualcuno mi tirasse a bordo consentendomi di lavorare, osservare e capire dall’interno cosa avessi sbagliato nella mia personale avventura editoriale. Fu così che iniziai a lavorare per il Gruppo 24ORE e da lì ricominciai.

Tornando al titolo di questo editoriale “La preparazione è il 90% del successo” – frase attribuita ad Alexander Graham Bell, il contestato inventore del telefono – durante i primi due anni di lavoro non imparai molto. Fu solo quando mi fu proposto un importante cambio di portafoglio clienti che chiesi, anzi pretesi, di frequentare lo stesso corso di formazione che

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avevano frequentato i migliori venditori della squadra. Dovetti pretenderlo, come condizione sine qua non, perché ci furono alcune resistenze dato il corso costava diverse migliaia di euro. Ma se ci si attendeva da me un risultato in linea con gli obiettivi e le aspettative del mio nuovo ruolo, capii che senza un’adeguata formazione non sarei andato da nessuno da parte. Riuscii nel mio intento e ottenni di partecipare al corso.

La prima frase pronunciata dalla docente il primo giorno fu “La preparazione è il 90% del successo”. Voglio ripeterlo affinché entri bene nella testa di ognuno. Sì perché da quel giorno, dopo altri due anni nel tempio dell’informazione economica e finanziaria, studiai tutto ciò che poteva essermi utile per riaprire il cassetto dove avevo rinchiuso il sogno di diventare editore e decisi di partecipare a una delle business plan competition più toste di allora, un concorso per start-up che premiava il miglior piano d’impresa. Vinsi il 1° premio sia all’edizione regionale StartCup Milano Lombardia, su circa 150 partecipanti, sia all’edizione nazionale Working Capital su ben 2139 progetti, consentendomi una nuova ripartenza.

È per questo motivo che ancora oggi incoraggio chiunque a non smettere mai di formarsi, in particolare gli aspiranti

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giornalisti, comunicatori, blogger, editori, divulgatori, che vogliono far arrivare la loro voce, il loro messaggio, la loro missione. È quello che facciamo ogni giorno grazie alla nostra Accademia di Giornalismo Costruttivo, dove si stanno formando gli autori di questa rivista, grazie a un percorso formativo di due anni che consentirà loro di diventare i giornalisti della prossima generazione, i comunicatori del futuro, quelli che racconteranno a noi, ma anche ai nostri figli, le soluzioni ai problemi (e non soltanto i problemi) dandoci una migliore visione del mondo, più aderente alla realtà, e riconquistare la fiducia persa dopo le tante, troppe cattive notizie che inquinano ogni giorno le nostre menti.

Buona lettura.

Silvio

Editore di “What now? Le soluzioni oltre al problema”

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ISTRUZIONE DI QUALITÀ

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Come è cambiata la scuola dalla pandemia a oggi?

Nel 2020 il mondo della scuola si è trovato catapultato in un territorio inesplorato, quello della pandemia. Il COVID-19 ha stravolto la quotidianità e segnato le vite di molti ragazzi. Iniziata nel 30 gennaio 2020 e dichiarata ufficialmente terminata il 5 maggio 2023 dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), l’emergenza sanitaria ha posto sfide e trasformazioni che hanno cambiato per sempre il modo di pensare la didattica.

Secondo un’indagine di Save The Children in tutto il mondo, bambini e adolescenti hanno perso in media 74 giorni di istruzione ciascuno, con una perdita di apprendimento pari a 0,6 anni di scuola. Le prove Invalsi 2022, test standardizzati per misurare le competenze degli studenti, hanno messo in luce un notevole calo rispetto al periodo pre-pandemico. Chi ha accusato di più il colpo sono stati gli alunni più fragili, privati di un ambiente di apprendimento capace di ascolto, di accoglienza, di accompagnamento. Questo perché l’istituzione scolastica non è solo un luogo in cui si trasmettono nozioni, ma è percepita come una comunità di

relazioni. Infatti, stando allo studio condotto da Ipsos per ActionAid in collaborazione con Unione degli Studenti su circa 800 studenti tra i 14 e i 19 anni, per quasi 8 studenti su 10 la scuola è un luogo di crescita personale e il 60% degli intervistati pensa che la scuola aiuti a sviluppare fiducia in sé stessi.

Il digitale interroga la scuola

Le misure restrittive hanno trovato la scuola poco preparata sia nell’utilizzo didattico del digitale che nell’efficienza degli strumenti (connessione e dispositivi). In sostanza,

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ISTRUZIONE DI QUALITÀ
Causa pandemia, secondo un’indagine di Save The Children in tutto il mondo, bambini e adolescenti hanno perso in media 74 giorni di istruzione ciascuno

la Didattica A Distanza (DAD) non ha fatto altro che riprodurre i limiti di quella in presenza: molta enfasi sulla trasmissione di materiali da parte del docente (testi, spiegazioni, videolezioni, compiti) e meno sulla costruzione di conoscenza da parte dello studente.

L’OCSE, l’Organizzazione per la Cooperazione lo Sviluppo Economico, nell’indagine sul recupero degli apprendimenti del 2022, suggerisce di aumentare lo studio in classe piuttosto di quello a casa, per ridurre le disuguaglianze di apprendimento legate al contesto socio-familiare, privilegiando l’insegnamento delle nozioni cardine e lo sviluppo di competenze trasversali. L’obiettivo è progettare una didattica più personalizzata, attenta alla storia personale dell’alunno e alla sua capacità di apprendimento.

DAD e Didattica Digitale Integrata (DID), che alterna lezioni su piattaforme digitali ad attività in

Didattica A Distanza (DAD) e Didattica

Digitale Integrata (DID) hanno condotto

digitale

presenza, hanno condotto la scuola a ripensare il rapporto con il digitale. Il modello DADA, Didattica per Ambienti di Apprendimento, che sta prendendo sempre più piede – sono circa 200 gli istituti coinvolti - è un tentativo di accogliere queste sfide attraverso setting didattici personalizzati, tematici e modulabili, in cui la tecnologia ha una parte importante: si punta alla creazione di aule sensoriali, immersive e polifunzionali.

la scuola, trovata impreparata, a ripensare il rapporto con il

Secondo Pier Cesare Rivoltella, professore di Tecnologie dell’istruzione e dell’apprendimento all’Università Cattolica di Milano l’auspicio è quello di approdare all’onlife technology teaching, un modello didattico che integra le nuove tecnologie, aperto alla collaborazione con esperti esterni per una didattica centrata sul protagonismo dello studente e sul potenziale delle tecnologie.

In questo approccio l’insegnante dovrebbe essere flessibile e aprirsi anche a collaborazioni con altri mondi professionali, ad esempio per la realizzazione di un video, o per studiare la grafica di un giornale di classe, o per la costruzione di un videogioco.

L’obiettivo è approdare all’onlife technology teaching, un modello didattico che integra le nuove tecnologie, aperto alla collaborazione con esperti esterni per una didattica centrata sul protagonismo dello studente e sul potenziale delle tecnologie

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Abbandono scolastico: segnali di schiarita all’orizzonte

Con l’arrivo di settembre, gli studenti italiani sono tornati sui banchi di scuola e, tra un appello e un altro, le istituzioni scolastiche italiane iniziano a fare il conto delle assenze. Alcune di esse, però, non sono legate a motivi di salute o a problemi contingenti e superabili: alcuni studenti non torneranno più a sedersi sul proprio banco di scuola e probabilmente non ne vedranno più uno per molti anni o forse per tutta la vita. Per frenare questa tendenza servirà l’impegno di professori, tutor e di orientamento e una pioggia di fondi dal PNRR che scuole e istituzioni possono intercettare per raggiungere l’obiettivo.

Il fenomeno dell’abbandono scolastico è probabilmente uno dei problemi più grandi e sottostimati nel Bel Paese. Un problema individuale che comporta limiti enormi nella possibilità di crescita di tanti studenti italiani, ma è anche un’enorme questione per la società che, così, perde potenziali cervelli e, forse, anche dei buoni cittadini.

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Rispetto al periodo Covid, sembrano tuttavia visibili alcuni margini di miglioramento. I dati dell’Istituto Nazionale di Statistica testimoniano che non bisogna disperare, in quanto l’incidenza dell’abbandono scolastico si è ridotta sia rispetto al periodo pandemico, in cui i livelli erano risaliti al 13,1%, sia nella tendenza decennale che attesta cifre iniziali al 17,3% nel 2012.

Resta, certo, un grande divario tra quanto accade in Italia, dove l’11,5% degli studenti lascia prematuramente gli studi, e la media europea, che si attesta a 1,9 punti più in basso, relegando il nostro Paese al quintultimo posto rispetto agli standard UE.

Sul piano numerico, l’abbandono scolastico è uno degli indicatori che rappresentano maggiormente lo scarto tra quello che è un benessere equo e solidale da ricercare e sviluppare e il semplice indicatore materiale del prodotto interno lordo di un Paese. L’indice Gini, utilizzato a livello internazionale per monitorare le disuguaglianze, segnala l’Italia tra gli ultimi Paesi Europei con il 32,9% e con picchi di oltre il 48,5% a Crotone.

Quanto non superato della questione meridionale è infatti visibile anche dai dati dell’abbandono scolastico. I dati peggiori giungono proprio dal Sud e dalle isole, dove i livelli di dispersione scolastica sono di molto più alti rispetto alla media nazionale e accostabili ai dati delle condizioni socioeconomiche.

L’Istat ha rilevato che nel 2022 hanno abbandonato gli studi prima del completamento del ciclo secondario superiore o della formazione professionale il 13,8 % dei 18-24enni

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Nel 2022, i giovani di età tra i 15 e i 29 anni che non lavorano e non studiano sono quantificati intorno al 19,0%.

Nel Mezzogiorno, evidenzia l’Istat, “l’incidenza è doppia rispetto al CentroNord”

residenti al Sud e il 17,9 % delle Isole. Il dato dell’abbandono scolastico va di pari passo con quello dei Neet. Nel 2022, i giovani di età tra i 15 e i 29 anni che non lavorano e non studiano sono quantificati intorno al 19,0%. Nel Mezzogiorno, evidenzia l’Istat, “l’incidenza è doppia rispetto al Centro-Nord”.

Se aggiungiamo anche i dati di chi è costretto ad emigrare o a espatriare, abbiamo un disegno abbastanza lampante di un tessuto sociale ed economico ancora poco recettivo rispetto alle aspettative di crescita di una grossa fetta del Meridione italiano. Per evitare l’abbandono scolastico, le azioni da porre non possono fermarsi solamente all’aspetto scolastico. È necessario, infatti, un miglioramento efficace e duraturo delle possibilità di vita e della sua qualità in maniera trasversale alla popolazione.

Gli strumenti che stanno rendendo possibile il cambiamento

All’interno del mondo scolastico uno strumento innovativo in fase di introduzione anche nella scuola

italiana è quello delle figure del tutor e del docente di orientamento. Insegnanti che avranno la responsabilità di seguire gli studenti e contribuire a risolvere le loro problematiche, da un lato durante il percorso didattico e dall’altro nella comprensione del percorso più adatto post secondaria, attraverso l’orientamento sul lavoro o studi universitari successivi.

L’arretramento delle condizioni delle strutture scolastiche e del loro equipaggiamento però non va dimenticato perché l’osservazione della necessità di azioni sistemiche sulla scuola non giunge di certo da una voce sola. Dopo l’allarme dell’Unione Europea, comunque, negli ultimi due anni sono stati riversati ingenti fondi del PNRR proprio sul comparto istruzione. Cifre che raggiungono i 31 miliardi, distribuiti per vari

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obiettivi: si va dagli 11 miliardi per la ricerca ai 19,44 miliardi previsti per il rafforzamento dei servizi per l’istruzione. Il Piano Scuola 4.0, finanziato sempre dal PNRR, prevede inoltre 2,1 miliardi di euro da destinare all’innovazione degli ambienti di apprendimento e alla creazione di laboratori digitali all’avanguardia attraverso il progetto Next Generation

Classrooms.

Il Next Generation Classrooms rappresenta il tentativo di ammodernare oltre 100 mila classi scolastiche italiane unendo PNRR e fondi europei esterni ad esso. La necessità è quella di rendere le aule adatte all’interattività. Gli studenti non devono essere solo incubatori di nozioni ma un soggetto attivo all’interno di una dinamica didattica che prevede la loro partecipazione anche tramite l’ausilio dei media per la produzione dei contenuti in interazione. In una scuola la cui intenzione formativa va ben oltre la semplice lezione frontale, le competenze generate potranno essere indirizzate a garantire agli studenti lo sviluppo di quelle conoscenze trasversali che saranno elemento utile per l’accesso al mondo del lavoro.

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Dopo l’allarme dell’Unione Europea, negli ultimi due anni ingenti fondi del PNRR, pari a circa 31 miliardi, andranno a sostenere il comparto istruzione
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