Artribune #67

Page 94

94

#29

OLTRECONFINE / GIORGIO VASARI / PARIGI

Giorgio Vasari: un collezionista al Louvre Federica Mancini

S

arebbero bastati solo i fogli esposti nella prima sezione della mostra Giorgio Vasari, Le Livre des dessins: destinées d’une collection mythique, al Museo del Louvre, per restare incantati da tanta qualità grafica e dare un’idea del gusto raffinato di Giorgio Vasari (Arezzo, 1511 – Firenze, 1574), pittore, architetto e storiografo presso la corte dei Medici. L’intenzione di Vasari nel collezionare opere quali il delicato Ritratto di donna di Andrea del Verrocchio del Louvre o la gustosa scena con la ragazzetta che ride del bambino morso da un gambero di Sofonisba Anguissola, da Capodimonte, fu di illustrare l’attività dei grandi maestri di cui egli stesso aveva scritto nelle sue Vite. Lo scopo fu anche di garantirsi la posterità. Prima di incollare gli esemplari grafici all’interno del suo Libro dei disegni, venendo a comporre forse la prima collezione del mondo moderno, li dispose su un carta più spessa, tecnicamente detto “montaggio”, che decorò con guizzanti figure allegoriche tracciate a penna e inchiostro, a mo’ di incorniciatura disegnata, come nello strepitoso Ritratto di vecchio con gli occhi chiusi di Ghirlandaio del National Museum di Stoccolma.

I MISTERI DEL LIBRO DEI DISEGNI

Anche se dopo la morte di Vasari il volume passò intatto nelle mani del granduca fino al 18 luglio 2022

GIORGIO VASARI, LE LIVRE DES DESSINS: DESTINÉES D’UNE COLLECTION MYTHIQUE a cura di Louis Frank e Carina Fryklund Catalogo Musée du Louvre éditions / Lienart MUSEE DU LOUVRE Rue de Rivoli – Parigi louvre.fr

in alto: Sofonisba Anguissola, Fanciullo morso da un gambero, 1554 ca. Napoli, Museo e Real Bosco di Capodimonte, Gabinetto Disegni e Stampe. Photo © Scala, Firenze, Dist. RMN-Grand Palais a destra: Domenico Ghirlandaio, Testa di vecchio con gli occhi chiusi, 1490 ca. Photo © Nationalmuseum Stoccolma | Cecilia Heisser

L’IDENTIKIT DI GIORGIO VASARI Delle arti in cui Giorgio Vasari s’impegnò quella che meno si presta a dar conto delle sue virtù è la pittura. Fu certamente prolifico come pittore. Ebbe incarichi ragguardevoli e un séguito nutrito di collaboratori e seguaci. Ma a fargli sovente difetto fu la vena poetica; che invece s’avverte (e vibrante) nell’architettura degli Uffizi. Fabbrica che s’allunga fra terra e cielo. Edificio solido eppure leggero; e financo trasparente, per via d’una sequenza serrata di pieni e di vuoti, di luci e d’ombre. Un’architettura nata con scopi diversi da quelli cui nel tempo s’è poi prestata; sempre però riuscendo a risultare funzionale, in forza d’un progetto che oggi si direbbe flessibile. I requisiti che Vasari concreta negli Uffizi sono gli stessi da lui esaltati negli edifici degli architetti del Quattrocento ch’erano nelle sue grazie. “Bellezza, comodità et ornamento” sono i pregi che Vasari attribuiva a due grandi del secolo precedente, Brunelleschi e Michelozzo: architetti d’ideologie e culture differenti, ma entrambi votati a promuovere la comodità e la funzionalità nelle loro creazioni. Chi – nella stagione di Vasari – fosse sbucato nella rossa Piazza dei Signori dai vicoli che venivano dal Duomo si sarebbe trovato al cospetto dei tre monumentali fornici della Loggia della Signoria e avrebbe con lo sguardo

costeggiato sulla sinistra il palazzo massiccio del governo cittadino; esso pure sortito da un restauro condotto dallo stesso Vasari. Tutto evocava la più nobile tradizione fiorentina, possente e austera. Ma subito l’occhio era forzato a incunearsi nel canale elegante che s’apriva a sinistra della Loggia, spingendosi fin sull’Arno, in quel seguitare di colonne messe a reggere la fabbrica nuova che Vasari s’era inventato. E il cuore ne trasaliva. È il medesimo trasalimento che son capaci di cagionare molte pagine delle Vite de’ più eccellenti pittori, scultori, e architettori, pubblicate da Giorgio nel 1550 e poi (in veste ampliata) nel 1568. Innumeri sono le memorie d’assoluto valore storico che le Vite serbano di tanti artisti, a partire dal Medioevo. Ma è nel racconto veridico e dettagliato di biografie d’artefici del Cinquecento, segnatamente toscani e fiorentini, ch’è dato godere d’una scrittura toccata da una forte partecipazione emotiva. D’altronde la commozione, il turbamento degli affetti e il pathos d’ascendenza ellenistica sono i caratteri peculiari della “maniera moderna” che Vasari decanta nel vivido Proemio alla terza parte delle Vite. Antonio Natali


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.