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REWIND: IL CORAGGIO DI TORNARE INDIETRO

Accade talvolta che, per andare avanti, ci si debba arrestare; soffermarsi un istante, volgendo lo sguardo a ciò che lasciammo alle spalle, riprendendo sentieri già battuti, a ritrovare i passi perduti, quelli un giorno lasciati come cosa dimenticata; a ritrovare talvolta noi stessi, persi chissà quando, chissà dove, ché Vita sovente ci tende l’agguato, distratti noi da falsi bisogni, da come da false priorità, morgane mendaci e irridenti cui troppo spesso sacrifichiamo il tempo, come la parte migliore di noi, inconsapevoli e ignari. Ecco dunque il nastro da riavvolgere, il bandolo da dipanare, a riscoprire una dimensione altra, una tonalità più rarefatta e lieve, spogliandoci man mano delle sovrastrutture che fanno il nostro esistere nel mondo così greve, il nostro procedere così tardo e lento, arrancando quasi, in quest’epoca che vorrebbe essere di velocità e progresso, così che l’unica via possibile, l’unica opportunità che ci è data d’esistere, è quella d’arrestare i nostri passi e regredire. Regressione: su un piano energetico è polarità altra dall’avanzare; condizione che presuppone il procedere, arretrando, poi che paradossalmente, per ascendere, s’ha da addentrarsi nei recessi più profondi, discendendo, passo passo, come l’alchimista che nelle profondità del sé scopre la pietra celata nel cuore del cuore - preziosa -, ché di luce e d’ombra è la dialettica delle cose e dopo tanta luce, a far cieco lo sguardo, s’impone di ricercare quell’ombra, a ritrovarsi, nella quiete, componendo i frantumi dell’immagine di sé nel mondo, volgendo lo sguardo alle profondità di sé, riavvolgendo appunto il nastro... rewind. E davvero è un tornare indietro, dal particolare delle nostre esistenze cieche, all’universale di un’esistere consapevole e pieno. “Noli foras ire” questo il monito di Sant’Agostino. Monito a non andar fuori, ma a rientrare in noi stessi, ch’è nelle profondità dell’uomo che Verità risiede. E il ritorno ad una condizione di naturalità custodisce in sé - ossimorica - quell’idea di progresso che sola passa attraverso la regressione. Così, riavvolgendo il nastro, avviene d’abbandonare, esauste spoglie, i vecchi attaccamenti, le antiche nevrosi, quelle che sole s’alimentano dell’ansia di andare oltre noi stessi, a conquistare orizzonti nuovi di senso, moltiplicando i bisogni, accumulando ricchezze, depauperando la terra, incuranti l’uno dell’altro, come dell’armonia che sola riconduce il molteplice all’unità. Riavvolgerci, dunque, ritessendo la trama d’antichi valori, dei quali tornare ad essere vivi, come forti e tenaci. Straordinaria svolta di respiro a far più lieve l’anima, come la mente, libera, infine, da ombre e livide larve di pensiero. Ed è tale condizione, unica e sola, quella che potrà ricondurre l’umanità ad uno stato di natura. Già, natura... nel pronunciamento di tale parola è, potente, una magia che fa vergini le cose, poi che natura si riconnette all’idea della nascita all’esistenza... Natura: participio futuro a dire delle cose che sono per venire alla luce, a dire dell’uomo che rinasce a se medesimo, riscoprendo i passi perduti, quelli dimenticati, come una dimensione d’umiltà che lo fa più prossimo alla terra, così che, nell’affondare alle zolle le radici - profonde - più alti si levino al cielo i rami della sua pianta. Questa, dunque, la riflessione che il Circolo degli Amici nell’Arte ha inteso proporre, a suscitare negli artisti coinvolti, ciascuno secondo la propria sensibilità, fermenti nuovi di creatività coniugati all’impegno sociale e civile, auspicando una condivisione via via più larga, ché compito dell’arte non è solo d’affermare l’individualità dell’artista, ma d’offrire uno sguardo “altro” a osservare le cose, a meglio comprendere come si sia noi nel mondo e con quale vibrazione ciascuno, in questo mondo, abbia a vivere il proprio tempo. Patrizia Valdiserra

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