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Tessuti urbani. Uno storytelling per Prato, Matteo Balestra

Tessuti urbani. Uno stoytelling per Prato tesi

Matteo Balestra A.A 2019-20

La linea di vetro centrale, che percorre la piazza da un estremo all’altro, mette in risalto i tessuti posti al suo interno grazie alle luci LED poste al di sotto di essi.

Planimetria della proposta progettuale per Piazza della Università. Il progetto interviene sulla riqualificazione urbana di Piazza dell’Università a Prato e mira alla risoluzione di due questioni principali: quella riguardante la cancellazione del degrado e quella riguardante l’aspetto narrativo per raccontare al meglio la città attraverso forme, materiali, sensazioni. La zona di intervento è storicamente legata all’industria tessile, che ha reso celebre la città di Prato. Per questo motivo, nel progetto, le è stato reso omaggio mettendo in luce, letteralmente, il più grande punto di forza della città: il tessuto. Il punto focale del progetto si basa, dunque, su una linea luminosa in vetro calpestabile, che parte da un estremo della piazza per estendersi su tutta la sua lunghezza. Il vetro è stratificato con vari tipi di tessuti dai colori neutri con diverse fantasie e trame; la luce LED posta al di sotto del vetro fornisce un’illuminazione morbida e suggestiva.

Vista sui tavolini interni e sulle finestre serigrafate con pattern e motivi popolari della trazione tessile.

Vista sul bar e sui tavolini esterni. Le aree della piazza più affollate sono implementate con Pavegen, un tipo di pavimentazione smart che converte i passi delle persone in una energia cinetica, che viene utilizzata per alimentare il led dell’illuminazione centrale, oltre a raccogliere dati utili circa l’energia generata, l’afflusso di persone giornaliero e circa l’individuazione di orari con maggior passaggio di persone. Una feature interessante di Pavegen è quella che riguarda il sistema di ricompense: comunicando con gli smartphone attraverso bluetooth, permette infatti agli utenti di riscattare premi, in base a quanta energia hanno generato con i loro passi, incoraggiando così il movimento fisico e la frequentazione stessa. Un esempio di ricompensa potrebbe essere semplicemente un caffè in omaggio al bar della piazza, una volta raggiunta una certa soglia di energia generata. Il nome del bar, “YARN” (= filato o racconto; il verbo “to yarn” significa tessere una trama, raccontare una storia), unisce il mondo tessile con il concetto di narrazione, mettendo a fuoco ancora una volta la finalità progettuale. Nell’arredo interno del bar, oltre all’utilizzo del tessuto stesso (negli elementi del bancone e sul piano dei tavolini), sono stati impiegati altri materiali che lo rievocano nelle texture e nei pattern, come, ad esempio, per quanto riguarda le serigrafie delle finestre, che richiamano dei motivi popolari della tradizione tessile.

Planimetria del bar. I vari tipi di seduta si adattano alle diverse esigenze: oltre ai tavolini interni ed esterni, sono presenti sgabelli al banco e divanetti per aperitivi e soste più lunghe.

L’ampio bancone con top in marmo nero contiene elementi tridimensionali in vari tipi di tessuto, pellame e specchi.

Vista d’insieme del bar Yarn.