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Tre giovani Grand Cru di Borgogna da Pinchiorri

TRE GIOVANI

Il 21 aprile scorso si sarebbe tenuta una serata con 3 rossi Grand Cru di Borgogna e pertanto con gli amici Nicola e Maria Grazia Menditto, Valerio e Francesca Mearini, mia moglie Sara e il sottoscritto siamo andati, con vivo interesse, all’Enoteca Pinchiorri. La sera dell’evento ad accoglierci c’erano Giorgio Pinchiorri e Alessandro Tomberli, direttore generale, che ci hanno fatto accomodare in una saletta dedicata solo a noi. Ho chiesto ad Alessandro, che ci ha seguito personalmente nel servizio dei vini, di non servirci, per iniziare, uno Champagne “legnoso” poiché quello da me bevuto l’ultima volta che sono andato da loro lo era, si trattava dello Champagne Chartogne-Taillet “Les Couarres”. Alessandro ci ha servito assieme a delle mise en bouche lo Champagne Cuvée Louis Salmon della Maison Billecart-Salmon, che è stato di mio gradimento. I vini rossi della serata sarebbero stati tre Grand Cru rossi di Borgogna: il Clos des Lambrays 2018, il Clos de Tart 2018 e La Grande Rue 2018. Ma vediamo d’approcciarci di più a questi tre Domaines. La prima testimonianza del Clos de Lambrays ci porta all’anno 1365, a un atto di proprietà dell’Abbazia di Citeaux. Nel corso dei secoli il Clos si è frammentato in molte diverse proprietà, arrivando a metà Ottocento a essere di ben 70 diversi proprietari. Già dal 2014 la proprietà di qua-

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Grand Cru si tutto il Clos è del gruppo LVMH, a eccezione di circa 500 metri quadrati che sono di proprietà del Domaine Taupenot-Merme. A causa di que-di Borgogna ALLA CORTE sta duplice proprietà del Clos non si può definire un Monopole. L’estenDI PINCHIORRI sione del Clos è suddivisa in tre parti, anche in virtù del diverso microclima. La parte centrale, che è anche la Come sappiamo all’E- più estesa, si chiama “Les Larrets”, la noteca Pinchiorri di Fiparte settentrionale “Les Bouchots” e la terza, che occupa l’angolo inferenze, da diverso tem- riore, “Meix Reutier”. Questi vini, copo, periodicamente si me potrete leggere nelle mie succestengono delle serate sive note, sono caratterizzati da prodove vengono serviti 3 fumi fruttati e speziati (ciliegia, lampo ne, noce moscata e chiodi di garo vini abbinati a 3 portate fano). Parlando dei terreni del Clos si di cibo. I vini abbinati ai individuano 3 parcelle, in virtù dell’alpiatti nelle varie serate titudine e della composizione del terreno. Una parcella arriva a un’altitudisono stati di Borgogna, ne di 330 metri (la più alta) tra i Grand bianchi o rossi, Italiani Crus di Morey. Man a mano che si sadi Toscana e Piemonte. le, l’argilla viene meno e il vino ha meno struttura, tant’è vero che spesso parte di queste uve, che danno un vi-

paolo baracchino fine wine critic

info@paolobaracchino.com www.paolobaracchino.com

Da sinistra: Valerio Mearini, Francesca Mearini, Paolo Baracchino, Nicola e Maria Grazia Menditto

no meno strutturato, vengono utilizzate per il premier Cru “Les Loups”. Col Clos des Lambrays 2010 è stato servito il piatto “riso, carote, anice stellato, capperi e alloro”, l’abbinamento a mio avviso è riuscito perfetto e le note fruttate e speziate del vino si sono intrecciate perfettamente col cibo. Passiamo al secondo vino: il Domaine Clos de Tarte è un Monopole, cioè vigneti di un’unica proprietà. È il Grand Cru Monopole più grande (7,5 ettari) di tutta la Borgogna. In quasi 9 secoli questo Monopole ha avuto solo 4 proprietari. Dal 1141 al 1791 la proprietà è stata dell’Abazia di Tart, dal 1791 al 1932 della famiglia Marey – Monge, dal 1932 al 2018 della famiglia Mommessin e dal 2018 a oggi della famiglia Pinault. Le viti sono contornate dal tipico muretto a secco e attingono la loro linfa vitale in terreni diversi che corrispondono a 12 differenti settori. Le vinificazioni sono fatte separatamente in ogni settore. Il suolo ha 6 tipi diversi di calcare, che danno origine a un vino fruttato e balsamico. Con questo vino è stato servito il piatto “cappelletti di mela e spezie, crema di ricotta fresca e salsiccia d’agnello del casentino”, uno sposalizio perfetto con le note fruttate del vino che si sono ben conciliate con la speziatura del piatto. Il terzo vino è stato il Domaine La Grande Rue, un Monopole di 1,65 ettari di proprietà della famiglia Larmarche dall’inizio del Novecento. Nel 1933 Henri diventa proprietario del vigneto La Grande Rue come regalo di matrimonio da parte dello zio Edouard. La Grande Rue in origine era un Premier Cru ed è diventato Grand Cru dal 1989. Il domaine oggi è gestito da 2 figli di Henri, Franҫois e Geneviève, che ne sono diventati proprietari a seguito del decesso del padre, avvenuto nel 1985. Questo Domaine confina a nord con Romanée-Conti e Romanée Saint Vivant e a sud con la Tache. I confini sono rappresentati da una piccolissima strada di campagna. La vigna di questo Domaine è caratterizzata da una ricca presenza d’argilla e tracce d’ossido di ferro. A questo vino è stato abbinato il “coscio di capretto brasato, intingolo di piselli e lattughe con salsa da whisky torbato”. L’abbinamento cibo-vino è stato perfetto perché il piatto era abbastanza strutturato come pure il vino e quindi si sono coniugati bene tra loro. Iniziamo dall’aperitivo che ci è stato servito:

CHAMPAGNE BILLECART SALMON CUVÉE DE BLANCS annata 2007

Color giallo oro. Le bollicine sono fini e abbastanza numerose. Mix olfattivo con profumi di vaniglia, mela renetta matura, succo di pesca, cuoio biondo, pera kaiser per terminare con ricordi della parte esterna dolce del confetto. Al palato la bollicina è fine e il corpo medio. Sapore agrumato di limone, accompagnato da una generosa nota sapida, quasi salata. Vino ben equilibrato con la freschezza e la sapidità che coprono completamente la massa alcolica. Lunga è la sua persistenza gustativa intensa. 94/100

DOMAINE DES LAMBRAYS CLOS DES LAMBRAYS GRAND CRU annata 2018

Rosso rubino con trame porpora. L’esordio olfattivo è vario e fatto di profumi di legno vecchio, menta, eucalipto, pelle lavorata, lampone, ciliegia, pepe nero, intensi di noce moscata e chiodi di garofano, anice stellato, foglia di fico, lievi di salamoia di oliva nera, vaniglia, liquirizia per terminare con sussurri di china. Al palato rivela un corpo medio e un pò d’esuberanza giovanile coi tannini che sono inizialmente vellutati per poi asciugare e far bruciare un pochino la gengiva superiore. L’equilibrio del vino è un pochino altalenante tra alcol e freschezza. Lunga, ma non lunghissima è la sua persistenza gustativa. Vino giovanissimo! La maturità sicuramente lo migliorerà. Il mio punteggio è anche nell’ottica futura.

93/100

DOMAINE DU CLOS DE TART CLOS DE TART MONOPOLE, GRAND CRU annata 2018

Manto rosso rubino con ampie trame porpora. Dal bicchiere si innalzano profumi fruttati d’intensa ciliegia marasca nera, seguiti da ciliegia croccante, lampone e pesca rossa. Il percorso olfatto prosegue con note di menta, eucalipto, liquirizia per terminare con soffi d’anice stellato. Al palato il vino ha corpo medio ben dosato. Vino abbastanza equilibrato ma, essendo molto giovane, si equilibrerà di più con la sosta in bottiglia. I tannini sono abbastanza centrali (4/6++), inizialmente vellutati per poi nel finale far asciugare e un pochino bruciare la gengiva superiore. Alcol e freschezza, come avanti accennato, sono lievemente altalenanti tra di loro. Lunga è la sua persistenza gustativa aromatica intensa. La mia valutazione è anche nell’ottica futura di perdita d’irruenza giovanile. 93/100

DOMAINE LA GRANDE RUE NICOLE LAMARCHE MONOPOLE GRAND CRU annata 2018

Veste rosso rubino con bordo color cipolla rosa. L’impatto olfattivo è molto piacevole e vario. Si percepiscono profumi di vaniglia, castagna bollita con finocchio selvatico, lampone maturo, mela rossa matura, rosa baccarat e accenni di rosa canina, menta, eucalipto e gesso bagnato. All’assaggio rivela un corpo medio plus. Vino con buon equilibrio gustativo (lieve altalena) tra alcol e freschezza, sicuramente, vista la sua gioventù, in futuro sarà più equilibrato. I tannini sono dolci, larghi (6/6--), inizialmente vellutati per poi sentirli un pochino verdi sulla gengiva superiore. Il tempo, secondo me, non li farà più sentire tali. Lunga è la sua persistenza aromatica intensa. Sembra che il vino sia stato vinificato, anche se in minima parte, coi raspi, ecco il perché dei tannini un pò verdi. Al momento attuale la mia valutazione è 95/100 con possibilità in futuro, col placarsi della sua irruenza giovanile, di diventare 97/100. Per esperienza mia personale ho visto che almeno dopo 10 anni il verde dei tannini dei raspi scompare e il vino diventa tutta piacevolezza. Se c’è un profumo per me eccezionale è la “rosa canina”, sinonimo di delicatezza, sensualità e piacevolezza.