Caccia Passione novembre dicembre 2015

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ANNO IV nr.11/12 - Nov-Dic 2015

CACCIA PASSIONE Dedicato a chi ha la passione per la caccia nel sangue

“Il Dito nell’occhio” di Bruno Modugno: • La notte dei morti viventi..

Speciale cinghiale: • Posta reale..

Cani da caccia:

• Alla ricerca del setter perduto..

Il verro

di Capalbiaccio..




ANNO IV nr.10 - Ottobre 2015

CACCIA PASSIONE

in copertina

Dedicato a chi ha la passione per la caccia nel sangue

Il verro

di Capalbiaccio.. “Il Dito nell’occhio” di Bruno Modugno: • La notte dei morti viventi..

Speciale cinghiale: • Posta reale..

Cronaca di un’avvincente braccata nel cuore della Maremma.

Cani da caccia:

• Alla ricerca del setter perduto..

Il verro

di Capalbiaccio..

SOMMARIO Anno IV Nr. 11-12

14 Speciale cinghiale:

Posta reale

www.cacciapassione.com

Pg 8 “Il Dito nell’occhio”.. La notte dei morti viventi..

Bruno Modugno

Pg 12 News ed eventi venatori

22 Ungulati:

Il verro di Capalbiaccio

a cura della redazione

Pg 14 Speciale cinghiale: Posta reale..

Pina Apicella

Pg 22 U ngulati: Il verro di Capalbiaccio..

28 Falconeria:

Trofeo “Ruggero da Flor” 2015

Pg 28 Falconeria: Trofeo “Ruggero da Flor” 2015..

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Vincenzo Frascino

Serena Galvani - Bice Chiappalone

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Sommario Pg 64 Attualità: Piazza Venezia.. Goffredo Grassani

Pg 67 Cucina: Petti di coturnice con aceto belsamico e peperoni in agrodolce..

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“Il Dito nell’occhio”.. Bruno Modugno: La notte dei morti viventi

Pg 36 Itinerari di caccia: Viaggio in Scozia.. Autentica ed esclusiva.. claudia Zedda

Adelmo Giacomini

Pg 70 Veterinaria: Otiti.. Le cause più comuni..

Kalaris

36 Itinerari di caccia: Viaggio in Scozia.. Autentica ed esclusiva..

Pg 42 Cani da caccia: Alla ricerca del setter perduto.. Kalaris

Pg 48 Fucili canna liscia: Fausti Venetian: un fucile celebra la mitica città lagunare.. Emanuele Tabasso

48 Fucili canna liscia: Fausti Venetian: un fucile celebra la mitica città lagunare..

Pg 56 Munizioni: La Cartuccia .3006 Sprg. caricata dalla Fiocchi.. Emanuele Tabasso Pg 60 Accessori: SHOTHUNT ™ cacciatore di decibel.. Pierfilippo Meloni

70 Veterinaria: Otiti.. Le cause più comuni..

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Editoriale L’ANNO CHE STA ARRIVANDO.. Siamo più o meno a metà della stagione venatoria 20152016, non è ancora tempo di bilanci ma sicuramente si possono fare delle riflessioni sullo stato dell’arte. Nei giorni scorsi si è tenuta a Parigi la Conferenza mondiale sul clima, oltre 200 capi di Stato e di Governo e molte organizzazioni mondiali si sono riunite per discutere sulle nuove strategie per ridurre il riscaldamento globale. La domanda che sorge spontanea a molti può essere sintetizzata così: stanno giocando a fare Dio? Sinceramente non so se provano a fare Dio, se il riscaldamento globale sia un processo indipendente dalla nostra volontà o dalle nostre azioni. Ovviamente una grande parte delle scienza è certa del contrario, lo sappiamo bene. Tuttavia la storia della terra ci ha insegnato che quando ancora l’uomo non bruciava petrolio e non immetteva gas nocivi nell’atmosfera enormi sconvolgimenti climatici sia di surriscaldamento che di raffreddamento ci sono stati. Ma come tutti naturalmente mi auguro che le soluzioni che stanno studiando siano quelle giuste. Nel frattempo limitiamoci a fare una riflessione dal nostro punto di osservazione, che è vero non è scientifico, ma comunque è privilegiato dal momento che in campagna ci andiamo ogni giorno. Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un rapido cambiamento delle abitudini degli animali: i colombacci nidificano sempre più nel nostro paese e si sparano al campo nel mese di settembre, tanto per fare un esempio. La migrazione è sempre più un mistero inesplicabile. Quest’anno a novembre ho sparato delle bellissime quaglie, mentre di beccacce se ne sono viste pochine e a macchia di leopardo. Tordi con il contagocce, come gli stessi colombacci, quelli di passo s’intende, che stando ai resoconti degli appassionati e specializzati cacciatori “sono passati tutti in un giorno”. Le cesene, si sa, aspettano il freddo e almeno per ora ne l’uno ne le altre si sono fatti vivi. Insomma anche noi semplici cacciatori che vivono la propria passione a contatto stretto con la natura non possiamo che constatare che il mutamento climatico c’è ed è pure evidente. Mentre tutto si muove c’è però qualcosa di immutabile: la politica ed in particolar modo quella venatoria. Nel nostro paese i calendari sono inchiodati a criteri semplicemente politici e non tengono conto della dinamiche delle specie, questo sia in positivo che in negativo per quanto attiene ai periodi di prelievo. Sarebbe più giusto avere un certo grado di flessibilità in relazione alla stagione, al clima appunto, alle specifiche circostanze. Si tende a vedere la caccia sempre come un fattore quasi di disturbo, una sorta di male necessario. Senza capire che la caccia moderna e i cacciatori sono elementi fondamentali per l’equilibrio delle specie e la biodiversità... Continua la lettura sul Portale.. Clicca qui.

Federico Cusimano


La notte

dei morti viventi.. di Bruno Modugno

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evo dire che sono molto incazzato. Non con gli animalisti, vegani, neonazisti. Non con i tecnici faunistici che dovrebbero lavorare per la gestione e invece pensano solo a limitare l’intervento venatorio. Non con il pensiero unico dominante. Non con il governo di nominati e non eletti che ci vuole disarmati e proni davanti a chi ci entra in casa per rubare, massacrare a legnate, stuprare. No. Questa volta il dito lo metterei nell’occhio di chi ci rappresenta, dei dirigenti delle associazioni venatorie, pronte a litigare fra di loro per una tessera, ad alzare la voce per difendere i loro orticelli, ma incapaci di dare risposte a chi lavora da anni per impedirci di andare a caccia. Una sola volta nella loro storia trovarono il modo di unire le loro forze e di dar vita a un organismo condiviso che riuscì a organizzare la reazione contro quelle forze che volevano addirittura abolire la caccia attraverso l’uso smodato dei referendum abrogativi. Tutti uniti vincemmo quella battaglia mandando in soffitta quello che voleva essere uno strumento di espressione della volontà popolare, ma che spesso serviva a minoranze rissose e attive per imporre la loro volontà. Ne abbiamo vinti (o meglio, ne abbiamo fatti perdere) 24, tra nazionali e regionali. L’ultimo, quello del 1992, ha messo la paroCaccia Passione 8

la “fine” all’uso improprio dei referendum contro la caccia. Subito dopo varammo, su nostra proposta (o, meglio, sull’onda di un’ iniziativa legislativa popolare da noi proposta) una nuova legge sulla caccia, la 157/92, che ancora regge, anche se ha bisogno di alcuni aggiustamenti, e che, recependo alcune direttive internazionali, non può più essere oggetto di referendum abrogativi. Cessato pericolo. E così le nostre associazioni venatorie si sono messe il cuore in pace, incuranti del fatto che i cacciatori, dai due milioni e duecentomila che erano all’epoca del primo referendum, sono scesi a meno di 700 mila. Hanno spento la luce e si sono trasformate in Zombi, occupandosi solo di affari interni e perdendo ogni rapporto con la società civile. Siamo nella notte dei morti viventi. Nel frattempo, la Federcaccia si era lasciata cacciare fuori dal C.O.N.I., anche per i buoni uffici di un’associazione concorrente. Era successo che, anziché trovare il modo di entrare tutte a far parte della Federazione dei cacciatori, fondatrice del C.O.N.I., tutte le altre hanno lasciato fare o brigato perché questa ne venisse estromessa, quando aveva tutti i titoli, a norme di leggi e regolamenti, di restarvi. I morti viventi non si accorgono invece che anche se i referendum abrogazionisti sono ormai improponibili, ci sono altri


Il dito nell’occhio..

e più sottili nemici che, lavorando in maniera sommessa e non plateale, tolgono ogni giorno un mattone a quella che è la Casa della Caccia. Sottile propaganda anticaccia nelle scuole, sui giornali e in tv, la creazione di una coscienza popolare “vegetariana” e animalista, provvedimenti di legge e decreti per complicare sempre di più l’uso e il possesso delle armi, iniziative pseudoscientifiche come quella che ho denunciato nel mio ultimo intervento che spero abbiate tutti letto e che vi abbia fatto incazzare. Ricordate? Davo notizia di una proposta della LAV (Lega Antivivisezione), sostenuta dalla LAC (Lega Abolizione Caccia) e con diverse sfumature anche da Italia Nostra, subito accolta dalle istituzioni (Provincia di Lucca, Università di Pisa e Parco Naturale della Maremma) per risolvere l’emergenza

cinghiali attraverso la castrazione chimica. Vi rendete conto? Se un qualsiasi allevatore usasse gli ormoni su un vitello, subito i carabinieri del NAS gli metterebbero le manette. Invece le pubbliche istituzioni lo fanno impunemente, immettendo ormoni in natura, e nessuno dice niente. Né le procure, né i carabinieri del NAS. E non è che la cosa sia stata fatta “aumma-aumma”. No, se ne parla sui giornali e il fatto è di dominio pubblico da parecchio tempo. Ancora il Corriere della Sera del 1. ottobre di quest’anCaccia Passione 9


no annunciava che la sperimentazione è già cominciata nel parco della Maremma. E modestamente, avendo letto sui giornali che cosa si stava tramando, ne ho dato notizia anch’io tirando in ballo, uno per uno, i presidenti delle associazioni venatorie, perché intervenissero. “Non la caccia, scrivevo, ma gli animalisti finiranno i cinghiali. Fine di un problema, forse, ma anche di una risorsa. Nel frattempo però gli animali continueranno a vivere, defecheranno, si abbevereranno, saranno oggetto di caccia e quindi cibo per l’uomo e per le altre specie. E quali saranno gli effetti secondari indesiderati per l’uomo

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e gli altri selvatici presenti nell’ambiente?” Concludevo: “Abbiamo ancora un po’ di tempo per organizzare una risposta, non più ideale, ma legale o addirittura giudiziaria. Io ho solo la forza delle idee. Le associazioni hanno la forza dei numeri e dei loro avvocati. Vi chiamo per nome: Dall’Olio, Cardia, Veneziano, Castellani, Sparvoli. Trent’anni fa l’UNAVI avrebbe fatto qualche cosa.” Nessuna risposta. Ecco perché sono incazzato e il dito lo ficco nell’occhio di Dall’Olio, Cardia, Veneziano, Castellani, Sparvoli. E adesso, vediamo che cosa succede. Bruno Modugno


News venatorie Arcicaccia: ” Wilma la cacciatrice con un passato da anticaccia”. Caccia & ambiente: La storia di una donna che dall’ostilità preconcetta ora dirige un circolo dell’Arci Caccia.

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pensare che ero stata sempre contro la caccia…”. Confessa il suo “peccato originale”, che l’ha accompagnata per oltre quarant’anni, Wilma Vettorel, trevigiana, dal 2010 cacciatrice e da quest’anno presidente del circolo Arci Caccia di Mareno che conta 104 cacciatori, tutti uomini. Simbolicamente e convintamente, a ridosso dell’8 marzo, nell’assemblea congressuale, all’unanimità dei presenti, l’hanno voluta a capo dell’Associazione. “Una scelta difficile – ci dice Wilma – perché si trattava di prendere il posto di Ferruccio Carnielli, indimenticabile dirigente dell’associazione che ha segnato positivamente, per più lustri, con le battaglie dell’Arci Caccia che lo hanno visto in prima fila, la storia della caccia come piace a me: responsabile, legata alla gestione e alla conservazione della fauna”. “Di Carnielli – continua a raccontare Wilma a tavola con Pier Luigi Pittarello, Paolo Sponchiado e Giuliano Ezzelini Storti – ricordo il primo incontro dopo che mi associai al circolo Arci Caccia di Mareno e mi iscrissi all’Atc n.4. Avvertii subito la sua passione e la sua ostinazione nel promuovere la caccia popolare e sostenibile.

Ferruccio sono andata a caccia per due anni. Imparo da lui la caccia col cane a lepri e a fagiani, a rispettare le regole e le distanze, a conoscere le zone, a considerare il lavoro degli agricoltori, a capire sempre di più cos’è la caccia, chi sono i cacciatori e perché occorre combattere i bracconieri e la cultura della rapina e della distruzione che portano con sé”. “E poi ..”.- si ferma un attimo Wilma. Con lo sguardo rivolto all’orizzonte sembra rivivere quei momenti e il suo volto si illumina. “Ho partecipato alle catture delle lepri nelle zone ripopolamento e ho scoperto la gioia e l’amarezza degli uomini a seconda dei risultati conseguiti perché quelle catture rappresentano la palese testimonianza del buon lavoro di gestione fatto e di quanto sia utili i cacciatori nella tutela della biodiversità. In quelle circostanze capisco cos’è la caccia: tradizione, rispetto per l’ambiente, impegno sociale, sano divertimento, amicizia vera e genuina ma anche sana rivalità e competizione. Durante le operazioni di cattura guardi gli occhi e la fatica di quelle persone, che sacrificano tempo e denaro alla loro famiglia, e avverti la devozione per la natura da parte dei cacciatori. Molto di più di certe persone che amano definirsi ambientalisti ma che poi dalle piccole cose quotidiane dimostrano, purtroppo, il contrario”. “Torna a chiamarlo fin che te eo trova…” rispose Ferruccio in dialetto stretto.aro magica ma sento, e so di dargli un dispiacere, che non è nelle mie corde, non mi entusiasma.

Nel frattempo faccio allenamento al tiro al piattello per prepararmi, ma… con le anatre non ci so proprio fare. Roberto ha anche passione per la caccia agli ungulati e mi coinvolge in questa nuova esperienza. Per un’intera stagione lo seguo zitta e attenta in altana, alla cerca nei boschi al tempo del bramito dei cervi e nelle grandi battute ai cinghiali. Sono affascinata, anche se la sveglia è alle 3 del mattino e fa un freddo cane. Ora si, mi piace tutto. Dopo aver ottenuto la licenza ungherese e una carabina mi cimento nella caccia ai cinghiali. La gente capirà. D’altronde è già Mi colpì. E’ stato un grande presidente e un grande successo a me!” uomo pur con i difetti, ad iniziare dal suo partico- Fox Red lare carattere, che hanno tutti gli esseri umani. Con Caccia Passione 9


Friuli Venezia Giulia, chiusura anticipata per tre specie Migratoria: chiude in anticipo prelievo a tre specie migratori; C.F.R. ha accolto richiesta del Ministero dell’Ambiente. del Comitato è giunta in accoglimento alle sollecitazioni del Ministero dell’Ambiente, che ne aveva richiesto l’anticipo alla data del 20 gennaio. Il presidente regionale di Federcaccia Paolo Viezzi, in una intervista rilasciata al Gazzettino del Friuli ha dichiarato che “Nella seduta del Comitato abbiamo dovuto prendere atto che la Giunta ha concretamente rinunciato alle prerogative della specialità del Friuli Venezia Giulia, rendendosi supina alle decisioni illegittime del Governo”.

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accia alla Migratoria. Nella sua ultima riunione il Comitato faunistico regionale del Friuli Venezia Giulia si è espresso sulla data di chiusura della caccia per le specie Beccaccia (Scolopax rusticola), Tordo bottaccio (Turdus philomelos) e Cesena (Turdus pilaris). La decisione

Viezzi ha proseguito spiegando che la Regione avrebbe potuto non adeguarsi alla richiesta governativa di chiusura anticipata mantenendo la data fissata con legge regionale. “A gennaio – ricorda Viezzi – Panontin aveva respinto un’analoga richiesta del Governo, adducendo ragioni giuridiche, tecniche e scientifiche assolutamente fondate”. Ma alla nuova richiesta la Regione ha a quanto pare preferito rispondere positivamente.

Troppi ungulati, agricoltura in pericolo e danni ingenti Caccia e Territorio: troppi ungulati nelle Regioni italiane, soprattutto quelle maggiormente legate all’agricoltura che devono fare il conto ogni anno con ingenti danni alle produzioni agricole e non solo.

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rato di oltre 30 milioni di euro e, compreso l’indotto, danno lavoro a centinaia di persone. Insomma sono una “fonte” piuttosto attendibile e, tutti insieme, hanno mandato un grido di allarme alle istituzioni. In Toscana, la stima degli ungulati “in attività” parla di 200.000 caprioli, 200.000 cinghiali, 8.000 daini e 4.000 cervi. Tutti affamati, specialmente in tempo di vendemmia quando i grappoli, dolci e sugosi, sono un richiamo irresistibile. D’altra parte la presenza di boschi e di foreste che occupano il È andata meglio – si fa per dire – a Badia a Col- 60% del territorio regionale è un ottimo habitat per tibuono dove i quintali persi sono stati tra i 250 lo sviluppo e la prolificazione della fauna selvatica. e i 300. Complessivamente le quattro aziende di- CONTINUA LA LETTURA SUL PORTALE. spongono di 540 ettari di vigneto, hanno un fattua Toscana è la regione più colpita e Liberatore (Chianti Classico) parla di “una situazione fuori controllo”. Riuscirà la nuova proposta di legge a risolvere il problema? Gli ungulati in numero. A Castello di Brolio le uve divorate dagli ungulati sono state quantificate in 1000 quintali, Castello di Meleto lamenta la perdita di 500 quintali, mentre a Rocca di Castagnoli sono stati 700 pari a 490 ettolitri di vino.

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News venatorie Alla Marcia per il Clima i cacciatori tra i cittadini interessati al futuro del pianeta Il 29 novembre, a Roma come in molte altre città d’Italia e del mondo, mobilitazione per dare un segnale alla vigilia dell’appuntamento ONU sui cambiamenti climatici in programma a Parigi dal 30 novembre all’11 dicembre 2015

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nche i cacciatori hanno aderito insieme a una moltitudine di persone alla Marcia per il Clima organizzata a Roma, semplici cittadini e appartenenti alle sigle più varie del volontariato, della società civile e professionale. Lo hanno fatto Federcaccia, Arci Caccia e ANUUMigratoristi, come sempre aperte, nello spirito della manifestazione ma anche associativo, a tutti i cacciatori che si vorranno riunire sotto lo slogan “Il clima è il mio pallino”. Una delegazione di dirigenti delle tre Associazioni sarà al corteo per poi ritrovarsi allo Stand di Campagna Amica in Piazza Madonna di Loreto. Due le motivazioni principali che hanno spinto ad aderire e a essere presenti a questa manifestazione svolta a livello planetario alla vigilia della conferenza sul clima di Parigi, la COP21, che non poteva lasciare indifferente il mondo venatorio, che rivendica e ribadisce ancora una volta, con i suoi valori e la sua storia, l’impegno a dare il proprio contributo alla società civile.

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nche noi chiediamo che: dalla COP21 di Parigi scaturisca un accordo equo, legalmente vincolante, che consenta di limitare il riscaldamento globale legato alle attività umane ben al di sotto di 2°C (possibilmente 1,5°C) accelerando la transizione verso la decarbonizzazione e lo sviluppo sostenibile; l’Accordo di Parigi ponga le basi per un mondo nel quale le attività umane non danneggino le fondamenta della vita, nel quale le risorse naturali vengano usate in modo sostenibile e vengano distribuite in modo equo, minimizzando gli “scarti” delle attività umane affinché non minino il funzionamento degli ecosistemi; l’Accordo di Parigi costituisca un impegno per il mondo ad agire insieme, in fretta e in modo efficace; l’Accordo di Parigi sia equo, tenendo conto del principio delle responsabilità comuni, ma differenziate, e delle rispettive capacità, alla luce delle diverse circostanze nazionali; il principio di equità va applicato anche all’interno dei Paesi, favorendo una giusta transizione che ga-

rantisca migliori opportunità alle popolazioni povere o impoverite e un futuro alle persone e alle comunità colpite dagli impatti del cambiamento climatico; l’Accordo di Parigi sancisca il principio dell’equità intergenerazionale. Principio secondo il quale il pianeta sia consegnato alle generazioni future in condizioni non peggiori rispetto a quelle in cui lo abbiamo ereditato.

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ssendo tra coloro che vivono, provano emozioni e passioni nelle campagne e nei boschi, ci sono ben note ed evidenti le conseguenze dei cambiamenti climatici sulla natura e ci aspettiamo che l’accordo di Parigi consenta di limitare il riscaldamento globale al di sotto di 2°C, per impedire che: le aree caratterizzate da condizioni climatiche favorevoli per una data specie selvatica si spostino, obbligandola a modificare la sua distribuzione geografica, in genere verso nord e verso le fasce altitudinali più elevate; la sincronia tra periodo riproduttivo e disponibilità di cibo per molte specie migratrici venga alterata, che alcune specie cessino di migrare, altre modifichino la rotta, altre ancora si riproducano anticipatamente; violenti temporali, estati torride e siccità possano uccidere gli animali per caldo, freddo, inondazioni e mancanza di cibo, con effetti negativi a livello di popolazione e di specie; la diffusione di specie invasive e di agenti patogeni, favorite dai cambiamenti climatici, possano modificare sostanzialmente la struttura e la composizione delle comunità animali e vegetali; l’adattamento delle comunità umane ai cambiamenti climatici comporti delle modifiche nella gestione dell’acqua, delle foreste, dei terreni agricoli e nell’uso del suolo creando ulteriori impatti sulle specie animali selvatiche. Ci aspettiamo molto dalla COP21 e auspichiamo una seria presa di consapevolezza e un atto di responsabilità da parte dei Governi dell’Europa affinché il benessere del pianeta venga tenuto nella debita considerazione, senza che ci siano più rinvii o mediazioni al ribasso. (29.11.2015)

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Speciale cinghiale

Posta Reale.. Caccia Passione 15


Posta Reale.. di Pina Apicella

Caccia al cinghiale: ospite di una squadra “speciale” per inaugurare una nuova stagione di caccia. Emozioni, canizze e aspettative da un punto di vista privilegiato, almeno nel nome…

Gabriele Ferri, presidente e figura carismatica della squadra.

Oltre a quello famoso di Vasco Rossi, dove si va “a bere del whisky come le star” c’è un altro Roxy Bar, meno esclusivo e meno famoso, ma a mio parere molto meglio frequentato: quello di Ponticino, una piccola frazione di Laterina, in provincia di Arezzo. Qui si ritrovano all’alba i Butteri, i componenti della squadra di caccia al cinghiale Caccia Passione 16

più famosa della zona. E qui, in una calda mattina d’inizio Novembre, ritroviamo con piacere gli amici cacciatori, che tante volte ci hanno ospitato in questi anni, e con i quali ho voluto inaugurare la mia personale stagione di caccia, insieme a Vincenzo. Dopo un caffè di rito e l’usuale “in bocca al lupo” del barista, ci dirigiamo alla casa di caccia


Speciale cinghiale torno, scelgo una posizione un po’ rialzata e più panoramica che mi permette di ampliare la mia visuale, sistemo lo zaino e carico la carabina. Com’è piacevole dopo tanti mesi compiere questi gesti! La Bar è leggera e maneggevole, provo a imbracciare, mi sento a mio agio, sono contenta di ricominciare! Davanti a me il Valdarno è un lago di panna, coperto completamente da una nebbia fitta e quasi solida che ne cela le forme e i colori. Solo qualche audace cipresso sbuca da sotto la coltre. Col passare dei minuti la valle si scopre, come una donna pudica davanti al suo amato…Mentre mi perdo in questi poetici pensieri, la posta alla mia destra si avvicina e mi dice “Occhio eh! Se senti per radio “Posta Reale”, stai attenta, che è questa qui!”. Wow! Non so il motivo di questo nome, ma posso immaginarmelo: sono stata proprio fortunata! Oggi sento che potrebbe andar bene sul serio! Appena sciolti i cani si

precipitano in una forsennata canizza, che si avvicina sempre più alimentando le mie speranze. Dopo quasi cinque minuti d’inseguimento vedo un musetto bianco spuntare dagli arbusti davanti a me, e un piccolo di capriolo barcollante per la corsa guardarsi intorno spaurito. Non mi muovo e il vento soffia a ovest verso valle, così il capriolo, ignaro della mia presenza, si ferma a prender fiato mentre si guarda intorno esausto. Con pochi balzi scompare nella macchia alle mie spalle, mi preparo con un ramo a parare i cani per non farli uscire dalla battuta, ma quei furbastri hanno già mollato il capriolo e sono di nuovo sulle tracce del cinghiale. Pochi minuti dopo un ostinato abbaio a fermo segnala la presenza di uno o più animali. Mentre i canai avvisano per radio che stanno faticosamente arrivando sui cani, ecco che parte la canizza. Stavolta siamo certi non si tratti di un capriolo. Spengo

Uno scorcio del Valdarno dalla Posta Reale Caccia Passione 17


la radio per godermi l’adrenalinico passaggio dei cani, che a ondate si avvicinano alle poste, per poi allontanarsi. Sembra proprio che gli animali non vogliano sfondare. “Attenti alle poste dell’Acquedottoooo!” urla Gabriele per radio. “La posta di Vincenzo è lì!” penso, e mi preparo a sentire il tuono della sua Argo, ma resto delusa. La canizza nel frattempo è risalita nuovamente verso di me. “State pronti alla Posta Reale!” gracchia la radiolina appena riaccesa. Al sentire questa frase un brivido mi percorre la schiena, le mani si fanno di burro e il respiro corto. “Calma” mi dico, “non ti agitare sennò questa stagione la inauguriamo con una bella Caccia Passione 18

padella!”. Sono pronta con la carabina imbracciata quando sento due colpi ravvicinati provenire dalla mia sinistra, due poste più in là. “Preso!” (l’accento emiliano di Carlo è riconoscibile anche da una parola di sole due sillabe!). Buon per lui, ma i cani sono sempre in canizza, di sicuro ce ne sono altri. “I cani son sfiniti..”, comunica Gabriele per radio, sembra sfinito anche lui. Ma i Butteri non si arrendono: è appena mezzogiorno, in battuta ci sono altri animali. Dalla tracciatura di Cresimino si è stimato un branchetto non piccolo, per cui val la pena insistere. I canai tornano ai carrelli con i loro ausiliari stanchi (ma fortunatamente illesi). Ingaggiano una


Speciale cinghiale

nuova muta per continuare la braccata. “Che grinta!” penso, sperando che questa possa essere l’occasione buona anche per me. Dall’alto dove sono io, s’intravede un pezzo di un lago, più lungo che largo, che chiude in basso la battuta. È da laggiù che ora provengono le voci della nuova canizza che si è accesa appena sciolti i cani freschi. “Attento al lagoooo! Stincoooo!”. Pietro (alias Stinco, ndr) si precipita in una folle corsa sul lato lungo del lago, affiancando il cinghiale che, inseguito dai cani fino alla sponda, sta attraversando a nuoto lo specchio d’acqua. Stinco di corsa, spinto dall’adrenalina, è più veloce del cinghiale a nuoto, e riesce a trovarsi

sulla sponda opposta quando l’animale arriva. Prima che il cinghiale possa mettere una zampa sulla terra ferma, Stinco, con la sua 9,3x62, esplode un colpo precisissimo alla testa dell’animale, che scompare nelle acque prima di riemergere privo di vita. “…E ora sarà dura ripescarlo!” la voce di Stinco per radio è ancora affannata, ma tradisce l’emozione e la soddisfazione per l’azione di caccia ben riuscita! Una buona parte della muta dei cani continua a generare canizze forsennate, che spesso e volentieri lambiscono la linea delle poste risvegliandoci dal torpore che il sole caldo di Novembre infonde su di noi. Ogni volta sembra che gli animali stiaCaccia Passione 19


no per sfondare, e ogni volta la chiassosa canizza si rivolge verso valle. Evidentemente i porcastri, orfani della loro guida, si sono dispersi all’interno della battuta, sfiancando i cani in corse affannose e infinite, e questo minuetto rischia di perdurare all’infinito. Il recupero degli ausiliari non è certo immediato, e richiede un po’ di tempo. Nel frat-

Parte della squadra per la foto di rito con un bel verro

La scrofa fermata da Carlo Caccia Passione 20

tempo scarichiamo i fucili e ci raduniamo intorno alle prede per complimentarci con i compagni. Mentre raccolgo le mie cose mi guardo intorno e scopro che, col sole alto nel cielo, il Valdarno ha vinto la sua timidezza, mostrandosi ora in tutte le sue sfumature e forme.


Migratoria

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Caccia Passione 22


Ungulati

il verro di capalbiaccio Caccia Passione 23


il verro di capalbiaccio

di Vincenzo Frascino

Cronaca di un’avvincente braccata nel cuore della Maremma.

E

’ fine gennaio. La stagione volge al termine, gli umori dei cacciatori sono pervasi dalla concitazione per le ultime battute e dai prodromi della nostalgia per l’imminente chiusura. Per l’ultima braccata della stagione mi trovo a Capalbio, in particolare a Capalbiaccio. Come sempre accade, i due momenti magici che corrispondono all’apertura e alla chiusura, quando possibile, cerco di viverli circondato dagli amici più cari. Evase velocemente le formalità s’inizia a far sul serio. La sorte mi assegna la posta numero 37. Lungo il tragitto che percorriamo per raggiungere le poste, l’amico Fabrizio bisbiglia a voce bassa “Mi sa che ti capiterà proprio la stessa posta che occupavo io l’anno scorso in questa battuta; copre un bel trottoio, ha un’ottima visuale e per me è stata parecchio fortunata l’altr’anno!” e un sorriso compiaciuto illumina il suo volto accaldato. Fabrizio non si sbagliava. La posta era quella in questione e con qualche colpo di roncola riesco a crearmi un varco nella fitta e bassa macchia. Le poste sono tese, gli stradelli liberati, le radio accese…manca all’appello il vero protagonista della caccia al cinghiale in Maremma: il vento. In una vegetazione così fitta, dove i Caccia Passione 24

cinghiali possono muoversi al sicuro e giungere non visti fino a pochi metri dalle poste, le dritte che il vento fornisce al loro sensibile grifo, sono veramente decisive, e le sorti di una battuta possono essere influenzate da una innocua folata. Purtroppo come tutti gli agenti atmosferici anche il vento non è “comandabile” e può capitare che nel mezzo di una braccata ci si ritrovi a vento marcio a inviare nostro malgrado controproducenti informazioni olfattive ai furbi animali protetti dalla fitta macchia. Ed è proprio quello che successe in quella mattina di fine gennaio. Ma niente paura. Mettiamo in atto l’antico trucco maremmano: iniziamo a raccogliere ramoscelli e tronchetti per allestire un piccolo fuocherello in prossimità della posta per cercare di “confondere” il proprio odore umano con quello del fumo prodotto dalla legna bruciata. Alla sciolta dei cani le canizze non si fanno attendere. Un lontano ma potente abbaio a fermo annuncia lo scovo di un animale: in pochi secondi il concerto si fa polifonico, aumentando di intensità. L’animale sembra restio a lasciare la lestra, al guaito dei cani il capocanaio Alessio urla per radio “Fermi tutti! Ha dato ai cani! Non sono lontano, provo ad andarci io!”.


Ungulati Mentre Alessio si avvicina al palcoscenico degli abbai e dei guaiti l’animale parte, e le voci dei cani lo seguono nella sua rotta. “Parate… parateee!!” si ode per radio. Si para come matti, ma è il vento a decidere la traiettoria dell’animale in fuga: senza avvicinarsi minimamente alle poste compie un largo giro intorno alla braccata, raccogliendo al suo seguito quasi tutti i cani sciolti. A ondate il rumoroso e adrenalinico gruppo lambisce la linea delle poste. “Mi raccomandooo! Ha tutti i cani dietro: se questo cinghiale passa se li porta tutti fuori e addio! Già qualche cane mi è tornato indietro spaccato! ‘Sto cinghiale se si ri-ferma fa un tritello!”. La voce concitata di Alessio ragggiunge gli auricolari di tutte le poste.

Nei successivi giri che l’animale compie, la sua traiettoria si stringe intorno alle poste, finchè transita davanti alla mia. Purtroppo il suo passaggio avviene molto oltre la mia visuale, e nel corridoio davanti a me riesco a intravedere solo alcuni dei cani in seguita. Subito dopo aver superato la mia posta verso quella di Fabrizio, alla mia sinistra, il cinghiale compie una stretta virata in direzione della linea delle poste: l’animale ha finalmente deciso il punto in cui sfondare. Imbraccio la carabina e contemporaneamente vedo Fabrizio imbracciare la sua. Con la sua visuale favorevole Fabrizio vede prima di me l’animale e nel breve istante in cui lo intravede, esplode un colpo. Il cinghiale continua la sua corsa, si palesa

E’ il vento a decidere le sorti della braccata..

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tra i pungitopo davanti a me e “Bam! Bam!” con due colpi ravvicinati pongo fine all’estenuante corsa del grosso verro. Il mio secondo colpo ha raggiunto la testa dell’animale fulminandolo sul posto… e menomale! Perché in men che non si dica quasi trenta cani raggiungono il cinghiale ancora fumante, mordendolo e ringhiando quasi a voler sancire la loro meritata rivincita sulla preda agognata. Dopo un’oretta, il suono della tromba annuncia la fine della battuta. Recuperiamo gli animali abbattuti mentre i canai cercano di richiamare i propri ausiliari, e ci dirigiamo alla capanna per il consueto pranzo che durerà fino al tramonto. Mentre mi godo lo splendido scenario del sole che scompare velocemente dietro il promontorio dell’Argentario, ripenso alla splendida giornata trascorsa, al meraviglioso verro abbattuto e mi rallegro della degna conclusione di una stagione venatoria.

Il vecchio escamotage maremmano del fuoco alla posta. Caccia Passione 26


Ungulati

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Falconeria

Trofeo Challenge

Ruggero da Flor edizione 2015

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Trofeo Challenge

Ruggero da Flor edizione 2015

di Serena Galvani e Bice Chiappalone

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on il prestigioso patrocinio della Regione Veneto, della Città Metropolitana di Venezia e del Comune di Cona, alla presenza del Sindaco e del Vice Sindaco, domenica 8 novembre, a Bruso di Cona, si è svolta la II Edizione del “Trofeo Challenge Ruggero da Flor”. Nato da una felice intuizione di Serena Galvani e realizzato, quest’anno, grazie alla collaborazione instauratasi tra l’ O.F.I. (Ordine dei Falconieri d’Italia) e i Fratelli della Costa della Tavola di Trieste, il Trofeo ha avuto come protagonisti alcuni Falconieri di eccellente livello provenienti da regioni limitrofe, Veneto, Lombardia, Emilia-R. e Toscana- e numerosi Fratelli della Costa delle Tavole di Trieste, Castel Lova, Bologna e Lugano. Di seguito un breve excursus di carattere storico, per cogliere le analogie e le consonanze che accomunano due arti antiche e nobilissime, nate con l’uomo agli albori della civiltà: la Falconeria e la Marineria. Entrambe queste arti - perché di vere e proprie arti si tratta - si rivolgono a ciò che - per l’occhio umano - non ha confini, il cielo e il mare ed entrambe richiedono la stessa grande passione, attenCaccia Passione 30

zione, così come creatività, perseveranza ed expertise, requisiti senza i quali l’Arte declina con malinconica approssimazione. Ruggero da Flor, figlio di un mastro falconiere di Re Federico II di Svevia - figura che certo non ha bisogno di presentazioni - all’età di otto anni fu cooptato dall’Ordine dei Cavalieri del Tempio e iniziò ad andare per mare. Intelligenza versatile, volontà e determinazione, fecero di Ruggero il più esperto conoscitore delle arti marinare e il più coraggioso navigatore di cui disponeva la flotta Templare. Al giovanissimo Ruggero fu, quindi, affidato il comando della più moderna e della più bella delle navi templari: il “ Falco “ denominata anche “ Falcone del Tempio “. Deciso a vendicare la morte del padre, ucciso per mano degli Angioini, Ruggero rese i suoi servigi agli Aragonesi, acerrimi nemici di questi ultimi. Tale cir-


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costanza fu decisiva nel determinare la sua metamorfosi: il Templare divenne Pirata, ma il Pirata Ruggero non mutò mai il suo animo nè il suo sentire profondo di combattente e mai cessò di battersi, con valore, per una causa che riteneva giusta. Alla testa della Compagnia di Ventura Catalana, Ruggero accumulò ricchezze, onori e tanto potere da destabilizzare la successione al trono dell’Impero Bizantino, ragion per cui il legittimo erede lo fece assassinare a tradimento nel corso di un banchetto. Come allora Ruggero, i Fratelli della Costa di oggi Caccia Passione 32

solcano il mare, hanno un rigoroso codice deontologico e sono organizzati in “ Tavole “ a seconda del luogo di provenienza: la rappresentanza, quest’anno, della Tavola di Lugano, ha conferito all’evento un valore internazionale: legami amicali possono stabilirsi ben oltre i confini del proprio Paese quando si è accomunati dalla stessa passione e quando si scruta, in lontananza, il medesimo orizzonte. Ospiti ed osservatori esterni sono stati accolti con grande amicizia e cordialità dal Presidente dell’O.F.I., Alessio Pizziol e hanno constatato, con non


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poca sorpresa, quanto complessa sia stata l’organizzazione e quanto articolata sia stata anche la gestione del Trofeo in tutti i suoi aspetti. La consolidata e cameratesca ritualità che, passo dopo passo, ha scandito il protocollo seguito dai Fratelli della Costa durante il Trofeo, è stata complemento ideale delle rigorosissime procedure codificate dai Falconieri durante la caccia con il falco e, di queste ultime, è divenuta cornice pregiata. I Fratelli della Tavola di Trieste hanno offerto il Trofeo Challenge al Falconiere vincitore che, secondo le regole del mondo

nautico, dovrà custodire con cura il Trofeo per un anno intero e restituirlo poi all’Organizzazione un mese prima della successiva manifestazione. In sequenza temporale, il Trofeo reca il nominativo di ogni Falconiere vincitore. Per la cronaca Giuseppe Chiodi è il Falconiere che si è aggiudicato il Trofeo della scorsa edizione 2014, mentre per il 2015 è Ivan Busso, accompagnato dal Lgt. Della Tavola di Castel Lova Ulderico Rigon. Il Falconiere che risulterà vincitore per tre anni consecutivi si aggiudicherà definitivamente il Trofeo. Per motivi escluCaccia Passione 33


sivamente organizzativi, la seconda edizione 2015 del Trofeo Ruggero da Flor come anche la prima, si è rivolta ad un ristretto numero di Falconieri e, come da prassi, ciascuno di essi è stato accompagnato sul campo di volo da un Fratello della Costa che ha condiviso tutti i momenti della caccia a stretto contatto con il Falconiere e ha contribuito, con il suo comportamento, al punteggio finale per la classifica generale. Oltre infatti a divulgare l’arte della Falconeria, é intendimento degli organizzatori evidenziare le consonanze di queste due Arti antiche, oltre a tenere viva nella memoria individuale e collettiva la tradizione millenaria e gloriosa della Marineria e della Falconeria. Il regolamento di caccia ha

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previsto che la gara si svolgesse secondo la duplice modalità di cosiddetti “alto volo “ e “ basso volo “. La selvaggina è stata ricercata con l’ausilio del cane. I giudici di gara, Francesco Lanzieri e Presidente dell’O.F.I. Alessio Pizziol, hanno attribuito un punteggio per ciascuno dei seguenti indicatori rilevabili oggettivamente: comportamento del Falconiere, comportamento del falco e del cane, sintonia tra il Fratello della Costa e il Falconiere. La somma dei singoli punteggi ha determinato, a insindacabile giudizio dei giudici, il totale attribuito a ciascuna coppia e i totali parziali hanno costituito la classifica finale. Il Trofeo Challenge 2015 è stato assegnato al Falconiere Ivan Busso e alla Tavola di Fratellanza di Castel Lova.


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Di seguito l’elenco dei falconieri partecipanti: 1. Chiodi Giuseppe - vincitore dell’edizione 2014 2. Volpin Enrico 3. Vinelli Massimo 4. Leone Antonio 5. Pasquariello Agostino 6. Busso Ivan 7. Barone Gianluca 8. Frison Giovanni 9. Mottin Stefano 10. Mazzetti Roberto 11. Trovato Matteo 12. Gaeti Franco Le riprese fotografiche sono state effettuate da Serena Galvani - che, oltre ad essere considerata fotografa ufficiale dei raduni di Falconieria, è anche Fratello della Costa della Tavola di Trieste- da Cesare Lucini, Fratello della Costa della Tavola

di Lugano e da Riccardo Camusso. Il clima quasi primaverile è stato determinante per la perfetta riuscita della manifestazione. La premiazione è stata effettuata dagli organizzatori dell’evento, Serena Galvani e Alessio Pizziol alla presenza del giudice di gara Francesco Lanzieri e la serata si è conclusa con lo Zafarrancho dei Fratelli della Costa, con il loro saluto e con il tradizionale Golpe de Canon sparato a più mandate in onore di tutti i Falconieri. A tutti i protagonisti è stata riconosciuta una miniatura di Castel del Monte (lo storico castello pugliese di Federico II) e ottimi Merlot per i brindisi d’arte. Non può mancare il ringraziamento ai proprietari dell’Agriturismo Corte Aurora di Bruso di Cona che hanno contribuito al buon esito della giornata, grazie all’atmosfera piacevolmente informale della loro ospitalità e alle prelibatezze della loro cucina. Caccia Passione 33


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Itinerari di caccia

Viaggio in Scozia..

Autentica ed esclusiva..

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Viaggio in Scozia..

Autentica ed esclusiva.. di Claudia Zedda

Montefeltro Sport - Caccia da Lord nella terra d’Albione. Caccia di prestigio e splendide residenze in territori di rara bellezza. La Scozia più tradizionale è nei paesaggi collinari del Perthshire: 20 riserve tra le quali scegliere il tipo di caccia che preferisci.

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i sono i castelli, ci sono i lunghi pascoli che si srotolano su colline morbide e verdi, e poi leggende che raccontano di fantasmi e cavalieri, inverni rigidi ed estati calde, dell’ottimo whisky, paesaggi dalla bellezza disarmante, e soprattutto tanta selvaggina: colombacci, oche, fagiani, starne, beccacce, lepri bianche e lepri rosse per ogni desiderio di cacciatore. Niente è lasciato al caso e fra le 20 riserve Montefeltro disponibili potrai scegliere la caccia che più ti si addice o sperimentarne di nuove. C’è un piccolo angolo di Scozia che Montefeltro ha trasformato nel paradiso dei cacciatori. Caccia nelle riserve scozzesi di Montefeltro: tutti i dettagli Il paesaggio che farà da scenario alle tue giornate di caccia è ricco e vario, bello anche solo da guardare, location di caccia unica nel suo genere. Nelle riserve Montefeltro le coltivazioni si intervallano ai pascoli, e spesso a sorpresa appaiono tratti di foreste antiche e silenziose. La sensazione è sempre la stessa: sembra che la natura in Scozia parli, e tu sei pronto ad ascoltare. Caccia Passione 38


Itinerari di caccia Niente di meglio di questi territori d’eccellenza per i colombacci che si tuffano nelle stoppie di grano e d’orzo e nelle piantagioni di colza, per le lepri che a sorpresa sbucano da ogni dove o per le grouse che fanno risuonare il proprio frullo sulle ampie colline ricoperte d’erica. La selvaggina qui è autentica e il contrasto fra ambienti di caccia selvaggi e atmosfera esclusiva, da country gentlemen lascia piacevolmente stupiti. Ci sono almeno 5 tipi di caccia ai quali potrai dedicarti: • tra marzo e aprile, luglio e agosto potrai dedicarti alla caccia ai colombacci in capanno; • da ottobre a gennaio puoi cimentarti nella caccia alle oche e anatre in capanno; • a ottobre fino a dicembre è aperta la caccia mista di pianura alla cerca o in battuta (fagiani, starne, lepri rosse, beccacce);

Magico paesaggio nella riserva di caccia Montefeltro

• la mista di montagna in battuta (lepri bianche e grouse) è disponibile da ottobre a dicembre; • tra agosto e novembre c’è anche la possibilità della caccia alla grouse con cane. Piccola postilla meritano le armi, che quando si tratta di viaggio venatorio non sono certo un dettaglio. Potrai scegliere di portare il tuo fucile (clicca qui per conoscere tutti i dettagli) o scegliere di noleggiare un’arma sul posto. Disponiamo di ottimi fucili di marche prestigiose: Benelli modelli Comfort, M1 e Beccaccia e Franchi modelli Affinity e Feeling, tanto per citarne alcuni. Il noleggio dei fucili in loco è consigliato specialmente se si sceglie di raggiungere la Scozia con voli low cost dall’Italia, visto che la maggior parte di questi non prevedono il trasporto di armi. La ciliegina sulla torta

Nella foto: Toni Gialdini presso la riserva di caccia La Stoppa. Caccia Passione 39


Che i paesaggi collinari del Perthshire siano panorami fra i più belli della Scozia, questo lo avrai già sentito dire. Quello che non sai è che una volta arrivato ad Edimburgo o a Glasgow verrai trasferito in un ottimo hotel vicino alle zone di caccia dotato di stanze con ogni comfort. Abbondanti colazioni all’inglese e raffinato whisky, naturalmente scozzese faranno da contorno a tutti i tuoi racconti di caccia: d’altronde le belle giornate che attendono chi sceglie di regalarsi una vacanza in Scozia, organizzata da Montefeltro tour operator, meritano d’essere raccontate.

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Itinerari di caccia

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Cani da caccia

Alla ricerca del

setter perduto Caccia Passione 43


Alla ricerca del

setter perduto

di Kalaris

Setter di ieri e di oggi a confronto: come l’ideale del setter perfetto si è evoluto cambiando nel tempo.

E

’ il cane più amato dagli italiani, cacciatori e non solo, una razza che nel bene e nel male è diventata famosa e che oggi vive sotto i riflettori. Eppure la razza la conoscono davvero in pochi: parlarne è un conto, sapere realmente con che cane si ha a che fare è tutto un altro paio di maniche. Per quanto alcuni professionisti del settore siano dell’opinione che il setter inglese così Caccia Passione 44

come si mostrava decenni fa non esiste più, è più probabile che la razza di oggi non sia per niente peggiore di quella di ieri: sbaglia dunque chi va alla ricerca del setter perduto, ad essere cambiata, in fondo è solamente l’idea che noi abbiamo della razza. Questo non significa che il setter di cinquant’anni fa non fosse diverso da quello odierno: il tratto che maggiormente li differenzia è la fortu-


Cani da caccia na. I setter di ieri erano piuttosto fortunati visto che dalla loro avevano la selvaggina, quella vera, da cacciare che niente ha a che vedere con gli esemplari che oggi si immette suoi territori di caccia, rassegnati e storditi. Per il resto il segugio è rimasto grosso modo invariato nei tratti e nei caratteri che spesso vengono elogiati tanto da aver reso il setter inglese una vera e propria super star che si allontana purtroppo dalla realtà. E’ infatti piuttosto difficile trovare un animale che corrisponda perfettamente all’ideale di razza che con gli anni si è venuto a creare. Conoscere il setter inglese significa infatti mettere in luce i suoi pregi (cosa che in

eppure chi ama la razza è bene ne conosca anche i difetti che diciamocelo, non sono pochi. Non è raro incontrare setter inglesi particolarmente paurosi: temono lo sparo, timore che può essere recuperato, ma che non di rado torna. Spesso la loro capacità olfattiva non va in parallelo con la loro velocità; non lo si dice spesso ma non di rado si incontrano esemplari testardi e soggetti alla ribellione durante il dressaggio, con taglie sempre più piccole (è lontano ormai il problema del gigantismo). Sempre più di si incontrano esemplari con mancanza di frangiatura o con problemi di displasia. Inoltre non tutti i setter presentano nel galoppo e

tanti hanno già fatto piuttosto bene), ma anche conoscerne i lati oscuri, i difetti che ad oggi stanno diventando piuttosto comuni. I talloni d’Achille del Setter Inglese. Piuttosto spesso si sente dire, con una certa ironia che non esiste un solo setter, ma almeno quattro: uno è da esposizione, uno è da gara, uno è da caccia è l’altro è da scaccia. Di quest’ultima tipologia si parla davvero poco,

nel movimento quello stile elegante che è loro richiesto e che è diventato uno standard, carenza probabilmente causata dal desiderio eccessivo di incrementare la velocità della razza tramite unioni poco proficue. Caccia vs gara. Alla base di questa idealizzazione forzata della razza è probabile ci sia il fatto che negli ultimi anni il setter inglese è diventato, è triste dirlo, un cane da spetCaccia Passione 45


tacolo. Tutta colpa dell’eccessiva importanza che si regala alle gare e alle prove cui sempre più di frequente i setter vengono iscritti. Il problema è che le prove sono una cosa, la caccia, quella vera è tutto un altro paio di maniche: chi ha visto un setter inglese correre per cacciare questo lo sa piuttosto bene. D’altronde la vera efficienza il setter la deve dimostrare quando attraversa e vive un terreno difficile, accidentato, naturale. Le giornate di caccia durano molto più dei 15 minuti di prova: sul campo di caccia il setter più ritrovare sé stesso e dimostrare quanto vale. Gli si potrà allora richiedere di dare il massimo in qualsiasi situazione e in qualsiasi ambiente, ma soprattutto di mantenere sempre stretto il legame con il proprio conduttore e sui terreni di caccia sì che è difficile farlo. Si tratta di attitudini che dovrà saper mettere in mostra anche quando sarà stanco da una giornata di caccia, affatica-

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Cani da caccia

to ma sinceramente felice. Ecco perché se davvero si è convinti che il setter sia stato perduto e sia da ritrovare, il campo migliore per farlo è quello di caccia e il cane da elogiare è quello che partecipa per davvero

alle giornate venatorie e che a tempo viene iscritto alle gare. Quello sì che è un campione perché anche lontano dai riflettori è stato in grado di superare tutte le prove che la natura e il selvatico gli hanno riservato. Caccia Passione 47


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Fucili canna liscia

Fausti Venetian:

un fucile celebra la mitica cittĂ lagunare.. Caccia Passione 49


Fausti Venetian:

un fucile celebra la mitica città lagunare..

di Emanuele Tabasso

Produrre modelli consolidati è la giusta aspirazione di ogni industria sempre che non si dimentichi come l’ordinaria amministrazione richieda di quando in quando il sale di un prodotto fuori dagli schemi.

L

a Fausti di Marcheno saldamente diretta dalla tre sorelle Elena, Giovanna e Barbara non può certo venir tacciata di immobilismo o di legare tutto il suo operato a prodotti tecnicamente validi, di bell’aspetto e di ottima resa sul campo. Ci sono naturalmente i due filoni tradizionali delle dop-

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piette e dei sovrapposti allestiti con un’ampia gamma di finiture e proposti in tutti i calibri per le canne lisce, senza mancare della giusta presenza anche nel difficile e speciale campo delle canne rigate. Da tempo questa Casa ha visto il fucile, elemento in sé squisitamente tecnico, come la tavolozza dei colori


Fucili canna liscia e la tela da pittore su cui poter rappresentare presso il pubblico opere d’arte, episodi storici, personaggi illustri. Nella nostra nazione tale superba pratica non è patrimonio culturale di un vasto numero di persone, l’ostracismo filosofico rivolto alle armi è tuttora ben orchestrato, pur tuttavia una compagine selezionata esiste e poi, non appena si rivolge l’attenzione all’estero, gli Stati Uniti in primis, si osserverà come tale prassi venga seguita e omaggiata della considerazione che merita. Il sovrapposto Venetian Osserviamo quest’ultima creazione della Fausti dedicata alla città che più d’ogni altra rappresenta il fascino, la malia, il sogno, le capacità mercantili di un tempo e la conseguente ricchezza impiegata con rara maestria nella gestione della Cosa Pubblica e nella creazione del Bello, sì con la maiuscola, in ogni cosa.

Venezia è stata la porta fra oriente e occidente, miscellanea di culture, teatro di personaggi come il Casanova che ancor oggi attirano attenzione e sottendono affari intriganti e amori impossibili, una città appesa al cielo e sospesa sull’acqua, un che di indefinito, ma di ineguagliabili capacità in ogni settore. Dedicare a lei un proprio fucile è atto di riverenza per quello che nel ‘700 Venezia rappresentava anche per Brescia, la città delle armi che sotto la Serenissima godeva di uno sviluppo enorme e di una considerazione ben meritata: il Leone di S. Marco con il vangelo e la spada rappresentava le due anime, la parola e l’azione, sotto cui si muoveva l’antica repubblica. Diamo così la giusta evidenza a questo fucile, anzi alla serie di fucili compresi nella denominazione Venetian, partendo dall’impianto tecnico della bascula del tipo arrotondato per

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una volumetria più leggera e raccolta dove il dorso di leggera convessità si raccorda con i fianchi che salgono a quella linea della tavola che marca in orizzontale il contatto con le canne e poi si innalza racchiudendo i seni, piccoli e garbati, evidenziati da un lucido rilievo arcuato. Nella testa parimenti arrotondata Caccia Passione 52 50

si inserisce la chiave a perno integrale e con pulsante traforato, seguita sulla codetta superiore dalla slitta della sicura in cui è inserito il tasto del commutatore di sparo: è previsto infatti il montaggio del meccanismo dotato del monogrillo. Da evidenziare a questo punto l’ovale della guardia che si prolunga in una


Fucili canna liscia codetta inferiore di ampiezza costante e tangente con la coccia, sempre in acciaio, inserita nella mezza pistola dell’impugnatura: un disegno con profili e volumi che ricordano da vicino quelli magistrali degli express inglesi. Tenute e chiusure appartengono al tipo brevettato chiamato Four Lock® dotato di semiperni e orecchioni con quattro punti di contrasto forniti da due rilievi fresati nei fianchi di bascula e i corrispondenti incavi ricavati nel monobloc di culatta con cui sono giuntate le canne; l’impianto viene integrato con l’aggiunta di due tenoni posteriori affiancati che fanno battuta contro il traversino di fondo: nella mortisa posteriore di questi tenoni si inserisce il tassello mosso dalla chiave attuando la chiusura. La calciatura in noce di classe elevata fa la sua parte nel catturare l’attenzione di chi osserva grazie al caldo colore di fondo su cui spiccano le fiammature brune, alla corretta disposizione dell’andamento di vena, alle sezioni e ai volumi in gioco tutti studiati per assecondare con eleganza l’estetica e la funzione tecnica; non secondaria poi l’opera di

incassatura eseguita con perizia e maestria. Un cenno all’impianto Aoget per lo sgancio dell’astina dove la levetta e la propria sede sono trattate in maniera del tutto particolare. Un cenno poi ai calibri proposti definiti secondo l’usuale schema britannico fra i medi, quindi il 16/70 e il 20/70, e fra i piccoli con il 28/70 e il .410Mg. Una scelta a nostro avviso assai centrata per meglio evidenziare la struttura del fucile: va rammentato come le bascule siano di misure specifiche in rapporto al calibro, quindi con pesi, maneggevolezza, estetica fuse coerentemente insieme. Le misure della calciatura e delle canne, strozzature e quant’altro forma il patrimonio specifico dell’arma possono venir concordate in sede di ordine per ottenere un fucile su misura e personalizzato. L’inciisione: L’animo di Venezia viene espresso dall’incisione curata dallo Studio Morghen e prodotta in edizione limitata: accenniamo soltanto a qualche particolare come la trabeazione nel pulsante della chiave che richiama il profilo di certe aperture caratteristiche delle costruzioni cittadine, o l’incrocio di due ferri

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da grata che appare sulla guardia, o ancora sul corpo della chiave, la bauta, la caratteristica maschera del settecento veneziano sormontata dall’altrettanto caratteristico cappello a tricorno. Sul dorso si erge il Leone di S. Marco, qui rappresentato nella versione con il solo Vangelo e senza la spada: al Museo della Guerra di Rovereto i manifestini lanciati su Vienna Caccia Passione 54

dall’impresa di D’Annunzio sono contornati da un disegno del Leone, ma con una bella spada pronta all’uso e la dicitura coniata dal Vate recita Iterum rudit leo, il leone nuovamente ruggisce: è il miglior augurio a questo nuovo fucile per un successo degno dell’impegno profuso nella sua realizzazione.


Fucili canna rigata

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La Cartuccia .30-06 Sprg. caricata dalla Fiocchi La cartuccia .30-06 Sprg. rimane un monumento specie per gli statunitensi e la disponibilità di un particolare fucile così camerato è stata l’occasione per saggiare un caricamento della Fiocchi che ci pare assai indovinato. di Emanuele Tabasso

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’ allestimento di fucili per il tiro a lunga distanza è diventato un settore interessante per molti costruttori che si cimentano con azioni corte, canne lunghe e di diametro sostanzioso per raggiungere precisione e giustezza di rosate a metrature inusuali. Una delle componenti favorevoli è l’adozione di una cartuccia di cui sia ben

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nota la precisione intrinseca, solitamente dotata di bossolo di media lunghezza: il .308 Win. e il 6,5x55 Mauser svedese raccolgono la parte maggioritaria delle preferenze per un uso molto elastico che prevede anche l’impiego venatorio, mentre il 6,5x47 Lapua o il 6 XC Norma sono versioni ancor più sofisticate e molto specialistiche. Tutto que-


Munizioni sto preambolo per dire come la Remington abbia sentito un’onda anomala nel pensiero dei tiratori e con essa la necessità di allestire un Mod. 700 con castello lungo per un poker di cartucce fra cui spicca nientemeno che il .30-06 Sprg. La messa a disposizione di un tale fucile ci ha indotto a prove con diverse cariche e una di queste si è particolarmente distinta nella costanza e nella precisione sulla base ridotta, ma pur sempre probante, dei 200 m: parliamo della cartuccia Fiocchi che illustriamo qui di seguito. La presentazione La scatola di cartone rigido verde scuro con sottili righe grigie verticali viene ravvivata dalla banda laterale rossa su cui spicca il marchio GFL; le scritte indicano la categoria

libri adatti come il .243 Win. ad esempio. Sulle due alette di chiusura laterali e sempre nella fascia rossa caratteristica, è riportato il calibro e poi sotto, in grafia ben grossa, il peso della palla, qui pari a 168 grs e ancora la dicitura M: King. Un plauso a questi caratteri che spiccano decisamente sul colore di fondo e si fanno leggere pure dagli scaffali di armeria anche da chi ha problemi di vista. All’interno si trova l’alveare in plastica rossa che trattiene le cariche, senza farle scivolare se per caso si è aperta la scatola al contrario, e ugualmente non oppone una resistenza fastidiosa quando le si preleva. Piccoli particolari che denotano attenzione per il lavoro ben fatto. L’inizio della produzione della cartucce Fiocchi da arma lunga rigata ha segui-

Extrema® Rifle Hunting quindi una carica di livello accurato e specifica per la caccia, caricata con la palla Sierra® MatchKing che, se proprio si vuol sottilizzare, sarebbe adatta al tiro di competizione, ma che da prove esperite in molte occasioni si è dimostrata validissima anche per la caccia, specie sul camoscio e sul capriolo, ovviamente in ca-

to una strada che si è rivelata molto saggia: si affida agli stabilimenti maggiormente versati in ogni rosa di calibri l’allestimento delle cartucce, queste ad esempio sono assemblate nello stabilimento Fiocchi di Fremont, nel Montana (USA), scegliendo sempre la componentistica più adeguata solitamente di propria produzione o con l’adozione di Caccia Passione 57


proiettili specifici, già notissimi sul mercato, come questo Match King della Sierra® che non ha certo bisogno di presentazioni. Una politica che raggiunge gli obiettivi di resa garantita e mantenimento di costi accessibili: infatti la confezione che abbiamo prelevato presso la Nuova Armeria del Centro di Alessandria era prezzata, ai primi di novembre 2015, a 32,00 €, fattore che la pone in vantaggio rispetto a molte altre concorrenti. Sul bancone di tiro L’amico Carlo ci dà come sempre una bella mano per le prove di tiro e qui spariamo un colpo di verifica a 50 m riscontrando come la messa a punto di Renato, contitolare dell’armeria, con l’apposito apparecchio per la taratura in bianco sia praticamente a posto. Due colpi a 100 m per un’ulteriore controllo e poi si passa ai 200 m dove queste Fiocchi si distinguono: osserviamo innanzitutto l’ottone dei bossoli di qualità e trattamento di classe elevata, non si riscontrano ammaccature o sbavature al colletto, nitida la sede dell’innesco posizionato sempre a perfezione. I proiettili sono una garanzia e, senza dilungarci su di loro, ci apprestiamo finalmente al tiro. Lo stivaggio nel caricatore fisso avviene senza intoppi così come la cameratura, sia appunto dal caricatore, che diretta con le dita; la chiusura dell’otturatore richiede uno sforzo minimo e sempre uguale segno che le misure sono corrette e costanti. La reazione allo sparo è mitigata dal notevole peso dell’arma e da quello medioleggero della palla, ma risulta comunque apprezzabile la mancanza di quella sensazione di rinculo accentuata, presente in molti altri caricamenti di questo calibro. I bossoli di risulta presentano l’annerimento basso e regolare del colletto, l’innesco con la traccia costante del percussore e la spianatura normale, segni questi di pressioni entro i giusti valori e di un’apprezzabile elasticità dell’ottone, fatto che non mancherà di suscitare l’atCaccia Passione 58

tenzione dei ricaricatori. In definitiva queste Fiocchi sono molto apprezzabili, ripetiamo anche nella quotazione, e le prestazioni sono del tutto adeguate alle aspettative del cacciatore come di quelle del tiratore di poligono.


Munizioni

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Accessori

SHOTHUNT ™

cacciatore di decibel..

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SHOTHUNT ™ cacciatore di decibel.. a cura di Pierfilippo Meloni

Questa protezione auricolare svolge due funzioni contemporaneamente: attenuazione automatica ed istantanea dei suoni dannosi come il rumore dello sparo e amplificazione suoni ambientali di debole intensità. Shothunt™ è un prodotto made In Italy ideato e prodotto dalla Euro Sonit srl, azienda milanese che può vantare un’esperienza venticinquennale nel campo dell’importazione e della produzione di apparecchi acustici. Questo per specificare che non si tratta di prodotti assemblati in qualche luogo lontano, ma di strumenti d’alta tecnologia costruiti in Italia e certificati CE come Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) da uno dei più importanti Centri di certificazione italiani. Gli auricolari Shothunt sono Standard Fit, ovvero universali e quindi adatti alla maggior parte dei padiglioni auricolari senza bisogno della presa di impronta. Ciò è possibile grazie all’utilizzo di speciali gommini in schiuma poliuretanica a memoria di forma che si automodellano perfettamente alla conformazione del canale uditivo garantendo un comfort eccezionale ed un’assoluta tenuta all’interno dell’orecchio scongiurando il rischio di perderli. Nella confezione di vendita si trovano tre diverse misure (small, medium e large) in modo che ognuno possa scegliere quella più adatta al proprio orecchio. A differenza delle cuffie elettroniche nelle Caccia Passione 62

quali i microfoni sono posizionati sulla parte anteriore o posteriore delle calotte, rendendo quindi artefatta la percezione dell’esatta provenienza dei suoni, i microfoni di Shothunt sono posti all’interno del padiglione auricolare permettendo di ottenere una direzionalità dei suoni a 360° molto più reale e naturale oltre a garantire una maggior protezione dei microfoni dal vento e dagli urti. Altra peculiarità è la possibilità di regolare tramite una rotellina (potenziometro) l’amplificazione in modo indipendente tra l’auricolare sinistro e il destro valorizzando un ascolto bilanciato e preciso che permette di individuare esattamente da dove arrivano suoni come il frusciare del cinghiale che avanza prudente nel folto del sottobosco, un frullo di ali o i passi di un compagno di battuta. Va sottolineato che gli Shothunt sono addirittura personalizzabili nel caso si abbiano difficoltà uditive che rendono difficili da percepire alcuni suoni della natura. E’ possibile infatti settare l’amplificazione in funzione delle personali esigenze d’ascolto permettendo nuovamente di udire lo zirlo d’un tordo piuttosto che il suono di un beeper lontano il tutto mantenendo una costante pro-


Accessori tezione dai traumi acustici dovuti allo sparo. Questi sofisticati tappi elettronici infatti nascondono un’intelligenza artificiale che riesce a distinguere i suoni da amplificare da quelli dannosi da attenuare! Altro aspetto degno di nota è che tutta la componentistica elettronica utilizzata è idrorepellente grazie alla nanotecnologia di impermeabilizzazione che garantisce la protezione degli auricolari contro acqua, umidità, sudore e corrosione. Gli auricolari Shothunt sono costruiti con una microtecnologia che consente di ridurre al massimo le loro dimensioni: misurano infatti meno di 2 cm di lunghezza e pesano addirittura meno di 2 grammi. Il corpo dell’auricolare è molto robusto e rea-

lizzato in resina anallergica di colore marrone, ha una forma chiamata in gergo tecnico half shell (mezza conca) ideale per adagiarsi perfettamente nel padiglione. Ciascun auricolare è alimentato da una pila zinco-aria modello 10, facilmente reperibile in commercio, con una durata media di 120 ore di funzionamento continuo. Gli auricolari sono consegnati in un’elegante confezione con interno in poliuretano espanso sagomato in cui vi sono nella parte superiore un astuccio rigido protettivo contenente gli auricolari, un dettagliato manuale di istruzioni e la garanzia di 2 anni mentre nella parte inferiore trovano posto 3 coppie di gommini, una confezione di 6 pile e uno spazzolino per la pulizia.

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Piazza Venezia..

di Goffredo Grassani

Nella mia discretamente lunga e impegnata attività di dirigente della Federazione Italiana della caccia ( I^ iscrizione 1968 – presidente comunale a Tarvisio, consigliere, segretario e presidente provinciale a Udine, consigliere regionale Friuli Venezia Giulia – ho dovuto giocoforza limitare la caccia vera e propria – caccia di montagna – per far fronte a tutte le incombenze che i vari incarichi hanno via via comportato.

ni dell’ambientalismo (e dei nemici di casa). E’ vero che nel 1992 abbiamo ottenuto una legge così e così, ma di più, in quel momento, non si poteva pretendere (ricordiamoci che la legge fu approvata dal Parlamento alle tre e mezza di notte e subito appresso il Governo si dimise). Comunque, è mia opinione che se la legge 157 fosse stata attuata tempestivamente (un esempio di intempestività?

In più, alla normale attività amministrativa ed organizzativa si è sovrapposto un periodo di eccezionale attività di contrasto alle azioni degli anticaccia: referendum nazionali e regionali in primo luogo. Impegno gravoso, ma anche gratificante: avevamo alle spalle una organizzazione eccezionale. Singolarmente come Federazione, unitariamente nell’UNAVI, con l’apporto del CNCN. Raccolta di firme, azioni di contrasto in Parlamento nei confronti del Governo, impegno personale di Parlamentari di spicco, manifestazioni di massa, a livello locale e nazionale: come non ricordare la riunione del Paleur a Roma, con l’autostrada bloccata dai numerosi pullman di cacciatori manifestanti, che non avevano potuto accedere all’EUR, causa il tutto esaurito? O la sfilata in Piazza Venezia? O quella al Circolo del Tennis? Cui corrispondeva, sul piano locale, una costante presenza, attiva ed efficace.

La Regione F.V.G. ha adottato il Piano Faunistico Regionale solo quest’anno!) e razionalmente (nella norma e nello spirito) altri e più sostanziosi sarebbero stati i risultati. Ma la dilazione e la diluizione nel tempo, nonché la morte prematura del Presidente Rosini (e in Regione FVG del Presidente Pertoldi), (mai sostituiti da personaggi di altrettanto spessore ndr), perdite che hanno favorito la pigrizia delle Regioni, hanno ridotto al minimo i benefici possibili che la legge avrebbe potuto avere sul territorio.

Ai giorni nostri, poi, stiamo assistendo ad una progressiva regressione nella potenzialità e capacità della Federcaccia (le altre sono, al solito, solo di facciata, per inconsistenza numerica) di essere protagonista del destino dell’attività venatoria, tanto meno della gestione, nonostante pomposi accordi su tutti i fronti, che non hanno altro effetto che sminuire le difese. I più devoti federcacciatori, mantengono l’iscrizioCi siamo difesi, ma abbiamo anche at- ne per affezione, non per fiducia. Io tra questi. taccato. Alla fine abbiamo vinto su tutti i fronti, rintuzzando tutti gli attacchi de- Siamo alla deriva. Non abbiamo più validi gli anticaccia, degli animalisti, dei taleba- punti di riferimento nei posti che contano. Caccia Passione 64


Attualità Da parte nostra, manchiamo soprattutto nella comunicazione all’esterno. Nonostante si sappia che quasi la metà della popolazione italiana è in qualche modo vicina all’ambiente venatorio ( vuoi per parentela, vuoi per amicizia, vuoi per apprezzamento per l’impegno sul territorio, vuoi per interesse – lavorativo, culinario o altro -), poco o nulla è stato fatto per acquisire maggior credibilità, informando al meglio i non cacciatori e contrastando perentoriamente ogni attività di denigrazione dell’attività venatoria. Sembriamo chiusi in una torre d’avorio, che perde sempre più di qualità e consistenza, contenti di un (poco) dorato isolamento. Più che una stazione di servizio, l’associazione venatoria sembra un club di eroi in pensione.

ne con l’ambito agricolo e silvo-pastorale; - continuare a ripetere che i cacciatori sono persone perbene (fedina penale pulita, amanti della compagnia, anche se un po’ fanfaroni, sociali, non violenti e, volenti o nolenti, sempre accorti e prudenti anche nella vita quotidiana, vista la spada di Damocle sulla loro testa da parte dell’autorità di polizia (che anche su un semplice sospetto possono ritirare la licenza ndr);. i benpensanti capirebbero.

Se all’analisi del risultato dell’indagine demoscopica, svolta da Astra Ricerche per CNCN, fosse seguita un’attenta campagna di informazione, tesa a : - far capire che la caccia non minaccia le specie in via di estinzione, anzi esistono limitazioni severe delle specie cacciabili e, inoltre, esiste una protezione ( ancorchè eccessiva) di specie che potrebbero tranquillamente essere gestite, come. Ad esempio, lo stambecco – che, come cacciatori, abbiamo collaborato a rinvigorire sulla Marmolada, dopo l’epidemia devastatrice- e la marmotta; - dichiarare a gran voce che l’uso delle armi da parte dei cacciatori è a scarso rischio, visti i numerosi corsi di istruzione, formazione, ecc. nonché le numerose prove e gare di tiro ( e addestramento) a tutti i livelli, nonostante gli accidentali casi negativi e la presenza, come ovunque, di qualche sconsiderato; - dimostrare che nell’attività venatoria non vi è alcuna violenza sulla natura: anzi, soprattutto localmente, si evidenzia una decisa azione di protezione sul piano culturale e istituzionale, nonché nella pratica quotidiana di collaborazio-

I mezzi ci sono: internet è un mezzo grandioso, ma attualmente usato solo (e non sempre) per annunciare convegni, troppe volte ripetitivi, inutili e fine a se stessi. In un consiglio nazionale FIDC di qualche tempo fa, il Presidente nazionale, premesso che “ i cacciatori hanno una capillare presenza sul territorio e nell’ambiente e, quindi, dovrebbero conoscere la fauna nella sua completezza e le necessità della stessa”, ha concluso: “ E’ auspicabile e non utopistico ipotizzare la costruzione di una rete per la raccolta dei dati di gestione!”.

E consoliderebbero la loro stima nei nostri confronti. Dell’opinione dei fondamentalisti, non ce ne può fregar di meno. Ma andrebbero contrastati e, se del caso, perseguiti, in ogni sede.

A quando? Ecco un altro argomento, basilare per la trasparenza e, quindi, per la comunicazione. Conoscere e divulgare dati sicuri di consistenze, prelievi, migrazioni, malattie e quant’altro attinente all’attività venatoria, e gestionale in genere (ad esempio, danni emergenti e vincoli persistenti), potrebbero ricreare il clima di serena convivenza e l’antico apprezzamento per la figura del cacciatore. Ma bisogna fare, non solo dire. Goffredo Grassani.

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Accessori per la caccia Pattadese, Coltelli di Sardegna per Tradizione. Si tratta di un coltello a serramanico, dalla linea affusolata e sinuosa con il manico in monoblocco con un’anima in ferro o ottone, compresa tra due guance in corno. Anticamente, ma anche oggi, veniva commissionato a seconda delle esigenze che andava a servire. Il corno usato per la realizzazione del Pattadese è di muflone o montone,

Hornady Lock-N-Load Sonic Cleaner e i 100 bossoli come nuovi È possibile, disponendo dell’attrezzatura adatta la pulizia dei bossoli, prima di procedere con ogni ulteriore criterio di selezione, può determinare il più indimenticabile dei successi sportivi se ben eseguita, oppure il più doloroso sconforto se sottovalutata. Dalla Hornady Manufactoring Company di Grand Island, Nevada, ci giunge notizia di questa nuova pulitrice elettrica per bossoli, la cui concezione coinvolge la tecnologia degli ultrasuoni applicata alla ricarica. La macchina può pulire, in una sola sessione, cento bossoli calibro .308 Winchester, oppure ben duecento in calibro .223 Remington.

Il collare beeper “CANIBEEP RADIO PRO” mette in comunicazione cane e cacciatore Il CANIBEEP RADIO PRO della Canicom è un collare beeper ideato per stabilire un contatto tra il cane ed il padrone. E’ stato progettato per consentire al cacciatore di localizzare il cane quando è in ferma, in cerca o quando si ritiene necessario. Durante le battute di caccia, spesso, è necessario stabilire un contatto con il cane ai fini di una buona riuscita della stessa. Canibeep Radio Pro è un collare beeper dotato di telecomando, che permette al cacciatore di localizzare immediatamente il cane fino a 300 mt. Caccia Passione 70


Cucina

Petti di coturnice

con aceto belsamico e peperoni in agrodolce

INGREDIENTI PER 4 PERSONE: • • • • • • • • • • •

6 petti di coturnice 2 peperoni di media grandezza 1 rametto di timo 1 rametto di rosmarino 1 spicchio di aglio 1 peperoncino fresco (se forte metà) 30 g. di burro 1 cucchiaio di aceto balsamico 2 cucchiai di aceto di vino bianco 1 cucchiaio di zucchero farina, sale e pepe q.b.

di Adelmo Giacomini

PREPARAZIONE: Lavare i peperoni, dividerli a metà, privarli dei semi e grigliarli in forno. Non appena i peperoni saranno sufficientemente cotti metterli in una ciotola, coprirli con della pellicola e farli freddare, questa operazione faciliterà la rimozione della pelle. Tagliare a pezzetti i peperoni già spellati e farli rosolare velocemente nell’olio extravergine e uno spicchio d’aglio. Sfumare con l’aceto di vino bianco, attendere che evapori ed aggiungere lo zucchero. omogeneizzare il tutto con il frullatore ad immersione e, se necessario, far addensare o diluire il composto fino ad ottenere una purea. Disossare i petti di coturnice, (la preparazione non prevede l’utilizzo della pelle quindi possiamo spellare direttamente le coturnici senza spiumarle) infarinarli ed eliminare la farina in eccesso. In un tegame antiaderente rosolare i petti nel burro caldo aromatizzato con il timo ed il rosmarino. Appena avranno preso colore aggiungere l’aceto balsamico (consiglio di diluire l’aceto balsamico con dell’acqua, soprattutto se molto denso, questo consentirà di distribuire meglio l’aceto sui petti) lasciare insaporire i petti per qualche minuto e spegnere il fuoco. Togliere la carne++++ e lasciarla riposare un paio di minuti (questo procedimento consentirà ai succhi che durante la cottura si sono concentrati al centro di redistribuirsi e rendere così più succosa la carne). Stendere sul fondo del piatto la composta di peperoni, scaloppare i petti ed adagiarli sulla composta terminando il piatto con del pepe macinato fresco. Buon appetito Caccia Passione 67


1 - Grigliare al forno i peperoni.

2- Coprire i peperoni con della pellicola.

Sopra: l’esperto di cucina Adelmo Giacomini Caccia Passione 68


Cucina

3 - Peperoni spellati e pronti alla frullatura.

2- Voilà , il piatto è servito.

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Veterinaria

Otiti..

Le cause pi첫 comuni.. Caccia Passione 71


Otiti..

Le cause più comuni.. Quando il cane sta male stiamo male anche noi. E’ tutta causa dell’empatia che si viene a creare fra cacciatore e ausiliare.

E’

tutta causa dell’empatia che si viene a creare fra cacciatore e ausiliare. L’empatia fra cane e cacciatore c’è o ci dovrebbe essere fin da subito e ci fa star bene, ma non sempre. Prendi ad esempio quando il cane soffre di otiti. Faresti di tutto per eliminare il problema. La cosa migliore è conoscerne le cause: a quel Caccia Passione 72

di Kalaris

punto la soluzione è più facile da trovare. La conformazione. Di otiti possono soffrire tutti i cani. Ci sono però alcune razze più propense a questo genere di problema. Sono soprattutto le orecchie lunghe e cadenti a rappresentare una difficoltà. Non c’è springer spaniel o cocker che non conosca l’otite e la causa sta nella conformazione del suo


Veterinaria

padiglione auricolare. L’orecchio se lungo e cadente permette la creazione di un habitat perfetto per funghi e batteri: la temperatura aumenta, l’umidità non manca e il gioco è fatto. Se hai con te un cane con orecchie piuttosto cadenti e coprenti tieni in considerazione il problema e non sottovalutare mai la situazione. Un’otite trascurata o mal curata è probabile si cronicizzi. A quel punto la situazione diventa davvero pesante da sostenere. Otodectes cynotis e altri parassiti. Sono forse uno dei motivi più comuni che causano le otiti. L’ otodectes cynotis è il più comune e il più noto: si tratta di acaro che somiglia molto da vicino a quello che causa la rogna. Non è un caso che l’otite, quando parassitaria venga detta rogna auricolare. La patologia si presenta con frequenza nei cuccioli, caratterizzata da abbondante produzione di cerume scuro. Appena si presentano i primi sintomi è bene recarsi dal veterinario. Le allergie. Le otiti possono essere anche sintomo di allergie. In questo caso il cane può presentare prurito, scuotere la testa nervosamente, mostrare lesioni nel padiglione auricolare, ma anche arrossamento generalizza-

to. In uno stadio avanzato l’infiammazione può pure complicarsi a causa della presenza di batteri o lieviti che in tali condizioni si moltiplicano facilmente. Il problema, quando insorge l’otite per cause allergiche, interessa entrambe le orecchie, ma non è raro che una parte sia più sensibile dell’altra. Non è raro che l’allergia sia di origine alimentare. In quel caso si presenta nei cuccioli o negli esemplari più anziani e si associa a problemi cutanei di vario genere. Più che puntare su prove allergiche, che non sempre danno certezze, il consiglio è quello di imporre all’animale una dieta specifica. In questo modo sarà facile capire se in realtà è stata un’allergia a causare l’otite. Nel caso la dieta dia esito positivo, con scomparsa di malessere e otite, è bene reintrodurre lentamente tutti gli alimenti per escludere infine l’incriminato. Ovviamente il tutto dovrà avvenire sotto la supervisione del veterinario di riferimento. Spighe e corpi estranei. Ecco un’altra causa delle otiti che qualunque proprietario di un cane conosce bene. Qualsiasi corpo estraneo, siano forasacchi, tappi di cerume, vecchi medicamenti, tutto può causaCaccia Passione 73


re l’insorgere dell’otite. La pulizia dell’orecchio, non lo si dice a caso, è fondamentale. Malattie autoimmuni. Alcune volte capita che sul padiglione compaiano lesioni crostose che proprio non riescono a guarire, nonostante l’uso di antibiotici. In quel caso si può prendere in considerazione l’eventualità della malattia autoimmune. Le più note sono il lupus eritematoso e il pemfigo fogliaceo. L’unica cura realmente efficace in questo caso è l’uso di cortisonici. Patologie ormonali e neoplasie. Ipotiroidismo,

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sindrome da femminilizzazione nel maschio, sertolioma sono tutte situazioni che possono causare otiti ceruminose. Anche i tumori benigni (più raramente maligni) possono causare la chiusura del canale uditivo. I polipi impediscono infatti il regolare deflusso delle secrezioni auricolari e gli eventuali ristagni possono causare otiti. Tutte queste sono le più comuni cause in grado di provocare l’otite nel cane. Conoscerle è importante per risolvere il problema nei tempi più rapidi e nei modi migliori.


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