Caccia Passione maggio 2016

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ANNO V nr. 05 - Maggio 2016

CACCIA PASSIONE Dedicato a chi ha la passione per la caccia

“Il Dito nell’occhio” di Bruno Modugno: • La lobby degli animalisti

Itinerari di caccia: • Caccia al tesoro

Canna rigata:

• Tikka T3x: i duri in azione

Allodole:

quando caccia fa rima con arte


ANNO V nr. 05 - Maggio 2016

CACCIA PASSIONE Dedicato a chi ha la passione per la caccia

“Il Dito nell’occhio” di Bruno Modugno: • La lobby degli animalisti

in copertina A l l o d o l e : q ua n d o c ac c ia fa ri m a c o n a rt e . .

Itinerari di caccia: • Caccia al tesoro

Canna rigata:

• Tikka T3x: i duri in azione

Allodole:

E’ una caccia che presto o tardi affascina tutti: insomma è un po’ come la corsa, può non interessarti da sempre, ma prima o poi ci caschi anche tu.

quando caccia fa rima con arte

SOMMARIO Anno V Nr. 05

14 Migratoria:

Allodole: quando caccia fa rima con arte

www.cacciapassione.com

Pg 8 “Il Dito nell’occhio”.. La lobby degli animalisti

Bruno Modugno

Pg 12 News ed eventi venatori

22 Ungulati:

Caprioli d’inverno

a cura della redazione

Pg 14 M igratoria: Allodole: quando caccia fa rima con arte

Claudia Zedda

Pg 22 U ngulati: Caprioli d’inverno

28 Trofeistica:

Caccia al tesoro

Caccia Passione 2

Vincenzo Frascino

Pg 28 Trofeistica: Caccia al tesoro

Pina Apicella

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Sommario Pg 54 Ottiche: Cannocchiali Steiner Range Riccardo Camusso

Pg 60 Attualità: Non è mai finita!

Goffredo Grassani

Pg 64 Photogallery: Una saetta nei campi

8 “ Il Dito nell’occhio”..

La lobby degli animalisti

Vincenzo Frascino

Pg 66 Cucina: Pernici all’uva bianca

Adelmo Giacomini

Pg 34 Digiscoping: Le MirrorLess e i nostri Workshop

Riccardo Camusso

Pg 68 Veterinaria: Alimentazione canina e mangimi “grain free” da scoprire Kalaris

Pg 36 Cani da caccia: Segugio Bavarese da Montagna: il migliore nei cane da traccia.

Pierfilippo Meloni

Pg 40 Fucili canna liscia: Benelli Raffaello-Ethos 20

Benelli Armi

44 Fucili canna rigata:

Tikka T3x: i duri in azione

Pg 44 Fucili canna rigata: Tikka T3x: i duri in azione

Emanuele Tabasso

Pg 50 Munizioni: Le cartucce Winchester con palla XP Extreme Point0 Emanuele Tabasso

54 Ottiche:

Cannocchiali Steiner Range Caccia Passione 3



Editoriale LA CACCIA È UNA RISORSA... Sono appena tornato dall’Ungheria, un viaggio che Bruno Modugno, Goffredo Grassani ed alcuni altri amici fanno da 26 anni, io mi sono aggregato al gruppo ormai da circa 10 anni. Andiamo per l’apertura della caccia ai maschi di capriolo. Ancora una volta in soli tre giorni di caccia, 6 uscite in tutto tra mattina e pomeriggio, tutte le quote a forfait sono state ampiamente completate, alcuni di noi hanno raddoppiato la propria quota, tirando ben 6 caprioli ed alcuni altri dopo i primi 3 caprioli si sono dedicati al prelievo di un capo da medaglia. Ad ogni uscita assistiamo ad un vero e proprio trionfo della natura, contiamo non meno di 60 o 70 caprioli per uscita, avendo in tal modo l’opportunità di scegliere accuratamente i capi da prelevare: lepri e fagiani si incontrano a iosa e di tanto in tanto ci capita di vedere dei cinghiali che sembrano delle piccole utilitarie con le difese. Queste scene si ripetono per tutte le uscite che facciamo. Allora qual è la differenza con il nostro paese? Naturalmente anche lì e forse più che da noi l’agricoltura riveste un carattere importantissimo, le culture sono a perdita d’occhio e quindi anche gli eventuali danni che gli animali possono arrecare potenzialmente sono importanti. La chiave di volta è quindi soltanto una: la caccia è un’importante risorsa economica per il paese! Per queste ragioni gli animali selvatici vengono gestiti in maniera impeccabile e del tutto intelligente: la “potatura” dei capi, affinché la specie si sviluppi nel migliore dei modi, la fanno fare ai cacciatori stranieri a fior di quattrini. Se ci pensiamo bene sono riusciti a quadrare il cerchio. A loro rimane il “capitale” con soggetti sempre migliori e in un numero corretto per lo sviluppo dei sistemi ambientali e quelli da togliere li vendono creando economia, turismo e indotto economico. D’altra parte cacciatori italiani, francesi, tedeschi, spagnoli, solo per citarne alcuni, fanno la fila per poter andare a caccia in un paese che rappresenta un modello nella gestione del territorio e delle specie selvatiche e che possiede gli esemplari più belli d’Europa. Appena tornato, quasi per ironia della sorte, nel mio distretto di caccia è previsto un censimento. Ancora con gli occhi pieni delle meraviglie Ungheresi Sabato mattina mi presento per firmare il registro e prendere la mia scheda di osservazione. Un sospetto di capriolo in mezzo al grano e qualche scrofa con i piccoli ancora in “pigiama” sono stati i risultati della mia posta e di quelle vicino a me, e per carità non ci lamentiamo affatto, almeno qualcosa l’abbiamo vista. Fintanto che nel nostro paese gli animali selvatici rappresentano da un canto una bandiera degli animalisti che irresponsabilmente ritengono che la non gestione e l’anticaccia siamo la soluzione...

Continua la lettura sul portale.. Federico Cusimano


LA LOBBY DEGLI ANIMALISTI di Bruno Modugno

Q

uesto mese avrei bisogno di molte dita (o diti?) da ficcare nell’occhio di tutti quelli che credono alle buone intenzioni di chi guida i movimenti animalisti, di quelli che li considerano eroici e disinteressati Robin Hood impegnati nella difesa dei diritti dei poveri animali maltrattati, allevati in batteria, per essere poi ammazzati e spellati ancora vivi. E allora sono anch’io animalista. Anch’io mi indigno contro chi procura inutili sofferenze agli animali, siano allevatori, macellai. E anche cacciatori. Ricordo un mio carissimo amico, Riccardo Fellini, fratello del più famoso Federico. Attore in venti film, l’abbiamo visto nei Vitelloni. Riccardo era anche regista. Cito il suo primo e unico film “Storie sulla sabbia”. Era amico degli animali e nemico della caccia. Ma non abbiamo mai litigato, perché capiva il mio modo di essere cacciatore. Riccardo realizzò col mio aiuto una bellissima serie per la Rai Tv dal titolo “Quegli animali degli Italiani” dove per primo denunciò quegli allevamenti in batteria che producevano a basso costo (in spazi ristretti, senza alternanza tra giorno e notte, con dosi assai alte di ormoni e antibiotici) polli da rosticceria e da bancone di supermercato, bistecche, braciole, salsicce e culatelli. Per la prima volta la cinepresa entrò nelle camere della morte Caccia Passione 6

dei mattatoi, nelle catene di montaggio del pollo da supermarket, dove le povere bestie entravano vive e ne uscivano morte e spennate..Una serie durissima, spietata, da me condivisa e sostenuta, che riusci a migliorare le condizioni di vita e di morte degli animali dei quali ci nutriamo. Ma intanto continuavo ad andare a caccia. Legittimamente perché mi consideravo e mi considero carnivoro e predatore. A caccia anch’io uccido un animale, ma libero, con infinite possibilità di salvarsi, uno fra i tanti, con la consapevolezza che quella fucilata, non casuale ma indirizzata a quell’animale e non a un altro, servirà anche a “potare” quella popolazione di ungulati e conservarla e addirittura migliorarla. E poi godrò delle sue carni insieme ad amici e persone care rinnovando un antico rito di amicizia e solidarietà. Basta con le digressioni. A me l’occhio. Torniamo ai difensori, spesso violenti, dei diritti degli animali. Sono i crociati di una nuova religione, già condivisa da Hitler e dai suoi gerarchi. Tutti animalisti, vegetariani e precursori dei vegani. Tutti tranne Goering, grande e appassionato cacciatore. Gente oltranzista, violenta. Seguaci di una ideologia estrema, pronti a tutto, dal picchiare chi non la pensa come loro, a far saltare i tralicci, ad aprire le gabbie dei visoni e di altri anima-


Il dito nell’occhio...

li da pelliccia che si sono ormai diffusi sul territorio con grave danno per le specie autoctone. Pronta a dar la caccia a ricercatori e sperimentatori di farmaci. A minacciare personaggi come me che difendono la buona caccia, al punto che il porto di pistola che mi fu rilasciata dalla Digos negli anni ’70 ai tempi degli “anni di piombo”, mi era stato mantenuto anche dopo che le BR erano state sgominate. Poi, tre anni fa, il questore ha ritenuto che non corressi più alcun pericolo. Se lo dice lui… Sono estremisti, seguaci di una religione, di una ideologia? Dei forsennati idealisti?. Forse qualcuno lo è. Ma certo che tutti fanno

parte di una lobby assai potente, più di quella dei petrolieri, del tabacco, dei farmaceutici, delle armi (che poi in Italia è la più debole, non potente come negli USA). Lo denunciano Virginia Della Sala e Stefano Feltri in un articolo pubblicato su “Il Fatto Quotidiano” e sul blog di Pierluigi Piccini, dove si legge che “l’Italia rischia una procedura d’infrazione europea perché due anni fa ha vietato di allevare i cani da laboratorio anche se è ancora lecito usarli per la ricerca biomedica. Ma date tempo alla Lega Anti-Vivisezione (Lav) e anche questa incongruenza sarà risolta: alla Luiss il professor Pier Luigi Petrillo, massimo esperto di lobby in Italia, Caccia Passione 7


apre i suoi corsi sui rapporti tra interessi e politica parlando del gruppo più efficace, la Lav. Il 29 marzo del 2014 la Lega ottiene un decreto legislativo in contrasto con la direttiva comunitaria che il Parlamento italiano doveva recepire, prodotto di un’azione di lobbying di successo”. Alla fine la politica non può che adeguarsi. La lobby animalista è riuscita a modificare anche il codice civile: ogni regolamento condominiale che vieta il possesso di animali è illegittimo. Insomma, una lobby potente, più di quella della petrolchimica, anche se non è detto che non siano collegate fra loro. Date un’occhiata alle pubblicazioni di questa o quella associazione ambientalistica. Talvolta vi capita di leggere “Questa pubblicazione è stampata su carta riciclata ed stata realizzata grazie al contributo di…” e segue il nome di un’industria che raffina petroli o fabbrica prodotti chimici. Insomma non è un mistero che tra gli sponsor di alcune associazioni ambientalistiche vi siano i grandi inquinatori. Ai

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tempi dei referendum c’era il sospetto che i finanziatori fossero ancora loro perché, puntando il dito contro la caccia, si sarebbe distratta l’opinione pubblica dai loro misfatti. Lo scrissi più volte, indicando nomi delle ditte e ragioni sociali, lo ripetei in televisione e non presi una querela. Massimiliano Filippi, segretario generale di Federfauna scrive in un suo articolo, a proposito di sospetti collegamenti: “… la lobby animalista punta a sostituire pelle, pellicce, seta e lana con prodotti sintetici, quasi tutti derivati dal petrolio…” Ma questo è un cattivo pensiero! La prima azione della lobby delle associazioni animaliste risale al 1991, anno di promulgazione della legge 281 sul randagismo, contrabbandata come una “battaglia di civiltà”. Ma in 25 anni, il problema anziché essere risolto si è aggravato. La spesa per affrontarlo, a carico di tutti noi, ha superato quanto previsto per una normale “finanziaria”. E, guarda caso, il 70% dei canili è gestito dalle associazioni animaliste. Anche la legge 189 del 2004 sul maltrattamento degli animali è frutto del lavoro di lobby. Detta così, sembra una cosa santa e giusta perché si volevano contrastare i combattimenti tra cani. Ma la legge è diventata uno strumento di potere per le associazioni animaliste. È l’unica in tutto il mondo che consenta ad un unico soggetto di denunciare un reato (o presunto tale), collaborare al sequestro degli animali, diventare affidataria degli stessi, costituirsi parte civile ed essere destinataria delle eventuali sanzioni. Ma le spese per le indagini, i sequestri, i processi le paghiamo noi. E sono sempre i cittadini a pagare le spese dei ricorsi ai diversi Tribunali Amministrativi Regionali contro le leggi che riguardano la caccia, i circhi, gli allevamenti. Di buone intenzioni è lastricato il pavimento dell’Inferno. E se ancora credete ai predicatori, vi meritate un dito nell’occhio.



Oristano. Abbattimento cornacchie grigie, coldiretti soddisfatta. Il contenimento era stato richiesto con urgenza per limitare i danni alle colture agricole: ora verranno incaricati i coadiutori iscritti agli albi provinciali. attualità. La cornacchia grigia, in particolare, rappresenta una delle specie più dannose per le colture, sullo stesso piano dei cinghiali e i cormorani. Il piano provinciale era quindi indispensabile, con interventi urgenti di contenimento: già lo scorso anno si decise di agire allo stesso modo per limitare le distruzioni da parte dei volatili in questione. Tra l’altro, la Coldiretti ha ricordato come gli abbattimenti siano un deterrente per gli altri animali. La nota ufficiale rimarca inoltre l’importanza della tempistica, visto che il a Coldiretti ha espresso la sua più viva soddisfa- piano doveva essere introdotto nei tempi giusti e a zione per l’annuncio da parte della Provincia di questo punto si può sperare in una maggiore sereniOristano di autorizzare l’abbattimento della cornac- tà nella campagne. La speranza di Coldiretti Oristachia grigia in questa parte della Sardegna. Secondo no è che i coadiutori iscritti vengano attivati subito, la sezione locale dell’associazione si tratta di una cominciando ad abbattere le cornacchie nei territori risposta importante e più volte richiesta e voluta. I che hanno fatto registrare il maggior numero di dancoltivatori diretti oristanesi hanno sottolineato come ni e disagi. Per i mesi futuri si attendono altri accorquello della fauna selvatica sia ormai un problema di della stessa portata e con la medesima sollecitufuori controllo, oltre che un argomento di estrema dine temporale per quel che concerne l’esecuzione.

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Game Fair 2016, spettacoli di falconeria e tanto altro.. A Grosseto “I Falconieri del Re”, il più importante gruppo italiano stupirà con due appuntamenti ogni giorno.

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ancano due settimane all’inizio dell’edizione 2016 di Game Fair, il più importante evento in Italia dedicato alla caccia, al tiro sportivo e alla vita all’aria aperta che si svolgerà a Grosseto dal 27 al 29 maggio. Tra gli appuntamenti di maggiore rilievo vale la pena approfondire quello relativo alla falconeria. Alla manifestazione sarà presente il principale e più conosciuto gruppo itaiano, “I Falconieri del Re”: dieci falconieri e tantissimi rapaci saranno protagonisti di dimostrazioni dal carattere storico e scientifico, con l’obiettivo di approfondire la conoscenza di questi animali e il rapporto che si riesce a costruire con l’uomo. L’elenco degli spettacoli è lungo, si va dai voli acrobatici alle picchiate velocissime di poiane, falchi di Harris, aquile e falchi pellegrini, i quali

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daranno vita a scene ispirate ad attività venatorie, il tutto all’insegna di un’atmosfera magica che non può essere riprodotta facilmente. Lo spettacolo si ripeterà due volte al giorno per tutte e tre le giornate del Game Fair e sarà possibile anche ammirare i rapaci a riposo. Tra le principali novità del 2016 si possono citare i falconieri “bambini” e i suoni musicali dal vivo. L’arte della falconeria, antichissima e riconosciuta dall’Unesco nel 2010, avrà dunque uno spazio di grande rilievo a Grosseto. - 10.05.2016.


News venatorie Benelli a Caccia Village con il Raffaello Ethos cal. 20. Lo stile Benelli è inconfondibile e per toccarlo con mano Benelli e il suo team invitano tutti i cacciatori e gli appassionati d’armi, al Caccia Village di Bastia Umbra che aprirà i battenti venerdì 13 Maggio 2016 alle ore 15.00 e si concluderà domenica alle ore 19.00.

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enelli e il suo team invitano tutti i cacciatori e gli appassionati d’armi, alla fiera di Caccia Village a Bastia Umbra, la rassegna fieristica aprirà i battenti venerdì 13 Maggio alle ore 15.00 e si concluderà domenica alle ore 19.00. Potrete vedere tutte le novità Benelli al padiglione 8 stand G7. Saremo presenti con la più ampia gamma di semiautomatici del mondo. Gli appassionati potranno ammirare il nuovo arrivato di questo 2016, il Raffaello Ethos cal. 20 che sarà presentato ufficialmente sul mercato italiano. Sugli espositori della fiera, ci saranno in bella mostra anche i semiautomatici della gamma Raffaello, la nuova carabina da battuta Argo E Battue e l’innovativo sovrapposto 828U. Allo stand Benelli, gli appassionati avranno la possibilità di scoprire nei minimi dettagli le soluzioni tecniche dell’828U.

I segreti del nuovo Over&Under Benelli saranno illustrati dai tecnici che ne hanno seguito lo sviluppo, dalle origini del progetto sino alla produzione in serie. Il sovrapposto, che ha ottenuto il premio Shotgun of the year 2016 dalla critica americana, è oggi uno dei fucili più richiesti dal mercato. Gli appassionati avranno anche la possibilità di provarlo al campo da tiro con il Colombo e il nuovissimo Raffaello Ethos cal. 20. Il semiautomatico Benelli Ethos cal. 20 pronto per un test sul campo. In fiera, ci sarà anche l’occasione di incontrare i ragazzi dell’assistenza Benelli pronti a rispondere a qualsiasi domanda e soddisfare ogni tipo di curiosità. Qui di seguito gli orari della fiera: venerdì 13 Maggio ore 15.00 – 20.00, sabato 14 e domenica 15 ore 9.00 – 19.00. Benelli Armi

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Migratoria

Allodole:

quando caccia fa rima con arte

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Allodole:

quando caccia fa rima con arte di Claudia Zedda

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una caccia che presto o tardi affascina tutti: insomma è un po’ come la corsa, può non interessarti da sempre, ma prima o poi ci caschi anche tu. Eppure per andare a caccia di allodole non serve solo volontà e un paio di scarpe buone, serve piuttosto molta pratica, tanta esperienza e pure un briciolo di fortuna. Le competenze che l’allodola ti obbliga a mettere in campo sono tante: conoscenza dei venti, delle temperature, dei terreni di caccia, conoscenza del selvatico delicatissimo e molto sensibile, ma anche preparazione nell’arte del fischio, gestione e tenuta di una buona batteria di cantori e pure capacità di realizzare un capanno a cinque stelle. Tante competenze, tutte richieste e necessarie se si vuole ottenere qualche risultato. Eppure i cacciatori che amano le allodole non si lasciano spaventare, perché quando in ballo c’è la passione tutto si fa con legge- di fare la differenza. È indispensabile farlo rezza ed entusiasmo. nel modo giusto e nel momento giusto dato che spesso le allodole anche se alte e fuori L’arte del fischio tiro, richiamate dal canto, cambiano la loro L’attrezzatura, quando si parla di allodole, rotta per venirci incontro. Un buon fischianon è tutto e non è la cosa più importante. tore è in grado di far abbassare le allodole C’è da mettere in conto la bravura nel mano- anche meno credulone, indirizzandole al vrare gli zimbelli ad esempio, ma pure la ca- tiro. A questo punto non resta al cacciatore pacità di fischiare a bocca, attitudine spesso che valutare la possibilità e l’efficacia dello sottovalutata, data per scontata, ma in grado sparo e dare il meglio di sé. Caccia Passione 14


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Altro dettaglio da non sottovalutare è la buona conoscenza dell’uso della pistola, meglio se d’osso, esattamente come quelle che si trovavano in commercio un tempo. Dove si impara a fischiare? Sul campo naturalmente, ascoltando i cacciatori più anziani e la natura che ci circonda. Quella si che è la migliore insegnante che si possa avere. Zimbelli, cantori e strumenti Per le allodole, non c’è dubbio, una buona batteria di cantori ha una certa presa, uguale a quella che possono avere zimbelli ben manovrati, nei modi e nei momenti giusti. Una cosa di cui si parla poco, ma che può dimostrarsi davvero importante è l’ottima

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L’autore e il setter Tim.

imbarcatura, precisa e laboriosa, che lascerà libere nel movimento le ali e non nuocerà in alcun modo a queste delicate creature. La tecnologia oggi, inutile dirlo, ci offre una marea di strumenti che tagliano corto con il passato. Ce ne sono di ogni tipo e di ogni Caccia Passione 18

costo, prodotti artigianali a cinque stelle, attrezzi bellissimi da vedersi, ma tutti da testare sul campo, che se ad un’allodola la nostra nuova giostra, o la civetta finta non piacciono, non piacciono punto e a capo. E in questo caso non resta che ricorrere al passato,


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renda ideali per le nostre esigenze. E forse è anche questo il bello di questa caccia: con l’impegno e con l’ingegno i nostri attrezzi possono essere perfezionati e resi su misura per noi, per i nostri territori di caccia e per le nostre allodole.

offrendo alle attrezzature iper moderne un piccolo aiuto, di quelli che gli avrebbe dato mio nonno che tutto aggiustava e migliorava. Ecco appunto, gli attrezzi moderni, alle volte tecnologici, alle volte bellissimi, spesso hanno bisogno di un’aggiustatina che li

Il capanno Il capanno è fondamentale per la buona riuscita della giornata di caccia. La sua collocazione, il suo mimetismo sono dettagli che non possono passare inosservati. Che tu scelga di fare affidamento su un capano fisso o temporaneo è indispensabile che questo sia ben mimetizzato. Le allodole sono delle creature piuttosto confidenti, in alcuni casi creduloni, ma sciocche mai. Nascondere il capanno è semplice: puoi fare affidamento su erbe e sterpaglie locali, a patto che siano consentite. Se poi è possibile usufruire di qualche fosso per il suo posizionamento, beh, in quel caso la situazione è da sfruttare immediatamente e sarà possibile tralasciare in parte il mimetismo del capanno già che questo sarà oscurato e nascosto naturalmente. Se invece non si è tanto fortunati da trovare un fosso naturale un consiglio che piò tornare utile è quello di spianare il terreno sul quale verrà posizionato Un il capanno: inNatale. quebel regalo di sto modo si avrà sempre una posizione di tiro ottimale. La posizione stabile del capanno infatti, specie per i tiri improvvisi, è una manna dal cielo. Consente una buona imbracciatura dell’arma in qualsiasi situazione. Infine l’attenzione da professionista: il sole. Quando si installa un capanno è importante osservarne la posizione. Il capanno deve essere posizionato in modo tale che il sole, una volta sorto, non dia noia al cacciatore. Si tratta di un dettaglio spesso tralasciato ma che può far la differenza fra un capannista esperto e uno alle prime armi. Anche nel caso dei capanni la tecnologia ci corre in soccorso: esistono in commercio Caccia Passione 19


leggerissimi capanni di tela, facili da montare e da trasportare. Anche in questo caso il consiglio è quello di dar loro un’aggiustatina, migliorandone il mimetismo. Sia che tu abbia scelto per un capanno fisso o mobile ecco cosa deve esserci necessariamente dentro: · uno sgabello o una panca. Le attese possono essere davvero lunghe e snervanti. Ecco perché è meglio star seduti; · una mensola e una rastrelliera. Saprai dove posare la borsa delle cartucce e il fucile; · provviste. Durante una giornata di caccia, nonostante l’entusiasmo, nonostante la voglia di far bene, viene fame. L’importante è non farsi cogliere impreparati; · vestiario. Può succedere che, per un motivo o per un altro ti servano abiti puliti, più caldi o più freddi. Avere un cambio nel tuo capanno ti tornerà certamente utile. Pensa ad esempio ad una pioggia improvvisa, al vento, al freddo. Caccia Passione 20

La natura 4 elementi da tenere in considerazione Detto questo parliamo degli elementi che possono influenzare il passo delle allodole. Non è facile e forse non è nemmeno possibile fare pronostici infallibili, ma analizzando alcuni elementi naturali possiamo intuire l’andamento della giornata. Il vento. In generale è possibile dire che il vento favorisce il passo, ma quando è troppo forte lo ostacola imponendo alle allodole di riparare a basse quote, spesso poco distante dai capanni. In questi casi è bene uscire fuori dal capanno e andare incontro al selvatico. La nebbia. È un elemento che spesso blocca il passo. Eppure può riservare al cacciatore preparato alcune sorprese anche molto interessanti. Ci possiamo ad esempio trovare circondati, quasi per magia, da un branchetto di allodole inaspettate. Inoltre quando la nebbia gioca a diradarsi e a ricompattarsi in breve tempo si può assistere a ottimi passi. Il sole. Quando il cielo è pulito e il sole tiepido di norma il passo è buono e la giornata può regalare ottime sorprese. Le nuvole. Ugualmente alle giornate di sole e venticello, anche quelle caratterizzate da nuvolaglia sparsa possono essere un vero e proprio terno al lotto. Il fucile e calibro Il più utilizzato è senza dubbio il semiautomatico, e un motivo ci sarà. C’è ad esempio da sottolineare il basso rinculo, la versatilità delle canne e delle strozzature. In merito al calibro non esistono regole fisse e oggi, con la grande varietà di scelta possibile, il cacciatore può davvero sbizzarrirsi. Se vuoi tenerti nella media scegli il 12, se invece ti reputi un tiratore provetto andrà benissimo un 20, infine se ritieni di far parte della piccola categoria dei virtuosi del tiro puoi optare per calibri inferiori, fino al 410. Ricorda però, dietro questi piccoli calibri si possono nascondere delusioni anche parecchio cocenti.


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L’affidabiltà delle ottiche è un elemento fondamentale nella caccia crepuscolare Caccia Passione 22


Ungulati

Caprioli d’inverno Caccia Passione 23


Caprioli d’inverno Caccia al capriolo. Cronaca di una caccia invernale in compagnia di un migratorista incallito alla sua prima uscita al capriolo. di Vincenzo Frascino

A

metà marzo la stagione sta per terminare. Dopo aver prelevato il classe 0 previsto dal mio piano di abbattimento, mi è stata assegnata una femmina adulta come rientro. Si riparte! Se in estate può capitare che anche durante la settimana riesca a scappare in Toscana per qualche uscita serale, le poche ore di luce durante l’inverno rendono proibitiva la caccia infrasettimanale per chi caccia a diversi chilometri da casa. A marzo, però, le giornate cominciano ad allungarsi, e un tiepido mercoledì pomeriggio, decido di fare un tentativo. Quale migliore occasione per accontentare finalmente il mio amico Lamberto, che da mesi chiede di accompagnarmi in un’uscita di caccia di selezione al capriolo? Lamberto non è certo un ragazzino, ha quasi sessant’anni e molta esperienza venatoria sulle spalle, è un appassionato cacciatore migratorista, ma del tutto profano della caccia agli ungulati. Durante il tragitto in auto verso la Toscana, Lamberto manifesta tutto il suo entusiasmo per un’esperienza tanto nuova per lui. Sembra un ragazzino, pieno di domande e di curiosità, vuole sapere tutto sulla specie capriolo: il ciclo dei palchi, le mute, i comportamenti, la biologia… mi tartassa letCaccia Passione 24

L’autora sbinocola alla ricerca di una femmina adulta


Ungulati teralmente di domande! Sembra di rivivere l’esame di abilitazione … ma il suo entusiasmo è sincero e contagioso, e volentieri assecondo la sua sete di conoscenza. Giunti sul posto, Lamberto sembra sconcertato per la dovizia di operazioni preliminari da compiere prima di partire: dalla teleprenotazione, al tagliando identificativo dell’auto al posto macchina, alla preparazione dell’attrezzatura… in effetti, la caccia di selezione è tutt’altro che andare nel bosco col fucile in spalla! Giunti all’appostamento iniziamo a guardarci intorno, e sporadicamente tentiamo di comunicare attraverso frasi sussurrate, ma ci accorgiamo ben presto di avere uno l’orecchio più duro dell’altro e, mortificati per le nostre rispettive sordità, ci ritiriamo in un dignitoso silenzio di vigile attesa. I minuti passano infruttuosi, nelle lenti del binocolo non appare nulla. Non sono speranzoso tanto per me, quanto per Lamberto: vorrei si palesasse il folletto, e che con la sua apparizione gli facesse assaporare la magia della caccia di selezione, l’emozione di osservare la natura da una prospettiva diversa da quella offerta da altre forme di caccia.

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Le ore trascorrono senza assecondare i miei pensieri. Eppure sono certo che la femmina adulta sia in zona: nelle precedenti uscite (quando ero in cerca del classe 0) l’ho vista in diverse occasioni. Un maschio giovane, con l’esile palco già pulito dal velluto, compie una rapida traversata davanti a noi, concedendoci di ammirarlo per pochi secondi. La furtiva apparizione ci ha ridestato dall’imminente sconforto. Quando è quasi buio, mi rivolgo a Lamberto dicendogli “Questo è il campo su cui puntavo! Ma ormai son quasi certo che qui non uscirà più nulla. Finchè c’è “chiaro”, proviamo a dare un’occhiata nel campo più in là, magari qualche altro capriolo lo vediamo!”. Scolliniamo sul campo attiguo quando la luce è rarefatta, e appena ci affacciamo scorgo nel binocolo una femmina adulta con due piccoli. “Ecco dov’era la femmina adulta!” esulto a fior di labbra, mentre passo il binocolo a Lamberto per fargli godere la scena. La distanza è notevole, ma notiamo con piacere che il terzetto si sta incamminando verso di noi. Ci avviciniamo furtivi. Il bino-telemetro ora segna 260 metri. Indico a Lamberto di stare fermo e tenere d’occhio la femmina adulta mentre io avanzo di una trentina di metri. Sistemo a terra lo zaino, mi stendo e posiziono la carabina. La luce è oramai scarsissima: metto in modalità notturna il reticolo illuminato e porto verso il massimo gli ingrandimenti dell’ottica. Mi è già successo di sparare al cinghiale in queste condizioni di luce precaria, ma poche volte ho tentato di prelevare un capriolo così a buio. La presenza di Lamberto e l’affidabilità delle mie ottiche mi danno il là per effettuare il tiro. Mi accorgo che il terzetto di caprioli si sta dividendo. I due piccoli si dirigono verso un avvallamento, allontanandosi dalla madre di circa 70-80 metri. A questo punto mi sento sicuro, l’appoggio è stabile e decido di sparare. Il fragore del colpo sorprende me, come è giusto che sia, ma soprattutto il mio accompagnatore, che sbinocolando pochi metri più in dietro ha assistito alla scena. Mi giro verso di Caccia Passione 26

lui per sincerarmi sull’esito del tiro e gli scopro un’espressione tra l’esultante e lo sbigottito mentre mi fa segno col pollice in su “Bravo! Bravo! Non avevo mica capito che volessi sparare?! Così distante… con così poca luce!” mi dice. Mentre pronuncia queste parole rimette gli occhi sul binocolo e concitato esclama “Vincé attento! Mi sa che è ferita! Se ne va!”. Rimetto l’occhio sull’ottica e scorgo due sagome di caprioli che piroettano in prossimità dell’anschuss. Uno in particolare compie saltellando un andirivieni che, in effetti, mima i movimenti convulsi di un animale ferito. Ma osservando meglio la scena concludo che si tratta dei due classe 0 che spaventati dal fragore dello sparo sono accorsi verso la madre trovanSi rende onore alla splendida F2 prelevata


Ungulati dola esanime. Mentre ci avviciniamo al punto dello sparo cercando di identificarlo nell’ombra della sera, Lamberto ed io ci scambiamo alcune riflessioni, finalmente parlando con un tono di voce udibile a entrambi. “Non è stata una bella scena! Quei due piccoli spaventati che cercavano protezione dalla madre morta e cercavano di destarla… ma perché non hai sparato a uno dei piccoli risparmiando la femmina?” mi chiede Lamberto. “Considera che i due “piccoli” tra poche settimane compiranno l’anno e quindi sono già dei soggetti perfettamente autonomi dalla madre. Inoltre la caccia di selezione si basa su criteri scientifici di prelievo, dove la tutela della consistenza della specie è l’obiettivo prin-

cipale. I capi sono assegnati a ciascun cacciatore sulla base delle valutazioni numeriche frutto dei censimenti. In questo modo, se il piano viene rispettato e completato, la distribuzione delle varie classi d’età nella popolazione mantiene un perfetto equilibrio. Ciò che sembra crudele ha un suo razionale, e anche se stasera ci ha fatto un po’ stringere il cuore, è per il bene della specie capriolo!”. Giunti sull’anschuss, troviamo la splendida femmina esanime. La palla l’ha raggiunta precisamente appena sopra il cuore, con un tiro chirurgico che l’ha fulminata sul posto. Le rendiamo gli onori e la ringraziamo, ognuno in cuor suo, per l’emozione che ci ha permesso di condividere questa sera.

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La Val Susa è sicuramente una delle piÚ belle valli del Piemonte Caccia Passione 28


Trofeistica

CACCIA AL TESORO

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CACCIA AL TESORO di Pina Apicella

In primavera i cervi gettano i loro poderosi palchi per riformarne di più belli e maestosi. La ricerca e l’osservazione dei preziosi trofei può regalare grandissime soddisfazioni!

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e risaie allagate riflettono la luce sbilenca di un sole che fatica ad uscire dalle sottili nuvole che velano il cielo. Col vento da nord sarebbe tutta un’altra cosa, si vedrebbe la catena delle alpi riflessa nell’acqua ferma e stagnante di questo “mare a quadretti” (come lo chiamano qui), e invece è tutto così grigio. E piatto. Qualche airone cenerino e numerose garzette punteggiano le risaie conferendo loro un aspetto un po’ meno lunare. L’autostrada arriva presto, e d’ora in poi, verso Torino, solo cemento e smog. Ma il mio stereo è a palla ed io canto a squarciagola, perché in questo venerdì pomeriggio mi lascio alle spalle il grigiore e il piattume di Novara, in direzione di un luogo bellissimo: la Val Susa. Mi sono “autoinvitata” dai miei amici Simone e Francesca, una giovane coppia che vive a Pavaglione (Chianocco, TO). Lei è una studentessa all’accademia di belle arti, maga del pirografo e ottima cesellatrice; lui è meccanico, tornitore, costruisce e progetta coltelli, è appassionato di carabine, scultore…praticamente un artista, e a conferma di ciò il volto spesso imbronciato e modi taglienti da montagnino comCaccia Passione 30

pletano il quadro. Ci siamo conosciuti due anni fa, grazie a un social network in un contesto “venatorio” e siamo rimasti in contatto. Le foto degli splendidi palchi di cervo che ha condiviso ultimamente nel mese di marzo hanno stuzzicato la mia curiosità e, così eccomi qui! “In questa valle del comprensorio alpino non è consentita la caccia al cervo”, mi spiega a cena Simone, “la consistenza della popolazione è tale da richiedere una gestione. Io li seguo da un po’, ormai li conosco quasi tutti, almeno i maschi. Vado tutto l’anno a guardarli, a osservare da vicino la loro evoluzione, non solo nella formazione dei palchi. È impressionante vedere come lo stesso maschio evolva fisicamente e socialmente anno dopo anno!”. Mi fa specie vedere questo giovane cacciatore, affetto da un’incurabile “febbre” da cinghiale, così appassionato e preparato sul nobile ungulato della montagna. “Raccogliendo i palchi ogni anno mi è capitato di poter ricostruire la vita di quel singolo cervo: le rose sono come le impronte digitali, forma, asimmetrie, restano sempre le stesse, solo diventano complessivamente più grandi. Sulle stanghe, che aumenta-


Trofeistica

Ricomporre una coppia di un bel coronato è una grande soddisfazione Rose delle stesso cervo da un anno all’altro Simone e Francesca, abili artisti prima ancora che artigiani

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Al rientro dalla battuta di caccia con il prezioso bottino

no di spessore, si vedono le ramificazioni che un anno prima erano solo accennate. Ognuno ha una particolare inclinazione dell’oculare, o l’assenza dell’ago per tutta la vita, e gli stessi solchi profondi che ospitano le potenti vene del velluto si formano sempre nello stesso modo… per me ritrovare il palco dello stesso cervo ogni anno è un’emozione grandissima, mi fa capire molte cose, nessun corso o seminario potrà insegnarmi tanto quanto la Natura!”. “Qui i cervi vivono ad altitudini non elevate, in questo periodo li troviamo a mille metri di dislivello da qui… praticamente 10 minuti di Panda. Io e Simone ci andiamo quasi ogni sera a vederli”, Francesca strizza l’occhio al suo ragazzo, mentre beviamo il caffè. Caccia Passione 30

Dopo cena due tornanti ci stanno tutti, e il giro su per il versante sud della montagna tocca anche a me. Vediamo un numero impressionante di caprioli, cervi no, ma si sa, quando vuoi fare “bella figura” gli animali sanno bene dove andare pascolare. Al mattino partiamo con calma. “Io il mio primo l’ho trovato proprio accanto a quel rovo” indica Francesca col dito, un cespuglio a dieci metri dalla mulattiera dove abbiamo parcheggiato. “Non è detto che i palchi cadano in punti particolari…ci vuole solo fortuna” sorride Francesca. Ci incamminiamo. Star dietro a Simone è impossibile, gli zoccoli che madre natura ha nascosto nei suoi scarponi sono una marcia in più, lo teniamo d’occhio ma ognuno di noi perlustra un angolo diverso. Man mano che saliamo troviamo sempre più segni di presenza del cervo: fatte più o meno fresche, scortecciamenti alimentari con nastri di corteccia strappati via da gli alberi più “teneri”, impronte, un grosso insoglio, strofinamenti alti più di un metro! “I cervi che vivono in questa zona hanno tutte le condizioni ideali. Quando vedrai dal vivo i palchi che abbiamo ritrovato il mese scorso resterai impressionata! Ma non è detto che non ce ne siano ancora, mi è capitato di trovarne dove il giorno prima non c’erano. Questo tipo di “caccia” richiede fortuna, occhio sveglio e soprattutto costanza!”, mi spiega Simone, mentre io cerco di dissimulare la fatica che faccio a tenere il suo passo. Poi si ferma. Si volta e sorride, aspetta che anche Francesca sia arrivata. “Eccolooo!!”. Sul suo volto serio si stampa la stessa espressione estasiata che farebbe un pirata dopo aver perlustrato tutta l’isola in cerca del tesoro. È proprio vero: finché gli occhi e il cuore sono aperti, anche la caccia è sempre aperta.



Le MirrorLess e i nostri Workshop

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a più importante differenza tra il digiscoping e la fotografia naturalistica tradizionale è sicuramente la Messa a fuoco. Automatica (AF) usando i teleobiettivi; rigorosamente manuale (e decisiva) utilizzando il lungo come supertele. Questa differenza operativa condiziona assai la velocità d’azione e lo stesso approccio agli animali selvatici: con i teleobiettivi si può anche effettuare una caccia fotografica itinerante, di ricerca; in digiscoping, invece, l’appostamento (anche fuori scena) risulta sempre vincente. Oggi, tuttavia, le cose stanno cambiando. L’evoluzione del Digiscoping guarda con interesse alle nuove Mirror Less – fotocamere compatte con obiettivo intercambiabile – che sono a metà strada fra le reflex digitali e le compatte classiche. Il funzionamento è quello tipico delle reflex, ma con l’assenza dello specchio interno. Perché, dunque, le Mirror Less in Digiscoping cambiano le regole del gioco? La risposta è molto semplice e tecnicamente complicata al tempo stesso. In pratica, le Mirror Less abbinate al lungo possono mantenere i loro obiettivi (e quindi tutti gli automatismi) e sposano il lungo in afocale, cioè lente (dell’obiettivo) contro la lente dell’oculare, senza dover interporre alcun’altra lente. Ciò agevola l’abbinamento fotocamera/lungo, tramite semplici adattatori che hanno l’unica funzione di rendere stabile e in asse fotocamera e lungo. Ma non solo. Con questo abbinamento si riCaccia Passione 32

di Riccardo Camusso

esce ad ottenere il miracolo di una particolare forma di “Autofocus”. Ciò avviene per un particolare – e sorprendente – peculiarità dei lunghi di alta qualità: la possibilità, cioè, di effettuare il fuoco sulla seconda lente, interna, che non è quella cui appoggiamo l’occhio. La Mirror Less, poi, riesce a leggere questo fuoco preciso in modo automatico, a rilevamento di fase/contrasto (perdonate il termine tecnico), anche se l’immagine che arriva all’occhio non è perfettamente a fuoco. Sembra fantascienza, ma vediamo cosa accade in pratica. Inquadriamo il soggetto. Facciamo una messa a fuoco approssimativa sul lungo, che serve soltanto per poterlo seguire sul monitor. Dimentichiamo quindi la ghiera del fuoco sul lungo e premiamo il pulsante di scatto. Come per “miracolo, la fotocamera ottimizza in automatico il fuoco ed esegue lo scatto con grande velocità. Potendo poi scegliere fra vari tipi di AF, possiamo anche utilizzare l’AF a inseguimento, cioè ingaggiando il soggetto e seguendolo nel suo spostamento, sempre senza dover ottimizzare il fuoco sul lungo (ci pensa, in automatico, la Mirror Less). Nei modelli più prestigiosi, questa operazione può anche essere effettuata in touch-screen, sfruttando i diversi punti di AF offerti sul monitor (alcune Mirror ne hanno anche più di 150). Dove si tocca va il fuoco, preciso e veloce, e in contemporanea lo scatto della foto. La precisione è tale che “toccando” il muso di un capriolo messo, per esempio, di trequarti,


Digiscoping In questa bella immagine di un camoscio a 145 mt dal punto di ripresa, il dito del fotografo ha toccato il muso e parte del pelo dell’animale ed il fuoco è andato automaticamente in quel punto. Toccando, invece, l’erba davanti al soggetto, il camoscio sarebbe stato fuori fuoco.

Dal punto di vista operativo, l’operazione è davvero semplice: il dito tocca sul monitor il punto desiderato, scelto fra oltre 150 punti, e la fotocamera ottimizza in AF e scatta la foto.

avremo il fuoco sul muso umido e la schiena leggermente “sfocata”. E viceversa. Quale che sia il punto dove tocchiamo e sfruttando la volutamente scarsa profondità di campo. È più difficile da spiegare che da vedere sul campo. Per questo, invitiamo chi è interessato a questo particolare aspetto del Digiscoping a venire ad uno dei nostri workshop, su selvatici veri. Oltre ai fondamentali di questa tecnica, potrete provare – senza impegno – i miracoli delle Mirror Less in digiscoping. Ecco l’elenco dei work shop per i prossimi. Ciao a tutti!

Per info e altre date su richiesta: riccardo.camusso@alice.it Workshop di Digiscoping maggio-giugno 2016 -21-22 maggio 2016 WORK SHOP AGLI UCCELLI ACQUATICI - Oltrepo Pavese (Pavia) -11-12 giugno 2016 TEMPO DI CUCCIOLI – Casa Gazzolo, Grognardo (AL) Caccia Passione 33


Segugio Bavarese da Montagna:

il migliore nei cane da traccia.

di Pierfilippo Meloni

Il cacciatore che privilegia cervi e camosci non può non servirsi dell’aiuto del segugio bavarese da montagna o Bayerischer Gebirgsschweisshund.

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uesta razza di origine tedesca è dotata di eccellente fiuto ed è utilizzata primariamente comecani da traccia per il recupero di animali feriti o morti. Il Bayerischer Gebirgsschweisshund (in italiano: segugio bavarese da montagna) è una razza di cani appartenete al Gruppo 6 – segugi e cani per pista di sangue da caccia di taglia media. Il segugio bavarese da montagna ha origini tedesche ed ha delle similitudini con l’Hannover’scher Schweisshund, anche se a differenza di questo è meno massiccio, più agile e con labbra meno pendenti. È una razza da caccia dotata di un eccellente fiuto, utilizzato come cani da traccia per il ritrovamento di animali feriti o morti, come cervidi e camosci. Il segugio bavarese è originario della bassa Baviera, una regione della Germania con una conformazione del territorio che necessitava un cane meno pesante dell’hannoveriano e più agile. Incrociando la razza di Hannover con il più antico segugio tirolese si riuscì ad ottenere l’attuale razza canina. Il nome deriva dalle Caccia Passione 34


Cani da caccia parole tedesche Gebirg (catena montuosa) e Schweisshund (letteralmente, “cane da sudore”, più in generale cane da traccia). Questa razza viene principalmente utilizzata per il lavoro, il cui ruolo è riconosciuto mediante speciali abilitazioni al recupero della selvaggina. Avvalendosi del suo sviluppatissimo odorato, il segugio bavarese riesce ad identificare anche le più invisibili tracce di sangue e ad individuare un animale ferito a chilometri di distanza dal luogo in cui è avvenuto lo sparo. Una volta raggiunta la preda ferita o abbattuta, il segugio bavarese da montagna chiama il padrone abbaiando e, contemporaneamente assume un atteggiamento di difesa della preda da qualunque sconosciuto. Solo il padrone è infatti “autorizzato” dal cane stesso ad avvicinarsi: chiunque al di fuori di quest’ultimo viene caldamente scoraggiato nell’appropriarsi della preda non meritata.

È un cane di media mole e taglia, mesomorfo dolicocefalo ed è stato classificato morfologicamente come tipo braccoide. Il segugio bavarese da montagna è piuttosto leggero, molto muscoloso, con un corpo leggermente allungato e rilevato posteriormente. Gli arti non troppo lunghi e ciò gli conferisce una certa proporzionalità nel suo insieme Dotato di un’espressione seria e intelligente, ha un carattere molto forte. Una delle caratteristiche distintive di questa razza è la sua resistenza pregevole, poiché è stata rigorosamente e appositamente selezionata per aiutare l’uomo nella ricerca della preda da cacciare, lavoro nel quale è indiscutibilmente una della razze migliori del mondo. La sua fedeltà e devozione nei confronti del padrone è indiscutibile e ammirevole. In spazi aperti non lascia scampo a cervi, caprioli e ad altri animali selvatici

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di media e grande dimensione. Adatto anche alla vita familiare, se abituato è possibile farlo vivere anche in casa, anche se mostra il suo lato migliore quando si trova i luoghi boschivi ed in zone selvatiche. L’altezza per i maschi è di circa 50 cm, mentre per le femmine si attesta ai 45 cm al garrese. Il peso varia tra i 25 ed i 35 kg. Il tronco è composto da un dorso non troppo corto, ma molto robusto, con fianchi lar-

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ghi e muscolosi specialmente verso la pare renale, quest’ultima leggermente arcuata. La groppa è piuttosto piatta. Il petto non è eccessivamente largo, con la gabbia toracica discesa e profonda e coste lunghe che raggiungono fianchi. Il cranio è largo (ma proporzionato), non troppo pesante, con superficie piatta anche se leggermente arcuata. Muso un po’ scarno sotto gli occhi, con le labbra ben combacianti, non pendule, con


Cani da caccia commessura labiale ben visibile. La chiusura della dentatura è a forbice o a tenaglia. Gli arti si presentano fortemente muscolosi ed i piedi sono a forma di cucchiaio. L’andatura delsegugio bavarese da montagna è disinvolta e sciolta. Il pelo è aderente, folto e coro, moderatamente duro al tatto con poca lucentezza, più fine sulla testa e alle orecchie, mentre è più lungo sul ventre e sulle cosce. Il segugio bavarese da montagna è

un cane piuttosto rustico e forte, in grado di compiere il suo lavoro in maniera eccellente e perfetta. Alcuni cacciatori proprietari di questa razza abituano l’animale a difendere lo zaino e a stargli sempre vicino, in modo tale che il cane possa anche essere lasciato momentaneamente solo nel bosco o nel capanno di caccia senza il rischio che vi si allontani. Questo per dare un’idea della sua addestrabilità e intelligenza.

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Benelli Raffaello Ethos 20

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affaello è un nome assai noto e apprezzato nella gamma Benelli e identifica la famiglia dei semiautomatici di fascia alta. Oggi con la denominazione Ethos l’offerta si allarga ad un piccolo calibro destinato a soddisfare un gran numero di appassionati del tiro, grazie alle sue doti di leggerezza, robustezza, facilità e praticità d’uso. Benelli è sempre attenta ai bisogni dei cacciatori: oltre ad aver sviluppato la più grande gamma in calibro 12, ha per sua filosofia posto la massima cura anche nella realizzazione del calibro minore. Raffaello Ethos 20 è un semiautomatico che rappresenta al meglio il fucile elegante, leggero e sportivo. Essendo fratello minore del Raffaello cal. 12 ripropone le stesse linee e lo stesso allestimento. Un fucile di soli 2.570 grammi che può sparare cariche che vanno dai 24 ai 36 grammi sfidando anche l’uso più intensivo con le cariche più pesanti. Storicamente Benelli ha sempre preso in grande considerazione il problema del rinculo, cui ha posto rimedio negli ultimi anni con le calciature Comfortech e Comfortech plus. Questi sistemi sono però presenti solo sui modelli con calcio in tecnopolimero. I semiautomatici con calcio in legno fino ad epoca abbastanza recente rimanevano privi di sistema di ammortizzamento. Solo con il Raffaello Power Caccia Passione 38

di Benelli Armi

Bore si era riusciti a dare risposta a questa esigenza grazie al brevetto Progressive Comfort. Questa avanzata soluzione è ora adattata anche per il Raffaello Ethos cal 20. Il sistema brevettato da Benelli riduce in modo progressivo la sensazione del rinculo e si attiva in modo graduale anche con le cariche più leggere. Il meccanismo inserito nel calcio e collegato al calciolo permette maggiore assorbimento dell’urto, riducendo al minimo le vibrazioni e l’impennamento dell’arma. Si garantisce così la massima stabilità del fucile e il miglior controllo per una rapida messa in mira. Raffaello Ethos è un semiautomatico che vanta il pregio della leggerezza, ma nello stesso tempo anche della estrema robustezza. L’ultimo nato di casa Benelli è camerato 20 magnum: può sparare qualsiasi cartuccia a norma CIP che abbia un’energia cinetica a un metro dalla volata non inferiore a kgm 190. Il design è caratterizzato da linee snelle e asciutte che danno un’impressione anche visiva della leggerezza del fucile, della sua massima maneggevolezza e del fatto che è stato concepito per interfacciarsi al meglio con il tiratore. Un semiautomatico da caccia Benelli può avere solo la chiusura geometrica a svincolo inerziale; il gruppo di otturazione del Raffaello-Ethos 20 non si discosta apparentemente


Fucili canna liscia

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più di tanto da quello dei “fratelli”, ma ha una marcia in più rispetto a tutte le chiusure dello stesso tipo oggi esistenti sul mercato, eccezion fatta per i Raffaello calibro 12, che ne sono dotati sin dall’origine. Un fucile pensato all’insegna dell’eccellenza non può chiaramente che montare una canna eccellente per resa balistica. Adotta infatti una canna Power Caccia Caccia Passione Passione 50 40

Bore Crio con bindella in fibra di carbonio e strozzatori Criochoke. Come tutte le canne Benelli, anche le tre canne disponibili per il Raffaello-Ethos 20 (lunghezze cm 61, 66, 71) garantiscono tutta la robustezza derivante dalla tempra criogenica. La bindella in fibra di carbonio poi, oltre a ridurre il peso della canna, nel caso di surriscaldamento offre


Fucili canna liscia che ci sia la minima variazione del rapporto tra centro di rosata e punto di mira. A proposito di mira, analogamente a quanto succede nel fratello maggiore, anche le canne del Raffaello-Ethos 20 sono corredate da un nuovo mirino ad alta visibilità in fibra ottica, facilmente sostituibile e fornito a corredo del fucile in tre colori diversi: rosso (montato), giallo e verde. Con i Raffaello era stata introdotta un’asta di nuovo disegno, che viene riadottata, ulteriormente “dimagrita”, sul Raffaello-Ethos 20. Il pregio di questa innovazione è di facilitare ulteriormente la presa e il rapido riassetto della mano, con risultati sorprendenti qui forse ancora più che sul calibro maggiore. Asta e calcio sono realizzati in un pregiato noce europeo con trattamento WOOD FX: aree zigrinate sono presenti sull’asta e sulla pistola del calcio, particolarmente snella e concepita per consentire alla mano una posizione naturale e confortevole per il polso. In questo modo la mano impugna la pistola del calcio sempre nella stessa posizione, eliminando una variabile che può causare brutte sorprese soprattutto nel tiro di imbracciata. A completamento delle dotazioni comfort del calcio troviamo, anche in questo caso come sui fratelli di maggior calibro, il nasello intercambiabile in poliuretano speciale che rende molto più “soffice” il contatto tra calcio e guancia. Raffaello Ethos cal.20, un semiautomatico semplicemente unico, con linee eleganti, leggero, estremamente maneggevole, confortevole, preciso e estremamente pratico. il vantaggio, grazie al particolare sistema di ancoraggio, di non creare punti di vincolo che interferiscono col regime vibratorio allo sparo e con quello espansione-contrazione. La bindella c’è, ma è come se non ci fosse ed è anche grazie (ma non solo) alla bindella magica che le canne del Raffaello-Ethos 20 possono sparare fino ad arroventarsi senza Caccia Caccia Passione Passione 49 41


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Fucili canna rigata

Tikka T3x: i duri in azione

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Tikka T3x: i duri in azione

di Emanuele Tabasso

Da sempre la marca finlandese è ben considerata sui mercati per le caratteristiche di funzionalità, robustezza, precisione e prezzo molto abbordabile: un ennesimo aggiornamento ne eleva le doti di base migliorando la resa di alcuni particolari

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ra le due marche finlandesi Sako e Tikka, entrambe parte della Beretta Holding, corre una diversificazione ragionevole e opportuna per tener banco su due fronti distinti del mercato delle canne lunghe rigate. Oseremmo dire che la parentela si ferma alla canna dove per entrambe il procedimento di rotomartellatura a freddo, in cui l’azienda ha una pluridecennale esperienza e una meritata fama di qualità, consegna alla produzione manufatti di alta perfezione e di elevato rendimento per la precisione e la durata. Nei tanti modelli proposti si troveranno canne brunite o inox, a sezione tonda o scanalate, di lunghezza pari a 51, 57, 60 o 62 cm secondo gli allestimenti di base. La Tikka si stacca dalla Sako per scelte orientate alla funzione, senza concessioni a particolari tecnici raffinati, aderendo a un’estetica asciutta e quasi severa, a un’impostazione generale dove proprio la funzione e il costo moderato creano il disegno e la metodologia costruttiva. Vediamo così il castello ricavato di fresa da un massello di acciaio legato con facce spianate, meno costose da realizzare, Caccia Passione 44

fondo ugualmente piano e con prisma di scarico delle forze largo quanto la sezione massima del castello, che insiste ora su un tassello in acciaio, indeformabile anche con i grossi calibri e quindi migliorativo rispetto all’alluminio precedentemente usato. Permangono le caratteristiche di estrema rigidità del complesso che ne fanno una base ambita anche per carabine da tiro a lunga distanza: nel modello T3x si è leggermente modificata la finestra di espulsione per facilitare l’intervento di cameratura della cartuccia direttamente con le dita, e si è migliorata la slitta per l’attacco delle basi dell’ottica ottenendo una superiore stabilità del complesso. L’otturatore mantiene le ottime caratteristiche fornite dal corpo cilindrico e dalle due alette sporgenti in testa, con robusta unghia di estrazione e nottolino a molla di espulsione; muta il tappo di coda realizzato ora in metallo per incrementare la resistenza agli urti. La calciatura Uno stampaggio in materiale sintetico crea la calciatura nella sua forma essenziale e di base


Fucili canna rigata

a cui si aggiungono nell’impugnatura a pistola e nella base dell’asta sottocanna una coppia di elementi sostitutivi, fissati a incastro e con una vite oppure solo a scatto, con cui modificare l’arcuatura della pistola stessa e quindi postura della mano e del dito che aziona il grilletto, disponendo di un’impugnatura più affusolata per la mano debole adatta al serraggio favorendo il tiro di imbracciata, o più larga, soprattutto nel piano di fondo, disponendo di un appoggio saldo e stabile nel tiro mirato. I particolari si sostituiscono senza attrezzi e sono forniti a parte col fucile. Ancora nella calciatura, ma solo per quelle con dorso fisso e non regolabile, viene inserita della schiuma fonoassorbente che evita quella particolare rumorosità del sintetico quando

colpisce un oggetto duro come legno o pietra: si sa che nel bosco una simile evenienza può voler dire la fuga del selvatico. Come accennato tale inserto non è previsto per i modelli dove la calciatura con dorso regolabile è funzione della specialità per i tiri a lunga distanza. Si trova poi ancora un nuovo calciolo in gomma morbida ad elevato assorbimento di energia per sgravare il tiratore da questo fastidio che diviene, in tal modo, di minima entità permettendo di concentrarsi appieno sul tiro. Sempre da tenere presente che, oltre alla usuale calciatura in sintetico si possono avere quelle da varmint con appoggia guancia regolabile, quelle in legno e ancora una in legno stratificato multicolore denominata Sporter. Il caricatore staccabile può contenere 3, 4, 5, 6 o 10 cartucce, il peso da 2,7 a 4,4 kg dove naturalmente nelle versioni tradizioCaccia Passione 45


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Fucili canna rigata

nali da caccia si avranno i 3,0 o 3,2 kg, quindi perfettamente in linea con le aspettative attuali. Infine alcuni modelli vengono prodotti anche in versione mancina. Qualche nota finale La maneggevolezza e l’equilibrio sono doti caratteristiche delle carabine Tikka e questa ennesima versione conta ben diciannove modelli diversi con le tante finalizzazioni a cui tale fucile può venir destinato: in comune ci sarà sempre la magnifica scor-

revolezza dell’otturatore, l’impostazione adeguata al tiro per cui ci siamo preparati e abbiamo scelto la nostra specifica arma, lo scatto con grilletto singolo e stecher alla francese, regolabile intorno ai 300 g con piena sicurezza, di bella affidabilità e prontezza in quell’attimo in cui il pensiero dev’essere non lì, sul grilletto, ma già là sul bersaglio perché come insegnava un campione di tiro il “10” o il punto da attingere sul selvatico sono prima nella nostra mente, poi nella realtà dei fatti.

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Le cartucce Winchester con palla XP Extreme Point

di Emanuele Tabasso

Non mancano certo le innovazioni presso la Casa del Pony Express e nello specifico settore delle munizioni per canna lunga rigata la nuova palla denominata XP come Extreme Point viene proposta su diversi calibri

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e cartucce Winchester per carabina hanno una storia molto lunga e notiamo come proprio in quest’anno lo storico marchio su cui si è dipanata una bella fetta della storia armiera statunitense compia 150 anni. Gli auguri sono di rito, l’apprezzamento è guadagnato dalla bontà del prodotto sempre in linea con le esigenze del momento e adeguato nel rapporto qualità e prezzo, fattore sempre molto sentito e che nella terra d’origine apre o chiude le porte della diffusione commerciale. Quindi una seria proposta messa in circolazione a prezzi proporzionali verrà immediatamente provata da una larga fetta di clientela e i responsi prenderanno corpo nei tanti filmati che oramai abbondano nei circuiti di settore. Oggi esaminiamo, purtroppo per noi solo sulla carta, o meglio sulle pagine web, la recente serie di cartucce che portano Caccia Passione 48

come specifica la dicitura Deer season un periodo dell’anno che per i cacciatori statunitensi riveste un fascino particolare esercitando un richiamo sulle corde sentimentali legate alla storia della nazione. Il cervo coda bianca, il whitetail così ben fermo nella mente di tutti i rifleman è davvero un bell’ungulato, ampiamente diffuso in tante zone degli Stati Uniti, e con una valenza di ricordi che trasporta alla colonizzazione dell’Ovest, quando la cattura di un esemplare significava levare di torno lo spettro della fame per tutto il gruppo familiare e per diversi giorni. Il trofeo di questo selvatico è assurto a emblema proprio della Browning, parte del gruppo che comprende Winchester e Miroku, e dappertutto lo si nota nella sua versione di immagine fotografica o in quella stilizzata che tutti conosciamo. Questa palla è vista come specifica per la caccia a


Munizioni

tale selvatico e naturalmente un po’ a tutti gli ungulati di media stazza del continente americano che ripropongono un’analoga resistenza come tegumento, masse muscolari, ossa, vitalità e distanza media di ingaggio. La confezione e le caratteristiche L’usuale robusta scatola di cartone contiene 20 pezzi e sulle facciate compaiono le scritte della Casa, le immagini già commentate del cervo, le destinazioni d’impiego sempre con la nota effigie stilizzata cacciabile, grazie a questo proiettile, con tutta la gamma di calibri proposta. Il disegno in sezione della palla mostra il concetto balistico su cui si basa per realizzare i quattro punti posti in evidenza: cessione massiccia di potenza con abbattimento immediato, elevata precisione intrinseca, profilo studiato per

ottenere traiettorie piatte, struttura finalizzata alla complessione fisica del cervo. Per ottenere tutto ciò ci si serve di un profilo leggermente diverso dal solito e con spessori differenziati: come primo intervento si adotta una punta in polimero più lunga del normale e quindi, stante la sua conicità, con un diametro di base maggiorato che insiste sull’apice della mantellatura in un punto arretrato e anch’esso ovviamente di maggior diametro: lo spessore della camiciatura non è sottilissimo nemmeno in questo punto, poi va aumentando notevolmente con un profilo cilindrico interrotto dal solco mediano di crimpaggio e chiuso alla base. Il piombo interno è indurito e fissato alla camiciatura per non creare separazioni fra i due componenti quando la spinta propulsiva incontra la resistenza della masCaccia Passione 49


sa corporea e la base larga della punta polimerica apre con buon anticipo il cerchio della camiciatura iniziando a formare quel fungo caratteristico dove i due componenti restano uniti, non c’è in pratica perdita di massa, la cessione di energia insiste su un diametro che diventa il doppio di quello originario creando un tramite di notevole dimensione. Troviamo di particolare effetto il profilo di questo nuovo proiettile che, in rapporto con altri attualmente in uso e curati per le lunghe distanze, dà l’impressione di un cinghiale rapportato a un camoscio: da un lato la massa di sfondamento portata in avanti, dall’altro la potenza della corsa e del salto raggruppata nel posteriore. Le cartucce e i pesi Un breve elenco delle cartucce già allestite con questa nuova palla vede in pratica i classici calibri statunitensi iniziando dal .243 Win. con 95 grs di peso e una V/0 di 944 m/sec, seguito poi dal .270 Win. con 130 grs per 932 m/sec, la .270 WSM con 130 grs e 997 m/sec, la 7 Rem. Mag. con la 140 grs e 944 m/sec, la 7-08 Rem. con la 140 grs, la .30-06 Sprg. con la 150 grs e 889 m/sec, la .300 Win. Mag. e la .300 WSM Caccia Passione 50

entrambe con la 150 grs e 992 m/sec, per chiudere con un vecchio classico come il .30-30 Win. con la 150 grs e una recente novità come la .300 AAC Black Out sempre con la 150 grs. Decisamente una buona scelta su cui ci permettiamo di rilevare come la 7 Rem. Mag. sia un poco sottocaricata rispetto alle possibilità intrinseche mentre si fa rispettare la .270 WSM. Cacciare il cervo codabianca con il .243 Win. è da cacciatori bravi negli avvicinamenti e nella precisione di tiro, con gli altri si è bravi un po’ tutti, con il .30-30 Win. si torna alle origini o quasi mentre con il .300 Black Out si sconfina nel virtuosismo, più che convinti che a breve distanza la pesante palla della minuscola cartuccia, piazzata nel punto giusto, sappia farsi valere senza complessi di inferiorità.



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Ottiche

CANNOCCHIALI STEINER RANGE

Caccia Passione 53


CANNOCCHIALI STEINER RANGE

di Saverio Patrizi

Qualità tedesca e alti ingrandimenti ad un prezzo incredibile.

S

TEINER è un’azienda tedesca appartenente al gruppo Beretta, famosa per la produzione di binocoli e ottiche da puntamento, particolarmente rinomata nel settore militare e leader nei binocoli nautici. Nel settore dei binocoli e delle ottiche ad uso venatorio Steiner è presente sul mercato da diversi anni, propone strumenti con diverso punto prezzo e vanta una linea di cannocchiali da puntamento di altissimo livello direttamente derivata dalla produzione military. A fine 2015, dopo un approfondito studio di mercato rivolto a comprendere le reali esigenze del cacciatore europeo, Steiner ha presentato agli appassionati la nuova linea di cannocchiali da puntamento Ranger. La serie Ranger unisce alla riconosciuta qualità ottica di Steiner un costo particolarmente vantaggioso. Le ottiche Ranger prevedono un fattore di zoom 4X, ideale ad affrontare tutte le esigenze del cacciatore moderno che, a secondo del tipo di arma e di caccia, può scegliere con quale modello equipaggiare la propria carabina. Le lenti High-Contrast consentono una trasmissione della luce superiore al 90%, restituiscono immagini chiare e nitide fino all’estremità del campo visivo con un eccellente risoluzione del dettaglio. I reticoli di tipo 4A-I, sul secondo piano focale, grazie al tubo da 30 mm hanno un’ampia escursione di regolazione in alzo e deriva, inoltre sono dotati di un dot illuminabile piccolo

Caccia Passione 54

e definito. La terza torretta infatti consente la regolazione degli 11 livelli di luminosità del reticolo, 5 in modalità notturna e 6 in diurna oltre a una posizione OFF tra una fase e l’altra. Il vano batterie è integrato nella torretta. I materiali altamente resistenti insieme alla struttura meccanicamente precisa conferiscono ai cannocchiali Ranger un’ottima solidità e resistenza allo sparo anche con armi di grosso calibro. L’impermeabilità è garantita fino a 2 m di profondità, anche senza copri torrette. Polvere, sporcizia e umidità non possono penetrare all’interno dello strumento grazie al riempimento di azoto compresso. L’azoto inoltre previene la formazione di condensa e garantisce la funzionalità dello strumento in un range compreso tra i –25 °C ai 65 °C. L’anodizzazione del tubo nera opaca è pensata al mondo venatorio, in questo modo si riducono al massimo le possibilità di riflessi di luce che potrebbero insospettire la selvaggina. Steiner, con la serie Ranger si è prefissa l’obiettivo di offrire una incredibile qualità ottica e meccanica, alti ingrandimenti, campane obiettive ampie capaci di notevole trasmissione di luce ad un prezzo estremamente competitivo. Overview sulla gamma: Steiner Ranger 1-4x24: classico cannocchiale da battuta, con ampio campo visivo, pari a 37m/100m a 1 ingrandimento. Pensato per


Ottiche la veloce acquisizione del bersaglio anche con entrambi gli occhi aperti è molto compatto e leggero, solo 262 mm per 492 g di peso. Ottica ideale per equipaggiare carabine semiautomatiche ed express, unisce la praticità di un punto rosso alla precisione di un cannocchiale e grazie alla distanza interpupillare di 9 cm, comune a tutta la serie Range, può essere utilizzato anche con armi dal rinculo energico. Steiner Ranger 2-8x42: cannocchiale versatile, leggero e compatto, compagno ideale di fucili basculanti e per chi predilige la caccia alla cerca in ambienti boschivi intervallati da prati e radure, caso classico quella al capriolo. Può, all’occasione, grazie ai 2 ingrandimenti, essere utilizzato anche per la battuta e, arrivando fino a 8x, anche per la caccia d’appostamento. Steiner Ranger 3-12x56: Potente, luminoso e versatile, è il cannocchiale per la caccia da appostamento e di attesa. Leggerissimo con i suoi 705 g, ha un campo visivo molto ampio. Grazie all’alta trasmissione di luce è il compagno perfetto per la caccia crepuscolare. L’ampia regolazione dell’intensità luminosa del reticolo garantisce eccellenti prestazioni dalle prime luci dell’alba alle ultime del tramonto. Steiner Ranger 4-16x56: Top di gamma della linea Ranger, con i suoi 16 ingrandimenti e obiettivo da 56 mm è ideale per tiri di alta precisione e a lunga distanza, anche in situazioni di scarsa luminosità. Testato nelle situazioni di caccia più difficili, mette a fuoco anche i più piccoli dettagli grazie all’elevato ingrandimento e alla qualità delle lenti Steiner. È anche dotato di regolazione della parallasse, il tutto ad un prezzo veramente contenuto. La sera consentirà, anche grazie al dot illuminato, d’insidiare cinghiali e caprioli anche quando la luce ormai è solo un ricordo e allo stesso tempo potremo sfruttare a pieno i 16 ingrandimenti per il tiro ai camosci a notevole distanza.

Il reticolo 4° illuminato che equipaggia la nuova serie Ranger

Oculare e regolazione dello zoom

Le torrette e la regolazione dell’illuminazione Caccia Passione 55


SCHEDA TECNICA Modello

Ranger 1-4x24

Ranger 2-8x42

Ranger 3-12x56

Ranger 4-16x56

Diametro tubo

30mm

30mm

30mm

30mm

Diametro reale dell‘obiettivo

24,0 – 13,3 mm

42,0 – 25,5 mm

56,0 – 37,8 mm

56,0 – 50,0 mm

Ingrandimenti

1x - 4x

2x - 8x

3x – 12 x

4x – 16x

Peso

490 gg

585 g

705 g

720 g

262 mm

303 mm

337 mm

368 mm

Da -25° a +65°

Da -25° a +65°

Da -25° a +65°

Da -25° a +65°

12,0 – 5,3 mm

12,0 – 4,7 mm

12,0 – 4,5 mm

Lunghezza Temperatura di utilizzo Pupilla d’uscita

12,0 – 6,0 mm

Campo visivo a 100 m

37,0 – 9,2 m

18,3 – 4,7 m

12,0 – 3,0 m

9,2 – 2,3 m

Regolazione diottrica

Da -3 a +2

Da -3 a +2

Da -3 a +2

Da -3 a +2

100 m

100 m

100 m

Da 50 m all’infinito

4A-I

4A-I

4A-I

4A-I

2° piano focale

2° piano focale

2° piano focale

2° piano focale

1cm/100m

1cm/100m

1cm/100m

1cm/100m

Illuminazione reticolo

11 livelli (6 notturni e 5 diurni)

11 livelli (6 notturni e 5 diurni)

11 livelli (6 notturni e 5 diurni)

11 livelli (6 notturni e 5 diurni)

Diametro Tubo

30mm

30mm

30mm

30mm

44,3 mm

44,3 mm

44,3 mm

44,3 mm

High-Contrast

High-Contrast

High-Contrast

High-Contrast

2m

2m

2m

2m

Steiner Nano Protection

Si

Si

Si

Si

Riempimento

Sistema STEINER ad azoto compresso

Sistema STEINER ad azoto compresso

Sistema STEINER ad azoto compresso

Sistema STEINER ad azoto compresso

Accessori

Copriobiettivocoprioculari

Copriobiettivocoprioculari

Copriobiettivocoprioculari

Copriobiettivocoprioculari

Garanzia

10 anni (2 anni sulle parti elettroniche)

10 anni (2 anni sulle parti elettroniche)

10 anni (2 anni sulle parti elettroniche)

10 anni (2 anni sulle parti elettroniche)

€ 1.058

€ 1.079

€ 1.153

€ 1.258

Parallasse Reticolo Posizione reticolo Click

Diametro conchiglia oculare Lenti Impermeabilità

Prezzo Pubblico

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Ottiche

Cannocchiale Ranger 1-4x24 montato su un express da cinghiale

2-12x56 abbinato alla Sako 85 Carbonlight

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Non è mai finita!

P

er il cacciatore di montagna, ed in particolare per quello del Tarvisiano, (che è un piccolo angolo relegato all’estremo Nord/Est, lascito di Maria Teresa d’Austria ), è ogni giorno più pesante il contrasto tra le spinte tradizionali e le imposizioni della cosiddetta moderna civiltà. Racchiuso in sé stesso, ridotto, all’angolo dello studiolo, a rimirare i fischietti, ormai rauchi, con i quali tentava il conteggio del Francolino di monte, facendo a gara con il Guardiacaccia o con il Professore di turno, pensa al prezioso animale, perso nel limbo del dimenticatoio generale e non si sa bene il perché. A pensiero triste si unisce pensiero triste: ed ecco il ricordo amaro della rapina della cac-

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di Goffredo Grassani

cia primaverile al canto del Gallo Cedrone e del Gallo Forcello; amarezza acuita dal fatto che gli amici carinziani, pur essendo entrati in Europa dal 1995, continuano a praticare sul territorio confinante la caccia primaverile al canto sia al Forcello che al Cedrone. Come non bastasse, dopo quasi cinque lustri di meditazione la Regione ha emanato il Piano Faunistico regionale; sorpresa: niente caccia nel periodo delicato degli amori degli ungulati! E questo senza nessun sostegno scientifico, ma solo per la pruderie appenninica, subito colta dai tecnici benpensanti, non si sa bene a che fine. Si aggiunga che il nostro montanaro vive nel costante timore di vedere ulteriormente prevalere le esigenze dei “cittadini”, che necessitano evidentemente di aria sana e non si accontentano di impianti di risalita, di ciaspolate, di baite; che sono forniti di mezzi fuoristrada e di tecnologia avanzata per tiri ultrasonici e di tutte le più avanzate diavolerie moderne. In conclusione, dopo aver praticamente perso la battaglia in difesa delle proprie tradizioni e nel rischio di perdere anche la battaglia finale, il cacciatore della montagna tarvisiana deve ora confrontarsi con una nuova realtà incombente: l’arrivo – non si sa come - del lupo. Il cacciatore di montagna tarvisiano si è a suo tempo ben difeso dal tentativo WWF/ Forestale di Stato di costituire il Parco Nazionale per la protezione (simile a quella di Trento?) dell’orso. Ha contrastato in modo efficace la ricerca di imbalsamare il territorio anche con la Riserva naturale di popolamento animale e successivamente con la Riserva biogenetica. Ma tant’è. Già nel corso


Attualità

di una ricerca sul Gallo Forcello, la sorpresa, una trentina d’anni fa: la lince a caccia di capriolo! Si sperava in un reinserimento spontaneo (cosa che non piace ai tecnici faunistici: non rende parcelle!). E invece, finanziamenti, studi, rilasci: ed ora il lupo. Notizie solo saltuarie. I tecnici si sono smaliziati. Ma data per letta tutta la letteratura seria sull’argomento (Zunino, Modugno), vediamo cosa è apparso qua e là. 27 gennaio 2016: intervento in televisione del Dott. Lapini. “Ritorno massiccio del lupo”. “Convivenza difficile, tant’è che avanzano ipotesi per piani di contenimento”. “È necessario intervenire prima che il lupo si insedi definitivamente e trasmetta ai piccoli abitudini negative, come il gusto degli animali domestici”. “In Lessinia oggi esistono 16 lupi imprintati su mucche.” “Necessitano altresì interventi tempestivi perché è una specie complessa”. “In Maremma c’è una situazione di ibridismo

(al 25%). È un fatto gestionale anarchico. Anche qui bisognerebbe evitare danni e che i lupi prendano brutte abitudini”. “Il Giornale – 25.2.2016”: In Italia oggi vivono circa 1600 lupi di cui 1500 sull’Appennino e poco più di un centinaio sulle Alpi: 115 quelli trovati morti l’anno scorso.” “Panorama 23.3.2016”: Intervento del Dr. Bernardino Ragni. “Controllare il numero (dei lupi: n.d.a.) è semplicemente buon senso!”. “2150 gli esemplari di lupo presenti in Italia nelle statistiche ufficiali: il numero reale – senza timore di sbagliare – è il doppio.” “ Al di là delle percentuali, dei perchè e dei modi contenuti nel Piano del Ministro dell’Ambiente (che prevede di poter abbattere del 5% all’anno la popolazione di questo predatore), se tale provvedimento costituisce un primo, timoroso, certamente imperfetto, tentativo di sdoganare la risorsa naturale rinnovabile “Canis lupus italicus” dal ghetto dei Caccia Passione 59


tabù emozional-confessional-ideologici, che ben venga!” L’appetito vien mangiando, non solo al lupo. E così ho ricercato alcune notizie che per il passato mi avevano solleticato, anche se non erano di stretta attualità. Risulta dagli Atti del II^ Convegno Nazionale dei Biologi della selvaggina (1991) che dal 1972 al 1990 sono stati ritrovati ben 145 cadaveri di lupi in Appennino, anche se (avvertono i Biologi Francisci, Boitani, Guberti, Giucci e Andreoli) è il risultato di una raccolta né sistematica né capillare. Un’altra ricerca, effettuata dal 1978 al 1988 (quindi praticamente in contemporanea) sulla biologia e conservazione dei carnivori in Italia, la consistenza dei lupi è valutata in 200 capi ! (Atti del I^ Convegno Nazionale dei Biologi della selvaggina – comunicazione di Augusto Vigna Tagliandi). Caccia Passione 60

E allora? Come la mettiamo? Io direi che o attraverso la FACE o come FIDC o come cittadini d’Europa potremmo (dovremmo) chiedere al Commissario europeo di conoscere quali, quanti e quanto finanziati siano stati i “progetti lupo” negli ultimi trenta/ quarant’anni, ossia i progetti che abbiano interessato direttamente o indirettamente allevamento, cattura, restoking, immissione, reintroduzione del lupo, a favore di ricercatori, università, onlus ecc.ecc.ecc. Giusto per sapere. Così come sarà il caso di chiedere alla Regione Friuli Venezia Giulia cosa intenda fare della Riserva di caccia “Picco di Mezzodì” (ca 700 ettari, a Tarvisio, ex Weissenfels), dopo averla destrutturata a colpi di 50 euro a camoscio! Potrebbe essere un nuovo “covo di lupi!” Weidmannsheil!



Una saetta nei campi U

na sequenza fotografica molto particolare documenta un’azione di caccia al cinghiale nella sua interezza. Dapprima le decisioni sulla strategia da adottare, indi lo scovo del cinghiale che intraprende una folle corsa sul campo aperto. Segue l’avvistamento del cinghiale da parte del cacciatore, che lo accompagna inchiodandolo al mirino, lungo la traiettoria della sua fuga. L’esplosione del colpo è catturata in un’immagine che, in un unico fotogramma, racchiude il bossolo espulso dalla carabina e la colonna d’acqua sollevata dalla palla. Il tiro successivo incontrerà la sua agognata preda?

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di Vincenzo Frascino


Photogallery

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Pernici all’uva bianca

L’esperto di cucina Adelmo Giacomini Caccia Passione 64

INGREDIENTI PER 4 PERSONE 4 pernici bianco secco 8 fette di guanciale Brodo di carne q.b. Olio extravergine di oliva Uva bianca q.b. 1 carota 4/5 bacche di ginepro Una costa di sedano Rosmarino e timo fresco Una cipolla Pepe in grani 1 bicchiere di vino Sale q.b.


Cucina

PREPARAZIONE Spiumare e lavare bene le pernici, farcirle con il guanciale tagliato a dadini, gli acini d’uva ed il timo fresco. Legare le pernici con dello spago da cucina insieme ad un rametto di rosmarino. Preparare un trito con sedano carote e cipolla e soffriggerlo in abbondante olio extravergine di oliva insieme alle bacche di ginepro ed il pepe in grani. Rosolare bene le pernici nel trito, aggiungere degli acini d’uva e sfumare con il vino bianco. Salare, lasciare evaporare il vino e continuare la cottura a fuoco moderato. Controllare la preparazione ed aggiungere del brodo durante la cottura. Per una buona cottura occorrerà almeno 1 ora. Testare la cottura delle pernici con le dita se la carne risulterà morbida ma non gommosa o tenderà a cedere facilmente saranno pronte (evitate di bucare le pernici con la forchetta per non far fuoriuscire i succhi della carne). Impiattare le pernici avendo cura di aprire il petto e terminare il piatto con il liquido di cottura e con del timo fresco. Buon appetito!

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Veterinaria

Alimentazione canina e mangimi “grain free� da scoprire Caccia Passione 67


Alimentazione canina e mangimi “grain free” da scoprire

di Kalaris

Se noi siamo quello che mangiamo, ancora di più lo sono i nostri cani. Eppure si ha il sospetto, sempre più concreto, che l’alimentazione dei nostri amici a quattro zampe sia dettata dalla tendenza. E di tendenze in fatto di alimentazione canina ce ne sono tantissime. Diamo uno sguardo alle più gettonate.

S

e hai un cane lo sai: la sua alimentazione non è un fatto di poco conto. Non puoi certo dargli da mangiare quel che ti salta in mente in quel momento visto che l’alimentazione del tuo amico a quattro zampe va studiata e ponderata. A complicare le cose ci sono le tendenze del momento. Ciascuna ha i suoi estimatori e i suoi contestatori, ma se sei un cacciatore con al seguito uno o più cani hai certamente preso la tua posizione. O no? Una delle domande più affannose è quella che ruota intorno ai carboidrati: meglio eliminarli o integrarli nella dieta di fido? I mangimi grain free. I mangimi sono pratici, praticissimi. C’è chi ci metterebbe la mano sul fuoco: sono tutti uguali e per questo punta su quelli più econoCaccia Passione 68



mici. C’è invece chi pensa che se quel mangime costa tanto un motivo ci sarà e su quello si butta, c’è infine chi punta sul moderno e non acquista altro che mangimi grain free. Ora è bene essere chiari: grain free non significa che il mangime è privo di carboidrati, ma che è provo di grani. Ciò significa che si tratta di mangimi che non contengono orzo, mais, riso, frumento e altro ancora. È vero che

Caccia Passione 70

i grani sono alimenti ricchi di carboidrati, ma questo non significa che ne siano sinonimo. I carboidrati infatti, diversamente da quanto solitamente si ritiene si trovano in moltissimi alimenti, spesso insospettabili. Sono nutrienti fondamentali per la vita dell’uomo, composti da carbonio, idrogeno e ossigeno; li chiamiamo anche zuccheri, idrati di carbonio o glucidi. Tanto per avere un’idea di tutti gli alimenti


Veterinaria che contengono carboidrati è possibile dare uno sguardo alle etichette: c’è da rimanere stupefatti. Ne sono ricchi i piselli, ma anche le patate e la frutta e anche nei mangimi grain free i carboidrati fanno la loro comparsa. È vero comunque che i mangimi di questo genere a bassi contenuti di carboidrati di alta qualità, affiancano importanti dosi di proteine, indispensabili alla saluta del cane.

Questo tipo di mangimi va per la maggiore fra chi è dell’opinione che i carboidrati siano estremamente nocivi per il cane. Ma le cose stanno realmente così? Il cane può assimilare carboidrati rimanendo in salute? La risposta che forse non ti aspetti è sì, può farlo. Da che vive in simbiosi con l’uomo, il cane è diventato un carnivoro impuro. Si nutre cioè non solo di proteine ma anche di carboidrati, contenuti in dosi abbondanti negli scarti dell’uomo. Per quanto il cane ad oggi sia perfettamente in grado di vivere senza cibarsi di carboidrati ciò non toglie che durante la sua digestione sia capace di processare i carboidrati per trarne energia. Quindi? Perché acquistare magnimi grain free? Non di certo perché privi di carboidrati, visto che i carboidrati ci sono eccome, e per altro non nuocciono alla salute del cane. I mangimi grain free sono invece da preferirsi (in specifici casi) per almeno due motivi: tanto per cominciare la qualità delle materie prime nettamente superiori rispetto a quelle usate per confezionare i mangimi economici, e la percentuale di proteine superiore rispetto agli altri prodotti in commercio. È vero infatti che il cane non è più esclusivamente carnivoro, ma non per questo va definito onnivoro o peggio ancora erbivoro: per questo se si sceglie di utilizzare mangimi è sempre meglio dare uno sguardo alle etichette. Il cane per crescere e rimanere sano ed in forma ha necessità non solo di carboidrati, ma anche e soprattutto di proteine. Questo fa si che i mangimi economici non siano la scelta migliore. La dieta BARF. Ne hai sicuramente sentito parlare. Si tratta di una tendenza piuttosto giovane che consiglia di eliminare dalla dieta del Caccia Passione 71


proprio cane qualsiasi traccia di carboidrato, da sostituirsi esclusivamente con proteine animali, meglio ancora se crude. L’alimentazione casalinga. È una dignitosa via di mezzo. Non suscita troppe emozioni visto che rappresenta la tradizione, consente di risparmiare qualche euro e di controllare tutto quel che il proprio amico a quattro zampe ingerisce. Ovviamente nutrire il proprio cane con un’alimentazione casalinga significa aver molto tempo a disposizione e ottime conoscenze in fatto di nutrizione. Cosa scegliere. Non è facile dare una risposta a questa domanda visto che ciascun animale fa storia a sé. Non tutti, ad esempio, rispondono bene alla dieta che si affida esclusivamente a mangimi grain free. Questa è infatti un’alimentazione pensata specialmente per gli animali da lavoro. Alcuni cani non riescono a digerire questi mangimi e in alcuni casi deve trascorrere del tempo perché l’animale riesca a creare un corredo enzimatico tale che gli consenta di processare i grain free. Se hai scelto la soluzione rappresentata da questi mangimi è bene inserirli in dieta con cautela, senza fretta, dando la Caccia Passione 72

possibilità al tuo animale di farci l’abitudine. Ottima soluzione contro intolleranze e problemi di salute è rappresentato invece da un mangime tradizionale a patto che questo non sia caricato eccessivamente di cereali. A rendere questi mangimi molto più maneggevoli ci pensa il fatto che gli ingredienti contenuti sono pochi e facilmente processabili. In ogni caso il cane, e questo è bene ricordarlo, reagisce in maniera differente ai mangimi che si utilizzano e per trovare la soluzione migliore è sempre importante osservare i suoi comportamenti, studiandolo con attenzione. Fissarsi con un tipo di alimentazione o con un mangime e assurdo, specie se il cane non risponde positivamente. I parametri che devono essere considerati sono semplici ma efficaci: • lucentezza del pelo; • occhi lucenti e privi di cispa; • massa muscolare; • resistenza alla fatica. Il segreto sta dunque, come al solito, nell’amore e nella capacità di saper ascoltare il proprio animale.


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Caccia alle anatre con

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Spaniel su lepre

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