Caccia Passione gennaio 2017

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ANNO VI nr. 01 - Gennaio 2017

CACCIA PASSIONE Dedicato a chi ha la passione per la caccia nel sangue

“ARIA, UOMINI, FALCHI”

Attualità:

• Il veganismo: un falso buonismo

Cani da caccia:

• Focus sul segugio maremmano

Canna rigata:

• Weatherby Mark V in .378 Weath. Mag.


ANNO VI nr. 01 - Gennaio 2017

CACCIA PASSIONE

in copertina

Dedicato a chi ha la passione per la caccia nel sangue

"ARIA, UOMINI, FALCHI” “ARIA, UOMINI, FALCHI”

Attualità:

• Il veganismo: un falso buonismo

Cani da caccia:

• Focus sul segugio maremmano

L’Arte della Falconeria nel libro fotografico di Serena Galvani. Presentato ad Asciano (Siena) presso il Podere Vesta, sabato 10 Dicembre 2016.

Canna rigata:

• Weatherby Mark V in .378 Weath. Mag.

SOMMARIO Anno VI Nr. 01

18 Attualità:

Il veganismo: un falso buonismo

www.cacciapassione.com

Pg 8 News ed eventi venatori

a cura della redazione

Pg 10 Sicurezza: Non è mai troppa! Vincenzo Frascino

26 Falconeria:

“Aria, uomini, falchi”

34 Migratoria:

Coturnice selvatica e d’allevamento Caccia Passione 2

Pg 18 Attualità: Il veganismo: un falso buonismo

Simona Pelliccia

Pg 26 Falconeria: “Aria, uomini, falchi” Pierfilippo Meloni Pg 34 Migratoria: Coturnice selvatica e d'allevamento

Claudia Zedda


Sommario Pg 74 Photogallery: Grazie a loro

Pina Apicella

Pg 80 Cucina: Coniglio selvatico ai profumi mediterranei

10 Sicurezza:

Non è mai troppa!

Adelmo Giacomini

Pg 82 Veterinaria: I Grassi nella dieta del cane da caccia Karalis

Pg 42 Cani da caccia: Focus sul segugio maremmano

Simona Pelliccia

Pg 48 Fucili canna liscia: Fausti Senator 28/70: raffinatezza di stile e di tecnica

Emanuele Tabasso

Pg 64 Munizioni: La cartuccia .378 Weath. Mag.

Weatherby Mark V in .378 Weath. Mag.

Emanuele Tabasso

Pg 56 Fucili canna rigata: Weatherby Mark V in .378 Weath. Mag.

56 Fucili canna rigata:

68 Manifestazioni:

Grande successo della prova di eccellenza di Ascoli Piceno

Costantino ramolfi

Pg 68 Manifestazioni: Grande successo della prova di eccellenza di Ascoli Piceno Simona Pelliccia

82 V eterinaria:

I Grassi nella dieta del cane da caccia Caccia Passione 3



Editoriale BENVENUTO 2017. ORA PARTIAMO CON IL PIEDE GIUSTO.. Con questo fondo sono a iniziare un nuovo anno ricco di novità che andremo di mese in mese a svelarvi, Caccia Passione cambia volto al fine di regalare una esperienza utente straordinaria e senza precedenti, il tutto sempre in maniera graduale, al fine di guidare facilmente anche i meno internauti. Benvenuto 2017. Oramai son finite le festività si rientra a lavoro. Sono sempre stato sostenitore dei periodi di riposo, penso di essere un buon lavoratore e non ho mai capito quelli che dicono di non fermarsi mai o che sostengono di non fare vacanze. Quando si è riposati, ci si concentra meglio e si dà molto di più: andare in giro per il mondo libera la testa e stimola la creatività. A questo punto della mia vita ho deciso che voglio schierarmi e prendere posizione su quello in cui credo, voglio poter esprimere quello che penso senza remore e censure, lasciando agli altri la libertà di non essere d’accordo. Sono convinto sia un dovere (per me come per tutti) difendere le proprie idee. Non sopporto e non ho mai sopportato il qualunquismo, il barcamenarsi a destra e sinistra, la stupidità superficiale e opportunista. Da qualche settimana è iniziato il 2017: affrontiamolo con il piede giusto. E come non partire con in vento in poppa se non recandosi alle numerose fiere di settore che aprono questo nuovo anno. Grande è l'attesa per HIT 2017 di Vicenza, oramai uno degli appuntamenti più importanti del Bel paese e grandi son le aspettative degli espositori italiani e esteri che da rumors di pre fiera vedono in quest'anno dodici mesi ricchi di commesse specialmente da mercati esteri. Noi ovviamente saremo qui per aggiornarvi su novità e quanto dal settore. Viva la caccia, vissuta sempre in sicurezza e in maniera sostenibile. Pierfilippo Meloni


Regione Umbria non chiuderà in anticipo la caccia a tordi, cesene e beccacce L'assessore Fernanda Cecchini ha rassicurato la sezione regionale della Federcaccia dopo la lettera inviata dal Ministero dell'Ambiente.

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a qualche giorno a questa parte stanno aumentando le indiscrezioni in merito a possibili chiusure anticipate dell’attività venatoria nelle varie

regioni italiane. In Toscana le voci sono state prontamente smentite, ora lo stesso è avvenuto anche in Umbria. La sezione regionale della Federazione Italiana della Caccia ha ricordato infatti che si stava parlando con insistenza di una chiusura anticipata per quel che riguarda il prelievo di cesene, tordi bottacci e beccacce. La Regione Umbria, però, non ha intenzione di adottare alcun provvedimento di questo tipo, nonostante il Ministero dell’Ambiente ha inviato una lettera a tutti gli enti locali per ricordare che una eventuale procedura di infrazione da parte dell’Unione Europea comporterà una sanzione che sarà fatta pagare alle regioni inadempienti. Federcaccia Umbria ha ricevuto la preziosa informazione da Fernanda Cecchini, assessore regionale alla Caccia, ringraziata insieme al governatore Catiuscia Marini. L’attività venatoria nelle due province di Terni e Perugia proseguirà quindi in maniera regolare senza interruzioni.

Tesserino venatorio, la violazione è unica se non si annotano i capi abbattuti L'ANUU ha ricordato quali sono le principali sentenze in materia: non ci possono essere violazioni plurime per ogni abbattimento.

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’associazione ANUUMigratoristi ha fatto presente come siano sempre più evidenti delle violazioni plurime di legge in ambito venatorio. In particolare, il caso più eclatante è rappresentato dal momento in cui l’annotazione sul tesserino non è immediata quando si abbatte ogni capo. In precedenza la stessa situazione si era presentata con i richiami vivi. Secondo l’ANUU, si sta creando un vero e proprio “mostro giuridico” che serve soltanto a fare cassa. Le violazioni vengono parametrate al numero di capi abbattuti, ma in realtà dovrebbe essere solamente una. Tra l’altro, come sottolineato dall’associazione, la giurisprudenza penale ha dato maggiore importanza alla condotta piuttosto che

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alla “quantità”. Una sentenza del 2012 del Tribunale Civile di Voghera, in provincia di Pavia, ha messo in luce che la sanzione è corretta, ma lo stesso non può dirsi della commisurazione dell’entità della sanzione stessa. Cinque anni fa la condotta da punire fu unica e indipendente dal numero dei richiami vivi di cui il cacciatore era in possesso. Di conseguenza è necessario adattarsi sempre a questo modo di ragionare: chi si rende responsabile dell’abbattimento di più esemplari di selvaggina senza segnalarli immediatamente sul tesserino venatorio (uno per uno) commette una violazione unica e non tante violazioni che fanno lievitare l’importo della sanzione.


News venatorie Leica Hunter’s Shooting and Ballistic Master. Il seminario di tiro di caccia ufficiale di Hit Show 2017 Migliora la tua tecnica di tiro di caccia, con uno dei massimi esperti in Italia, utilizzando le migliori armi ed ottiche al mondo, alla Fiera Hit Show 2017.

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eica Hunter’s Shooting and Ballistic Master sono i seminari ufficiali di HIT Show 2017 sulle tecniche di tiro di caccia e si terranno sabato 11 febbraio e replicati domenica 12, presso la Hall 6 specificatamente dedicata alle armi, alle ottiche e agli accessori per il tiro e la caccia con la “canna rigata”. Saranno due sessioni, di 90 minuti ciascuna. Una, la mattina, dedicata al “Tiro di Caccia di Selezione”, e dedicata alla sicurezza, alla respirazione, alla tecnica di tiro e ai diversi tipi di appoggio, alla conoscenza dell’arma e dell’ottica. Il pomeriggio invece saranno approfondite le “Tecniche Avanzate di Tiro di Caccia” e si parlerà soprattutto di balistica, di comportamento della palla e di come gestire al meglio arma, palle e ottica per ottenere la massima precisione, soprattutto nel tiro a lunga distanza. Verranno ricreati fisicamente all’interno dell’area dedicata i diversi scenari in cui i partecipanti si eserciteranno con il docente nelle diverse posizioni di tiro, dall’altana al bastone, allo zaino e così via, e saranno utilizzati come strumenti le migliori armi ed ottiche da puntamento e misurazione della distanza al mondo, Blaser

e Leica. Il docente principale è Vittorio Taveggia, cacciatore di selezione da oltre 20 anni, perito e grande esperto di balistica, abilitato a costruire armi comuni da sparo e da guerra, che tutti conoscono per il suo impegno da sempre sulle riviste “Cacciare a Palla” e “Armi Magazine”, istruttore di tiro e balistica presso la Obora Hunting Academy, ricaricatore, tiratore capace di ottenere oltre 400 piazzamenti, e recordman europeo 2010 in F-Class, categoria open sulle 800 yards. I contenuti saranno creati in collaborazione con due partner scientifici d’eccezione, la prestigiosa Obora Hunting Academy e l’Accademia Foreste e Fauna del Trentino, diretta da Ettore Zanon, che tiene tutti i corsi di preparazione all’esame di cacciatore e di esperto accompagnatore della Provincia Autonoma di Trento. A ciascun seminario potranno partecipare al massimo 20 cacciatori, invitati gratuitamente dall’organizzazione. Il programma completo è disponibile su www.forestitalia.com, chi desidera partecipare può inviare la sua richiesta a info@forestitalia. com. Leica Hunter’s Shooting and Ballistic Master.

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Agglomerati umani si condensano intorno alla bestia nera Caccia Passione 8


Sicurezza

NON È MAI TROPPA!

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NON È MAI TROPPA! Il tema della sicurezza a caccia è sempre più attuale. Il mercato si adegua e anche le abitudini dei cacciatori dichiarano guerra alle sempre temibili “tragiche fatalità”. di Vincenzo Frascino

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egli ultimi anni nel mondo della caccia si sta osservando un fenomeno bizzarro e paradossale: ci sono sempre meno ”fucili”, ma sempre più affollati. I nostri vecchi non vengono rimpiazzati da altrettante numerose nuove leve e molti cacciatori si sono orientati, per piacere o per necessità, verso la caccia al cinghiale in battuta. I ciclopici agglomerati umani che si condensano intorno alla bestia nera, possono superare le cento unità, soprattutto nelle “battute-evento” di alcune aziende faunistico-venatorie. La parola SICUREZZA rimbalza di bocca in bocca dal megafono di ogni capocaccia che si rispetti fino all’ultima posta. Sicurezza nella traiettoria di tiro, nel maneggio delle armi, nella salvaguardia degli ausiliari e, non ultimo, nell’alta visibilità. Gli indumenti verdone che da sempre fanno sentire il cacciatore perfettamente integrato nella tavolozza della natura, sono sempre più interrotti, sfregiati, ammodernati, da sprazzi arancio fluo. Dapprima erano i giacchetti, poi sempre più accessori, dal cappello alla sciarpa. Ora è difficile trovare in commercio un capo che non sia visibile attraverso le fronde e le foglie, fosse solo per una cerniera Caccia Passione 10


Sicurezza Gilet antizanna ad alta visibilitĂ proteggono i nostri ausiliari dalle taglienti difese dei cinghiali e dalle pericolose sviste nel fitto della macchia

L'abbigliamento fluo porta alla nostra coscienza l’esistenza di una persona in carne ed ossa dove mai e poi mai il nostro occhio avrebbe potuto scorgerlo Caccia Passione 11


Il simbolo rosso indica che il cane è armato e che l'arma è pronta a far fuoco. L'arancio fluo si rende altamente visibile anche nel fitto del bosco

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o un inserto. Il mercato ha recepito quello che il mondo venatorio sta cercando di assimilare, superando l’avversione per certi materiali e colori poco “wild”. A chi non è capitato di scorgere con stupore una posta a un chilometro di distanza, grazie al suo giacchetto arancio che ha portato alla nostra coscienza l’esistenza di una persona in carne ed ossa dove mai e poi mai il nostro occhio avrebbe potuto scorgerlo? E quali catastrofiche conseguenze sono state sventate quando, col dito già sul grilletto, siamo stati abbagliati dall’arancio sul cane o sul suo conduttore, dove ci aspettavamo piuttosto il tanto atteso cinghiale? Ammettiamolo pure: la tecnologia ad alta visibilità per qualcuno potrebbe anche risultare poco “estetica” ma è decisamente funzionale e sostenibile. A tal proposito non solo abbigliamento e buffetteria ma anche le stesse armi sono proposte dall’industria armie-


Sicurezza ra con calciature in polimero interamente arancio o con inserti fluo sul calcio e l’astina che garantiscono una visibilità totale. I primi esemplari non avevano incontrato il mio gusto personale: io, cultore dei legni, detrattore dei così detti “plasticoni”, così anonimi, standardizzati, senz’anima né poesia…successivamente mi sono ravveduto. L’industria armiera non ci propone solo alta visibilità. Oggi giorno ci viene incontro offrendoci armi sempre più affidabili e a prova di distrazione: ne è un esempio la “leva di armamento manuale Hand Cocking”, che permette con un semplice gesto del pollice di disarmare le molle del cane rendendo l’arma praticamente scarica (e non solo col grilletto bloccato) negli spostamenti nella macchia, nei cambi di posizione e in tutte quelle circostanze in cui la carabina deve essere inoffensiva al 100%. La rivoluzione “sicurezza” non ha risparmia-

Non solo abbigliamento e buffetteria ma anche le stesse armi vengono proposte con calciature in polimero ad alta visibilità

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Inserti fluo sul calcio e l'astina garantiscono una visibilitĂ totale.

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Sicurezza

La parola d’ordine a caccia non può essere altra che sicurezza La parola SICUREZZA rimbalza di bocca in bocca dal megafono di ogni capocaccia che si rispetti

to nemmeno i preziosi ausiliari: indumenti antizanna ad alta visibilità li proteggono dalle taglienti difese dei cinghiali e dalle pericolose sviste nel fitto della macchia. Anche in questo caso gli inserti arancio non solo un accessorio ma una forma di coerenza

sull’articolato discorso sicurezza. Ci risiamo, la parola d’ordine a caccia non può essere un’altra. Tutto il resto (passione, divertimento, amicizia) viene un filino dopo. Il carniere non è mai vuoto quando portiamo a casa la salute e la vita! Caccia Passione 15


Il territorio italiano è ancora prevalentemente rurale-il veganismo ignora questo dato fondamentale Caccia Passione 16


Attualità

IL VEGANISMO: UN FALSO BUONISMO Caccia Passione 17


IL VEGANISMO: UN FALSO BUONISMO La moda degli ultimi anni vede un numero sempre crescente di persone aderire ad una sorta di culto che disprezza e rifiuta ciò che ha permesso la continuazione delle specie da millenni di Simona Pelliccia

La caccia è una sana tradizione ben radicata nel tessuto sociale italiano Caccia Passione 18


Attualità

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ono frequenti le notizie di neonati o bambini ricoverati con urgenza in ospedale a causa di carenze alimentari causate da un’alimentazione scorretta. Purtroppo a monte di queste situazioni paradossali vi è l’intransigente ignoranza da parte di genitori a cui spetterebbe, al contrario, la cura dei figli. Ci sono problematiche mediche serie dietro a questi scenari raccapriccianti. Mi chiedo se forse non si dovrebbe togliere la patria potestà in capo a chi provoca la malnutrizione di un figlio a causa di un proprio fanatismo. Secondo una stima effettuata nel 2016, si ritiene che circa l’8% della popolazione italiana sia vegetariana o vegana.

Un numero ragguardevole, confermato anche dall’apertura sempre più in voga di ristoranti “verdi” o prodotti dedicati a chi rifiuta i prodotti di origine animale in supermercati e negozi di generi alimentari. Ciascuno è ovviamente libero di impostare la propria esistenza secondo regole e stili di vita personali ed insindacabili, finché però non si intralci il cammino di un’altra persona, non si voglia cioè sindacare sul modo di vivere di un terzo che ha il solo torto di pensarla diversamente. L’ottusa intransigenza di queste persone si esteriorizza nelle molte manifestazioni di disprezzo che spesso i vegani dimostrano nei confronti di chi, come madre natura ci

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Campo segnato dal branco di cinghiali

insegna, si nutre di altri animali per una corretta sopravvivenza. Dimostrando che il buonismo e la pietà che pensano di mostrare nei confronti degli animali sia in realtà la maschera di una cattiveria e un odio radicati nei confronti di chi non condivide quell’idea. Caccia Passione 20

Per chi sceglie la strada del vegetarianismo, mi chiedo spesso chi abbia il diritto di conferire maggiore dignità ad un vitello piuttosto che ad un pesce. E una domanda che mi piacerebbe porre ad un vegano, è se non si senta macchiato di sangue quando cammina per strada. Tutti


AttualitĂ

gli insetti che calpestiamo non sono forse essere viventi che hanno il nostro medesimo diritto di restare in vita? I piĂš ipocriti sono forse quelli che additano quale assassino un bambino ritratto mentre mangia una bistecca, ma hanno ai piedi scarpe di pelle e borse altrettanto peccatrici.

Campi distrutti dal passaggio di cinghiali Caccia Passione 21


Il problema di questa società è che mancano l’umiltà e il rispetto. E dilaga il fanatismo, sorretto ed accresciuto dall’arroganza e dall’ignoranza. Perché voler sovvertire quello che ha tenuto

Un gregge al pascolo nel centro Italia Caccia Passione 22

in vita egregiamente l’essere umano (e tutti gli altri animali) da migliaia di anni è un’illusione ingenua, a volte dalle sfumature inquietanti per l’eco che provoca tramite i mass media ormai schiavi della pochezza umana,



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Falconeria

“ARIA, UOMINI, FALCHI”

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“ARIA, UOMINI, FALCHI” L’Arte della Falconeria nel libro fotografico di Serena Galvani. Presentato ad Asciano (Siena) presso il Podere Vesta, sabato 10 Dicembre 2016. di Pierfilippo Meloni

…guarderete il cielo perché là siete stati e là vorrete tornare.” Il grande Leonardo da Vinci è stato capace di svelare il segreto dell’attrazione che ci costringe irresistibilmente ad alzare gli occhi al cielo riassumendo in una sola frase un archetipo collettivo, il sogno di volare.

Certamente l’uomo non può volare con i propri mezzi, ma è altrettanto vero che arriva sempre il momento in cui la vita gli insegna a spiegare le ali. L’umanità però non si accontenta di metafore e, per tradurle in realtà, ha creato da millenni la vela, un’ala che permette di volare sulle onde. Questa è la sintesi magica che ha ispirato Serena Galvani, fotografa, fotoreporter A.I.R.F., appassionata armatrice e velista, a celebrare con sensibilità non comune l’antica e nobile Arte della Falconeria nel suo libro “ARIA, UOMINI, FALCHI”. Il libro di Serena Galvani è stato presentato il 10 Dicembre ad Asciano (Siena), nell’Azienda faunistico-venatoria di Salteano, presso il Podere Vesta, nella splendida cornice delle Crete Senesi e nell’ambito di un week end internazionale di Falconeria organizzato da Gianluca Barone con la collaborazione di due prestigiose aziende di settore quaCaccia Passione 26

li CANICOM e Trabaldo. Ospiti d’onore e relatori la Dott.ssa Giorgia Romeo, Ufficio Attività Venatorie Regione Toscana, Dipartimento di Grosseto, Gianluca Dall’Olio, Presidente Nazionale di Federcaccia e Giulio Guazzini, giornalista RAI Sport 1 che presenteranno il volume insieme all’autrice e alcuni importanti falconieri italiani (Gianluca Barone, Massimo Vianelli, Ivan Busso) e al maestro falconiere spagnolo Juan Jesus Bernabe. Atteso alla presentazione anche un nutrito pubblico di settore, tra cui gli scozzesi Stephen e Martin Neville e il belga Eddy De Mol. All’uomo che voleva conoscere sé stesso gli antichi oracoli insegnavano per prima cosa a togliere dalla mente il superfluo, perché solo in questo modo la realtà delle cose sarebbe diventata visibile. L’arte fotografica di Serena Galvani è anche far rivivere nei suoi ritratti storie tramandate dando risposte alle esigenze emotive che sono nascoste nel profondo di ognuno di noi. L’uomo si rilegge riconoscendosi nei segni del suo passato e nelle sue tradizioni e, infatti, il primo dicembre scorso anche l’Italia si è aggiunta alle 17 nazioni che riconoscono la Falconeria come patrimonio immateriale dell’umanità secondo la Convenzione UNESCO.


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“La mia fotografia è l’espressione dell’anima, ne documenta i moti e le passioni. E’ comunicazione di quell’eloquente libertà che si protrae nella mente e nei sogni e, per questo, non è mai costretta ... Esiste nell’infinito movimento, così come la vita.” Con queste parole, Serena Galvani descrive la sua interpretazione personale della fotografia, un filo conduttore che ispira da sempre il suo impegno ed è improntato a una spontaneità incondizionata. Caccia Passione 28

“ARIA, UOMINI, FALCHI” è un racconto per immagini dove i temi s’incarnano negli sguardi potenti di uomini e rapaci che si fondono gli uni agli altri, in vele e ali che insieme cercano il vento, in paesaggi aspri con remote torri medievali e tutti i soggetti attraversano il passato, così da restituire al mondo una memoria che porta dentro di sé i segni di lontani antenati e tradizioni mai dimenticate. Nel tempo in cui siamo chiamati a vivere l’affiorare di questi ricordi è


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sempre più difficoltoso e si traduce spesso nella perdita del senso originario della nostra storia: è in questo solco che l’opera di Serena Galvani ci riporta a un punto di riferimento di cui l’uomo moderno ha sempre più bisogno: la riscoperta del proprio “genius loci”, chiave di volta per comprendere la nostra epoca. Una comprensione che necessita comunque di un percorso personale e di un dialogo, approfondito e sottile, con le immagini.

Falc-On-Aria: vele come ali, ali come vele Nel 2015, per i festeggiamenti dell’80° compleanno della sua prestigiosa imbarcazione da regata ‘ARIA’ (8 m. Stazza Internazionale, 1935) Serena Galvani, in veste di armatrice ha organizzato una singolare uscita in mare, intensamente vissuta all’insegna del vento e della libertà, unendo due antichissime Arti, quella della Marineria e quella della Falconeria di Federico II, per celebrare a bordo l’eccellenza di due memorie storiche fortuCaccia Passione 29


natamente ancora vive oggi. Sei falconieri e un aquiliere con i loro rapaci sono stati ospiti d’onore su ‘ARIA’, formando un equipaggio davvero speciale che ha navigato nel Golfo di Panzano, tra Duino e Sistiana (Trieste). Sole e vento, con raffiche fino a 18 nodi, sono stati i magnifici direttori d’orchestra di una splendida veleggiata in cui i rapaci, timonati “in pugno” dai loro falconieri, si sono comportati come timoniere e tattico in regata, aprendo istintivamente le ali a ogni raffica alla ricerca del giusto refolo di vento, così come i sapienti uomini di mare, giocoforza condizionati dal vento, cercano il giusto assetto per le vele. Serena Galvani e la Costa Concordia Tra le opere fotografiche di Serena Galvani ricordiamo gli scatti sconvolgenti del naufragio della Costa Concordia proiettati nel corso del triennio 2014-2016 negli importanti ConCaccia Passione 30

vegni promossi dall’Ordine degli Ingegneri Nazionale. Organizzati dai rispettivi Ordini Provinciali, gli incontri si sono svolti a Ravenna il 28 novembre 2014 “Le opere di ingegneria nel recupero della Costa Concordia: incontro con i protagonisti”, a Grosseto il 16 febbraio 2016 “Le opere d’ingegneria nel recupero della Costa Concordia e la salvaguardia ambientale dell’isola del Giglio” e a Lecce il 23 settembre 2016 “Le opere di ingegneria nel recupero della Costa Concordia”. Nel corso dei Convegni sono state proiettate un centinaio di immagini della fotografa bolognese che ha seguito per oltre tre anni la vicenda della Costa Concordia dal giorno del suo arenamento a Giglio Porto fino alla partenza del relitto verso Genova. Grazie a questo lavoro Serena Galvani ha voluto documentare con la sua personale visione non solo la tragedia della Concordia, la nave passeggeri di mag-


Falconeria gior tonnellaggio mai naufragata nella storia mondiale della Marineria, ma anche l’impegno titanico degli uomini e delle Aziende che hanno realizzato, per la rimozione del relitto, soluzioni innovative grazie a una cooperazione internazionale di altissimo livello. Note biografiche sull’Autrice Serena Galvani, nata a Bologna e laureata in Lettere Moderne, ricercatrice storica, con la propria Associazione, A.R.I.E. (Associazione per il Recupero delle Imbarcazioni d’Epoca), si occupa da vent’anni della salvaguardia del patrimonio nautico italiano. Armatrice di una delle più prestigiose barche d’epoca del Mediterraneo, ARIA (un 8 mt. S.I. del 1935), velista, autrice di libri e collaboratrice di molte testate nautiche, scrive anche di Falconeria, altra sua grande passione. Fotoreporter AIRF e fotografa ritrattista e naturalista, vive e lavora a Bologna ma gira il mondo dedicando molti dei suoi scatti alla Falconeria. “ARIA, UOMINI, FALCHI” © Autore Serena Galvani, Editore A.R.I.E. dicembre 2016 - Pagg. 272 - Prezzo € 48,00 Per prenotazioni e ordini: http://www.arieitalia.it - www.serenagalvani.com

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Migratoria

COTURNICE SELVATICA E D’ALLEVAMENTO

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COTURNICE SELVATICA E D’ALLEVAMENTO Conoscere la coturnice, i suoi habitat, le sue caratteristiche non è solo interessante, ma anche utile per scoprire meglio con che volatile si ha a che fare, sia quando abbiamo a che fare con un selvatico, sia quando abbiamo a che fare con una coturnice d’allevamento. di Claudia Zedda

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utelare la natura non è una necessità da fanatici. Tutelare la natura è importante perché la natura è la nostra casa e la casa di una infinita quantità di selvatici. Chi sceglie di rispettare e di salvaguardare l’ambiente fa almeno due cose, delle volte senza volerlo: - garantisce un’eredità degna di questo nome ai propri figli, e anche a quelli degli altri; - consente la sopravvivenza di alcuni selvatici che hanno con il proprio habitat naturale una simbiosi imprescindibile. Uno di questi selvatici è la coturnice (alectoris graeca). Fino a una cinquantina di anni fa la coturnice era un volatile piuttosto comune, molto apprezzato e ritenuto dalla maggioranza di chi lo incontrava, schivo, coloratissimo e simpatico. Oggi le cose stanno diversamente, la coturnice è difficilmente individuabile in natura e là dove ancora vive sono state messe in moto una serie di provvedimenti per la sua tutela e per la salvaguardia dell’ambiente. La coturnice, fa

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Migratoria

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Migratoria paura dirlo ma è la realtà, è un uccello in via di estinzione. Eppure ci sono speranze: con una gestione più attenta della fauna e dell’ambiente potrebbe tornare ad insediarsi in maniera stabile in moltissimi ambienti naturali, e anche l’allevamento può rappresentare una speranza. Identikit della coturnice - Qualcuno la chiama “cotorno” o pernice grossa (perché se paragonata con le sue cugine pernici è certamente la più grande). Si tratta di un galliforme della famiglia dei fasianidi. Riconoscerla non è difficile: le sue dimensioni sono medie, la sua forma massiccia, dotata di un becco corto e che tira verso il basso. La coda ma anche le ali sono arrotondate e brevi, mentre nel maschio (anche se delle volte questo è vero anche per le femmine) i tarsi sono dotati di una specie di sperone. I suoi colori sono molto belli e qualcuno si è divertito a definire la coturnice come un pollo sì, ma selvatico. Diversamente da come ci si attende da un volatile, la coturnice vive preferenzialmente a terra e preferisce riunirsi in gruppi di circa 10 elementi dette comunemente brigate. Habitat della coturnice - Vive, lo abbiamo accennato a terra: è in grado di spostarsi anche molto velocemente se minacciata, ma quando è necessario si cimenta in voli fulminei che accarezzano i pendii montagnosi. Probabilmente in volo non si sente a proprio agio visto il suo peso e la piccola dimensione delle ali, ma sfrutta a suo favore questo talento quando meno te lo aspetti. Di certo c’è che il suo stacco da terra è rumoroso, ma la sua lunga planata è bella ed elegante. Ama abitare pendici soleggiate, rocciose, sassose, meglio se alternate da cespugli di vegetazione a basto fusto o boschetti poco folti. Non si direbbe ma è in grado di vivere anche a notevole altezza, fino ai 3 mila metri sul livello del mare. Per fuggire le nevicate d’inverno si sposta in zone più basse e temperate. Il fatto che molti pascoli siano stati abbandonati, eccessivamente numerosi, la pressione abitativa insensata, il disturbo sempre maggiore da parte del turismo e tanti altri fattori hanno limitato gli habitat di-

sponibili per la coturnice, che sottoposta ad una pressione venatoria troppo alta è diventata oggi, in Italia, un volatile piuttosto raro. Per questo e per molti altri motivi negli ultimi decenni è incrementata notevolmente l’abitudine all’allevamento di questo volatile dal fascino irresistibile. Capita di frequente di trovarsi davanti ad una coturnice immessa sul territorio, d’allevamento. Capita spesso, ma in pochi sanno cosa significa per la coturnice crescere in cattività, i percorsi e gli ostacoli che deve superare e le difficoltà che la rendono schiva e resistente. Coturnici d’allevamento - Uno dei problemi principali rappresentato dall’allevamento in cattività delle coturnici è stato, fin da subito il fatto che del selvatico si sapesse davvero poco. Le sperimentazioni oggi hanno portato ottimi risultati che ancora purtroppo non si dimostrano infallibili. L’insuccesso dopo l’immissione, con la precoce scomparsa della coturnice è un problema reale, causato non solamente dai metodi d’allevamento. Tutte le cause devono essere però prese in considerazione, in maniera tale da correre, là dove sia possibile, ai ripari. Ecco le principali: - caratteristiche ambientali sfavorevoli; - predazione esagerata e innaturale; Una delle risposte spesso date dagli allevamenti a questi problemi è la professionale e seria valutazione qualitativa dell’ambiente nel quale l’animale viene introdotto. Sembrerà strano, ma prima di reintrodurre in un ambiente un determinato selvatico è importante valutarne pienamente e con consapevolezza le qualità. Ne va del successo dell’intera operazione. La coturnice infatti, come tutti i suoi cugini volatili, deve disporre, per sopravvivere di ambienti idonei che diventano sempre più rari. Rimboschimenti, scomparsa dei caratteristici ambienti mediterranei, scomparsa dei tipici ambienti di lavoro agro silvo pastorali rendeno la ricerca difficile, ma non impossibile. Trovato il territorio ideale le coturnici immesse devono essere il più possibile simili Caccia Passione 37


a quelle selvatiche: da un punto di vista fisiologico, morfologico e comportamentale. Ecco come si allevano volatili di questo genere. Creazione delle coppie - Questa operazione viene effettuata normalmente in modalità random, senza preferenze di alcun genere e avviene durante il mese di aprile. Già dalla prima metà dello stesso mese si possono raccogliere le uova che vengono registrate in una sorta di anagrafe per conoscerne la provenienza. Le uova vengono incubate a cadenza settimanale e dopo la schiusa, raggiunta l’omeotermicità i nuovi nati vengono posizionati in gabbie all’aperto, che riproducano al loro interno l’habitat di destinazione. Quindi le gabbie saranno arricchite di cespugli, ramaglie, e altro per migliorare la mobilità del volatile. Profilassi e igiene - Gli ambienti nei quali vivranno i pulcini prima e gli adulti poi vengono disinfettati con costanza, per abbassare la carica batterica. Dopo circa 35 giorni dalla nascita vengono posizionati all’esterno, in gabbie di ferro, con substrato organico e rialzate. Durante il primo mese viene somministrata ai pulcini la profilassi contro le principali parassitologie gastrointestinali, piuttosto comuni negli ambienti di allevamento. La profilassi verrà ripetuta ancora una volta, quando gli animali verranno spostati nelle strutture di mantenimento. Comportamento - Importantissima è l’educazione comportamentale. Fin da subito viene attuato un imprinting negativo per l’uomo e la volpe e soprattutto gli uomini entrano in contatto il meno possibile con gli animali. L’alimentazione ad esempio avviene in maniera automatica e quando il contatto è inevitabile gli operatori non assumono mai comportamenti affettivi per evitare l’immissione di soggetti non preparati agli ambienti naturali. Conoscere la coturnice, il suo percorso, la sua storia è importante per gli allevatori, e interessante per i cacciatori, che non tutti lo sanno, spesso sono i principali finanziatori per le operazioni di allevamento e ripopolazione. Caccia Passione 38


Migratoria

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Segugi a alvoro sul terreno di caccia

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Cani da caccia

Focus sul segugio maremmano

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Focus sul segugio maremmano In questi ultimi anni è aumentato vertiginosamente il numero di segugi maremmani iscritti nel libro genealogico e, allo stesso modo, la qualità della razza è gradualmente cresciuta di Simona Pelliccia

N

egli ultimi tempi si è assistito ad una crescita esponenziale di iscrizioni di segugi maremmani riconosciuti e selezionati per la caccia al cinghiale. Tale aumento è da ricondursi non solo all’aumento vertiginoso di cinghiali presenti sul territorio nazionale, ma altresì alle indubbie e ormai testate doti venatorie di questa razza, che dimostra di essere una delle più vocate per le caratteristiche del territorio in cui nella maggior parte dei casi la caccia al cinghiale si svolge in Italia. Resistenza, caparbietà, rusticità, velocità, struttura fisica da atleta, compatta e quadrata, rendono il maremmano un vero e proprio guerriero. Con il passare degli anni, si è cercato di coniugare alle doti venatorie anche una certa struttura fisica, funzionale allo svolgimento del lavoro, che ha portato alla formazione di linee di sangue ormai assai fissate. Senza scadere nella retorica, sempre alla ricerca Caccia Passione 42

Cucciolata di maremmani fulvi

del mix perfetto: il bello e il buono. Non si trascuri, però, quella componente di variabilità genetica che è fondamentale ed anzi vitale per una continuazione sana di ciascuna razza. Si evitino, quindi, nella scelta degli accoppiamenti, consanguineità troppo vicine: il rischio è quello di tramandare e fissare tare genetiche che difficilmente riescono poi ad essere eleminate in pochi anni. Vediamo adesso i tratti salienti dello standard di razza.


Cani da caccia Bella muta di segugi maremmani impiegati su cinghiale

Delibera ENCI n.192 del 07/07/2003 Testa:

La sua lunghezza totale è 4/10 dell’altezza al garrese, brachicefala, indice cefalico totale da 51 a 53 con linee superiori cranio-facciali leggermente divergenti, tollerate se parallele, sempre di buon cesello in ogni sua parte, non deve presentare rughe e sempre con pelle ben aderente ai tessuti circostanti. La lunghezza del muso è inferiore di circa 1/12 della lunghezza del cranio.

Muso:

La sua lunghezza è di poco inferiore alla lunghezza totale del cranio, canna nasale leggermente convessa o rettilinea, tartufo sulla stessa linea della canna nasale, con margine ampio e con narici ben aperte e grandi, sempre umido e fresco di colore nero o marrone, labbra sottili, leggere.

Orecchie:

Con attaccatura leggermente larga ed inseriti sopra la linea degli occhi, piatti e ben aderenti alle guance, di lunghezza tale per cui se disteso copre l’occhio, di forma triangolare, appena arrotondati al margine inferiore.

Tronco:

Tronco robusto, la cui lunghezza supera di 1/10 l’altezza al garrese, senza perdere in armonia ed equilibrio.

Mantello:

Il mantello si presenta nei colori: fulvo dal carico allo slavato, nero-focato e tigrato. In tutti i colori può esserci la presenza di bianco. La tessitura del pelo si presenta in due varietà: il pelo raso ed il pelo forte. Nel pelo raso la tessitura è vitrea, denso uniformemente distribuito su tutto il corpo, spesso può presentarsi sottopelo come pure alcuni peli ruvidi collocati sul muso e sugli arti da 1 a 1,5 cm. Nella varietà a pelo forte la sua lunghezza va da 3 a 4 cm sempre uniformemente distribuito e ruvido al tatto.

Taglia e peso:

Altezza dal garrese nelle femmine da 46 a 52; nei maschi da 48 a 54 cm. Sono tollerati 2 cm in meno o in più nei soggetti eccellenti. Peso da 13 a 23 kg (13 kg peso minimo nelle femmine e 23 kg peso massimo nei maschi). Caccia Passione 43


Un raduno dedicato al segugio maremmano Segugio maremmano di ottima costruzione

Cuccioli di maremmano molto omogenei Una mostra amatoriale per segugi maremmani

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Cani da caccia

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L’acciarino della Senator è ancor piĂš apprezzabile considerandone la miniaturizzazione richiesta dal calibro. I rebbi della molla, paralleli in armamento, dicono di una cura che gli appassionati apprezzeranno

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Fucili canna liscia

Fausti Senator 28/70: raffinatezza di stile e di tecnica

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Fausti Senator 28/70: raffinatezza di stile e di tecnica

di Emanuele Tabasso

Si può cacciare in diversi modi e con varie tipologie di fucili tenendo presente che una fra queste eccelle in modo particolare per la sua classe ed è la doppietta a canne affiancate con acciarini su piastre laterali: scegliendola poi in un piccolo calibro si aggiungono stile e sportività all’arte venatoria

L

a Fausti di Marcheno vanta una proposta varia e differenziata nelle sue tipologie di fucili spaziando dalle canne lisce a quelle rigate e ancora dai sovrapposti alle doppiette: proprio in quest’ultimo settore la progettualità aziendale e le capacità realizzative si sono mostrate decisamente agguerrite cogliendo da un campo semiabbandonato una fiorente messe di successi. Negli anni passati l’imperversare del semiauto aveva messo in ombra il sovrapposto e quasi fatto scomparire la doppietta, il fucile più classico per la caccia, in particolare quella con il cane da ferma o da seguita. L’archetipo del cacciatore con la “doppia” dalla lunga cinghia buttata di traverso sulle spalle restava nell’immaginario del mondo venatorio, ma confinata lì, nei ricordi ben più che

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nella pratica. Le sorelle Fausti erano depositarie di una lunga tradizione di tale fucile e, andando controcorrente, si sono dedicate allo sviluppo e all’ingegnerizzazione produttiva così da proporre ancora e sempre di più la doppietta quale fucile tuttofare: tuttofare perché oltre a crederci vi hanno lavorato sopra con passione e perizia per disporre di tante varianti che vanno dal classico calibro 12 ai piccolissimi .410 passando per tutta la scala della numerazione inglese, a cui si aggiungono le canne rigate, anche qui con dovizia di scelta per la cameratura con particolare attenzione alle tradizionali cartucce europee e statunitensi a collarino. Tornando alla meccanica di queste doppiette si può scegliere la robusta e funzionale batteria derivata dalla Anson & Deeley, con le sue


Fucili canna liscia

Le tre immagini mostrano in sequenza: l’acciarino armato con la leva di scatto inserita nella noce del cane, lo sgancio fortuito senza pressione sul grilletto e la breve rotazione del cane interrotta dal contrasto con la leva di sicurezza, lo sgancio con pressione sul grilletto e battuta sul percussore

È un piacere sottile porre l’occhio sulle curvature che legano i seni, la testa di bascula, l’avvio della bindella e l’inserimento della chiave con il disco dal profilo garbatamente arrotondato. Belle la chiave e la codetta superiore rastremata con il tasto della sicura

L’ovale della guardia è ben calcolato come la curvatura del monogrillo e l’angolo con cui la guardia stessa si distende nel guardamano. Nella cartella si apprezza l’incisione del Maestro Muffoli e la levetta per lo smontaggio manuale delle due piastre

Dorso appena convesso con la duplice bordatura aggettante del festone liscio e del cordone parimenti lucidato. Apprezzabile l’incassatura correttamente eseguita anche in questi punti un poco nascosti

L’asta conserva un certo spessore funzionale all’estetica e all’impiego con arrotondamento e apice di linea classica: un ruolo di raffinatezza va assegnato alla campanella del pulsante di svincolo e alla losanga intermedia Caccia Passione 49


apprezzate molle a V, oppure compiere un passo importante, anche dal punto di vista economico, e optare per quella tipo Holland & Holland con acciarini su piastre laterali e doppia stanghetta di sicurezza. A completamento della raffinatezza e della classe insite negli allestimenti interni si compie ancora un passo del tutto particolare: si lasciano i calibri medi con tutte le loro prerogative e ci si accomoda sulla preziosità di un piccolo calibro ponendosi shakespirianamente a discettare non tanto su essere o non essere quanto piuttosto su 28 o .410 Mg.? Il vecchio amore per il 28 maturato agli inizi nel capanno ed esplicato anni dopo nella caccia col cane ha avuto la meglio: non stiamo a porre considerazioni balistiche che ci porterebbero ben al di là dello spazio disponibile e della pazienza di chi ci segue, ma ci fermiamo a una considerazione estetica affermando, a nostro gusto e piacere, che il diametro di canne del 28 è assai più consono, elegante e armonioso con la sua bascula dalle misure specifiche. Ciò affermiamo e che tutti i .410 Mg., compreso quello che sta nella nostra rastrelliera, ci perdonino per l’affronto. La doppietta Senator L’appellativo di estrazione latina in Casa Fausti significa doppietta del massimo livello e uno sguardo d’insieme con qualche approfondimento sui particolari mette in luce le caratteristiche: partiamo dalla bascula dove la miniaturizzazione fa assumere un garbo particolare alle forme principiando dai seni di bascula compressi nella zona posteriore ed evidenziati da una sottile, evidente filettatura lucidata che scende con una minima spianatura, fonte di un bel chiaroscuro, a cui si rivela consequenziale il profilo aggettante dei piani delle canne. La linea prosegue con l’arco a tutto sesto in cui è ricavato l’incasso della parte anteriore della cartella distendendosi poi ai bordi Caccia Passione 50

Il particolare in acciaio è di linea molto elaborata, come si conviene, inciso in maniera adeguata e consona all’insieme con la completezza di un’incassatura quasi perfetta

Nella sua completezza la vista inferiore con il ponticello in cui è inserito, senza giochi, il grilletto e poi la guardia arrotondata con il lungo guardamano dalla profilatura e dalla bombatura che indicano una giusta cura del particolare

La bindella liscia e concava è già di per sé un segno distintivo di una doppietta di rango elevato: qui è ben realizzata e posta fra le canne con la dovuta attenzione


Fucili canna liscia

Fra le canne spicca una delle aste dei due eiettori comandati dalle batterie poste nel testacroce

Il calcio all’inglese rivela le giuste proporzioni e le linee che ci si aspettano per questa componente del fucile: il noce di grado 5A dal fondo mielato e dalle fiammature bruno scuro gioca un ruolo paritetico con la bella meccanica

Nei tenoni si apprezzano gli scassi quadrangolari per la slitta di chiusura e nei fianchi le striature dovute a un corretto imbasculaggio

del dorso con filetti di buon rilievo e nastri che li affiancano, il tutto lisciato con cura e senza incisioni così da apprezzare un lavoro di elevata manualità. Torniamo alla testa di bascula dove l’infossamento fra i seni dà il via alla bindella concava e liscia posta fra le canne e, arretrando, alla sede modellata con gusto su linee tondeggianti per il disco della chiave, del tipo con perno separato fissato da vite e controvite; il corpo allungato e convesso termina con il pulsante ovale, zigrinato e compreso nelle incisioni che arricchiscono elegantemente l’insieme. Non manca a tale fine di raffinatezza la codetta superiore dove va considerato il profilo a due ordini con delicate curve di raccordo, l’apice a punta e l’inserimento della slitta della sicura con tasto a rilievo. Canne, tenute e chiusure La corretta lavorazione della superficie esterna delle canne e, parimenti, dell’interno con gradienti di raccordo studiati per ottimizzare lo sfruttamento della piccola carica sono certo fattori da evidenziare, ma ancora di più va posto in rilievo il sistema di giunzione. Sono ormai assai rare le canne assemblate con il demibloc comprensivo delle due metà dei tenoni: qui si fa fatica scorgere il filo di giunzione apprezzando nel contempo sia la scelta tecnica che la perfezione esecutiva di un lavoro da osservare con rispetto. I profili vedono il semicerchio anteriore per l’aggancio al perno di rotazione e i due scassi sulle superfici posteriori per l’inserimento della slitta di chiusura mossa dalla chiave. Nella bascula si notano le mortise cieche ricavate nella tavola e separate dal traversino: le superfici di attrito sono giustamente segnate così come quelle del giro di cerniera anteriore dove sporgono appena i denti di monta degli acciarini e quelli più piccoli delle batterie degli eiettori alloggiate nel testacroce. Caccia Passione 51


Gli acciarini e gli scatti Le immagini affiancano le parole nella descrizione del meccanismo dove i grandi maestri del passato hanno esplicato la loro arte: il sistema tipo Holland & Holland consente i rapporti dovuti all’incrocio della retta fra perno del cane e punto di aggancio nella noce del dente di scatto e fra questo e l’asse della leva di sgancio (i famosi 90°) assicurando uno stacco netto, rapido, pulito e leggero, senza strisciamenti: le due superfici a contrasto infatti muovono staccandosi fra loro, senza attriti. L’angolo fra loro è garante di sicurezza di tenuta, incrementata dalla doppia stanghetta che intercetta il cane qualora, per un urto, dovesse perdere il contrasto con la leva di scatto. Qui abbiamo un monogrillo meccanico, ben modellato, con pesi intorno a 1400/1650 g: per i puristi la Casa prevede il montaggio di un doppio grilletto.

stagionatura prelevato da una pianta matura mostra i vasi ben mineralizzati e una superficie che ha preso in modo eccellente la politura passata dai diversi stadi operativi per giungere alla finitura a olio che esalta perfettamente il fondo marrone di media intensità ravvivato da venature brune intense e di accattivante disegno. Le linee sono offerte all’occhio dell’osservatore in tutta la loro classicità, funzionale ed elegante con l’impugnatura all’inglese dalla sezione romboidale e asta pienotta con la linea dei migliori maestri italiani.

La calciatura La Fausti ha sempre posto un occhio di riguardo alla scelta dei legni, uno dei fattori che per primi saltano all’occhio dell’appassionato e del cliente: un noce di corretta

Per concludere La quotazione di questo fucile non è certo lieve, ma nessun oggetto di bellezza e di rilevanza tecnica può esserlo: disporre della cifra e assicurarsi un pezzo di archibugeria dove le macchine abbiano compiuto un certo lavoro, ma le mani degli specialisti ne abbiano compiuto ben di più, è una soddisfazione che si protrae negli anni. Senza considerare poi che l’evoluzione dei tempi e l’arte di fare, proprio fare i fucili sarà sempre più patrimonio di pochi, pochissimi Maestri.

Alla bisellatura lucidata nella culatta delle canne, sede del rilievo del bossolo, corrisponde quella ricavata nei due occhiali di estrazione: fra questi si nota la linea di separazione appena marcata

La linea classica, elegante e raffinata della doppietta Senator con i piccoli particolari evidenti quali i filetti a contorno dei seni e le gocce alle cornici della testa del calcio

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Fucili canna liscia SCHEDA TECNICA Costruttore: Fausti Stefano SrL - Via Martiri dell’Indipendenza, 70 - 25060 Marcheno (BS) – Tel. 030861475 – Fax 0308610155 – e-mail info@faustiarms.com – Web www.faustiarms.com Modello: Senator 28 Tipo: fucile basculante a due canne lisce parallele Calibro: 28/70 Bascula: blocco in acciaio legato lavorato di fresa – misure specifiche per il calibro Finitura: argento vecchio con incisioni a bouquet di rose e girali fini – guardia con codetta lunga Tenute e chiusure: doppia Purdey inferiore con due tenoni inferiori e tassello scorrevole comandato dalla chiave Canne: lunghezza 60-63-65-67½-71-73-76 cm unite con sistema demibloc –– forature pari a 14,0 mm Strozzature fisse: CL / *** - altre a richiesta o strozzatori intercambiabili Percussione: acciarini tipo H. & H. montati su piastre laterali smontabili a mano Congegno di scatto: monogrillo meccanico non selettivo o bigrillo a richiesta Sicura: a slitta sulla codetta superiore di bascula – blocca gli scatti Eiettori: automatici con batterie nell’astina (a richiesta estrattori manuali) Linea di mira: bindella superiore liscia e concava – bindellina inferiore intera - mirino rotondo in ottone Calciatura: in legno di noce Grado 5 finito a olio con impugnatura all’inglese (a richiesta a pistola o Principe di Galles) calciolo a legno (non riportato) – asta all’inglese con svincolo a pompa con pulsante – zigrini a passo fine Incisione: manuale e firmata dal maestro Muffoli Peso: circa 2500 g (secondo lunghezza delle canne) Prezzo: ,00 iva inclusa Valigetta: in ABS VL 150 Caccia Passione 53


L’azione di Weatherby declinata in diverse dimensioni per assecondare piÚ gruppi di calibri spicca in maniera esemplare con questa prevista per le due massime cartucce della Casa, il .3768 e il .460 Weath Mag. Caccia Passione 54


Fucili canna rigata

WEATHERBY MARK V IN .378 WEATH. MAG.

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WEATHERBY MARK V IN .378 WEATH. MAG. Un esemplare di molti anni fa della prestigiosa marca statunitense riappare sulla ribalta e proprio nel calibro che aveva indotto il progettista californiano a creare la sua poderosa azione a nove alette di Emanuele Tabasso

I

n altro spazio della rivista trattiamo la cartuccia .378 Weath. Mag. mentre qui proponiamo il fucile che la impiega, un Mark V degli Anni 60, quindi successivo non di molto rispetto ai primi esemplari messi in commercio fra il 1957/58. Roy Weatherby aveva impiegato per diverso tempo meccaniche Mauser o FN, qualche cosa anche della Schultz & Larsen danese, ma quando era giunto alla determinazione di creare una cartuccia da Africa che svettasse sulle concorrenti, la .378 appunto, si era deciso al grande passo di allestire un’azione in grado di padroneggiare pressioni quasi tre volte superiori alla media allora in vigore. Secondo lo stile statunitense, fortemente in vigore in quel dopoguerra dove potenza industriale, capacità organizzativa, coesione nazionale avevano portato lo Stato e il pensiero dei cittadini ai massimi livelli di autostima, ogni realizzazione doveva calare sul mercato con un’aura di magnificenza e di valore assoluto: non si trattava di esteriorità, ci voleva anche quella beninteso, ma proprio di porre in essere un qualcosa di inusitato, capace di suscitare ammirazione proprio in virtù delle qualità intrinseche racchiuse nel prodotto. La Caccia Passione 56

carabina Mark V viene quindi dotata di fattori che vanno ben al di là dell’usuale principiando dalla calciatura in legni di alta qualità, riporti in essenze esotiche dai rutilanti effetti cromatici, dalle forme benevolmente aggressive che tengono conto soprattutto di alcuni fattori prima non così seguiti: il calcio Montecarlo ha nella Casa californiana uno dei suoi massimi esegeti e quelle forme un po’ squadrate del fusto e dell’asta con l’apice tagliato di sbieco faranno scuola, o quanto meno, condurranno molti altri costruttori a seguire l’onda del momento. Dalla calciatura si passa al cuore del fucile, l’azione: qui dominava la fenomenale intuizione di Mauser che con il movimento militare K98 aveva indicato la strada più opportuna da seguire per ottenere un fucile rigato dalle prestazioni eccellenti e dai costi abbordabili. Il mitico Roy ragiona in altri termini numerici e volumetrici, con altre operazioni meccaniche per cui appare un castello con il solito anello tondo e un cospicuo prisma di scarico delle forze, abbinato con pareti spesse e robuste al ponte posteriore a due diametri, entrambe le entità predisposte per il montaggio di un’ottica. Secondo le buone


Fucili canna rigata

Sul fianco sinistro del castello spiccano le scritte in bella grafia con il calibro, il modello (Mark V) e i numeri di brevetto, la dicitura aziendale: la superficie di fondo e la successiva brunitura sono da manuale

A fianco del tappo di culatta dalla particolare profilatura spicca la leva a due posizioni della sicura, silenziosa e facilmente azionabile con il fucile imbracciato e in punteria

Evidente l’angolo di apertura del manubrio limitato a 54° e la struttura del cilindro otturatore di diametro sostanzioso con scanalature longitudinali in funzione di alleggerimento e, più ancora, di irrigidimento

Dal ponte a due diametri sporge la testa dell’otturatore, con il particolare che ha differenziato il progetto californiano dagli altri: le nove alette in tre ranghi da tre. A fianco di una fila si nota l’inserimento dell’estrattore con base a lamina

La cartuccia mostra il bossolo datato e ricoperto da un’ossidazione dura da togliere: nel bordo posteriore dell’anello si nota l’incavo necessario per far transitare comodamente anche le cartucce cariche

La tacca di mira non ribaltabile, come d’obbligo, è montata su un robusto zoccolo registrabile in deriva tramite base a coda di rondine e vite di fermo mentre in elevazione gioca l’inserto con visuale a U regolabile nel proprio cursore Caccia Passione 57


Lo zoccolo a rampa su cui è fissato il mirino con visuale a grano riportata in ottone: anche qui la regolazione in deriva gioca sulla base a coda di rondine. Sul fianco della canna la serie di fori del freno di bocca Magna-Port

Egregiamente finito il vivo di volata anche se il rilievo a protezione della rigatura è di spessore minimo. Nello zoccolo portamirino sono presenti le fresature laterali per il montaggio rapido del tunnel paraluce

regole vengono allestite diverse misure dell’azione così da disporre di un congruo ventaglio di possibilità per la serie di cartucce che passa dalla minuscola .224 alla poderosa .460. Nell’otturatore appare la novità più marcata: il cilindro presenta una sezione molto maggiore rispetto alla norma con scanalature longitudinali che da un lato alleggeriscono la massa e dall’altro ne incrementano la rigidità torsionale mentre la testa ha le alette ricavate entro il diametro massimo, quindi con una fresatura in diminuzione per ricavarne lo spessore. Il numero di queste alette di tenuta e chiusura è quanto maggiormente differenzia il progetto: sono ben nove poste su tre file da tre quindi su una lunghezza notevole così che tale proCaccia Passione 58

paggine sfrutta la dimensione del lungo anello. Ovviamente la pubblicità martellava su tale incremento numerico e i detrattori, non appena riavutisi dallo shock di questo divario, indicavano nella minuscola dimensione di ogni aletta, nell’aggiustaggio non sempre così semplice per metterle in tiro con giusta sintonia, nell’allontanamento progressivo dei punti resistenti dal punto di applicazione della forza le teoriche negatività del sistema. Riportiamo queste considerazioni che per diversi anni si sono fatte sentire, ma possiamo considerare un solo fattore: la robustezza di questa meccanica non ha mai dato il benché minimo problema, la precisione è sempre stata uno dei maggiori punti di forza, anche abbinata a diverse delle cartucce della stessa Casa, la manovrabilità del manubrio con angolo di apertura ridotto a soli 54° unita a una scorrevolezza non comune, un esempio di eccellente funzionalità in ogni situazione. Nello specifico osserviamo ancora la faccia ribassata per trattenere il fondello, il foro rettificato del percussore, il nottolino elastico dell’espulsore e l’unghia di estrazione: ecco questa non è propriamente una meraviglia ricalcando l’impostazione di quella del nostro Mod. 91e poi delle Sako per cui non ha la presa positiva dell’unghiona di Mauser e nemmeno la struttura e il movimento ortogonale di quelle dette a ferro di cavallo, ma nonostante ciò funziona, non crea problemi ed è montata a fianco di un rango di alette con cui non interferisce. Una corretta realizzazione esalta anche particolari importanti con progetti non di vertice. Le forme della nocca e del tappo posteriore dell’otturatore sono peculiari, di bella raffinatezza e consentono di riconoscere il fucile immediatamente. La canna mantiene una sezione adeguata alla carica da padroneggiare con rastremazione ben visibile dopo la camera di cartuccia e poi con un gradiente di ribasso molto attenuato: nella volata è praticato il freno di bocca Ma-


gna-Port, all’epoca una delle prime soluzioni ad apparire su un fucile da caccia, con la serie di fori appena visibile e che non interferisce con la linea generale. Sulla sua funzione potremmo discettare solo se avessimo provato un esemplare non dotato di tale accorgimento: sta di fatto che la sberla si fa sentire eccome, grazie anche al peso tutto sommato ridotto dell’arma. Per paragone nello stesso giorno abbiamo sparato molti colpi con una fiammante Sako Mod. 85 in .338 Lapua, dotata sempre di freno di bocca a fori radiali, ma di ben diversa impostazione, e dobbiamo dire che qui il rinculo è davvero minimizzato: cambiano le cariche e un poco il peso di palla 300 gr contro 250 gr), ma l’effetto è tanto diverso. Sono montate le mire metalliche che servono nelle caccie specifiche con tale calibro: ma l’adozione di una buona ottica variabile con valori tra 1x e 6x propone l’insieme anche per i grossi cervi europei: la tensione di traiettoria è straordinaria rispetto a diametro e peso di palla. Il serbatoio fisso da 3 cartucce, più una in canna, consente lo scarico aprendo il coperchio di fondo pivotante tramite un tasto incassato nella guardia: tutte le parti sono in acciaio. L’esemplare visionato è stato costruito dalla Sauer & Sohn di Eckernförde e lo si nota dalla calciatura priva di orpelli troppo visibili e dalla brunitura delle parti metalliche, davvero eccellente insieme alla finitura meccanica: non era ancora in atto l’accordo che permetterà in seguito alla produttore tedesco di abbinare il suo nome a quello della Casa statunitense, per gli esemplari successivi destinati principalmente al mercato europeo: su questo appare unicamente la scritta Made in W.Germany. Nel mercato dell’usato questi esemplari sono naturalmente più apprezzati per accuratezza esecutiva, stile e rifiniture di quelli della Casa californiana. Simili fucili sono l’alternativa agli express di cui duplicano, almeno sulla carta, le prestazioni con un prezzo di acquisto vistosamente

Fucili canna rigata

Il coperchio di fondo del serbatoio con il dente di svincolo incassato nel rebbio anteriore della guardia

Il serbatoio cartucce aperto: tutti i particolari sono in solido acciaio, dimensionati per resistere a un impiego duro e senza troppi riguardi: la funzionalità riveste, in certe situazioni, una valenza esiziale

La guardia in acciaio mostra una corretta esecuzione e spessori adeguati ai cimenti africani: nel rebbio anteriore è incassata la leva a molla per l’apertura del serbatoio. Il grilletto largo e rigato offre un favorevole appoggio al dito

inferiore: la tecnica di ripetizione del colpo non è certo immediata come nei concorrenti avendo però 3-4 colpi a disposizione nel serbatoio: ciò non di meno vedere un cacciatore bel allenato che spara accortamente i due colpi dell’express, apre e ricarica con le due cartucce tenute fra le dita e doppia i colpi fa un bell’effetto. Insomma qui il problema rimane quello di andare in Africa: per l’armamento con questo Weatherby in .378 Weath Mag. si è già ben sistemati. Caccia Passione 59


Viste intere

SCHEDA TECNICA Progetto: Weatherby® - South Gate – California (USA) Costruttore: J.P. Sauer & Sohn GmbH – Eckernförde (D) Importatore: Bignami spa, via Lahn 1, 39040 Ora (BZ) – tel. 0471/803000 – fax. 0471/810899 – www.bignami.it – email@bignami.it Marca: Weatherby .378 Weath. Mag. Tipo: fucile a canna rigata Funzionamento: otturatore girevole scorrevole con ripetizione ordinaria Chiusura: con nove alette anteriori su tre ranghi da tre ricavate a ribasso - mortise nell’anello del castello Percussione: percussore con molla coassiale nell’otturatore attivata dal movimento del manubrio Estrattore: a unghia elastica con movimento pivotante incassata nell’otturatore Espulsore: nottolino elastico in testa all’otturatore Canna: verif… in acciaio al carbonio con 6 rigature destrorse, passo 1:11”, ottenute per martellatura lunghezza 660 mm – freno di bocca Magna-Port Scatto: diretto con grilletto unico Sicura: tasto girevole a fianco del castello con due posizioni – blocca apertura, scatto, percussione Caricatore: fisso in acciaio con coperchio di fondo pivotante da 3 cartucce Mire: su zoccolo con tacca a U regolabile in elevazione e mirino a grano: entrambi regolabili in brandeggio sulla coulisse a coda di rondine – fori per attacco dell’ottica Calciatura: in pezzo unico, legno di noce grado elevato - calciolo ammortizzante Calibro: .378 Weath. Mag. Materiali: acciaio trattato Peso: 3.900 g circa

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La cartuccia .378 Weath. Mag. A una casualità favorevole se ne aggiunge un’altra così possiamo sottoporre all’attenzione di chi segue la rubrica delle cartucce una carica tuttora di viva attualità messa in evidenza da un reperto quasi storico come illustrano le immagini di una scatola di questa carica di Costantino Ramolfi

N

elle nostre zone un Weatherby camerato per la .378 Weath. Mag. è incontro davvero insolito, tuttavia alcuni africanisti avevano dato la massima fiducia al binomio fra la cartuccia dell’indimenticato Roy californiano e il fucile Mk V per le battute di caccia nella savana africana dove i big five erano alla portata dello straordinario binomio. Qualche cosa ogni tanto appare a memoria di sogni e imprese di rara bellezza e, magari da tutt’altra zona da dove è apparso il fucile, salta fuori da un cassetto una scatola di cartucce degli Anni 70 che conserva tutto il fascino delle cose belle e dei magnifici pensieri che vi sono rimasti attaccati. Per dirla tutta e in maniera poco poetica ai bossoli è rimasto appiccicato un velo di ossido piuttosto marcato che non abbiamo voluto levare: la storia si sedimenta sugli oggetti anche in questa maniera.

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Il ventaglio di proposte offerto da Weatherby a partire dagli inizi dell’attività nel corso degli Anni 40 è stato molto vasto coprendo con i suoi calibri tutti i valori salienti della scala gerarchica statunitense: non sono stati proposti con una logica di misura quanto con un indirizzo alle esigenze e alle predilezioni del momento della probabile clientela, catturata dalla pubblicità reboante dell’azienda, suffragata dalle prestazioni sempre al di là dei pari calibro consueti. La minima è stata la .224 Weath. Mag., le medie di gran successo sono state la .257, la .270 e la .300 per salire poi alla .340 e a questa .378, penultima nata nel ’53 e seguita ancora dalla .460 del ’58. Con l’intento di fornire sempre qualcosa in più rispetto alla concorrenza e indagando fra i calibri da Africa il costruttore californiano aveva proposto fra il ’44 e il ’45 una sua .375 Weath. Mag. derivata dalla stes-


Munizioni sa misura della cartuccia inglese di H. & H. modificando un poco l’angolatura del bossolo e la spalla così da ottenere una camera a polvere maggiorata rispetto all’originale. Pare che i risultati fossero encomiabili, ma pare ugualmente che da noi non siano mai arrivate carabine così camerate, prodotte per la verità solo e unicamente dalla ditta di origine. Immaginiamo con facilità che il divario di prestazioni fra Holland e Weatherby fosse qui troppo esiguo e non soddisfacesse appieno il progettista buttatosi dopo la fine della II GM allo studio di qualcosa di più prestante. Nasce così la .378 Weath. Mag. con un bossolo a sé stante, di capienza inusitata tanto che si dovette progettare e allestire uno speciale innesco, detto N. 115, che la Federal mise in produzione seguendo le orme, i desideri e le necessità del costruttore: il quantitativo di polvere si era rivelato talmente ingente da abbisognare di una fiammata di potenza incredibile per accendersi a dovere dando luogo ai giusti tempi di combustione. La ricarica allestita nei tempi attuali vede da parte del Maestro un’infima riduzione così che il quantitativo di Norma MRP tocca i 110 gr anziché i 111 gr previsti per accelerare un piccolo bolide da 300 gr SPRN, oppure altre due cariche identiche con proiettili Sierra SPBT da 300 gr oppure Sierra SPBT da 270 gr. Secondo i dati delle cariche originali la palla da .270 gr svilupperebbe ben 980 m/sec di velocità alla bocca, ma è poco da meno la 300 gr con 892 m/sec mentre le energie si posizionano fra 856 e 786 kgm. Decisamente apprezzabile anche la tensione di traiettoria con una MRT (mid range trajectory) a 200 iarde pari a 2” o 2,5” (5,10 o 6,35 cm) per palle da 270 e 300 gr. Brillanti risultati che in poligono scatenano una furia di baccano e di turbinio d’aria per il freno di bocca Pendleton a cui va comunque ascritta una certa riduzione del rinculo che, per il tiratore non aduso a simili esperienze, può comunque apparire punitivo. In effetti tale sensazione si distacca sensibil-

La confezione in cartoncino contiene 20 cartucce: il tempo ha giocato su spigoli e superfici ma la grinta e il richiamo alle caccie africane resta intatto, anzi diremmo che così assuma un fascino ancora maggiore

Su una delle aperture spiccano i dati tecnici fra cui il tipo e il peso di palla, una soft point da 270 gr, e si rimarca l’alta velocità di queste cariche: all’epoca in effetti consentivano di raggiungere vertici non ancora toccati da altri

Sempre su una delle aperture si legge, sullo sfondo del profilo della cartuccia, il calibro, il numero dei pezzi contenuti e la ben nota firma del padre di questo ritrovato balistico. L’ossido sui bossoli segna il tempo trascorso, ma la funzione è inalterata Caccia Passione 63


Ancora una veduta laterale della scatola con le varie diciture: davanti due tipologie di carica con palla SPRN da 300 gr e PSP da 270 gr

Sul retro della confezione si legge un’esplicazione di come e qualmente le cartucce Weatherby surclassino le concorrenti in velocità ed energia dando come specifiche prede l’orso Kodiak, l’elefante e il rinoceronte. Sul bordo inferiore appare minutissima la scritta Made in Sweden da cui si arguisce la fabbricazione a cura della Norma

L’alveare ancora in cartoncino dove sono contenuti cartucce e bossoli che, parecchi decenni fa, avevano respirato l’aria dell’Africa

mente da quella rilasciata da un express dove già il peso dell’arma fa la sua parte, poi la carica e la forma del bossolo diluiscono i tanti kgm in un tempuscolo allungato e soprattutto, apportando un colpo d’ariete di minore entità. L’impiego va visto soprattutto e quasi esclusivamente sui selvatici africani o asiatici, in particolare sui pachidermi dove occorre attraversare imponenti masse muscolari per arrivare a interessare gli organi interni e produrre lo shock desiderato interrompendo la carica di un elefante, di un rinoceronte o di un bufalo; i proiettili sono quasi sempre a testa rotonda e con una mantellatura La confezione aperta e alcune cartucce ricaricate assai resistente, meglio se saldata al nucleo pronte per scuotere vigorosamente il tiratore così da non perder pezzi nel tragitto interno, Caccia Passione 64


Munizioni

In primo piano le cariche con la palla Sierra SPRN da 300 e con la Sierra PSP da 270 gr

scaricando tutta l’energia e attingendo cuore, fegato, polmoni anche se il colpo è stato sparato da una posizione non proprio ottimale: da fermo si può agire con maggior scelta, ma sotto carica si fa come si può. Il doppiare il colpo è appannaggio di tiratori di consumata esperienza perché a chi è abituato a un .243 Win. o similari occorre un tempo discreto per riaversi dalla botta, azionare l’otturatore e riprendere l’assetto perfezionando nuovamente la mira e ripremendo il grilletto: intanto il selvatico avanza a passo di carica e con una sola idea in mente: farvi fuori! E questa cartuccia può concorrere, se ben gestita, alla vostra salvezza per raccontarla e per ripresentarsi in savana, pronti per un’ennesima esperienza.

Il Maestro della caccia al camoscio indica una bella ricarica in cui pone l’innesco Federal 215 (magnum), 110 gr di MRP e la palla Sierra SPRN da 300 gr o, in alternativa. la Sierra PSP da 270 gr (sempre senza nostra responsabilità e garanzia) Caccia Passione 65


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Manifestazioni

IL GRANDE SUCCESSO DELLA PROVA DI ECCELLENZA DI ASCOLI PICENO..

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IL GRANDE SUCCESSO DELLA PROVA DI ECCELLENZA DI ASCOLI PICENO.. Nelle giornate del 16/17 e 18 dicembre si è svolta la tradizionale prova di eccellenza per cani da seguita su lepre a Ascoli Piceno, organizzata dalla Sips locale, in memoria di Erasmo Carli e Dante Chiarini. In palio Cac e Cacit di Simona Pelliccia

U

n grande successo per la Sips di Ascoli Piceno, sotto la magistrale organizzazione di Antonio Antolini, che ha visto la partecipazione di alcune tra le migliori mute sul panorama segugistico italiano. Territori selettivi, naturalmente vocati per la caccia alla lepre e lo svolgimento di verifiche zootecniche, insieme all’ottima organizzazione da parte della sezione Sips di Ascoli hanno contribuito all’ottima riuscita della prova. Ventiquattro le mute che si sono confrontate e sfidate nelle due giornate di prove, venerdì e sabato, dalla cui sommatoria dei punteggi sono stati scelti i finalisti. Grazie ai risultati delle due giornate, si sono agCaccia Passione 68

giudicati un posto in finale le mute di Andrea Cataldi, Raoul Fortuna, Luciano Ciccarelli e Giordano Tarabelli. I trofei offerti dalla Sips di Ascoli hanno voluto commemorare due grandi uomini e segugisti, Dante Chiarini e Carli Erasmo. Perché il segugismo agonistico non è discilpina fine a sé stessa. E’ anche l’occasione per ricordare chi ci ha preceduto ed ha segnato la strada, all’insegna della gratitudine e del rispetto per chi ci ha lasciati ma continuerà a vivere nel cuore di chi certe emozioni le ha condivise. Il primo Trofeo intitolato a Carli Erasmo è stato vinto dal segugio italiano a pelo raso Iaribi di Appignano di Andrea Cataldi, cui sono stati


Manifestazioni

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assegnati Cac e Cacit con punti 184. Il Trofeo Dante Chiarini è stato invece vinto dalla muta di segugi italiani a pelo forte di Raoul Fortuna. Un ringraziamento particolare va ai proprietari dei fondi che hanno messo a disposizione i propri terreni, agli enti che

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hanno autorizzato la manifestazione, agli accompagnatori e agli esperti giudici (Elena Marcaletti, Gianni Turcatti, Giancarlo Fiaschetti, Fabio Butini, Andrea Paliotta, Gianluca Di Giannantonio e Marcello Canonaco) che hanno permesso il buon svolgimento della prova nelle tre giornate.


Ottiche

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GRAZIE A LORO testo di Pina Apicella foto di Vincenzo Frascino

O

gni squadra ha i suoi canai di punta, i suoi tiratori, i suoi padellatori DOC...ma anche alcuni preziosi, spesso silenziosi e quasi invisibili cacciatori (o “ex” tali) che per età o acciacchi, talvolta hanno abbandonato lo schioppo ma non abbandonano mai la squadra! Si mettono a disposizione degli amici per mantenere in vita le tradizioni e per assicurare loro un pasto caldo, una capanna pulita, un aiuto concreto nel sistemare le spoglie o semplicemente il calore di un fuoco che zampilla allegro e accogliente, intorno a cui riunirsi a chiacchierare. I piccoli, fedeli e a volte scontati gesti di queste persone possano ispirare anche i più giovani a mantenere unite le proprie squadre e alta la reputazione di noi cacciatori!

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Photogallery

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Coniglio selvatico ai profumi mediterranei

L’esperto di cucina Adelmo Giacomini INGREDIENTI PER 8 PERSONE 6 bacche di ginepro 2 conigli (dipende dalla grandezza nella 40 g. di pinoli; preparazione ne sono 40 g. di uvetta; stati utilizzati 2 per circa 3 Kg di carne); 30 g. di pomodorini secchi possibilmente fegato e reni dei ciliegino; conigli; 1 bicchiere di vino 1 cipolla; bianco secco; 1 peperoncino fresco; 350 ml. di brodo di 1 rametto di timo; carne; 4 foglie di alloro; 5 cucchiai di olio extravergine di oliva; 1 spicchio d’aglio; sale q.b. 5/6 grani di pepe; Caccia Passione 78

PREPARAZIONE Sciacquare bene i conigli e lasciarli in acqua corrente per un 1 o 2 ore. Tritare la cipolla e soffriggerla nell’olio extravergine insieme allo spicchio d’aglio, il peperoncino, l’alloro, il timo, il ginepro ed il pepe in grani. Aggiungere i conigli tagliati a pezzi e rosolare per bene, salare e sfumare con il vino bianco. Una volta evaporato l’alcool coprire e continuare la cottura a fuoco moderato. Nel frattempo scottare i pomodorini secchi in acqua bollente per 1 minuto (se si usano pomodori secchi normali tagliarli a pezzi). Quando il vino viene assorbito dalla carne aggiungere l’uvetta, i pinoli e i pomodorini secchi. Far insaporire per qualche minuto e aggiungere del brodo (quanto basta) per continuare la cottura. Dopo circa 45 minuti aggiungere il


fegato ed i reni dei conigli tagliati a dadini (questa operazione va fatta quando il liquido di cottura si è ritirato per far si che le interiora si rosolino insieme alla carne, conferendo carattere alla preparazione) aggiungere ulteriore brodo e continuare la cottura (si raccomanda di cuocere a fuoco moderato coprendo il tegame con il coperchio, questo favorirà una cottura omogenea della carne). Controllare la preparazione durante la cottura e se necessario aggiungere di tanto in tanto del brodo. La preparazione dovrà risultare umida. Quando la carne risulterà tenera alla

Cucina

prova forchetta sarà cotta (circa 1,5/2 ore). Terminata la cottura impiattare e….. Buon appetito! Consiglio: la testa del coniglio può essere utilizzata per preparare il brodo che utilizzeremo nella preparazione. Rosolare la testa nell’olio extravergine, sfumare con il vino ed una volta evaporato aggiungere: acqua fredda, una carota, una costa di sedano ed una cipolla. Salare e far cuocere per il tempo necessario ad ottenere un brodo saporito. Caccia Passione 79


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Veterinaria

I Grassi nella dieta del cane da caccia Caccia Passione 81


I Grassi nella dieta del cane da caccia di Kalaris

Veterinaria: Il cane da caccia, definito anche “cane atleta” o “cane da lavoro”, svolge un ‘attività che richiede un notevole dispendio di energia, dispendio che va reintegrato con una sana alimentazione.

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a anni sono in corso studi che si occupano proprio della dieta ideale del cane da caccia, dieta non meno importante di quella dell’uomo, poiché ogni errore alimentare può compromettere gravemente la salute del nostro amico più fidato. Il regime alimentare del cane da caccia è notevolmente diverso rispetto a quello del cane domestico. Se quest’ultimo, infatti, deve evitare le diete ricche di grassi, il cane “cacciatore” deve, invece, essere alimentato proprio con una dieta ricca di grassi. Quelli che tutti conosciamo come “grassi” sono in realtà gli acidi grassi o lipidi, molecole composte da legami di carbonio che l’organismo del cane, ma anche quello dell’uomo, sfruttano per produrre energia e tessuti di riserva ( l’adipe). Se nel cane domestico i grassi tendono ad accumularsi nei

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tessuti originando accumuli adiposi e quindi facendo ingrassare l’animale, nel cane da caccia vengono utilizzati per il mantenimento del metabolismo energetico e per sostenere lo sforzo muscolare dell’animale in attività. Nel cane da caccia, a differenza dell’uomo, lo sforzo fisico va compensato proprio con i grassi e non con i carboidrati. Possiamo dire che i grassi sono i componenti essenziali nella dieta del cane da caccia, assieme alle proteine, sostanze che vengono principalmente usate dal cane durante gli sforzi muscolari. Nello specifico, i grassi evitano che il cane perda troppo peso ed energia durante la battuta di caccia, mentre le proteine facilitano lo sforzo muscolare dello stesso durante le fasi di cattura della preda ( su terreno o in acqua). E’ stato dimostrato che cani da caccia con una dieta povera di grassi


Veterinaria

tendono a perdere peso durante e dopo l’attività venatoria. Ciò accade perché il cane è essenzialmente un “mammifero HDL”, al contrario dell’uomo che è invece un “mammifero LDL”. I termini appena utilizzati indicano che l’uomo tende a produrre maggiormente grassi cattivi, il cosiddetto colesterolo LDL, mentre il cane, al contrario, tende a produrre grassi buoni, cioè colesterolo HDL. E’ difficile, infatti, che un cane da caccia vada incontro a problemi di iperlipidemia, cioè di eccesso di grassi, anche se questa eventualità è sempre possibile, specie se il cacciatore o il padrone sconoscono la corretta razione di grassi da somministrare al proprio cane da lavoro. Nel cane da caccia si prevede un apporto giornaliero di grassi pari al 20% della razione complessiva, a cui aggiungere un 35% di proteine.

I grassi, nella dieta del cane, hanno il vantaggio di rendere più gustosi gli alimenti e di migliorare, nello stesso animale, anche la lucidità e la brillantezza del pelo. La razione di grassi può essere aumentata o diminuita in base alla razza a cui il cane appartiene e al tipo di sforzo fisico a cui è sottoposto. Per nutrire il cane da caccia con un corretto apporto di grassi, si ricorre a delle formule matematiche che possono essere fornite dal proprio veterinario. Attraverso queste formule, basate sul tipo di cane, sul suo peso, sulle ore di attività e sull’applicazione di alcuni coefficienti, si può determinare il fabbisogno calorico giornaliero dell’animale e la corretta razione di grassi. Il cane da lavoro ha bisogno sia di grassi saturi che insaturi. I primi sono conosciuti come grassi “cattivi”, perché tendoCaccia Passione 83


no a ostruire le vene e le arterie, essendo facilmente metabolizzabili, mentre i secondi sono detti grassi “buoni” perché sono meno assimilabili. Nel cane da caccia, l’eccesso di grassi saturi, cioè “cattivi”, può causare fenomeni di perdita olfattiva e l’olfatto, per un animale che deve riconoscere la preda “ a naso”( cioè con il fiuto), è davvero indispensabile. L’ideale sarebbe fornire all’animale una giusta quota di grassi insaturi omega 6 e omega 3, facendo attenzione a rispettare rapporti compresi tra 5:1 e 10:1. Questi rapporti, naturalmente, possono variare in base alla razza e al tipo di attività venatoria in cui il cane è impegnato. Non bisogna eccedere nemmeno con i grassi insaturi, che possono causare delle infiammazioni dannose per i movimenti dell’animale. Di contro, una carenza di grassi “buoni” può determinare nel cane una serie di gravi patologie, tra cui: ritardo nello sviluppo e nella crescita; deficit energetico per l’attività muscolare; perdita della capacità riproduttiva; opacità della cute e del Caccia Passione 84

pelo; perdita di peso. Per far sì che il cane da lavoro assimili meglio i grassi saturi e polinsaturi, meglio ricorrere a quelli a catena corta, cioè solubili in acqua e facilmente utilizzabili per produrre energia durante gli sforzi. I grassi utili nella dieta del cane sono contenuti in alimenti quali sego, lardo, pollo, olio di mais, olio di semi di lino, olio di semi di girasole, olio di pesce, olio di zafferanone e olio di semi di soia. I grassi vanno somministrati al cane almeno un mese prima dell’attività venatoria, per consentire il loro immagazzinamento nei tessuti e la loro trasformazione in energia durante gli sforzi a cui l’animale sarà sottoposto. Il cane da caccia deve avere la sua quota di grassi sia per le battute di caccia estive che per quelle invernali. La calura estiva provoca un maggiore affaticamento dell’animale, mentre il freddo invernale tende a rallentarne il metabolismo. Durante i mesi estivi, i grassi e gli oli, per non deteriorarsi, devono essere conservati in un luogo fresco e asciutto.



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Caccia alle anatre con

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Spaniel su lepre

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