Caccia Passione dicembre 2016

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ANNO V nr. 12 - Dicembre 2016

CACCIA PASSIONE Dedicato a chi ha la passione per la caccia nel sangue

COLOMBI ALLE GALERE

Ungulati:

• La serpe in seno

Cani da caccia: • La selezione

Canna rigata:

• B rowning Automatic Rifle: 50 anni di successi


in copertina Caccia al colombaccio. Un’eccezionale giornata di passo a novembre inoltrato.

SOMMARIO Anno V Nr. 12

www.cacciapassione.com

16 Ungulati:

La serpe in seno

Pg 8 News ed eventi venatori

a cura della redazione

Pg 10 Migratoria: Colombi alle galere Vincenzo Frascino

28 Cani da caccia: La selezione

Pg 16 Ungulati: La serpe in seno

Pina Apicella

Pg 22 Viaggi di caccia: Lituania “Mon Amour”, puro paradiso cinofilo e venatorio. Claudia Zedda

34 Fucili canna liscia:

La doppietta rivoluzionaria

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Pg 28 Cani da caccia: La selezione Simona Pelliccia


Sommario Pg 62 Attualità: XI Coppa Italia Fidc per mute su Lepre: un successo sotto ogni profilo

Federcaccia Lazio

Pg 64 Falconeria: Caccia alla gazza coi falconi d’alto volo

10 Migratoria:

Colombi alle galere

Pg 34 Fucili canna liscia: La doppietta rivoluzionaria Saverio Patrizi Pg 40 Fucili canna rigata: Browning Automatic Rifle: 50 anni di successi

Matteo D’Errico

Pg 68 Veterinaria: Sindrome di Wobbler nel cane da caccia Karalis

40 Fucili canna rigata:

Browning Automatic Rifle: 50 anni di successi

Emanuele Tabasso

Pg 48 Munizioni: La cartuccia Fiocchi Perfecta in .338 Lapua Magnum Costantino Ramolfi

52 Ottiche:

Swarovski Optik TLS APO da 43 mm

Pg 52 Ottiche: Swarovski Optik TLS APO da 43 mm

Swarovski Optik

Pg 58 Digiscoping: Questioni di corna

Riccardo Camusso

68 V eterinaria:

Sindrome di Wobbler nel cane da caccia Caccia Passione 3



Editoriale STORNI, L'ETERNA RAZZIA DI OLIVE PUGLIESI.. “La Puglia vive ogni anno il dilagare della ‘piaga storni’, restando impotente – così denuncia il Presidente della Coldiretti Puglia, Gianni Cantele – agli attacchi delle orde di uccelli appartenenti a specie protetta che mangiano ognuno fino a 20 grammi di olive al giorno. Gli agricoltori non hanno strumenti adeguati ad arginare la presenza eccessiva e in progressivo aumento di determinate specie di animali selvatici – come cinghiali, lepri, storni, cormorani – che, in caso di ingresso nei fondi agricoli o negli impianti di acquacoltura, arrecano danni significativi e spesso irrecuperabili. Per questo Coldiretti Puglia ha proposto al Governo regionale un dispositivo legislativo che vada ad approcciare in maniera strategica e definitiva la piaga della fauna selvatica che mette a repentaglio le produzioni agricole, le strutture e spesso la stessa incolumità degli agricoltori, come nel caso degli attacchi di cinghiali, cani inselvatichiti e lupi”. Particolarmente colpito dagli storni il settore olivicolo nelle province di Bari e Brindisi ed il danno si attesta tra il 30 ed oltre il 60% a carico degli olivi coltivati soprattutto nelle zone a ridosso del mare, da un lato sull’Adriatico dall’altro sullo Jonio. “Oltre al danno diretto, non vanno sottovalutati i danni indiretti. Gli storni distruggono le piazzole adibite alla raccolta delle olive – spiega il Direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti – e gli olivicoltori sono costretti a contrastare una calamità senza averne gli strumenti, condannati, quasi, a riprogrammare la propria attività agraria per scongiurare la distruzione della produzione. Tra l’altro, non è soltanto l’olivicoltura a risultare colpita, dato che il passaggio degli stormi di storni lascia sugli ortaggi quantitativi di escrementi tali da rendere impresentabile il prodotto sul mercato. Gli storni trovano ristoro notturno nelle aree protette, come Torre Guaceto, per riprendere le scorribande alimentari diurne ormai da mesi, dato che il caldo anomalo degli ultimi anni ha fatto convertire la specie protetta da migratoria a stanziale.”. Così visto che spesso nei salotti politici risulta scomodo affrontare argomenti sui danni che queste specie selvatiche e che di anno in anno colpiscono con maggior aggressibvità le colture pugliesi, ragion per cui ci ha portato a dare maggior voce agli imprenditori agricoli pugliesi e abbiamo deciso di sposare la proposta legislativa della Coldiretti Puglia, che prevede misure di prevenzione ad hoc e qualora queste ultime si rilevino inefficaci, contempla un efficace controllo faunistico, tramite le attività di contenimento numerico, allontanamento e controllo della fauna selvatica, che si rendono necessarie per il soddisfacimento di un legittimo, quanto primario, interesse pubblico. Tali misure dovrebbero essere integrate, inoltre, disciplinando in modo puntuale – secondo Coldiretti Puglia – anche l’aspetto della prevenzione dei danni da fauna selvatica, in quanto è necessario che il fenomeno sia contenuto alle origini, stabilendo adeguati regimi di sostegno finanziario. Un altro problema rilevante è, poi, quello del controllo di alcune specie alloctone che si sono diffuse in modo invasivo, provocando gravi danni all’acquacoltura e all’agricoltura: ne sono un esempio il cormorano e lo storno. Pierfilippo Meloni


Consiglio di Stato dà ragione a cacciatore sull’omessa custodia Inizialmente la Prefettura aveva deferito l'uomo in seguito al furto subito in casa, senza valutare altre circostanze.

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o Studio Legale Cataldi ha approfondito il caso di un uomo titolare di licenza di caccia e in possesso di otto fucili, deferito per omessa custodia di armi: dopo il divieto di detenzione imposto dalla Prefettura, il cacciatore è riuscito a far valere le proprie ragioni grazie al ricorso al Consiglio di Stato. In questo caso il Prefetto ha stabilito il divieto prendendo spunto dal verbale dei Carabinieri, intervenuti dopo il furto di un fucile che ha fatto scattare il deferimento per omessa custodia. Allo stesso tempo, però, non è stata prestata la giusta attenzione alla personalità dell’uomo e ai suoi comportamenti per quel che riguarda la custodia. La persona era un ex Carabiniere in congedo senza alcun precedente. Il deferimento è scattato senza rilevare una negligenza specifica nel custodire l’arma. Subito dopo è intervenuta una ordinanza di dissequestro che ha fatto perdere qualsiasi valore ed eventuale pericolosità al comportamento della persona che ha fatto ricorso in relazione alle armi stesse. Il consiglio dello Studio Legale a chiunque si dovesse trovare in una situazio-

ne del genere è quello di insistere in appello, in modo da andare oltre la decisione sfavorevole di primo grado (come successo a questa persona) e puntando al Consiglio di Stato per ottenere le giuste ragioni..

Coldiretti: contenimento degli storni per tutelare le olive pugliesi La specie si è trasformata da migratoria a stanziale e sta rovinando le produzioni regionali con vere e proprie razzie.

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ianni Cantele, Cantele, numero uno di Coldiretti Puglia, è intervenuto in merito agli storni che stanno facendo ormai razzia di olive, in particolare nelle province di Bari e Brindisi, chiedendo subito misure ordinarie e straordinarie. Come evidenziato dal presidente dell’associazione, gli agricoltori non hanno adeguati strumenti a disposizione per fronteggiare cinghiali, lepri, cormorani e appunto storni, dunque ci si dovrebbe approcciare diversamente di fronte alla piaga della fauna selvatica. Gli storni sono un caso particolare e i danni provocati da questi volatili ammontano a un quantitativo compreso tra il 30 e il 60%, soprattutto nelle zone a ridosso del mare. Secondo Angelo Corsetti, direttore di Coldiretti Puglia, gli agricoltori sono

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addirittura costretti a riprogrammare la loro attività per evitare la distruzione della produzione. Gli storni sono soliti trovare ristoro di notte nelle aree protette, alimentandosi poi tutto il giorno come avviene da mesi: il caldo anomalo degli ultimi anni, inoltre, ha fatto diventare stanziale questa specie protetta. La proposta della Coldiretti è dunque quella di migliorare il controllo faunistico mediante attività e piani di contenimento numerico, oltre all’allontanamento, misure da integrare con la prevenzione dei danni da fauna selvatica. Gli storni, infine, rappresentano insieme ai cormorani i responsabili dei gravi danni all’acquacoltura e all’agricoltura..


News venatorie L’eccellenza Benelli scelta da Checco Zalone nel suo film campione d’incassi Quo Vado. Lo stile Benelli, emerge anche nella loro carabina Argo E, caratteristiche probabilmente riconosciute anche da Checco Zalone che l’ha scelta come arma per conquistare la sua amata, durante il suo ultimo successo, Quo Vado … Verso il record assoluto di incassi

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l 2016 è cominciato nel migliore dei modi per Benelli: l’azienda, nasce e cresce in Urbino e da questa terra di grandi ingegni del ‘400 ha tratto ispirazione, per lo stile che oggi la fa riconoscere in tutto il globo come una eccellenza del made in Italy, che realizza prodotti tecnologicamente innovativi, elevata qualità dell’esecuzione e leader dei fucili semiautomatici nel mondo. Benelli ha realizzato nella sua unica sede produttiva in territorio marchigiano un sovrapposto che ha destato subito ammirazione all’estero. Si tratta dell’828 U, nominato “fucile dell’anno” negli Stati Uniti. La sigla non è casuale, visto che il numero 828 è quello del codice identificativo di Urbino all’Unesco come patrimonio culturale dell’umanità, mentre la U sta a indicare l’iniziale dell’antico ducato di Federico da Montefeltro. Non è però l’unico motivo d’orgoglio in questo momento. L’attenzione per le esigenze della clientela, la passione di una squadra impossibile da imitare e l’eleganza emergono in modo netto anche in un’altra arma, la carabina Argo E: questo fucile è stato scelto da Checco Zalone per una delle scene principali del suo ultimo film campione d’incassi “Quo vado?”. La carabina fa bella mostra di sé quando Zalone deve conquistare la donna che ama mostrando le sue doti di tiratore preciso e in grado di anestetizzare un orso di grandi dimensioni. La scelta di un’arma del gruppo Benelli non poteva non essere più azzeccata, in particolare per la combinazione ideale di eleganza e tecnologia che sono

fuse perfettamente tra di loro nella carabina Argo E. Il brandeggio risulta molto rapido, senza dimenticare l’immediata messa in mira e la bindellina in fibra di carbonio a fibre ottiche, una soluzione esclusiva. Inoltre, Argo E si distingue anche per la cromia nuova di zecca “Amazonia Green”, progettata prendendo spunto dall’ambiente naturale di caccia. Non meno importante è stata la selezione delle materie prime, in particolare i legni di noce selezionato che sono stati impreziositi dallo zigrino a cuspidi “Wood Touch”, elegante ed esclusivo, ma soprattutto in grado di conferire una presa sicura in qualsiasi tipo di condizione. Benelli potrà essere seguita nel corso dell’HIT Show di Vicenza che comincerà tra pochi giorni in una serie di incontri, show e prove a cui non si può sicuramente mancare. Sabato 13 e domenica 14 febbraio sarà possibile infatti effettuare delle prove gratuite di tiro al percorso con i semiautomatici Benelli e l’828 U. Nello stesso fine settimana, poi, gli appassionati avranno l’opportunità di provare gratuitamente il tiro dinamico sportivo shotgun con i campioni Benelli e assistere allo show di Renato Lamera, detentore del record mondiale della specialità di Tiro a Volo Dinamico, presso il campo Nuovo Borgo. Domenica 14 febbraio, infine, si potrà incontrare lo stesso Lamera allo stand Benelli dell’HIT Show e ricevere in omaggio un nuovo gadget aziendale dopo aver incontrato i campioni Benelli del tiro dinamico shotgun.

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I volantini pronti a svolgere il loro compito Caccia Passione 8


Migratoria

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COLOMBI ALLE GALERE Caccia al colombaccio. Un’eccezionale giornata di passo a novembre inoltrato. di Vincenzo Frascino

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ttobre è trascorso tra perturbazioni, venti di scirocco ma anche diverse giornate buone di passo, nell’attesa del fantomatico invito di Emiliano. Il mio amico è concessionario dell’azienda faunistico venatoria di Punta Ala. Cacciatore di cinghiali e di tordi, in Italia e all’estero, la sua principale passione sono i colombi. Emiliano si dedica con ascetica devozione al suo capanno, alla preparazione dei volantini e allo studio dei venti. “Ciao Vincenzo! Mercoledì le previsioni danno venti da nord e sole pieno. Da quando è finito questo mitico Ottobre non c’è stato più niente come passo, ma per la prossima settimana ho grandi aspettative. Ti consiglio di venire su, oramai siamo a metà novembre, in poche parole: ora o mai più!”. Aspettavo da tempo questa telefonata di Emiliano. Anche se lavoro fino a tardi, il martedì notte mi metto in macchina con un paio di caffè nello stomaco e parto speranzoso per questo scampolo di passo autunnale. Ci incontriamo molto prima dell’alba con Emiliano e suo fratello Maurizio. La disposizione dei richiami è un rito affascinante che richiede destrezza e un po’ di tempo, anche se, a stagione inoltrata, i gesti di Emiliano

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Migratoria Maurizio al momento del tiro

Le prime magnetiche luci dell’alba Caccia Passione 11


Branchi di colombi punteggiano di nero le nuvole alte Vincenzo e Emiliano con il ricco carniere della giornata

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Migratoria

sono scorrevoli e veloci e ben presto sette volantini e cinque racchette sono pronti a svolgere il loro compito. Ci disponiamo sui due capanni accessori mentre Emiliano si sistema al centro sul capanno principale. Ecco le prime magnetiche luci dell’alba di un giorno che si promette limpido e terso. Lo specchio concavo del mare si demarca sempre più, caricandosi del blu più profondo della tavolozza della natura, mentre il cielo cede ai raggi rossi del sole nascente. Si delinea così l’orizzonte tra mare e terra, lungo il profilo del promontorio dell’Argentario e delle isole del Giglio, Montecristo, l’Elba e, lontanissima, la Corsica. Quando il sole inizia ad alzarsi dall’orizzonte, s’incendia di luce che schiarisce l’indaco del cielo in un azzurro terso.

I primi branchi di colombi punteggiano di nero le nuvole alte e sottili che pian piano si affacciano da Ovest. Quando arriva il primo branco Emiliano da il via con i primi colpi e dai nostri capanni echeggia il nostro contributo in un sincronismo perfetto. Sui primi due branchi vengono fermati pochi colombi. Via via che altri gruppi di colombi si avvicinano i nostri fucili iniziano a carburare, e riusciamo a prendere almeno cinque-sei colombi per branco. I 36 grammi di piombo 7 1/2 delle cartucce caricate dal mio amico Luigi fanno egregiamente il loro lavoro. “Colombi alle galereeee!!” la voce di Emiliano dall’alto conduce il nostro sguardo in basso, sul roccioso promontorio da cui si ergono i resti delle inospitali prigioni medievali di Punta Ala. Branchi di centinaia di colombi si gettano come razzi verso il mare, sembra che gli ultimi si stacchino e vengano su, verso di noi. “Che curata! Guarda come ci credono…state prontiii!”. Quasi ci dimentichiamo i fucili, intenti ad ammirare branchi di colombi, inizialmente attratti dall’aria trasparente e proiettati verso ovest, virare verso la costa per volare sopra le nostre teste. Alla fine della mattinata l’ottimo carniere raggiunto conferma le previsioni di Emiliano, la cui soddisfazione più grande, non alberga certo negli animali disposti ai piedi del capanno, ma piuttosto in quelli in volo, che credendo ai suoi volantini nonostante il misterioso campo magnetico interiore li dirige verso la Spagna e le coste africane, vengono a gettarsi su questo elevato canto di costa. Caccia Passione 13


La caccia al cinghiale rappresenta una tra le forme piĂš praticate ai giorni d'oggi

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Ungulati

LA SERPE IN SENO

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LA SERPE IN SENO Il mondo della caccia e i suoi nemici, più vicini di quanto si possa immaginare. testo di Pina Apicella foto di Vincenzo Frascino

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utti i cacciatori uccidono. Chi uccide è un crudele assassino. Tutti i cacciatori sono dei crudeli assassini. Tale schema di ragionamento si chiama “sillogismo aristotelico” e descrive, in maniera schematica, i processi mentali su cui si basano molti giudizi e, soprattutto, pregiudizi. Questo modo di ragionare è fortemente criticabile ma, se ci guardiamo intorno, sarà facile constatare che l’opinione pubblica, i media e i social networks, sono permeati da questa mentalità. I cacciatori hanno sempre più “nemici”, in famiglia, sul lavoro, nelle scuole, in TV, e ciò è da imputare a due principali cause: l’ignoranza e la perdita del senso di appartenenza. La prima è una “malattia” diffusa tra tutti coloro che, annoverandosi tra le fila degli ambientalisti e difensori della natura ignorano, per l’appunto, il ruolo fondamentale e decisamente “ecosostenibile” del cacciatore. Vivendo un profondo e ancestrale legame con la natura, e dovendo carpirne ogni sfumatura per meglio conoscere la preda e l’ambiente in cui vive, il cacciatore moderno

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Ungulati è sempre più biologo, zoologo, tecnico faunistico. Chi considera i cacciatori nemici e assassini si trova, ahimè, in una posizione di profonda ignoranza nel letterale significato di ignorare quanta cultura e attenzione occorra per praticare l’ars venandi. La seconda “malattia” da cui è affetta oggi la figura del cacciatore, che ne mina l’integrità e la difendibilità è, come dicevo, l’assenza di un senso di appartenenza alla categoria del cacciatore tou cour e la mancanza di unità e fratellanza tra persone accomunate dalla stessa passione, sebbene in forme tanto differenti. “Migratoristi”, “selecontrollori”, “beccacciai”, “cinghialai” e via dicendo, sono appellativi che spesso e volentieri vengono pronunciati con un sottile

È fondamentale rispettare chi esercita una forma di caccia diversa dalla nostra

Caccia alla regina del bosco Caccia Passione 17


L'autrice durante un'uscita di caccia al camoscio

ghigno di disprezzo da chi appartiene alle categorie diverse da quella di cui si sta parlando. I cacciatori spesso hanno come nemici più agguerriti, tenaci e pericolosi proprio… gli altri cacciatori. Il territorio non sempre è gestito nella maniera più equa e adeguata dai diversi enti, la selvaggina in alcune aree del Paese scarseggia, le tradizioni antiche vengono soppiantate dalle forme di caccia più alla moda o più soddisfacenti e questo, invece che diffondere nuove ventate di cultura nel confronto tra cacciatori con “talenti” diversi, crea delle Caccia Passione 18

vere e proprie faide, tra fazioni della stessa famiglia. La divisione che impera oggi nel mondo della caccia, avallata anche da alcune associazioni venatorie è, forse, il vero nemico dei cacciatori. Un nemico tanto più pericoloso quanto più vicino al cuore della caccia, una serpe covata nel seno dei piccoli egoismi e della miopia di persone poco illuminate e poco aperte al cambiamento. La vera minaccia per il nostro mondo siamo dunque noi e siamo noi, con la nostra capacità di crescita e di confronto costruttivo, che possiamo salvarlo.



LITUANIA “MON AMOUR”, PURO PARADISO CINOFILO E VENATORIO. Il racconto di Andrea che ha provato per la Lituania amore a prima vista. Oggi è la sua casa e la sede del suo sogno ad occhi aperti. di Claudia Zedda

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ono cacciatore, sono cinofilo, sono appassionato di boschi e campagne. È per questo che vent’anni fa, dopo un bellissimo viaggio in Lituania ho deciso di abbandonare l’Italia, e di trasferirmi in quella che ad oggi considero casa. Eravamo in tre, ma solo io ho avuto il coraggio di mollare tutto, posto di lavoro, fidanzata e vita ben avviata: i boschi mi hanno chiamato e io non sono riuscito a resistere al loro fascino. Qui è da vent’anni che vivo il mio sogno venatorio e cinofilo, che sono riuscito a realizzare fin da subito: d’altronde gli ostacoli erano davvero irrisori e la mia determinazione ha fatto il resto. Oggi sono allevatore, ma anche cacciatore e quando posso passeggio in compagnia dei miei animali fra i boschi, immerso nel silenzio e nelle speranze per il futuro. Ho fin da subito intuito che le differenze fra Lituania e Italia erano notevoli Caccia Passione 20

e tutte le volte che i miei amici vengono a trovarmi per belle e appaganti battute di caccia, le faccio notare anche a loro. Le differenze che vent’anni fa mi saltarono per prime agli occhi erano quelle ambientali: climi e boschi diversi impongono agli animali comportamenti completamente diversi. Il clima in Lituania è leggermente più freddo e ciò comporta che le date di apertura della caccia (specie alla beccaccia, il mio selvatico preferito), siano diverse. Qui si aprono le danze il primo di settembre e si ripongono i fucili il primo di dicembre. Inoltre per via del clima ma anche per via della conformazione dei boschi, la beccaccia in Lituania nidifica, e osservarla in ogni fase della sua vita è una vera e propria gioia. Passeggiando lungo queste infinite distese di alberi alti e fitti te ne rendi conto subi-


Viaggi di caccia

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to: il terreno è solo lievemente ondulato, i boschi sono ricchi d’acqua e le betulle, gli abeti, i pini, gli ontani e le querce regalano al dintorno un’atmosfera irreale. Ma le differenze non si fermano qui, e Alberto, il mio più caro amico d’infanzia che mi ha raggiunto questo autunno per un mesetto di puro divertimento se n’è potuto accorgere facilmente. Aveva qualche problemino con il suo cane, che non riusciva proprio a risolvere. “Vieni a trovarmi” gli ho detto. “Qui potrai studiare tutti i comportamenti di Esther, dall’inizio della cacCaccia Passione 22

cia, alla fine”. Non mi ha creduto, ma dopo qualche settimana mi ha raggiunto. Alberto lo sa, non invento storie, e anche questa volta ne ha avuto conferma. I nostri boschi sono infatti in terreni piani, al massimo leggermente ondulati, niente a che vedere con gli intrighi italiani, faticosissimi seppure bellissimi. La conformazione del terreno lo ha aiutato ad osservare il comportamento di Esther, mettendone a nudo i limiti ma anche i grandi pregi. Valutare l’azione del cane nella sua interezza e giudicarne l’aspetto venatorio ma soprattutto


Viaggi di caccia

funzionale del cane non ha davvero prezzo. Si è concluso che Esther non ha alcun problema quando caccia da sola: a distrarla è il cucciolo che Alberto si porta dietro, un po’ troppo esuberante. Esther è stata in grado di sfruttare il vento a suo favore, tenere il ritmo di caccia, ha dimostrato ottime qualità in fase di galoppo, il suo portamento è niente male, ha presentato sufficienti doti (con qualche difficoltà è vero, ma l’ambiente era nuovo) nelle prese di punto, ma è stata infallibile nelle ferme, nelle accostate e nelle guidate. “Che altro pretendi da

questo cane?” gli ho chiesto “Che spari al posto tuo”. Lui ha riso senza dire altro, pare che anche ad Esther la Lituania non sia dispiaciuta per niente. Credo che Alberto abbia capito il valore dell’osservazione del proprio cane: oggi conosce un po’ meglio. D’altronde io reputo sia importante non solo che il cane trovi il selvatico, ci consenta di spararlo e ce lo riporti: è importante che il cacciatore possa capire il meccanismo che lo porta a questi eccellenti atteggiamenti, di modo che i problemi possano essere corretti qualora si verifichino. Caccia Passione 23


Non si creda comunque che il cane in Lituania fatichi di meno per via dei terreni pianeggianti. La conformazione del territorio obbliga i segugi ad allungare spesso, e i fondi morbidi premiano solamente i cani con spalle allenate. Insomma il cane si diverte di più ma si stanca parecchio, per cui consiglio ai miei amici che vogliono venire a trovarmi di portar con sé cani allenati dei quali è sempre meglio non abusare troppo. D’altronde si tratta di territori nuovi, difficili e faticosi, che possono essere letti anche come un vero e proprio aiuto per il cane e per il cacciatore a progredire verso il miglioramento. Alberto, durante il mesetto trascorCaccia Passione 24

so in Lituania ha fatto di tutto per andare a caccia di sua maestà la beccaccia: qui nidificano, e si dimostrano animali che è facile individuare ma piuttosto difficile avvicinare. Basta un non nulla perché ti saluti con un battito d’ali, strappando non poche bestemmie al mio caro Alberto. Il segreto è quello di avere cani esperti e compagni di caccia particolarmente silenziosi, altrimenti tanto vale stare a casa a fare un bel barbecue. La tecnologia non ti aiuta più di tanto: bisogna piuttosto avere pazienza e tanta passione. Arrivato durante il primo periodo della caccia alla beccaccia (dal primo di settembre fino al primo di ottobre) si è reso


Viaggi di caccia subito conto che il bosco era parecchio infogliato e che era possibile cacciare esclusivamente la beccaccia pastarola: insomma le condizioni più difficili di caccia, ma entrambi siamo piuttosto esperti e sapevo che ce la saremo cavata dignitosamente. Chi invece vuole vivere condizioni di caccia più “easy” deve raggiungere la Lituania durante il periodo di passo: il numero di incontri aumentano notevolmente e l’entusiasmo del passo rende tutto più semplice. È comunque bene ricordare che in Lituania la beccaccia si comporta in maniera diversa

rispetto ad altre zone, vai a capire perché: tanto per cominciare la senti raramente volare, di rado le puoi osservare fare le famose L e te le trovi dove meno te le aspetteresti. Sono elementi importanti da prendere in considerazione prima di partire, tanto per non essere colti alla sprovvista. Insomma un vero e proprio paradiso per cani, selvatici ma anche per cacciatori ma che è bene ricordare, completamente differente da quello italiano. Rispettarlo è un obbligo di tutti per preservarlo e regalarlo nel miglior modo possibile ai nostri figli.

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Ottima testa e sguardo espressivo osservabile inq uesto segugio a pelo forte

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Cani da caccia

La selezione

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La selezione Spesso in molti si improvvisano selezionatori e allevatori di cani da seguita, causando spesso seri danni alla razza; allevare è una cosa seria, e spesso occorre freddezza per evitare di trascinarsi negli anni difetti difficilmente debellabili di Simona Pelliccia

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pesso si parla di allevatore senza ben aver in mente il concetto di selezione. L’allevatore, sia esso amatoriale che professionista, è colui che si dedica alla selezione della razza con continuità, passione, dedizione e capacità di vedere nei propri soggetti, sin dai primi passi, quelle caratteristiche che possono concretamente rappresentare doti da trasmettere nelle generazioni successive. Gli accoppiamenti fatti in eccessiva consanguineità hanno negli anni portato ad alcune tare, difetti e patologie che solo con l’esclusione di certi soggetti dalla riproduzione sarebbe possibile debellare. La ricerca del bello senza la fondamentale attenzione alla funzione ha portato a soggetti che per doti venatorie dovrebbero essere esclusi dalla razza; allo stesso tempo, la sola attenzione al lavoro ha creato alcuni segugi assolutamente lontani dallo standard di razza.

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Occorre sempre avere un’attenzione particolare al bilanciamento tra morfologia funzionale e caratteristiche nel lavoro che non possono passare in secondo piano. Tutto questo richiede tempo, sacrifici e rinunce. Ma è in grado di dare grande soddisfazione quando si raggiungono risultati all’esito di un duro lavoro. Una breve testimonianza di un cultore del segugio maremmano, Sergio de Angelis, ben sintetizza il concetto di selezione: “la selezione intesa come miglioramento continuo è un aspetto che riguarda tutte le razze; chiaramente, con specifico riferimento al segugio maremmano, essendo questa una razza da poco tempo riconosciuta, ancor di più vi è la necessità di un lavoro mirato e secondo me anche maggiore attenzione da parte di chi ha la responsabilità di gestire la razza.


Cani da caccia Coniugare lavoro e morfologia funzionale è possibile e lo scopo delle verifiche zootecniche dovrebbe essere proprio questo

Sarebbero auspicabili incontri frequenti tra allevatori e scambi di opinioni e soprattutto sono auspicabili accoppiamenti e quindi cucciolate tra linee di sangue diverse, senza chiudersi ognuno nel proprio piccolo giardino. Da parte mia ,cerco sempre di migliorare sia morfologicamente che nel lavoro i miei soggetti, ma soprattutto sto cercando di dare un’impronta inconfondibile ai miei cani. Sto cioè cercando di creare un gruppo di cani molto simili morfologicamente e tal proposito penso di essere sulla buona strada. Ho in canile cinque generazioni di cani e sono abbastanza soddisfatto. Mi sento di dire che gli aspetti che io valorizzerei di più in tema di selezione sono una maggior attenzione da parte di chi ha l’onere e onore di gestire la razza con restrizioni che portino a convergere verso un cane tipo omogeneo per tutti e collaborazione e dialogo tra allevatori; solo il confronto e l’umiltà può far del bene alla razza”.

Una foto d'epoca durante un'esposizione dedicata

Segugio italiano a pelo raso

Tre generazioni Caccia Passione 29


Muta di segugi italiani durante il Campionato Sociale 2016

Segugio italiano fulvo

Segugio italiano fulvo a pelo raso

Trio di segugi in una foto di circa 10 anni fa di segugisti della provincia di Lecco

Segugio maremmano di Tommaso Tocci di ottima tipicitĂ

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Cani da caccia

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Fucili canna liscia

LA DOPPIETTA RIVOLUZIONARIA

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LA DOPPIETTA RIVOLUZIONARIA

di Saverio Patrizi

Quando lusso e tecnologia sono al servizio del piccolo calibro: ecco 486 by Marc Newson in cal. 28

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resentata nel 2014, la rivoluzionaria doppietta realizzata da Beretta in collaborazione con Marc Newson, uno dei più prestigiosi industria designer dei nostri giorni, è caratterizzata da una linea mai vista prima dove la bascula allungata si fonde armoniosamente con il legno del calcio. Un’arma fina davvero particolare, della quale saltano subito all’occhio la scomparsa della coda di bascula con l’ovale della sicura/selettore che emerge dal legno, il sottoguardia che si inserisce in modo lineare senza viti visibili nella parte inferiore della bascula, e la leva di apertura che è stata disegnata e realizzata in modo da enfatizzarne l’indipendenza dal resto dell’arma. Dopo la prima versione in calibro 12, Beretta ha successivamente proposto il calibro 20 e quest’anno anche il calibro 28 - entrambi con bascula dedicata. In tutti i fucili la bascula rappresenta senza dubbio il cuore dell’arma, e in questo caso è proprio la parte che ha subito la maggiore personalizzazione. La bascula della doppietta 486 by Marc Newson è caratterizzata da una totale assenza di spigoli, un round body all’ennesima potenza dove anche l’incisione è unica, ispirata al mito asiatico del dragone, simbolo del continente di origine di tutte le

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diverse razze di fagiano - la preda per eccellenza nella caccia in battuta. L’incisione è realizzata con un’avanzata tecnologia laser che consente d’incidere tutta la superficie della bascula, “avvolgendola” interamente così da mantenere un netto contrasto tra superfici lucide e opache, con una risoluzione che valorizza ogni singolo dettaglio dell’incisione stessa. Il sistema di funzionamento della batteria, di tipo interno “Anson”, è caratterizzato dall’utilizzo di molle a lamina molto veloci, classiche dei fucili di pregio. I cani con rimbalzo fanno si che i percussori, anche a fucile scarico, rimangano all’interno del corpo bascula. Il monogrillo selettivo assicura una maggior velocità e stabilità nel tiro del secondo colpo, particolarmente performante nei drive a fagiani e pernici o in tutte le occasioni dove le coppiole sono la regola. Naturalmente, trattandosi di una doppietta, il calcio è all’inglese ed è realizzato con pregiato legno di grado 4 trattato a olio naturale. Il calcio è sprovvisto di calciolo ed è finito con un elegante zigrino realizzato a mano. Un tappo sempre in legno permette l’accesso alla vite di smontaggio. Anche l’asta è dello stesso legno, e il pistone di smontaggio risulta alloggiato in un elegante puntale metalli-


Fucili canna liscia

L’agilità del calibro 28

Il dragone quale simbolo distintivo

La bascula è firmata da Marc Newson.

Indubbiamente Beretta.

Piccole cartucce per grandi soddisfazioni.

I percussori restano all’interno della bascula.

Bascula allungata, sottoguardia senza viti e chiave aggraziata, solo per Marc Newson.

I ramponi sono accoppiati alle cane con il sistema Tribloc. Caccia Passione 35


co. Nella zona della croce è accolto il sistema “ecologico”, ossia un selettore che consente di eliminare l’automatismo degli estrattori: un dispositivo particolarmente apprezzato da chi non vuol lasciar cadere i bossoli in terra e predilige invece estrarli manualmente. Tornando alla nostra prova, prendendo in mano la doppietta in cal. 28 si ha subito la sensazione di trovarsi di fronte ad un arma di classe superiore, leggera il giusto (2,8 Kg). La bascula contenuta realizzata ad hoc per questo calibro si fonde armoniosamente con il calcio, assicurando agilità e allo stesso tempo un’ottima reazione allo sparo. Agendo sulla piccola chiave di apertura, caratteristica del fucile disegnato da Marc Newson, si apre il fucile e si ha modo di osservarne i perfetti anelli concentrici del riflesso interno delle canne Beretta OptimaBore HP, martellate a freddo e distese sottovuoto. Le canne risultano essere molto più eleganti rispetto a quelle di una normale doppietta: ciò è dovuto alla tecnologia Triblock, che elimina la necessità di avere linee di saldatura in evidenza. La lucidatura delle canne è effettuata esclusivamente a mano, come avviene per i fucili Premium più raffinati e ricercati. Richiudendo il Beretta 486 by Marc Newson in calibro 28 si ode il classico “cloc”, caratteristico di un perfetto accoppiamento fra bascula e canne, rifinito e ottimizzato manualmente. Per l’occasione ci siamo recati al TAV Il Bettolino di Trenzano (Brescia). Il percorso di caccia è sicuramente un buon banco di prova per un fucile dedicato all’attività venatoria, e fin dai primi colpi rimango ben impressionato dalla stabilità e dalla velocità nell’acquisizione del bersaglio: anche quando necessita il secondo colpo, il fucile rimane sempre perfettamente allineato. Il piacere di sparare con una doppietta non ha eguali, e quando e si tratta di un fucile di classe quale il 486 by Marc Newson, soprattutto in calibro 28, la goduria è assicurata. Caccia Passione 36

Con l’accoppiamento Tribloc scompaiono le linee di saldatura.

Scompare la coda di bascula e la sicura emerge dal legno.

L’astina alloggia, sulla sinistra, il selettore degli estrattori automatici/manuali.

5 strozzatori OCHP a corredo.

La batteria Anson con in evidenza le molle a lamina. aggraziata, solo per Marc Newson.


Fucili canna liscia

I piani perfettamente lucidati per un perfetto accoppiamento con le canne.

Al peso Kg 2,817.

L’incisone laser a 5 assi avvolge completamente la bascula arrotondata.

L’elegante asta è finita con un puntale in metallo lucido.

Il calcio è finito con lo zigrino.

Gli estrattori funzionano a meraviglia anche quando il fucile ha le canne roventi per i tanti colpi sparati. Adesso aspetto solo l’occasione per provarlo a caccia ma, considerata la facilità di rottura dei piattelli, sono sicuro che non deluderà e potrà regalare grandi emozioni ai suoi fortunati possessori.

SCHEDA TECNICA Marca Beretta www.beretta.it Tipo Doppietta Modello 286 by Marc Newson Calibro 28 Cameratura 70 mm Bascula Integrale tonda design Marc Newson Con poppeta allungata e ponte in legno Finitura bascula Incisione laser a 5 assi Sicura Manuale, con selettore canne Grilletto/scatto Monogrillo selettivo, molle a lamina Canne Accoppiamento Triblock e acciaio trilegato Steelium Lunghezze canna 71 cm Finitura canne Brunitura lucida Estrattori Manuali o automatici con selettore Bindella 8x5 concava Strozzatori a corredo N.5 strozzatori OCHP Mirino Alpacca Legni Noce classe 4 finito a olio naturale Calcio Inglese Piega 37/59 Imballo Valigetta design by Marc Newson Dotazione 5 strozzatori OCHP e chiave Peso Kg 2,850 circa Prezzo di listino Euro 20.085,00 Caccia Passione 37


La storia era giĂ cominciata da un quindicennio e questi sono due esemplari di BAR di fine Anni 70 e metĂ Anni 80 camerati rispettivamente per il poderoso .338 Win. Mag. e per il non meno gagliardo .300 Win. Mag. I castelli sono entrambi in acciaio Caccia Passione 38


Fucili canna rigata

BROWNING AUTOMATIC RIFLE: 50 ANNI DI SUCCESSI Caccia Passione 39


BROWNING AUTOMATIC RIFLE: 50 ANNI DI SUCCESSI

La BAR, semiautomatica rigata di maggior successo al mondo, compie mezzo secolo e la sua storia è in piena progressione con aggiornamenti estetici, qualche perfezionamento funzionale, ma sempre con la fenomenale base tecnica creata nel 1966 di Emanuele Tabasso

L’

anno 2016 si sta avviando al termine e ci è parso bene sottolineare come la data rappresenti il mezzo secolo di vita di un fucile che ha creato una storia: non è stato il primo semiautomatico rigato, la stessa Casa aveva prodotto negli anni fra le due guerre il suo Mod. 35, ma di sicuro è stato il capostipite del nuovo modo di concepire un simile progetto dove vanno di pari passo le caratteristiche che decretano un successo: funzionalità, possibilità di un’ampia gamma di calibri compresi quelli di notevole sostanza, accuratezza progettuale ed esecutiva, eleganza e, da ultimo solo per l’elenco, una quotazione sempre assai favorevole. Il marchio statunitense unito a quello che agli inizi compariva su tali fucili, le due lettere FN sono sempre state affascinanti per gli appassionati delle armi in genere, ha garantito alla clientela l’insieme delle caratteristiche vincenti. Se riandiamo con la memoria ai primi Anni 60 riscopriremo come da noi la canna rigata avesse un ambito assai ristretto con le regioni del nord quale bacino di utenza, e di limitata diffusione, magari un poco di più fra Trentino Alto Adige, la zona montana del Veneto, Friuli e VeneCaccia Passione 40

zia Giulia. In questi spazi angusti le rigate con movimento classico girevole scorrevole erano del tutto bastanti a svolgere i compiti cui erano chiamate, ma oltre l’orizzonte delle nostre Alpi esisteva da tempo un fermento ben diverso con dovizia di selvaggina e con modi di caccia per noi inusuali: il Nord Europa e soprattutto USA e Canada ponevano a disposizione dei cacciatori panorami del tutto particolari dove affrontare certi tipi di selvatici poteva richiedere un armamento più sostanzioso del solito, pur conservando calibri analoghi, ma disponendo di una celerità di sparo ben superiore: in questi frangenti solo un semiautomatismo, montato in un fucile a canna rigata, assolveva la funzione. L’apertura poi delle zone dell’Europa orientale e dell’Asia, fino alla lontana penisola della Kamciatka, hanno motivato in tante situazioni l’impiego di una simile arma. La BAR si è posta da subito come elemento di spicco nello specifico settore per le sue qualità tecniche unite a una varietà di calibri che inizialmente partivano dal .243 Win. per arrivare al poderoso .338 Win. Mag. per soddisfare ogni esigenza anche su selvatici di grande mole e di robustezza marcata.


Nelle tante proposte della finitura esterna spicca questo modello con la superficie camouflage o mimetica secondo la dicitura correntemente intesa come realtree somigliante allo sfondo delle piante d’un bosco

Fucili canna rigata

Le immagini sono colte in momenti prossimi alla caccia o a una prova di tiro: lo sfondo in plastica non sminuisce la classe di questo recente modello Long Trac impreziosito dal profilo del cervo coda bianca, emblema della Browning

Si è nuovamente a una posta dove si osserva il prege- L’autore si esibisce in una prova di tiro dove arma e vole abbinamento di una BAR vestita in sintetico su ottica daranno il meglio per un eccellente risultato cui spicca un visore a punto rosso sostenuto da un attacco dei Fratelli Contessa

Due esemplari di Long Trac con calciatura in legno o in sintetico: difficile scegliere fra la classe del primo e l’estrema rusticità del secondo. In ogni caso la meccanica del semiautomatico di Herstal svetta su tutto

Mutano i gusti dei calibri: fra i magnum resiste il .300 Win. Mag. con potenza e tensione di traiettoria ,mentre si afferma il 9,3x62, risolutiva cartuccia validissima per il potere di arresto alle distanze medio brevi, classiche della caccia al cinghiale Caccia Passione 41


Fra le tante versioni apparse merita rammentare questa BAR Match camerata per il .308 Win. e apprezzabile per la precisione di notevole rilievo e l’imbracciabilità data dalla particolare calciatura

Ancora un esemplare dalla finitura elevata con incisioni realizzate usando le metodologie e le tecniche oggi in vigore grazie a cui si dona appariscenza senza gravare eccessivamente sui costi

Non crediamo occorrano molti commenti per questa Eclipse deposta in un punto del bosco dove potrebbe benissimo presentarsi un cinghiale: oltre alla finitura e agli abbellimenti del castello troviamo eccellente il noce della calciatura

Una serie di cartucce proposte per le BAR attuali con le .308 Win., 9,3x62, .30-06 Sprg., .300 Win. Mag. e 7x64 Caccia Passione 42

La meccanica È noto come la FN ovvero la Fabrique Nationale d’Armes de Guerre sia uno dei due epigoni europei per la fabbricazione di armi militari, con ambito specifico fra quelle leggere dove l’automatismo si pone alla base del funzionamento. La fama di cui godono queste prodotti si fonda sulla scelta delle materie prime, su lavorazioni di estrema accuratezza e quindi un’affidabilità a tutta prova. Se ne può dedurre che da tali studi sia naturalmente derivato il semiauto da caccia con le prerogative di regolarità di riarmo e, insieme, di una fruibilità e di una facilità di gestione allo sparo encomiabili e ben conosciute dagli utilizzatori. Per molti anni il castello prismatico chiuso veniva fresato da un massello di acciaio, successivamente si è seguita la richiesta del mercato optando per un estruso in ergal così da ridurre sensibilmente il peso: il passaggio è stato possibile grazie al sistema di chiusura che vincola l’otturatore a sette alette direttamente nella culatta della canna così da assorbire la maggiore entità del rinculo fra i due elementi in metallo ad alta resistenza scaricandone una parte minima sul castello. Il cinematismo parte da un ugello praticato nella canna a circa 35 cm dall’inizio della rigatura, da cui il gas prelevato sfoga in un cilindro dove muove un pistone collegato, tramite due robuste aste, all’otturatore, un blocco cilindrico composto dal carrello con guide longitudinali inferiori di scorrimento, e dalla testina rotante, uniti fra loro da un piolo che interagisce con una camma inclinata. All’inizio del ciclo, quindi allo sparo, testa e canna sono uniti e arretra solo il carrello: alcuni mm di corsa e il piolo mosso dalla pista inclinata ruota di circa 60° svincolando le alette di bloccaggio e consentendo a tutto il blocco otturatore di completare la corsa, espellere il bossolo, caricare la molla posta fra le aste, sotto alla canna, e riportare tutto in batteria prelevando la cartuccia nel caricatore. I particolari: l’espulsore è l’usuale nottolino a molla posto nella faccia ribassata della testa, a fianco del foro del


percussore, mentre l’estrattore, elemento basilare per il regolare funzionamento dei semiauto, è composto dall’unghia di notevole ampiezza incassata in una delle alette anteriori e registrata da un’indistruttibile molla a filo così posizionata: un giro attorno alla base cilindrica della testina, angolo retto e passaggio entro un foro ricavato sotto a una coppia di alette, inserimento nell’unghia che lavora, per maggior sicurezza, entro un sede a T e con moto ortogonale. Non arriviamo ad affermare che le anomalie siano pari alle possibilità che domani il sole sorga da ponente, ma ci si va molto vicini. In buona sostanza il cinematismo si fonda su questi elementi: punto di presa di gas avanzato per lucrare maggior pulizia e minor temperatura (la combustione è pressoché terminata), minor colpo d’ariete (il diagramma pressorio è già in fase di discesa), masse di una certa entità e con una corsa lunga che assorbono e distribuiscono meglio l’energia con riduzione della sensazione di rinculo e dell’impennamento. Fattori questi esiziali per poter ripetere il colpo mantenendo con una certa facilità il fucile sul bersaglio. La calciatura può essere realizzata in legno e alcune proposte su esemplari di pregio sono straordinarie, così come si passa disinvoltamente al sintetico per sgomberare la mente del cacciatore da ogni remora di maltrattamento nelle condizioni più avverse che si possano presentare: allo zigrino fine si sostituiscono pannelli in gomma ad alta aderenza, il parallelo armiero alle gomme da neve nelle auto, così da afferrare saldamente il fucile con mani sporche di fango, bagnate o con i guanti zeppi di neve. Lo scatto è racchiuso in un pacchetto facilmente separabile per la pulizia e nell’ultima versione dell’arma denominata Mk3 viene adottato il tipo Superfeather Trigger, con eccellenti caratteristiche di leggerezza, prontezza e dominabilità: nei modelli dove prevista la sicura funziona con un pulsante a traversino posto nel rebbio posteriore della guardia, ma in omaggio alla moda attuale, si può avere l’armamento della batteria

Fucili canna rigata

Arriviamo all’oggi ed ecco un modello Mk3 di ultimissima generazione con due prerogative: la meccanica mancina e il dispositivo di armamento manuale della batteria, posto sulla codetta di culatta

Un modo per celebrare il 50° della BAR: ecco il portale d’ingresso del padiglione espositivo della Browning all’ultima IWA di Norimberga con la gigantografia del fucile così famoso e così funzionale

Il medaglione commemorativo del Cinquantenario con due esemplari molto, molto particolari

Uno dei BAR commemorativi delle date 1966 – 2016: l’esemplare fa parte di una serie di 1 su 1.000 Caccia Passione 43


Una BAR della produzione del 2009 nel suo ambiente naturale, una posta in una bella riserva della Toscana

Uno dei modelli raffinati, l’Eclipse, spicca per la calciatura in noce di grado elevato, la finitura argento satinato del castello, i rimessi dorati e le incisioni, la canna scanalata

con il tasto a slitta posto sulla codetta di culatta, quindi il marchingegno funge anche da ottima sicura. Ricordandosi di disattivarlo se non si spara o dopo aver sparato. Sul fianco destro sporge appena la levetta per svincolare l’otturatore dalla posizione arretrata, dove si ferma quando sono esaurite le cartucce nel caricatore: questo può essere fisso o del tipo a pacchetto, molto robusto, e si sgancia tramite un tasto arcuato posto fra la guardia e il fondello. Ancora due novità di questo recente modello sono rappresentate dai calcioli intercambiabili Inflex e dal mirino completamente regolabile, abbinato alla tacca di mira: in entrambi si trovano riferimenti in fibra ottica colorata per una celere acquisizione su ogni sfondo o condizione di luce. Le linee sono mutate parecchio da quelle originali che hanno tenuto banco per alcuni decenni e che tuttora, agli occhi degli appassionati non giovanissimi, mantengono una classe degna dello stile di J.M. Browning; quelle adottate già da diverso tempo nelle versioni Long Trac e Short Trac, per le due classi di cartucce .30-06 Sprg. e .308 Win., sono figlie della modernità che, giustamente, reclama la sua ribalta. La cura Caccia Passione 44

dell’estetica è una componente non trascurabile ed essere riusciti a imporre a una pietra miliare come il BAR questa nuova veste torna a onore dei progettisti di Herstal. Dal castello, sempre del tipo chiuso, alla calciatura, dalle linee accessorie alla canna cilindro conica o scanalata l’insieme è un compendio di grinta e funzionalità. Quanto alle camerature l’offerta sul nostro mercato si è ristretta a quanto effettivamente richiede la massa della clientela: il .30-06 Sprg. è sempre in testa alle preferenze con l’insidia del ritrovato 9,3x62, cartuccia dotata di un fenomenale potere di arresto insieme a un rinculo non fastidioso; insieme vediamo il .300 Win. Mag., il .308 Win., il 7x64, il .270 WSM; fra le tante versioni oggi proposte ci sono quelle macine che soddisfano un numero non trascurabile di cacciatori. Per concludere Al giro di boa del mezzo secolo la BAR ha ampiamente superato il milione di pezzi venduti e questo la dice lunga sulla propaganda che il fucile s’è autonomamente gestita: il cliente soddisfatto rimane sempre il miglior veicolo pubblicitario per ogni ritrovato.



La cartuccia Fiocchi Perfecta in .338 Lapua Magnum La nascita di questa poderosa cartuccia risale al 1983 a seguito di richieste specifiche militari che vedevano una scala più frazionata per le misure da impiegare nelle situazioni belliche sempre più articolate. Il passaggio al mondo venatorio e del tiro sportivo è la logica conseguenza di questo validissimo progetto di Costantino Ramolfi

Q

uando la cartuccia .338 Lapua Magnum ha fatto la sua prima comparsa sulla scena civile era già stata ben sperimentata e impiegata da diversi corpi militari specializzati che avevano avuto modo di apprezzare le tante doti di questo progetto fra cui l’energia e la precisione a lunga distanza, il grande equilibrio dei diversi fattori e in ogni teatro di impiego, la gestibilità in armi ancora molto ben trasportabili dal singolo individuo con gli intuibili vantaggi degli spostamenti subitanei senza troppi appesantimenti e con misure del fucile ancora facilmente dominabili. Al di là dello scopo che rimane fortemente precipuo in guerra e che è colpire l’avversario, questa cartuccia si presta con successo a invalidare le apparecchiature elettroniche senza cui molti pezzi d’artiglieria o impianti Caccia Passione 46

missilistici rimangono inattivi. Ovviamente la gittata utile con una precisione elevata e tanti kgm da scaricare hanno guidato il progetto della Lapua e la Casa finlandese non ha tradito le aspettative fornendo un risultato consequenziale alla sua fama e all’essenza del tiro di precisione, materia assai seguita in queste terre dove agonismo, caccia e, ogni tanto guerra, hanno forgiato nel corso degli anni generazioni di eccellenti tiratori e di altrettanto validi progettisti di fucili e di cartucce. Le misure richieste in partenza dal Research Armament Co. indicano il calibro .338”, un peso di palla pari a 250 gr (16,2 g) e una velocità alla volata di 3000 ft/sec, quindi circa 915 m/sec: una bella combinazione in grado di erogare 691 kgm e, grazie all’impiego di proiettili con alto coefficiente balistico, di mantenere valori di tutto


Munizioni rispetto per un’ampia estensione di traiettoria. La base del progetto nasce dalle misure del .416 Rigby e i primi bossoli vengono prodotti dalla Brass Extrusion Labs. Ltd di Bensenville nell’Illinois mentre i proiettili escono dalla Hornady; non passa molto tempo e sia Lapua che Norma mettono in commercio le loro cartucce con il gradimento di SAAMI e CIP per le misure convenzionali che in termini metrici vedono un bossolo da 8,58x71 mm. La carica militare dotata di una palla appuntita con proLa Sako Mod 85 con azione XL si presta magnificafilo secante dell’ogiva e boat tail all’apice poste- mente a camerare la cartuccia .338 Lapua: progetto, riore batte comodamente i 1.500 m. esecuzione e finiture appagano l’occhio, le sensazioni La cartuccia Fiocchi Perfecta La Casa di Lecco ha immesso tale calibro nella serie Perfecta, quella da tiro con fattura molto accurata e rendimento in proporzione anche al prezzo che, necessariamente, non è popolare: la bella confezione da 10 cartucce va mediamente al pubblico intorno ai 66,00 €, ma se si considera che l’entità di polvere molto progressiva è davvero tanta e si impiega la pregevole palla Sierra Match King da 250 gr si comprende come il tutto arrivi a costare quell’importo. Ci piace il cartoncino usato per la scatola e la stampa che caratterizza questa serie speciale dove non mancano le indicazioni sulla palla in opera mentre per i dati balistici la ditta rimanda al suo sito da cui abbiamo ricavato le tabelle che riportiamo: per i meno affiatati con la modernità diremmo che il classico specchietto con i dati di traiettoria, velocità ed energia riportato sulla scatola non sarebbe male. Le cartucce si presentano con ottone di ottimo livello, tasca portainnesco e solco per l’estrattore molto nitidi senza la minima sbavatura, una ricottura della parte alta del bossolo, quindi ultimi mm del corpo, spalla e colletto che garantiscono elasticità e possibilità di ricarica. La prova condotta con una Sako 85 ha evidenziato una cameratura corretta senza alcun sforzo né in chiusura, né in apertura, assenza di sfiammature anomale,

e la ricerca del risultato

La dicitura impressa sul fianco sinistro della canna specifica non solo il calibro per cui il fucile è camerato, ma ugualmente il passo di rigatura, qui pari a 1:10”

Il recente Burris Veracity ci ha piacevolmente stupito per la somma di valori: dalle manovre come i click alle torrette, le regolazioni di messa a fuoco reticolo, variazione degli ingrandimenti, correzione della parallasse, illuminazione punto centrale, tutto risponde a perfezione. Poi le lenti si sono mostrate assai valide anche con una visibilità ridottissima Caccia Passione 47


I fondelli dei bossoli usati per la ricarica: sono di produzione originale della Lapua

Le diciture sono riportate anche sui fianchi della scatola e in caratteri facilmente leggibili dai tiratori che non hanno più una vista da aquila

giusto annerimento del colletto e forma ottimale grazie anche alla perfetta cameratura dell’arma in prova. Fondelli di cartucce cariche e di altre sparate: camera- Al tiro ci siamo destreggiati come abbiamo tura e percussione si rivelano perfettamente adeguate potuto avendo scelto e fissato la giornata al poligono di Carrù (CN) per quel 24 novembre quando la pioggia e il vento si son messi d’impegno per sfiancarci, ma senza riuscirci: la posizione su un altopiano ci ha tenuti distanti quel che bastava dai disastri provocati dal torrente Tanaro. Un cenno lo merita l’ottica Burris Veracity 5-25x50 che in quella buriana ha consentito un’adeguata visibilità ai 200, oltre non si vedeva proprio, e una regolarità nelle correzioni davvero adeguata al binomio fucile e cartuccia. Per paragone abbiamo sparato alcune ricariche domestiche con palla Hornady A-Max sempre da 250 gr e la rispondenza è sempre stata molto elevata. Conclusioni Domandarsi a che serva questa .338 LM è suLa scatola in cartoncino da dieci cartucce delle Fioc- perfluo. Serve ad apprezzare un lavoro conchi Perfecta: l’adozione della palla Sierra Match King dotto con esemplare capacità di raggiungere da 250 gr è una garanzia Caccia Passione 48


Munizioni

Tre cartucce originali e altrettante ricariche: sul bersaglio a 200 m sono intercambiabili e battono lo stesso punto

certi valori non accessibili a chiunque, a ritrovare come sempre il marchio Giulio Fiocchi Lecco pronto e disponibile a seguire gli appassionati su qualsiasi terreno, anche il più ostico e impegnativo, a verificare come l’esperienza e la conoscenza del mercato mettano l’azienda italiana sempre ai massimi livelli nell’ambito internazionale. Se poi si vorrà sperimentare il tiro a lunga distanza ci si metterà nelle condizioni più adeguate per assaporare quel che la .338 LM è in grado di fornire: purtroppo il poligono di Pian Neiretto (TO), a cui ci appoggiamo per le distanze sopra i 300, m in questo periodo chiude e riaprirà solo dopo la metà di maggio. Non si può chiudere il discorso senza un occhio all’impiego venatorio: in mano a persone di buon senso, capaci di dire di no in assenza di condizioni ottimali, la cartuccia consente esiti reboanti; diversamente si riapre, a distanze sempre maggiori, la fabbrica dei “sanitari”, cosa da evitare puntualmente per non rovinare un’arte elevata come la caccia che non deve mai scadere a mero esercizio sportivo.

Curiosa la confezione delle Perfecta racchiuse in un involucro di plastica che le sigilla quasi sotto vuoto impedendo all’umidità di entrare a far danni

Sul retro della confezione appaiono le precauzioni da osservare nel maneggio del prodotto redatte in inglese e francese. Più sotto appare il riferimento con cui collegare lo smartphone al sito aziendale per ricavare i dati balistici della cartuccia. Magari uno specchietto stampato, come fanno tante aziende, sarebbe meno tecnologico, ma ugualmente gradito e di immediata percezione Caccia Passione 49


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Ottiche

SWAROVSKI OPTIK TLS APO DA 43 MM

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SWAROVSKI OPTIK TLS APO DA 43 MM l nuovo TLS APO da 43 mm completa la gamma di adattatori personalizzati per il digiscoping di SWAROVSKI OPTIK. di Swarovski Optik

S

trumenti indispensabili per tutti i digiscoper, gli adattatori sono oggi disponibili per tutti i tipi di fotocamera. Prima è stata la volta degli adattatori per fotocamere SLR, poi di quelli per system camera e dopo ancora di quelli per i diversi modelli di iPhone®*. Adesso anche le fotocamere a pieno formato hanno il loro adattatore: il nuovo TLS APO da 43 mm, che va a completare la gamma degli adattatori personalizzati per il digiscoping di SWAROVSKI OPTIK. L’ultimo arrivato in casa SWAROVSKI OPTIK sarà acquistabile presso i rivenditori specializzati e online sul sito www.swarovskioptik.com a partire dalla primavera 2017. Absam/Munich (w&p) – 20 settembre 2016 – “Migliorare costantemente ciò che è già buono”: seguendo questo motto, SWAROVSKI OPTIK ha ampliato e completato la gamma di adattatori per il digiscoping, trasformando in realtà i desideri degli appassionati del genere. Il TLS APO da 43 mm permette a chi possiede fotocamere a pieno formato di godere dei vantaggi del digiscoping senza effetti di vignettatura. Adesso osservazione e fotografia procedono di pari passo. Rispetto ai teleobiettivi, l’intero sistema per il digiscoping offre grandi vantaggi, grazie al peso ridotto e alla facilità di utilizzo e, oltre Caccia Passione 52

ad essere robusto, garantisce la massima impermeabilità proprio come i cannocchiali da osservazione. Le ampie lunghezze focali (>1.000 mm) vi permettono inoltre di coprire distanze sempre più vaste in fase di digiscoping. In termini di design e montaggio, il TLS APO da 43 mm si allinea perfettamente ai modelli precedenti: il TLS APO da 30 mm (per fotocamere APS-C/DX-SLR e il TLS APO da 23 mm (per system camera Micro 4/3). Gli ormai noti anelli adattatori T2 per Canon, Nikon e Sony possono essere utilizzati anche con il TLS APO da 43 mm e possono essere ordinati congiuntamente ad esso da SWAROVSKI OPTIK. Il TLS APO da 43 mm permette a chi possiede fotocamere a pieno formato di avere uno strumento personalizzato che consente loro di godere degli stessi vantaggi offerti dal TLS APO da 30 mm e dal TLS APO da 23 mm agli utilizzatori di altre fotocamere, tra cui tempi di esposizione ridotti e massima nitidezza d’immagine. SWAROVSKI OPTIK è dunque lieta di poter offrire una gamma completa di adattatori per il digiscoping. Il TLS APO da 43 mm sarà acquistabile su richiesta a partire dalla primavera 2017 presso selezionati rivenditori specializzati e online sul sito www. swarovskioptik.com.


Ottiche

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Il mondo appartiene a chi sa percepire il bello. Assapora il momento! SEE THE UNSEEN. *iPhone è un marchio registrato di Apple Inc.

© WWW.SWAROVSKIOPTIK.COM

SWAROVSKI OPTIK è un’azienda che fa parte del gruppo Swarovski e ha il suo quartier generale ad Absam, in Tirolo. L’azienda austriaca fondata nel 1949 si è specializzata nello sviluppo e nella produzione di strumenti ottici di altissima precisione, posizionandosi ai massimi livelli nel segmento più elevato di questo mercato. I binocoli, i cannocchiali da osservazione, i cannocchiali da puntamento

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e gli strumenti optoelettronici sono prodotti ambiti dagli utenti più esigenti. Il successo della nostra azienda si fonda sulla capacità innovativa, sulla qualità e sulla valorizzazione dei prodotti, nonché sul design straordinario tanto sul piano funzionale quanto estetico. La valorizzazione della natura è una componente essenziale della filosofia aziendale e trova la massima espressione in un costante impegno nell’ambito di progetti di tutela della natura e in una produzione a basso impatto ambientale. Nel 2015, il fatturato ha raggiunto i 132 milioni di euro (2014: 119 milioni di euro) con una percentuale di esportazioni del 91%. L’azienda ha circa 800 dipendenti.


Ottiche

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QUESTIONI DI CORNA Le corna e le stanghe degli ungulati rappresentano un libro aperto, per chi sa leggerlo correttamente. La conquista del “capo assegnato” è fondamentale per i selecontrollori, specialmente da quando i prestigiosi strumenti da osservazione ci consentono precise valutazioni anche e soprattutto in vita. di Riccardo Camusso

A

ncora oggi, ai candidati degli esami di caccia viene talora rivolta una domanda di zoologia applicata. “In quale delle seguenti specie di ungulati (camosci, cervi, caprioli, stambecchi, mufloni, daini) i maschi hanno le corna?”. Molti neo-cacciatori, senza pensarci troppo, rispondono con sicurezza: “Tutte!!”. Anche se questo termine è d’uso comune, la risposta è sbagliata. Perché? Soltanto per gli ungulati dotati di corna permanenti (Camosci, Stambecchi e Mufloni) si può parlare di “corna” in senso stretto, considerando che esse crescono ma non vengono mai posate nel corso di tutta la vita; per gli ungulati, invece, che le cambiano ad ogni stagione occorre parlare di “stanghe” caduche, rinnovate anno dopo anno. Questa distinzione non è soltanto una sterile questione di terminologia scientifica, specialmente nel contesto della caccia di selezione. Come ben sanno i selecontrollori, le corna permanenti consentono di determinare la classe d’età della specie osservata, anche Caccia Passione 56


Digiscoping Un forte maschio di stambecco di oltre 15 anni.

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in vita. Al contrario, le stanghe caduche, generalmente presenti soltanto nei maschi, determinano le classi di sesso, ma non rappresentano un elemento decisivo – anzi! – per indicare la classe d’età. Tutto ciò specialmente quando si debba determinare, soprattutto in vita, con gli strumenti da osservazione, la classe d’età dell’ungulato. Gli anelli di crescita. In altre parole, nei Piani di Prelievo che riguardano Camosci, Stambecchi (dove si può) e Mufloni, dovremo saper valutare gli anelli di crescita generalmente presenti alla base delle corna permanenti. Per cervi, caprioli e daini, al contrario, ci dovremo basare su altri elementi morfologici-comportamentali, “dimenticando” le stanghe e, soprattutto, il numero di punte. Solo per fare un esempio, un cervo (in regresso) con 8/10 punte solamente può essere ben più vecchio di un coronato a 16/18 punte. E così via, pur senza contare le anomalie, caprioli in primis. Le corna pemanenti, quindi – tipiche di Camosci, Stambecchi e Mufloni – sono un libro aperto, almeno per chi sappia leggerlo correttamente. Ma come determinare l’età in modo preciso? La risposta si basa sugli anelli di crescita. In primavera, l’animale produce tessuto corneo che si deposita alla base dell’astuccio che ricopre le corna; in inverno, il processo si arresta, a causa della variazione della luce e della carenza di nutrimento. Si formano così gli anelli di crescita (o di giunzione) che tanto ci servono per contare gli anni dell’animale. L’accrescimento è maggiore nei primi due-tre anni di vita; la crescita scende poi a pochi cm. all’anno e decresce ulteriormente dopo il quarto anno; nel corso della vecchiaia, il corno si restringe alla base, attorno alla cavicchia, e la crescita si attesta in pochi millimetri. Ciò vale anche per Mufloni e Stambecchi, anch’essi dotati di grandi corna permanenti. Caccia Passione 58

Entrambi i sessi del camoscio sono portatori di corna permanenti.

Ma non lasciamoci confondere dagli evidenti e scenografici “nodi di bellezza” che non indicano in modo preciso l’età dell’animale; la classe d’età è determinata – sempre e soltanto - dagli anelli di crescita. Non ci stancheremo mai di sottolineare l’importanza di questi elementi di valutazione, terreno di conquista di binocoli e telescopi da osservazione terrestre. Oggi – fortunatamente – non si tira più al primo ungulato che passa davanti alla carabina. Il capo “assegnato” è una grande conquista legislativa cui la caccia di selezione e il Digiscoping venatoria non possono rinunciare.


Digiscoping L’età di uno stambecco è definita dagli anelli di crescita e non dai vistosi nodi sulle corna.

Per stimare l’età di un ungulato in vita, il telescopio da osservazione è lo strumento ideale. Un bel maschio di muflone di 5 anni.

Gi anelli di crescita indicano in 6 anni compiuti l’età in vita di questo camoscio.

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XI COPPA ITALIA FIDC PER MUTE SU LEPRE: UN SUCCESSO SOTTO OGNI PROFILO Macchina organizzativa perfetta, terreni impeccabili, livello elevato malgrado il maltempo di Federcaccia Lazio

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uccesso sotto ogni profilo per la macchina organizzativa della Federcaccia Lazio e provinciale di Viterbo, in collaborazione con “Segugi e Segugisti”, in occasione della XI Coppia Italia per cani da seguita su lepre in muta per categorie A e B (cani iscritti e non iscritti Enci). Dal 17 al 20 novembre, Montefiascone ha ospitato conduttori e segugi provenienti da tutta Italia, rappresentanti di eccellenze cinofilo-venatorie di primissimo livello. Le zone di ripopolamento e cattura gestite dall’Atc Vt 1, pregiatissime per terreni e qualità dei selvatici, hanno ospitato le semifinali, mentre le giornate di sabato 19 e domenica 20 hanno avuto per scenario due aziende venatorie gestite con estrema oculatezza: l’A.F.V. Chiusa Farina (Ischia di Castro - Viterbo) per la categoria A e l’A.T.V. Il Tesoro (Acquapendente) per la B. Il maltempo non ha risparmiato le giornate delle semifinali e della finale del sabato, il che, unito alla forte presenza di ungulati sui terreni prescelti, ha messo davvero a durissima prova tutti gli equipaggi, con la componente aleatoria a giocare un ruolo ancor più determinante nel fare la differenza tra le migliori mute italiane. Queste ultime hanno reso onore al proprio blasone, dimostrandosi attrezzate sotto ogni

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aspetto, e dando vita ad azioni stupende durante l’intero fine settimana. I giudici Marcello Canonico, Franco Nardi, Andrea Paliotta, Rossano Fognani, Giuseppe Iacoponi, Pietro Cristofolini, Marco Di Ventura, Maurizio Scipioni e Felice Santacroce hanno potuto assistere al lavoro di alcuni rappresentanti dell’eccellenza cinofila italiana su lepre, traendone considerazioni ed emozioni. Al termine della “quattro giorni” ad aggiudicarsi la Coppa Italia per la categoria A è stata la muta di Andrea Cataldi, che si è imposta sull’equipaggio di Massimo Sarandrea. Terzo classificato Rodolfo Del Treste. Per la categoria B vittoria di Michele Calderari, davanti ai segugi di Giorgio Sorichetti e di Giovanni Ferrero. Davvero impeccabile la macchina organizzativa, coordinata da Giuseppe Iacoponi con la Segreteria affidata al puntuale Maurizio Bellacima. Per l’intero arco della manifestazione tutto è andato secondo copione, con un bellissimo “zero” sulla casella dei reclami a testimoniare quanto tutto sia stato curato fin nei minimi dettagli. Soddisfatto, e non poco, il presidente reginale di Federcaccia Lazio Aldo Pompetti, cui per la seconda volta nel giro di due anni è stata affidata l’organizzazione della finale nazionale di Coppa


Attualità Italia in muta. Il presidente regionale ha ringraziato tutti, dagli organizzatori alle istituzioni, dai giudici ai concorrenti, dall’Atc di Viterbo 1 agli istituti privati che hanno ospitato le finali. “Rispetto per l’ambiente e per la selvaggina: questo è il messaggio – ha detto Pompetti durante le premiazioni – che intendiamo divulgare ad ogni livello. Il nostro obiettivo deve essere quello di acquisire sempre maggiore credibilità, fino

a proporci per un’oculata gestione dell’ambiente e della fauna”. Pompetti ha esteso ai presenti anche il saluto del presidente nazionale Gian Luca Dall’Olio, appassionato segugista ma impossibilitato a prendere parte alla manifestazione. Federcaccia Lazio ringrazia tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione della Coppa Italia.

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Caccia alla gazza coi falconi d’alto volo di Matteo D’Errico

Caccia alla gazza coi falconi: Intelligente, irrispettosa, timida, furba, tenace, a volte impavida e chi la conosce bene direbbe prodigiosa: è la Gazza (pica pica). Annoverata nei più illustri testi di caccia col falco, non farà mai parte della selvaggina nobile, ma ha di buon grado meritato un posto tra le cacciate più emozionanti e suggestive che la Falconeria possa donare.

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e gazze… All’apparenza tutte uguali, stessi atteggiamenti, stesse vocalizzazioni, stessi colori, ma provate a cacciarle e vi renderete conto che non ne esiste una che sia come un’altra; quando pensi di aver capito tutto di loro, ne trovi una che tira fuori una magia dal cilindro e rimette tutto in discussione; cambia comportamento con le stagioni e con l’età ma soprattutto, impara dai suoi successi e dai fatali errori delle sue compagne. Ho visto falchi cacciare diversi selvatici ma, per la sua grande volubilità, è “sulla gazza” che si misura il cuore di un falco. Ho ammirato falchi “maestri” stoccarne in volo a decine, tutte catturate con grande perizia e maestria, per poi trovarne una capace di ingannare l’ardito predatore come un fosse un pullo appena impiumato. A volte è una caccia di tale difficoltà da spossare entrambi i contendenti, ve-

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derli ambedue ansimanti prima di una nuova sfida è un indescrivibile momento coinvolgente, due avversari che meritano la vittoria non importa più la cattura o la disfatta, l’esser stato onorato d’assistere a un tale evento è tanto appagante quanto prodigioso. La caccia alla gazza con i falconi “d’alto volo” è una caccia a sé , unica nel suo genere, diversa anche dalla caccia agli altri corvidi per considerevoli sfumature. In Falconeria ne esistono diverse discipline: col “basso volo” per esempio, utilizzando falchi come astori e sparvieri. È questa una caccia molto veloce, forse poco spettacolare, una caccia cosiddetta “a vista”; si pratica tirando questo genere di rapaci direttamente dietro al corvide che, dopo un relativamente breve inseguimento, cattura in aria o al suolo. Generalmente se la gazza raggiunge un riparo, può definirsi salva..


Falconeria

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Per sommi capi è un po’ lo stesso procedimento del “cul levè”, dove al posto dei falchi da basso volo, vengono utilizzati i falconi nobili; questo dà la possibilità di lanci molto più lunghi e inseguimenti più spettacolari. Ma il trionfo di questa caccia è “l’alto volo” con i nobili falconi e l’apoteosi si raggiunge col falco pellegrino. È tra tutte la tecnica più difficile, ma decisamente la più spettacolare. È la metafora della sfida tra forza e intelligenza. Tra i racconti dei falconieri salentini si annoverano tante belle cacciate di falchi, quanti straordinari voli di gazze scampate al rostro. È una caccia che si pratica in spazi ampi, vaste pianure o colline dolci, questo è sicuramente un aspetto che la rende ancor più entusiasmante. Priva del riparo dei boschi e di aspre colline, tutta la vicenda si compie di fronte ai nostri occhi come una maestosa e drammatica opera teatrale: c’è il protagonista: il falco, che imbriglia il vento con le ali e si spinge alto nel cielo da dove domina la terra e le prede che gli offre. Fiero nello sguardo, trovata la preda si lancia in frenetiche e folgoranti picchiate nel tentativo di colpirla con una terrificante sorda “stoccata” o un sottile fendente dato con tale precisione che a stenti se ne intuisce il contatto; poi c’è l’orchestra: gracidante e fornita, ricca di virtuosismi aerei e ogni genere d’astuzia. Ed è solo dopo la pomposa e melodrammatica esibizione orchestrale delle gazze in fuga che, nell’assolo dell’ultima rimasta, si concentra tutta l’opera. È la sfida finale che vedrà il falco compiere l’impresa e mostrarsi tronfio sulla preda, o la gazza, che ingannato il nobile falco, lo schernisce ormai sicura tra le fronde dei protettivi rami d’un bosco; ed in fine c’è il regista: il falconiere che detta il tempo e il ritmo, decide il quando e il come, è artefice di scatenare l’evento e in preda al momento, da fiato al suo fischietto lodando l’azione del falco. La caccia alla gazza coi falconi d’alto volo: un armonico e tragico copione dall’imprevedibile finale. Caccia Passione 64



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Veterinaria

Sindrome di Wobbler nel cane da caccia Caccia Passione 67


Sindrome di Wobbler nel cane da caccia di Kalaris

Sindrome poco nota, quella di wobbler causa instabilità e insicurezza nella camminata del tuo cane che può degenerare nella totale paralisi degli arti anteriori e posteriori.

I

l cane affetto da questa malattia è caratterizzato da una certa instabilità sulle zampe e da un notevole traballamento. Detta anche spondilolistesi, instabilità vertebrale cervicale, spondilopatia cervicale, malformazione cervicale, in realtà la malattia consiste in un fenomeno compressivo del midollo spinale cervicale che può colpire i cani in giovane età, specie quelli di taglia grande e molto grande come ad esempio il San Bernardo, l’Alano, ma anche il Mastiff, Labrador, Dalmata etc, ma che spesso colpisce il cane intorno ai 6 anni, specialmente se maschio. In generale queste compressioni si presentano a causa di una instabilità vertebrale, ma anche per colpa della malformazione della struttura ossea, cattiva articolazione scheletrica e alterazioni del lume nel canale spinale.

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I sintomi sono chiari fin da subito visto che il cane presenta difficoltà nella locomozione e nei casi più gravi anche disturbi neurologici. Inizialmente i problemi motori possono essere però compensati dalle parti non lese: il problema vero si ha con l’espandersi della malattia che lentamente diviene irreversibile e può, nei casi più drastici, portare alla paralisi delle 4 zampe. I primi sintomi visibili dal proprietario sono relativi alla camminata del cane, che articola passi più lunghi con gli arti posteriori, ma lentamente la malattia coinvolge anche gli arti anteriori che si fanno più rigidi e obbligando il cane a muovere passi sempre più piccoli. I fattori che normalmente accentuano la malattia sono una crescita troppo veloce: questa può essere causata da un’alimentazione potenziata con troppo calcio, fosforo ma anche proteine.


Veterinaria

Pericolosi anche i traumi e non di rado la causa principale è una predisposizione genetica. Barcollamento, paresi e anomalia nella postura del collo insieme con resistenza alla manipolazione della zona cervicale sono tutti allarmi che debbono avvisare il proprietario che c’è qualcosa che non va. Altre avvisaglie sono relative ad una certa incontinenza da parte del cane, ma anche cedimenti durante una qualsiasi attività fisica, la quasi totale impossibilità all’accoppiamento e al sollevarsi da terra. Non è raro che la sindrome di Wobbler venga confusa con altre similari: la mielopatia generativa ad esempio provoca sintomi analoghi, come le patologie vascolari e i tumori cerebrali; quel che conta è che la diagnosi, meglio se precoce, sia confermata da esami clinici. In quel caso la guarigione può essere addirittura completa,

insieme con il recupero dell’uso delle zampe anteriori e posteriori. Gli interventi sono chiaramente chirurgici, preceduti da qualche risonanza magnetica o radiografie. All’intervento segue una più o meno lunga riabilitazione post operatoria conclusa la quale il cane potrà considerarsi completamente guarito. Nei casi di sindrome lieve però non è raro si tenti di migliorare la situazione con l’esclusivo uso di antinfiammatori e di posta a riposo dell’animale che potrà essere gessato o bloccato all’altezza della testa. Il consiglio dunque è sempre lo stesso: osserva il tuo cane, portalo periodicamente da un veterinario e riservagli tutte le attenzioni che lui riserva a te; in questo modo si potranno evitare tante complicazioni lunghe e pericolose. Caccia Passione 69


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Collaborazioni Pierfilippo Meloni, Emanuele Tabasso, Riccardo Camusso, Saverio Patrizi, Giovanni Di Maio, Claudia Zedda, Pina Apicella, Vincenzo Frascino, Valerio Troili, Kalaris, Ilaria Troili, Adelmo Giacomini, Matteo D'Errico, Costantino Ramolfi, Simona Pelliccia Traduzioni A cura della Redazione Grafica e impaginazione A cura di Grazia Lospennato Pubblicità Ilaria Troili - Cell. 335.6408561 commerciale@cacciapassione.com Fotografi Archivio Caccia Passione, Vincenzo Frascino. Redazione Via Camillo Golgi, 1 - 20090 - Opera (MI) redazione@cacciapassione.com Cell. 3383243383 Service Provider Made Network srl Via Macanno, 59 - Rimini (RN)

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