Caccia Passione marzo 2016

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ANNO V nr.03 - Marzo 2016

CACCIA PASSIONE Dedicato a chi ha la passione per la caccia nel sangue

“Il Dito nell’occhio” di Bruno Modugno: • Fratello lupo..

Itinerari di caccia:

• Una caccia con i Fiocchi..

Canna liscia:

• Fausti Italyco SLX Tema 2..

Lepri

d’alta quota..




ANNO V nr.03 - Marzo 2016

CACCIA PASSIONE

in copertina

Dedicato a chi ha la passione per la caccia nel sangue

Lepri “Il Dito nell’occhio” di Bruno Modugno: • Fratello lupo..

Itinerari di caccia:

• Una caccia con i Fiocchi..

Canna liscia:

• Fausti Italyco SLX Tema 2..

Lepri

d’alta quota..

d’alta quota..

Una valida muta di segugi italiani e il fascino dell’ambiente montano: gli ingredienti perfetti per la caccia all’orecchiona.

SOMMARIO Anno V Nr. 03

14 Stanziale:

Lepri d’alta quota

www.cacciapassione.com

Pg 8 “Il Dito nell’occhio”.. Fratello lupo..

Bruno Modugno

Pg 12 News ed eventi venatori

22 Ungulati:

Il sabato del villaggio

a cura della redazione

Pg 14 Stanziale: Lepri d’alta quota..

Vincenzo Frascino

Pg 22 U ngulati: Il sabato del villaggio..

28 Itinerari di caccia:

Una caccia con i Fiocchi..

Caccia Passione 4

Pina Apicella

Pg 28 Itinerari di caccia: Una caccia con i Fiocchi..

Saverio Patrizi

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Sommario Pg 60 Attualità: I Caccia e politica: in Friuli Venezia Giulia e..

Goffredo Grassani

Pg 63 Cucina: Daino alla vaccinara..

Adelmo Giacomini

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“Il Dito nell’occhio”.. Bruno Modugno: fratello lupo..

Pg 36 Accessori: Shothunt. Ti sento! Federico Cusimano

Pg 66 Fauna: Coturnice selvatica e d’allevamento..

Kalaris

46 Fucili canna liscia: Fausti Italyco SLX Tema 2..

Pg 42 Cani da caccia: Alla scoperta dello Springer Spaniel in Italia.. Claudia Zedda Pg 46 Fucili canna liscia: Fausti Italyco SLX Tema 2 .. Emanuele Tabasso

56 Ottiche: Swarovski X5. La sfida sulle grandi distanze..

Pg 52 Munizioni: Fiocchi compie 140 anni..

Emanuele Tabasso

Pg 56 Ottiche: Swarovski X5. La sfida sulle grandi distanze.. Riccardo Camusso

66 Fauna: Coturnice selvatica e d’allevamento..

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Editoriale PRECISIONE TEDESCA… Scrivo queste riflessioni mentre disfo la valigia di ritorno da Norimberga, per l’IWA, quella che ormai è legittimata come la più importante fiera delle armi, della caccia dell’outdoor a livello europeo. La prima considerazione che mi viene in mente è che già la caccia cacciata, quella vera, quella che si fa con gli scarponi ai piedi e sudore e fatica, mi manca da morire. La stagione si è conclusa da un paio di mesi e l’idea di non poter andare a caccia liberamente, con il cane, gli amici e tutto il resto mi rattrista. L’altra considerazione, del tutto diversa da quella appena esposta, mi fa pensare come abbiamo fatto noi italiani a farci sfilare il primato della più importate e rappresentativa manifestazione che parla di armi, di caccia, di tempo libero all’aperto. Torno dalla Germania e vi assicuro che l’IWA è davvero una fiera con i controfiocchi. Niente da dire, merita ampiamente tuto il successo e l’importanza che ha. Quello che però non riesco a mandar giù è perché siamo riusciti a buttare alle ortiche l’EXA di Brescia e invece di farla crescere e rafforzarla rendendola sempre più competitiva è stata fatta morire. E’ dire che le caratteristiche c’erano tutte, Brescia rappresenta uno dei più importanti centri al mondo per la produzione di armi, la posizione è certamente strategica e addirittura il clima è migliore. Tuttavia nulla, siamo costretti ad andare in Germania ed assistere alla grande organizzazione teutonica che ogni anno rende la fiera sempre più importante. Normalmente in questi casi ci si interroga sulle responsabilità. Io sono stufo del solito balletto secondo il quale con il gioco dello scarica barile alla fine la responsabilità è di nessuno. Ecco perché proverò a dare qualche spunto di riflessione, certo che sarà parziale e mi aspetto le vostre considerazioni. In primo luogo i nostri rappresentanti politici hanno abbandonato l’idea di poter avere una fiera leader a livello europeo in un paese nel quale la produzione di armi rappresenta certamente un’eccellenza a livello mondiale. Ma anche gli organizzatori non hanno avuto il coraggio e l’astuzia di credere in un progetto ambizioso preoccupati com’erano a far pagare, a cifre spropositate, financo i parcheggi degli espositori. Le nostre industrie armiere, si a mio avviso sono anche loro responsabili, troppo concentrati sugli affari di bottega non hanno aperto bocca o meglio portafoglio per difendere la centralità dell’Italia nel settore fieristico. Capisco che viviamo in un epoca globale e che si spera pian piano stiamo uscendo da una crisi economica epocale, ma chi meglio di loro doveva sapere che difendere l’Italia vuol dire difendere loro stessi. Tutte le volte che cediamo qualcosa è persa, sarà difficile o quasi impossibile riuscire a riconquistarla. Il made in Italy è un brand ancora molto forte perché qualcuno prima di noi ha saputo, con intelligenza, creatività, sacrifici e duro lavoro affermare l’idea che se fatto in Italia funziona, è bello, è speciale. Se ci facciamo sottrarre questa idea, credetemi, a noi resta poco.. Continua la lettura sul Portale... Federico Cusimano


FRATELLO

LUPO..

di Bruno Modugno

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o non ce l’ho col lupo. Mio figlio si chiama Fabrizio Paolo Lupo. Sono romanista e mi riconosco nel simbolo di Roma ( e della Roma). Canto volentieri: “So’ finiti/I tempi cupi/Forza Roma/Forza Lupi”. E nel secolo scorso ero anche Figlio della Lupa. Quindi il mio dito non lo metterò nell’occhio di nessun lupo, ma piuttosto in quello di chi vuol farci credere che il lupo sia una specie divina, intoccabile, cui va perdonato tutto, al contrario di quello che avviene per tutte le altre specie opportuniste, come la volpe, la cornacchia, la nutria. Il discorso poteva valere negli anni ’70, quando di lupi in Appennino ce n’erano 400 e non di più (sempre il doppio dei camosci d’Abruzzo!). Poi si è scoperto che il lupo poteva anche rendere. Vorrei sapere quanto è stato incassato (e da chi) per i vari progetti finanziati dall’Europa. E così il lupo è diventato santo. E’ uscito dalla favolistica popolare, non è più la belva che assaliva le fanciulle col cappuccio rosso, che negli inverni freddi e nevosi grattava alla porta delle stalle e persino delle case d’Abruzzo facendo gelare il sangue ai poveri cristiani. Non è più la belva che i lupari insidiavano imitandone l’ululato per esibire poi sul carretto, di paese in paese, la carcassa del lupo ucciso, e raccogliere cacio, farina, vino e agnelli. Ed io in una notte Caccia Passione 8

di luna dei primi anni ‘50, accovacciato in una buca nella neve nella piana di Magliano dei Marsi, sparai ad un lupo richiamato dal luparo. Allora si poteva. Come ho detto più sopra, ad un certo punto, il lupo è diventato un affare ed ha trovato protezione. Anzi, il massimo di protezione. Fin qui, niente di male. Poi è successo che con l’abbandono della collina e dei rilievi, il bosco ha preso il posto dei coltivi, altre specie come il cinghiale, il capriolo, il daino e persino il cervo e il muflone hanno avuto una crescita esponenziale. Sono aumentate le possibilità alimentari e anche la specie lupo ha avuto una crescita improvvisa. Aggiungi poi che ben noti recinti che ospitavano i lupi sono stati via via aperti lasciando che animali nati in cattività prendessero la via. Qualche ibridazione con cani rinselvatichiti c’è stata, col risultato che Fratello Lupo, che fino a qualche anno fa temeva l’uomo e si lasciava difficilmente vedere (e lo testimonio io che negli anni ’70 ho passato notti all’addiaccio nella vana speranza di riprenderlo) oggi me lo vedo scendere trotterellando tranquillamente dai calatoi del cinghiale quando sono appostato per la caccia di selezione. E’ facile vederlo nei pressi degli immondezzai a cielo aperto e persino nelle periferie delle città. Nonostante la sua recente espansione,


Il dito nell’occhio..

comunque, il lupo appenninico non ha mai raggiunto le Alpi. Checché se ne dica. Fino a poco fa le sue tracce si fermavano tra la Garfagnana e la Liguria. Poi di nuovo le ritrovavamo al confine con la Francia, tra le Alpi Marittime e la provincia di Cuneo. E’ il lupo alpino, chiamiamolo così. E’ dalla Francia che è partito, e più esattamente dal Mercantour. Da lì ha colonizzato quasi tutto l’arco alpino, in particolar modo in Piemonte, poi anche in Lombardia, in Svizzera e persino in Austria. Ma faceva comodo dimostrare il successo delle iniziative, ben pagate, in difesa del lupo appenninico. Ambientalisti e ricercatori hanno così sostenuto che questa recente invasione è la prova del buon esito del loro lavoro, e che queste sono calunnie. Ma quanti sono i lupi in Italia? Il massimo esperto italiano, il prof. Luigi Boitani., in un’intervista del 14 gennaio scorso, ha ri-

sposto più o meno così: non si sa. Esistono solo stime locali. Ma come? Sono 40 anni che studiano i lupi, li contano, li misurano, li seguono nei loro spostamenti, li censiscono con i loro ridicoli wolfhowling ( i versi che facevano i lupari) spendendo milioni di euro di fondi europei, e ora non si sa quanti siano? E tutte le cifre che annualmente il WWF sbandiera sui giornali e sui siti? Cifre inventate? Nel 2010, Franco Zunino, che di lupi se ne intende, tentò una stima, mettendo insieme dati ufficiali, natalità accertata e Caccia Passione 9


morti presunte. Facendo un calcolo al ribasso riteneva che non fossero meno di 4 mila e cinquecento. La professoressa Francesca Marrucco, afferma in un’intervista che i lupi delle Alpi provengono dalla Francia (ma guarda, anche lei?)e stima all’11 per cento la loro crescita annua. Ma allora si sa quanti sono ‘sti lupi o non lo si vuole dire? Comunque sono tanti, troppi, se solo sulle strade del Piemonte ne sono morti 60, le fototrappole posizionate agli insogli testimoniano sempre più spesso l’aggressione del lupo ai giovani cinghiali. Di pecore sgozzate ne sono state contate migliaia, per causa loro molti allevatori e malgari hanno sospeso la loro attività, gli incontri casuali di escursionisti e fungaioli sono sempre più frequenti. Le autorità francesi, per tentare di risolvere il problema, importarono in un primo tempo i cani pastori abruzzesi-maremmani nel tentativo di difendere le greggi, poi sono arrivati ad autorizzare alcuni abbattimenti. In Svizzera si spara al lupo e lo stesso in Austria. Altra domanda a Boitani: ma sono in espansione? La risposta: in Appennino no, ma sulle Alpi sì. Ma come mai, viene da chiedersi? Se sono tutti di origine appenninica (secondo la vulgata pseudo-scientifica) la libido di quelli rimasti a casa è calata, mentre quella degli alpini è in aumento? Ma se è così, beh, l’anno prossimo ce ne andiamo anche noi tutti al Sestrière. Ma non è che sotto sotto finalmente Boitani ammette che si tratta di due popolazioni diverse? L’intervista è stata pubblicata il 13 gennaio scorso. Meno di dieci giorni dopo, il 22 gennaio, a Cuneo si è svolto un importante convegno, nel corso del quale il professor Boitani, l’Unione Zoologica Italiana, e il rappresentante del WWF piemontese Riccardo Fortima, hanno aperto uno spiraglio: in un prossimo futuro si dovrà prendere in considerazione la gestione della specie lupo, ma in misura non superiore al 5 per cento della popolazioCaccia Passione 10

ne stimata. Devo dire che già nell’ottobre del 2014, sempre in un’ intervista, lo stesso prof. Boitani disse che bisognerebbe prevedere un controllo numerico anche sulla popolazione dei lupi. Credo alla sua buona fede, che lo metterà presto in conflitto con ENPA, LAC, LAV, e tutte le sigle dell’ambientalismo nostrano. Ma uno spiritello mi suggerisce un pensiero maligno. Ma non sembra una risposta politica alle richieste degli allevatori, dei malgari, delle organizzazioni sindacali degli agricoltori, al “furor di popolo”? Una risposta politica “messa al sicuro” dalla dichiarata impossibilità di censire le popolazioni di lupi? Professor Luigi: dimmi di no! Bruno Modugno


News venatorie Arcicaccia: ” Wilma la cacciatrice con un passato da anticaccia”. Caccia & ambiente: La storia di una donna che dall’ostilità preconcetta ora dirige un circolo dell’Arci Caccia.

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pensare che ero stata sempre contro la caccia…”. Confessa il suo “peccato originale”, che l’ha accompagnata per oltre quarant’anni, Wilma Vettorel, trevigiana, dal 2010 cacciatrice e da quest’anno presidente del circolo Arci Caccia di Mareno che conta 104 cacciatori, tutti uomini. Simbolicamente e convintamente, a ridosso dell’8 marzo, nell’assemblea congressuale, all’unanimità dei presenti, l’hanno voluta a capo dell’Associazione. “Una scelta difficile – ci dice Wilma – perché si trattava di prendere il posto di Ferruccio Carnielli, indimenticabile dirigente dell’associazione che ha segnato positivamente, per più lustri, con le battaglie dell’Arci Caccia che lo hanno visto in prima fila, la storia della caccia come piace a me: responsabile, legata alla gestione e alla conservazione della fauna”. “Di Carnielli – continua a raccontare Wilma a tavola con Pier Luigi Pittarello, Paolo Sponchiado e Giuliano Ezzelini Storti – ricordo il primo incontro dopo che mi associai al circolo Arci Caccia di Mareno e mi iscrissi all’Atc n.4. Avvertii subito la sua passione e la sua ostinazione nel promuovere la caccia popolare e sostenibile.

Ferruccio sono andata a caccia per due anni. Imparo da lui la caccia col cane a lepri e a fagiani, a rispettare le regole e le distanze, a conoscere le zone, a considerare il lavoro degli agricoltori, a capire sempre di più cos’è la caccia, chi sono i cacciatori e perché occorre combattere i bracconieri e la cultura della rapina e della distruzione che portano con sé”. “E poi ..”.- si ferma un attimo Wilma. Con lo sguardo rivolto all’orizzonte sembra rivivere quei momenti e il suo volto si illumina. “Ho partecipato alle catture delle lepri nelle zone ripopolamento e ho scoperto la gioia e l’amarezza degli uomini a seconda dei risultati conseguiti perché quelle catture rappresentano la palese testimonianza del buon lavoro di gestione fatto e di quanto sia utili i cacciatori nella tutela della biodiversità. In quelle circostanze capisco cos’è la caccia: tradizione, rispetto per l’ambiente, impegno sociale, sano divertimento, amicizia vera e genuina ma anche sana rivalità e competizione. Durante le operazioni di cattura guardi gli occhi e la fatica di quelle persone, che sacrificano tempo e denaro alla loro famiglia, e avverti la devozione per la natura da parte dei cacciatori. Molto di più di certe persone che amano definirsi ambientalisti ma che poi dalle piccole cose quotidiane dimostrano, purtroppo, il contrario”. “Torna a chiamarlo fin che te eo trova…” rispose Ferruccio in dialetto stretto.aro magica ma sento, e so di dargli un dispiacere, che non è nelle mie corde, non mi entusiasma.

Nel frattempo faccio allenamento al tiro al piattello per prepararmi, ma… con le anatre non ci so proprio fare. Roberto ha anche passione per la caccia agli ungulati e mi coinvolge in questa nuova esperienza. Per un’intera stagione lo seguo zitta e attenta in altana, alla cerca nei boschi al tempo del bramito dei cervi e nelle grandi battute ai cinghiali. Sono affascinata, anche se la sveglia è alle 3 del mattino e fa un freddo cane. Ora si, mi piace tutto. Dopo aver ottenuto la licenza ungherese e una carabina mi cimento nella caccia ai cinghiali. La gente capirà. D’altronde è già Mi colpì. E’ stato un grande presidente e un grande successo a me!” uomo pur con i difetti, ad iniziare dal suo partico- Fox Red lare carattere, che hanno tutti gli esseri umani. Con Caccia Passione 9


Nuoro: Gara cinofila per segugi su cinghiale. prova Federcaccia per la quattordicesima edizione della manifestazione: i cani potranno partecipare singolarmente o in coppia.

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inque giorni a marzo e uno ad aprile: è questo il calendario deciso dalla sezione provinciale di Nuoro della Federcaccia per quel che riguarda l’eliminatoria provinciale della quattordicesima edizione della Coppa Italia per segugi su cinghiale. L’appuntamento è molto importante e sarà valido per accedere alla semifinale sarda del campionato in cui partecipano i segugi singoli e quelli in coppia. Nello specifico, le date scelte sono il 5,6, 19 e 20 marzo e il 2 aprile. L’evento, inoltre, si svolgerà all’interno della Zona di Addestramento Cani Cucchinadorza-Teti. Una volta concluse le iscrizioni a questa eliminatoria ci sarà il sorteggio delle giornate e dei relativi turni di gara. Il campionato sardo è aperto solo ed esclusivamente ai soci della Federazione Italiana della Caccia che risultano residenti nella provincia di Nuoro e che sono in regola sia con la licenza di caccia che con l’assicurazione. In aggiunta, potranno partecipare coloro che sono proprietari di cani iscritti e non iscritti oppure i conduttori di cani di proprietà di cinofili non cacciatori in possesso della

tessera amica Federcaccia. Altro requisito obbligatorio è quello dell’iscrizione all’anagrafe canina, senza dimenticare che ogni proprietario avrà la possibilità di partecipare con tre singoli e tre coppie al massimo. I primi tre classificati delle due categorie riceveranno dei diplomi e avranno l’iscrizione gratuita alla prova regionale. I giudici dovranno tenere conto delle caratteristiche di lavoro della razza da seguita a cui i cani appartengono: gli elementi principali sono attività, intelligenza e sagacia nella ricerca della passata notturna del cinghiale, la rapidità e metodicità dell’accostamento, l’attitudine dell’abbaio a fermo (il cosiddetto scovo) e la facilità e durata della seguita e spigliatezza nella soluzione dei falli. Non meno importanti sono il punto di attacco della passata notturna, il comportamento della coppia nel risolvere i falli della passata nella fase di accostamento e della traccia nella fase della seguita. Infine, non va dimenticato che la cerca dovrà essere maneggevole e dotata di collegamento, mentre nell’accostamento si valuterà soprattutto lo spirito di muta.

Zimbabwe: padre e figlio uccisi a colpi di fucile. Zimbabwe : Caludio Chiarelli e suo figlio Massimiliano uccisi dai guardiaparchi del Mana Pools poichè scambiati per bracconieri. amici e clienti che Claudio aveva in Italia, poi la conferma delle tragedia attraverso la Farnesina. Dalle prime notizie sembra che Claudio e Massimiliano Chiarelli erano stati chiamati dai rangers a partecipare ad una operazione contro i cacciatori di frodo. Da anni padre e figlio lavoravano con le autorità locali nella lotta contro i cacciatori di frodo. Pare che nel corso dell’azione siamo stati uccisi a colpi di fucile, per errore, proprio dal personale di vigilanza della riserva con i quali stavano collaborando. Le cirostanze sono ancora tutte da chiarire, ma da primissime informazioni le autorità del parco hanno dichiarato che i nostri concittadini non sono stati uccisi dai braccoa notizia è rimbalzata questa mattina dappri- nieri ma proprio dai rangers del parco Mana Pools. ma attraverso i messaggi dei telefonini dei tanti

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News venatorie Wilderness: caccia, fauna e territorio dal Mondo. Wilderness: caccia, fauna e territorio dal Mondo, le comunicazioni periodiche dell’Associazione Italiana Wilderness dall’Italia e dal Mondo.

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ilderness. Caccia, fauna e territorio. 1. In Canada, una grande vittoria degli ambientalisti e dei popoli nativi: la zona di montagne e foreste della British Columbia, nell’estremo sud-ovest del Canada, dove vive una rara sottospecie di orso nero (orso kermode o “orso spirito”, di colore crema) è stata infine vincolata: 3 milioni di ettari sui quali solo in parte si potrà operare il taglio delle foreste. “Questo accordo rappresenta un fondamentale passo in avanti perché dimostra come il rispetto dei diritti delle popolazioni indigene, la salvaguardia della fauna selvatica, la protezione ambientale e gli interessi economici possano coesistere nel migliore dei modi” ha scritto Greepeace Canada. L’AIW ha inviato un esposto alla Procura della Repubblica de L’Aquila, nonché ad una serie di autorità competenti, per denunciare la realizzazione di una strada montana in Comune di Balsorano. La strada, scoperta per puro caso dal Presidente emerito Germano Tomei, viene ad intaccare un’area tra le più selvagge della Val Roveto, nel versante dei Monti Ernici. La sua gravità si denota anche dal fatto che per realizzarla è stata attraversata una zona di estremo declivio in area di instabili ghiaioni di conoidi di deiezione di due scoscesi valloni rupestri. Lo scopo apparente sembra che sia quello di “portare le auto” ad un’antica piccola chiesetta. La zona ricade in un’area di potenziale ampliamento dell’Area Wilderness Monti Ernici. La verità che finisce per venire a galla! Parole di Luigi Boitani pronunciate al Convegno di Cuneo sul Lupo:

“Informalmente a Bruxelles mi hanno chiesto come mai in Italia non ci sia un Piano che preveda il contenimento del Lupo, visto che in tutti i paesi europei con tale presenza, vengono stilati questi Piani”. Allora è vero che i lupi cominciano ad essere troppi e che è il caso che anche l’Italia provveda: o dobbiamo aspettare che ce ne faccia obbligo la solita Europa? Eppure sono anni che i conoscenti del lupo (ma non esperti!) lo richiedono! Ma purtroppo viviamo in un Paese dove esperti si è solo se si è frequentato un’aula universitaria! La Segreteria Generale ha inviato una lettera raccomandata al Ministro dell’Ambiente e per conoscenza alla Presidenza e Direzione del Parco dell’Arcipelago della Maddalena in merito al problema della famosa Isola di Budelli, che era stata recentemente acquistata all’asta da un banchiere neozelandese per 3 milioni di euro, il quale voleva farne una specie di “centro per la biodiversità”, centro che il Parco ha intuito essere solo un cavallo di Troia per la solita “valorizzazione”. Il Parco si è fortunatamente opposto ed ora si dovrà indire una nuova asta. L’AIW ha proposto di farla acquistare dal Parco o dal Ministero e di farne poi un’Area Wilderness. Facendo seguito al documento diffuso nel dicembre scorso relativo alla lamentela sul disinteresse della Federcaccia a contribuire a sostenere l’AIW mediante forme di contributi, il Segretario Generale, anche per dare una risposta a quelle organizzazioni che a suo tempo si fecero vive per offrire solidarietà e promesse di aiuti, ha scritto e diffuso un nuovo documento inviato in cartaceo alle maggiori organizzazioni e ditte del mondo della caccia (sarà anche diffuso per via e-mail). Si vedrà quanti cacciatori vorranno veramente farsi conservazionisti! Il Consigliere regionale che ha condiviso la proposta di legge per le Aree Wilderness del Lazio ha assunto la carica di Assessore all’Ambiente. Ci sono quindi speranze di far ripartite l’iter! AIW – Associazione Italiana Wilderness

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Stanziale

Lepri

d’alta quota.. Caccia Passione 15


Lepri

d’alta quota.. di Vincenzo Frascino

Caccia alla lepre. Una valida muta di segugi italiani e il fascino dell’ambiente montano: gli ingredienti perfetti per la caccia all’orecchiona. “Allora, Gianni, com’è andata l’apertura?”. “Bene! Ne abbiamo scovate due. Veramente due belle azioni! Purtroppo una l’ho dovuta sacrificare!” – il tono di voce di Gianni si abbassa di un’ottava - “era anche una femmina adulta”, e mi arriva il suo rammarico attraverso il cellulare. Per chi non conoscesse Gianni, le sue parole suonerebbero ben strane! Gianni è un amico che vive in quell’angolo di paradiso che si trova al confine tra il Lazio e l’Abruzzo. Ci siamo conosciuti in un contesto extra-venatorio, ma, grazie alla passione per i cani e la caccia, si è subito stabilito un rapporto di reciproca simpatia e stima. Definire Gianni un lepraiolo sarebbe riduttivo: la sua grande passione per la caccia alla lepre è sostenuta dall’entusiasmo e la dedizione che nutre nei confronti dei suoi segugi. Dopo aver ascoltato con trasporto i dettagli dell’apertura, accetto di buon grado l’invito di Gianni per l’uscita successiva. La giornata non promette nulla di buono: il cielo minaccia acqua e sembra molto credibile. Siamo in provincia di Rieti, ai confini con l’Abruzzo. Decidiamo di battere una zona che si trova a 1500 metri slm. Oggi Gianni Caccia Passione 16


metterà in campo la sua bella muta di segugi italiani, quattro adulti e due cuccioloni di sette mesi circa. Sciolti i cani intercettano subito la passata notturna. “Stamane i cani sentono bene” mi dice Gianni “vedrai che non impiegheranno molto a scovarla!”. Dopo il reperimento dell’usta in una stretta radura, Kelly, la vecchia del gruppo, è la prima a interpretare l’intricata traccia odorosa, presto seguita dagli altri componenti della muta. All’accostamento fa presto eco il fragoroso abbaio dello scovo, che fa da sot-

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tofondo al sorriso orgoglioso del conduttore. “Rimaniamo qui” mi suggerisce Gianni “ora la lepre potrebbe dirottare in alto verso Giancarlo oppure… se i cani fanno una bella seguita, vedrai che torna proprio qui!”. Ci fermiamo ad ascoltare la giostra di segugi vocianti che inseguono la loro preda. “Eccoli che arrivano!!”. Per ben due volte la lepre passa davanti a noi, inseguita dai cani, ma non abbandona mai il tragitto che costeggia il bordo della faggeta, perciò non si palesa mai davanti ai nostri occhi. Dopo un paio di

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L’autore e il setter Tim.

Gianni e la sua muta di segugi italiani.

passaggi, la lepre prende una direzione che porta i cani ben lontani. “Iiuugghh” Gianni emette un verso tutto particolare, che la sua muta conosce bene. Dopo meno di un minuto i sei segugi tornano ai suoi piedi, avidi di carezze. Resto impressionato dall’ottimo collegamento degli ausiliari con il loro conduttore, e mi complimento con lui. SpostiaCaccia Passione 18

mo la muta più in alto, alla ricerca di un’altra pastura. I cani reperiscono presto la traccia. Gianni trova le fatte di più di una lepre, oltre a quelle di capriolo. “Caprioli e cinghiali devono essere un bel problema per i segugi” osservo. “Problema?! Volesse il cielo che ce ne fossero di più!” risponde Gianni, lasciandomi non poco perplesso. Poi spiega


Stanziale

Un bel regalo di Natale.

“È grazie a loro che qualche lepre si salva! E solo i cani corretti non si lasciano distrarre e si concentrano sulla lepre. Se non ci fossero gli ungulati, la lepre sarebbe veramente a rischio!”. Mentre facciamo queste considerazioni i cani abbandonano velocemente la pastura per iniziare l’accostamento. L’apparizione della lepre ai nostri occhi anticipa

di pochi istanti lo scagno dei cani. Gianni tentenna nell’imbracciare il fucile, intercetta il mio sguardo incitante e si decide a esplodere due colpi ravvicinati. L’esito del tiro era insito nella poca convinzione con cui era stato preparato. Anche Giancarlo che si trova più in alto tenta il tiro ma invano. Poco dopo, una terza lepre scovata dai segugi ci Caccia Passione 19


fa sperare un’ultima volta, ma, nonostante una lunga seguita, l’orecchiona non si palesa davanti alle canne dei fucili. La giornata si conclude con un lauto pranzetto, durante il quale come spesso accade rievochiamo gli accadimenti della mattinata di caccia. “Il Caccia Passione 20

carniere è vuoto” – conclude Gianni, col bicchiere alto – “ma sono assolutamente soddisfatto delle belle azioni che ci hanno regalato i miei segugi”. Sembra quasi contento di non aver incarnierato la lepre… anzi, lo è!


Migratoria

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Ungulati

Il sabato

del villaggio Caccia Passione 23


Il sabato

del villaggio

di Pina Apicella

Caccia al capriolo. Cronaca di una giornata di caccia ricca d’incontri ed emozioni, con un epilogo insperato…in un “sabato sera” molto speciale.

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a donzelletta vien dalla campagna in sul calar del sol….e reca in mano un mazzolino di rose e di viole”. Ricordi di gioventù. Non so perché mi frulla per la testa questa poesia di Leopardi da quando mi son svegliata. Forse perché è sabato, il giorno più bello della settimana. E, finalmente, il primo sabato che riusciamo a uscire a caprioli! È febbraio. La caccia di selezione è aperta da più di un mese ormai, ma le ultime battute di caccia al cinghiale in gennaio hanno avuto la priorità. Molte squadre si son tenute le cacciate più belle per fine stagione, nella speranza di chiudere “col botto”, e gli inviti si sono susseguiti in un vortice di occasioni imperdibili! Ma il richiamo del folletto si fa sentire, e in cuor mio son ben contenta che il clamore e la “socialità” della caccia in braccata si siano placati lasciando spazio alla pacata, strategica, contemplativa caccia di selezione al capriolo! La nostra prima uscita è in Toscana, e l’esplorazione delle zone di caccia ci lascia, come sempre, senza fiato per la loro bellezza. I campi punteggiati da macchia sono di un verde quasi fosforescente, un velo rigoglioso ricopre la Caccia Passione 24

Gli incantevoli colori della natura.


Ungulati terra come la peluria impalpabile della pelle di un neonato. È ancora inverno, gli alberi sono spogli e le piccole gemme sui rami tremano al pensiero delle piogge violente di cui è spesso prodiga la primavera, ma l’impulso fremente della vita che rinasce è tangibile nell’erba tenera e delicata che calpestiamo nel buio. Arriviamo all’appostamento troppo presto. Ancora non padroneggiamo il nostro orologio biologico e l’ora dell’alba, e per non sbagliare siamo partiti con largo anticipo. La luna nuova non ci aiuta nel trovare il percorso che porta all’appostamento, procediamo adagio, godendoci un tempo che all’ ”uomo” della città non è dato vivere. Per sbinocolare con calma Vincenzo posa lo zaino a terra. Non siamo ancora giunti all’appostamento, mancano pochi metri. “Ferma non ti muovere!” intuisco dal suo labiale. “Ci sta guardando!”. Senza muovere un muscolo sposto solo lo sguardo, che si va a posare sul velluto di un bel palco. Un maschio ci ha visto prima che noi vedessimo lui, e ci si avvicina. Mentre distoglie il suo sguardo da noi pian pianino ci accucciamo. Si avvicina ancora, il muso proteso come ad assaggiare l’aria che proviene dai nostri corpi, ma il vento ci soffia in faccia e a lui non arriva nessun odore. Ci sentiamo braccati. Mi viene da ridere pensando alle vignette che ironizzano su cacciatori ritraendoli sotto tiro delle loro prede. È proprio così che ci sentiamo. Dal labiale di Vincenzo intuisco un “Non è possibile, ci sta venendo addosso!”. “Ah, se fosse agosto!” penso, rivolta al palcuto e curioso osservatore, ma so che a suo tempo, quando il calendario prevederà l’abbattimento dei maschi adulti, il nostro amico si sarà già informato, e si guarderà bene dal riproporre un numero del genere! Tuc. Tuc. Gli zoccoli battono la terra, a pochi metri da noi. Non saprei se interpretarlo come un gesto di sfida o un invito a giocare. A un certo punto decide che non siamo poi tanto interessanti e se ne va, esaudendo la nostra preghiera di farlo senza abbaiare! Caccia Passione 25


Divertiti e incoraggiati dalla carica di questo primo incontro, io e Vincenzo ci sistemiamo. Treppiedi a portata di mano, binocolo al collo, carabina sullo zaino, cuore in gola. La giornata promette bene e questa zona è notoriamente generosa e interessante. Ci chiediamo dove sia la femmina con i due piccoli che vedevamo ogni sera in agosto quando nel piano c’era il maschio…. “Eccola!” esclamo a bassa voce, indicando a Vincenzo il punto, a circa 170 metri, in cui una femmina sta brucando. “Ha il collo un po’ curvo, un atteggiamento ingobbito, è senza piccoli… secondo me è una femmina vecchia”, la butto lì, cercando di far colpo su Vincenzo con un commento da cacciatrice esperta. Vincenzo la osserva con l’ottica ad alto ingrandimento, non concorda con la mia tesi, ma tanto vale. La femmina non ha piccoli, e il nostro obiettivo odierno è un classe zero. Col sole già alto decidiamo di lasciare l’appostamento. Tenteremo un’altra zona la sera. Le gior-

Il magico momento dell’attesa Caccia Passione 26

nate si stanno allungando, ma l’appostamento serale va preparato nel primo pomeriggio. I raggi obliqui del sole esaltano i contorni di alberi e cespugli, e rendono tiepida la terra su cui ci siamo seduti, circondati dall’attrezzatura. “Siede con le vicine su la scala a filar la vecchierella…e novellando vien del suo buon tempo…” nelle ore di attesa e osservazione di campi, boschi e anfratti, la mia memoria si mette a ruminare ricordi scolastici che pensavo ormai persi. Mi vien da pensare a quanto siamo fortunati a essere qui, in collina, seduti su un prato freschissimo, col sole che ci riscalda, nel silenzio, nella natura; a come un sabato così non abbia prezzo … e a quanti oggi si rintanano nei centri commerciali, tra neon, rumore e folla, a comprare o desiderare di comprare cose che non li renderanno mai felici quanto siamo noi qui, adesso…. Il tempo passa e le speranze vanno svanendo come la luce. “Una femmina con due piccoli!”


Ungulati esclama Vincenzo senza togliere gli occhi dal binocolo. “Si muovono con un passo deciso e non sembrano abbiano intenzione di fermarsi. Comunque preparati. Se non s’infilano nel bosco fai in tempo a sparare!”. Mi tolgo la giacca e la piazzo sullo zaino che è a terra per fissare meglio la carabina. La famigliola viene inghiottita da un fitto roveto in mezzo al campo. Li aspetto con la canna puntata sull’altro versante. Ma niente da fare. Improvvisamente tre sagome appaiono sul versante opposto, attirando l’attenzione dell’occhio che non è sull’ottica. “Wow! Altri tre!” La voce di Vincenzo trema per l’emozione. La luce è ormai quasi nulla ma non per le luminose lenti del binocolo. Si tratta di un’altra femmina accompagnata da due piccoli. Il binotelemetro segna 160 m. Porto l’ingrandimento a otto. Miro al piccolo

che segue a pochi metri la femmina. Armo la carabina. Un respiro regolare, non troppo profondo, senza trattenere il fiato…Bam! Al momento dello sparo tutti e tre i caprioli fanno un balzo verso la cima della collinetta. “Hai sparato a quello dietro la femmina?” mi chiede conferma Vincenzo col tono preoccupato di chi dovrà confortarmi per la poderosa padella cui ha appena assistito. Il piccolo cade a terra, dopo due balzi scomposti come reazione allo sparo. “Waidmannsheil!” - tira un sospiro di sollievo Vincenzo, felice che tutto sia andato per il verso giusto. La notte arriva lesta quando giungiamo a rendere gli onori al primo capriolo dell’anno. Mentre le luci della città si accendono di vita mondana qui, nel bosco, stanchi ma felici, celebriamo con gratitudine il nostro sabato sera speciale.

Il classe 0 prelevato dall’autrice durante l’appostamento pomeridiano

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UNA CACCIA CON I FIOCCHI

Uno splendido SO Beretta con due beccacce tirate con Fiocchi Dispersante Caccia Passione 28


Itinerari di caccia

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Una caccia con i fiocchi

di Saverio Patrizi

Abbiamo provato alcune cartucce da caccia Fiocchi con i due campioni di tiro a volo Daniele Di Spigno e Mauro De Filippis

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ome ogni anno sono stato invitato a caccia in Inghilterra dall’amico Vittorio Marzotto insieme ad alcuni tiratori delle Fiamme Oro, oltre a Benedetto Barberini e Claudio Fanfarillo artigiano ed egregio costruttore di fucili da caccia e tiro. La caccia si è svolta secondo la tradizione inglese con piccoli drive su selvaggina mista, principalmente fagiani ma anche pernici, anatre, colombi e beccacce. Naturalmente vento, acqua e nevischio hanno allietato la tre giornate di caccia nelle verdi campagne del Suffolk, ma si sa in Inghilterra questo clima è nella norma ed eravamo ben equipaggiati. Mauro De Filippis e Daniele Di Spigno avevano fatto pervenire presso il nostro ospite un buon quantitativo di cartucce Fiocchi da caccia, che abbiamo provato volentieri. Il primo giorno, considerando che ci trovavamo in una zona dove generalmente i tiri sono abbondantemente oltre i trenta metri abbiamo usato con i calibro 12 le JK6 da 34 g e le classiche Golden Pheasant da 32 Caccia Passione 30

g con lunghezza bossolo di 67 mm, perciò adatte anche ai vecchi fucili inglesi, mentre per il 20 la scelta è caduta sulle HP da 30g. Mauro che ha tirato con le JK6 dice “nonostante le condizioni meteo non siano ottimali la Jk6 si dimostra all’altezza della sua fama, una cartuccia molto morbida e nello stesso tempo veloce. Rosata abbastanza stretta quindi la consiglio per tiri non troppo ravvicinati” mentre Daniele ha scelto le Golden Pheasant trovandole morbide e veloci, con abbattimenti sempre puliti e un germano, che ha avuto la sfortuna di passargli sopra durante un drive, staccato veramente


Itinerari di caccia

In Inghilterra il Labrador è il cane per eccellenza

dalle stelle con applauso di tutti i cacciatori presenti. Personalmente avevo optato per un vecchio Franchi Condor cal. 20 e utilizzavo le HP, sicuramente cartucce molto performanti, forse più adatte a un sovrapposto che a una doppiettina, ma mi hanno permesso alcune belle fucilate e naturalmente qualche immancabile padella, anche se non credo dipendano dalle cartucce… Il secondo giorno abbiamo dedicato la mattinata alle anatre, l’azienda si trova lungo un fiume e i terreni sono particolarmente umidi con la presenza diversi laghetti, alcuni nel bosco altri in zone più aperte, su

di ognuno sono presenti, ben mimetizzati, alcuni capanni, disposti per essere utilizzati con le diverse direzioni del vento. Di questa stagione ricchi di alzavole germani ma con la presenza anche di alcune canapiglie, fischioni e oche. In questo caso tutti abbiamo utilizzato i semiautomatici, Beretta, Franchi e Benelli esclusivamente con le Steel Shot da 32 g piombo n. 3, in Inghilterra, nella caccia agli acquatici è vietato il piombo. Senza dubbio l’acciaio non permette tiri esasperati, ma entro i 35 metri si sono dimostrate delle ottime cartucce, con abbattimenti puliti anche sui germani che Caccia Passione 31


Il Tableau della cacciata nel parco della villa

sono notoriamente coriacei. Nei tiri in acqua, per finire le inevitabili anatre cadute ancora vive, succede anche con il piombo, abbiamo apprezzato delle rosate omogenee a differenza delle vecchie cartucce in acciaio che spesso evidenziavano notevoli “buchi”. L’ultimo giorno si sono svolti quattro drive misti, dove oltre alle cartucce sopra citate abbiamo provato anche le dispersanti, per il calibro 12 le Traditional Dispersanti da 34 grammi e borra feltro mentre per il calibro 20 le Beccaccia da 28 grammi anch’esse con borra feltro. Poi per tiri più sforzati, specialmente ai colombi abbiamo optato per le potenti HP 37 grammi cal. 12 con borra PLC. Le dispersanti in entrambi i calibri si sono dimostrate subito ottime di prima canna, specialmente per chi è capitato nelle poste “strette” nel bosco, dove sono uscite svariate beccacce che sfalchettavano fra gli alberi, mentre micidiali le HP 37 grammi anche sui colombi più alti. Sono stati tre giorni di caccia con cacciatori Caccia Passione 32

e veri sportivi, con la sempre eccezionale ospitalità di Vittorio, il tutto all’insegna di una bellissima caccia, con selvaggina “vera”, dove si apprezza più la qualità che la quantità, anche se quest’ultima è stata di tutto rilievo. Naturalmente con una simile compagnia, considerando che la domenica nel Regno Unito non si caccia, siamo finiti per confrontarci sulle pedane del percorso itinerante del High Lodge Leisure del famoso campione di Sporting, John Bidwell. La nostra attenzione è stata subito focalizzata sulla “Torre”, un traliccio da cui partivano dei piattelli oltre i 50 metri che hanno messo a dura prova anche i nostri campioni. In Inghilterra si ha modo di apprezzare quale ritorno può dare una corretta gestione venatoria di tipo privatistico, durante i nostri spostamenti in auto, ovunque si possono notare fagiani e pernici oltre agli immancabili colombacci, questo poiché la selvaggina rappresenta un importante fonte di reddito per le aziende agricole e ognuna cerca di ge-


stire nel modo migliore. Abbondanti lanci a primavera, con voliere a cielo aperto, lotta ai nocivi, coltivazioni a perdere, siepi per dare protezione dai predatori alati, conservazione del territorio, il tutto genera posti di lavoro e un ritorno economico importante per tutta la zona. Anche i cacciatori ne ricevano giovamento, la selvaggina è sempre abbondante e di qualità, certo non è gratuita, ma fra associazioni di cacciatori e organizzazioni varie,

tutti gli appassionati riescono a ricavarsi un loro spazio. Qui il Cacciatore è visto come una figura indispensabile al mondo rurale, pertanto rispettato e non additato come un assassino, come spesso accade da noi. Forse dovremmo incominciare a prendere esempio dagli altri paesi europei e incominciare a valorizzare la caccia e considerarla una risorsa e non più come un problema o un patrimonio da prelevare.

La “terribile” Torre di Biidwell

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Caratteristiche Cartucce Fiocchi Utilizzate: Golden Pheasant Borra: plastica Bossolo: 12/67 Piombo: 32 g Pallini: n. 6 Velocità 390 m/s Pressione: 680 bar JK6 34 Borra: plastica Bossolo: 12/70 Piombo: 34 g Pallini: n. 5 Velocità 400 m/s Pressione: 650 bar Traditional Beccaccia 28 Dispersante Borra: feltro Bossolo: 20/70 Piombo: 28 g schiacciato Pallini: n. 7 Velocità: 405 m/s Pressione: 920 Bar Traditional 34 Borra Feltro Borra: feltro Piombo: 34 g Pallini: n. 6 Velocità: 380 m/s Pressione: 640 Bar 20 HP Borra: plastica Piombo: 30 g Pallini: n. 5 Velocità: 410 m/s Pressione: 930 Bar

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37 HP Borra: plastica Piombo: 37 g Pallini: n. 5 Velocità: 400 m/s Pressione: 700 Bar Steel Shot da 32 Borra: plastica per acciaio Pallini: 32 g acciaio Pallini: n. 3 Velocità: 410 m/s Pressione: 830 Bar

Mauro de Filippis con le Fiocchi Steel Shot del 12


Speciale cinghiale

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Shothunt..

Ti sento!

di Federico Cusimano

Per un cacciatore due sono i sensi che hanno maggiore importanza nella propria attività venatoria: la vista e l’udito. Tutti sappiamo che per il primo orami da centinaia di anni esistono occhiali di tutti i generi che correggono gli eventuali difetti. Per quanto attiene l’udito fino a pochi anni fa il problema non era correggibile. Adesso finalmente la Shothunt ha risolto questo problema con i nuovi ed eccellenti auricolari da caccia.

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l cinghiale si ammazza con le orecchie, quando lo vedi è già passato. È la prima cosa che ti viene insegnata quando inizi a praticare questa caccia. Tutti gli amanti della caccia alla bestia nera ne sono consapevoli, se il cinghiale non si sente arrivare tutto diventa assai più complicato. Lo zirlo del tordo, suono che viaggia alle frequenze più alte, spesso e volentieri diventa un lontano ricordo anche nei cacciatori abbastanza giovani. I migratoristi lo sanno bene che avere la fortuna di sentire il tordo, l’allodola o tutti gli altri canti degli uccelli fa davvero la differenza a caccia. E’ davvero frustrante andare a caccia insieme a qualcuno che ci sente bene. Il cane ferma, il beeper comincia a suonare e devi rincorCaccia Passione 36


Accessori rere il tuo compagno di caccia fino a quando non sei abbastanza vicino da sentire anche tu da dove proviene il suono. Il tordo zirla il tuo compagno alza il fucile e spara, tu non hai avuto il tempo nemmeno di imbracciare. E poi con fare sornione ti dice: ma come non lo hai sentito lo avevi sopra la testa. Vi assicuro è una vera disperazione! Oggi fortunatamente c’è la possibilità di ovviare a questo enorme problema. Esistono delle cuffie con appositi microfoni che ampli-

ficano il suono del bosco e tagliano contemporaneamente il rumore dello sparo. Hanno il grande pregio di consentire al cacciatore di ricominciare a sentire finalmente quello che succede intorno a lui nel bosco, tuttavia presentano alcuni difettucci: sono ingombranti e dopo qualche ora di utilizzo anche abbastanza scomode. Si tende a sudare specialmente se si pratica una caccia in movimento. Solitamente hanno i microfoni posizionati sulla parte anteriore o posteriore delle calot-

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te quindi è molto difficile riuscire a capire da dove proviene il suono. Sono soggette ad urti specialmente nella caccia vagante che risultano particolarmente fastidiosi in quanto il suono del ramoscello che batte contro la cuffia viene molto amplificato. Infine anche esteticamente non sono certamente il massimo. Ecco perché le cuffie seppur risolvono il problema di sentire meglio e di proteggere il nostro udito sono poco utilizzate dai cacciatori italiani. Caccia Passione 38

Il problema è stato definitivamente risolto da un’azienda italiana la Euro Sonit srl che da oltre vent’anni importa e produce apparecchi acustici di altissimo livello. Gli Shothunt sono infatti gli auricolari studiati e prodotti appositamente per la caccia e il tiro. Cominciamo dalle misure: gli Shothunt sono costruiti con una microtecnologia che consente di ridurre al massimo le loro dimensioni: misurano infatti meno di 2 cm di lunghezza e pesano addirittura meno di


Accessori

2 grammi. Quindi nessun ingombro, nessun fastidio quando si indossano e si può tranquillamente utilizzarli per tutta la durata della caccia senza accorgersene. Non è inoltre necessaria alcuna impronta del padiglione auricolare in quanto sono dotati di speciali gommini in schiuma poliuretanica a memoria di forma che si automodellano perfettamente alla conformazione del canale uditivo garantendo un comfort eccezionale ed un’assoluta tenuta all’interno dell’orec-

chio scongiurando il rischio di perderli. Gli shothunt si posizionano direttamente sull’orecchio, in questo modo si ha una netta percezione della direzione del suono, oltre a ridurre al minino il fastidioso fruscio del vento quando presente e degli eventuali urti. La protezione dai traumi acustici dovuti alla fucilata o di tutti quei suoni dannosi al nostro udito è sempre garantita e vi assicuro che salvaguardare e proteggere quel che è rimasto del nostro udito di cacciatore sempre Caccia Passione 39


soggetto a lesioni non cosa da poco. Per quanto attiene invece all’esaltazione dei suoi che ci interessano, si può affermare che questi auricolari nascondono in pochi millimetri di ingombro un’intelligenza artificiale, andando a lavorare sulle frequenze dei suoni a noi particolarmente cari. Così, come d’incanto, il tordo ricomincia a zirlare, il nostro cane può fermare lontano, il beeper adesso non è più uno sconosciuto ed anche l’irsuto cinghiale ha meno segreti in mezzo alla macchia. Avere a che fare con un’azienda italiana che produce gli auricolari offre inoltre decine di vantaggi sia in termini di qualità che di garanzia anche post vendita. Pensate si possono addirittura personalizzare i propri auricolari, basta semplicemente inviare il proprio esame audiometrico e gli Shothunt sono fatti su misura per te. Caccia Passione 40

Costano un po’, aimè è vero, ma qual è il prezzo per proteggere tuo udito? Qual è il prezzo per ritornare ad andare a caccia godendoti appieno tutto? Ormai è qualche anno che utilizzo i miei Shothunt e sinceramente per me è impensabile andare a caccia senza. Ne ho acquistato un paio che addirittura svolgono un’ulteriore funzione, hanno la possibilità di ascoltare la radio ricetrasmittente direttamente all’interno degli auricolari. Nella caccia al cinghiale in particolare sono semplicemente eccezionali, senza l’ingombro di fili, oltre ad avere tutte le caratteristiche sopra descritte, le comunicazioni radio le posso sentire solo io e non il verro che sta arrivando alla posta guarda caso proprio nel momento in cui la radio gracchia e qualcuno dice qualcosa. Avete sentito? In bocca al lupo.



Alla scoperta

dello Springer Spaniel in Italia

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i fa presto a dire Springer Spaniel, ma in pochi sanno cosa si nasconde dietro a questo grande cane. Che sia una razza tipica e molto utilizzata in Inghilterra ed in Irlanda lo sappiamo più o meno tutti, che sia un grande cane da cerca e non esclusivamente da riporto invece molti lo ignorano, specie nel bel paese. Caccia Passione 42

di Claudia Zedda

Non c’è niente di male ad utilizzare lo Springer Spaniel per recuperare “morti e feriti”, ma questo non gli basta, e abituarlo alla vita da capanno è un vero e proprio reato. Questa razza ha bisogno di molto di più, ha bisogno di cercare e trovare le prede, naturalmente utilizzando il suo super naso; una volta trovata ha tutte le carte in


Cani da caccia regola per costringerla a palesarsi, e dopo un colpo di fucile a cinque stelle da parte del cacciatore, allora sì che riporta con entusiasmo la selvaggina. Non dimentichiamolo, questo cane bello e dal grosso potenziale venatorio è in grado di dare il meglio di sé , di mettere in mostra la propria energia, l’intelligenza e il coraggio quando è in cerca. E’ un cane in grado di emozionare il cacciatore anche senza la ferma, grazie al suo sapiente utilizzo del vento. Un cane eccezionale, da conoscere per poterlo sfruttare nel migliore dei modi, che in Italia ha avuto un’evoluzione del tutto personale, ad opera di almeno due grandi uomini, cacciatori e allevatori. La razza tipica del Regno Unito, arrivata in Italia si è necessariamente evoluta per adat-

tarsi al gusto dei cacciatori del bel paese. Il primo ad aver importato gli Springers nel nostro paese, in maniera seria e professionale è stato senza dubbio Marco Valcarenghi, un cacciatore avventuroso, portato dalla sua passione in molti angoli di mondo un tempo molto più difficili da raggiungere di quanto non lo siano oggi. Sapeva cacciare, lo faceva in maniera critica e consapevole e sapeva riconoscere i buoni cani: lo Springer Spaniel gli deve essere sembrato fin da subito un ottimo cane. Il suo sistema di allevamento non è stato per niente facile: voleva ottenere cani da caccia ottimi, non dimenticando lo standard morfologico. I risultati sono stati più che soddisfacenti, grazie anche alla sua costanza. Fondamentale è stato per l’evoluzione dello Springer Spaniel in Italia anche il contribu-

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to di Domenico Coradeschi, un grande allevatore che ha lavorato con passione tenendo in massima considerazione le qualitĂ venatorie del cane, importando ogni qual volta lo riteneva utile, scegliendo con dedizione e alta cognizione i cani da accoppiare. I numeri di Springer nati in Italia iniziano ad aumentare esponenzialmente dopo il

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1970: nel 1972 se ne contano 147 e lentamente i cacciatori italiani iniziano ad interessarsi a questo cane che anno dopo anno diventa sempre piĂš accreditato. Certo, anche il cane ha saputo promuoversi: probabilmente sono stati i suoi caratteri ad attirare su di lui i riflettori. Non poteva certamente passare inosservata la


Cani da caccia sua voglia di selvaggina, la forza e la costanza, le ottime capacità di recupero e il buon carattere. Inoltre lo Springer Spaniel era in grado di sfruttare egregiamente il vento. Non è mai stato un cane da ferma, ma era in grado di comportarsi in modo simile cogliendo l’emanazione dal vento e lasciandosi guidare sull’animale.

Lo Springer vince la sua partita grazie al suo asso nella zampa: era in grado di cacciare su qualsiasi territorio e di essere utilizzato in quasi tutte le caccie. Agli italiani piacque, e ancora piace già che ancora oggi è in grado di esibire doti eccezionali che devono però essere sfruttate pienamente dal cacciatore.

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Fucili canna liscia

Fausti Italyco SLX Tema 2

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Fausti Italyco SLX Tema 2

di Emanuele Tabasso

Il recentissimo sovrapposto di Fausti si arricchisce di una nuova versione mantenendo le linee generali che ne hanno decretato il successo di fronte all’attenzione del pubblico

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a presentazione avvenuta circa un anno fa del nuovo sovrapposto delle sorelle Fausti ha battuto un tema dominante sopra gli altri: il concetto e il disegno di round body si pone quale filo conduttore dell’eleganza e della particolarità del fucile il cui nome Italyco racchiude nella sostanza italiana quel tanto di britannico, omaggio ai grandi costruttori d’oltre Manica di fine Ottocento e primi Novecento. Abbiamo detto dell’eleganza: il concetto di bellezza sta pervadendo molti prodotti italiani ed è logico considerando come sia un appannaggio del nostro spirito e delle nostre realizzazioni. In un fucile poi sono presenti vari punti su cui agire di conseguenza: qui si inizia dall’insieme della bascula dove il concetto di arrotondamento, espresso ai suoi tempi da Dickson per una specifica meccanica, viene qui rivisitato in chiave attuale con una sagomatura in cui lo sviluppo delle curve è modellato da una consequenzialità dove si tiene conto dell’andamento dei particolari. Il corpo marcatamente convesso verso la cer-

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niera prosegue in avanti nel testacroce mentre arretrando attenua l’effetto concedendo al dorso e ai fianchi superfici ampie e meno curve dove l’incisione manuale, di stile che ricorda il rinascimentale, ha modo di esprimere tutto il suo valore. Si indugia osservando l’insieme e i particolari e quasi con sforzo li si lascia per salire con un colpo d’occhio alle cartelle laterali, anch’esse garbatamente curve, e ai profili di testa in cui le rotondità sono opportunamente più marcate e sottolineate da nastri e rilievi lucidati di notevole effetto. Anche nella chiave si evidenzia la convessità del corpo aderente alla codetta superiore di bascula, e il pulsante arrotondato secondo uno stile classico della produzione italiana. Il grilletto singolo con preselezione di scatto è racchiuso dall’ovale della guardia che si prolunga nella codetta inferiore raggiungendo la coccia in acciaio modellato posta all’apice dell’impugnatura a pistola. Accenniamo dunque al calcio dalle forme classiche e dall’ammirevole aspetto di un noce di grado 4A con fondo tinta mogano percorso da


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venature brune; di pari aspetto l’astina con linea allungata e sezione ovale dove due piccole scalfature superiori proseguono idealmente la volumetria dei semipiani delle canne. Le prerogative tecniche vanno dalle batterie tipo Anson & Deeley con molle elicoidali alla presenza degli eiettori automatici, dalla svelta bindella sopraelevata alla sicura a slitta con integrato il pulsante del preselettore di sparo; le Caccia Caccia Passione Passione 50 50

canne spaziano nelle tante misure classiche sottese fra i 60 e gli 81 cm nei calibri 12 – 16 – 20 – 28 - .410 Mg. dove ognuno sottende una bascula di misura specifica e solo i due più piccoli ne condividono una uguale considerato che le differenze sarebbero davvero impercettibili. Il fucile viene consegnato in elegante valigetta in ABS VL 800 al prezzo informativo di 7.700,00 € + IVA.


Fucili canna liscia

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Fiocchi compie 140 anni:

proviamo una cartuccia per arma lunga rigata

di Emanuele Tabasso

Nei vari caricamenti per arma lunga rigata che la Casa di Lecco propone abbiamo provato la .308 Win. con palla SP da 150 grs tradizionale per la caccia e che conserva alla sua portata un ampio ventaglio di possibilità

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a Fiocchi è una magnifica realtà industriale italiana che da 140 anni produce cartucce di ogni genere, sempre con la costante della qualità e di una quotazione accessibile: l’ingresso sul mercato delle munizioni per arma lunga rigata con finalità sportive risale a dieci anni fa, ma la produzione militare dello specifico settore ha una storia ampia e sostanziosa, quindi l’esperienza per ben figurare anche qui è una realtà assodata. Fra le diverse munizioni proposte alla clientela ci siamo orientati sul .308 Win. scegliendo, fra i diversi proiettili assemblati, quello che più ci sembra adeguato alla caccia e, insieme, al tiro di poligono. La lunghezza ridotta del bossolo, sono 51 mm, da un lato frena nei caricamenti spinti con palla pesante, dall’altro coltiva in maniera perentoria quelCaccia Passione 52

la precisione intrinseca, emblema di questa munizione. La tipologia poi del complesso si rivela assai indicata per le armi semiautomatiche dove consente azioni leggermente più corte di quanto richiesto dal competitore più famoso, il .30-06 Sprg. che ha dalla sua la facilità a montare palle pesanti, quelle da 180 a 220 grs, che sembrano oltremodo gradite dalla maggioranza dei cinghialisti, sopportando caricamenti spinti senza andare troppo presto in sovrappressione. La diatriba è facile da innescare, ma ce ne asteniamo proponendo solo di esaminare e valutare il concetto del rapporto fra il peso di palla e la sua velocità con il conseguente shock idrodinamico prima ancora del potere lesivo, la tendenza del proiettile a passare indenne nella ramaglia senza deviazioni ap-


Munizioni prezzabili e soprattutto senza frammentarsi. Proprio su tale questione da un po’ di tempo è balzato alla ribalta il pensiero che sconvolge convinzioni assodate: pare che i proiettili appuntiti si rivelino più adatti a tale compito di quelli ad ogiva arrotondata. Vorremmo esser lì a vedere un filmato al rallentatore per avere idee più precise: certo che se si fa mente locale all’angolo di impatto contro il fatidico ramo di una RN rispetto a quello di una SP con il conseguente scarico delle forze viene da grattarsi la pera per decidere quale sia la soluzione giusta.

che contiene le cartucce salvando l’integrità dell’ogiva discretamente rastremata e a piombo scoperto. L’ottone dei bossoli appare di qualità e senza ammaccature di lavorazione, preciso e costante l’affondamento dell’innesco, senza sbavature tutto il solco di presa per l’estrattore, netto l’angolo di spalla e ben rifilato il colletto dove la giusta crimpatura ferma in modo stabile la palla. Abbia sperimentato questa munizione su un binomio arma cartuccia di sani principi tecnici e costruttivi a cui si abbinano quotazioni a dir poco interessanti: il basculante Baikal è quasi il prototipo della funzione al minimo costo tenendo conto che alla limitatezza di raffinate soluzioni estetiche si contrappone La .308 Win. con palla SP da 150 grs A questo punto apriamo la bella scatola un’esecuzione di ottimo livello per quanto verdone dov’è situato l’alveare in plastica attiene alla metallurgia, con acciai di alta

La scatola delle cartucce con la dicitura della serie Rifle Shooting Dynamics® a cui questo caricamento appartiene: gradevole la confezione immediatamente riconoscibile negli scaffali delle armerie Caccia Passione 53


resistenza, trattamenti termochimici di primaria levatura, lavorazioni molto precise. Chi produce armi militari sa come muoversi anche in questo ambito. L’ottica Konus ha anche lei qualche anno, come il fucile, e i suoi valori 3-12x50 continuano a dar soddisfazione così come la buona precisione degli scatti delle torrette. Siamo in linea nel tardo pomeriggio di un giorno di inizio febbraio: le scarse condizioni di luce non inficiano le rilevazioni e i tiri per formare la rosata di tre colpi a 100 m. Iniziamo a documentare con il cronografo le velocità prese a 2 m circa dalla volata approdando a una media di 894 m/sec (2725 ft/ sec) che rappresentano in termini di energia una bella sventola da 396 kgm utile per discutere con selvatici di tutto rispetto. La palla è progettata per affungarsi creando un tramite ampio e profondo, fuoriuscendo dal corpo se non incontra ossa sostanziose, e quindi per non perdere, strada facendo, parte della sua massa, se non in entità minimali. L’impiego in semiautomatici di questa cartuccia è consigliato anche per la sua ridotta lunghezza totale che facilita il riarmo; nei fucili a ripetizione manuale o monocolpo è ugualmente caldeggiato per apprezzare al massimo quella che rappresenta la dote primaria del calibro, la precisione intrinseca. Nella nostra prova abbiamo forse peccato un attimo nella postura del viso sul calcio verticalizzando i fori: siamo comunque con tre buchi in un rettangolino di 9x28 mm, e a caccia non si dovrebbero incontrare difficoltà anche in tiri al limite della distanza canonica dei 300 m e oltre su tutti gli ungulati cacciabili nei nostri territori. In poligono quel poco di attenzione in più consente certamente di apprezzare appieno le qualità di questo notevole caricamento della Fiocchi. L’onestissimo Baikal che a nostro parere soddisfa a costo contenutissimo molte esigenze venatorie: insieme l’ottica Konus 3-12x50 risulta anch’essa perfettamente adeguata al compito e sempre con un prezzo invogliant Caccia Passione 54

L’alveare contenitore in plastica che preserva l’apice dei pr stallo impedendo scivolamenti e cadute dal bancone di ti


Munizioni

La rosata di tre colpi a 100 m sta in 9x28 mm: abbiamo sparato colpo su colpo con l’unico intervallo necessario a dare un’occhiata più attenta all’ottica, con i 12x su fondo bianco si ha una buona percezione del risultato, e a estrarre il bossolo spento camerando una nuova cartuccia

roiettili da urti indesiderati e li mantiene fermi nel loro iro

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Swarovski X5 La sfida sulle grandi distanze

di Riccardo Camusso

Il nuovo cannocchiale della Swarovski Optik ridefinisce la precisione del tiro perfetto. Grazie a caratteristiche tecniche di alto livello e a straordinarie torrette balistiche, viene apprezzato anche da chi non ama il tiro alle grandi distanze.

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nnovativo. Luminoso. Forti ingrandimenti con visione sempre nitida. Robusto corpo tubolare grazie all’uso di componenti in acciaio. Semplice da maneggiare, grazie ad una perfetta ergonomia. Affidabile.

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Preciso senza compromessi. Dotato di svariati reticoli. Personalizzabile. Il nuovo X5 della Swarovski Optik, disponibile dalla fine dello scorso anno, anche in versione illuminata, non soltanto si pone ai massimi livelli di pre-


Ottiche

Sotto il profilo filante e l’elegante design del nuovo X525x56 si nasconde un’ottica di alta tecnologia.

cisione, ma vince anche la sfida delle grandi distanze, sfruttando i maxi-ingrandimenti e la tecnologia delle 2 torrette balistiche. Lo confesso: io non ho mai amato e frequentato le lunghe/lunghissime distanze; la mia personale etica venatoria - quella del “cadere sull’ombra” - mi preclude tiri oltre i 300 mt. Ma, da quando ho provato l’X5-25x56, le mie convinzioni vacillano: oggi, anche un tiro oltre la “mie” distanze limite, non è arrischiato, ma possibile e con una precisione difficile da immaginare prima. Alla faccia dei nostalgici che considerano la tecnologia “nemica” della caccia a palla tradizionale. La possibilità di effettuare tiri puliti a distanze (prima) impensabili è figlia della caccia di selezione: il capo assegnato deve comunque

essere prelevato; perché, quindi, non farlo nel modo migliore? Personalismi a parte, vale la pena di esaminare in breve pregi, difetti e peculiarità tecniche di questo nuovo “gioiello” SwarovskiOptik che permette davvero di colpire dove-si-vuole. In questa ricerca del tiro perfetto, prima di tutto viene la visione ottimale – anche e soprattutto con scarsa luce - del soggetto acquisito: grande quanto basta, nitido, il più definito possibile e non coperto dal reticolo. Da questo punto di vista è inutile sottolineare che la Swarovski nasce come produttrice di lenti e che, quindi, l’X5 ha una qualità d’immagine semplicemente straordinaria e reticoli (a scelta) ad alto contrasto. A ciò si aggiunge la possibilità Caccia Passione 57


di scegliere fra 10 livelli di illuminazione, con un campo visivo molto ampio (da 7 a 10m/100m) e fattori di ingrandimento fino a 18 e/o 25x, che il cacciatore può leggere facilmente – anche a fucile imbracciato – sullo specifico anello d’indicazione. Nella prova sul campo, specialmente con selvatici che hanno la cattiva abitudine di uscire sempre e soltanto all’alba o al tramonto, ciò che più abbiamo apprezzato è stato l’elevato valore crepuscolare: misurato secondo ISO 14490-1, parliamo di valori come 15,5-37,4 per il 5-25x56, esaltati da un diametro utile dell’obiettivo di 48 o 56 mm. Per quanto riguarda la precisione, ci si affida al collaudato sistema delle due torrette balistiche.

Con quella superiore si può impostare (80 o 100 click, per rotazione) la distanza di puntamento, in qualsiasi momento. Con la torretta di parallasse, invece, si può regolare con estrema precisione la parallasse alla distanza di tiro richiesta. Tutto naturalmente può essere calcolato impostando il programma balistico (gratuito) della Swarovski Optik, disponibile anche in versione per smarthphone e/o tablet, personalizzabile sulle caratteristiche del nostro tiro. L’indiscusso vantaggio di questa nuova tecnologia e del sofisticato ma affidabile sistema a molla degli X5 consiste nella possibilità di regolare – da 1/4 o da 1/8 MOA il punto d’impatto con una precisione assoluta, sia per quanto riguarda l’alzo che la deriva. In pratica, diventa

Ognuno dei tre modelli dell’X5 è disponibile anche con illuminazione (a dx. nella foto). Caccia Passione 58


Ottiche

Il sistema di blocco a molla consente di ottenere una regolazione del punto d’impatto assolutamente accurata lungo l’intero intervallo di regolazione (80 o 100 click di rotazione).

impossibile sbagliare e ciò è assai apprezzato dai patiti (come sono anch’io) del colpo solo e del tiro perfetto, che raggiunga cioè i punti vitali ed eviti inutili, semplici ferimenti. Il principale difetto (che tale non è) è certamente il prezzo. I tre modelli disponibili costano di listino: 2.950 Euro il 3,5-18x50 (3.150 Euro il modello con illuminazione) e 3.150 Euro per le due versioni del 5-25x56 (3.360 per i modelli con illuminazione). Se, tuttavia, consideriamo l’alto livello di qualità e, soprat-

tutto, la proverbiale perfezione ottica dei prodotti Swarovski Optik, il prezzo appare adeguato. Personalmente, me ne sono convinto in una recente visita in Austria, proprio alla “catena di montaggio” dell’X5: anche le più piccole parti di ogni prodotto contrassegnato dal simbolo dell’astore sono sottoposte a innumerevoli controlli in termini di sviluppo, produzione e qualità. Molti cacciatori scelgono questa qualità senza prezzo e sanno bene che si tratta di un investimento per tutta la vita. Caccia Passione 59


Caccia e politica:

in Friuli Venezia Giulia e..

In Regione Friuli Venezia Giulia deve essere in atto una ventata di panico da incombente epidemia di Ebola o di meningite virale tipo Zika, attesa l’idiosincrasia manifestata dai componenti la Giunta regionale ad assumere l’incarico dell’Assessorato competente per l’attività venatoria.

In Regione Friuli Venezia Giulia deve essere in atto una ventata di panico da incombente epidemia di Ebola o di meningite virale tipo Zika, attesa l’idiosincrasia manifestata dai componenti la Giunta regionale ad assumere l’incarico dell’Assessorato competente per l’attività venatoria. Incarico un tempo ambito e retto da politici di alto livello che ne hanno fatto la storia. Uno fra tutti il Presidente Avvocato Antonio Comelli ( tra l’altro nella storia per la conduzione del post-terremoto), con il supporto prezioso del Dirigente “ad hoc”, Dottor Franco Lenardi. Doveroso anche il ricordo del successore, l’Onorevole Adriano Biasutti, per aver dato sempre voce ai cacciatori e per aver promulgato e resa esecutiva la legge regionale 14/87 sulla caccia di selezione. Ottimo si è sempre rivelato nella storia legislativa e attuativa della Regione l’abbinamento caccia/agricoltura; purtroppo, dopo il pensionamento del Dottor Lenardi, l’ufficio di supporto all’assessorato è sempre andato in caduta libera. Caccia Passione 60

di Goffredo Grassani

L’assessorato competente, tra l’altro, dopo un periodo “rosa” ( non roseo, ma rosa solo perché diretto al femminile , tipo “limbo”, per intenderci), è stato palleggiato tra un partito e l’altro, sempre meno appetito, anzi inappetito, sino al buio attuale. Questo vuoto di “potere” ( o di “volere” ), rappresenta un vuoto di principi e di solidità d’azione, è sintomo e prodromo alla decadenza dell’ambiente: perché se l’attività venatoria va alla deriva, ne soffre l’ambiente, la fauna selvatica, la biodiversità e l’economia. La caccia è necessaria, non è un passatempo; basata su gestione e tradizione, oltre che settore economico che assicura un gran numero di posti di lavoro. Ed anche se i cacciatori sono calati di numero ( per età, pastoie burocratiche, costi crescenti e disamore associativo), costituiscono sempre una categoria di cittadini di tutto rispetto, che non meritano ( e non debbono più sopportare ) di essere messi alla gogna per ogni più piccolo evento negativo e mai citati per gli eventi positivi di cui sono protagonisti.


Attualità Soprattutto non meritano l’indifferenza ed il distacco che oggi dimostrano nei loro confronti i politici, regionali e non. Mentre sarebbe compito proprio dei politici – sia sul piano regionale che nazionale ed europeo – rappresentare e difendere il comparto venatorio : i cacciatori rappresentano una vera categoria di ambientalisti, veri ( unici?) volontari nella protezione della natura, categoria ricca di tradizioni e di capacità, legata al territorio e alla sopravvivenza delle realtà locali. Categoria, invece, gettata nel retroscena della società contemporanea, a causa di pruriti pseudo-ambientalisti e di sensibilità pseudo-animaliste. Stante questa situazione ( ulteriormente non sopportabile ), a mio avviso , in primis, è necessario preparare una offensiva, da contrapporre alla disinformazione che ha gettato il fango sulla categoria. E’ quanto sostiene anche l’Intergruppo “Caccia sostenibile, biodiversità e attività rurali nel Parlamento europeo”; è quanto dovrebbero attuare le associazioni venatorie, soprattutto in Italia, che, invece, proseguendo nella strategia oggi in auge, finiranno per ritrovarsi con iscritti appena sufficienti a mantenere le sedie di potere! Oggi, poi, abbiamo al vertice della FACE l’onorevole Michl Ebner, già Presidente dell’Intergruppo, cacciatore altoatesino di eccelsa preparazione e capacità; la forza d’urto di settemilioni di cacciatori europei ( e relativo entourage ) dovrebbe garantire un cambiamento della situazione negativa attuale, se non altro cavalcando il grande fattore economico rappresentato dalla caccia. E invece i politici si defilano, nonostante i meriti e gli apprezzamenti riconosciuti ed espressi in camera caritatis. Nell’offensiva di recupero dell’immagine e del riconoscimento del pieno diritto della caccia come componente primaria della società, dovrà essere curata la collaborazione con il comparto agricolo. Che dovrebbe però uscire dal guscio del semplice calcolo economico. Soprattutto nella considerazione che la

“campagna”, come la “montagna”, sono periferia rispetto alla città, che sicuramente non ha caccia e agricoltura nel top dei propri pensieri; ma rappresenta il serbatoio principale ai fini elettorali. Da ciò discende che le aree rurali ( e quelle montane in particolare) hanno bisogno di maggior tutela : tutela dell’ambiente, considerazione per le attività umane, redditività. Tre punti che, uniti all’aspetto culturale, possono garantire il futuro della caccia Le critiche non debbono preoccuparci; reagire alla disinformazione sì : sappiamo che la società contemporanea critica ogni cosa e la caccia non fa eccezione! Anche nel Parlamento europeo, che dovrebbe, grazie all’istituzione dell’Intergruppo, mettere la caccia al riparo delle fazioni politiche, si riscontrano le contraddizioni che si notano quotidianamente nella vita del Paese. Le dichiarazioni di principio, i buoni propositi da cui si parte, in genere, all’atto della attuazione pratica si scontrano, purtroppo, con le esigenze elettorali e talora con le direttive di partito. A fronte di tale situazione pare che i cacciatori, vuoi per età vuoi per stanchezza, ma soprattutto per inerzia delle associazioni venatorie, tendano più a proteggere l’acquisito che perseguire novità. Dovremo trovare la forza di uscire dall’impasse e riuscire a farci riconoscere come componenti primari della società. Weidmannsheil!

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Cucina

Daino alla vaccinara

di Adelmo Giacomini

Proponiamo la rivisitazione di una delle classiche ricette povere romane: la coda alla vaccinara, in questo caso trasformata in Danino alla vaccinara. La carne di daino si presta perfettamente a questo tipo di utilizzo, regalandoci dei sapori eccezionali.

INGREDIENTI PER 4 PERSONE 800 g. di polpa di daino; 500 g. di passata di pomodoro o pelati; 4 coste i sedano; 1 carota; 1 cipolla; 1 ciuffo di prezzemolo; 1 spicchio di aglio; 1 bicchiere di vino bianco;

pepe in grani; 3 cucchiai di olio extravergine di oliva. 2 fettine di guanciale; 20 g. di pinoli; 30 g. di uvetta; 1 cucchiaino raso di cacao amaro; sale q.b. Caccia Passione 63


PREPARAZIONE Tagliare la polpa del daino in pezzi abbastanza grandi e lasciarla in acqua corrente per qualche ora. Scolarla e metterla in uno scolapasta per tutta la notte per consentirle di perdere tutta l’acqua e l’eventuale sangue residuo. Tagliare il guanciale a dadini e rosolarlo nell’olio di oliva extravergine quindi aggiungere la carne e rosolare il tutto per bene. Aggiungere il trito ottenuto con una costa di sedano, la carota, la cipolla, lo spicchio d’aglio ed il prezzemolo. Salare, aggiungere il pepe in grani e continuare la cottura. Appena sarà rosolato anche il trito, sfumare con il vino bianco ed una volta evaporato aggiungere la passata. Continuare la cottura regolando la densità del

Sopra: l’esperto di cucina Adelmo Giacomini Caccia Passione 64


Cucina

preparato fino a quando la carne risulterà tenera alla prova forchetta. (se si usa la pentola a pressione ci vorrà all’incirca un’ora) Quando la carne sarà cotta dobbiamo preparare la salsa per terminare la preparazione. Privare le coste di sedano dai filamenti con un pelapatate, tagliarle a pezzi e sbollentarle per 3 minuti in acqua bollente. Stemperare il cacao amaro con 2/3 cucchiai di salsa della carne. Terminate queste operazioni aggiungiamo la salsa di cacao già stemperato, l’uvetta precedentemente ammollata in acqua calda, i pinoli ed il sedano sbollentato alla preparazione e continuare la cottura per circa 15 minuti. Terminata la cottura impiattare e….. Buon appetito

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Fauna

Coturnice selvatica e d’allevamento Caccia Passione 67


Coturnice selvatica e d’allevamento

di Kalaris

Conoscere la coturnice, i suoi habitat, le sue caratteristiche non è solo interessante, ma anche utile per scoprire meglio con che volatile si ha a che fare, sia quando abbiamo a che fare con un selvatico, sia quando abbiamo a che fare con una coturnice d’allevamento.

T

utelare la natura non è una necessità da fanatici. Tutelare la natura è importante perché la natura è la nostra casa e la casa di una infinita quantità di selvatici. Chi sceglie di rispettare e di salvaguardare l’ambiente fa almeno due cose, delle volte senza volerlo: • garantisce un’eredità degna di questo nome ai propri figli, e anche a quelli degli altri; • consente la sopravvivenza di alcuni selvatici che hanno con il proprio habitat naturale una simbiosi imprescindibile. Uno di questi selvatici è la coturnice (alectoris graeca). Fino a una cinquantina di anni fa la coturnice era un volatile piuttosto comune, molto apprezzato e ritenuto dalla maggioranza di chi lo incontrava, schivo, coloratissimo e simpatico. Oggi le cose stanno diversamente, la coturnice è difficilmente individuabile in natura Caccia Passione 68

e là dove ancora vive sono state messe in moto una serie di provvedimenti per la sua tutela e per la salvaguardia dell’ambiente. La coturnice, fa paura dirlo ma è la realtà, è un uccello in via di estinzione. Eppure ci sono speranze: con una gestione più attenta della fauna e dell’ambiente potrebbe tornare ad insediarsi in maniera stabile in moltissimi ambienti naturali, e anche l’allevamento può rappresentare una speranza. Identikit della coturnice Qualcuno la chiama “cotorno” o pernice grossa (perché se paragonata con le sue cugine pernici è certamente la più grande). Si tratta di un galliforme della famiglia dei fasianidi. Riconoscerla non è difficile: le sue dimensioni sono medie, la sua forma massiccia, dotata di un becco corto e che tira verso il basso.


Fauna

La coda ma anche le ali sono arrotondate e brevi, mentre nel maschio (anche se delle volte questo è vero anche per le femmine) i tarsi sono dotati di una specie di sperone. I suoi colori sono molto belli e qualcuno si è divertito a definire la coturnice come un pollo sì, ma selvatico. Diversamente da come ci si attende da un volatile, la coturnice vive preferenzialmente a terra e preferisce riunirsi in gruppi di circa 10 elementi dette comunemente brigate. Habitat della coturnice Vive, lo abbiamo accennato a terra: è in grado di spostarsi anche molto velocemente se minacciata, ma quando è necessario si cimenta in voli fulminei che accarezzano i pendii montagnosi. Probabilmente in volo non si sente a proprio agio visto il suo peso e la piccola dimensione delle ali, ma sfrutta a suo fa-

vore questo talento quando meno te lo aspetti. Di certo c’è che il suo stacco da terra è rumoroso, ma la sua lunga planata è bella ed elegante. Ama abitare pendici soleggiate, rocciose, sassose, meglio se alternate da cespugli di vegetazione a basto fusto o boschetti poco folti. Non si direbbe ma è in grado di vivere anche a notevole altezza, fino ai 3 mila metri sul livello del mare. Per fuggire le nevicate d’inverno si sposta in zone più basse e temperate. Il fatto che molti pascoli siano stati abbandonati, eccessivamente numerosi, la pressione abitativa insensata, il disturbo sempre maggiore da parte del turismo e tanti altri fattori hanno limitato gli habitat disponibili per la coturnice, che sottoposta ad una pressione venatoria troppo alta è diventata oggi, in Italia, un volatile piuttosto raro. Per questo e per molti altri motivi negli ultimi decenni è incrementata notevolmente l’abitudine all’allevamento di questo volatiCaccia Passione 69


le dal fascino irresistibile. Capita di frequente di trovarsi davanti ad una coturnice immessa sul territorio, d’allevamento. Capita spesso, ma in pochi sanno cosa significa per la coturnice crescere in cattività, i percorsi e gli ostacoli che deve superare e le difficoltà che la rendono schiva e resistente. Coturnici d’allevamento Uno dei problemi principali rappresentato dall’allevamento in cattività delle coturnici è stato, fin da subito il fatto che del selvatico si sapesse davvero poco. Le sperimentazioni

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oggi hanno portato ottimi risultati che ancora purtroppo non si dimostrano infallibili. L’insuccesso dopo l’immissione, con la precoce scomparsa della coturnice è un problema reale, causato non solamente dai metodi d’allevamento. Tutte le cause devono essere però prese in considerazione, in maniera tale da correre, là dove sia possibile, ai ripari. Ecco le principali: • caratteristiche ambientali sfavorevoli; • predazione esagerata e innaturale; • malattie. Una delle risposte spesso date dagli allevamenti a questi problemi è la professionale


Fauna e seria valutazione qualitativa dell’ambiente nel quale l’animale viene introdotto. Sembrerà strano, ma prima di reintrodurre in un ambiente un determinato selvatico è importante valutarne pienamente e con consapevolezza le qualità. Ne va del successo dell’intera operazione. La coturnice infatti, come tutti i suoi cugini volatili, deve disporre, per sopravvivere di ambienti idonei che diventano sempre più rari. Rimboschimenti, scomparsa dei caratteristici ambienti mediterranei, scomparsa dei tipici ambienti di lavoro agro silvo pastorali rendeno la ricerca difficile, ma non impossibile.

Trovato il territorio ideale le coturnici immesse devono essere il più possibile simili a quelle selvatiche: da un punto di vista fisiologico, morfologico e comportamentale. Ecco come si allevano volatili di questo genere. Creazione delle coppie Questa operazione viene effettuata normalmente in modalità random, senza preferenze di alcun genere e avviene durante il mese di aprile. Già dalla prima metà dello stesso mese si possono raccogliere le uova che vengono registrate in

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una sorta di anagrafe per conoscerne la provenienza. Le uova vengono incubate a cadenza settimanale e dopo la schiusa, raggiunta l’omeotermicità i nuovi nati vengono posizionati in gabbie all’aperto, che riproducano al loro interno l’habitat di destinazione. Quindi le gabbie saranno arricchite di cespugli, ramaglie, e altro per migliorare la mobilità del volatile. Profilassi e igiene Gli ambienti nei quali vivranno i pulcini prima e gli adulti poi vengono disinfettati con costanza, per abbassare la carica batterica. Dopo circa 35 giorni dalla nascita vengono posizionati all’esterno, in gabbie di ferro, con substrato organico e rialzate. Durante il primo mese viene somministrata ai pulcini la profilassi contro le principali parassitologie gastrointestinali, piuttosto comuni negli ambienti di allevamento. La profilassi verrà ripetuta ancora una volta, quando gli animali verranno spostati nelle strutture di mantenimento. Comportamento Importantissima è l’educazione comportamentale. Fin da subito viene attuato un imprinting negativo per l’uomo e la volpe e soprattutto gli uomini entrano in contatto il meno possibile con gli animali. L’alimentazione ad esempio avviene in maniera automatica e quando il contatto è inevitabile gli operatori non assumono mai comportamenti affettivi per evitare l’immissione di soggetti non preparati agli ambienti naturali. Conoscere la coturnice, il suo percorso, la sua storia è importante per gli allevatori, e interessante per i cacciatori, che non tutti lo sanno, spesso sono i principali finanziatori per le operazioni di allevamento e ripopolazione. Caccia Passione 72


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