Il segreto della Creatura

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GIORGIA GUARIENTI

Il segreto della

creatura

Illustrazioni di MARIACHIARA DI GIORGIO



Nel bosco di Bel Nocciòlo vive una Creatura magica e pericolosa, o almeno così si dice in paese. Ma Rosa di magia non vuole sentir parlare, anche se custodisce un segreto inconfessabile. Cesare, che non ha segreti, alla magia ci crede eccome! Un giorno di neve i due si incontrano e si imbattono in Burro, un cagnolone affettuoso. Lei cerca qualcosa di speciale che curi suo padre da uno strano malessere, così Cesare e Burro decidono di aiutarla e si inoltrano nel bosco. Forse proprio la Creatura potrebbe avere la soluzione...



I

l mattino dopo era sabato e Burro si svegliò ben riposato. Il sabato il Cacciatore non lavorava e per questo era più di buon umore, o comunque meno di cattivo umore del solito. Si era alzato presto e stava già preparando il suo famoso arrosto al miele con le cipolle dorate. Da sotto la porta del cucinino stretto e disordinato, Burro riuscì a sentirne il fumo odoroso e sbavò fantasticando di poterlo ingoiare per intero. Gli parve di sentirlo sciogliersi sulla lingua come formaggio fuso sulla polenta. Sospirò. Sapeva bene che tentare di trasformare quel sogno in realtà avrebbe comportato un prezzo troppo alto da pagare. Meglio non pensarci affatto, almeno non prima che il Cacciatore si fosse ubriacato e fosse crollato sulla poltrona per la consueta pennichella del dopo pranzo. Insomma, ci voleva tempo e bisognava, come al solito, 37


allenare la pazienza. Solo così, forse, i resti di quel pranzetto succulento sarebbero stati suoi. Quindi, dopo aver fissato per qualche secondo il pallido sole delle dieci, Burro decise di uscire. Il cielo era velato e punteggiato da nuvole bianche qua e là, la neve del giorno precedente aveva lasciato posto a un pantano scivoloso e a qualche pezzo di ghiaccio scuro ai lati della strada. Il cane ne addentò uno e, tra un morso e l’altro, si diresse verso casa di Cesare. Si sedette davanti alla porta e restò in attesa. Non dovette tuttavia aspettare a lungo perché il bambino, con la bocca piena di gocce di rosolio, era già di vedetta sul davanzale della finestra. “Eccoti, amico: ero certo che saresti arrivato”, disse aprendogli la porta. “Dammi un minuto, mi lavo la faccia e sono pronto. Andiamo a farci un giro, vuoi?” Burro rispose uggiolando come un cucciolo e si sedette sullo zerbino fradicio di neve sciolta, ben attento a non entrare: “in casa NO!” era un ordine che aveva imparato bene. “Bevo un goccio di latte. Queste caramelle sono buone, ma mettono un sacco di sete. Ne vuoi anche tu?” La coda del cane si mosse a mulinello e sbatté rumorosamente contro lo stipite della porta. “Scodinzoli, eh? Dai, entra!” lo invitò Cesare grattandogli il testone con affetto. Si spartirono il latte dalla scodella alla velocità della luce e mentre Burro, appagato dalla colazione, 38


stava per accucciarsi a pallina sul tappeto consumato, pronto a schiacciare un sonnellino, Cesare infilò scarpe, giacca e berretto e in poco meno di un minuto era pronto per uscire. “Andiamo, pigrone!” Il cane non poté che seguirlo. “Tu lo sai dove abita la bambina che non crede alla magia?” gli chiese Cesare mentre passeggiavano con le idee ancora poco chiare su che direzione prendere. “È vero, non me lo puoi dire anche se magari lo sai. Io ho voglia di trovarla. Mi dispiace che ieri si è arrabbiata e soprattutto che è così triste. Anche a te?” Burro, che trotterellava tagliando l’aria fredda col suo naso all’insù, superò Cesare e, trovato un alberello dell’altezza giusta, si fermò a svuotare la vescica. “Senti, facciamo così: io lancio una moneta, se esce croce andiamo per di qua”, puntò l’indice oltre il grande meleto in fondo al viale, “ma se esce testa andiamo a cercarla giù per la Strada Bassa”. Sarà stato un caso (oppure no), fatto sta che Burro, in appoggio su tre zampe e con una ancora sollevata per aver fatto pipì contro il tronco, sembrò aver capito alla perfezione. Infatti, a quell’uscita del suo amico, perse l’equilibrio e quasi cadde per terra. Cesare aveva ben chiaro che quello che gli stava proponendo era non solo un azzardo, ma probabilmente la cosa più pericolosa che entrambi avrebbero potuto fare quel giorno o forse nella vita. 39


* * * La Strada Bassa era una scorciatoia che, costeggiando la contrada Larice, si collegava alla vallata di fronte ed era considerata la più pericolosa di tutta la zona. Era vietato percorrerla a piedi, soprattutto se si era bambini. Si diceva infatti che lì, nelle notti senza luna, comparisse una strana Creatura la cui provenienza era ignota a chi viveva nei villaggi intorno al bosco. La leggenda era nata dalle chiacchiere degli abitanti di Bel Nocciòlo e nel tempo, così come succede a tutte le storie degli uomini, era passata di bocca in bocca fino ad arrivare oltre il confine verso i paesi vicini, primo fra tutti San Giustino. C’era chi giurava di aver sentito la Creatura attraversare il bosco nelle notti di primavera, preceduta da un suono squillante come di campanellini, e chi dichiarava con assoluta certezza di aver trovato sulla neve le impronte dei suoi piedi minuti anche in pieno inverno, quando tutti gli animali erano in letargo. Altri dicevano di sapere che aveva i capelli lunghi e gli occhi di ghiaccio, di averla sentita cantare una canzone o di averla vista danzare sui rami degli abeti. Quella pettegola della moglie del farmacista di San Giustino raccontava di aver saputo da una cugina che abitava a Bel Nocciòlo che il signor Nonsisachi l’aveva vista oltre la grande pietra bianca del bosco, un pomeriggio prima del tramonto, abbracciata a un uomo. Insomma, ognuno, di quella leggenda misteriosa, dava la sua versione. 40


Ma se i bambini avevano il divieto assoluto di incamminarsi per la Strada Bassa, al contrario gli adulti della valle organizzavano a ogni stagione vere e proprie spedizioni e, armati come per andare in battaglia, scendevano giù per il sentiero proibito alla ricerca dei segni della presenza della Creatura. Camminavano tutti compatti, stringendo fra le mani torce e lanterne con la speranza – ma anche il terrore – di trovarsela di fronte, a confermare o smentire (chi poteva saperlo?) le decine di storie che si raccontavano su di lei. E tante erano le spedizioni a caccia della Creatura della Strada Bassa, quanto numerosi erano gli indizi che venivano sventolati come trofei dagli abitanti di Bel Nocciòlo e dei villaggi vicini. A Cesare quelle storie di caccia e paura le aveva raccontate nonno Napoleone e, anche se allora era molto piccolo, lui se le ricordava ancora bene. Il nonno le condiva con particolari terrificanti e scenari da brividi, per essere sicuro che gli si imprimessero bene nella memoria e lo tenessero lontano dal pericolo. Nonna Mariù invece non faceva nulla di tutto ciò. Anzi, quando Napoleone iniziava a raccontare la sua macabra versione della storia, si girava di spalle e si allontanava, evidentemente infastidita dal rumore di fondo di quelli che definiva “gli sproloqui di tuo nonno”. Lei aveva un’abitudine molto diversa nelle notti senza luna, sempre la stessa da che Cesare aveva ricordi: accendeva un lumicino, preparava un bicchie41


re di latte bollente con miele di castagno e appoggiava entrambi fuori dalla finestra della cucina. Quando il nonno la vedeva preparare il suo rito iniziava ad agitarsi moltissimo e finiva per arrabbiarsi ferocemente. Cesare ricordava di averlo sentito più volte inveire contro la moglie dicendole che la doveva finire di attirare in quel modo la Creatura, che era una cosa “da femmina pazza”, diceva, che certe cose non si fanno e che doveva smetterla. Mariù spegneva calma il fiammifero e, con un soffio leggero, sciacquava il cucchiaino sporco di miele nel lavabo della cucina, poi prendeva Cesare sulle ginocchia. “Non avere paura di ciò che non conosci”, gli diceva, scompigliandogli i riccioli con la mano forte, col dorso punteggiato di macchioline beige che amava definire “un regalo della vecchiaia”. Poi indicava con lo sguardo il povero Napoleone che, tutto sudato, passava ore a lustrare, borbottando, il suo vecchio fucile ormai arrugginito. “Non guardare il mondo intorno con l’aria preoccupata che hanno tuo nonno e i suoi amici, il parroco, le maestre, il farmacista. In tanti a Bel Nocciòlo, ma ahimè non solo qui, vogliono trovare un colpevole dove non c’è colpa, e fanno spedizioni per cercare il male dove c’è solo qualcosa che non conoscono.” “Parli della Creatura, nonna?” chiedeva Cesare per assicurarsi di capire bene quello che Mariù diceva con serenità e sicurezza. 42


“Parlo della Creatura, sì, ma non solo di lei. È raro che le cose del mondo siano perfettamente rotonde o perfettamente quadrate.” “Ma la geometria…” “Esatto, Cesare, la vita non è geometria e nemmeno aritmetica: uno più uno non fa sempre due nel cuore degli esseri umani. E sai perché? Perché nel mondo ci sono anche luoghi misteriosi, abitati da persone delicate e inafferrabili.” “Come sono fatte le persone delicate?” “Be’, se fossero disegni sarebbero dipinti con le sfumature degli acquerelli e non con il tratto del gesso bianco sull’ardesia della lavagna. Se fossero rumori avrebbero bisogno di molto silenzio intorno per essere uditi e se fossero poesie ti servirebbe rileggerle mille volte per riuscire a comprenderne appieno il significato. Tu non cercare di afferrarle, di definirle o di spaventarle imbracciando un’arma. Le cose sottili, così come le persone speciali, hanno bisogno di essere trattate con cura. E di penombra hanno bisogno. Non ti serve la luce di una torcia, ti basta quella di un lumicino.” Cesare la guardava, non capiva del tutto cosa volesse dirgli la nonna, ma il ritmo delle sue parole era consolante come una ninna nanna e lo ipnotizzava impedendogli di alzarsi da lì. Così la lasciava proseguire. “Ascolta quello che senti quando chiudi gli occhi, lascia andare il timore di non capire e resta lì, nello 43


spazio grande che c’è nel tuo cuore, come nel bosco laggiù. Lì ci sta tutto: è quella la magia.” “La magia?” “Sì, la magia del cuore del mondo.” Il ricordo della voce della nonna in quelle notti senza luna era così nitido che a Cesare, quando ci pensava, sembrava fosse ancora in piedi di fronte a lui col suo sguardo furbetto, a versare il latte nel pentolino e ad accendere il fuoco lasciando che i brontolii di Napoleone si consumassero con le braci. Quando la moneta lanciata in alto da Cesare gli cadde sul dorso della mano e lui scoprì la testa incisa, dalla schiena partì un brivido che gli percorse tutto il corpo fino ai talloni. Per un secondo fu tentato di barare e di fare come se fosse uscita croce: del resto Burro non se ne poteva accorgere e l’avrebbe seguito comunque, qualunque fosse la strada scelta. Ma barare non era da lui, e non certo perché glielo avesse insegnato qualcuno. Cesare era proprio nato così, con le idee molto chiare su ciò che era giusto e ciò che non lo era. E barare semplicemente non rientrava nelle cose giuste. Quindi fece un grosso respiro a pieni polmoni e, rivolto al suo amico a quattro zampe (e forse anche un po’ a se stesso per farsi coraggio), disse: “Dai amico, gambe in spalla che ci aspetta il giro della morte, come sulle giostre”.

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Giorgia Guarienti Nasce a Verona nel 1975. Laureata in Storia del pensiero politico, diventa autrice di video documentari. Il segreto della Creatura è il suo romanzo d’esordio. Mariachiara Di Giorgio È una talentuosa illustratrice romana che collabora con numerosi editori per ragazzi. Tra i suoi titoli di maggiore successo: Professione coccodrillo (2017), La Zuppa Lepron (2022).


LA CREATURA VIVEVA NASCOSTA. ALCUNI TEMEVANO DI INCONTRARLA, ALTRI DICEVANO DI AVERLA VISTA, MOLTI LE DAVANO LA CACCIA. NESSUNO LA CONOSCEVA DAVVERO. NESSUNO SAPEVA IL SUO SEGRETO. Quando Rosa incontra Cesare nella neve, non si aspetta di spingersi fino al luogo proibito: la Strada Bassa. Cesare crede nella magia, Rosa non può sentirne parlare. Ma una forza incontrollabile pulsa dentro di lei, un richiamo a cui non sa dare un nome. Da qualche parte, in quel bosco, potrebbe trovarsi la risposta.

Una voce nuova e potente della narrativa italiana per ragazzi. Un romanzo imperdibile che ci invita ad abbracciare la nostra vera natura.


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