Il Cammino di San Francesco di Paola

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LA VIA DEL GIOVANE

Da San Marco Argentano al santuario di Paola

2 4 6 8 10 1.5 1.3 1.2 1.2.1 1.2.2 1.1 1.4 600 600 600 800 400 400 400 600 800 200 Cavallerizzo di Cerzeto Nuova Bivio per variante Pizzo Fino Aria del Vento Malpassaggio Osticano Cavallerizzo
Giacomo di Cerzeto
San
SS283 SP104 SP106 SP94 SP11
Cerzeto
monumentale Mongrassano Torano Castello
Martino di Finita Cervicati 1 SAN MARCO ARGENTANO ➜ CERZETO
San Marco Argentano Castagno
San

Da San Marco Argentano a Cerzeto

LUNGHEZZA: 10,6 km

DISLIVELLO: SALITA 285 m DISCESA 270 m

FONDO: 30% STERRATO 70% ASFALTO

DIFFICOLTÀ: facile

VARIANTE DI CRESTA

LUNGHEZZA: 11,7 km

DISLIVELLO: SALITA 520 m DISCESA 505 m

FONDO: 65% STERRATO 35% ASFALTO

DIFFICOLTÀ: media

Mezzi di trasporto

SAN MARCO ARGENTANO: Stazione Fs, linea Sibari-Cosenza, www.trenitalia.it. Bus Autolinee Fata, linea Cosenza-San Marco Argentano, 8 corse al giorno, solo feriali, tel. 0984-52.23.65. Servizio navetta dalla stazione al centro da concordare con il referente di tappa Enrico Tassone, tel. 320-72.79.715.

CERZETO: Bus Autolinee Fata, linea Cosenza-Cerzeto, 2 corse al giorno, solo feriali, tel. 0984-52.23.65.

Per informazioni

SAN MARCO ARGENTANO: Referente di tappa Enrico Tassone, tel. 320-72.79.715, contattare su WhatsApp.s

CERZETO: Referenti di tappa Giuseppe Rizzo, tel. 339-85.29.040; Roberto Matrangolo, tel. 338-94.76.710, contattare su WhatsApp.

Servizi

SAN MARCO ARGENTANO: tutti i servizi utili. Riforma Bistrot & Cafè, via XX Settembre 134, tel. 371-38.07.090, menu del pellegrino 15 €.s

Ristorante enoteca Le Baccanti, via della Repubblica 1, tel. 0984-19.06.595 / 348-13.05.670, menu del pellegrino 20 €.

Guardia Medica, via Belvedere 1, tel. 0984-51.17.25.

CERZETO: Bar, ristoranti e dispensario farmaceutico.

Guardia Medica, Torano Castello (a 2,5 km), via Lazzinaro, tel. 0984-50.41.12. Ristorante La Giara, piazza Santi Pietro e Paolo 6, tel. 0984-52.34.65 / 330-70.06.99, menu del pellegrino 20 €.

Dove dormire

SAN MARCO ARGENTANO: Gruppo scout San Marco 1, chiesa della Riforma, tel. 320-72.79.715, 30 posti, donativo, solo gruppi, a terra con sacco a pelo e stuoino, apertura annuale.s

B&B I due Principi, via XX Settembre 21, tel. 328-38.84.258, 7 posti, SGL 25 €, DBL 40 €, TPL 60 €, apertura annuale.

B&B del Borgo, via Poerio 19, SGL 30 €, DBL 50 €, TPL 70 €, QDB 90 €, apertura annuale.

CERZETO: Polifunzionale - campo sportivo,

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1.200 1.400 1.000 600 800 0 m 200 400 0 km 5 10 15 20 25
MARCO
SAN
ARGENTANO BIVIO PER VARIANTE MONGRASSANO CAVALLERIZZO SAN GIACOMO DI CERZETO CERZETO

via Vona, tel. 0984-52.38.78, intera struttura per gruppi 50 €, a terra con sacco a pelo e stuoino, aperto mag-ott.

A casa di Cinzia e Giovanni, via Forge 18, tel. 366-74.62.823, 10 posti, 25 €, apertura annuale.s

A casa di Angela, piazza Santi Pietro e Paolo, tel. 348-16.05.673, 5 posti, 25 €, apertura annuale.

A casa di Enrico e Agata, via Vona, tel. 345-00.50.043 / 347-28.73.921, 10 posti, 25 €, aperto mag-ott.

A casa di Anna, via Frantoio 18 (San Giacomo), tel. 339-28.79.226,

4 posti, 25 €. Aperto annuale.

Sagre e feste

SAN MARCO ARGENTANO: Festa patronale di San Marco Evangelista, 24-25 aprile. Festa Sant’Antonio da Padova, 13 giugno. Festa San Francesco di Paola, 28 agosto. Agosto Sammarchese, www.agostosammarchese.it, agosto CERZETO: Cerzeto Food Festival, primo venerdì e sabato di luglio. Festa della montagna, seconda domenica di agosto.

Questa prima tappa è piuttosto semplice e affronta dislivelli moderati. Il percorso consigliato (di valle) ci obbliga a un tragitto per la maggior parte su asfalto, passando per i diversi paesi arbëreshë (italo-albanesi) di questa fascia collinare: Mongrassano, Cavallerizzo, San Giacomo e Cerzeto. Lungo il tracciato sono presenti diverse aree di sosta dotate di acqua potabile. La variante di cresta è più lunga di solo 1,2 km e, anche se più impegnativa per i dislivelli da affrontare, offre splendidi scorci panoramici che ripagano pienamente le fatiche. Se si sceglie questa variante si ricordi di portare con sé acqua a sufficienza, dato che le fonti si trovano solo nel tratto finale.

Il Cammino parte dal centro storico di SAN MARCO ARGENTANO (m 426), e precisamente dalla chiesa della Riforma, che ospitò san Francesco di Paola in giovane età. Procediamo in leggera discesa lasciandoci alle spalle la facciata della chiesa e, dopo 50 m, giriamo a sinistra per via del Colle. Saliamo per 150 m e al successivo bivio a Y proseguiamo in salita a sinistra, per via Saragat. Dopo altri 150 m, trascuriamo la stradina che sale a sinistra e quella in discesa sulla destra, per continuare al centro in leggera salita. Ci manteniamo su questa strada asfaltata per 1,3 km, passiamo inizialmente nei pressi di qualche casa isolata, tenendoci sempre sulla via principale e trascurando tutte le stradine private, e più avanti ci addentriamo in un boschetto di castagni. Al termine della salita il paesaggio si apre e la vegetazione si dirada; in lontananza, sulla destra, dominati da sei pale eoliche, scorgiamo i monti che percorreremo più avanti nella tappa se decideremo di intraprendere la variante di cresta. Da qui continuiamo in pianura attraversando un altro castagneto, poi di lato alle mura del cimitero di Cervicati, fino a giungere, dopo una lieve discesa, all’innesto sulla SP 94 [1.1] in corrispondenza della pietra segnaletica che segna 47,4 km a Paola, dove teniamo la sinistra.

Procediamo in leggera salita sulla banchina di sinistra e, al bivio a Y 250 m più avanti, continuiamo sulla SP 94 verso destra, sempre tenen-

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ì

doci sul lato sinistro della strada. Superata una doppia curva, dopo 1 km sulla strada provinciale, giungiamo nei pressi di un tabellone del Cammino in corrispondenza di una strada che si stacca sulla destra [1.2]. Qui possiamo scegliere se proseguire per il percorso principale, di valle, o optare per la variante di cresta, più panoramica ma anche più faticosa e descritta in fondo alla tappa.

Nel primo caso rimaniamo sulla provinciale, continuando per quasi 2 km fino al centro storico di Mongrassano. I primi 800 m sono in pianura e, dopo un curvone verso sinistra, la strada comincia a scendere in maniera graduale verso il paese. Ormai in vista dell’abitato incontriamo un’edicola votiva con una statua di San Francesco, in un bel punto panoramico da foto ricordo, con vista sul poggio su cui è arroccato il paese di Cervicati. Più lontano, le colline vanno a digradare verso la valle del fiume Crati; in fondo a sinistra si scorgono le cime più alte della Calabria, quelle del parco del Pollino – innevate solitamente fino a metà primavera –, mentre a destra si innalza l’altopiano della Sila. Nelle giornate terse, tra i due massicci montuosi si riesce a distinguere un piccolo ritaglio luminoso: il mar Ionio.

Ignoriamo la strada che sale sulla destra poco più avanti, e continuiamo sulla provinciale, che per un breve tratto è fornita di ampio marciapiede, al termine del quale, sul lato opposto, è presente un’area di sosta con sedute e fonte d’acqua. Entriamo per le vie del paese antico di MONGRASSANO (m 545), mantenendoci sulla strada principale che conduce fin nella piazza del Municipio. L’unico localino della piazza è un posto d’altri tempi: il bar Sport. Merita una sosta per un caffè o per fare rifornimento di cibo, visto che a breve inizia lo sterrato e non si incontrano altri servizi fino a fine tappa.

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SAN MARCO ARGENTANO. Il borgo normanno, da cui svetta la Cattedrale.

Giriamo attorno alla piazza, all’incrocio a Y continuiamo a destra per 250 m e, nei pressi dell’ultima casa del paese [1.3], ci inerpichiamo per 100 m su una strada cementata in forte pendenza che conduce a uno slargo panoramico. Svoltiamo a sinistra sulla stradina sterrata che continua in pianura per 150 m, passando per vecchi capanni adibiti a ovili e pollai, fino a una curva verso sinistra in un vallone ombroso, che superiamo grazie a un ponte medievale a un’arcata.

Proseguiamo per un breve tratto all’ombra di noci, fichi e ulivi e poi, superate due casette in pietra, conviene volgere lo sguardo indietro per godere di una magnifica visuale sul borgo di Mongrassano, prima di continuare in lieve discesa per 300 m allo scoperto.

Raggiunto un bivio a Y, continuiamo per lo sterrato principale di sinistra che si inoltra in un fitto castagneto e 100 m più avanti, svoltiamo a sinistra (nascosto dalle piante, un altro ponte medievale) per un tratto di discesa di 300 m caratterizzato da vegetazione molto rigogliosa, che in primavera e in estate potrebbe rallentare il passaggio. Giunti in un vallone, passati al di sotto di una struttura reticolare dell’acquedotto, superiamo un piccolo guado (in secca in estate) e risaliamo per 200 m per un sentiero con un breve tratto esposto e che poi si allarga in una carrareccia tra castagni secolari, fino all’incrocio a T di Cavallerizzo [1.4].

A sinistra una breve deviazione di 200 m conduce nel paese di CAVALLERIZZO , disabitato dal 2005 a causa di una frana, ragione per cui, come indicato su un cartello, è vietato l’ingresso nella “zona rossa”. Svoltiamo invece a destra prendendo una vecchia stradina asfaltata chiusa al traffico che procede in salita per 250 m e poi in discesa per 200 m; ignoriamo le due strade secondarie che si staccano a destra e sinistra. Al termine della discesa, arrivati a un incrocio a Y, prendiamo l’evidente carrareccia sterrata di destra che sale prima in modo graduale all’ombra di castagni e, dopo un breve tratto di pianura, in forte pendenza per circa 200 m. Lungo la breve ma difficile salita, il bosco si apre, concedendo una bella vista sulla sinistra. È il momento di riprendere fiato per godere del panorama sulla vallata.

Ritorniamo nel castagneto e dopo 200 m, giunti a un bivio, svoltiamo a sinistra per uno sterrato in forte discesa che, in 350 m, conduce su una strada asfaltata a bassissimo traffico veicolare. Qui giriamo a destra e, dopo 400 m in piano, arriviamo al crocevia [1.5] dove si ricongiunge la variante di cresta. La strada sterrata che sale a destra è quella che prenderemo per la tappa di domani.

Seguiamo la strada asfaltata e, all’incrocio subito dopo, giriamo a destra proseguendo per 500 m, prima in lieve salita e poi in discesa (trascurando le due carrarecce sterrate), fino a un incrocio a Y. Qui prendiamo la strada che sale a destra costeggiata da un muro di contenimento e, 200 m più avanti, giriamo a sinistra per la stradina che in breve scende fin nella piazza del santuario della Madonna del Buon Consiglio, nella frazione di SAN GIACOMO DI CERZETO (m 515).

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CERZETO
MARCO ARGENTANO ➜

Scendiamo per il selciato che si snoda tra le case del paese, fino a una strada asfaltata, all’altezza del piccolo bar del simpatico proprietario Aristide (a 30 m sulla destra si trova il museo Etnografico arbëreshë). Qui svoltiamo a sinistra e procediamo per 500 m prima in piano e poi in lieve discesa sulla strada asfaltata principale, ignorando le traverse a destra e sinistra, fino a uscire dal caseggiato (sul margine sinistro della strada c’è un’ottima fonte d’acqua). Arriviamo tra le case di contrada Vona, all’altezza della stazione dei Carabinieri; ci manteniamo sulla via principale e, 200 m più avanti, alla biforcazione nei pressi delle prime case di Cerzeto, curviamo a sinistra. Un rettilineo di 150 m ci conduce nella piazzetta dove è posta una pietra segnaletica e il tabellone del Cammino; troviamo anche l’ufficio delle poste, un piccolo emporio e il bar Qana gestito da Nadias, in cui poter bere la meritata birra di fine giornata. Prendiamo poi la strada pavimentata che scende a destra per il centro storico di CERZETO (m 439), paese dalle radici linguistiche e culturali, italo-albanesi, e in breve arriviamo alla pietra di fine tappa, nella bella piazza in cui sorge la chiesa dedicata ai Santi Pietro e Paolo.

Variante di cresta (11,7 km) Questa variante di cresta condivide i primi 2,9 km con il percorso principale di valle e ha inizio svoltando a destra al bivio [1.2], in cui lasciamo la SP 94 per la stradina asfaltata in salita sulla destra. Un centinaio di metri più avanti, subito dopo una curva, prendiamo l’ampia strada che sale ripidamente sulla sinistra per circa 1 km, in direzione del parco eolico. Salendo di quota si aprono begli scorci panoramici. Anche per rifiatare, conviene fermarsi e voltarsi per ammirare la vista alle proprie spalle: in primo piano il borgo di Cervicati arroccato su di un poggio, più a sinistra

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SAN MARCO ARGENTANO. La Benedetta, luogo di preghiera di san Francesco.

SAN MARCO ARGENTANO ➜ CERZETO

San Marco Argentano riconoscibile dalla torre normanna che domina l’abitato e, sullo sfondo, l’ampia vallata del fiume Crati.

Arrivati sul crinale del parco eolico di località Aia del Vento (m 770), ci accoglie una bella statua di San Francesco di Paola posta su un basamento in pietra [1.2.1]; qui svoltiamo a sinistra e subito dopo la curva pieghiamo a sinistra prendendo la stradina cementata che sale di fianco alla prima grande pala eolica. Continuiamo per 1 km passando sul lato destro di altre tre torri eoliche. Voltandosi si scorge un ampio panorama con vista sulle cime aguzze dei monti dell’Orsomarso, e più lontano su quelle del massiccio del Pollino. Al termine della strada cementata il percorso su sentiero si inoltra in un fitto bosco di castagni. Procediamo in lieve salita per altri 500 m per giungere in località Pizzo Fino (m 901), punto di altitudine massima di questa tappa.

Una discesa di 250 m conduce in una vallata soggetta a taglio boschivo; continuiamo sulla carrareccia principale trascurando alcuni sentieri laterali. Proseguiamo in pianura per 800 m fino al trivio con pietra segnaletica che indica 42,3 km a Paola. Qui prendiamo la via centrale in salita e, dopo 40 m, sbuchiamo su un ampio tornante (sulla destra c’è un tabellone con la mappa escursionistica del Cammino) [1.2.2]. Andiamo verso sinistra, per la lunga discesa di 4,9 km che conduce al borgo di Cerzeto, da ripercorrere a ritroso e in salita, all’inizio della prossima tappa.

Dopo 700 m passiamo dalla bella fonte in pietra di località Osticano e, 100 m più avanti, alla successiva pietra segnaletica, giriamo verso sinistra. Qui si consiglia però di compiere una breve deviazione al percorso, per la carrareccia che sale verso destra, addentrandosi per 150 m nel bosco. Si potrà così ammirare il Castagno monumentale detto Patriarca di Kroj Shtikàn, descritto nella tappa 2.

Tornati sul percorso principale, camminiamo in discesa per 3 km, inizialmente in rettilineo e poi lungo una serie di tornanti con tratti lastricati. Raggiungiamo il tornante di una strada asfaltata, dove, sulla sinistra, c’è un tabellone con la mappa escursionistica del Cammino [1.5]; qui ritroviamo il percorso di valle, che prosegue sulla destra, verso San Giacomo. Per raggiungere direttamente il borgo arbëreshë di CERZETO (m 439), possiamo continuare dritto su una serie di curve strette.

Da vedere

San Marco Argentano Splendido borgo di origine normanna, è il punto di partenza della Via del Giovane. Prima ancora di incamminarsi, varrebbe la pena visitare la cattedrale con la sua cripta e – poco distante – la torre normanna.

La CATTEDRALE nel 1087 fu intitolata a San Nicola, in occasione della traslazione delle ossa del Santo dall’Asia minore a Bari. Eretta in epoca normanna sulle rovine di un antico tempio pagano, l’impianto attuale è dovuto alla ristrutturazione dei primi del Novecento, che diede alla luce la sottostante cripta normanna, caratterizzata anche

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da elementi bizantini e arabi. Oggi nella struttura si trovano una cappella dedicata al beato monsignor Castrillo e il mezzo busto di San Francesco da Paola al quale è attribuito il miracolo della Scivolenta. Si narra che nel 1855 un contadino di Sant’Agata d’Esaro disubbidì al volere di san Francesco di Paola che gli era apparso e quest’ultimo lo accecò. In seguito, il contadino giunse presso la curia vescovile di San Marco Argentano per accertare la sua cecità e in quell’occasione venne celebrata una messa; appena fu esposta la statua di San Francesco, l’uomo riacquistò la vista.

La TORRE NORMANNA costruita intorno alla metà del XI secolo per volere di Roberto il Guiscardo, lanciato verso la conquista dell’intero meridione peninsulare e della Sicilia, costituiva un ottimo strumento di avvistamento a controllo della valle del fiume Fullone e delle vie di comunicazione del tempo, la valle del Crati e la piana di Sibari. Nonostante le varie calamità naturali, la torre ha mantenuto il suo impianto difensivo originale, gode di uno buono stato di conservazione e presenta internamente cinque sale circolari, disposte su altrettanti piani e ognuna destinata a una funzione particolare. Le scale si sviluppano entro strette gallerie suggestive e misteriose, collegano le sale e permettono di raggiungere la cima della torre, per ammirare dall’alto il borgo, la vallata, i monti dell’Orsomarso e del Pollino e per scattare qualche bella fotografia.

Come per ogni castello, anche questo magnifico esempio medioevale è avvolto da storie e leggende: secondo una di queste, le ragazze che all’interno della torre pronunciano il nome di Sikelgaita, seconda moglie di Roberto il Guiscardo, sentono sfiorarsi la pelle o i capelli. Un’altra racconta di un cunicolo sotterraneo lungo quattro chilometri che unirebbe la torre all’abbazia di Santa Maria de La Matina – raffi-

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AIA DEL VENTO. La strada che conduce al parco eolico di Mongrassano.

La melassa di fichi

Nel primo week-end di luglio, canti, musiche, costumi e tanti sapori animano Cerzeto che, in quei giorni di festa, celebra i prodotti della propria comunità Slow Food.

Da segnalare la melassa di fichi (miai ficu), un composto zuccherino – simile al miele per consistenza e utilizzo – ottenuto dalla bollitura a fuoco lento di soli frutti maturi.

Una ricetta dalle origini molto antiche e impiegata prevalentemente per il consumo familiare, che valorizza il sapore semplice e dolce del frutto creando un prodotto artigianale genuino e dal gusto autentico. Si usava in aggiunta alla neve fresca per ottenere un’ottima granita, la scirubetta nel dialetto calabrese. È il dolcificante ideale per l’impasto di dolci tipici, specialmente per i mostaccioli. Oggi la sua produzione è quasi del tutto abbandonata, così come avviene per le altre tradizioni culinarie che richiedono lunghi tempi di preparazione, ma nelle locande dei borghi (dove è anche possibile acquistarla), si serve in aggiunta a ricotta fresca per un dessert semplice o in accompagnamento a formaggi stagionati.

La melassa è un prodotto dell’Arca del Gusto Slow Food ed è nella lista dei prodotti agroalimentari tradizionali della regione Calabria.

nato esempio di architettura cistercense –; il passaggio sarebbe stato voluto dal Guiscardo come via di fuga e canale di rifornimento in caso di assedio.

Collocato nel punto dove inizia il Cammino, il convento dei frati minori comprende la CHIESA DELLA RIFORMA , oggi dedicata a Sant’Antonio da Padova. Si tratta di una tra le più antiche architetture francescane presenti in Calabria, probabilmente fondata da Pietro Cathin, discepolo e compagno di san Francesco d’Assisi, intorno al 1284. Tra queste mura, nel 1429, il giovane Francesco di Paola indossò l’abito dei Minori Conventuali per un anno intero, come testimonia la piccola finestra monofora, collocata nel chiostro e da un affresco che recita: Haec est fenestia cellae, in qua habitavit Franciscus de Paula A.D. 1429 (questa è la finestra della cella, nella quale abitava Francesco da Paola Anno del Signore 1429). L’accesso al chiostro è possibile da un ingresso laterale non sempre aperto al pubblico. Chiedere al referente di tappa per organizzarne la visita.

Del periodo francescano oggi rimangono intatti il campanile a vela, l’ingresso, il coro ligneo situato dietro l’altare principale, manifatture e dipinti notevoli, tra cui risaltano un antico affresco di Sant’Antonio da Padova (cui la tradizione popolare attribuisce poteri miracolosi) e i preziosi dipinti di Pietro Negroni, tra i quali san Paolo raffigurato con due piedi sinistri.

Del complesso fanno parte il convento, la chiesa e gli orti. In questa magnifica cornice verde, nel cuore della villa comunale, si trova

LA BENEDETTA, cappella votiva costruita nel 1762 sulla piccola grotta in cui Francesco di Paola era solito andare a pregare nel periodo in cui fu avviato alla vita monastica. La grotticella, inglobata all’interno della struttura, presenta le medesime caratteristiche che aveva nel Quattrocento; infatti è priva di pavimento; custodisce un dipinto realizzato su

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dodici maioliche che ritrae un giovane san Francesco di Paola con san Francesco d’Assisi.

I borghi arbëreshë Sono due gli aspetti che legano questo territorio: il paesaggio naturale e i borghi arbëreshë italo-albanesi di Cervicati, Mongrassano e Cerzeto. Gli arbëreshë sono una minoranza etnicolinguistica originaria dell’Albania, giunti nella penisola nel XV secolo per sfuggire all’invasione ottomana. In molti casi mantengono ancora la lingua (un dialetto del sud dell’Albania detto arbërisht, varietà dell’antico toskö, misto a vocaboli italici assimilati nei cinque secoli di permanenza), gli usi e costumi dei loro antenati, una forte identità culturale, fatta da valori ed esperienze di vita che si tramandano nel tempo. Sacro è il senso dell’ospitalità che contraddistingue queste comunità, in cui il viandante viene accolto come uno di famiglia.

Il borgo di MONGRASSANO (Mungrasana in arbëreshë) è ricco di chiese ed edifici nobiliari dell’Ottocento: palazzo Miceli ospita il Centro iconografico arbëreshë e la Mostra permanente delle tradizioni e della cultura arbëreshë, con oggetti, foto, audio e video. La forte devozione per san Francesco culmina ogni anno con il pellegrinaggio notturno a piedi fino al santuario di Paola, organizzato da Legambiente e dal Gruppo della memoria.

In arbëreshë CERZETO è chiamata Qana, che significa piana; mentre il nome italiano deriva dal termine dialettale cerza, quercia. Fu fondata insieme a Cavallerizzo e San Giacomo, oggi frazioni.

Il 7 marzo del 2005 un’enorme frana inghiottì parte dell’abitato di CAVALLERIZZO che, dopo l’evacuazione, divenne una città fantasma e fu interamente ricostruita in un nuovo sito poco distante. Percorrendo la via di valle è possibile visitare parte del borgo abbandonato.

Nella frazione di SAN GIACOMO sono da vedere il santuario eretto nel XVII secolo e dedicato alla Madonna del Buon Consiglio, santa patrona di tutti gli albanesi e il Museo etnografico arbëreshë, un patrimonio culturale di inestimabile valore. Una vasta collezione di oggetti testimoni di cultura e storia, raccolti sapientemente dal maestro Carmine Stamile nel corso di quarant’anni di ricerca. Contattare i referenti di tappa per prenotare le visite.

Tra le emergenze architettoniche del capoluogo si trovano la chiesa dedicata ai santi Pietro e Paolo del XVIII secolo, con una statua lignea di San Francesco di Paola posta nella cappella della navata laterale destra; palazzo Mayerà e palazzo Andreotti Loria, risalenti al XVII secolo e abbelliti da bellissime logge con archi. Contattare i referenti di tappa per prenotare le visite.

Cerzeto è sede di Slow Food Comunità Arberia e si impegna per la valorizzazione dell’identità gastronomica arbëreshë.

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Il glossario del giovane Francesco

Esiste un linguaggio particolare che bisogna conoscere per addentrarsi nella storia di Francesco di Paola. Voto, oblazione e vocazione sono parole chiave lungo la Via del Giovane; esse ci proiettano in un mondo in cui la religiosità era parte essenziale della vita individuale e sociale. Francesco, quattordicenne, si mette in cammino insieme ai suoi genitori, Giacomo e Vienna, per sciogliere un voto, ovvero una promessa a Dio di fare o non fare qualcosa in futuro. Quando videro il loro bambino nato malformato a un occhio, Giacomo e Vienna invocarono l’intercessione di san Francesco di Assisi e promisero che se avessero ottenuto la grazia, avrebbero lasciato il figlio per un anno, come oblato, in un convento francescano. Nel bel mezzo di questo accordo – chiamiamolo così – c’è Francesco, allo stesso tempo beneficiario della guarigione e obbligato a sciogliere il voto fatto dai genitori, cosa a cui non si sottrasse.

Frattanto, i genitori avevano trasmesso al figlio una profonda devozione verso il Santo di Assisi e così il ragazzo fu ben lieto di andare a San Marco Argentano, dove risiedeva una comunità di francescani “riformati”, ovvero francescani che non volevano discostarsi dalla più stretta osservanza della regola e del testamento del fondatore, soprattutto in materia di povertà; erano anche chiamati zoccolanti perché calzavano dei sandali di legno durante il loro peregrinare alla ricerca di offerte.

Vivere da oblato in una comunità di riformati significava stare gratuitamente al servizio dei frati rimanendo laico, calarsi in una realtà molto devota, rigorosa e intransigente, scandita da turni di lavoro e di preghiera. Fare la questua era il principale compito di un oblato. Nell’anno votivo, il giovane Francesco di Paola svolse anche il compito di sacrestano e quello di dispensiere. Durante il giorno andava anche nei boschi a fare legna e durante la notte continuava a pregare.

A San Marco Argentano il giovane Francesco iniziò a pregare appartandosi all’interno di una grotta (nota come la Benedetta) e a osservare un particolare tipo di alimentazione di strettissimo magro. Entrambi gli aspetti, in seguito meglio formulati come ascesi e digiuno quaresimale, diventarono pilastri per la fondazione dell’ordine dei minimi.

Il compimento di questo anno al servizio dei francescani servì anche a sentire una vocazione particolare. Francesco si era distinto all’interno della comunità e i frati ne ammiravano la perseveranza, tanto che gli chiesero di rimanere e diventare religioso. Ma lui, scusandosi, rifiutò. Aderire a una vocazione, intesa come chiamata di Dio a intraprendere uno stile di vita del tutto speciale, non è semplice e Francesco impiegò un po’ di tempo per comprendere il progetto di Dio su di lui. Ai frati di San Marco, Francesco rispose con fermezza che non si sarebbe trattenuto; non voleva assecondare la loro richiesta o un’ambizione personale, desiderava soltanto compiere la volontà di Dio.

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