Dialogar m'è dolce in questo mare

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Dialogar m’è dolce in questo mare

Le pratiche dialogiche: una modalità efficace di comunicazione ecologica

presentazione a cura di Gianni Trezzi per Sfide - La scuola di tutti

Milano, 24 marzo 2023

Non si può non comunicare

Paul Watzlawick

Seguro que sì ma… come comunicare in modo efficace in un contesto scolastico?

Le pratiche dialogiche possono

rappresentare uno strumento comunicativo semplice ma efficace per entrare in relazione in un contesto complesso a legami deboli come la scuola

Le pratiche dialogiche nascono e si sviluppano in Finlandia a partire dai primi anni Ottanta del XX secolo grazie all’intuizione e al lavoro di Jaakko Seikkula (psicologo clinico e terapeuta familiare) e Tom Erik Arnkil (ricercatore in Politica sociale).

Inizialmente la modalità dialogica è utilizzata in ambiente psichiatrico, dimostrandosi efficace anche nella gestione delle psicosi e di situazioni di crisi gravi. In seguito è proposta con risultati eccezionali in altre organizzazioni complesse, tra cui la scuola

Le pratiche dialogiche si fondono sull’ASCOLTO

DELL’ALTRO, che si intende autentico, profondo, vero, reciproco, accogliente e non giudicante

Si basa sul riconoscimento dell’alterità dell’altro e sull’andarle incontro

Uno degli obiettivi principali è quello di fare emergere la CONSAPEVOLEZZA (anche attraverso la mindfulness) che in un ambiente comunitario il DIALOGO AUTENTICO consente di creare

CONNESSIONI tra le persone

«La realtà è relazione. Non c’è realtà, nella meccanica quantistica, senza relazione fra sistemi fisici. Non sono le cose che possono entrare in relazione, ma sono le relazioni che danno origine alla nozione di cosa. […] La meccanica quantistica ci insegna a non pensare al mondo in termini di cose che stanno in questo o quello stato, bensì in termini di processi. La realtà non è come ci appare, la realtà è il passaggio da una interazione all’altra.»

Nulla è permanente, tranne il cambiamento aforisma da Eraclito

Secondo una affascinante teoria, l’universo e la mente umana hanno una struttura del tutto simile, essenzialmente basata sulle connessioni. Sono le connessioni che generano il cambiamento, la continua mutazione di stato, il divenire.

Sulla Terra nulla è fermo.

Le ultime ricerche delle neuroscienze e della fisica quantistica si dirigono verso un’ipotesi di interdipendenza delle menti.

Solo per citare alcuni precursori:

Jung, inconscio collettivo; Bruner, pensiero narrativo;

Bateson, ecologia della mente; Chomsky, grammatica generativa; Hillman, base poetica della mente;

Morin, rimagliare la conoscenza

Per conversazione dialogica si intende specificatamente che in quella conversazione vi sia la potenzialità per una persona di sentirsi ascoltata.

L’ascolto genera connessioni tra le persone e questo è l'inizio di qualsiasi cambiamento significativo per la singola persona e per la comunità

Spostare l’attenzione dal PRODOTTO al

PROCESSO: rivoluzione copernicana per la scuola italiana…

cfr. Le due scuole, favola filosofica di Ermanno Bencivenga da La filosofia in trentadue favole, Mondadori, 1991

Una scuola dialogica:

un’organizzazione

complessa

che tende a rinforzare i propri legami proprio nel momento in cui accetta il rischio

dell’incertezza e si apre al molteplice

Le pratiche dialogiche sarebbero piaciute a Bruce Chatwin… quello che conta è il viaggio, non la meta, perché il viaggio non soltanto allarga la mente: le dà forma […] l’unica regola del viaggio è: non tornare come sei partito.

Il DIALOGO si esplica nello spazio del

tra dove si trova l’ascolto profondo e la reciproca assunzione di responsabilità

Nello spazio del tra si crea una

TENSIONE DIALOGICA

ed è allora possibile partecipare a un processo armonioso, che può anche essere dissonante, ma se è autentico e profondo, basato sulla reciproca fiducia, diventa generativo di un rapporto prima interpersonale poi comunitario relazionalmente ed emotivamente efficace in cui le dissonanze trovano uno spazio dove armonizzarsi

Tutti noi siamo portatori

di PREOCCUPAZIONI che sovente rischiano di generare conflitti se non sono prese in carico a livello interpersonale e comunitario.

Non è semplice stare in dialogo in una situazione di conflittualità, ma se ben gestito da FACILITATORI DIALOGICI

è proprio in queste situazioni che la forza trasformativa e rigenerativa del dialogo si manifesta e agisce positivamente

Le pratiche dialogiche si basano sull’autenticità del dialogo e sull’accoglienza e sul rispetto dell’alterità dell’altro.

Come sostiene Emmanuel Lévinas, l’altro è un iceberg

I passi fondamentali per fondare una comunità di pratiche positiva ed efficace: costruire la fiducia (riconoscere i talenti nell’altro da me)

intercettare e gestire i conflitti

promuovere, riconoscere e sostenere l’impegno in comunità

accettare la responsabilità

ammettere la propria vulnerabilità

costruire intenzionalmente e dedicare cura alle relazioni creare condizioni per la crescita umana delle persone

affrontare situazioni sfidanti (uscire dalla zona di comfort)

evitare l’omologazione, favorire la creatività

sospendere il giudizio (epoché husserliana)

rispettare e promuovere la coerenza tra dire e fare

I sette principi delle pratiche dialogiche:

1 - aiuto immediato

2 - prospettiva di rete sociale

3 - flessibilità e mobilità

4 – responsabilità

5 - continuità educativa e psicosociale

6 - tolleranza dell’incertezza

7 - dialogicità

Alcuni strumenti possibili di comunicazione ecologica nella pratica scolastica: ascolto attivo

(rif. Carl Rogers, Thomas Gordon, Marshall Rosenberg)

circle time messaggio io (autentico, non manipolatorio, come «io mi aspettavo che tu avresti dovuto ecc.»)

riformulare/ricapitolare

(uso di prafarasi/parole chiave/metafore)

domande aperte/favorire la circolarità della comunicazione (non interrompere l’altro/non giudicare)

prossemica e cura del setting

essere equiprossimo, non equidistante

(diventare agente di cambiamento per rigenerare il legame tra scuola e famiglia)

In una scuola-comunità di pratiche che desidera sperimentarsi dialogica, un buon inizio potrebbe basarsi su:

1) ascolto

2) accoglienza

3) sospensione del giudizio e dell’interpretazione

4) tollerare l’incertezza, so-stare nel conflitto, dubitare dubitare vs. credere disobbedire vs. obbedire trattare vs. combattere

5) cura

(parola-marsupio: ne contiene tante altre e le tiene al caldo e al sicuro)

…perché sei un essere speciale e io avrò cura di te

Un facilitatore dialogico invece no: non risolve problemi, aiuta ad affrontare preoccupazioni

«Avevo un pianoforte a cui i miei nipoti avevano rotto parecchi tasti. Ho provato a suonare quelli che erano rimasti. Così è nata la canzone Con i tasti che ci abbiamo, vuole dire provare ad attrezzarsi, a mettere in salvo le cose, a stabilire quali siano i benirifugio. […] Una melodia si può ottenere anche solo usando i tasti ancora rimasti. Una melodia semplice, sdentata, ma anche forte, che riafferma il potere dell’immaginazione. E allora, per estensione, ogni cosa si dovrà fare con quello che si ha, non con quello che si desidererebbe avere. Da quello che c’è in cucina al pianeta che abbiamo a disposizione, sempre dovremo confrontarci con la finitezza delle cose e nei limiti abituarci a vedere una possibilità.»

Un buon facilitatore sta con quello che emerge nella sessione dialogica, non è alla ricerca di quello che desidera fare emergere dal gruppo

Un facilitatore dialogico non fornisce consigli, suggerimenti, soluzioni a problemi.

Un facilitatore dialogico in una organizzazione complessa accompagna le persone a mettere a fuoco le loro preoccupazioni, ad averne consapevolezza, a considerarle da altri punti di vista.

Un facilitatore dialogico può porre domande (se non ha capito) ma non fornisce risposte.

Un facilitatore dialogico consente alle persone di percepire che è necessario concedersi del tempo per trovare la strada:

Non domandarmi dove porta la strada, seguila e cammina soltanto

Un accenno ad altre pratiche dialogiche:

Pratiche filosofiche (Pierre Hadot)

Filosofia con i bambini/Philosophy for children – P4C (Matthew Lipman)

Mediazione comunitaria

Mediazione umanistica (Jacqueline Morineau)

esempio di regole dialogicamente efficaci:

Le cinque regole della comunicazione biografico-solidale nelle Pratiche filosofiche:

1) Il riferimento all’esperienza biografica è sempre presente, indipendentemente dal tipo di discorso.

2) Le affermazioni dell’altro vengono accolte come espressione del suo sé e delle sue credenze. Ciò significa che la comunicazione si discosta dall’opposizione di tesi in competizione per una verità che escluda la verità dell’altro.

3) L’ascolto dell’altro è aperto, il che significa che tende a sospendere il giudizio e ogni interpretazione sostitutiva del tipo Quel che ho sentito è solo una copertura di qualcos’altro oppure Tu hai detto… ma in verità volevi dire…

4) Il contributo e la restituzione di chi ascolta tendono a esprimersi come un’offerta anamorfica, il che significa la possibilità che il diverso punto di vista scopra altri aspetti di ciò che si è detto, e che questi altri aspetti possano essere liberamente presi in considerazione, o trascurati, da chi guida l’incontro.

5) La tentazione della distruttività nella contrapposizione confutativa è sospesa e riesaminata autoanaliticamente e in silenzio.

Sono regole semplici e possibili da applicare in gruppo (circle time) anche in un contesto dove ci sono ragazze/i con disabilità

Un

Dialogicamente - Rete nazionale delle Scuole Dialogiche (RSD)

Si è costituita nel settembre 2021

Capofila è il Liceo umanistico «Giuseppe Parini» di Seregno (MB)

La rete si è data i seguenti obiettivi prioritari:

1) promuovere la conoscenza della rete sul territorio nazionale e aumentare progressivamente il numero delle scuole aderenti;

2) realizzare già nel primo anno di attività occasioni di sensibilizzazione e formazione di qualità nell’ambito delle pratiche dialogiche, aperte a tutti i partner della rete;

3) creare un archivio delle buone pratiche dialogiche da mettere a disposizione di tutte le scuole italiane e delle altre agenzie educative, fornendo inoltre consulenza sui temi inerenti la dialogicità.

Info: ds@liceopariniseregno.it

Un percorso efficace per diventare facilitatore dialogico è attivato presso l’università di Pisa: Pratiche Dialogiche nelle organizzazioni Complesse

Facilitatore del dialogo per team e gruppi

Il corso ha l’obiettivo di fornire conoscenze e competenze di base delle pratiche dialogiche e le relative conoscenze di neuroscienze. Il tutto volto alla facilitazione nelle organizzazioni complesse socio-sanitarie-educative, nelle aziende, nelle governance e negli enti locali, anche attraverso la costruzione di equipe dialogiche in cui gli operatori siano “coach” facilitanti. Inoltre i facilitatori avranno il compito di diffondere la cultura dialogica nelle organizzazioni e sviluppare comunità di pratiche nella complessità dei sistemi aperti, degli utenti, delle loro reti sociali e territoriali.

https://www.unipi.it/index.php/corsi-di-perfezionamento/item/15696-pratiche-dialogichenelle-organizzazioni-complesse

In estrema sintesi, si può riassumere tutto in un paio di considerazioni, elementari come le particelle di Houellebecq:

curare le relazioni

affrontare creativamente i conflitti

Pratiche dialogiche

T. Arnkil, J. Seikkula, Metodi dialogici nel lavoro di rete, Erickson (2013)

J. Seikkula, Il dialogo aperto, Fioriti Editore (2014)

Pratiche filosofiche

P. Hadot, La filosofia come modo di vivere, Einaudi (2008)

R. Madera, L.V. Tarca, La filosofia come stile di vita. Introduzione alle pratiche filosofiche, Bruno Mondadori (2003)

Filosofia con i bambini

M. Lipman, Educare al pensiero, Vita e Pensiero (2004)

W. Valksman, W.O. Kohan, Fare filosofia con i bambini. Strumenti critici e operativi per il lavoro in classe, Liguori (2013)

Mediazione comunitaria

J.K. Liss, La comunicazione ecologica. Manuale per la gestione dei gruppi di cambiamento sociale, La Meridiana (1992)

K. Jefferys-Duden, Mediatori efficaci. Come gestire i conflitti a scuola, La Meridiana (1999)

Mediazione umanistica

J. Morineau, Lo spirito della mediazione, FrancoAngeli (2000)

J. Morineau, Il mediatore dell’anima. La battaglia di una vita per trovare la pace interiore, Servitium (2010)

…Bonus track

M. Sclavi, Arte di ascoltare e mondi possibili. Come si esce dalle cornici di cui siamo parte, Bruno Mondadori (2003)

Nota bibliografica
essenziale

Grazie per l’ascolto…

info: gianni.trezzi62@gmail.com
Bansky, Distribuzione di beni essenziali

Al termine della presentazione si è tenuto un laboratorio dialogico, condotto da Gianni Trezzi, della durata di un paio d’ore.

I dialoganti si sono confrontati sul seguente argomento: se la scuola fosse una torta, quali sarebbero gli ingredienti necessari per una buona scuola?

Ecco la ricetta condivisa dai partecipanti della TORTA SCUOLA MARGHERITA

ingredienti

ascolto dei bisogni (farina)

formazione continua (lievito)

dialogo ecologico (zucchero)

flessibilità di pensiero (uova)

collaborazione interattiva (burro)

conoscersi - chiamarsi per nome (vaniglia al limone)

tortiera = partecipazione attiva

mescolanza degli ingredienti = cura dell’ambiente di apprendimento

Cuocere nel caldo forno della

relazione educativa arricchente e rigenerante

Ricetta semplice, non facile, perché per la sua realizzazione sono indispensabili cura e attenzione. Si può realizzare con diverse varianti sulla base della fantasia e delle competenze dei cuochi e delle cuoche

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