Il tuo futuro è ora! Programma completo Link coordinamento universitario CNSU 2019

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14 E 15 MAGGIO ELEZIONI NAZIONALI STUDENTESCHE

O U T L I

O R A ! È O R U T U F

PROGRAMMA COMPLETO vota e sostieni

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STUDENTI INDIPENDENTI


DIRITTO ALLO STUDIO In questi anni si sono avvicendate politiche che hanno smantellato il sistema universitario, provocando i danni maggiori a migliaia di studenti e studentesse, in particolare degli atenei del Mezzogiorno. Il forte ridimensionamento e persino la chiusura di molteplici corsi di laurea, uniti all’esodo di studenti dagli Atenei del sud, che hanno registrato un crollo del 14 % di immatricolati, dimostrano come il sistema universitario stia diventando sempre più chiuso ed elitario. In questo contesto socio – economico di prolungata crisi, l’Università dovrebbe essere il luogo in cui tutti hanno eguali opportunità in partenza, deve essere strumento di emancipazione e mobilità sociale, non può essere inaccessibile ed elitario. Sulla base dell’idea che l’università debba essere un luogo accessibile a tutti e tutte, senza impossibilità dettate dalla condizione economica, abbiamo elaborato un programma sul diritto allo studio universitario che tocca tutti i punti principali. Livelli Essenziali delle Prestazioni Ridefinizione dei LEP (Livelli Essenziali delle Prestazioni per l’accesso al Diritto allo Studio universitario). Sebbene la definizione dei LEP sia prevista dalla riforma costituzionale del 2001 manca il decreto attuativo di questi provvedimenti. Dopo le nostre insistenti richieste è stato attivato un tavolo ministeriale con il fine di determinare i LEP. Ci batteremo all’interno del CNSU affinchè essi siano determinati calcolando il contenuto della borsa di studio in modo da considerare i costi realmente affrontati dagli studenti, con criteri rispondenti ai loro bisogni e prevedendo requisiti di accesso più ampi. ISEE Crediamo che sia fondamentale l’innalzamento della soglia ISEE per la borsa di studio a 28.000 euro in tutte le Regioni, contestualmente chiediamo l’abolizione dell’ISPE, che ha determinato l’esclusione di migliaia di studenti dai benefici del DSU a seguito dell’entrata in vigore della nuova normativa ISEE. Borse di studio Rispetto al 2016, grazie alle lotte di studenti e studentesse nelle diverse regioni, la copertura delle borse di studio a livello nazionale è certamente aumentata. Tuttavia, ad oggi ci sono ancora migliaia di studenti idonei non beneficiari, ovvero studenti che avrebbero diritto alla borsa di studio ma non la ricevono per mancanza di fondi. Quest’anno, a causa della legge finanziaria 2019, che ha congelato 30 milioni di euro per il diritto allo studio, sono a rischio altre 10.000 borse. Questa situazione è per noi inaccettabile e intendiamo raggiungere la copertura totale delle borse di studio tramite un incremento del fondo integrativo statale che garantisca che nessuno studente avente diritto venga escluso. Per fare questo proponiamo che le risorse necessarie al raggiungimento di tale obiettivo siano recuperate tagliando i finanziamenti statali alle opere ambientalmente dannose Rispetto ai requisiti per l’accesso alle borse di studio, proponiamo che la soglia ISEE entro la quale si può accedere sia innalzata a 28mila euro in tutte le regioni e che il requisito dell’ISPE venga eliminato, dal momento che la valutazione del patrimonio è già contenuta nell’ISEE e spesso non misura realmente la


condizione economica di una famiglia, basti pensare a chi eredita case e terreni che non riesce ad affittare o vendere. Inoltre, proponiamo che a livello nazionale venga anticipata l’erogazione dei fondi necessari, così che anche gli enti per il diritto allo studio possano anticipare più possibile l’erogazione delle borse, per una loro reale efficacia che non le renda semplicemente un rimborso spese quando ormai gli studenti hanno dovuto sostenere i costi dello studio, in particolare per quanto riguarda il primo anno magistrale in alcune regioni.

Alloggi Attualmente solo 2 su 5 risultano idonei non beneficiari di posto alloggio, che significa che più della metà degli idonei rimangono esclusi dall’avere tariffe agevolate e sono costretti a rivolgersi al mercato degli affitti, spesso molto cari. Per far fronte a questi disagi intendiamo: - proporre un rifinanziamento dei bandi di cofinanziamento del MIUR per la costruzione di residenze universitarie. - incentivare l’utilizzo di immobili abbandonati per la riqualificazione a residenze universitarie e di individuare delle modalità generali con cui sia possibile inserire dei canoni calmierati per gli studenti all’interno delle tipologie di contratti di affitto. Trasporti Ad oggi solo in alcune regioni esistono misure di sostegno per gli studenti rispetto al costo dei trasporti, sia che si tratti di studenti pendolari che devono fare lunghe tratte, sia che si tratti di studenti fuori sede che risiedono in strutture lontane dalla sede del corso di studio. Attraverso il nostro lavoro in CNSU intendiamo proporre la creazione di misure che possano abbattere i costi verso la gratuità del servizio che gli studenti devono sostenere per raggiungere quotidianamente l’università e per spostarsi all’interno delle città in cui studiamo. Borsa servizi Per evitare che ci sia una differenza di possibilità, tra chi è beneficiario dei servizi del diritto allo studio (fino a 28.000 di ISEE) e chi non lo è (da 28.001 in poi), proponiamo di istituire una “Borsa servizi” nella fascia di ISEE tra 28.000 e 35.000. Tale contributo consisterebbe nell’agevolazione su alcuni servizi come la mensa e i trasporti, che possa fungere da sostegno a chi non può accedere alla borsa di studio ma non ha nemmeno un reddito così elevato. Assistenza sanitaria gli studenti che alloggiano in un luogo diverso da quello di residenza riscontrano grosse difficoltà ad ottenere un medico di base o una visita specialistica nella città in cui studiano. Per questo motivo chiediamo che siano promossi, anche tramite il CNSU, degli strumenti che rendano possibile l’iscrizione all’azienda sanitaria della città dove lo studente compie il proprio percorso di formazione.


Reddito di formazione Al fine di attuare gli obiettivi di rimozione delle disuguaglianze e di promozione del pieno sviluppo della persona umana, lo Stato, anche al fine di garantire l’autonomia sociale degli studenti, deve avviare un regime sperimentale attraverso il quale riconosce, ad integrazione dei servizi e dei benefÏci di cui alla presente legge, un reddito di formazione consistente in un’erogazione monetaria trimestrale.


UNIVERSITA’ SOSTENIBILE

I report scientifici dell’ultimo anno sul cambiamento climatico hanno evidenziato più che mai la necessità di un cambiamento profondo del sistema in cui viviamo, che è stato reclamato da milioni di giovani nelle piazze di tutto il mondo. Come studentesse e studenti riteniamo che l’Università debba avere un ruolo fondamentale in questo cambiamento: ciò che si insegna e ciò che si ricerca all’interno dei nostri atenei deve essere in grado di realizzare un mondo differente, sostenibile sia dal punto di vista ambientale che sociale, slegato da qualsiasi logica di profitto e sfruttamento.
 
 Per questo motivo rivendichiamo un profondo rifinanziamento della ricerca e una didattica orientata verso un un diverso modello produttivo, un’economia non più lineare ma circolare, lo sviluppo di fonti di energia rinnovabili e accessibili per tutte e tutti. Vogliamo anche che i luoghi della formazione diventino realmente ecosostenibili, con un impatto limitato sul territorio circostante e che possano arrivare ad influenzare positivamente le città in cui si trovano. Chiediamo che le nostre università si adoperino concretamente per ridurre il consumo di plastica, che le forniture dei servizi di ristorazione facciano uso di prodotti provenienti dal territorio di consumo, che la filiera di smaltimento dei rifiuti sia controllata e basta sul riciclo, e che l’energia utilizzata nelle varie strutture provenga da fonti rinnovabili. Chiediamo inoltre che vengano aumentati i finanziamenti al trasporto pubblico e sostenibile, e la creazione di un modello di convenzione tra atenei e aziende di trasporto pubblico locale, incluse le ferroviarie, per l’introduzione di tariffe agevolate ai trasporti studenteschi coerenti a livello nazionale, incentivando così l’utilizzo di mezzi di trasporto il meno inquinanti possibile. Tramite il CNSU vogliamo sollecitare l’apertura di un tavolo di discussione permanente tra MIUR e Ministero dell’Ambiente, in cui venga dato ascolto alla voce degli studenti, e che possa concretizzare tutte le misure che permetteranno alle università italiane di diventare realmente sostenibili.


CONTRIBUZIONE STUDENTESCA Come Organizzazione studentesca da anni crediamo sia necessario portare l’obiettivo della gratuità dell’istruzione, già presente in altri Paesi Europei Per arrivare a questo obiettivo crediamo che innanzitutto sia necessaria una regolamentazione nazionale dei sistemi di contribuzione degli atenei in modo da uniformarne i criteri e renderli maggiormente equi. Ecco i principi che proporremo di introdurre attraverso il CNSU: – No Tax Area per tutti coloro che hanno ISEE inferiore ai 28000 mila euro per garantire davvero a tutte e tutti la possibilità di iscriversi all’università e contrastare gli abbandoni; – Uniformare i sistemi contributivi ai principi di continuità e di progressività, in modo che a una differenza di reddito minima non determini un aumento improvviso della tassazione, e che chi ha maggiori disponibilità economiche contribuisca in proporzione maggiormente rispetto a chi è in condizioni di difficoltà; – Istituire un massimale unico per tutte le università italiane, per fermare la deriva che si sta creando tra università di serie A, con una tassazione che supera in alcuni casi i 3000 euro l’anno e una didattica fortemente attrattiva per gli studenti, e università di serie B, impossibilitate a mantenere alti standard di qualità e conseguentemente richiedere una tassazione elevata; – Abolire ogni differenziazione della tassazione basata sul “merito”, o sul corso di studi frequentato; la contribuzione studentesca è per l’appunto un “contributo” al funzionamento dell’università e non deve quindi essere utilizzata per premiare o punire gli studenti in base ai risultati che ottengono nel proprio percorso universitario; deve quindi essere abolita ogni penalizzazione per gli studenti fuoricorso. Tutti questi interventi non potranno ovviamente essere a carico degli atenei, è necessario quindi un aumento dei finanziamenti dello stato allo scopo di reintegrare le risorse perse a causa di questi interventi; le risorse necessarie per attuare questi interventi devono essere previste all’interno del Fondo di Finanziamento Ordinario alle università. Per approfondire, leggi la nostra proposta completa sulla contribuzione studentesca “Tu da me volevi solo soldi”: https://bit.ly/2TNlC2w .


ACCESSO ALL’INSEGNAMENTO. UN PERCORSO CHIARO E FORMATIVO PER RILANCIARE LA SCUOLA L’introduzione dei 24 CFU (D.M. 616-2017) rappresenta uno dei punti più delicati e controversi dell’attuale percorso per l’accesso all’insegnamento. 
 Nonostante l’impegno della nostra organizzazione infatti, che ha portato all’eliminazione del requisito del certificato di lingua e alla fissazione del tetto massimo di 500€ per l’erogazione del “pacchetto formativo”, nonchè alla gratuità per gli iscritti all’interno dell’ateneo; le criticità ad oggi presenti rimangono innumerevoli, dovute principalmente alla libera interpretazione degli atenei del Decreto Ministeriale. 
 Nonostante la presenza di note guida infatti, ogni ateneo nel corso del tempo, ha deciso di adattare il D.M. 616-2017 nei modi più disparati; le criticità principali ad oggi riscontrate sono e su cui vogliamo continuare a lavorare sono: 
 
 - la difficoltà nell’erogazione del semestre bonus e l’esclusione da questo degli studenti fuoricorso.
 
 - la possibile professionalizzazione dei corsi di laurea: l’inserimento dei 24 CFU all’interno del piano dell’offerta formativa della carriera studenti, soprattutto se non per scelta degli studenti e delle studentesse, oltre che a danneggiare l’offerta formativa, rischiando di far diventare i nostri corsi sempre più simili a magistrali abilitanti o corsi di laurea paralleli.
 Una soluzione potrebbe essere l’inserimento degli esami sovrannumerali all’interno dei corsi di studio; 
 
 - manca inoltre una pianificazione nazionale per l’erogazione del 24 CFU in tutti gli atenei; problema ad oggi ancora non posto in essere, data la mancanza del bando di concorso, ma che alla sua uscita potrà causare non pochi problemi a tutti quegli studenti che, avendo avuto la sfortuna di essersi trovati in un ateneo che arbitrariamente rinuncia all’erogazione dei 24CFU, devono rinunciare al concorso o conseguire il tutto su una telematica con gli elevatissimi costi che questi richiedono. Inoltre, per quanto riguarda il concorso, riteniamo sia quanto più urgente, considerata la condizione in cui versa la scuola e il numero dei posti vacanti, l’uscita del bando. Continueremo, inoltre, a richiedere modifiche che riguardino diverse questioni. In primis, la mobilità: ad oggi, infatti, è obbligatorio rimanere per cinque anni nello stesso istituto scolastico senza la possibilità di potersi spostare. Oltre a questo l’eliminazione della limitazione del concorso per una sola classe di concorso con cui poter concorrere: è inaccettabile non avere tale possibilità dopo i lunghi studi che si è costretti ad affrontare. Chiediamo la gratuità del TFA sostegno: lo Stato deve farsi carico della formazione dei futuri insegnanti. Infine, chiediamo che il percorso dell’accesso all’insegnamento possa essere realmente formativo per tutti coloro che saranno i futuri insegnanti.


CITTADINANZA STUDENTESCA Abitiamo città nelle quali non c’è spazio per noi, studenti e studentesse. I processi di trasformazione delle città continuano a modificare gli assetti urbanistici e sociali, portando ad un divario sempre più netto e ad un aumento evidente di diseguaglianze e ghettizzazioni, creando tra gli spazi urbani e suburbani, tra centro e periferie dei veri e propri rapporti di potere e dipendenza. Veniamo segregati in quartieri o zone definite universitarie e sfruttati per il profitto di alcuni privati, per poi essere esclusi dai processi decisionali delle città che abitiamo. Vogliamo partecipare ed incidere nelle scelte, per costruire città e quartieri a nostra misura. Siamo parte attiva e fondamentale delle città in cui abitiamo e vogliamo determinarne i processi e le discussioni in agenda politica. Vogliamo essere fino in fondo protagonisti di questi processi, per costruire un welfare e una modalità di gestione dei beni comuni dal basso, capace di rispettare l’autonomia e l’autodeterminazione dei soggetti. Per questo vogliamo: - Libero accesso alla cultura: gratuità per i soggetti in formazione per l’accesso ad attività e spazi culturali, quali musei, cinema, teatro, ecc. e definizione di una programmazione culturale condivisa; - Possibilità di votare per tutti gli studenti e tutte le studentesse nella città in cui studiano; - Investimenti per il trasporto pubblico e mobilità sostenibile: riduzione dei costi del Trasporto Pubblico Locale e del trasporto a lunga percorrenza verso la gratuità del servizio; miglioramento delle condizioni di spostamento per i pendolari e per i fuori sede; piste ciclabili e ciclofficine nelle Università; bikesharing gratuito per gli studenti; - Università sostenibili: distributori di acqua gratuita nelle Università; risistemazione del verde degli Atenei e miglioramento dello stato degli spazi esterni affinché siano vivibili per gli studenti; estensione della raccolta differenziata e riduzione degli sprechi di luce e di riscaldamento; - Biblioteche e spazi di cultura accessibili a tutti dove i saperi, teorici e pratici, possano e devono essere messi in circolo e condivisi, per un’emancipazione di tutte e tutti gli abitanti della città attraverso il ripensamento di modalità di gestione e organizzazione; - L’adozione diffusa della modalità di contratto a canone concordato; promozione di nuovi modelli di social housing per i soggetti in formazione, l’adozione di strumenti di orientamento per la ricerca di un alloggio;


TIROCINI Con l’inchiesta “Formazione Precaria”,che lo scorso autunno ha coinvolto migliaia di studenti e studentesse in tutta Italia, abbiamo portato alla luce la grave situazione in cui versano gli studenti in tirocinio curriculare, costretti spesso a formarsi senza garanzie di diritti minimi che dovrebbero tutelarli da comprovate violazioni e abusi. Dopo un lungo percorso che ha visto coinvolti migliaia di studenti e studentesse in tutta Italia abbiamo stilato uno Statuto delle Studentesse e degli Studenti in Tirocinio che contiene diritti e linee guida per riordinare la materia dei tirocini curriculari. Con lo Statuto dei diritti delle studentesse e degli studenti in tirocinio vogliamo garantire un reale monitoraggio con l’istituzione di una commissione tirocini, composta da un numero paritetico di docenti e studenti, che individui la coerenza delle convenzioni e l’applicazione di una carta etica e a recepire la relazione di autovalutazione, rimborsi spese per chi deve sostenere ingenti costi per affrontare il tirocinio, una copertura assicurativa reale, una reale coerenza rispetto al percorso di studi, la non sovrapposizione delle ore obbligatorie con altre attività didattiche, quali lezioni, laboratori e a ridosso delle date d’esame e lo svolgimento delle attività in giorni non festivi. Qui per leggere lo Statuto completo: https://bit.ly/2InOptb.


DIDATTICA E VALUTAZIONE Pensiamo che l’attività didattica, primo compito di ogni università, vada radicalmente ripensata e superata. Crediamo che le semplici lezioni frontali non siano bastevoli a garantirci le conoscenze minime per sviluppare una coscienza critica e prepararci al mondo del lavoro. Attraverso il nostro lavoro in CNSU chiederemo: - l’affiancamento di altre modalità didattiche non frontali, ma pratici e partecipativi - maggiori finanziamenti per l’edilizia universitaria, per non dover più seguire in piedi a causa del sovraffolamento delle aule, o in strutture fatiscenti. - un piano di assunzione ampio e programmatico, che garantisca più docenti e ricercatori all’interno dell’università e il conseguente miglioramento della didattica - l’approvazione, in tutti gli Atenei, della Carta dei diritti degli Studenti, approvata in CNSU nel 2011, ma mai diventata reale strumento di tutela per gli studenti - una didattica inclusiva a misure di DSA, BES e disabili, dove chiunque possa incidere sul proprio programma di studio, modalità di esame e di trasmissione del sapere Pensiamo, inoltre, che per garantire una didattica che sia realmente critica e al passo con i tempi, non si possa prescindere da un serio ripensamento dalle modalità di valutazione della didattica e della ricerca. Vi è la necessità di liberare la ricerca dagli attuali metodi di valutazione premio-punitivi, che definiscono i progetti di ricerca sulla base delle sole necessità di mercato immediate, senza pensare alle possibilità di lungo periodo. In quest’ottica è da ripensare totalmente il percorso per avere la possibilità di continuare la carriera lavorativa all’interno delle università, partendo dai percorsi di dottorato, sino ad arrivare al ruolo unico della docenza, eliminando la forte precarietà che oggi caratterizza questo percorso. La stessa didattica, non può essere valutata sulla base del numero di abbandoni o di fuoricorso. Criteri che non definiscono realmente la capacità di un’università di trasmettere conoscenza, ma che puniscono lo studente e le università, sulla base della velocità della carriera dello studente, demonizzando la figura del fuoricorso e non tenendo conto dei tempi di vita degli studenti. Per questi motivi, in CNSU, continueremo a batterci affinché i modelli di valutazione della didattica e della ricerca definiti da ANVUR si ri-definiscano in maniera radicale.


AREA MEDICA Troppo spesso il ragionamento sul percorso formativo degli studenti di medicina e sul post laurea in ambito medico è stato affrontato seguendo da un lato un approccio molto corporativo, che ha spesso portato a contrapposizioni tra studenti, aspiranti studenti di medicina, medici neolaureati e medici, dall’altro inseguendo la chimera della sostenibilità economica, come se la Sanità possa essere modulata a seconda delle disponibilità di bilancio del momento. Riteniamo che il ragionamento sulla formazione medica debba essere strettamente legato al dibattito sul modello di salute di cui necessitiamo per garantire a tutti il diritto alla salute tenendo conto delle trasformazioni sociali e demografiche in corso. Proprio a partire dalle gravi mancanze che stanno emergendo in molti settori medici è per noi improcrastinabile risolvere immediatamente l’assurda situazione in cui si trovano migliaia di aspiranti studenti di medicina, studenti e medici abilitati, costretti ad attraversare, sin da prima di avere accesso all’università, un percorso ad ostacoli, fatto di precarietà. Sono necessari degli interventi normativi che permettano agli studenti e alle studentesse di medicina di avere un percorso di studi realmente formativo e un post laurea coerente e senza imbuti. Per questo motivo abbiamo elaborato una serie di proposte necessarie per quanto riguarda la formazione medica e il post laurea. Tirocini di qualità I tirocini costituiscono parte integrante del percorso formativo di ogni aspirante medico, definendosi, almeno teoricamente, come quel momento in cui conoscenze teoriche e saper fare si incontrano. Proprio per l’importanza che il tirocinio ricopre per ogni studente di medicina, pensiamo vi sia la necessità di migliorare questi percorsi, per fare in modo che siano realmente formativi e non semplice adempimenti privi di ogni tipo di tutela per gli studenti e per chi contribuisce a questo percorso. Per questo chiediamo: Garantire tutele sanitarie e prevenzione a tutti gli studenti prima di cominciare le attività • professionalizzanti; Finanziare la formazione in modo da permettere la retribuzione dei tutor o, in generale, di chi • accompagna la formazione degli studenti durante le ore di tirocinio; Stabilire delle linee guida con obiettivi formativi pratici sui singoli reparti, anche • attraverso un libretto delle skills da acquisire che accompagni lo studente durante le attività professionalizzanti. Garantire a tutti gli studenti l’accesso a uno sportello di sostegno psicologico a loro • dedicato per combattere il fenomeno del burn out, sempre più in crescita nella popolazione studentesca universitaria, in particolare nei corsi di Medicina e Chirurgia. • Laurea abilitante Già da diversi anni, la laurea abilitante è al centro delle nostre proposte di riforma della formazione medica. Essa è centrale perché, in un percorso già lungo ed economicamente impegnativo come quello per diventare medico, abbattere i tempi che intercorrono tra percorso formativo e abilitazione è fondamentale. Purtroppo le riforme che hanno interessato questo tema negli ultimi hanno, hanno solamente creato una situazione caotica e che non risponde completamente alle necessità della formazione medica. Rispetto alla laurea abilitante, le rivendicazioni che porteremo avanti attraverso il CNSU sono:


- Ridefinire gli obiettivi e le modalità formativi del percorso abilitante in modo da superare il decreto Fedeli, in quanto estremamente caotico e poco funzionale, con l’ottica di istituire una laurea realmente abilitante che non entri in conflitto con il percorso didattico, in quanto estremamente caotico e poco funzionale; - Creazione di piano di studio nazionale maggiormente omogeneo per quanto riguarda la formazione di base, che contenga, oltre ai tirocini curricolari, anche l’attività abilitante distribuita nei sei anni di percorso; - Eliminazione della modalità Progress Test per il test scritto e ripensamento della prova teorica dell’abilitazione - Creazione di un tavolo di confronto nazionale tra le rappresentanze nelle facoltà di medicina, in modo da instaurare un lavoro comune, partecipato e condiviso. Didattica La trasmissione della conoscenza per un aspirante medico non può basarsi solo su modalità di didattica frontale, ma deve avvelersi, oltre ai percorsi di tirocinio di ulteriori momenti di approfondimento. Inoltre, gli attuali contenuti della didattica non garantiscono la conoscenza di alcune tematiche fondamentali per un medico, in quanto ancora legate ad un modello non laico ed eterodiretto. Per questo chiediamo, per quanto riguarda la didattica, le seguenti modifiche: - Valorizzare modalità di DNF (Didattica non formale), come analisi di casi clinici, esercitazioni nell’anamnesi, nella comunicazione del paziente e nell’interpretazione degli esami chimici e strumentali, per garantire una formazione che non verta soltanto sulla lezione frontale. - Superamento dell’obbligo di frequenza, ma con l’obiettivo di rendere la didattica partecipata tramite lezioni interattive; - Garantire nei piani di studio la formazione su temi soggetti al dibattito bioetico, come l’aborto, la fecondazione eterologa e il fine vita senza ingerenze confessionali. - Introdurre sempre di più nei singoli corsi un’analisi dell’impatto che hanno i cambiamenti climatici, le loro cause e conseguenze sulla salute della popolazione, rendendo la questione ecologica anche un tema di sanità pubblica. Per un percorso formativo economicamente sostenibile Abbiamo già definito il sistema di diritto allo studio di cui abbiamo per fare in modo che l’università sia un luogo accessibile a tutti e non solo a chi ha le possibilità economiche. Tuttavia crediamo che, per l’impostazione dei corsi di laurea in ambito medico, vi sia la necessità di ampliare alcuni di questi servizi, per evitare che spese aggiuntive gravino sulle spalle degli studenti. Per questo chiediamo: - Diritto di accesso e agevolazioni rispetto e alle mense negli ospedali universitari; - Diritto al trasporto agevolato nelle sedi ospedaliere; - Diritto ad un fondo per il materiale didattico, in particolare per i corsi di Odontoiatria . Borse di specializzazione Dopo sei lunghi anni di Corso di Laurea e gli attuali ostacoli causati dal caos del percorso di abilitazione, ci troviamo di fronte al grande scoglio del Concorso di Specializzazione. Nonostante ormai sia chiaro che, se non si aumenta il numero di borse di specializzazione, dato il blocco del turnover, il Servizio


Sanitario Nazionale soffrirà di una sempre maggiore carenza di organico, diventando sempre più lento e di minor qualità, con forti ripercussioni sulla salute di tutti, le borse continuano ad essere meno della metà di quanti provano il concorso. Attualmente, la maggioranza degli studenti laureati e abilitati rimangono esclusi dai percorsi di specializzazione, gli unici che consentono realmente di poter completare il percorso formativo e poter esercitare la professione medica. Negli ultimi mesi, attraverso le mobilitazioni fuori e dentro le università e il nostro lavoro all’interno del CNSU, abbiamo chiesto il sostanziale aumento delle borse di specializzazione. Continueremo a farlo anche nei prossimi mesi, per superare l’ulteriore imbuto creato dalla mancanza di sufficienti borse di specializzazione che garantiscano a tutte e tutti gli studenti laureati di poter continuare a formarsi e diventare medici!


QUESTIONI DI GENERE E LGBT+ Ad oggi, l’Università è spesso un luogo non inclusivo per tutte le soggettività e le differenze. Troppo spesso, infatti, le studentesse, le soggettività LGBTQI+, le persone trans, non vedono nei meccanismi e nei servizi forniti all’interno dell’Università degli strumenti capaci di far vivere liberamente il proprio percorso all’interno dei luoghi della formazione. L’Università, come luogo della conoscenza, della ricerca e dello scambio, deve essere un luogo aperto, inclusivo, privo di barriere e forme di esclusione. Per questo chiediamo: - Doppio libretto: il doppio libretto (o carriera alias) è uno strumento ideato per garantire il libero accesso all’istruzione universitaria alle persone trans. Queste ultime, infatti, sono spesso costrette a rinunciare agli studi accademici perché incontrano delle barriere dal momento che, spesso, il loro aspetto fisico non coincide col nome anagrafico. Il doppio libretto consente, dunque, un doppio riconoscimento: uno rispetto ai dati anagrafici, l’altro rispetto all’identità di genere, superando quelle discriminazioni che colpiscono ogni anno molti studenti e molte studentesse trans. - Consultori e CAV: da anni, ormai, chiediamo che tutte le università si dotino di consultori e Centri Antiviolenza. I primi sono luoghi che offrono servizi essenziali alle donne, come visite ginecologiche, psicologiche e mediche di vario tipo. I secondi sono stati creati e destinati alle donne e soggettività LGBTQIA+ vittime di violenza. Le università non sono esenti da questo tipo di violenza: ogni anno migliaia di studentesse sono vittime di violenza fisica e psicologica (è quest’ultima la forma che la violenza assume più spesso nei luoghi della formazione). Non sempre, però, si ha il coraggio di denunciare pubblicamente: i CAV servono, quindi, anche come luoghi sicuri in cui ricevere assistenza medico-legale. - Asili nido di ateneo: tutte le università dovrebbero dotarsi di un asilo nido gratuito, destinato al personale tecnico-amministrativo, al corpo docenti e al corpo studentesco, per aiutare i genitori che hanno difficoltà a lavorare o studiare mentre devono badare ai/alle figl*. - Esenzione dalle tasse per studenti con figl* a carico: vogliamo che le università garantiscano il libero accesso agli studenti e alle studentesse con figl* a carico, esentandol* dal pagamento delle rette. È un ulteriore strumento di tutela del diritto allo studio di questi soggetti. - Assorbenti e contraccettivi gratuiti: siamo in lotta contro la tassazione di assorbenti e contraccettivi come beni di lusso, quando, in realtà, si tratta di beni essenziali per la salute. Chiediamo alle università di installare distributori di assorbenti e contraccettivi gratuiti negli atenei, per andare incontro alle necessità di migliaia di studenti e studentesse che spesso non possono permettersi costi elevati per dei beni che dovrebbero essere garantiti.


UNIVERSITÀ COME LUOGO CHE ACCOGLIE Crediamo che la formazione possa e debba essere uno degli strumenti d’accoglienza e integrazione degna, per questo richiedenti asilo e soggetti migranti devono poter accedere all’Università senza alcuna restrizione. Vogliamo che l’Università metta a disposizione strumenti di assistenza reali, inclusivi e solidali per queste persone, la cui esistenza è messa a repentaglio dagli attacchi perpetrati dalle leggi razziste che si stanno succedendo nel nostro Paese. Ad oggi al compimento dei 18 anni i minori richiedenti asilo, nell’attesa del riconoscimento successivo, sono esclusi dalla formazione e lasciati in un limbo. - Chiediamo che l’Università si esprima contraria alle leggi che escludono dalla formazione persone migranti in attesa del riconoscimento di uno status che gli/le permetta la permanenza regolare in Italia dal momento che la burocratizzazione e l’irrigidimento dei requisiti producono lunghi periodi di incertezza per le persone migranti e che sempre più Università seguano l’esempio di Palermo, dotandosi di regolamenti interni che permettano a chi è in attesa del riconoscimento dello status di rifugiato di iscriversi all’Università. - Vogliamo che il Ministero si impegni a proporre la modifica dell’assurda normativa nazionale che impone agli/alle studenti con permesso di soggiorno per studi di non poter lavorare più di 20 ore alla settimana, perché si ritiene che il permesso per studi possa diventare un pretesto per riuscire a raggiungere l’europa per motivi economici: come per qualsiasi studente con cittadinanza UE, mantenere i propri studi non è scontato e un’imposizione del genere, senza una borsa di studi garantita a tutti/e, non permette il libero accesso agli studi. - Vogliamo che vengano messi in pratica strumenti di assistenza reali per studenti richiedenti asilo e soggetti migranti: potenziamento della sportellistica, accessibilità alle informazioni e supporto linguistico. - Riteniamo necessaria la creazione in tutte le Università di uno sportello ad hoc
 con personale formato in maniera specifica sulle procedure burocratiche e amministrative di rilascio del visto o del permesso di soggiorno. Riteniamo necessario, inoltre, che l’Università assuma figure specificatamente formate che seguano personalmente ogni richiedente i documenti per tutto l’iter burocratico come interpreti e traduttori nella compilazione dei moduli e agli sportelli. Per una didattica inclusiva, saperi non eurocentrici e aumento erasmus in e out con paesi Extra-Ue. Ad oggi, è proprio il mondo dell’istruzione a contribuire a formare una mentalità colonialista, insegnando la storia come se fosse un romanzo di cui l’uomo bianco è il protagonista e presentando le altre culture e società come bizzarrie esotiche. Per questo è fondamentale non solo aprire nuovi corsi che diano spazio e voce ad altre storie e altre culture, ma anche un cambio delle modalità di insegnamento, che permettano di andare oltre il punto di vita eurocentrico, ma si aprano a nuovi spazi di confronto. Per questi motivi: - Riteniamo anche che il percorso Erasmus da e per paesi extra UE vada potenziato, sia per l’importanza di confrontarsi con culture diverse, sia per ampliare le potenzialità degli scambi internazionali. - Vorremmo che le Università venissero incoraggiate a stringere nuove convenzioni con paesi extra UE che facilitino il movimento degli studenti e dei professori e che siano in grado di arricchire le esperienze e le conoscenze degli studenti ed a interrompere quelle strette con alcuni paesi che portano avanti guerre ingiuste.


- Infine, maggiore reclutamento tra docenti e ricercatori provenienti da paesi che attaccano la libertà di ricerca e insegnamento, termine delle convenzioni con paesi che invece portano avanti guerre e politiche razziste ingiuste. - Per questo chiediamo che nei suoi piani di reclutamento, l’Università riservi particolare attenzione a personale ricercatore e docente proveniente da paesi che limitano la libertà di ricerca e di insegnamento, in particolare nella quota di visiting professors.


EDILIZIA UNIVERSITARIA Negli ultimi anni abbiamo visto sempre più i problemi dei nostri poli universitari aumentare in maniera persistente. Nella nostra idea di università, che crediamo debba essere completamente pubblica e finanziata dallo Stato, crediamo sia necessario anche un sostegno diretto esclusivo rispetto all’edilizia universitaria. Avere un numero adeguato di aule studio per permettere a chiunque voglia di poter studiare senza stratagemmi particolari per mantenersi il posto, avere un ambiente salubre ed accogliente in cui poter vivere i momenti didattici e poter disporre di luoghi per la socializzazione tra studenti e non, sono condizioni minime di cui un’Università dovrebbe dotarsi per migliorare la vita di ogni studente. Al momento attuale la manutenzione e la costruzione dei nostri poli sono nel migliore dei casi a carico del Fondo di Finanziamento ordinario ma sono iniziati ad apparire casi in cui, come nel caso dell’Università di Torino con Burger King, sono direttamente finanziati da privati. I poli universitari non devono essere vissuti solo per le lezioni e lo studio ma devono essere sempre attraversabili e vissuti, anche nelle ore serali e notturne al fine di fungere da spazi di aggregazione. Noi crediamo sia necessario: - Un piano di investimenti straordinario da 1 miliardo all’anno per farla finita con l’epoca delle emergenze per quanto riguarda manutenzione e nuovi poli - Un fondo da 500 milioni per finanziare i progetti che i vari atenei sottoporranno al ministero, come era previsto fino a dieci anni fa. - Un piano di riutilizzo delle proprietà pubbliche non più usate che preveda la cessione gratuita agli atenei


PERCORSO DI DOTTORATO Nei dieci anni compresi tra il 2007 e il 2017 l’Università italiana ha visto calare del 41,6% i posti di dottorato. Un dato che va a braccetto con quelli sul numero di dottorandi e ricercatori per 1000 abitanti, che sono fra i più bassi d’Europa. Dalla riforma Gelmini in poi è calato drasticamente anche il numero di docenti universitari, a causa del blocco del turn-over che ha impedito a tanti dottorandi e ricercatori di diventare docenti e che ha escluso molti precari dall’accademia. Tutto ciò ha avuto conseguenze anche sulla didattica, aumentando l’introduzione dei numeri chiusi nei corsi di laurea. I posti di dottorato sono perlopiù concentrati al Nord, a conferma delle diseguaglianze che caratterizzano il nostro sistema universitario. Continuano ad esistere i dottorati senza borsa, e quelli a cui è chiesto di pagare le tasse universitarie, nonostante la Legge di stabilità 2017 abolisca le tasse per questi studenti. In questo quadro di definanziamento e precarietà è nato il percorso mobilitativo dei Ricercatori determinati, che punta a coinvolgere i precari dell’università, gli studenti e le organizzazioni che li rappresentano per chiedere e ottenere il rifinanziamento dell’università pubblica e la fine del precariato, attraverso una politica di reclutamento che permetta di tornare al numero di docenti precedente alla riforma Gelmini e una riforma del pre-ruolo. Per questo motivo continueremo a lottare al fianco dell’ADI per ottenere: - l’abolizione del dottorato senza borsa - la valorizzazione del dottorato nelle amministrazioni pubbliche e nel lavoro privato; - l’abolizione della contribuzione universitarie per i dottorandi; - il rifinanziamento dell’università pubblica e un piano di stabilizzazioni e di reclutamento pluriennale per combattere il precariato e tornare al numero di docenti pre-riforma Gelmini; - una riforma del pre-ruolo.


NUMERO CHIUSO I tagli lineari al sistema universitario ha avuto come effetto una drastica riduzione dell’offerta formativa di molti atenei, che si sono trovati a ridurre la varietà degli insegnamenti che si tenevano nei suoi corsi e a porre una serie di barriere all’accesso dei corsi. Ormai oltre ai numeri chiusi stabiliti a livello nazionale, più del 60 % dei corsi ha stabilito un numero programmato locale. Siamo convinti che il numero chiuso o programmato sia ormai insostenibile sia dal punto di vista teorico che pragmatico nelle nostre università. Infatti esso da un lato limita il libero accesso e la libera scelta dei futuri studenti al corso di laurea desiderato ledendo di fatto il diritto allo studio, dall’altro esso non è funzionale allo sviluppo di un Paese che già ha una media di laureati eccessivamente inferiore alla media OCSE (27% tra i 25 e i 34 anni contro il 44% della media OCSE). Crediamo inoltre che nessun test d’accesso sia in grado di selezionare chi sarà più adatto ad un determinato percorso di studi e che l’accesso ad un corso di studi debba essere svincolato dalle opportunità lavorative che esso fornisce in quanto la futura occupazione non è l’unico obiettivo dell’accesso alla formazione superiore. Per questi motivi proponiamo un ragionamento serio sul superamento del numero chiuso, partendo in primis da maggiori finanziamenti con cui migliorare la didattica, l’edilizia- aule e laboratori- e reclutare nuovi docenti. A questo link un nostro approfondimento sul numero chiuso del corso di laurea di Medicina e Chirurgia: https://bit.ly/2GpYtQm.


ANTIFASCISMO La cultura è per definizione curiosità, apertura, voglia di incontrarsi e conoscersi, volontà di sfidare le frontiere del presente e di sovvertire i canoni esistenti. I luoghi della formazione non possono che essere costituiti intorno a questi valori e quindi il fascismo non è ammissibile negli spazi universitari. Le organizzazioni neofasciste cercano da tempo di guadagnare spazio in università, in alcuni casi con i loro temi identitari, in altri casi più subdolamente attraverso sigle e temi apparentemente non schierati. Questo è inaccettabile e chiediamo: - Che a singoli e sigle che appartengono alla galassia dell’estrema destra siano interdetti alla partecipazione della vita collettiva universitaria - Che siano sciolte le associazioni studentesche neofasciste e che gli sia impedito di partecipare alla rappresentanza e che non gli siano concessi spazi di dibattito in università. - La formazione di apposite commissioni paritetiche in università che possano valutare la natura antifascista delle realtà studentesche, guardando non all’estetica e alla simbologia ma ai valori fondanti e alle biografie politiche delle figure che vi partecipano.


DISABILITA’ •

- Richiediamo la piena applicazione delle leggi 104 del 5 Febbraio 1992 e del Decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1996, n. 503, in materia di Infrastutture, didattica, trasporti e diritto allo studio per gli studenti e le studentesse diversamente abili. - Riteniamo inalienabile il diritto a postazioni multimediali, posti riservati, tutor personali e materiale didattico adatto a sopperire alle esigenze causate da ogni tipo di disabilità. - Chiediamo che le università si rendano protagoniste dell’abbattimento di ogni tipo di barriera architettonica dialogando con gli enti addetti al trasporto pubblico e programmando piani di adeguamento delle infrastrutture, risolvendo i problemi inerenti i trasporti verso l’università e i percorsi da seguire per muoversi nelle strutture universitarie. - Riteniamo fondamentale garantire l’ottimizzazione dei servizi offerti tramite la partecipazione attiva degli studenti e delle studentesse nei processi che li vedono coinvolti.


IL RUOLO DELL’UNIVERSITA’ NEL TERRITORIO Le università italiane, sempre più spesso, sono templi del sapere esclusivi e ben lontani dall’idea di un contenitore culturale per tutti e di tutti. Le università si trovano molto spesso avulse dal contesto territoriale in cui sono inserita, e, perciò, anche da coloro che la vivono in prima persona, o che potrebbero viverla potenzialmente. Gli atenei italiani non costruiscono ponti con il futuro, sono ciechi davanti alle possibilità, seppur poche e rarefatte, che il territorio può offrire a noi studenti. Il sistema universitario si rende ancora più chiuso e non sprigiona la propria caratteristica di trampolino di lancio sempre stimolante e nuovo verso il mondo del lavoro e della ricerca. È la “Terza missione” sociale e culturale il nodo in cui si sostanzia il rapporto tra università e territorio. Gli atenei devono dialogare con la società, innescando un processo di coscientizzazione che evada dai luoghi della formazione, promuovendo l’emancipazione fuori e dentro l’università. Vogliamo porre il mondo accademico come strumento al bisogno di noi studenti. Forme di didattica alternativa e di non-formal education sono alcuni dei modi che ci possono permettere di superare l’iperspecializzazione dando spazio alla diversità. Ogni ateneo può e deve valorizzare i suoi punti di forza creando contatti e connessioni con ciò che lo circonda, a partire dai piccoli circoli di quartiere fino alle grandi aziende a livello mondiale pur rispettando criteri ecologici e di sostenibilità. La centralità dei saperi permette la coscientizzazione dell’individuo, la sua emancipazione, la mobilità sociale ossia la costruzione di un diverso modello di sviluppo trasversale. Per costruire eguaglianza sociale e di genere, è necessario che i saperi tornino ad essere centrali e svincolati dalle logiche di mercato. La cultura non è un mero servizio a cui accedere ma un diritto sociale. In prospettiva di un rafforzamento del rapporto tra università e territorio risulta fondamentale che ogni studente si riconnetta al tessuto cittadino che lo circonda. Crediamo sia necessario che gli studenti e le studentesse siano considerati cittadini attivi per costruire uno spirito critico nei confronti del territorio, mezzi che permettano una connessione che esalti gli aspetti socio-culturali e faccia emergere le potenzialità delle realtà socio-economiche del contesto territoriale.


DEMOCRAZIA, GOVERNANCE, RAPPRESENTANZA Incentivare la partecipazione della comunità studentesca alla vita dei nostri atenei. Già attraverso l’utilizzo di una consultazione nazionale studentesca questo autunno migliaia di studenti in tutta Italia hanno preso parola rispetto al funzionamento del diritto allo studio nel nostro Paese. Le studentesse e gli studenti sono parte integrante della comunità accademica, motore delle nostre università e per questo crediamo che non debbano essere esclusi dai processi decisionali, troppo spesso calati dall’alto. Per incentivare sempre di più l’acquisizione da parte della componente studentesca di un ruolo di rilievo nella componente accademica vogliamo incentivare la partecipazione attraverso referendum studenteschi nazionali che, nelle nostre richieste, devono poter essere indetti da parte del CNSU. In un’ottica di sempre maggior partecipazioni deve essere garantito il diritto di assemblea di corso di laurea, dipartimento, scuola e ateneo con sospensione della didattica, per poter discutere di problematiche relative al proprio corso o alla propria sede universitaria, confrontarsi sulle trasformazioni del mondo dell’Università, confrontarsi con le rappresentanze studentesche. La rappresentanza studentesca deve avere maggior potere e soprattutto accesso a tutti i livelli di decisione dell’ateneo; non devono esistere organi che riguardano la didattica o la gestione delle strutture in cui non è presente una componente elettiva degli studenti, e ai rappresentanti degli studenti deve essere dato potere di incidere nelle decisioni dell’ateneo- come il bilancio- e adeguato tempo per confrontarsi con la propria base di riferimento. Laddove presente il consiglio studenti, o eventuali organi facenti funzione, devono avere maggiori poteri, come l’obbligatorietà di parere sulle decisioni più importanti riguardanti gli studenti e la possibilità di presentare interrogazioni al Rettore e alle altre cariche accademiche.


CONTRO LA CORRUZIONE E CONTRO TUTTE LE MAFIE Ad oggi, tutto il territorio italiano, in modalità e forme differenti, è attraversato e oppresso dal fenomeno mafioso. La lotta alle mafie, partendo dalle basi su cui esse si sviluppano, non può essere delegata esclusivamente ai processi giudiziari, ma deve basarsi sull’impegno della cittadinanza tutta. Sappiamo infatti che la sub-cultura mafiosa pervade i territori, opprime la cittadinanza e si basa su meccanismi a cui tutte e tutti fanno fatica a sottrarsi. Crediamo che nella lotta alle mafie, il ruolo degli studenti e delle studentesse sia centrale così come quello dell’Università e della conoscenza. Questi infatti sono mezzi imprescindibili per combattere le modalità con cui le mafie si alimentano, per contrastarne ogni aspetto e sfaccettatura e creare cultura e contro-informazione sul fenomeno mafioso. Per questo il CNSU deve essere promotore di una diffusione di saperi critica e pratica. In che modo? - Proponendo al MIUR l’introduzione, in tutti gli Atenei italiani, di insegnamenti che formino studenti e studentesse sul tema, in modo che questi ultimi siano poi in grado di diffondere informazione nei nostri territori. - Creando, una commissione per il controllo degli appalti e della trasparenza dei bandi MIUR e delle singole università affinché si possano evitare infiltrazioni mafiose all’interno delle università


ERASMUS E INTERNAZIONALIZZAZIONE 
 Riteniamo che un’esperienza all’estero costituisca momento importante per noi studenti e studentesse, non solo per l’aspetto formativo della vita dello studenti ma anche per la nostra crescita personale e relazionale. Per questo crediamo che l’Erasmus debba essere una possibilità effettivamente garantita a tutti. In particolare, attraverso il nostro lavoro in CNSU chiederemo: - Che la borsa di studio venga erogata interamente alla partenza, dati i tempi lunghi di erogazione attuale che portano la borsa a diventare un rimborso spese, rendendo poi di fatto inaccessibile l’erasmus a chi non ha le possibilità economiche per anticipare l’importo. 
 L’erasmus, in quanto esperienza di fondamentale importanza e di grande valore formativo, non deve essere possibile solo per chi ha un reddito che permette il soggiorno all’estero, ma a tutte e tutti. - Che i contributi erogati siano proporzionali al costo medio della vita dei Paesi ospitanti. E’ infatti palese come se una determinata somma basti a garantire vitto e alloggio in alcune nazioni o in alcune città, non può essere la stessa somma erogata per le capitali/paesi con un costo di vita più alto.
 I contributi devono quindi essere proporzionali e non fissi, per garantire una borsa che riesca a coprire le spese dello studente o della studentessa in erasmus, senza trasformarlo in un’esperienza per chi se la può permettere. - Riteniamo necessario un sostanziale incremento delle borse Erasmus e quindi un più ampio e diversificato ventaglio di scelte partendo dagli accordi che le Università stipulano con le tantissime università straniere, per abbattere quella competizione fra studenti che nasce dal ridotto numero di borse erogate. Sono necessari nuovi accordi e nuove interlocuzioni, per permettere a tutte e tutti un’esperienza all’estero. - Che venga ampliato il raggio d’azione dei programmi d’internazionalizzazione, provando a portare gli studenti in altri continenti, per interfacciarsi con culture completamente diverse dalla nostra e farsi portatori e interpreti di un messaggio ben chiaro: le frontiere sono barriere immaginarie che si abbattono con i saperi e la conoscenza. - Altro obiettivo fondamentale è che tutte le università garantiscano a tutti gli studenti corsi gratuiti delle lingue dei paesi di destinazione, in modo da garantire le competenze linguistiche richieste da alcune università straniere, senza che queste diventino motivo di esclusione dal bando.


FINANZIAMENTI A partire dalla Riforma Gelmini, all’Università sono state sottratte gran parte delle sue risorse materiali ed umane, lasciando gli atenei in una condizione di perenne difficoltà e carenza di mezzi per garantire sia il loro funzionamento sia il loro ruolo all’interno della società. Dal 2008, anno in cui il nostro sistema universitario ha subito più di un miliardo di tagli, all’ a.a. 2016/2017, infatti, la tassazione negli atenei è aumentata del 41%, mentre crollava il numero degli studenti iscritti. A ciò è seguita, nel 2012, la liberalizzazione delle tasse universitarie, mentre continuavano a diminuire complessivamente i finanziamenti all’istruzione. Per dare l’idea della situazione in cui oggi versano i nostri atenei, basta vedere come in dieci anni, gli immatricolati sono scesi del 4,7%, i ricercatori del 19,5% ricercatori, i docenti del 19,9%. Ad oggi la spesa pubblica complessiva per l’istruzione in Italia rimane tra le più basse nella classifica OCSE, così come per ciò che riguarda il numero dei laureati nel nostro Paese. Per questi motivi, l’incremento dei finanziamenti rappresenta una priorità imprescindibile per il rilancio del sistema universitario. Senza un radicale rifinanziamento non è in alcun modo immaginabile la realizzazione di un modello di università radicalmente alternativo, che rimetta al centro i reali bisogni di tutte le componenti (docenti, studenti e personale tecnico-amministrativo) e ponga fine alla selezione sfrenata e alla sottomissione del pubblico al privato. Pensiamo che: - All’incremento dei fondi deve anche corrispondere un cambiamento del modello di riparto. Il Fondo di Finanziamento Ordinario, che rappresenta la principale entrata pubblica delle università statali, deve essere radicalmente ripensato. - Debba essere eliminato ogni meccanismo premio-punitivo, non solo attraverso il totale superamento della quota premiale ma anche attraverso la depurazione dalla quota base di ogni riferimento ad un presunto merito. Nella quota base il costo standard deve diventare un vero indice di bisogno, che stabilisce e garantisce il finanziamento del fabbisogno degli Atenei in tutti i suoi aspetti, e non un parametro che, di fatto, contribuisce ad ampliare la discriminazione tra le Università. Tutto ciò debba essere affiancato ad un ritorno ad un reale disegno programmatico nazionale che individui finanziamenti per interventi mirati, in particolare per un’azione perequativa che permetta la riprese dell’università tutta, tenendo conto delle gravi differenze che oggi sussistono tra Nord e Sud Italia.


SPORTELLI PSICOLOGICI Le Università, sono chiaramente inserite all’interno del contesto politico, economico, sociale e culturale in cui viviamo: di conseguenza, ne rispecchiano le principali caratteristiche sotto ogni punto di vista, anche in termini psicologici. Siamo la generazione che hanno voluto educare sin da subito alla precarietà. La prima generazione che vivrà in condizioni che ad oggi si prospettano peggiori di quella precedente. Siamo le studentesse e gli studenti a cui viene ripetuto come un mantra che l’università è un luogo in cui macinare esami in fretta e furia, senza guardarsi intorno, perché finire prima vuol dire avere più probabilità di non soccombere sotto il peso di un mercato del lavoro che già di per sé ha ben poco da offrire. Ad oggi sempre più studi evidenziano come il disagio giovanile dilaghi nella nostra generazione. I disturbi depressivi e l’ansia patologica sono in netto aumento in questo momento storico, specie tra gli studenti. Il clima di estrema competizione che caratterizza ormai ogni aspetto della nostra quotidianità ha conseguenze drammatiche sulla nostra salute. Negli ultimi anni, purtroppo, gli episodi di suicidio da parte di studenti universitari per via della tensione causata dal proprio percorso accademico non sono stati rari. Per questi motivi appare essenziale dotarsi di strumenti di tutela tesi alla creazione di luoghi sani in cui poter studiare e potersi formare non solo dal punto di vista professionale ma anche umano e relazionale. La formazione di una società migliore non può prescindere dalla cura della sfera psicologica di ciascuno. Per questo riteniamo che sia fondamentale l’istituzione di sportelli psicologici all’interno dei luoghi della formazione, gratuiti ed accessibili a tutte e tutti, in cui gli studenti possano vedere tutelata la propria salute psicofisica ed in cui possano tutelarsi da episodi di violenza o discriminazione di qualsiasi tipo.


STUDENTI LAVORATORI Lo studente lavoratore è una categoria che necessita di una particolare attenzione da parte dei nostri atenei, nonchÊ di una disciplina speciale, a causa della situazione in cui versano questi studenti. A questo proposito riteniamo necessario intervenire mediante misure reali e puntuali, che abbiano come obiettivo quello di agevolare gli studenti lavoratori durante la propria carriera universitaria, evitandone rallentamenti. Per questo chiediamo: - Appelli straordinari per gli studenti lavoratori - La possibilità che questi appelli siano accessibili al piÚ ampio numero di categorie lavorative - La creazione di una commissione, composta anche da rappresentanti degli studenti e da personale addetto, con la funzione di valutare caso per caso, la situazione lavorativa, per ammetterlo caso per caso, qualora la posizione lavorativa non sia compresa nelle categorie tipizzate nel regolamento. - Un sistema di tassazione e di diritto allo studio, che non costringa gli studenti a dover lavorare per potersi pagare gli studI


GIURISTI Il corso di studi in giurisprudenza vive di una serie di peculiarità che rendono singolare il percorso formativo e l’accesso alle professioni difficile. Pensiamo si necessario intervenire sulla didattica e sul post laurea, per non creare dei corsi eccessivamente professionalizzanti come la laurea magistrale classe LM SC-GIUR (DM 77/2017) cd “Diritto dell’innovazione per l’impresa e le istituzioni.” Per questo chiediamo: - Che tra i nostri esami ci siano corsi sulle tematiche più di attualità: da mafia e antimafia, alle prospettive femministe nel diritto, che tengano conto delle dottrine critiche che accompagnano ogni ambito e delle nuove prospettive come il diritto ambientale e delle nuove tecnologie. - Vogliamo scardinare l’approccio didattico frontale, che obbliga gli studenti ad approcciarsi al diritto solo tramite i manuali, consideriamo necessarie per completare la formazione giuridica anche delle modalità di esercizio pratiche come le legal clinic, che vanno implementate su tutto il territorio nazionale. - Immaginiamo la figura del giurista anche fuori dalla classiche professioni legali ( avvocato, notaio, magistrato), per questo rivendichiamo la riforma del piano di studi, per garantire un piano di studio ampio e vario, a misura delle propensioni del singolo studente, che lasci la possibilità di variare rispetto alle nuove questioni del diritto, e anche oltre gli insegnamenti strettamente giuridici. - Rispetto all’accesso all’avvocatura, dopo aver ottenuto nello scorso triennio l’approvazione dell’anticipo della pratica forense, chiediamo che venga stipulata in ogni ateneo una Convenzione tra Dipartimento di Scienze Giuridiche e Ordine degli Avvocati locale, per garantire a tutti gli studenti di poterne usufruire. - Per evitare discriminazione di natura economica, chiediamo la piena gratuità dei corsi post laurea professionalizzanti per l’accesso all’avvocatura e l’approvazione di uno Statuto di tutela del tirocinante che garantisca un rimborso spese per il lavoro svolto.


TIROCINIO DI ABILITAZIONE ALLA PROFESSIONE DI PSICOLOGO Il tirocinio post-laurea in psicologia, necessario per abilitarsi, vede numerosi problemi legati in primis al riconoscimento della figura del tirocinante. Il problema centrale riguarda il fatto che durante l’anno del tirocinio, i tirocinanti non vengono riconosciuti nè come studenti, nè come lavoratori, non avendo l’accesso ai servizi al dsu, nè un rimborso spese per il lavoro che viene svolto durante il tirocinio che risulta essere vero e proprio lavoro di cura. Lavoro che non solo non riceve compenso ma che può mettere in pericolo il tirocinante stesso e i pazienti nel momento in cui non si abbiano le competenze di gestire alcune situazioni. Chiediamo quindi: - La possibilità di accedere ai servizi del diritto allo studio universitario, riconoscendo, anche in questo modo, il ruolo formativo del tirocinio post-laurea, richiedendo dunque l’accesso alle borse di studio, alle residenze, alle mense, alle biblioteche ecc - Rimborso spese che sia una vera e propria borsa di studio per il tirocinante di psicologia, simile alla borsa di specializzazione in medicina - Sicurezza e tutoraggio nei tirocini - La necessità che il tirocinio, che ad oggi risulta essere uno dei momenti centrali della formazione dello psicologo, sia realmente formativo.


VALORIZZAZIONE DEL TITOLO DI STUDIO NELL’AMBITO DEI BENI CULTURALI In questi anni abbiamo assistito alla continua marginalizzazione della cultura, che ha conseguenze negative sempre più profonde anche sugli Istituti di formazione e di ricerca. A causa della mancanza di un investimento strutturale, infatti, sempre più corsi chiudono, o si trasformano per poter sopravvivere, cercando di rispondere a supposte esigenze di mercato. I continui tagli sia al settore culturale sia all’Università hanno portato ad uno svilimento della ricerca nel settore, ricerca che finisce per sostenersi con il lavoro sottopagato e precario di tanti costretti ad anni di gavette, tirocini e assegni occasionali. Tutto ciò, oltre ad abbassare la qualità della ricerca, finisce per rendere le professioni dei beni culturali sempre più selettive dal punto di vista censitario. L’ampio settore dei beni culturali subisce da anni un’incertezza sul piano formativo e su quello dell’accesso alla professione. L’istituzione dei corsi di Beni Culturali, sempre più spesso anche a livello di corsi di laurea magistrale, sta determinando un appiattimento della formazione universitaria: si sta perdendo progressivamente il potenziale di specializzazione garantito dalla pluralità di corsi in Archeologia e Storia dell’Arte, Biblioteconomia e Archivistica. Questa situazione si riflette nel post laurea, prima con scuole di specializzazione con costi altissimi, poi con un piano legislativo ancora gravemente fragile nel riconoscimento dei professionisti del settore. Nonostante nel luglio del 2014 sia stata approvata la legge 110/2014 che per la prima volta ha inserito nella legislazione italiana il riconoscimento delle professioni operative dei beni culturali, rimangono ad oggi persistenti diversi problemi, a partire dal fatto che non si sia ancora provveduto all’approvazione dei decreti attuativi, in particolare alla definizione dei requisiti per gli elenchi dei professionisti. Le riforme e i provvedimenti succedutisi confermano la stessa direzione di sempre, svalutazione e precarizzazione del settore. Anni fa abbiamo avviato la campagna “Mi Riconosci? Sono un professionista dei beni culturali”, assieme a specializzandi, tirocinanti e giovani precari del settore, che è cresciuta sempre più in termini di consenso e di partecipazione. Avanzeremo le nostre richieste anche all’interno del CNSU, alla luce delle competenze in materia del Ministero dell’Istruzione: - Rilancio del settore con maggiori investimenti, soprattutto per quanto riguarda la scelta del personale che vi opera, e la qualità del lavoro; - Requisiti vincolanti: Laurea Magistrale (o titolo equiparato) per essere professionista, Laurea Triennale con determinati CFU per essere collaboratore professionista; - Riduzione dei costi e fasciazione sulla base del reddito per tutti i corsi Post-Laurea che diano accesso ai gradi più alti delle professioni; - Riforma dei corsi di studio del settore: eliminazione di gravi disparità, maggiore omogeneità per quanto riguarda i corsi che diano accesso alla stessa professione, miglioramento della qualità dell’offerta formativa, corsi Magistrali meno slegati dal mondo esterno all’Università. - Attuazione della Legge Madia; Per saperne di più leggi il documento programmatico della campagna “Mi Riconosci? Sono un Professionista dei beni culturali” : https://goo.gl/T8Sya8


TIROCINIO PROFESSIONI SANITARIE Il corso di Laurea di Infermieristica prevede 1800 ore di tirocinio – per un totale di 60 crediti formativi universitari nel triennio – obbligatorie che gli studenti infermieri trascorrono nelle Unità Operative delle Aziende Ospedaliere Universitarie. Riteniamo che le ore di tirocinio siano fondamentali per poter apprendere le competenze pratiche necessarie alla professione futura. Un tale carico di lavoro, però, richiede necessariamente il riconoscimento di alcuni diritti. Chiediamo: - Che venga istituita una Borsa di studio specifica per gli studenti e le studentesse di infermieristica, i quali sono costretti a sostenere un carico di lavoro troppo elevato per poter anche pagarsi da soli gli studi. Questo sistema è già presente in Toscana e dovrebbe essere istituito a livello nazionale. - Che venga garantita la gratuità del trasporto qualora i tirocini si svolgano lontani dalle lezioni - La gratuità delle mense, vista l’impossibilità di spostarsi dalle sedi di tirocinio - La reale formazione durante il percorso di tirocinio - L’introduzione, in tutti gli Atenei italiano, di uno Statuto degli studenti e delle studentesse in tirocinio, che garantisca la tutela minima dei diritti degli studenti durante il percorso di tirocinio


RIFORMA DELL’ORGANO Il CNSU è il principale organo nazionale rappresentativo degli studenti italiani. Esso, tuttavia, risulta ancora poco valorizzato sia nei processi decisionali sull’Università, sia nella sua effettiva capacità di entrare in contatto con gli studenti universitari. Da anni proviamo a promuovere, attraverso la nostra presenza in CNSU, la modifica della composizione e delle modalità di elezione dell’organo. Composto da 28 rappresentanti degli studenti, a fronte di 67 università statali e 17 non statali, non riesce a raccogliere direttamente le istanze provenienti da ogni ateneo. A questo deve aggiungersi che, per via delle modalità di elezione che prevedono collegi macroregionali (che nulla hanno a che vedere con la vita politica universitaria, che si svolge in maniera decentrata solo a livelli di ateneo e regione), risultano avere possibilità di eleggere rappresentanti in C.N.S.U. soltanto le principali organizzazioni studentesche nazionali, senza lasciare spazio alle associazioni studentesche dei singoli atenei. Inoltre risultano avvantaggiati i candidati dagli atenei delle grandi città (non a caso città come Roma e Milano sono ampiamente sovrarappresentate), lasciando poco spazio ai candidati di città minori dello stesso collegio. Tutto ciò rende il C.N.S.U. un organo scollato dalla vasta popolazione universitaria che rappresenta. Appare, in questo senso, fondamentale una revisione delle modalità di elezione e comunicazione dell’organo. Gli studenti vedono ancora il CNSU come un’istituzione, quando non sconosciuta, lontana ed inutile. Un potenziamento delle competenze può rappresentare un primo passo positivo, ma da solo non sufficiente. Serve che i meccanismi elettorali e la pubblicizzazione delle decisioni rilevanti subiscano un ripensamento critico così da assicurare maggiore rappresentatività e connessione con i singoli Atenei. Attualmente il CNSU soffre di problemi relativi all’efficacia della propria azione. Assenza o intempestività delle risposte del Ministero a mozioni e interrogazioni; difficoltà ad incidere sulla linea politica del Governo e sui lavori parlamentari, poichè i pareri che fornisce non sono in nessun modo vincolanti; saltuarietà di audizioni presso le Commissioni Parlamentari, senza poter così instaurare un rapporto di confronto continuo con il potere legislativo; assenza di strumenti per interloquire con i singoli atenei e per vigilare sul rispetto dei diritti degli studenti; scarsa considerazione, da parte del Governo, del documento annuale sulla condizione studentesca, elemento di denuncia dei principali problemi che la popolazione studentesca; Per questi motivi abbiamo una serie di proposte per migliorare il CNSU: - Introdurre una scadenza per le risposte del MIUR alle mozione approvate rendere vincolanti i pareri dell’organo - Rendere obbligatoria l’audizione del CNSU presso le Commissioni Parlamentari, all’inizio e alla fine dei lavori riguardanti l’università. - Prevedere, annualmente, l’organizzazione di un evento di presentazione del documento annuale sulla condizione studentesca alla presenza del Ministro dell’Istruzione e del Presidente del Consiglio dei Ministri Riforma interna È necessaria anche una modifica interna del funzionamento del CNSU, in particolare: - Eliminazione della nomina del vicepresidente da parte del presidente, in favore di un processo elettivo: per esempio con la nomina del primo dei non eletti oppure svolgendo una seconda votazione per il vicepresidente; - Pubblicazione obbligatoria del verbale di ogni seduta sul sito del CNSU; - Decadenza dei consiglieri dopo 3 sedute non giustificate presso gli uffici.



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