CHANGE THE SCHOOL to CHANGE THE SYSTEM - Siamo il futuro ma senza futuro

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“CHANGE THE SCHOOL TO CHANGE THE SYSTEM” SIAMO IL FUTURO MA SENZA FUTURO

Siamo studentesse e studenti che hanno deciso di andare contro il sistema dei grandi e dei potenti per invertire la rotta​, costruire un’altra direzione da quella che è già stata pensata per noi senza chiederci il permesso e senza sapere di cosa abbiamo bisogno, quali sono i nostri sogni e le nostre aspettative per la vita. Vogliamo ricostruire a partire dai nostri banchi una nuova idea di futuro, libero dalle ingiustizie che viviamo tutti i giorni e contro chi continua a decidere per noi senza consultarci. Vogliamo dare un’idea rivoluzionaria di scuola, che prepara studentesse e studenti a cambiare la società, il modello di sviluppo e l’intero sistema, per costruire un Paese più giusto e democratico per tutti. A partire dai banchi di scuola vogliamo immaginare come cambiare le città in cui viviamo. Vogliamo interrogare tutto il Paese su che cosa voglia dire ridare o consegnare per la prima volta una prospettiva alternativa ai piccoli centri, alle aree interne, alle zone terremotate mai ricostruite, fino alle città metropolitane asfissianti e sempre più d'élite. L’8 Novembre saremo nelle piazze di tutto il Paese e di nuovo il 29 con Fridays for Future perché è arrivata la resa dei conti: ​diritto al futuro per tutte e tutti!

A che serve andare a scuola? Dopo anni di ristrutturazione a favore dei grandi capitali e dei mercati finanziari, il sistema di istruzione italiano è stato assoggettato alle dinamiche aziendali: non a caso, il rapporto tra formazione e lavoro, ad oggi, rappresenta un reale cavallo di battaglia delle ultime riforme del sistema scolastico. ll sapere ha un ruolo ben diverso da quello attribuitogli dalle logiche competitive e meritocratiche. La scuola è luogo di contesa ideologico ed, in quanto tale, è lo spazio da aggredire per ribaltare i rapporti di forza. È proprio in questo senso che la conoscenza diventa strumento di lotta sociale e di abbattimento delle diseguaglianze: bisogna necessariamente ripartire dalla funzione pedagogica dell’istruzione per costruire un paradigma polemico della società a partire proprio dai saperi. Solo una scuola che mette alla base della didattica la costruzione di un pensiero critico collaterale all’apprendimento del singolo contenuto può essere strumento di emancipazione e di formazione strutturale della comunità. Ribaltare il sistema scolastico significa coltivare la scuola non come un’azienda, governata necessariamente da relazioni di potere di tipo verticistico e da catene gerarchiche, ma come una comunità di “liberi dubitanti”, dove vige uno spirito di discussione libera, aperta, tollerante, ricca su tutte le questioni. Da anni il sistema scolastico va, invece, nella direzione della scuola-azienda in cui lo studente ha come unico ruolo quello di assorbire informazioni che gli serviranno a produrre un voto, negandogli in principio un ruolo da libero pensatore e questo non lo aiuterà di certo a sviluppare un pensiero critico. ​Questo è quello che la legge 107, in ultimo, ha


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consegnato alla scuola pubblica italiana. ​Crediamo sia imprescindibile abrogare quella legge, scriverne un'altra di qualità! La conoscenza deve essere liberata dalle speculazioni per essere strumento di una generazione che vuole prendere parola per essere protagonista, e non spettatrice, di un cambiamento radicale, a partire dalle mobilitazioni sul futuro e sull'ambiente come nodo cruciale della precarietà esistenziale di questa generazione. Per cambiare il sistema è necessario cambiare la scuola!

Andare a scuola deve essere un diritto non un privilegio. ​ egge nazionale sul diritto allo studio: partiamo dal trasporto gratuito per tutti gli L studenti! La spesa pubblica destinata all’istruzione e alla formazione è crollata in questi anni al 3,5% del PIL, mentre quella per la ricerca e lo sviluppo è un quarto in rapporto a quella tedesca; stando a dati del 2016 dell’Unesco, solo l’1,29% del PIL. Un paese che vuole guardare al futuro deve darsi la sfida di tornare a finanziare scuole e università, piuttosto che inquinamento e guerre: lo stato prevede di spendere altri 10 miliardi di euro per gli aerei da guerra F-35, mentre le leggi sul diritto allo studio da anni sono “senza maggiori oneri per la finanza pubblica”. E’ necessario promuovere l’istruzione gratuita fino ai più alti gradi della formazione e garantendo un reddito di formazione per le studentesse e gli studenti che vogliono impegnarsi nel percorso di studi, come avviene già in altri paesi Europei, come il Belgio o la Danimarca. Oltre allo studio, occorre tornare a finanziare la ricerca e lo sviluppo, indispensabili nella prospettiva di rilanciare anche la qualità del tessuto produttivo e quindi del lavoro nel nostro Paese: senza questa prospettiva sarà impossibile attuare realmente la riconversione ecologica a partire dalla formazione e dalla ricerca! Ad oggi la dispersione è del 15 % con dati inquietanti se si guardano le singole regioni, con la Sicilia dove si raggiunge il ​24%. ​Dati di per sè spaventosi, specialmente se comparati con la media europea (10,6%). ​I dati allarmanti li ritroviamo proprio dove le leggi regionali per il diritto allo studio sono arrivate con decenni di ritardo, come la Sicilia, oppure ancora dove sono state ottenute ma mai finanziate come in Campania. In questo contesto, le scuole e il sistema didattico contribuiscono sicuramente a creare un ambiente arido ed escludente. ​L’ultimo Rapporto di Federconsumatori​ afferma che la spesa media per il corredo scolastico degli studenti è salito fino a ​526​ euro, mentre per i libri è di ​456​ euro. Il costo per la scuola non è per niente indifferente, ma soprattutto la spesa per i libri di testo è diventato un metodo di ​guadagno privilegiato​. Le ristampe annuali che non sempre permettono di poter acquistare libri usati sono un sintomo della subordinazione del


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sistema scolastico a delle logiche di guadagno di privati o lo stesso contributo “volontario”, che poi volontario in moltissimi casi non è, è un altro strumento della repressione economica che gli studenti subiscono. I tagli all’istruzione hanno creato scuole di serie A e altre di serie B, che spesso si identificano con le scuole del centro e della periferia, che portano al crollo del principio di democraticità che sta alla base dell’istruzione. La scuola oggi non funge da ascensore sociale ma crea una forbice sempre più ampia tra le due realtà, chi si può permettere di sostenere relative spese scolastiche e chi no. Questa grande disparità ha creato negli anni studenti di serie A, che hanno potuto svolgere moltissime attività formative, e di serie B, che non lo hanno potuto fare. Tanti di noi sono costretti a dover scegliere dopo la scuola dell’obbligo tra il continuare gli studi o intraprendere dei percorsi lavorativi a causa delle condizioni di estrema precarietà che viviamo. La nostra è la generazione più povera della storia del nostro Paese, ​con la disoccupazione giovanile che sfiora il 33%.​ Questo vuol dire che chi ha lasciato gli studi o li abbandonerà, sarà coinvolto in lavori a nero sottopagato e senza tutele, oppure cadrà nel vicolo cieco dei Neet, senza alcuna prospettiva di poter costruire un ​futuro dignitoso. La scelta del percorso di studi ad oggi è vincolata totalmente al reddito familiare, costruendo un sistema per cui solo chi se lo può permettere può continuare gli studi. Per rompere questo ricatto è necessario che il governo sposti per raggiungere la gratuità dell'istruzione, i finanziamenti ai sussidi ambientalmente dannosi pari a più di 19 miliardi e militarizzazione in Ci devono essere garantiti tutti i servizi necessari per un percorso formativo di qualità: dai libri di testo, ai trasporti gratuiti che garantiscano il diritto alla mobilità​, fino all’accesso a tutti i servizi culturali come musei, teatri, cinema e biblioteche. Vogliamo un reddito di formazione, che svincoli le nostre scelte ed il nostro futuro, dal reddito dei nostri genitori, che possa garantirci realmente l’accesso a formazione e cultura. Cosa proponiamo? ● ●

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La totale gratuità del Trasporto Pubblico Locale per studenti e studentesse L’estensione del comodato d’uso dei libri di testo (di cui all’articolo 7 comma 2 del decreto legislativo 13 aprile 2017, n.63), al fine di coprire tutti i libri di testo necessari a tutti gli anni della scuola secondaria di secondo grado; da perseguire tramite il necessario aumento per gli anni 2021, 2022 e 2023 del fondo di cui all’articolo 1 comma 258 della legge 8 dicembre 2015, n.208 L’abrogazione di ogni sussidio per il diritto allo studio agli studenti delle scuole secondarie di secondo grado non statali La convocazione della Conferenza Nazionale sul diritto allo studio di cui all’articolo 11 comma 1 del decreto legislativo 63 del 13 aprile 2017 La scrittura, con il coinvolgimento dei rappresentanti degli studenti e delle associazioni studentesche, di una nuova legge nazionale sul diritto allo studio, con l’obiettivo di superare il decreto legislativo 63 del 13 aprile 2017, che preveda come


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elemento centrale l’istituzione di un reddito di formazione, analogamente alle positive esperienze presenti nel contesto europeo.

Annullamento accordi in alternanza scuola lavoro con le multinazionali non formative ed inquinanti: verso l'istruzione integrata Decreto ministeriale per annullare gli accordi con i Campioni dell'Alternanza Fedeli (Eni, Zara, Enel, Mc Donald's, Intesa San Paolo, Autogrill, FCA, Bosch, Accenture, General Electric) Nella scuola Italiana manca completamente un collegamento tra l’insegnamento delle conoscenze teoriche, e quello del risvolto pratico di tali conoscenze. Ci viene insegnato a scindere completamente i due aspetti, con una didattica che da un lato è noiosa e dall’altro ci prepara ad un mondo del lavoro separato tra chi “pensa” e comanda e chi invece produce ed esegue. In classe veniamo riempiti di nozioni, informazioni che dobbiamo semplicemente memorizzare e poi ripetere al professore. Con l’approvazione della Buona Scuola abbiamo assistito all’ampliamento strutturale dell’alternanza scuola-lavoro, presentata dal MIUR come una nuova metodologia didattica. ​In alternanza noi studenti usciamo dalla scuola ed entriamo in un’azienda esterna: la scuola perde così il controllo sul rapporto pedagogico, ovvero smette di decidere cosa, quando e come ciò viene insegnato e questo controllo passa all’azienda. È quindi dall’impresa privata, e non dalla scuola che impariamo. Questo ha prodotto tutti i problemi, che conosciamo benissimo, che hanno fatto fallire l’alternanza scuola lavoro: perdita di tempo per gli studenti che non potevano decidere nulla sull’organizzazione, studenti sfruttati che sostituivano i lavoratori senza essere pagati, alternanza in aziende inquinanti,... Per mettere in connessione le conoscenze teoriche con il loro risvolto pratico, e trasformare il lavoro e la produzione, invece è necessario cambiare completamente la didattica passando ad un modello in cui alla teoria si affianchi sempre la prassi e viceversa, utilizzando costantemente i laboratori della scuola e, quando necessario, strutture di aziende ed enti esterni all’istituto. Questa nuova didattica deve sempre avere un approccio trasformativo: non dobbiamo imparare a riprodurre come si lavora, ci si organizza e si produce oggi, dobbiamo invece essere noi ad immaginare nuovi modi per lavorare organizzarsi e produrre nel futuro. Le conoscenze teoriche non devono essere fini a se stesse: devono essere lo stimolo per immaginare in modo creativo ed immaginarsi una nuova applicazione pratica delle stesse, in questo modo il sapere e il saper fare si integrano in unica conoscenza: questo approccio è l’​istruzione integrata​, il superamento dell’alternanza scuola-lavoro Per rendere l’istruzione integrata possibile è necessario prima di tutto un nuovo piano di investimenti per ristrutturare ed ammodernare i laboratori esistenti e costruire tutti quelli di


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cui ci sarà il bisogno: per ogni singola disciplina devono essere previsti anche gli spazi e gli strumenti necessari al suo insegnamento, e le lezioni dovranno avere come punto centrale l’esperienza e l’utilizzo dei laboratori. Poi serve che agli studenti sia dato l’adeguato spazio per decidere sulla didattica: l’istruzione integrata non può essere imposta dall’alto ma deve essere frutto di una co-progettazione tra studenti e docenti, per questo servono le Commissioni Paritetiche che progettano i percorsi. Le attività in aziende esterne devono essere rigorosamente progettate dalla scuola: non può essere l’ente esterno, il privato a decidere sulla nostra formazione ma, come sottolineato prima, deve essere la scuola a tenere in mano il rapporto pedagogico. Durante attività in aziende lo studente non deve assolutamente essere inserito nella catena della produzione e svolgere le funzioni di un lavoratore, ma l’ente esterno deve essere visto come un’estensione del laboratorio della scuola. In ogni situazione deve essere garantita allo studente la massima sicurezza. La scuola deve poi attuare una selezione delle aziende con cui collaborare: solo aziende che non inquinano, non sfruttano o licenziano i lavoratori e non hanno relazioni con la criminalità organizzata possono avere un ruolo positivo nella formazione degli studenti e nella creazione di un mondo differente. Chiaramente l’istruzione integrata deve essere assolutamente gratuita per lo studente e non gravare economicamente in nessun modo sulla sua famiglia, ed al contempo essere garantito allo stesso modo essere garantita allo stesso modo sull’intero territorio nazionale. La riforma dell’alternanza scuola-lavoro targata Bussetti ed ultimamente approvata entra in vigore senza alcuna consultazione delle rappresentanze studentesche. La nuova alternanza entrata in vigore con le nuove linee guida del MIUR, chiamata ora Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento, rappresenta l’ennesimo attacco alla scuola pubblica. L’orientamento è inteso solo come una forma di precanalizzazione al mondo del lavoro e alla professionalizzazione dello studente. In questa visione aziendalistica di scuola le competenze trasversali sono inaccettabili poiché dimostrano come le scuole si debbano piegare alle esigenze delle aziende e del mondo del lavoro. Si evidenzia infatti un’idea di scuola del ​saper fare ​che non si interroga sulla costruzione di conoscenze, le uniche capaci di dare gli strumenti per affrontare e cambiare la società. La competenza imprenditoriale e finanziaria, oltre che dimostrare la volontà di una precanalizzazione al mondo del lavoro, non contiene alcun tipo di conoscenza dello stesso. Le scuole sviliscono ancora una volta il loro ruolo sociale e formativo. Infatti non sono le aziende a dover determinare quali debbano essere gli obiettivi formativi degli studenti, ma la comunità educante che a partire da un’analisi del contesto, slegata da interessi economici, definisce gli obiettivi formativi individuali e collettivi. La presenza delle abilità come “flessibilità, adattabilità, precisione e resistenza allo stress” sono rappresentative della volontà di voler educare le studentesse e gli studenti ad un mondo del lavoro sempre più sottotutelato, facendo diventare i luoghi della formazione


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centrali nella normalizzazione di un contesto produttivo precario. L’obiettivo finale diventa infatti fare più attività possibili per l’acquisizione di esperienza, senza andare a stimolare riflessioni e senso critico degli studenti. I PCTO oltre a non stabilire una coerenza con il percorso di studi, non ammettono un Codice Etico c​ he possa garantire lo svolgimento con enti che non siano collusi con le mafie o che non inquinino i territori o sfruttino i lavoratori. Le nuove linee guida lasciano ancora molti vuoti rispetto alle rivendicazioni portate nelle mobilitazioni da parte degli studenti negli ultimi anni. Non è ancora garantito che la loro realizzazione debba essere svolta nel periodo di svolgimento delle lezioni, per permettere la partecipazione e lo svolgimento delle attività extrascolastiche da parte degli studenti ed in più il monte orario differenziato tra licei, tecnici e professionali è l’espressione di un retaggio gentiliano che ha ancora una visione di scuola classista​, per cui è grave che gli ultimi due indirizzi vedano una maggiore presenza di percorsi professionalizzanti, mentre solo ai licei percorsi orientativi al mondo universitario. In più nonostante i PCTO dovrebbero essere una metodologia didattica sono considerati ancora una volta oggetto di valutazione. La partecipazione e la decisionalità della componente studentesca deve essere un elemento cardine verso l’istruzione integrata. La costruzione dei percorsi deve infatti essere sempre composta da una consultazione degli studenti, i quali hanno anche un ruolo di proposta. La rappresentanza di classe deve essere obbligatoriamente consultata su ogni proposta dei percorsi da parte del coordinatore di classe, per poi discutere all’interno del consiglio di classe scegliendo insieme ai docenti gli obiettivi e le modalità di svolgimento, garantendo anche il tempo di svolgere assemblee di classe extra in cui confrontarsi e proporre modifiche o percorsi alternativi. La rappresentanza d’istituto e il comitato studentesco devono avere il ruolo di proporre e discutere i progetti all’interno di apposite commissioni paritetiche del consiglio d’istituto, proponendo anche statuti che regolano modalità e svolgimento dei percorsi. Inoltre se necessario i rappresentanti d’istituto devono poter richiedere ulteriori strumenti di discussione, partecipazione e decisionalità come assemblee d’istituto o di classe extra e referendum studenteschi. La qualità e la gratuità dei percorsi non può essere solo di chi se lo può permettere. Infatti in presenza del taglio di finanziamenti destinati ai PCTO, operata con l’ultima legge di bilancio, le risorse rimanenti assegnate alle istituzioni scolastiche non sono sufficienti per garantire la copertura di tutte le spese poste in carico alle scuole e quindi la gratuità e la qualità dei percorsi. Le scuole saranno così costrette ad integrare i fondi ordinari partecipando a bandi finalizzati ad assegnare ulteriori fondi derivanti dal PON. In questo modo la possibilità di garantire o meno il diritto allo studio viene relegata alla capacità delle scuole di reperire fondi tramite bandi o progettazione, aumentando il divario tra scuole di serie A e scuole di serie B. È necessario reintegrare e aumentare le risorse tagliate alle istituzioni scolastiche nel passaggio dall’alternanza scuola-lavoro ai PCTO: in questo modo potrebbero essere davvero garantiti percorsi di qualità e gratuiti a tutti gli studenti coinvolti. Cosa proponiamo?


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Revoca con decreto ministeriale dell'accordo tra MIUR e multinazionali verso l'istruzione integrata. Istituzione di un Codice etico con un registro nazionale obbligatorio delle aziende e degli enti che intraprendono percorsi con le scuole Immediato ripristino delle risorse tagliate e maggiori finanziamenti per istituire percorsi di qualità e completamente gratuiti a prescindere dal contesto di provenienza.

Edilizia scolastica e spazi studenteschi - Studiare in scuole a misura di studente L’edilizia scolastica è sempre stata un punto debole del sistema d’istruzione del nostro Paese. Il ministro Salvini ha stanziato dei finanziamenti nel progetto Scuole sicure, interpretando la sicurezza come repressione, polizia e telecamere nelle scuole, mentre siamo costretti a frequentare edifici pericolosi e a rischiare la nostra incolumità. Infatti il 61% degli edifici non ha il certificato di agibilità, l’87% non è antisismico, la metà degli edifici non ha il certificato di collaudo statico, mentre un edificio su cinque non ha nemmeno un piano di emergenza​, mentre le barriere architettoniche non risultano rimosse nel 15,5% degli edifici. Ad oggi i fondi stanziati per la messa in sicurezza però non sono assolutamente sufficienti: il piano triennale 2019-21 stanzia finanziamenti per 1,7 miliardi di €, ai quali vanno aggiunte linee di finanziamento minori e lo sblocco di alcuni fondi non spesi: siamo in ogni caso ben lontani dalle cifre necessarie. Servono investimenti reali e subito. Le richieste di fondi dalle scuole da parte delle regioni ammontano a 10,5 miliardi di €, la quantità di denaro necessaria è però di gran lunga superiore. È dunque prioritario mettere a capo degli enti locali la responsabilità di, tramite gli adeguati fondi, fare i sopralluoghi ed individuare gli interventi necessari ed allo stesso tempo attivare adeguati canali di segnalazione per gli studenti, in maniera da avere un quadro completo della reale necessità di interventi di edilizia. Lo stato delle scuole si fa sentire anche rispetto alle differenze tra Nord e Sud Italia: un Sud in cui la maggior parte delle scuole sono costruite in aree ad alto rischio sismico e necessitano interventi di manutenzione urgenti, e un al Nord in cui si registrano investimenti per l'adeguamento sismico circa 5 volte superiori alla media del resto del paese. Anche al nord, ad ogni modo, esistono situazioni di emergenza rispetto all’edilizia scolastica, e questi spesso rispecchiano le disuguaglianze esistenti tra centro e periferie. Solo una bassa percentuale delle scuole italiane ha usufruito dei fondi investiti per la ristrutturazione e per la messa in sicurezza degli edifici e non tutti gli interventi si sono rivelati all'altezza della situazione attuale. Se pensiamo a ciò insieme al fatto che, a causa della scarsa capacità di scuole ed enti locali a creare i progetti per la richiesta dei fondi, buona parte dei fondi stanziati non vengono poi effettivamente utilizzati, campiamo che il problema non è solo la mancanza dei fondi ma l'incapacità di investirli tutti ed in maniera omogenea su tutto il territorio,per evitare di allargare la forbice che sta separando l'Italia da decenni. È necessario


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però iniziare ad andare oltre al semplice bisogno di sicurezza degli edifici, domandandoci ad esempio qual è il rapporto tra l'edificio scolastico e la didattica o come superare la struttura classica della scuola, adatta ad un'impostazione cattedratica e frontale dell'insegnamento: servono scuole con ambienti differenti, che favoriscano didattica alternativa e che siano ecocompatibili! Servono edifici scolastici a misura di studente, costruiti in base ai nostri bisogni e a quelli delle città e dei quartieri in cui viviamo, dandoci l'opportunità di utilizzarli anche al di fuori delle ore di lezione, come luogo per tutta la comunità, per studiare, incontrarsi, fare sport e per dare spazio ad ogni associazione ed iniziativa studentesca. Ciò è di fondamentale importanza specialmente nei piccoli centri del nostro paese, dove spesso mancano completamente luoghi a disposizione della comunità. Devono quindi essere previsti tanto spazi interamente a disposizione degli studenti (le aule autogestite), tanto la la messa a disposizione dell’intero edificio nei momenti in cui non si svolge l’attività didattica. : , diventando un luogo di socialità per tutto il giorno per l’intera comunità. Per poter dare spazio ad una nuova e differente didattica poi, è necessario intervenire anche sugli edifici scolastici: le aule devono poter cambiare disposizione in base alla modalità didattica scelta dalla classe, ma soprattutto devono essere presenti i laboratori specifici ed all’avanguardia necessari per realizzare l’istruzione integrata: per ogni disciplina devono essere previsti anche gli spazi necessari al suo insegnamento. così come per tutte le altre attività che gli studenti devono poter svolgere a scuola, quindi oltre ai laboratori c’è la necessità di una scuola che offra spazi per le assemblee studentesche, impianti sportivi di qualità,ma anche spazi all’aperto, verdi ed a disposizione del quartiere/paese, dove fare lezione e ritrovarsi al pomeriggio. L’edificio scolastico deve essere poi luogo effettivamente di proprietà degli studenti: questi devono quindi avere potere decisionale sulla gestione e la creazione degli spazi, che non deve stare in capo al dirigente scolastico ma agli organi collegiali. Edificio di proprietà degli studenti significa anche che questi devono potersi esprimere sullo stesso: deve dunque essere permessa la possibilità di fare graffiti e arte, anche solo per esercitarsi, sui muri della scuola, che così può stimolare maggiormente anche l’apprendimento, ed opporsi al grigio ed alla repressione dell’arte che vige nelle città. Cosa proponiamo? ●

Completamento dell’anagrafe dell’edilizia scolastica Al fine di fornire un quadro completo della condizione degli edifici scolastici sul territorio nazionale, entro il 2020 deve essere completata l’Anagrafe dell’Edilizia scolastica, che quale deve monitorare anche gli spazi a disposizione nelle scuole in relazione al numero di studenti allo scopo di mettere fine al sovraffollamento delle aule e prevedere una stima dei fondi necessari alla messa a norma di tutti gli edifici scolastici. Individuazione di una classe minima di rischio sismico Al fine di individuare le priorità per la messa in sicurezza degli edifici, deve essere


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fissata una Classe di Rischio Sismico minima - Ai sensi delle Linee Guida dell’Allegato al Decreto Ministeriale n.65 del 7 marzo 2017 - al di sotto della quale deve essere disposta la chiusura e l’immediato adeguamento dell’edificio. Accesso ai fondi Tra i criteri regolanti la ripartizione delle risorse per l’edilizia scolastica, trattati all’articolo 2, c. 1 Accordo quadro in Conferenza Unificata del 6 settembre 2018, vanno inclusi anche la quota di edifici manchevoli delle certificazioni necessarie all’apertura degli edifici e di edifici con classe di rischio sismico inferiori a quella minima individuata ai sensi della precedente proposta. Deve essere inoltre garantita la spesa di tutti i fondi stanziati dal Piano Triennale per l’Edilizia scolastica e dalle altre linee di finanziamento, tramite l’adeguato supporto agli enti locali al fine di consentire la presentazione dei progetti e l’individuazione delle linee di finanziamento, anche tramite l’assunzione di nuovo organico negli enti locali. Riteniamo dunque necessario un un piano straordinario di assunzioni di progettisti esperti. Troppo spesso infatti gli interventi sull’Edilizia Scolastica sono delegati a bandi che solo le scuole con progettisti d’eccellenza riescono a vincere Eliminazione dei limiti di spesa per gli Enti locali per l’Edilizia Scolastica Al fine di garantire lo spesa dei fondi stanziati per la messa in sicurezza di tutti gli edifici scolastici, e per gli Enti locali la possibilità di spendere le risorse che hanno già in cassa disposizione per tali messe a norma, non vengono più posti limiti di spesa negli spazi finanziari assegnati dal Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca ai sensi del Decreto Legislativo 86/2018 (Legge 97/2018: art. 4, co. 3). Ammodernamento generale degli edifici: non è solo sicurezza, è una questione didattica! Per poter dare spazio ad una nuova e differente didattica poi, è necessario intervenire sugli edifici scolastici: le aule devono poter cambiare disposizione in base alla modalità didattica scelta dalla classe, ma soprattutto devono essere presenti i laboratori specifici ed all’avanguardia necessari per realizzare l’istruzione integrata; per ogni disciplina devono essere previsti anche gli spazi necessari al suo insegnamento. Così come per tutte le altre attività che gli studenti devono poter svolgere a scuola, quindi oltre ai laboratori c’è la necessità di una scuola che offra spazi per le assemblee studentesche, aule dedicate interamente agli studenti per rendere la scuola un punto di riferimento anche al pomeriggio (aule autogestite) impianti sportivi di qualità,ma anche spazi all’aperto, verdi ed a disposizione del quartiere/paese, dove fare lezione e ritrovarsi al pomeriggio. L’edificio scolastico deve essere poi luogo effettivamente di proprietà degli studenti: questi devono quindi avere potere decisionale sulla gestione e la creazione degli spazi, che non deve stare in capo al dirigente scolastico ma agli organi collegiali. Edificio di proprietà degli studenti significa anche che questi devono potersi esprimere sullo stesso: deve dunque essere permessa la possibilità di fare graffiti e arte, anche solo per esercitarsi, sui muri della scuola, che così può stimolare


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maggiormente anche l’apprendimento, ed opporsi al grigio ed alla repressione dell’arte che vige nelle città. Proponiamo dunque di applicare sul territorio nazionale il virtuoso modello della Provincia di Bolzano, istituendo, grazie ad una scrittura condivisa con le organizzazioni studentesche maggiormente rappresentative che tenga conto delle esigenze precedentemente espresse e prenda spunto dal virtuoso caso altoatesino, delle Direttive Nazionali per l’edilizia scolastica. (Esempio di Bolzano https://bit.ly/2B0tm9Y​ ) ●

Piano di investimento straordinario per l’Edilizia Scolastica Oltre alle misure già suggerite per l’effettiva spesa dei fondi già disponibili, sulla base delle stime rilevate nell’Anagrafe dell’Edilizia Scolastica aggiornato, deve essere effettuata una stima concreta del denaro necessario alla messa in sicurezza di ogni edificio scolastico e per l’implementazione delle proposte ”direttive nazionali per l’edilizia scolastica”, deve essere istituito un Piano Straordinario di investimento per l’edilizia scolastica, con la finalità di garantire a tutti gli edifici scolastici il riconoscimento di tutte le certificazioni necessarie all’apertura.


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