Informacri 14 2015

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Agosto 2015

Ultimamente sono arrivate in forma soft alcune critiche sulla circolazione delle informazioni nel ns Comitato. Ritengo che l’informazione sia alla base di ogni partecipazione democratica; per questo abbiamo creato l’InformaCRI , un foglio quindicinale di notizie, informazioni, commenti su tutto quello che gira attorno alla Croce Rossa a partire dall’attività internazionale, nazionale e provinciale per poi scendere nelle specifiche attività del nostro Comitato. A livello provinciale l’InformaCRI rappresenta, assieme a quello di Canal S.Bovo, l’unico foglio informativo rivolto ai volontari. Il nostro è un Comitato piccolo e conseguentemente le notizie non sono numerose; nonostante questo abbiamo sempre cercato di informare i volontari sull’attività del Comitato e sulle decisioni prese. Ovviamente diventa importante la collaborazione dei delegati, dei referenti di sede per favorire la circolazione delle informazioni; purtroppo questo non sempre succede. Tutto si può migliorare, soprattutto nel campo dell’informazione; per questo oltre all’InformaCRI ho pensato di inviare a tutti i volontari il verbale di ogni seduta del Consiglio informale di Presidenza , anche se dovrebbe essere stato sempre esposto nelle due sedi. Chi lamenta la mancanza di informazioni e comunicazioni chiede che queste vengano date più spesso. Sappiamo però che non è possibile convocare l'Assemblea dei Soci per ogni decisione da prendere, per queste c'è un organo più snello che è il Consiglio di Presidenza. Ma ulteriormente, per favorire l’interscambio ho incaricato il referente di Lavarone di organizzare un appuntamento settimanale tra la sottoscritta, i due referenti di sede e il direttore sanitario. Anche questo nell’ottica di condividere le scelte e rendere trasparente ogni decisione. Questi miei delegati, che condivideranno con me le decisioni, dovranno farsi anche loro portavoce nella comunicazione con i volontari del Comitato. Permettetemi in ogni caso, al fine di evitare fraintendimenti, di fare una precisazione importante: ci sono decisioni operative o argomenti che la normativa assegna esclusivamente al Presidente il quale potrà parlarne con i propri delegati, con i propri volontari, ma alla fine di quanto deciso risponde lui. La democrazia, quella vera, non è poter decidere tutti su tutto tanto poi qualcuno risponde. Con la privatizzazione della nostra associazione i livelli decisionali e di responsabilità sono ben chiari e anche chi deve rispondere delle decisioni prese. Soprattutto quando parliamo di dipendenti, o di sicurezza , spesso non è tanto la volontà politica che prevale ma la normativa e i contratti di lavoro. La legge individua nel Presidente l’unico datore di lavoro con tutte le relative responsabilità. Se poi il Presidente, che i volontari hanno eletto, per incompetenza, incapacità, o negligenza non funziona , o i volontari vogliono cambiarlo, così come prevede lo Statuto, può sempre essere sfiduciato e sostituito. Perchè questa è la democrazia. Io credo di assicurare nel limite umano delle mie disponibilità e conoscenze il massimo impegno. Sono anche convinta di poter sbagliare, e di sbagliare, in alcune scelte o decisioni, ma sempre in buona fede e sempre anche nel possibile errore, perseguendo il bene di questa associazione e dei suoi volontari. Ma come ho già detto altre volte, sempre disponibile a fare un passo indietro se qualcuno me lo fa notare perché dalle critiche costruttive , libere da campanili o da interessi di parte, si può solo crescere. E questo vale per tutti, soprattutto per chi come la sottoscritta è al vertice di una associazione importante come la Croce Rossa. 1


Vi proponiamo una lunga e bella intervista pubblicata su Vanity Fair a Patrizia Ravaioli, Direttore generale della CRI, a firma di Valeria Vantaggi.

“Senza entrare in posizioni politiche di destra e di sinistra, la cosa di fondo è che se c'è un uomo che ha bisogno di aiuto, quell'aiuto gli va dato” Un'eredità difficile: quando è arrivata in Croce Ross, la situazione amministrativa era pressoché disastrosa, tutta da risanare. «C'era un commissariamento. È stato necessario avviare una grande attività di ristrutturazione». Maniche rimboccate e via. E, a distanza di sette anni, Patrizia Ravaioli è ancora direttore generale della Croce Rossa Italiana, la più grande associazione umanitaria, che conta sul nostro territorio una rete di circa 150.000 volontari. Quarantanove anni, nata a Forlì, una laurea in Economia e Commercio, prima di approdare qui è stata direttore della Lilt, la Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori: «E prima ancora lavoravo nelle Telecomunicazioni, ma non era il mio: avevo bisogno di un lavoro in cui immergermi, che avesse un senso più profondo». E infatti poi si è immersa davvero, tanto che, non bastandole un ruolo istituzionale e amministrativo, in Croce Rossa ha pure fatto il corso da volontaria. Crede fermamente nel famoso “give back” degli americani: «Noi siamo fortunati e dobbiamo rendere almeno una parte della nostra fortuna». Mischia un forte pragmatismo a una sana ideologia. Lo si sente anche quando parla delle donne, dichiarandosi una femminista convinta: «La questione femminile non è ancora risolta: adesso parlare di femminismo sembra che sia fuori tempo e fuori moda, invece è un tema ancora molto attuale. Mi ha molto colpita una recente dichiarazione di Christine Lagarde, il direttore del Fondo Monetario Internazionale: lei parla addirittura di "un complotto contro le donne". E' scioccante, ma è terribilmente vero. Credo che, in fondo, gli uomini temano la competizione sui posti di potere: apparentemente da noi c'è apertura, ma per alcuni versi è fittizia. Comunque è vero: è un argomento che mi sta a cuore e sono contenta di aver partecipato a "In the Boardroom", il programma organizzato da GE Capital in collaborazione con l’Associazione Valore D ed Egon Zehnder, per favorire l’ingresso delle donne nei consigli di amministrazione delle società italiane». Cita spesso la legge Golfo-Mosca per cui gli organi sociali delle aziende quotate e pubbliche dovranno essere composti per almeno un quinto da donne: «Ma c'è ancora tanto altro da fare: continuano a essere scarsi i servizi per aiutare le mamme che hanno figli e che vogliono comunque mantenere il loro posto di lavoro». E lei può dirlo a ragion veduta, visto che di figli ne ha due: «Sono gemelli, Adriano e Sofia, di quasi 6 anni. Adesso, passati i primi due anni, l'organizzazione familiare è più semplice, anche se la complessità dell'agenda di un bambino può essere inimmaginabile: dalle cose più serie come accompagnarlo a scuola e le visite impreviste dal pediatra, alle “sciocchezze” come il giorno in cui a scuola si devono vestire tutti di rosso. La gestione dei figli, checché se ne dica, per il 98% dei casi è in mano alle mamme». Ma di suo marito, Antonio Polito, vice direttore del Corriere della Sera, non fa che parlarne al meglio: «E' un uomo intelligente, simpatico, brillante, di cui sono innamoratissima». Passa da argomenti ameni e para-romantici a cose toste, tipo il dramma dei profughi: «Un tema molto complesso. Credo che ci siano tre problemi fondamentali. Intanto ci dovrebbe essere un cambio culturale di tutta la vecchia Europa e penso che si stia muovendo bene chi chiede di rivedere gli accordi del Regolamento Dublino per gli immigrati: il mondo non è più lo stesso di dieci anni fa ed è necessaria una riflessione nuova. Poi c'è la prospettiva dell'Italia: senza entrare in posizioni politiche di destra e di sinistra, la cosa di fondo è che se c'è un uomo che ha bisogno di aiuto, quell'aiuto gli va dato, semmai si discuterà dopo. Ultimo punto: servono più commissioni per i richiedenti asilo e le procedure devono essere più celeri...». L'accoglienza dei migranti è uno dei campi dove l'associazione è maggiormente impegnata: «Una volta la Croce Rossa era conosciuta quasi ed esclusivamente per le attività di emergenza, per il servizio del 118 (che comunque 2


ancora oggi è il 40% del trasporto di emergenza), ma ora siamo chiamati a rispondere su più àmbiti di vulnerabilità. Per esempio, in questi tempi di grave crisi economica, sosteniamo tantissime famiglie: distribuiamo pacchi alimentari, abiti, libri. Solo nel 2014 la CRI ha risposto a 4 milioni di richieste di aiuto e sta assistendo sul territorio nazionale circa 511.000 persone in difficoltà». Ma, a sua volta, come fa la Croce Rossa a sostenersi, che supporti ha? «Oltre alle donazioni e a un contributo dello Stato, che negli anni è stato drammaticamente ridotto, c'è tutto il preziosissimo lavoro dei volontari». Quantificare dal punto di vista economico questo aiuto dato dai volontari, fa impressione: «Non ho fatto i calcoli precisi, ma un'idea la si può avere: i volontari l'anno scorso si sono impegnati per 14,7 milioni di ore. Diciamo che basterebbe moltiplicare questo numero – che so – per 10 euro all'ora? Arriviamo ad un valore complessivo di quasi 150 milioni di euro». D'altra parte di cose da fare ce ne sono tantissime: dal primo soccorso alle emergenze, al supporto alla disabilità, assistenza agli homeless, alla cooperazione internazionale. E, ovviamente, ora non poteva mancare un presidio all'Expo: «Sì, certo, c'è un nostro spazio, dove diamo informazioni e promuoviamo le attività. Siamo accanto all'Albero della Vita, facili da trovare». Insomma, una vita bella piena, ma lei ha il mito o l'incubo della superdonna? «L'incubo di un mito! Da una parte vorresti fare di tutto per soddisfare i desideri di chi ti sta intorno, ma questo voler arrivare ovunque può diventare un incubo. Farei un inno alla debolezza: bisogna imparare ad aver rispetto delle proprie manchevolezze ed è importante saper chiedere aiuto quando si ha bisogno...».

Quante volte abbiamo dovuto pubblicare articoli che sottolineavano la tristezza e lo sconforto nel leggere di atteggiamenti di discriminazione e razzismo da parte di volontari di Croce Rossa. In più riprese è stato dichiarato che non sono assolutamente tollerabili, il nostro Presidente nazionale Rocca ha addirittura invitato i Presidenti dei comitati a sanzionare pesantemente tali volontari e che il silenzio sarebbe stato considerato complicità. Oggi vogliamo proporvi alcune riflessioni prese dal profilo FB di Ilwana Kinkle, volontaria operante nel Gruppo RFL della Lombardia che quotidianamente si occupa di assistere migranti in transito e richiedenti asilo politico. Ilwana scrive: E' il colmo che si debba combattere il razzismo e la discriminazione all'interno del Movimento invece di poter usare quest'energia per raggiungere gli obiettivi posti dal suo fondatore, ovvero … operare per un clima di PACE !!! Un po' di lealtà e coerenza verso l'emblema! Nessuno è obbligato di stare in Croce Rossa, ma i propositi razzisti infangano tutto il Movimento. E non importa se le parole vengono pronunciate quando non si porta la divisa, il pensiero è dentro alla persona mica alla divisa!! La divisa si potrebbe semmai lavare, il pensiero invece plasma il nostro essere e quello rimane lo stesso quando poi rimettiamo la divisa!! E concordo col fatto che i Presidenti dei vari comitati potrebbero e dovrebbero far di più!! Che leader possono essere, se parte di quelli che dovrebbero guidare vanno addirittura nella direzione contraria di quella voluta dal fondatore Henry Dunant !! PUNTO 1: La libertà d’espressione non è assoluta, altrimenti non esisterebbe il reato di diffamazione. PUNTO 2: Già solo il principio di lealtà impone il rispetto verso il Movimento, ma il punto fondamentale riguarda la credibilità e la fiducia posta nell’emblema, perché è l’unica, ma proprio l’unica “protezione” di chi porta l’emblema e opera in zone di conflitto! Chi esprime commenti razzisti (siano essi anche solo latenti) oppure appoggia tali persone, mette in pericolo non solo i colleghi sparsi in tutto il mondo, ma di conseguenza l’opera della Croce Rossa e Mezzaluna stessa. La Croce Rossa e Mezzaluna Rossa è un Movimento internazionale con visibilità internazionale! A maggior ragione nell’ambito delle migrazioni! L’idea di Dunant poggia sul rispetto dei 7 Principi!! Cose che dovrebbero quindi saper perfettamente TUTTI quelli che portano l’emblema. È quindi giusto e doveroso sospendere chi mette in pericolo l’opera stessa di Dunant e quella di tanti volontari e delegati. PUNTO 3: La libertà d’espressione nasce dal bisogno di difendere i Diritti Umani. I Principi della Croce Rossa sono dunque in pieno accordo con questa libertà. Chi ha combattuto per la Libertà d’espressione pagando con la propria vita, mica l’ha fatto per favorire chi insulta e calpesta i diritti altrui, tutto il contrario! Ancora oggi si muore per la libertà d’espressione e per dare voce agli oppressi perché possano usufruire dei diritti fondamentali. Abusa quindi della libertà d’espressione chi diffonde invece idee non veritiere, commenti razzisti, insulti, insinuazioni e frasi di 3


cattivo gusto che se la prendono con i più indifesi! Un po’ di rispetto per chi ha dato la vita o è stato torturato per la libertà d’espressione che nasce da un’idea nobile e proprio per combattere gli abusi! PUNTO 4: Occorre poi star attenti (ne ho parlato nei workshop) del “razzismo latente”. Spesso è peggiore perché è più difficile da combattere. Si ha tendenza a insinuare, a generalizzare, si vedono solo gli errori di uno specifico gruppo chiudendo invece gli occhi quando si tratta del proprio gruppo, si mette “un like” a pagine o a post che incitano all’odio, si postano o scrivono commenti ambigui in un clima velenoso, non si prendono le distanze necessarie di personaggi che creano un clima di discriminazioni a discapito degli indifesi ecc. PUNTO 5: La Croce Rossa e Mezzaluna Rossa opera per la PACE. Pubblicare un link, una frase un commento razzista o ambiguo (di cui si sa fin dall’inizio come verrà interpretato dalla massa e come verrà usato da personaggi poco scrupolosi) è un comportamento che persegue un obiettivo completamente opposto. Occorre curare l’espressione e pensare alle conseguenze del nostro messaggio (dovesse trattarsi anche solo di un “like”). PUNTO 6: Se esiste la libertà d’espressione occorre comunque tener conto della situazione in cui vengono espresse certe idee e con che mezzi! Talvolta si tratta semplicemente di rispetto! E da chi porta l’emblema ci si aspetta rispetto! Come, per esempio, non si parla dei morti in mare, davanti a una madre che ha appena perso i figli. Se questo concetto sembra ovvio, non capisco perché non lo sia anche quando si tratta di una situazione conflittuale, in cui si cerca di calmare il gioco invece di aggiungere affermazioni per di più come in questo caso, non veritiere. In caso, si tratta di una “fallacia”, perché il commento lascia credere che si permette ai migranti di buttare il cibo. Cosa assolutamente falsa! Si crea però così facendo rabbia e rancore verso i migranti. Riguardo ai mezzi, il web permette una diffusione veloce in tutto il mondo. Può avere un impatto più grande di un giornale nel bene, ma, purtroppo, anche nel male. PUNTO 7: Ci si aspetta da chi porta l'emblema di essere integro ovvero di sposare i Principi della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa, in tal modo che pensieri e divisa rappresentino gli stessi valori e Principi".

Ilwana Klinke

… c’era una pubblicità qualche anno fa che tutti noi ricorderemo con piacere … Giobbe Covatta per Save the children diceva “Basta poco, che ce vò!!!!” …. Vi presentiamo l’esperienza di un paese dietro casa nostra, Besenello, che ha saputo organizzarsi e tendere la mano come comunità a chi aveva bisogno di aiuto …

PROFUGHI, L'ABBRACCIO DI BESENELLO Braccia aperte della comunità di Besenello a due giovani maliani accolti in un appartamento gestito dal Comune Se dare rifugio a chi cerca protezione è un inderogabile dovere, a Besenello l'accoglienza nasce prima di tutto dal cuore. E proprio dal cuore è arrivato il caloroso benvenuto che la piccola comunità della Vallagarina ha riservato a Mamoud e Cheick, due profughi maliani accolti dopo aver affrontato il “viaggio della speranza” dalla Libia all'Italia fino al Trentino, prima a Marco di Rovereto e poi a Castelfondo. Dallo scorso febbraio i giovani maliani hanno trovato sistemazione a Besenello in un appartamento messo a disposizione dal Comune e gestito in convenzione con la Comunità di Valle. Ma l'amministrazione comunale, le associazioni e i cittadini hanno fatto molto di più che offrire (gesto già prezioso) un alloggio; hanno salutato Mamoud e Cheick come cittadini, come amici, come persone particolarmente bisognose non di controllo, ma di cura e attenzione. La comunità li ha accolti durante una gran festa organizzata presso la Sala anziani, ascoltando con grande rispetto il loro vissuto e conosciuto a fondo i dettagli del progetto di accoglienza in Trentino, aveva già colto, prima di qualunque spiegazione, il senso pieno della parola accoglienza. Besenello conferma la propria tradizione di solidarietà. Questa ospitalità nasce anche da un percorso di dialogo, confronto e riflessione che ha coinvolto cittadini, associazioni e Comune e altre istituzioni e che ha consentito di superare le strumentalizzazioni che colpiscono il tema dell'accoglienza. Il progetto diventa un’occasione di crescita per la comunità dimostrando solidarietà sul territorio, oltre all'impegno all'estero attraverso iniziative di solidarietà internazionale. Dal Cinformi del Dipartimento Salute e Solidarietà sociale della Provincia è arrivato un sentito “grazie” a Besenello per un'apertura che dona anche nuova energia a chi, giorno per giorno, segue l'accoglienza dei profughi. E i ringraziamenti, naturalmente, sono arrivati anche dai giovani maliani, che hanno raccontato il proprio intenso vissuto. Oggi hanno una speranza e una nuova comunità di cui sentirsi parte. A Besenello sono diverse le proposte di cittadini e associazioni per farli sentire membri attivi della comunità. Che sia la squadra di calcio, il volontariato, qualche lavoretto in paese, le occasioni per “sentirsi a casa” certamente non mancheranno. Besenello ha dimostrato che, accanto al grande impegno della rete dell'accoglienza dei profughi in Trentino, esiste anche un'altra rete: quella dei cittadini, delle tante altre associazioni e istituzioni che vedono nei richiedenti protezione internazionale innanzitutto delle persone alle quali regalare il calore che il Trentino sa dimostrare. 4


A noi piace leggere il blog di Marco Cortesi! Insieme a Mara Moschini, sua compagna d’arte e di vita, ormai sono parte dei nostri più cari amici. Ci si vede poco ma siamo sempre in contatto e con i suoi spunti di riflessione contribuisce spesso ad arricchire il nostro foglio informativo … oggi vi proponiamo qualcosa di diverso dalle sue riflessioni su temi spesso scottanti e profondi … a noi è piaciuto tantissimo, speriamo piaccia anche a voi!!

E’ solo un cane

Sono ormai due anni (o quasi) che ogni lunedì (o quasi) mi siedo alla tastiera del mio computer per buttare giù un pensiero, una riflessione in quello che con espressione moderna viene chiamato “blog”: strano neologismo che unisce le parole “bit” (l’unità di misura dei dati informatici) e “log” ovvero “diario”. Ho scritto di incontri, di personaggi e di storie… E un sottile filo conduttore univa ognuna di queste brevi pagine: il tema della lotta, della costanza, della perseveranza, della difesa dei diritti umani: grandi uomini e grandi donne capaci di combattere e lottare fino in fondo per costruire un mondo migliore di quello che avevano trovato alla nascita. Storie che uniscono lacrime e sorrisi,

ferite e trionfi… Perdonatemi se questo post è differente da tutti gli altri, ma concedetemi la libertà di scrivere su questo personale diario quello che penso e provo per davvero (nonostante l’assurdità di rendere“pubblico” qualcosa che come un diario dovrebbe invece restare “privato”). Questo post è dedicato a Martina. Martina è il nostro cane, un bull terrier di nove anni, pazzo come un cavallo e capace con una scodinzolata di cancellare in un soffio preoccupazioni, ansie e angosce. Non ho mai avuto un cane, ma da quando la mia strada si è incrociata con quella di Mara, un cane è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità. Non avevo scelta: “Se vuoi la ragazza, devi prenderti il cane” (potrebbe essere il titolo di un assurdo Western demenziale, non trovate?). Chiunque non abbia mai avuto un animale domestico, mi capirà quando dico che la convivenza all’inizio non è stata facile. Figlio di un padre allergologo ho sempre creduto nell’insindacabile equazione cane=germi, per poi trovarmi un bel giorno a condividere con Martina spazi e tempo. Odio il suo pelo capace di moltiplicarsi per magia e giungere anche nel cassetto della biancheria, odio la sua abitudine canina di leccarsi meticolosamente le parti intime per poi saltare sul letto e svegliarti leccandoti sul volto, odio la sua capacità di distruggere qualsiasi cosa cada sul pavimento e finisca tra i suoi denti… Eppure… Eppure oggi io e Martina ci rispettiamo e sotto sotto ci vogliamo un gran bene. E io la invidio. La invidio terribilmente. E questo potrà sembrare assurdo, ma se possedete un cane o un gatto capirete cosa intendo. Mi siedo al computer per scoprire di un attentato terroristico dall’altra parte del Mar Mediterraneo, sul tavolo della cucina bollette da pagare e commercialisti da saldare, il tutto all’interno di questa pazza corsa fatta di continui spostamenti, ambizioni, progetti dove ognuno sembra dirti che non vai bene così come sei, “perché non sei abbastanza, non sei ancora,

non sei come…”

E poi stacco gli occhi dallo schermo e Martina “ronfa” al mio fianco sul suo enorme cuscino. Mai arrabbiata, mai preoccupata (è ovvio – diranno alcuni – lei non deve pensare a niente, ma la cosa è più semplice e complessa di così…). Martina è felice per la stessa pappa fatta di riso soffiato che mangia da anni. Martina adora la sua passeggiata attorno all’isolato anche se è sempre la stessa. Martina ti accoglie come se tu fossi un minatore appena uscito dalla Miniera di Marcinelle. Martina ama starti vicino. Se Mara piange, Martina comincia a fare il clown: le salta addosso e comincia a leccarle la faccia compulsivamente. «Non piangere!» sembra voler dire, «Guarda me e sorridi!». Martina non parla ma è capace di capire tante cose. Martina è così maledettamente semplice e in pace con il suo mondo. So che è solo un cane, ma è stata capace di insegnarmi così tanto che forse queste poche righe non basteranno mai a saldare un debito di riconoscenza che è impossibile valutare. So che è solo un cane e se non ne avete uno queste mie parole vi sembreranno solo i vaneggiamenti provocati dalle alte temperature di questa estate tropicale, ma accettatele così come sono. Martina non ha cellulare, non ha computer e non ha un profilo su Facebook… Lei se ne frega di che cosa realizzerà della sua vita e di cosa gli altri pensano di lei. A lei va bene tutto, lei accetta tutto con pazienza e incoscienza. Lei non possiede niente eppure ha ogni cosa: ha la sua famiglia, le coccole dei nostri due nipotini, una ciotola con il suo nome e un cuscino sul quale dormire e un pupazzo di Peppa Pig al quale fare da mamma. Martina si gira su di un fianco. Mi guarda. Scondinzola e sembra sorridere. E mentre io torno al lavoro, lei riprende a fare quello che ama di più: dormire. Maledetta! Grazie amica mia. Ti voglio bene.

“Gli animali che vivono una vita semplice e libera non muoiono di fame, fra loro non si trovano ricchi e poveri, chi mangia molte volte al giorno e chi non ha da sfamarsi; queste differenze esistono solo in mezzo agli uomini. E tuttavia continuiamo a crederci superiori agli animali.” (M.K. Gandhi)

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E’ stata convocata mercoledì 5 agosto presso il Centro Nazionale INCONTRO STRAORDINARIO SULLA di Protezione Civile di Marco una GESTIONE DELL’ACCOGLIENZA AI MIGRANTI riunione straordinaria tra tutti i referenti di sede del Trentino, i delegati area 2 e 3 per discutere della gestione dell’accoglienza Migranti che oramai due volte alla settimana arrivano a Marco. Del nostro Comitato erano presenti di due referenti di sede e due delegati. Mario Altieri in qualità di Delegato Provinciale ha brevemente illustrato l’evoluzione dell’accoglienza in questi due anni evidenziando la criticità di questo ultimo periodo a causa delle difficoltà a coprire i turni per carenza di volontari. I volontari per diversi motivi hanno difficoltà ad assicurare la presenza. Forse per la distanza, forse per il carico di lavoro a cui sono sottoposti nelle loro sedi, forse anche per una latente forma di razzismo che mal si addice a chi fa parte della Croce Rossa. Alcuni anche per paura di riscontare qualche malattia visto le tante assurde voci che girano. I Delegati sono stati tutti concordi nel ribadire che l’accoglienza ai Migranti è una emergenza umanitaria destinata a durare nel tempo e la CROCE Rossa non può chiamarsene fuori. Si tratta di esseri umani in condizioni al limite dell’umano. Una migrazione di disperati che cercano speranza di vita . Rispetto alla riluttanza dimostrata da parte dei volontari occorre agire con una maggior informazione e sensibilizzazione. Occorre promuovere occasioni di conoscenza del fenomeno , magari con testimonianze dirette. Occorre capire chi non può per problemi oggettivi e chi per motivazioni ideologiche. Alla fine si è deciso di provare una turnistica che coinvolga tutti i gruppi; una sorta di reperibilità di un turno alla settimana che diventerà servizio attivo se nel turno è previsto l’arrivo di migranti. Ora i referenti di sede ne parleranno con i volontari convincendo i riluttanti che questa è la sostanza della Croce Rossa. Questa la nostra prima mission. Tutti si sono resi conto che non è facile ne semplice ma che occorre provare. Speriamo.

GUARDIA MEDICA DAL 1 GENNAIO 2016 A RISCHIO IL SERVIZIO SUGLI ALTIPIANI Con delibera N° 963 dello scorso mese di giugno la giunta provinciale ha dato indicazioni all’Azienda Provinciale per i servizi sanitari per la riorganizzazione del servizio di continuità assistenziale meglio conosciuto come servizio di Guardia Medica. La delibera fa riferimento a quanto definito dall'art. 64 dell’Accordo nazionale, che demanda alle Regioni la definizione del contingente, anche sulla base delle proprie caratteristiche oro geografiche, abitative e organizzative, nel rispetto del rapporto di riferimento di 1 medico ogni 5000 abitanti residenti. Inoltre lo stesso articolo definisce la possibilità per le Regioni/Province autonome di indicare, per ambiti di assistenza definiti, un diverso rapporto medico/popolazione: la variabilità di tale rapporto, in aumento o in diminuzione, deve essere concordata nell’ambito degli Accordi regionali e comunque tale variabilità non può essere maggiore del 30% rispetto al predetto rapporto di 1:5000. La stessa delibera prevede che in base alle caratteristiche oro geografiche e abitative dei territori ricompresi nei diversi ambiti, con presenza di zone a diversa densità abitativa ma con servizi assistenziali diffusi, il fabbisogno di medici di continuità assistenziale per i predetti Distretti sia definito secondo il rapporto ottimale di riferimento indicato dall’art. 64, comma 2, dell’Accordo nazionale e pertanto 1 medico ogni 5.000 abitanti residenti, con la possibilità, previo Accordo provinciale, di individuare nel Distretto Ovest un diverso rapporto ottimale pari a 1 medico ogni 3500 abitanti residenti, per far fronte alle peculiari esigenze del suddeto distretto. Quindi in base a questa delibera la Provincia demanda all’Azienda provinciale per i servizi sanitari di Trento la revisione del numero e della localizzazione delle attuali sedi del servizio di continuità assistenziale. A tale proposito, viene proposto che la predetta revisione sia effettuata tenendo conto dei seguenti parametri di riferimento: Posizione baricentrica rispetto al territorio delle Comunità di Valle ricomprese negli ambiti assistenziali sopra indicati, distanza dalle strutture ospedaliere, la funzionalità logistica rispetto alla potenziale istituzione di aggregazioni funzionali territoriali di medici di medicina generale di cui all’art. 28 bis dell’accordo provinciale dei medici di medicina generale del 12 settembre 2013, numero di prestazioni erogate storicamente nelle sedi attuali 6


Gli Altipiani hanno una popolazione residente inferiore ai 5000 , soglia sotto la quale viene a cadere la possibilità di avere un medico di continuità assistenziale. Questo sicuramente per 6 mesi all’anno. Per le stagioni turistiche è probabile che, la sede sia ripristinata in rapporto al numero delle persone presenti che superano sicuramente il limite di 5000. La Guardia medica , soprattutto negli ultimi anni non ha brillato come efficienza ne come presidio sanitario per le urgenze emergenze. Un tempo, se serviva, accompagnava addirittura il paziente in ambulanza fino al PS. Un tempo che forse non tutti ricordano. Oggi diventa difficile perfino farla arrivare al proprio domicilio. E l’utente sempre più preferisce chiamare il 118 e far arrivare l’ambulanza. Non spetta a noi aprire un contenzioso con l’APSS per evitare la soppressione della Guardia medica. Abbiamo amministratori capaci in grado di farlo con le giuste azioni. Per quanto ci riguarda riteniamo che l’attuale servizio di Guardia medica non è all’altezza delle necessità e delle aspettative e pertanto se rimane va profondamente riformato e riorganizzato. Non può essere un servizio avulso dal sistema di emergenza sanitaria Trentina ma deve essere funzionale e sinergico al servizio 118 e alle ambulanze sul territorio. Se però questo servizio dovesse cessare, la Croce Rossa propone che sia sostituito con il servizio di autosanitaria con le seguenti motivazioni: l’autosanitaria è un servizio avanzato di emergenza territoriale, è coordinato dal 118 e interviene direttamente sul posto ( domicilio, strada , albergo,impianto sportivo ecc.); è formato da un autista che conosce il territorio e da un infermiere dell’area critica; il mezzo è dotato di tutte le apparecchiature salvavita, e l’infermiere seguendo le indicazioni del medico può praticare atti normalmente di competenza medica (medicalizzazione a distanza); se necessario invia i parametri del paziente allo specialista in turno per una valutazione medica avanzata e se necessità il ricovero può accompagnare il paziente in ambulanza fino in PS ma in ogni caso fa arrivare il paziente con i prelievi ematici già fatti accelerando l’esame dello stato di salute. Inoltre la sede di Carbonare è già stata pensata per un servizio h24 e pertanto non sarebbero necessari interventi strutturali di adeguamento. In un primo seppur parziale colloquio con il direttore dell’APSS sembra che la cosa sia fattibile . Di una cosa siamo certi: in caso di emergenza sanitaria l’efficienza dell’auto sanitaria è fuori discussione e questo in primis è quello che conta. Per una ricetta, per una visita, dove il tempo non costituisce fattore determinante la guardia medica potrà arrivare tranquillamente anche da Rovereto, o dare, come succede oggi indicazioni telefoniche. Che ne pensate ?

Il 31 dicembre 2012 è scaduta la convenzione con l’Azienda Provinciale per i servizi sanitari che riguarda il soccorso e il trasporto infermi nella provincia di Trento, comunemente chiamata “ convenzione 118 “. Da allora ne è passata acqua sotto i ponti ma ad oggi siamo ancora in mare aperto. Una commissione formata da una stretta rappresentanza delle associazioni di volontariato delle quali la CRI rappresenta oltre il 50%, dalla Provincia e dall’Azienda sanitaria si è più volte riunita per arrivare a definire un nuovo testo convenzionale che sia rispondente alle necessità ; ricordiamo che il testo di questa convenzione è in vigore dal 2001 e si è trascinato negli anni con poche modifiche. Nel frattempo molte cose sono cambiate nel soccorso, nella formazione, nelle richieste del 118, nella disponibilità dei volontari. Si è iniziato pertanto a lavorare sul testo rendendolo più conforme alle attuali esigenze; si è affrontato il tema della formazione: chi la deve fare e con che modalità; si è parlato di sicurezza dei volontari impegnati sul servizio definendo un livello minimo di garanzie. Si è affrontato il tema dei dipendenti che oramai molte associazioni, vista la carenza di volontari, hanno scelto di assumere e del contratto di categoria rendendo obbligatorio l’adozione di un contratto del comparto sanitario (attualmente ci sono contratti del commercio, della sanità privata, dei trasporti, dei taxisti ). Si è resa obbligatoria la figura del direttore sanitario definendone limiti e responsabilità. Si sono definiti i requisiti minimi richiesti per poter accedere alla convenzione: dalla sede, dai mezzi di soccorso, dalla dotazione di volontari e personale. Molte difficoltà abbiamo riscontrato nel cercare di amalgamare associazioni molto diverse tra loro, a partire dalle motivazioni della loro presenza per arrivare al rispetto dei requisiti minimi. Si è lavorato per eliminare la troppa burocrazia che ci costringe ogni mese a fare centinaia e centinaia di fotocopie inutili; in questa direzione stiamo lavorando su una piattaforma informatica che possa rendere semplice la trasmissione dei dati a fine di ogni servizio, e nel contempo ci eviti di produrre inutile materiale cartaceo. E in questo il nostro Comitato è stato scelto come Centro pilota.

CONVENZIONE 118 LO STATO DEI LAVORI

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Lo scoglio piu difficile e sul quale ci siamo arenati è stato l’aspetto economico. Le associazioni hanno espresso la volontà di spostare il sistema tariffario dal costo chilometrico al costo orario in modo che una associazione possa sopravvivere anche se non fa chilometri. L’allora assessora Borgonovo Re ha chiesto un sacrificio di 500 mila € in meno rispetto ad un budget annuale di 8 milioni di € che è il costo annuale della convenzione in provincia di Trento. Le associazioni , con diverse motivazioni si sono opposte a questa riduzione proponendo invece di trovare i necessari risparmi attraverso il taglio di alcuni servizi inutili , o mettendo dei tiket su ricoveri impropri o sull’abuso dell’ambulanza. Ora , necessariamente ci sarà una pausa a seguito dell’avvicendamento al vertice della sanità tra Borgonovo Re e il nuovo assessore Zeni con il quale stiamo già prendendo contatti. Per il nostro Comitato , soprattutto per la sede territoriale di Lavarone che svolge quasi esclusivamente il presidio del territorio per le urgenze , il nuovo sistema tariffario ad “ ora “ piuttosto che a Km porterebbe una maggior sicurezza economica. Oggi per stare in piedi dobbiamo sperare che ci siano urgenze, mentre va premiato il presidio del territorio a prescindere dalle urgenze fatte. I mesi futuri saranno decisivi per capire con quale convenzione andremo ad operare nei prossimi anni. La Croce Rossa che rappresenta la maggioranza delle associazioni e che siede al tavolo con due rappresentanti di cui uno fa parte del ns Comitato è impegnata a ribadire le ragioni della nostra presenza sul territorio, la necessità di assicurare qualità al soccorso attraverso la formazione costante e continua dei soci , condizione indispensabile per poter rivendicare un adeguato compenso tariffario. Al centro del nostro agire c’è sempre l’uomo che nel caso del soccorso si chiama paziente rispetto al quale dobbiamo assicurare il miglior servizio possibile. E per assicurarlo è necessario avere mezzi adeguati e personale preparato e formato. I mezzi li costruiscono gli allestitori . La formazione la facciamo noi. Ognuno di noi deve sentire l’obbligo morale di aggiornarsi, non solo e non tanto perché lo prevede la convenzione e i protocolli della Provincia, ma soprattutto perché mettiamo le mani su persone che quando chiamano è perché hanno bisogno e sperano di veder arrivare personale preparato e competente.

Giuliano Mittempergher Rappresentante CRI tavolo convenzione 118

Proseguono i preparativi per il nostro tradizionale appuntamento con il Vaso della Fortuna che si svolge l’8 settembre alla Festa della Madonnina a Folgaria. C’è ancora tanto da fare, raccolta dei premi, smistamento, catalogazione, impacchettamento … e c’è bisogno di aiuto … Sempre in compagnia e divertendoci !!!! Ci si trova sempre il sabato pomeriggio e poi in altre occasioni che mano a mano si creano … prossimo appuntamento per darci dentro alla grande fissato per lunedì 17 ore 20.30 in Comitato. Per info: redazione.altipiani@crialtipiani.it - Franca:393.4448636 - Maddalena: 329.0042485 Stipulato il nuovo contratto con ENI. Ogni macchina è dotata di card per fare rifornimento presso i distributori Agip-Eni. Per la sede di Folgaria le tessere sono state messe nella busta rossa come le precedenti. Per utilizzarle è necessario l’uso del PIN con le stesse modalità del passato. Per di Lavarone le schede sono state consegnate alla referente di sede Rosita. 8


Cari amici in questa meravigliosa e calda estate, sotto l’ombrellone in spiaggia o magari sotto un albero in mezzo ad un prato o meglio ancora in cima a qualche splendida vetta, prendetevi il tempo di leggere InformaCRI … e poi leggete ancora dentro di voi … leggete nel vostro cuore … leggete nella vostra testa cercando e trovando quei sette principi che caratterizzano la nostra associazione e che non sono un opzione sono una condizione sine qua non per essere uomini e donne di croce rossa. Volontari di croce rossa non si diventa indossando una divisa, ne facendo i super eroi, ne tantomeno palesando al mondo il servizio che facciamo … sei uno di croce rossa se vedi il bisogno indipendentemente da chi lo manifesta … sei uno di croce rossa se rinunci a qualcosa di tuo, magari il tuo tempo, per aiutare gli altri … sei uno di croce rossa se ti dai con tutto te stesso, con pregi e difetti … sei uno di croce rossa se non hai pregiudizi, ne preconcetti, se stai lontano dai luoghi comuni … sei uno di croce rossa se non vedi montagne insormontabili, se i campanili sono solo monumenti, se lingua, razza, religione sono prerogative dell’indivisuo e non etichette … Dedicate un momento a voi stessi e trovate le vere motivazioni che ogni giorno vi spingono a mettere quella divisa con orgoglio e a sentirvela addosso ogni istante, anche quando è riposta nell’armadio ben stirata … perché nessuno di noi può smettere di essere volontario, mai … fintanto che quei sette principi saranno nel nostro cuore e saranno lo specchio delle nostre azioni noi saremo orgogliosamente gente di croce rossa! La redazione vi saluta augurandovi Buon Ferragosto!!! Augurandosi di ritrovarvi a settembre pieni di voglia di fare, di bisogno di dare, liberi da condizioni, aperti all’altro da qualsiasi parte esso arrivi. La redazione non chiude mai … sapete da sempre come contattarci, sapete che il gruppo è apertissimo e che chiunque voglia collaborare deve rendersi disponibile e iniziare a fare insieme. Buona estate a tutti! #fuori c’è il sole !!!

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