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L A VO C E D EL C O MI TA TO A LTI P I A N I n. 21 Novembre 2016 IN QUESTO NUMERO

La delusione della società civile Storie vere di buona accoglienza Ventimiglia, punto di attracco Accoglienza profughi sugli Altipiani Migranti e noi: cronache dall’Altipiano Cinformi: Centro Informativo per l’Immigrazione Focus: accoglienza profughi in Trentino (per)CORSO per volontari Ibrahima, amico della CRI Altipiani ... ed ora anche Volontario La raccolta fondi per i terremotati continua I ceppi natalizi, è tempo di cominciare Tüabar offe di türn Apriamo le porte dell'accoglienza Le steccobende La rilevazione della glicemia capillare Appuntamenti formativi imminenti Le prime Missioni CRImandala Folgaria nel cuore Ago, Filo e Fantasia Assemblea dei soci A scuola di sushi

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Informa CRI - n. 21 - Novembre 201 6

Informa CRI DIRETTORE RESPONSABILE:

L'Editoriale

La delusione della società civile

Gianni Mennea

RUBRICHE: G IÙ DAGLI ALTIPIANI

a cura di Giorgia Pernici

RACCONTI DAGLI ALTIPIANI a cura di Giada Danieli

ZIMBARTRITT - P ASSI CIMBRI

a cura di Marialuisa Nicolussi Golo

P ILLOLE DI SOCCORSO

a cura di Stefania Gerola

LA NOSTRA STORIA

a cura di Francesco Pristipino

S PAZIO G IOVANI

a cura di Jessica Grott e Luciana Cafagna

VOLONTARIATO&VACANZA

a cura di Francesco Pristipino

N OTIZIE IN BREVE

a cura di Giorgia Pernici

HANNO COLLABORATO: Maurizio Giori Gemma Di Prospero

IMPAGINAZIONE A CURA DI: Giorgia Pernici

REDAZIONE InformaCRI Via Papa Giovanni XXIII nr 2 38064 Folgaria (TN) Cell. 392.6571 632 redazione.altipiani@critrentino.it

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Mai provata tanta delusione come in questo ultimo periodo, almeno secondo la maggior parte della società che vede sfumare le proprie convinzioni radicate da una vita. L’etimologia del termine “delusione” può aiutarci a capire meglio cosa sta accadendo in questo momento storico: “stato d'animo di tristezza provocato dalla constatazione che le aspettative, le speranze coltivate non hanno riscontro nella realtà”. In questo numero di Informa CRI troverete tanti articoli dedicati al fenomeno migratorio, nonché al gravissimo atto incendiario avvenuto a Lavarone. Vogliamo riflettere su come alcuni soggetti “delusi”, di diritto appartenenti alla nostra società, si riconoscono individui così “civili” e capaci di compiere un gesto tanto becero, in perfetto stile mafioso.

Possiamo continuare ad assistere inermi al fallimento della nostra società civile, ritenendoci tutti delusi di quanto sta accadendo in questa fase storica. In alternativa, possiamo decidere di allargare la nostra visuale miope e rivalutare questa fase storica come una grande opportunità di crescita dell’intera umanità.

Gianni Mennea

gianni.mennea@gmail.com


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Giù dagli Altipiani

Storie vere di buona accoglienza

Una famiglia trentina ha accolto un giovane migrante, ma un tumore ha spezzato il suo sogno

Questa è la storia di una famiglia trentina che ha aperto la porta della propria casa ad Abdul (nome di fantasia), seneglese richiedente protezione internazionale, arrivato in Italia dalla Libia. Quando la famiglia Bianchi (anche questo nome di fantasia), nata e cresciuta a Trento, ha scelto di accogliere Abdul nella propria vita, non poteva immaginare che quel prezioso gesto di solidarietà concreta avrebbe richiesto, di li a poco tempo, impegno e generosità ancora più grande. Nella vita del giovane senegalese, segnata dalla violenza, dalle difficoltà di attraversare il deserto e poi il mare Mediterraneo, si è presentata una nuova, difficile e

dolorosa sfida, ma la famiglia Bianchi non ha cambiato rotta ed ha mantenuto tesa la mano, garantendo ancora maggior affetto e sostegno a Abdul. La famiglia Bianchi è composta da mamma, un papà e due figli, una tipica famiglia trentina insomma, che ha garantito a Abdul un’accoglienza profonda, sincera, autentica, fino in fondo, fino al suo ultimo giorno. Perché Abdul, purtroppo, è mancato pochi giorni fa, a soli ventisette anni. Un tumore ha interrotto il suo lunghissimo e tormentato viaggio verso una nuova vita, proprio qui, in Trentino, dove era arrivato poco circa un anno fa, nell’agosto del 201 5, con un viaggio della speranza partito dal Senegal, il Paese

dove era nato e che ha dovuto lasciare per motivi politici. L’accoglienza fra le mura di casa Bianchi è iniziata a fine 201 5 e non è mai venuta meno, nemmeno quando la malattia si è fatta più cattiva e invalidante, grazie alla disponibilità della famiglia e al sostegno delle diverse realtà impegnate con i profughi e coordinate dalla Provincia. Un periodo duro per il giovane richiedente asilo, segnato da nostalgia e dolore ma senza mai perdere la speranza grazie all’affetto della famiglia che lo ha ospitato e all’impegno del personale dell’accoglienza e delle strutture sanitarie di Trento e Rovereto.

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Giù dagli Altipiani ...segue da pag. 3 Abdul ha continuato a sperare fino all’ultimo suo respiro ... sperava di poter studiare, voleva laurearsi, dopo aver imparato rapidamente l’italiano frequentando con impegno i corsi alla Residenza Brennero. Molti che lo hanno conosciuto, dalla famiglia che lo ha accolto, agli operatori che lo hanno seguito, dai suoi connazionali, ai volontari che lo hanno aiutato e assistio, si sono attivati per consentirgli di riabbracciare, prima che fosse troppo tardi, i suoi famigliari più stretti, in particolare la mamma e il fratello. Tante sono le persone che lo hanno accompagnato anche nel suo ultimo viaggio. “Nell’ambito dell’accoglienza stra-

ordinaria – ha dichiarato il Diparti- Speriamo che le famiglie Bianchi mento salute e solidarietà sociale si moltiplichino, in Trentino e nel attraverso il Cinformi – sono mondo. dodici i profughi che hanno Giorgia Pernici trovato ospitalità presso otto giorgiapernici@gmail.com famiglie trentine; alcune di queste esperienze sono ancora in corso. Sono vissuti di incontro, dialogo, straordinaria generosità e condivisione di quella «sensazione di casa» che molti migranti hanno dovuto lasciare al Paese d’origine.” Per la famiglia che ha accolto Abdul la sfida è stata ancora più grande, non solo ha donato accoglienza e sostegno, ma anche speranza a chi, purtroppo, si stava inesorabilmente e rapidamente spegnendo. Alla famiglia Bianchi che dire? Grazie, per l’esempio, per l’accoglienza, per l’umanità.

È più facile meditare che fare effettivamente qualcosa per gli altri. Limitarsi a meditare sulla compassione equivale a optare per l’opzione passiva. La nostra meditazione dovrebbe creare la base per l’azione, per cogliere l’opportunità di fare qualcosa. DALAI LAMA

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Giù dagli Altipiani

Ventimiglia,punto di attracco Dal campo Roya sogni e speranze di migranti in transito

Sono i piccoli gesti di tutti i giorni che ti fanno respirare il senso di comunità costruito all'interno del Campo Roya di Ventimiglia. Mohamed taglia i capelli agli altri ragazzi con un paio di forbici improvvisate, Mustafa contribuisce alla pulizia degli spazi comuni, Ahmed dà una mano agli operatori della Croce Rossa nell'accesso alla mensa, Yarnabi aiuta i volontari nella distribuzione dei pasti. Più di cinquecento gli ospiti presenti, molti di più della capienza inizialmente prevista per la struttura: "Perché non ce la sentiamo di lasciare nessuno in mezzo ad una strada, senza un letto o un pasto caldo", racconta il responsabile del campo Walter Muscatello che opera quotidianamente per un dialogo costante con la Prefettura alla ricerca di una soluzione alternativa condivisa. Per la maggior parte di questi migranti, in particolare quelli

provenienti dal Sudan, il viaggio lungo, faticoso e pericoloso che li ha visti attraversare prima il deserto e poi il Mediterraneo, non è ancora finito. La loro destinazione finale è la Gran Bretagna, dove in tanti hanno amici e parenti. "Ho provato ad attraversare la frontiera più volte, senza successo", racconta un giovane sudanese. "E' stata un'esperienza dolorosa, ma ci proverò ancora. Parlo inglese e la mia unica speranza è in Inghilterra, dove potrò costruirmi un futuro". Il campo Roya è aperto dal 1 6 luglio scorso e da allora sono passate quasi seimila persone, molti sono riusciti a passare i confini, altri sono stati spesso costretti a tornare indietro. Ma il sogno continua e la speranza non si spegne. Giorgia Pernici

giorgiapernici@gmail.com

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Racconti dagli Altipiani

Accoglienza profughi sugli Altipiani

Giovedì 10 novembre serata confronto a Gionghi

Ormai è ufficiale, a Lavarone stanno per arrivare 24 profughe nigeriane richiedenti asilo. Le ragazze, tutte di età compresa tra i 1 8 e i 25 anni, attualmente ospitate nel Campo di Marco di Rovereto in container, parlano inglese, sono di religione cristiana, e saranno accolte nella Casa di Santa Elisabetta a Cappella. Lo scorso giovedì 1 0 novembre si è tenuta un’animata assemblea pubblica su questo (per alcuni) temutissimo arrivo, promossa dalla nostra Comunità di Valle e da Cinformi. La sala del Centro Congressi di Gionghi era piena, presenti cittadini e di amministratori, tra i quali l'assessore provinciale alla salute e politiche sociali Luca Zeni, la Presidente della Comunità di Valle Nicoletta Carbonari e i Sindaci di Lavarone Isacco Corradi e Folgaria Walter Forrer. Inoltre, al tavolo dei

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relatori, erano presenti Pierluigi La Spada, Direttore di Cinformi, Andrea Gentilini, Direttore della Cooperativa Punto d’Approdo, e Silvio Fedrigotti, Responsabile del Dipartimento di salute e solidarietà sociale della PAT. Dopo i saluti di rito, ha preso la parola l’assessore Zeni che, con semplicità e pacatezza, ha spiegato il sistema di accoglienza trentino e di come la provincia si è posta nella gestione del fenomeno migratorio. Fra il pubblico è emersa più di una perplessità a partire dagli aspetti economici, passando per quelli di sicurezza pubblica per proseguire con quelli di integrità sociale. I sostenitori del NO all'arrivo delle ragazze hanno definito la scelta come “una decisione presa dall’alto e calata sulla testa dei cittadini, , che avrebbe sviluppato non poche perplessità tra gli abitanti di

Lavarone, in prima battuta la preoccupazione che in futuro aumenti il numero dei profughi ospitati come pare sia avvenuto in altri casi in provincia”. Inoltre è stata definita come una strana scelta della provincia che ha sempre dichiarato di preferire piccoli raggruppamenti di profughi in appartamenti, rispetto alle strutture di medie o addirittura grandi dimensioni. Per sostenere la contrarietà sono stati invitati da alcuni concittadini degli altipiani, persone residenti nel comune di Tonezza, comune veneto, regione in cui il modello di accoglienza è molto distante dal nostro, che in diversi interventi hanno colorito scenari quantomeno discutibili per non dire ridicoli, ipotizzando la possibilità di flussi di migranti che a piedi potrebbero raggiungere Lavarone da Tonezza per “conoscere” le ragazze nigeriane e verificare la loro “disponibilità al dialogo e al contatto”. Con lucidità e grande professionalità, l’assessore Zeni ha spiegato che “esiste a livello nazionale un piano di distribuzione sul territorio dei richiedenti asilo, in numero percentuale alla popolazione residente. In Trentino dovremo pertanto ospitare lo 0,9 per cento degli arrivi nazionali, per un totale di circa 1 400 persone”.

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Racconti dagli Altipiani ...segue da pag. 6 Zeni ha inoltre dichiarato: “da un anno la provincia ha invitato i comuni ad aiutarci a trovare soluzioni abitative per i richiedenti asilo che, lo ricordo, è nostro dovere istituzionale accogliere”. Inoltre Zeni, per rassicurare ulteriormente la popolazione, ha spiegato che: "il vantaggio per la provincia di Trento è che l’autonomia speciale ci permette di gestire in proprio l’accoglienza profughi. Per questo finora siamo riusciti ad evitare le grandi strutture e distribuire queste persone con un’attenzione particolare alle caratteristiche dei vari territori" X perché 24 persone non sono “grandi numeri” come pare pensi qualcuno, i grandi numeri possono essere le centinaia di persone accolte in ex caserme, scuole o colonie come succede in molte città d’Italia. Tentando di rassicurare quella parte di suoi cittadini preoccupati di come "la sola idea di questo

arrivo turbi la tranquillità delle famiglie che vogliono avere la sicurezza di poter continuare a lasciar andare i bambini a scuola da soli e tenere le macchine aperte”, è intervenuto il sindaco di Lavarone, Isacco Corradi, sostenendo: “tutti i comuni devono fare la loro parte e anche noi a Lavarone facciamo la nostra. Da tempo avevamo quindi dato la nostra disponibilità alla Provincia per accogliere queste persone e, pur comprendendo le perplessità di tipo sociale, questa è la cosa giusta da fare”. A suo sostegno si è alzato anche il sindaco di Folgaria che ha apertamente dichiarato che “non è da considerarsi una questione di Lavarone per il solo fatto che le ragazze saranno ospitate in una struttura sita a Cappella, ma al contrario è responsabilità degli Altipiani farsi carico dell’accoglienza e che la consulta dei sindaci, insieme alla Comunità di Valle, dovranno discutere in merito cercando le migliori soluzioni

condivise ed efficaci per favorire l’integrazione”. Corradi non nasconde comunque le difficoltà: "È naturale che in una piccola comunità come la nostra,, in cui qualsiasi cambiamento minimo è vissuto in maniera collettiva, questo arrivo possa creare delle tensioni, ma si tratta di un progetto tranquillo, di facile gestione, e sia Cinformi che la Provincia sono dalla nostra parte in ogni momento”. Ma cosa faranno le ragazze a Lavarone? A questa domanda ha risposto Pierluigi La Spada, di Cinformi: “Dovranno contribuire alla gestione della casa, pulire, riordinare, fare la spesa, cucinare i pasti, soprattutto dovranno seguire percorsi di formazione, in particolare corsi di italiano e di educazione civica, e tutto questo sarà importante per costruire il loro futuro. Inoltre potranno dare il loro contributo in termini di volontariato così da essere d’aiuto per la comunità”. ... continua a pag. 8

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Racconti dagli Altipiani ...segue da pag. 7 Su questo argomento è intervenuto anche Andrea Gentilini, Direttore della cooperativa che gestirà il progetto, raccontando della loro attività trentennale, dell’esperienza acquisita in tema di accoglienza e integrazione e dello sforzo che la direzione sta facendo per trovare operatori del luogo da inserire nell’attività di gestione del progetto. Dei tre operatori necessari al momento ne sono stati individuati due, uno di Lavarone ed uno di Folgaria, anche se pare che quello residente a Lavarone non abbia confermato la disponibilità. Una cosa comunque sarà garantita, ovvero che tutti gli operatori saranno persone formate ed esperte in questo tipo di progetti. La cooperativa garantisce inoltre che assieme alle ragazze nigeriane ci sarà sempre presente un operatore, mentre di notte verrà garantita la presenza di un guardiano notturno in struttura. Accanto agli attori protagonisti del progetto, quindi le amministrazioni locali e provinciali, Cinformi e Punto d’Approdo, è importante e opportuno che ci sia la comunità intera. Su questo aspetto Zeni ha dichiarato: «A voi chiediamo di coinvolgere queste persone che scappano dalla guerra e da situazioni di estrema povertà. Sono persone che cercano una possibilità di riscatto e chiedono di essere coinvolte e non lasciate in disparte. Le possibilità sono molteplici e la fantasia sta alla comunità”. Il timore di una fetta degli abitanti dell’altopiano è che queste ragazze siano solo una parte di un gruppo più ampio, che potrebbe allargarsi grazie ai ricongiungimenti familiari, ipotesi tutti hanno smentito. Nello specifico il sindaco Corradi ha dichiarato: “Questo è un numero Pag. 8

consistente e per nessuna ragione è destinato ad aumentare”. Non sono mancate anche le perplessità tra i cittadini in sala rispetto alla questione economica dell’operazione di accoglienza. Qualcuno ha riportato a galla il solito luogo comune dei “35euro al giorno che si intascano i profughi”. Su questo tema è intervenuto nuovamente l’assessore Zeni. Il costo del mantenimento delle ragazze, come di qualsiasi altro profugo in Italia, viene sostenuto con fondi specifici che lo Stato riceve dalla comunità europea. I famosi 34euro a persona sono onnicomprensivi di vitto, alloggio, che il Cinformi corrisponderà alle Suore Francescane Elisabettine e pocket money, ovvero la quota che viene data ad ogni persona per le proprie esigenze personali pari a 2,5euro. Qualcuno in sala ha sollevato anche l’aspetto affitto, dicendo che sarebbe corretto che anche il “clero facesse la sua parte. Su questo aspetto Zeni ha rassicurato dicendo che da tempo la diocesi di Trento collabora con la provincia per mettere a disposizione spazi e che

fino ad ora ha già dato oltre 30 appartamenti o per i progetti di accoglienza. L’istituto religioso «Casa di Santa Elisabetta» di Cappella non è però di proprietà della diocesi e per poterlo utilizzare, dietro pagamento di affitto, sarà firmato nei prossimi giorni il contratto. E quando arriveranno le ragazze? “Le ragazze in questione – ha spiegato La Spada– hanno bisogno di essere trasferite al più presto. Al momento si trovano infatti al campo di Marco assieme a 200 uomini e tutti vivono in container. Firmato il contratto, cosa che si spera di concretizzare entro pochissimi giorni, le ragazze saranno portate a Lavarone, quindi ragionevolmente potrebbe essere entro una settimana”. Insomma si è parlato di tante cose giovedì sera, sistemi di accoglienza, progetti di integrazione, sicurezza pubblica, a tratti sono uscite anche le tipiche dinamiche politiche di confronto tra maggioranza e opposizione, ma pochi sono stati gli interventi in cui ha prevalso l’aspetto umano del progetto.

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Racconti dagli Altipiani

...segue da pag. 8 È assurdo che ci siano resistenze proprio in questi luoghi dove i nostri nonni all’inizio della Grande Guerra, sono stati loro stessi profughi. L’intera popolazione dei nostri altipiani fu fatta sgomberare e i paesi di Lavarone, Folgaria e Luserna furono svuotati. La gente prima di arrivare ai campi, la nostra gente, ha dovuto contare sulla generosità di chi l’ha accolta, di chi ha aperto loro la porta di casa. Questo non può essere dimenticato nel giro di un paio di generazioni. A chi sostiene che in realtà non è vero che questa gente scappa dalla guerra, dalla persecuzione, dalla fame o da situazioni a volte impensabili che mettono a rischio la loro stesso sopravvivenza, viene da chiedere X Quale madre metterebbe il proprio figlio su un barcone a rischio di morire assiderato, annegato o schiacciato dal peso delle decine di persone accalcate, se non fosse disperata? ... Quale padre di famiglia

abbandonerebbe moglie e figli per rischiare la vita nella speranza di andare a costruire i presupposti per dare un futuro alla sua famiglia se non fosse disperato? ... Quale persona ragionevole, sia essa uomo o donna, giovane o vecchia, rischierebbe di morire nella speranza di continuare a vivere se non fosse assolutamente disperata? Eccolo il denominatore comune, la disperazione! Che ci piaccia o no, per i motivi più diversi, queste persone sono disperate e che ci piaccia o no una posizione la nostra comunità la deve prendere. Senza pensarci su più di tanto proviamo a girarci indietro e guardare a circa due mesi fa quando i nostri altipiani si sono mobilitati per attivare una raccolta fondi a favore delle popolazioni terremotate del centro Italia, raccolta ancora in corso e che continua ad incrementare il fondo. Nessuno di noi accetta l’idea che queste popolazioni che hanno perso casa e spesso famiglia, rimangano sole, vivano per mesi o anni in tende, container o

strutture di ripiego, non è dignitoso, non è giusto. E cos’hanno di diverso Laura e Francesca nate a Norcia da Alaba e Baako nate a Makoko? Nessuna, sono donne, che hanno vissuto situazioni devastanti, che sono disposte a tutto per non perdere la speranza nel futuro, che vogliono essere libere di scegliere, che vogliono studiare, lavorare, allevare i propri figli. E la nostra comunità può porsi in modo diverso davanti a queste donne? Ognuno lo chieda alla propria coscienza e nel frattempo, per non sbagliarci, organizziamo la stessa bellissima festa pensata per la raccolta fondi X stavolta non avremo un obbiettivo ancora in fase di definizione a cui ambire, avremo 24 giovani ragazze, probabilmente confuse e spaventate, da accogliere. Dalle pagine del nostro giornale iniziamo dicendo “benvenute sorelle”, non vediamo l’ora di incontrarvi! Giorgia Pernici

giorgiapernici@gmail.com

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Racconti dagli Altipiani Nei giorni successivi all'incontro, i giornali hanno pubbicato diversi articoli e interventi sul tema. Tra tutti, uno in particolare vogliamo portare alla vostra attenzione, quello di Claudio Sabelli Fioretti, noto giornalista, scrittore e blogger che ha scelto Lavarone quale luogo in cui vivere, e che con il suo stile, unico, ha raccontato la serata sulle pagine de L'Adige il 1 6 novembre.

Migranti e noi: cronache dall’Altipiano Lavarone, il decoro e le 24 nigeriane

Chi ha paura di 24 giovani donne nigeriane. Apparentemente nessuno. Ma quando si è sparsa la voce che fra pochi giorni le ragazze nerissime arriveranno nella ridente località turistica degli altipiani cimbri, accanto ai commenti favorevoli di coloro che pensano che conoscere popoli diversi non può fare che bene agli abitanti delle 23 frazioni, si è levato il coro dei contrari. “Il sindaco non ci ha detto niente!”. “Perché a Lavarone e nessuna a Folgaria?”. “Perché ragazze e non famiglie?”. “Perché tutte in una sola frazione?”. C’è stata anche la convocazione della cittadinanza e le autorità locali e provinciali hanno cercato di spiegare tutto. Non sempre sono stati convincenti, ma alla fine va loro riconosciuto il coraggio di affrontare un problema abbastanza complesso e per alcuni versi imbarazzante a testa alta e senza nascondersi. Ma non si sono nascosti nemmeno i “contrari”. Non hanno avuto paura di essere tacciati di razzismo latente e egoismo. Naturalmente sono stati prudenti. Non hanno detto come molti hanno fatto in Italia “Non sono io che sono razzista, sono loro che sono negri”. No, non lo hanno fatto anche perché è notoria l’ospitalità trentina, la generosità, l’attitudine all’aiuto, al volontariato che caratterizzano questo popolo che una volta era di emigranti. Qualcuno si è azzardato a dire: bisogna aiutare queste povere donne, ma perché proprio noi? Proprio così: “Perché proprio noi?” Un po’ come si fa per i termovalorizzatori. Qualcuno dovrà pure accollarsi il problema dei rifiuti, ma perché proprio noi? Ma per il resto la discussione non è scivolata nel facile crinale del razzismo. Però ci sono andati vicini. È stato quando un cittadino di Tonezza ha raccontato che anche da loro erano arrivate delle ragazze africane e si erano date alla prostituzione. Questo orrendo e facile argomento di discussione è stato ripreso il giorno dopo dal capo dell’opposizione che nel giornaletto online ha pubblicato articoli e foto sul traffico delle donne nigeriane destinate alla prostituzione e scritto: “X e chi sostiene che sarà facile aiutare queste ragazze si documenti un po’ meglio perché di improvvisazione ne abbiamo visto abbastanza. Ricordiamoci che sono state strappate dal braccio della prostituzione”. Si poteva fare e scrivere cose più offensive ed ingiuste? Mi sono venuti in mente alcuni capitoli degli splendidi libri di Gian Antonio Stella sull’emigrazione italiana dove raccontava di quando gli italiani veniva accolti in America dal sospetto che fossero tutti ladri, assassini e mafiosi! E alcuni anche negri. Non è così che il civile Trentino può accogliere 24 giovani donne che hanno rischiato la vita per sfuggire ad un destino troppo atroce per loro. Gettare loro addosso il sospetto di essere delle prostitute è oltraggioso per loro, ma anche per gli abitanti di Tonezza, evidentemente indicati come ottimi clienti. Ma la cosa non riguarda gli abitanti di Lavarone. Checchè ne pensi il capo dell’opposizione le donne di Lavarone sono certe della fedeltà dei loro mariti perché i loro mariti sono morigerati e timorati di Dio. Povere nigeriane, senza il minimo di mercato. Claudio Sabelli Fioretti (L’Adige - 16 novembre 2016)

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Racconti dagli Altipiani

Il Centro informativo per l’immigrazione è un'unità operativa del Dipartimento Salute e Solidarietà sociale della Provincia autonoma di Trento e si configura in materia di immigrazione come punto di riferimento per i cittadini stranieri ed italiani nonché per gli enti pubblici e privati Il Cinformi si pone come principale obiettivo quello di informare sulle procedure di accesso ai servizi esistenti sul territorio provinciale e sulle modalità di ingresso e soggiorno in Italia. In materia di immigrazione tale centro si configura come punto di riferimento per i cittadini stranieri ed italiani nonché per gli enti pubblici e privati. Il Cinformi realizza inoltre studi e ricerche per indirizzare più efficacemente le decisioni politiche e tecniche in materia di immigrazione, nonché gestisce direttamente progetti finalizzati all'inserimento nella comunità trentina dei cittadini stranieri. Sostiene, infine, le iniziative degli enti locali e del privato sociale a favore dell'integrazione degli immigrati. Coordina inoltre la gestione di progetti per l’accoglienza dei migranti forzati come richiedenti protezione internazionale, vittime di tratta a scopo di sfruttamento e minori stranieri non accompagnati. Il Centro informativo per l’immigrazione, Cinformi è stato istituito nel 2001 per supportare anche la Questura nelle procedure amministrative relative all’immigrazione. Nel 2001 , sulla base di un accordo tra Provincia autonoma e Questura di Trento, in Trentino è stato possibile attivare delle procedure semplificate per la richiesta del rilascio e del rinnovo dei titoli di soggiorno dei cittadini immigrati. Una buona prassi che ha consentito di evitare code e lungaggini burocratiche che in passato avevano anche suscitato una vivace reazione da parte dell’opinione pubblica trentina. Si è costruito un modello organizzativo unificato in grado di integrare, in un disegno omogeneo, le competenze statali (immigrazione) con quelle provinciali (lavoro e sociale). Si è di fatto anticipato ciò che la legge ha istituito nel 2002, ovvero gli sportelli unici sull’immigrazione. È stato creato un Centro informativo per l’immigrazione (Cinformi) e sono stati coinvolti gli Sportelli periferici della Provincia con lo scopo di gestire il flusso di persone che annualmente devono rivolgersi alla Questura per chiedere il rilascio o il rinnovo del titolo di soggiorno. Attualmente il Cinformi sta svolgendo un’ampia attività di informazione, orientamento, comunicazione, ricerca e accoglienza dei migranti forzati realizzata in collaborazione con diversi enti come l’associazione Atas onlus, la Cooperativa Città aperta, il Centro Astalli, il Centro italiano femminile (Cif) di Trento e la Cooperativa Le Farfalle. F O C U S " A C C O G L I E N Z A P R O F U G H I I N TR E N TI N O " Aggiornamento del 28 ottobre 2016: sono 1.439 i migranti forzati fra accoglienza ordinaria e straordinaria Quanti sono i migranti forzati accolti in Trentino? Quali sono i servizi offerti? Quanto e come si spende per l'accoglienza? Chi sono i richiedenti protezione internazionale? Da quali soggetti è composta la rete dell'accoglienza? A queste e altre domande rispondono le slide riassuntive con la sintesi del sistema di accoglienza, le FAQ con le informazioni essenziali e il prospetto riassuntivo dei principali indicatori predisposti dal Cinformi. Nelle schermate della dispensa che abbiamo pubblicato su drive, è disponibile il quadro aggiornato dell'accoglienza in Trentino con i costi, l'elenco dei diversi servizi e tutti i soggetti che compongono la rete impegnata con i richiedenti protezione internazionale. Persone che, su precisa richiesta dello Stato italiano, la Provincia autonoma di Trento responsabilmente accoglie. La notizia e le slide offrono anche le risposte alle domande più frequenti e diversi link a foto, video e approfondimenti che esprimono l'accoglienza in Trentino, l'incontro dei profughi con la comunità e il loro vissuto prima e dopo il loro "viaggio della speranza". Disponibile inoltre il quadro del fenomeno richiedenti protezione internazionale in Italia, in Europa e nel mondo. C L I C C A QU I P E R C O N S U L T A R E E S C A R I C A T E L A D I S P E N S A C O M P L E T A

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Racconti dagli Altipiani

perCORSO per Volontari

Un modo tutto nuovo per scoprire e riscoprire la Croce Rossa

È iniziato un nuovo perCORSO per Volontari. Nuovo perché, con questa formula, non si era mai fatto; nuovo perché coinvolge nuovi Volontari; nuovo perché è l’occasione per rimetterci a nuovo in quanto “vecchi” Volontari. A volte, soprattutto per chi è in Croce Rossa da molto tempo, non è facile mantenere fede al patto che abbiamo fatto con la nostra associazione, un patto d’onore che si basa sul rispetto imprescindibile

dei 7 Principi, e mi permetto di aggiungere, non solo quando indossiamo la divisa, ma in ogni gesto e parola della nostra vita. Spesso, di fronte agli avvenimenti che quotidianamente ci ripropongono giornali e tv, sopraffatti anche da emozioni istintive, giudichiamo i fatti non come farebbero uomini e donne di Croce Rossa, ma permettendoci commenti a volte anche poco gradevoli. Questo nuovo perCORSO ci dà la

possibilità di rinascere come Volontari, di ricostruire la nostra figura partendo da sette semplici parole fondamentali: umanità, neutralità, imparzialità, indipendenza, universalità, volontariato, unità; è l’occasione per noi tutti Volontari per tirare fuori i denti e difendere e promuovere i nostri principi. La Croce Rossa, in ciascuna delle sue attività, mette al centro di ogni sua azione l’uomo. Non l’uomo bianco, possibilmente italiano, pulito e di bella presenza, eterosessuale, magari anche simpatico e ricco. L’UOMO. PUNTO. Per questo è inaccettabile che si sentano ancora dei Volontari fare commenti razzisti, omofobi o discriminatori in generale. La Croce Rossa è per tutti, maX ma è necessario che questi tutti abbraccino e rispettino ognuno dei 7 principi, nessuno escluso. Giada Danieli

giada.danieli90@gmail.com

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Racconti dagli Altipiani

Ibrahima, amico della CRI Altipiani ... ed ora anche Volontario

Anche lui ha intrapreso il perCORSO per Volontari

Ognuno dei nuovi Volontari ha una storia speciale, ma noi oggi vi vogliamo raccontare un po’ di quella di Ibrahima, che molti di voi hanno già conosciuto. Ibrahima è un ragazzo del Gambia, arrivato in Italia, come tanti altri, con un barcone fatiscente, nel 201 5. L’abbiamo incontrato quasi per caso, perché ci è stato chiesto da Cinformi di aiutarlo un po’ con l’italiano. E così è diventato nostro amico. Tanto che dopo il terremoto in centro Italia, in occasione della vendita delle pesche, ha voluto venire a darci una mano. La sua storia è particolare e un po’ speciale perché Ibrahima ha deciso di fare anche lui la sua parte, in un certo senso di ricambiare il

“favore”, iscrivendosi al nuovo perCORSO e diventando Volontario di Croce Rossa. Non ha pensato alla fatica di salire due sere in settimana in corriera da Volano, dove attualmente vive, fino a Folgaria, non ha pensato che forse avrebbe fatto un pò più fatica a capire dato che ancora sta perfezionando il suo italiano, ha pensato solo che era ora per lui di mettersi in gioco. A Folgaria ha conosciuto per la prima volta la neve restando un pò affascinato e un pò spaventato ma non importa, per lui la CRI è diventata casa, rifugio, famiglia, luogo di incotro di amici e di nuove conoscenze. E così la sua storia può diventare il valore aggiunto del perCORSO,

l’occasione per tutti noi di andare oltre i pregiudizi e superare le barriere che, spesso, sciocchezze come la diversità del colore della pelle possono creare tra le persone. Giada Danieli

giada.danieli90@gmail.com

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Racconti dagli Altipiani

La raccolta fondi per i terremotati continua

Non dimentichiamoci di loro La raccolta fondi iniziata sugli Altipiani dopo il terremoto del 24 agosto 201 6 ha dato e continua a dare i suoi buoni frutti, ma l'emergenza non è finita. Anzi. La nuova scossa di fine ottobre ha riacceso la paura e le necessità e ha creato nuovi bisogni. La nostra comunità ha deciso di non abbandonare le popolazioni colpite e ne è prova tangibile il fatto che, consultando il conto corrente dedicato alla raccolta fondi proterremotati, ogni giorno c'è qualcosina in più del giorno precedente. E non è tutto...il consorzio agricolo di Cosenza, che già ci ha donato

le pesche, si è offerto di donarci degli agrumi che verranno venduti sugli Altipiani. Allo stesso modo della vendita delle pesche, il ricavato sarà destinato alle popolazioni del centro Italia colpite dal terremoto. In questo momento è difficile definire le priorità vere in cui convogliare il frutto della raccolta. La scorsa settimana ci siamo incontrati con i rappresentanti delle altre associazioni coinvolte nella raccolta, Vigili del Fuoco e Soccorso Alpino, e abbiamo deciso di aspettare che la situazione sia più definita.

Nel frattempo tutti ci daremo da fare per analizzare possibili progetti anche attraverso i contatti con i tanti volontari della zona che ogni anno vengono a darci una mano con il progetto Volontariato &Vacanza. Ci daremo ancora da fare, perché "NON LASCEREMO NESSUNO SOLO" non siano solo belle parole. Giada Danieli

giada.danieli90@gmail.com

#RaccoltaFondiAltipianiCimbri

Situazione aggiornata al 17 novembre 2016 Fondi raccolti: € 42.556,04

Fondi investiti: € 1 6.758,68 (arredi per Scuola elementare e materna di Amatrice) Fondi disponibili: € 25.807,36 (in attesa di individuazione necessità) Pag. 1 4


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Racconti dagli Altipiani

I ceppi natalizi ... è tempo di cominciare!

Continua la tradizione con entusiasmo e voglia di stare insieme Anche quest'anno si avvicina Natale e insieme arrivano le tradizioni. Fra gli appuntamenti immancabili del nostro comitato ci sono le raccolte fondi e in particolare in questo numero vogliamo parlare dei ceppi natalizi. E' un'idea nata e cresciuta negli anni nella sede territoriale di Lavarone, diventato ormai un momento atteso da tutta la comunità che inizia a prenotare i meravigliosi lavori ancor prima che vengano realizzati. I volontari, con passione e dedizione, preparano il materiale raccogliendo i frutti della natura durante l'estate e poi si trovano per assemblare queste meravigliori ceppi. Racchiuso in questo simbolo natalizio ci sono tante cose: il messaggio di Pace e fraternità che lancia la Croce Rossa, il valore del prezioso lavoro del volontariato, l'occasione per aprire le porte delle nostre sedi alla comunità e per presentarci ai nostri concittadini sulle piazze dei nostri paesi e, non

ultima, l'occasione per noi volontari di stare insieme, in armonia, lavorando per raggiungere uno dei nostri imprtanti obbiettivi istituzionali. Già, pensiamo quanto negli anni abbiamo raccolto con le nostre raccolte fondi, e quante persone, grazie a queste iniziative abbiamo potuto aiutare, facendo magari la spesa a chi non arriva a fine mese o pagando la bolletta della luce a chi ha perso il lavoro e a volte la speranza. Quest'anno l'operazione ceppi

porta ancora qualcosa in più, un aspetto nuovo da racchiudere dentro le nostre piccole opere natalizie ... lo lasciamo svelare a Maurizio, referente della sede territoriale di Lavarone, che ha fatto arrivare in Redazione un importante appello a tutti noi che riportiamo integralmente qui sotto ... appuntamento a presto quindi, saremo in tanti, saremo diversi, ma tutti fratelli! Redazione

redazione.altipiani@critrentino.it

CO M U N I CAZI O N E AI VO LO N TARI Anche quest'anno, presso la sede di Lavarone, i primi giorni di dicembre, inizieremo a confeziona-re i ceppi natalizi. Nei prossimi giorni vi manderemo un messaggio per chiedervi la vostra collaborazione e per accordarci su quando ci troveremo in sede per lavorare insieme. Contatteremo anche la Cooperativa Punto d'Approdo, che segue le ragazze che saranno ospitate a Lavarone, in modo da poter collaborare con loro nella realizzazione dei ceppi. Naturalmente chiunque vorrà darci una mano, volontariamente anche se non volontario CRI, sarà ben accetto e gradito.

Maurizio Giori RUT Lavarone Comitato Altipiani

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Zimbartritt - Passi cimbri

Tüabar offe di türn

Afte Zimbarn Hoachebene khemmaenda zuar viaruzbuantzek baibar vodar Nigeria

“Nümmar, hundarttoaln,gebizza, sa khött un sa auzgemacht. Un vort. 0,99 vor hundart ka Tria, 3 vor hundart vor ünsar lånt, mindar alz sovl vor hundart azzma haltet kunt da gåntz Hoachébene. Da prengen schaülane beata, 'z soin schaülane laüt un ünsarne khindar muchanse vörtn zo giana auz von haus. Sa gianza ummar bintsche, ünsarne khindar, di televisiong un di play station soin pezzar baz a baibe bodase hüatet, bia bartz soin est pitt 24 fremmege, darzua sbartze, ummar pa lånt?” Un azò habar bidar di vort von Sbartz Månn, von Ork von stòrdje bodaz håm aukontart ünsarne non un boda, vor hundartardjar, håm gehaltet gepuntet in pett mildjù khindar boda, bisa ånka nètt håm geschlevart, håm nètt gehatt ardiment zo lega di vüaz auz von pett. “Soinz baibar? Soinz nètt örk? Eh, ma di baibar, übarhaup di djungen, leng a rischtio di famildje, no mearar alz di krise”. Dise soinz di börtar boda loavan afte Hoachébene in dise tang, boda schraim di laüt aft feisbuk, un pitt ånt lesese afte saitn vo moin tschelln o. Nètt vo alln. Ma bar bizzanz afte sotschial ormai schraibetma allz, ma lugarze hintar a glass zo khöda sachandar boma, aftn mustaz, khödatma nia. Nètt alle, nètt vil. Sichar, berda hoket machtse höarn mearar baz berda arbatet vor alle. Ma hattz gehöart in abas atz Lavrou o, pinn asesor Luca Zeni, pinn laüt von Cinformi, pinn direktor von feroin boda bart arbatn pittn laüt boda zuarkhemmen, pittar Vorsitzaren vodar Hoachébene, un pinn pürgarmaistar von ünsarn kamöundar. Ma hattze gehöart, tortemìtt in ploaz laüt boda invetze, håm gesüacht zo vorstiana baz ma mage tüan zo helva in diarnen boda zuarkhemmen. Vil, von sèllnen bodada soin gest, mögatn håm töchtar alt azpe se, un furse eparummaz bart håm pensart, azpe i, ke an tage mögatnz soin ünsarne khidar zo giana übar di bèlt, speràrante az sai vor arbat odar studjo un Pag. 1 6

nètt ombromm da inkian vo kriagar odar von misèrdje. I hån pensart moin khindar, i böllat nia azza, an tage, soinz se o an nummar zo lega afta profonasàit in di bèlt. 'Z håmmar gevallt di börtar vodar Vorsitzaren Nicoletta Carbonari, bodaz hatt gedenkht bazda håm auzgetrakk di diarnen boda zuarkhemmen. Di Rosita o, boda vil hatt gètt un boda no gitt vil ünsarn laüt un unsarna feroine, daz Roat Kraütz, hattaz gedenkht ke bar ren vo diarnen, un hattaz gevorst bia da mangaz machan di vort, viarunzbuantzekh diarnen. Mentschlichkait, ditza iz furse dazzèl bobar möchan hèrta gedenkhan, balbar ren vo laüt, un ditza hattzaz gedenkht di Giorgia, boda hèrta iz boroatet zo geba a hånt bem 'z hattzan mengl. Un azpe si, azpe di Rosita, azpe alle di volontardje von Roat Kraütz, soindarar vil laüt afte Hoachébene, boda helvan ena nicht zo vorsa bodrumm. . . . ' z g e a t v ü r a tti s a i t 1 7


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Zimbartritt - Passi cimbri . . . 1 6 Vod a r sa i t“ Un alle di sèlln boda arbatn umenicht vor di åndarn, alle dise laüt trang ummar Mentschlichkait, da lestessege boda macht loavan balda eparummaz von ünsar laüt hatt mengl, in di tang bobar nètt arbatn, di sunta un di vairta. Bar loavan zo helva, bibar ånka nia håm gesekh dise laüt, bibarse ånka nètt khennen un bizzan nicht vo se. Da rüavan un biar loavan, ena zo vorsa nicht. 'Z iz nètt ke biar håm mearar zait baz di åndar, bar bölln lai azzta ditza o sai drinn in ünsarna zait. Mentschlichkait bilz munen schaung in di oang dise diarnen boda zuar rivan vo bait. Da inkian vonan Lånt boda sikh allz daz letzartse boda mage vürkhemmen, boda khemmen vortgetrakk di diarndla von schualn un boda nemear khearn bodrumm, boda di lentla khemmne arvorprenn von kriagar, un ditza håmda gesek dise laüt boda rivan aftna barkù, un balza leng vuaz afte earde, glomsa neonka mear z'soina lente. Mentschlichkait, 'z bart soin dazzèl bodaz bart machan rekhan a hånt disan laüt. A hånt boda mage soin gevånk odar gelazzt valln, ma bar muchanaz nètt darschrakkan vor ditza, berda hatt vil patìrt, hatt mengl zait zo pezzra un zo maga seng liacht. Biar bartn machan daz ünsar, bar batnda soin vor dise diarnen boda nètt soin gebortet da lai per kaso, ma 'z mögatn soin ünsarne töchtar. 'Z berat schümma

azzaz helvatn zo macha ünsarne krentzla vo Boinichtn, da möganda leng soi lust zo leba, boda sichar nètt menglt balda eparummaz lekse aftan barkù tortemitt in mer, zoa zo maga lem. Marialuisa Nicolussi Golo

golomn2005@yahoo.it

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Zimbartritt - Passi cimbri

Apriamo le porte dell'accoglienza In arrivo sugli Altipiani Cimbri 24 donne nigeriane

Cifre, numeri, percentuali. E paura, pregiudizio, sentenze. “Lo 0,99 % su Trento, il 3 % per il nostro piccolo paese, percentuale nettamente inferiore se si considera l'intera Comunità degli Altipiani Cimbri. Portano malattie, malcostume, in nostri figli dovranno aver paura ad uscire di casa. Già escono poco, la tv e la play station funzionano meglio di una baby sitter, ormai, figuriamoci ora, con 24, e dico, 24 straniere, perlopiù nere, in paese”. E torna la paura dell'Uomo Nero, dell'Orco delle fiabe che ci raccontavano le nostre nonne e che per secoli ha tenuto incollati al letto milioni di bambini che, seppur non avessero sonno, non si rischiavano di mettere un piede fuori dalle coperte. “Sono donne? Non sono mostri? Eh, ma le donne, soprattutto quelle giovani, sono sempre un pericolo per le famiglie, forse sono più pericolose della crisi economica nel minare la stabilità delle famiglie”. Queste e molte altre sono le voci che si rincorrono in questi giorni sull'Altipiano, che occupano i profili facebook di nostri conoscenti e, purtroppo, a volte, anche di nostri amici. Non di tutti, per fortuna. Ma lo sappiamo, ormai sui social si scrive di tutto, ci si fa scudo di uno schermo per dar libero sfogo alle proprie frustrazioni e alle cattiverie che, magari guardano negli occhi una persona, non riusciremmo nemmeno ad articolare in una frase di senso compiuto. Per fortuna non tutti, per fortuna non tanti. Certo, da sempre chi urla fa più rumore di chi opera in silenzio, e si sente di più. E si sentiva, anche durante la serata dedicata all'accoglienza organizzata a Lavarone, alla presenza dell'assessore Luca Zeni, dei responsabili del Cinformi, del direttore della cooperativa Punto d'Approdo che avrà il compito di organizzare la permanenza dei richiedenti asilo, della Presidente della Comunità e dei sindaci degli Altipiani, chi urlava, in fondo alla sala. Facevano rumore, ma erano un paio di persone, di fronte ad una sala gremita di uomini e donne, giovani e meno giovani, che cercavano di capire come e cosa si possa fare Pag. 1 8

per accogliere dignitosamente ventiquattro giovani ragazze nigeriane di età compresa tra i 1 8 e i 24 anni. Di molti di noi lì presenti potrebbero essere figlie, e forse qualcuno, come me, avrà avuto un pensiero per la propria, di figlia, pensando che potrebbe essere lei, un giorno, a dover chiedere di essere accolta in qualche paese straniero, augurandosi che il motivo che la spinga a viaggiare sia lo studio o il lavoro, e mai la guerra, la miseria, la disperazione. Pensavo ai miei figli e mi auguravo che mai nella loro vita, debbano essere considerati dei numeri da collocare in percentuale da qualche parte nel mondo. Ho apprezzato l'intervento della Presidente Nicoletta Carbonari, troppo veemente, secondo alcuni, giustamente accorato secondo me, che ci ricordava che le persone che verranno accolte saranno ragazze, giovani ragazze che nella loro breve vita hanno già provato sulla propria pelle violenze inaudite che lacerano non solo nella carne, ma anche nell'animo, chiunque dovesse subirle. Lasciano profonde cicatrici, certe violenze, dolori che si ancorano al cuore e lo stritolano senza pietà. . . . c o n ti n u a a p a g . 1 9


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Zimbartritt - Passi cimbri . . . seg u e d a pag . 1 8 Anche Rosita, che tanto ha dato e continua a dare, nella Croce Rossa e non solo, alle nostre comunità in termine di volontariato, tempo dedicato agli altri a titolo gratuito, che non regala glorie ed onori, ma riempie il cuore di chi il bene lo fa e di chi lo riceve, ci ha ricordato che parliamo di ragazze, di persone, come può una Comunità come la nostra, avere paura di 24 ragazze, ci ha chiesto. Umanità, ecco, forse è questo il sentimento che dovrebbe guidarci quando parliamo di persone, e questo ce lo ha ricordato e sollecitato la nostra Giorgia, tenace e instancabile nel suo mettersi a disposizione per gli altri. E come lei, come Rosita, come tutti i nostri volontari di Croce Rossa, che pure sono tanti sugli altipiani, ci sono molte altre persone. C'è chi è impegnato in associazioni di volontariato, ce ne sono parecchie e sono sempre pronte, sempre presenti in caso di necessità, come i Vigili del Fuoco, il Cai, gli Alpini, i Cori, tanto per citarne alcuni, e c'è chi, la propria opera la presta gratuitamente mettendosi a disposizione del vicino di casa, del nonno che non ha nessuno che gli fa la spesa, della nonna che ha soltanto bisogno di qualcuno che, al mattino, le chieda come abbia trascorso la notte. Ecco, tutte queste persone sono portatrici di Umanità, quella che ci porta ad esserci la domenica, e nei nostri giorni liberi dal lavoro o durante le feste, quando ci mettiamo a disposizione per soccorrere le persone dei nostri paesi, senza a volte nemmeno averle mai viste, senza sapere nulla di loro, delle malattie che potrebbero avere, delle buone o delle cattive azioni che potrebbero aver compiuto. Ci chiamano e noi accorriamo e aiutiamo, volontariamente, gratuitamente, e non perché noi abbiamo più tempo, ma perché pensiamo che anche questo debba far parte del nostro tempo. Umanità vuol dire guardare negli occhi queste ragazze che arrivano da lontano, da un paese, la Nigeria, piegata da una crisi umanitaria devastante che ha un nome, Boko Haram, che mette i brividi solo a nominarlo, arrivano da un paese nel quale le ragazze vengono rapite in massa nelle scuole, ragazzine di

1 5, 1 6 anni delle quali non si sa più nulla, i bambini vengono rubati alle famiglie e sottoposti alle più inaudite violenze, i villaggi sono spesso devastati e dati alle fiamme. Guardiamo in quegli occhi, perché questo ci raccontano. Occhi di ragazze e di ragazzi che arrivano sulle nostre coste dopo viaggi altrettanto drammatici, tragici, violenti, che chi arriva vivo si meraviglia di esserlo ancora. Umanità sarà quella che ci farà tendere una mano, a queste giovani, quando arriveranno nel nostro paese, e non sarà una mano pietosa ma una mano amichevole, calda, accogliente. Una mano, la nostra, che potrebbe anche non essere colta subito, ma non dobbiamo scoraggiarci se questo dovesse avvenire, sono giovani con un bagaglio troppo pesante di sofferenza, e prima che la sofferenza lasci lo spazio ad uno spiraglio di luce perché la possa attraversare, ha bisogno di tempo, di pazienza e di comprensione, tanta. Noi faremo la nostra parte, con la Croce Rossa saremo con loro, ci saremo per loro, per le ragazze che non sono nate qui, sul nostro Altipiano, solo per una questione di sfortuna, solo per caso, ma sono ragazze che ci potrebbero essere figlie. Sono giovani che hanno diritto, come le nostre, di cercare un posto migliore dove stare, di vivere in un futuro migliore, di costruire un mondo migliore, insieme a noi. Sarebbe bello che i ceppi che i nostri volontari di Croce Rossa fanno ogni anno e che i nostri paesani spesso portano sulle tombe dei loro cari, al cimitero, luogo di memoria e di affetti che uniscono la gente della nostra comunità, siano fatte insieme alle nostre nuove ragazze. Saprebbero sicuramente arricchirli con la loro fantasia e la loro voglia di vivere che, in chi si mette su di un barcone in cerca della salvezza, sapendo che ha più probabilità di affondare che di approdare su qualche costa, deve essere davvero tanta.

Marialuisa Nicolussi Golo

golomn2005@yahoo.it

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Pillole di Soccorso

Le steccobende

Prosegue il ripasso dei dispositivi di immobilizzazione Le steccobende sono dei dispositivi di immobilizzazione utilizzati per stabilizzare fratture agli arti con lo scopo di evitare ulteriori danni durante lo spostamento e il trasferimento dell'infortunato all'ospedale. Le steccobende esistono in piĂš misure in modo tale da potere garantire l'immobilizzazione di arti lunghi, come la gamba, e arti corti come il braccio. Le steccobende possono essere di due tipi: - steccobende rigide - steccobende a decompressione Le steccobende rigide sono costituite da materiale sintetico con rinforzi in plastica rigida e richiedono l'allineamento della struttura ossea per cui non vanno utilizzate nelle situazioni in cui l'arto ha assunto una posizione patologica o antalgica.

Steccobende a depressione

Le steccobende a decompressione, in uso sulle nostre ambulanze, sono costituite da materiale plastico con un involucro contenente polistirolo o materiale simile, che attraverso una valvola permette l'aspirazione dell'aria

interna e il rimodellamento rigido attorno alla parte anatomica interessata dalla frattura. Questa tipologia garantisce un'alta adattabilità alle dimensioni della persona, si adatta all'arto fratturato e garantisce un'immobilizzazione efficace e indolore. Di contro il soccorritore deve essere molto attento all'utilizzo perchè il tessuto plastico può tagliarsi o lacerersi rendendo inutile tale presidio. Stefania Gerola

ste90.gerola@gmail.com

Steccobende rigide

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Pillole di Soccorso

La rilevazione della glicemia capillare

Al via la certificazione sulla rilevazione della glicemia capillare tra i volontari di Area 1

A partire da quest'anno, su ordine dell'Azienda Sanitaria e Trentino Emergenza 11 8, i dipendenti e i volontari che fanno parte dell'Area 1 devono essere certificati da personale sanitario per potere rilevare la glicemia capillare. La rilevazione della glicemia capillare permette, attraverso una tecnica semplice e veloce, di conoscere il livello degli zuccheri nel sangue. In particolare questo esame è fondamentale nelle persone diabetiche. Normalmente in una persona sana, non affetta da diabete, la glicemia a digiuno si aggira tra i 70-11 0 mg/dl. Una glicemia inferiore a 70 mg/dl è definita ipoglicemia ed è

solitamente accompagnata dai seguenti segni e sintomi: alterazioni cognitivo-comportamentali che possono arrivare al coma, pallore, sudorazione profusa, parestesie, palpitazioni, tremori, ansia e fame. Il soccorritore deve essere in grado di riconoscere una crisi ipoglicemica perchè può comportare seri problemi alla persona e necessita di un intervento immediato. Una glicemia a digiuno superiore a 1 26 mg/dl è invece indice di iperglicemia. In questo caso segni e sintomi di iperglicemia compaiono quando il valore supera i 300-400 mg/dl e possono essere i seguenti: aumento della sete e della diuresi, nausea e vomito, debolezza,

difficoltà respiratoria, tachicardia con ipotensione fino al coma. Anche in questo caso è importante che il soccorritore riconosca tali segni e sintomi e avverti subito la CO11 8. La rilevazione della glicemia capillare avviene attraverso l'utilizzo di una goccia di sangue capillare ottenuta dalla puntura di un polpastrello della mano. Questa goccia viene appoggiata su una striscia reattiva posizionata in un glucometro che in pochi secondi dà il valore della concentrazione di zucchero nel sangue. Stefania Gerola

ste90.gerola@gmail.com

A P P U N TA M E N TI F O R M A TI V I C O N I P A U TO S A N I TA R I A

Gli appuntamenti formativi con gli infermieri in servizio in autosanitaria nel mese di novembre sono dedicati alla rilevazione della glicemia capillare, per giungere rapidamente ad avere tutti i volontari certificati. Ogni sabato, presso la sede dell'Autosanitaria al Centro Civico Carbonare, dalle ore 10.00 alle ore 12.00. Le prenotazioni per le lezioni vanno fatte presso la segreteria della propria sede territoriale.

APPUNTAMENTI FORMATIVI FINO A FINE ANNO

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La nostra storia

Le prime missioni

I primi interventi della Croce Rossa in Europa e in Italia Nel 1 864 quando la Prussia si impadronì del principato di Schleswig-Holstein con una guerra contro la Danimarca, il "Comitato permanente" ne approfittò per mandare presso i due eserciti suoi rappresentanti con l'incarico di studiare le possibilità di applicazione dei principi stabiliti pochi mesi prima. Uno di questi incaricati era il medico Louis Appia che subito si rese conto della difficoltà di intervento e della necessità di un serio impegno da parte degli stati circa la protezione del personale e delle strutture dedite alla cura delle vittime e dei feriti di guerra.

AL SEG U I TO DEI G ARI BALDI N I I N TRE N TI N O, TRA M ORTI E FE RI TI Quando nel 1 866 scoppiò la terza guerra di indipendenza e a Garibaldi venne affidato il fronte del Trentino, Louis Appia raggiunse con altri quattro medici volontari il campo garibaldino. Il 20 luglio i quattro generosi svizzeri raggiungono "il povero villaggio di Storo", ove erano concentrati oltre 6.000 volontari. Il giorno successivo raggiunsero Tiarno preparandosi a ricevere molti dei 451 garibaldini feriti nella cruenta battaglia di Bezzecca, che era cominciata alle tre del mattino e continuava ancora, causando più morti e feriti di tutta la sfortunata campagna garibaldina del 1 866. A Tiarno operò nella cura dei militari feriti anche il magasino dottor Giuliano Venturini, medico condotto a Bezzecca. Il medico Appia fu aiutato da alcune infermiere volontarie, prime fra tutte l'inglese Jessie White, moglie del capitano Alberto Mario. Con lei operarono pure altre sette volontarie infermiere italiane, tra le quali si distinse soprattutto la moglie di Enrico Albanese, medico personale di Garibaldi. . . . continua a pag. 21

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« ...Signori, che dirò io a degli uomini come voi, la cui missione sublime è il sollievo dell'umanità sofferente, a voi la cui abnegazione ha tanto contribuito a diminuire le pene dei miei camerati feriti? Che Dio vi benedica, e che Egli benedica tutti gli uomini benefici che appartengono alla vostra santa istituzione! Io sarò felice se voi mi vorrete considerare per la vita il vostro devoto e riconoscente confratello... » Lettera di Giuseppe Garibaldi al Comitato della Croce Rossa di Ginevra Pieve di Bono, luglio 1866


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La nostra storia ...segue da pag. 20

Appia riferì per l'occasione di scene da far accapponare la pelle. Il 23 luglio Louis Appia ritornò a operare a Storo, dove il Corpo di Sanità garibaldino, diretto dal medico milanese Agostino Bertani organizzò un ospedale in una grande casa a tre piani che venne battezzata "Ospedale di Santa Caterina".Il 30 luglio, a Pieve di Bono, ospite della famiglia Glisenti, Appia incontrò il generale Garibaldi ricevendo i calorosi ringraziamenti per l'aiuto prestato ai suoi volontari. Francesco Pristipino f.pristi@gmail.com

Te r z a g u e r r a d i i n d i p e n d e n z a

- p a rte d e l R i s o rg i m e n to e d e l l a g u e rra a u s tro - p ru s s i a n a

La fanteria italiana respinge un attacco della cavalleria austriaca durante la battaglia di Custoza Data:

20 giugno 1866 - 12 agosto 1866

Luogo:

Impero austriaco, Mare Adriatico.

Casus belli:

Alleanza italo-prussiana. Attacco della Prussia all'Austria del 15 giugno 1866.

Esito:

Vittoria dell'Italia

Modifiche territoriali: Annessione del Veneto, di Mantova e di parte del Friuli (attuali province di Udine e Pordenone) all'Italia. Schieramenti:

Regno d'Italia - Impero austriaco

Comandanti:

Regno d'Italia: Vittorio Emanuele II - Alfonso La Marmora - Enrico Cialdini - Giuseppe Garibaldi C. Pellion di Persano Impero austriaco: Francesco Giuseppe I - Alberto d'Asburgo - Franz Kuhn - Wilhelm von Tegetthoff

Effettivi:

Regno d'Italia: 220.000 combattenti regolari effettivi di cui 10.500 cavalleggeri. Oltre a 38.000 volontari e 462 cannoni Impero austriaco: 190.000 uomini compresi quelli dei presidi e 3.000 cavalleggeri. 152 cannoni

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Spazio Giovani

CRImandala

I mandala sono composti dall’associazione di diversi elementi geometrici come punti, cerchi, rombi, lune, eccX Sono figure tutte da colorare per stimolare la creatività e coltivare la felicità. Rappresentano un invito al gioco per bambini e adulti, aiutano a riacquistare equilibrio e stabilità favorendo la concentrazione e l’attenzione. Colora e personalizza il mandala presente nella pagina con i colori della tua fantasia ed invialo alla nostra redazione tramite mail a redazione.altipianiri@trentino.it oppure a mezzo whatsapp al numero 392.6571 632. I più belli saranno pubblicati sul n. 22 dell’Informa CRI Luciana Cafagna

lu82.cafagna@gmail.com

La parola mandala in sanscrito significa cerchio. I mandala, secondo la tradizione orientale, sono una rappresentazione dell’universo. Quando siamo noi a disegnare o a colorare un mandala, ecco che la nostra opera può diventare una rappresentazione del nostro mondo interiore e del nostro stato d’animo in quel momento. Colorare i mandala è davvero benefico per la mente. Disegnare e colorare i mandala significa dedicare un momento solo a se stessi e attivare la concentrazione. Colorare i mandala migliora la capacità d’attenzione, la creatività e la memoria. Di solito i mandala si colorano partendo dal centro e procedendo verso l’esterno. In questo modo i mandala ci incoraggiano ad una maggiore apertura verso gli altri che parte comunque dalla necessità primaria di conoscere innanzitutto se stessi. Secondo la psicologia moderna i mandala sono una rappresentazione del nostro io e delle emozioni che proviamo mentre coloriamo. Carl Gustav Jung aveva studiato i mandala e l’arte del colorare come tecnica di rilassamento. Considerava i mandala come simboli vivi in grado di avere effetti benefici sulla mente.

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Chiunque è felice renderà felici anche gli altri ANNA FRANK


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Volontariato & Vacanza

Folgaria nel cuore Mi chiamo Gemma Di Prospero, sono di Roma e sono in CRI da due anni e la mia prima esperienza di Volontariato&Vacanza è stata a Folgaria a febbraio di quest'anno. Ci sono tornata ad Aprile e a Ottobre e non dispero di tornarci prima della fine dell'anno. Per descrivere cosa è Folgaria per me, racconto un aneddoto. Ad Aprile Jessica Grott ha chiesto a me e a Marina Sandi (comitato di Rovigo) di compilare, proprio perché volontarie esterne, un questionario sul comitato di Folgaria che serviva a sua sorella per la tesi di laurea. Scherzando ho detto a Marina: “Vado a farlo in cucina altrimenti tu copi”. Prima di riconsegnare il questionario, io e Marina abbiamo, con grande sorpresa, scoperto di avere risposto nello stesso identico modo usando le stesse identiche parole. È comprensibile: ci si accorge tutti della loro professionalità, del valore dell'accoglienza che travalica l'essere colleghi e ci fa diventare amici. A Folgaria non conta da dove arrivi; quando sei lì non vorresti mai venire via e quando succede ci lasci un pezzo di cuore. Il mio è rimasto li al terzo piano, nella stanza primavera, insieme alla mia amica Ylenia! I volontari che passano da lì hanno tutti un comune denominatore: la voglia di ritornare. La grande famiglia di Folgaria ci fa sentire a

casa, ci fa incontrare, scontrare, confrontare, innamorare, ci rende un “UNICUM” speciale e bellissimo. Qualcuno mi rimprovera perché descrivo Folgaria come un'isola felice, difficile da immaginare. Invito tutti quelli che non ci sono stati a vivere questa esperienza per rendersi conto personalmente di quanto sia arricchente dal punto di vista umano e professionale. Grazie di cuore a tutti voi perché quel primo principio, che è l'Umanità, ce lo fate vivere con un grande senso dell'accoglienza! Gemma di Prospero

CRI Roma VI

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Notizie in Breve Impariamo a cucire con la Gisella! Iniziate il 16 novembre le serate di cucito per imparare ad attaccare un bottone, fare un piccolo oggetto o l'orlo ai pantaloni. Chi è interessato ad unirsi al gruppo chiami 392.6571631

E' fissatata per venerdì 18 novembre l'assemblea ordinaria dei soci del Comitato Altipiani. Appuntamento alle ore 20.30 presso il Centro Civico di Carbonare. Si auspica la massima presenza dei soci-volontari. Il confronto aiuta a crescere e l'assemblea è il momento istituzionale più importante a disposizione dell'associazione e dei suoi soci.

A scuola di sushi!! Un'occasione per stare insieme e divertirci. Lo chef per passione Giorgio ci insegnerà a cucinare il sushi venerdì 25.11 dalle 20.30 alle 22.30 nella cucina della sede territoriale di Folgaria. E' richiesta una quota di € 8,00 a testa per acquistare gli ingredienti. Info e iscrizioni: 3926570631 #belloebuonostareinsiemeincri

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