Informacri 13 2015

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Luglio 2015

Accoglienza, assistenza, cure sanitarie, ospitalità. Sono alcune delle attività principali e più visibili che da mesi la Croce Rossa lombarda sta svolgendo giorno e notte per aiutare i numerosi Le storie di alcuni migranti raccontate dai volontari del migranti che arrivano nella Regione. In particolare il Centro Nazionale di servizio RFL della Lombardia Formazione CRI di Bresso, attivo dall’8 agosto 2014 su incarico della Prefettura, è diventato un vero e proprio hub: tra arrivi e partenze ha registrato fino ad oggi la presenza di 1600 persone e ospita attualmente oltre 400 richiedenti asilo, originari principalmente dell’Africa sub-sahariana. In questa grande macchina dell’accoglienza però ci sono anche tante attività meno note portate avanti con passione e professionalità dai volontari CRI, come la mediazione culturale, i corsi di lingua, le iniziative ricreative per i più piccoli, ma soprattutto c’è sempre il lavoro del servizio RFL (Restoring Family Links), che ha l’obiettivo di ristabilire i contatti e favorire il ricongiungimento di nuclei familiari e persone che a causa del viaggio non hanno più notizie dei loro cari. Alcune testimonianze, fortunatamente a lieto fine, sono state raccolte da volontari del gruppo RFL CRI della Lombardia.

PERDERSI E RITROVARSI TRA ARRIVI E PARTENZE

"Alex e Nina", il racconto di Laura Bassi, operatrice RFL Milano “Alex è arrivato al CFN di Bresso una sera di gennaio, con uno dei tanti pullman che ormai da mesi siamo abituati ad aspettare con donne, bambini e uomini con lo stesso sguardo, gli stessi occhi che guardano fuori dal buio. Lui ci ha subito raccontato di essere stato rapito in Libia, che da cinque mesi non aveva più notizie della moglie Nina, un nome di fantasia, incinta di alcuni mesi e che lei era probabilmente ancora là. Ci siamo subito messi al lavoro, e nel giro di qualche ora, con l’aiuto di alcuni dipendenti del CFN di Bresso, Nina è stata trovata in Italia, come ospite di una cooperativa sociale. Nina stava male, non aveva più notizie del marito da diversi mesi e a causa dello stress aveva perso il bambino che aspettava. Finalmente Alex e Nina potevano mettersi in contatto l’uno con l’altro per aver notizie e darsi coraggio. Da quel momento sono anche iniziate le procedure per il ricongiungimento. Il lavoro delle Prefetture e del Ministero, circa il certificato di matrimonio, ha richiesto un tempo relativamente lungo e l’attesa è diventata uno stress supplementare per loro due. Alex ci aspettava tutti i giorni nello stesso posto e rifiutava di uscire con gli altri 1


ragazzi per paura di mancare il momento fatidico in cui gli avremmo annunciato di preparare la sua valigia per recarsi da sua moglie. Era molto in pensiero per lei, la quale spesso piangeva e lo teneva sveglio anche di notte. Lui ci ha detto semplicemente: “Mi manca, ha sofferto tanto e ha bisogno di me. Mettiti nei miei panni, cosa faresti?”. Difficile dimenticare la dolcezza, il sorriso, la gentilezza, la dignità, la compostezza e l’educazione di Alex, anche nei momenti di disperazione totale. Difficile dimenticare il suo sguardo e il suo abbraccio quando finalmente ho potuto dire. ”Prepara la valigia, domani mattina partiamo!”. Questo ricongiungimento è frutto di un lavoro di squadra, di persone che ci mettono il cuore e che mai chiedono qualcosa in cambio, perché essere ripagati da un sorriso, da un abbraccio e da una mano tesa in segno di ringraziamento basta per riempire il cuore. Grazie a tutti per aver condiviso con me l’abbraccio di Alex e Nina!”.

"I buoni samaritani", il racconto di Gian Maria Annoni, operatore RFL Monza “Laura mi ha chiamato nel pomeriggio chiedendomi la disponibilità per le 22 a Bresso per il servizio di accoglienza: sono previsti arrivi nel corso della notte, gli ultimi di una lunga serie che non sembra fermarsi mai. In pratica, salvo casi eccezionali, tutte le persone sono solo in transito a Bresso che costituisce un centro di smistamento. Inizio il servizio alle 21.30, i bus che stiamo aspettando sono in ritardo. Finalmente arrivano i primi 2 pullman, è notte e fa freddo nonostante la stagione. Saliamo a bordo e spieghiamo loro che sono arrivati a Milano, dovranno pazientare ancora un po‘ per arrivare a destinazione. Dialogo con una giovane coppia che parla un discreto francese e ha preso in custodia un ragazzino impaurito di 15 anni che parla solo un dialetto locale. Il marito mi confessa che allo sbarco hanno dichiarato che è un loro cugino per cercare di proteggerlo tenendolo con loro. Dolcemente, l’uomo mi fa da interprete per avere le generalità del ragazzo e capire, se ha qualche parente in Italia. Veniamo a sapere che la madre è in Italia e vive a Torino. Chiedo al ragazzino se ha un indirizzo e dall’interno dei pantaloni della tuta esce una strisciolina di carta avvolta nel cellophane: ci sono due numeri di cellulare. Gli chiedo quindi quale dei due dovrei chiamare, lui ne indica uno e componiamo il numero, squilla. Secondi lunghi come ore. Sono le 2.40 della notte, la madre risponde! Il ragazzo parla con sua madre, piange di gioia. Lasciamo alla madre, via sms, l’indirizzo del centro di via Spallanzani ma in realtà la donna si trova già a Milano. Si parte per Monza con la giovane coppia, il ragazzo e altre persone. Il ricongiungimento avviene durante la notte. È una grande emozione, ora partel’iter, tutto in salita, del ricongiungimento giuridico ma già riabbracciarsi èstato magnifico. Per noi la soddisfazione di un caso RFL risolto in tempi record, ma sicuramente tanta fortuna per questo minore, anche per aver trovato in mare la solidarietà di una coppia di suoi generosi conterranei".

Due protocolli per l’impiego di risorse logistiche al fine di rendere sempre più pronta ed efficace la risposta del sistema nazionale di protezione DPC e Croce Rossa firmano due protocolli civile in caso di emergenza: è quanto hanno sottoscritto il Capo del Dipartimento della per impiego di risorse logistiche Protezione Civile, Fabrizio Curcio, e il Presidente della Croce Rossa Italiana, Francesco Rocca. I protocolli specificano, in particolare, le procedure per la custodia, l’attivazione, la messa in opera e il mantenimento di due strutture campali: una che potrà essere utilizzata come sede della Direzione di comando e controllo (Dicomac) e l’altra, un Compound, che permetterà di provvedere all’alloggio e al sostentamento di 100 unità di personale impegnato in attività di protezione civile. Gli accordi sottoscritti prevedono l’utilizzo di queste strutture sia in caso di emergenza sia in attività addestrative nazionali e/o internazionali. «Questi protocolli sanciscono l’importanza del percorso che, negli ultimi anni, abbiamo intrapreso e che ci siamo impegnati a percorrere insieme a Croce Rossa Italiana» ha detto il Capo del Dipartimento della Protezione Civile, Fabrizio Curcio. «Nel 2013, nel corso dell’esercitazione internazionale Twist che abbiamo svolto a Salerno, abbiamo avuto modo di testare

PROTEZIONE CIVILE

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proprio l’attivazione e la messa in opera della Dicomac campale: per il sistema nazionale di protezione civile sapere di poter contare, in situazioni di emergenza, su questa struttura e sulla professionalità degli operatori di CRI è una vera garanzia». «A nome di tutta la Croce Rossa Italiana voglio esprimere la mia soddisfazione – ha detto Francesco Rocca, Presidente Nazionale della CRI - per la sigla di questo protocollo, che conferma la proficua collaborazione da tempo portata avanti con il Dipartimento di Protezione Civile e che dimostra quanto sia di fondamentale importanza mettere in campo sinergie diverse per raggiungere obiettivi comuni. Per noi rappresenta anche un motivo di orgoglio poter mettere a disposizione esperienza e competenza logistica a favore di chi ha bisogno». Sulla base dei protocolli, in situazione di emergenza la Croce Rossa Italiana – grazie all’impiego di personale qualificato e appositamente formato – assicura, entro dieci ore dall’attivazione, la movimentazione delle strutture campali nella configurazione richiesta dal Dipartimento della Protezione civile e ne garantisce, con proprie risorse umane e strumentali, il carico, l’installazione e il relativo mantenimento tecnico. Il Compound e la Dicomac verranno custodite presso il Polo Logistico di Avezzano dalla Croce Rossa Italiana che garantisce 24 ore su 24, 365 giorni all’anno, il pronto impiego di proprio personale dipendente e volontario per le attività connesse all’utilizzo delle strutture campali.

L'ondata di caldo africano che sta investendo l’Italia continuerà a farsi sentire anche nei prossimi giorni e le temperature aumenteranno fino a toccare i 40 gradi I consigli della CRI per ridurne gli effetti in alcune zone. Molte le zone da "bollino rosso", il livello massimo su 4, che indica un rischio per la salute, dovuto all'afa, per tutta la popolazione, non solo quindi per le categorie più vulnerabili come anziani, bambini o chi soffre di particolari patologie, ma con possibili effetti negativi anche per le persone sane. Nell’ambito della campagna nazionale “Cresce il caldo, cresce la prevenzione”, la Croce Rossa Italiana, consiglia di prendere alcune precauzioni volte ad evitare effetti negativi sulla salute delle persone: - non uscire tra le ore 11 e le 18 - vestire con abiti leggeri (cotone o lino) - in auto usare le tendine parasole - bere molta acqua anche in assenza dello stimolo della sete - fare spuntini leggeri a base di frutta e verdura durante la giornata - evitare alcolici - schermare le finestre esposte al sole - rimanere possibilmente ad una temperatura compresa tra i 24 ed i 26°C - usare ventilatori senza dirigerli direttamente sulla persona - aerare i locali nelle ore meno calde - rinfrescarsi spesso con una doccia. Più esposte ai pericoli del caldo sono le persone anziane, in particolare quelle che soffrono di malattie cardiovascolari o respiratorie croniche, ipertensione, insufficienza renale cronica e malattie neurologiche e quelle non autosufficienti. Particolare attenzione va rivolta ai neonati e ai bambini: per la ridotta superficie corporea e la mancanza di una completa autosufficienza, possono essere esposti al rischio di un aumento eccessivo della temperatura e a disidratazione. Sono soggetti vulnerabili anche gli ipertesi e i cardiopatici, ma anche le persone sane.

ALLARME CALDO

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Spaventoso incidente domenica 12 luglio intorno alle 06.30 sull'Autostrada del Brennero, in direzione nord, all'altezza di In campo anche la CRI con l’unità SEP Trento nord, dove un pullman si è ribaltato a lato della carreggiata, probabilmente a causa di un colpo di sonno dell'autista. Sul pullman viaggiavano 37 ragazzi tedeschi, una scolaresca dell'istituto Geschwister Scholl di Bremerhaven, che stavano facendo rientro in Germania assieme ai loro insegnanti. Molti di loro hanno riportato ferite e sono stati trasportati, con otto ambulanze, agli ospedali di Trento, Rovereto e Cles. Diciotto le persone ferite ma per fortuna nessuno di loro in pericolo di vita. Il pullman avrebbe continuato la sua corsa per decine di metri prima di fermarsi ribaltato su un fianco. Grande paura per gli occupanti che hanno avuto grosse difficoltà ad uscire dal veicolo. Subito intervenuta anche la CRI sia per supporto sanitario, sia per supporto logistico. I ragazzi e gli accompagnatori che per fortuna non avevano subito danni e non necessitavano di cure o controlli sanitari, sono stati trasferiti al centro sportivo Manazzon in via Fogazzaro a Trento dove era stato allestito un piccolo centro di prima accoglienza. Attivati anche i volontari del gruppo SEP provinciale (Soccorso per l'Emergenza Psicosociale) di cui fa parte anche Francesco, volontario del nostro comitato, il quale, appena ricevuta la chiamata, si è organizzato per andare a Trento e portare il suo aiuto ai ragazzi coinvolti. Come si è sviluppata la giornata ve lo raccontiamo attraverso le parole di Manuela Bailoni, psicologa della CRI, che al termine della lunga maratone ha scritto una lettera ai suoi collaboratori.

MAXIEMERGENZA A TRENTO NORD

Come sapete, domenica scorsa siamo stati attivati per un maxi-evento (incidente in A22 di BUS turistico con a bordo 37 ragazzi più accompagnatori); ad evento concluso, vorrei condividere alcune riflessioni con tutti voi. Mi è arrivata la richiesta di attivazione, attraverso chiamata diretta, alle 7.50. Come sempre accade in questi casi, l’unica cosa certa è l’incertezza! Si sapeva soltanto che erano stati coinvolti in incidente in A22 una quarantina di ragazzi, che sarebbero stati portati in un centro di raccolta, che serviva per subito personale per gestire il posto. Ero fuori casa, beatamente a spasso e, data l’urgenza, ho utilizzato whatsapp per contattarvi … ben sapendo che in questo modo avrei escluso chi non lo utilizza, ma non avevo alternative! Siete stati fantastici: avete accolto e gestito l’incertezza della situazione e risposto immediatamente, chi dandosi disponibile da subito, chi per il pomeriggio, chi per la serata/notte, se necessario e altri facendo sentire, pur nell’impossibilità di esserci, la loro vicinanza emotiva! Già mentre stavo andando sull’evento, mi avete permesso di essere sicura che i turni eventuali sarebbero stati coperti e quindi di preoccuparmi solo di quello che avrei trovato! Sono stata la prima divisa rossa ad arrivare sul luogo di raccolta (la palestra del lido Manazzon in via Fogazzaro) e quindi è toccato a me l’incarico di gestire il sito. Subito dopo, oltre ad alcuni volontari di Trento e Lavis, è arrivata Aida e, a ruota Alessandra. Francesco era di turno e, con una serie di equilibrismi è riuscito a garantirci la presenza per tutta la giornata. Poi ci hanno raggiunto Viviana e, nel pomeriggio, Renata, Giulio e Paola S., che ha accompagnato il momento delicato della chiusura dell’evento. E’ andato tutto bene: le criticità sono state affrontate, gestite e superate; ci sono stati più attori che operando in sinergia sono riusciti a far fronte alle varie fasi dell’emergenza e portarla a soluzione. L’altro ieri sono arrivati anche i ringraziamenti ufficiali della PAT, attraverso il Dirigente del Dipartimento di PC e, unitamente a questi, le parole di apprezzamento dell’insegnante responsabile del gruppo di ragazzi tedeschi. Rimando alla prima riunione (che faremo dopo l’estate) la cronistoria della giornata: sarà occasione di formazione e confronto per tutti noi. Quello che invece vorrei sottolineare è come domenica, in brevissimo tempo, si sia creata una rete fra tutti noi, sia i presenti che chi era a casa o al lavoro oppure fuori sede: abbiamo davvero “fatto squadra” e mi avete fatto sentire sicura, supportata e libera di concentrarmi sull’obiettivo: far stare meglio possibile le persone a noi affidate! Le parole talvolta sono inadeguate a tradurre quello che sentiamo dentro, ma rimangono comunque l’unica via per “far sapere” agli altri … quindi, pur con questa consapevolezza di limite, accettate il mio GRAZIE! Buona estate Manuela 4


Abbiamo ricevuto una mail la scorsa settimana, un racconto che ci arriva da Marco Cortesi e Mara Moschini, una storia che non possiamo non condividere con voi … Qualche giorno fa mi giunge una mail. Scorro velocemente il testo. i miei occhi si fermano all’ultima riga … “Non lasciare che questa storia cada nell’oblio”. Torno all’inizio della lettera e leggo con cura. Termino la lettura con i brividi lungo la schiena e gli occhi lucidi. Di seguito trovate la storia di Delphine. In mezzo all’intolleranza, alla violenza e al razzismo dilagante, le sue parole sono più forti di uno schiaffo e più dolci di un bicchiere di latte.

Cara Delphine, non lasceremo cadere la tua storia nell’oblio. Con affetto Marco & Mara

Mi chiamo Delphine e sono una donna tutsi. Nel 1962 ero a capo del reparto di pediatria neonatale dell’Ospedale di Butare. Ho fatto nascere moltissimi bimbi hutu e tutsi. In quell’anno mi opposi ai provvedimenti razziali che prevedevano che a differenza delle mamme hutu che potevano restare in ospedale fino a 3 giorni dopo il parto, quelle tutsi dovessero lasciare la pediatria appena il bimbo nasceva, lo stesso giorno. Non era giusto. Per questo sono stata in prigione per 7 giorni e quando sono uscita ero stata licenziata. Per sfamare i miei 7 figli io e mio marito abbiamo aperto una farmacia. Nel 1972 sono stata rinchiusa in carcere un mese intero per aver protestato contro il regime e uscita dal carcere la mia licenza di farmacista era stata revocata. Non mi sono arresa e ho cominciato a vendere latte, latte appena munto – noi lo chiamiamo “amata inshushu”. Era l’unica cosa che potevo fare. Ho vissuto un’intera vita opponendomi all’ingiustizia, alla barbarie del razzismo. E ho sempre pagato per questo. Nel 1994 durante il genocidio il mio nome è stato iscritto nelle liste di chi doveva essere ucciso per primo. Il 20 aprile 1994 mentre i massacri esplodevano in tutte le città, ho implorato mia figlia di scappare in Burundi con il suo bimbo appena nato. Lei ha accettato il mio consiglio. Mi ha lasciato il piccolo Matajo – questo il nome del bambino – ed è corsa a casa per raccogliere le poche cose necessaria per il viaggio. Poche ore dopo gli interahamwe, gli estremisti Hutu, sono entrati nella mia latteria. «Abbiamo ucciso tua figlia» mi hanno detto. Ho sentito le gambe cedermi di botto. «Abbiamo ammazzato lei, le altre tue figlie e le loro famiglie. Ora tocca a te» hanno aggiunto. Con il machete in mano si sono fatti avanti pronti a uccidere me e il piccolo. Io stringevo Matajo al petto. «Aspettate!» dice uno di loro, «Ammazzarla sarebbe come farle un regalo! Lasciamo che soffra per aver perso tutto quello che ha!». Ridendo se ne sono andati. Non ho mai più rivisto alcun membro della mia famiglia. Oggi sono qui, sola con il mio Matajo, che ha 20 anni e a ottobre comincerà l’Università. 20 anni sono passati da quell’aprile. Gli assassini hanno scontato la loro pena e la mattina si siedono a uno dei miei tavoli e ordinano un bicchiere di “amata inshushu”, latte appena munto, pagano 500 franchi e se ne vanno. Questa è la giustizia dell’uomo; hanno pagato per il loro crimine, ma io non ho riavuto i miei cari. Sai, è come morire piano piano, ad ogni bicchiere di latte caldo. Ma nonostante tutto, ogni volta che servo loro un bicchiere di latte, in cuor mio li perdono. Silenziosamente, dentro il mio cuore, li perdono e li raccomando a Dio. Lo devo ai miei carnefici, ma soprattutto al mio Matajo, perché il mondo per il quale ho combattuto è un mondo diverso da questo. Un mondo migliore. Ti ho parlato della mia storia, caro Marco, perché credo che ogni Donna e ogni Uomo abbiano ricevuto il dono della vita per trasformare questo mondo in qualcosa che desiderano e di diventare ciò che Dio ha voluto per loro. Se non perdonassi, il mondo che voglio morirebbe con me come un bicchiere di latte versato a terra. Se non perdonassi, la mia vita non sarebbe un dono, ma solo un’esistenza di dolore e miseria. Io sono nata per Amare.” 5


Sabato 4 luglio, a Slaghenaufi di Lavarone, si è inaugurato ufficialmente il percorso dell’Ospedale dell’Ordine di Malta «Malga Belem», a memoria di uno La Grande guerra sugli Altipiani degli ospedali (il più esteso) che l’antico ordine e tanta storia da far rivivere ospedaliero, nel corso della Grande Guerra, gestì sul fronte degli Altipiani di Folgaria, Lavarone e Luserna. La giornata inaugurale si è svolta in un primo momento al cimitero militare di Slaghenaufi, nei pressi del quale era allestito l’Ospedale militare, con messa celebrata dal vescovo Mons. Luigi Bressan e al termine saluto delle autorità, tra le quali il Gran Maestro dei Cavalieri dell’Ordine di Malta Fra' Matthew Festing e, in rappresentanza della Provincia di Trento, l’assessore alla cultura Tiziano Mellarini. Il momento clou della cerimonia è stato l’alzabandiera: su uno dei pennoni del cimitero militare, che accoglie ancor oggi le salme di 748 caduti austro-ungarici, accanto alle bandiere della Regione e della Provincia di Trento è stata issata la bandiera dell’Ordine dei Cavalieri di Malta, antico ordine ospedaliero ancora oggi attivo e presente nel mondo ove più viene richiesta un’opera di assistenza e di aiuto ai popoli in difficoltà. Alla cerimonia erano presenti anche Christine Kelly e Lori Parkinson Winkelbauer, le nipoti della contessina Edina Clam Gallas, la contessina infermiera che tra il 1915 e il 1918 prestò la sua opera presso i gruppi chirurgici insediati presso gli ospedali di Villa Pasquali (a Folgaria) e di Slaghenaufi – Malga Belem (a Lavarone) e dalla cui testimonianza è stato possibile recuperare le informazioni storiche e fotografiche utili a ricostruire il sistema di assistenza sanitaria militare allestito durante la guerra sul fronte degli Altipiani. Conclusa la cerimonia inaugurale tutte le persone presenti hanno visitato il percorso tematico. La giornata è proseguita nel pomeriggio al Centro Congressi di Lavarone con la presentazione pubblica del libro Lettere dal fronte, il volume che raccoglie la fitta corrispondenza intercorsa tra la contessina Edina e la sua famiglia durante il periodo trascorso presso gli ospedali di Folgaria e Lavarone. Non poteva mancare la visita a Villa Pasquali dove si è svolta una piccola cerimonia con posa di una corona di fiori al Memorial Stone collocato nel 2005 dal dott. Rudolf Winkelbauer all’ingresso del parco della Villa. Alla cerimonia era presente anche una piccola delegazione della del nostro comitato; siamo stati invitati a raccontare brevemente il percorso che ha riconsegnato la Villa al paese nelle condizioni attuali e a raccontare il nostro desiderio, calorosamente condiviso dalle ospiti americane e inglesi, nipoti della contessina Edina Clam Gallas, di vederla in futuro quale sede della Croce Rossa Altipiani. Al termine della cerimonia abbiamo chiuso il cancello con i suoni assordanti di un grande pezzo di storia che non si potrà mai cancellare dai nostri altipiani e che non smettiamo di sperare di far riviere al più presto … l’abbandono di Villa Pasquali non è degno della sua storia.

ORDINE DI MALTA

Domenica 19 luglio alle ore 17.30 nella sala esposizioni del Municipio di Lavarone si inaugura la mostra “The First Global War - 1914-2014”. L'iniziativa rientra tra gli eventi promossi nell'ambito delle manifestazioni per il Centenario della Grande Guerra e nasce quale rilettura dei conflitti più recenti ad un secolo dalla fine della Prima guerra mondiale. Il percorso espositivo racconta la tragedia della guerra per quello che è, entrando nella vita di chi la subisce, analizzandone i risvolti geo-politici e umani, tracciandone la continuità in 100 anni di follia. Lo compongono 55 fotografie di reporter europei che hanno vinto Pulitzer Prize o Robert Capa Gold Medal, 5 grandi infografiche, informazioni, video di Medici senza frontiere e altri autori. La mostra proseguirà fino al 6 settembre e sarà visitabile liberamente e gratuitamente dal martedì alla domenica con orario 10-12 e 16-19. 6


Questa mostra è nata dal bisogno di raccontare l’oggi, per togliere enfasi e retorica a ieri. Dal 1914 a al 2014, il filo di continuità è stato impressionante. Non solo per le poche interruzioni temporali – pochi anni davvero senza scontri armati – quanto per il legame saldo fra le ragioni del conflitto, gli interessi dei Paesi protagonisti e vittima, la progressione costante nelle tecniche di combattimento. Insomma, una guerra senza fine, in termini di tempo e spazio. Un lavoro di squadra di molti fotografi e reporter durato qualche mese, che ha portato al risultato voluto: raccontare la tragedia della guerra per quello che è, entrando nella vita di chi la subisce, analizzandone i risvolti geo-politici e umani, tracciandone la continuità in 100 anni di follia. L’obiettivo della mostra è soprattutto parlare alle più giovani generazioni, per farle diventare cittadini informati e liberi e spiegare che la guerra è tuttora in mezzo a noi e cosa essa sia. Il nostro Comitato ha deciso di appoggiare l’iniziativa e ha prestato agli organizzatori una tenda pneumatica per accogliere la mostra per tutta la sua durata garantendone il buon mantenimento strutturale.

Ultimi appuntamenti per il mese di luglio, aperti a tutti i volontari indistintamente, prima della pausa estiva di agosto:

DATA

GIORNO

21 luglio

Martedì

ORARIO

SEDE

20.30-22.30 FOLGARIA

ARGOMENTO TIPOLOGIA DOCENTE PRESIDI DI IMMOBILIZZAZIONE ISTRUTTORI PRATICA Vakum – Ked – Cucchiaio - Collari CRI

Proseguono anche gli appuntamenti formativi in Autosanitaria ogni sabato dalle ore 10.00 alle ore 12.00. I temi trattati nel mese di luglio saranno i seguenti: - Valutazione clinica delle lesioni osteoarticolari arti (fratture, fratture esposte, traumi, contusioni, lussazioni ecc.) - TECNICHE DI IMMOBILIZZAZIONE ARTI (manuale, uso stecco benda e similari) Le adesioni vanno comunicate nelle due sedi territoriali.

Continuano i lavoro per il nostro tradizionale appuntamento con il Vaso della Fortuna che si svolge l’8 settembre alla Festa della Madonnina a Folgaria. C’è tanto da fare, raccolta dei premi, smistamento, catalogazione, impacchettamento … e c’è bisogno di aiuto … in cambio sono garantinte allegria e compagnia. Vi apettiamo per darci una mano !!!! Per info: redazione.altipiani@crialtipiani.it Franca:393.4448636 - Maddalena: 329.0042485

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