Informacri 12 2015

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Giugno 2015

Vi proponiamo un articolo che ci ha molto colpiti nel leggerlo e un servizio I racconti dei figli degli immigrati italiani in Svizzera negli anni ‘70 che ci ha incollati al video mentre lo “Ora soffriamo quando maltrattano i migranti africani” guardavamo … gli anni ’70, poco più di quarant’anni fa, queste sono le storie vissute da uomini e donne che allora bambini vivevano una condizione di emarginazione e clandestinità che deve farci riflettere. Un intervento di Jacopo Storni di Corriere TV che lascia riporta un’immagine che abbiamo troppo in fretta dimenticato, storie raccolte in un libro da Marina Frigerio che forse ci possono aiutare a vedere l’altra faccia della difficele condizione dei migranti. Si raggomitolavano dentro i cofani delle auto per superare il confine, si rinchiudevano dentro l’armadio quando la polizia bussava alle loro porte, restavano barricati in casa per mesi interi, senza vedere mai la luce del sole. Non si affacciavano alla finestra per paura di essere visti, non potevano giocare, non potevano cantare, non potevano piangere a voce alta, non potevano andare all’ospedale, non potevano andare a scuola, non potevano far rumore dentro le loro case perché rischiavano di essere scoperti, denunciati, espulsi. Clandestini, così venivano chiamati i bambini italiani nella Svizzera degli anni Settanta, quando le leggi governative impedivano i ricongiungimenti familiari alle decine di migliaia di lavoratori stagionali italiani che andavano oltralpe per sbarcare il lunario. Muratori, operai, imbianchini, saldatori, agricoltori. Migranti allo stato puro, lavoratori stagionali a cui era impedito portarsi dietro i figli (tranne nei mesi estivi), costretti a restare in Italia lontano dai propri genitori per moltissimo tempo. Leggi severissime, quelle svizzere, trasgredite da almeno 15 mila italiani. Portavano i loro figli in Svizzera clandestinamente, pur di non lasciarli da soli in Italia. Li nascondevano nelle valigie per superare la frontiera, oppure nei bauli delle macchine, magari rannicchiati tra i ferri del motore. Quarant’anni fa, i clandestini eravamo noi. Braccia ruvide dedite al lavoro nei campi, nelle fabbriche, per le strade. Spesso discriminati, emarginati dalle politiche, numeri più che uomini, accusati di rubare il lavoro agli svizzeri. Qualcuno dormiva in baracche, altri si ammassavano negli appartamenti, dentro stanzoni fatiscenti e sovraffollati, tra materassi e valigie. Baraccati, sporchi, nomadi. «Eravamo i negri dell’epoca», racconta tristemente Renato, uno dei bambini cresciuti in clandestinità. Gli italiani lavoravano dieci, dodici ore al giorno. E durante la giornata, i loro figli piccoli dovevano chiudersi in casa, senza fiatare.

QUANDO I CLANDESTINI ERAVAMO NOI

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«Avevo dieci anni, ero in casa e mi feci male al braccio – ricorda Egidio Stigliano, oggi over 50 –. L’ospedale era vietato, mi avrebbero scoperto, così mio padre inventò un’ingessatura rudimentale». I segni di quell’ingessatura sono visibili ancora oggi, lungo quel braccio invalido e ricurvo che si piega malamente. «È doloroso ricordare il passato, ma spero che la mia storia possa contribuire a migliorare le condizioni di chi è clandestino oggi», racconta Catia Porri, cresciuta a Zurigo in una stretta mansarda di periferia. «Attraversai il confine pigiata nel cofano nell’Alfa Romeo di mio padre, avevo il terrore che mi scoprissero. Al confine sentivo i poliziotti svizzeri che urlavano minacciosamente agli italiani: “Avete bambini?”». Poi l’adolescenza claustrale, chiusa in 30 metri quadrati. «Restavo tutto il giorno a letto, senza camminare perché il pavimento scricchiolava e i vicini si sarebbero potuti accorgere della mia presenza. Per fare i bisogni, anziché andare in bagno, utilizzavo un vaso da notte». E poi c’è Rosa, un’altra bambina italiana che ha trascorso l’infanzia nascosta in due stanze insieme agli otto fratelli: «Ci arrangiavamo in quel poco spazio, testa e piedi incastrate per riuscire a dormire». Fino a quando furono scoperti dalla polizia: «Ci caricarono tutti sul treno e ci rispedirono in Italia» Le storie dei bambini italiani clandestini sono state raccolte dalla scrittrice Marina Frigerio nel libro «Bambini Proibiti». Lei è psicoterapeuta infantile e nel corso degli anni Settanta ha assistito numerosi piccoli italiani: «L’infanzia in clandestinità li ha segnati, hanno sviluppato difficoltà nel linguaggio perché non parlavano mai con nessuno. Molti hanno tutt’ora disturbi del sonno, quando erano clandestini avevano attacchi di panico durante la notte. Altri hanno sviluppato un senso di inferiorità e qualcuno soffre di solitudine». Un’infanzia nascosta che li ha segnati per sempre, che oggi torna a galla quando accendono la televisione: «Quando sento accuse gratuite verso i clandestini africani – racconta Egidio Stigliano – mi fa veramente male, perché quelle ingiurie le ho subite sulla mia pelle. Noi italiani abbiamo la memoria corta, ci farebbe bene ricordare il nostro passato recente per trattare con più dignità i profughi di oggi, in fuga dalla miseria proprio come lo eravamo noi». E questo è il link dove potete vedere il servizio proposto sulla pagina web de Corriere TV http://video.corriere.it/quandoclandestini-eravamo-noi-chiusi-casa-senza-poter-giocare-cantare-o-piangere/573fe3ce-15c4-11e5-8c76-9bc6489a309c?cmpid=SF020103COR&refresh_ce-cp

Johnny Dotti, all’anagrafe Giovanni Dotti, 47 anni, sposato e padre di tre figli, pedagogista per vocazione, è da sempre attivo nell'ambito dell'impresa sociale in qualità di imprenditore. Dal 2009 è Presidente e Amministratore Delegato di Welfare Italia Servizi srl, società dedicata allo sviluppo dei servizi per le famiglie. E' Amministratore unico di Welfare Italia Impresa Sociale, società dedicata allo sviluppo dei marchi di qualità del Gruppo Cooperativo CGM di cui è stato Presidente e Amministratore Delegato. Ricopre inoltre la carica di Presidente della Fondazione Solidarete dedita allo sviluppo dell'impresa nel sud del mondo. Di lui ci hanno incuriosito diversi interventi ma uno in particolare ha catturato la nostra attenzione e abbiamo deciso di proporvelo. Si tratta di un appello alla società civile, alle organizzazioni sindacali, alle fondazioni, alle chiese. “Per non limitarsi a protestare mobilitiamoci per un grande piano di rinnovata cooperazione con l’Africa che duri almeno 5 anni”. L’Africa nei prossimi trent’anni è destinata a raddoppiare la popolazione mentre quella europea a diminuire. Ci stiamo presentando a questo appello in condizioni disastrose e dopo aver fatto disastri negli scorsi. Non ci sono soluzioni magiche, la storia presenta sempre il suo conto. C’è però la possibilità di fare una scelta consapevole di un cammino da intraprendere insieme, come popolo italiano. In poche settimane si può annunciare, in pochi mesi si può progettare, entro fine anno si può essere operativi. Generiamo una grande alleanza con l’Africa. Cominciamo da un piano di rinnovata cooperazione che duri almeno 5 anni. Dobbiamo osare sfidare nella concretezza l’ Europa, consapevoli del valore della posta in gioco, e non limitarci a lamentarci e protestare, sia pur giustamente.

SFIDIAMO L’EUROPA CON UN GRANDE PIANO DI COOPERAZIONE CON L’AFRICA

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Destiniamo liberamente nel 2015 a questa intenzione: metà dell’ 8 per mille destinato alle chiese in primis quello alla chiesa cattolica, metà del 5 per mille, metà dei fondi mutualistici cooperativi, metà del tesseramento del sindacato, metà delle erogazioni delle fondazioni bancarie, metà dei fondi di categoria sulla formazione permanente, metà degli utili che le nostre aziende ricavano dalle loro attività in Africa, metà dell’attuale finanziamento ai partiti ( compresi i rimborsi elettorali e gli stipendi ), metà del cosiddetto tesoretto previsto dal governo per quest’anno. Sono certo che a questo concerto di disponibilità ne farebbero seguito molte altre. Solo con i soldi raccolti nel 2015 si coprirebbe un investimento di almeno 500.000.000 di euro all’anno per i prossimi 5 anni ad un reale progetto collettivo di cooperazione con l’Africa. Chi fa già in questa direzione continui a farlo, ma lo faccia con gli altri: li accompagni, gli insegni, si faccia aiutare. Non solo soldi, ma uomini, idee, alleanze che scommettono sul nostro e sul loro futuro , scommettono sul bene. Solo in questa prospettiva si può ragionare di regolamentazione dei flussi migratori e della questione dei richiedenti asilo. Consigli di Amministrazione, Assemblee, Consiglio dei ministri, Comitati permanenti, Presidenti, Amministratori delegati, Segretari generali: rispondete! Questa è l’unica vostra libertà. Decidete di rispondere della vostra libertà, di impegnarla per qualcosa con gli altri. Ognuno risponda pubblicamente della sua scelta. Basta vuota retorica. Facciamo un investimento per l’Italia e per l’Europa con l’Africa. Ognuno faccia la sua parte insieme agli altri, in un disegno corale e condiviso. Istituti religiosi, ong, aziende che là lavorano, comunità africane in Italia, quel che di dignitoso resta delle nostre istituzioni pubbliche, mettetevi in testa a questa sana ambizione, promuovetela, organizzatela. Anche chi ha fatto accoglienza seriamente e coscienziosamente qui, nel nostro territorio, avrebbe molte indicazioni da dare, prendete iniziativa. Ci sono storie, saperi, competenze, relazioni preziose da mettere a frutto nell’ interesse generale e nell’orizzonte di un futuro migliore. Ad ogni organizzazione coinvolta sia affidato un compito specifico con zone specifiche di riferimento. Memori delle nefandezze del passato, ognuno risponda in proprio della quota parte che mette. Ci si comprometta direttamente. Ognuno scommetta concretamente sull’ Africa, facendo la sua parte. Fuori da ogni rendita ed ogni forma di indecoroso ed indecente assistenzialismo. Fuori da ogni vuota retorica che sa solo di cinico nichilismo. La consapevolezza della propria fragilità ha sempre generato e rigenerato la solidarietà dei popoli. È così necessario, urgente ed importante, per noi e per le nuove generazioni cambiare orizzonte, alzare la testa, esistere come popolo, convertire il nostro stato d’animo e convertire un circuito vizioso in uno virtuoso, agire insieme. Scommettere sull’uomo, scommettere sul nostro futuro comune. Rifacciamo del mediterraneo un luogo di scambi e di vita , di incontri e di dialoghi e non più di morte. Scommettiamo che parte del nostro destino sarà strettamente legato al destino del sud del mondo. Si attivi così un contingente di uomini responsabili, sorretti da organizzazioni vive, legati ad altri uomini. Non un fondo statale che si perderebbe nella stupida burocrazia. Un'azione corale frutto di una reale contribuzione e condivisione, che sia eccezionale nella propria quotidianità. Essere con il popolo che sa sulla propria pelle che il proprio destino si condivide oggi con il destino di altri popoli. Solo così, forse, recupereremo un autorità morale che abbiamo perso. Mi si dirà che questo è impossibile. Ma nel tempo della tecnica e delle macchine che fanno tutto ciò che è possibile, all’uomo, a noi, non resta che la libertà, la responsabilità e la gioia di tentare l’impossibile. Insomma si tratta di convertire la ferita in una benedizione. Aspetto fiducioso.

I primi giorni di giugno è stato inaugurato lo stand CRI al Padiglione Italia di EXPO 2015. Oltre a poter partecipare offrendo il proprio apporto come volontari allo stand, è possibile anche andare a EXPO come visitatori, approfittando di una convenzione stipulata tra CRI e organizzazione, che garantisce ai volontari di acquistare i biglietti d’ingresso a prezzi ridotti ovvero € 22,00 anziché € 34,00. I biglietti vanno prenotati con almeno 7 giorni di anticipo inviando una mail a centroformazionebresso@cri.it I biglietti si ritirano presso il Centro Nazionale di Formazione CRI di Bresso che si rende anche disponibile ad ospitare eventuali volontari che intendano pernottare a Milano. Disponibilità e costo di pernottamento dovranno essere preventivamene verificati e concordati.

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La gara Nazionale di Primo Soccorso 2015 si terrà a Senigallia in provincia di dal 25 al 27 settembre. I Comitati e le sedi interessati dovranno segnalare la propria disponibilità a formare una squadra che possa partecipare alla gara di Soccorso. Non è esclusa la possibilità di formare una squadra mista composta da volontari di più sedi o comitati. Per motivi organizzativi è richiesta l’iscrizione entro il 10 luglio. p.v. Chi fosse interessato può segnalare la propria disponibilità ai referenti di sede che valuteranno con il Presidente la fattibilità della partecipazione.

È arrivato in Comitato un invito dal Delegato tecnico provinciale area Gioventù Michele Monfredini, riguardo ad un importante appuntamento programmato per i Giovani CRI. Nel prossimo mese di ottobre, nelle giornate 10-11, si svolgerà a Torino il I Meeting Nazionale della Gioventù CRI. Il Meeting è un evento durante il quale, nel corso di una giornata, i Giovani CRI dei Comitati di tutta Italia si trovano e svolgono delle prove relative agli Obiettivi Strategici 2020 della Croce Rossa Italiana, in un momento che vuole essere un insieme tra sfida e formazione, dove tutti i Giovani volontari C.R.I. che vi prendono parte hanno la possibilità di testare le loro competenze, le loro capacità ed attitudini nelle attività che l‛ Associazione svolge sul territorio nazionale e non solo. Le prove, create apposta per l’occasione, hanno come tema generale le Aree di Attività della CRI ed il ruolo della gioventù associativa mostrando, nella loro trasversalità, come le metodologie di intervento siano alla base dell‛ Azione mirata verso i giovani ed i giovani adulti. Nello stesso tempo, poiché vengono svolte da Giovani CRI., li rendono i primi fruitori dei contenuti delle attività stesse, costituendo un tassello importante nella creazione di una cittadinanza attiva e consapevole. Ogni Regione può presentare 1 squadra! La squadra deve essere costituite da 4 Volontari, 1 Team Leader e 1 riserva, tutti under 32. Chi di vuoi vuole mettersi in gioco e partecipare? Per i posti "osservatori - supporter" non abbiamo ancora i numeri. Le iscrizioni devono pervenire all'ufficio giovani il prima possibile! (giovani@critrentino.it) In preparazione al Meeting verrà affrontato un percorso info-formativi che andrà ad approfondire gli Obbiettivi Strategici 2020 e le attività che vengono svolte in ognuna delle 6 Aree. Rimanendo a disposizione Buona giornata Michele

Dal 2012 a Guardia, è attivo il “Progetto Cuore”; alcuni abitanti dopo apposito corso sono stati abilitati all'utilizzo del DAE, i quali, in caso di un arresto Sempre più un paese da un cuore d’oro cardiocircolatorio, avvertiti con un sms dalla CO 118, Stefania Gerola si recano sul luogo dell'evento ed iniziano le manovre rianimatorie in attesa dell'ambulanza da Folgaria e del soccorso avanzato. Ogni anno, attraverso un'esercitazione organizzata dalla CRI, vengono testati e valutati i tempi e il funzionamento dell'intera organizzazione. Quest'anno l'esercitazione, tenutasi il 16 giugno scorso, ha avuto come soggetto un'anziana donna trovata priva di coscienza nella casa da sua nipote. È stato formato un equipaggio di soccorso composto dall'autista dell'ambulanza e da due soccorritori, che dalla sede CRI di Folgaria hanno ricevuto la chiamata dalla CO 118 e si sono recati con l'ambulanza a Guardia. La simulazione a sorpresa era seguita in “ diretta “ da un istruttore CRI e da due volontari per testare la tempistica, l’organizzazione, i tempi dalla chiamata all’arrivo sul posto.

GUARDIA

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Questo l’evolversi del caso: Alle ore 19.36 la nipote dell'anziana signora ha effettuato la chiamata d'aiuto alla CO 118, comunicando il nome della persona incosciente e il numero civico da dove chiamava. Alle ore 19.37 la CO 118 ha contattato l'equipaggio di soccorso nella sede CRI di Folgaria ed in contemporanea ha allertato la centralina del Centro Civico, che rilancia sui cellulari dei guardiani la richiesta di soccorso. Alle ore 19.38 l'ambulanza è partita dalla sede CRI di Folgaria verso Guardia. Alle ore 19.40 la nipote della signora è stata ricontattata dalla CO 118 che le ha dato istruzioni di posizionare a terra la paziente. Alle ore 19.42 sono arrivati gli sms di richiesta di soccorso alla prima tranche

di guardiani. Alle ore 19.44 l'sms di richiesta di soccorso è arrivato anche alla seconda tranche di guardiani. Alle ore 19.45 è stato preso il DAE dal Centro Civico e si è udita la sirena di allarme. Alle ore 19.46 il DAE è arrivato sul luogo dell'evento e si sono iniziate le manovre di BLS-D. Alle ore 19.54 è giunta sul posto l'ambulanza da Folgaria, che era stata ricontattata dalla CO 118 per 3 volte ed informata dell'inizio delle manovre rianimatorie da parte dei guardiani. Alle ore 19.55 l'equipaggio dell'ambulanza è entrato nell'abitazione. Dall'analisi dei tempi si evince che:  dall'allertamento dei guardiani con sms da parte della CO 118 all'arrivo dei primi sms sono trascorsi 5 minuti.  dall'arrivo dell'sms di richiesta di soccorso alla presa del DAE al Centro Civico sono trascorsi 3 minuti.  dall'arrivo dell'sms di richiesta di soccorso all'inizio delle manovre rianimatorie e utilizzo di DAE sono trascorsi 5 minuti.  il tempo impiegato dall'ambulanza, partita da Folgaria, ad arrivare sul luogo dell'evento è stato di 16 minuti (da considerare che l'ambulanza non andava realmente in codice rosso).  i guardiani hanno effettuato il BLS-D in attesa dell'ambulanza per 9 minuti. Considerando che la mancanza di ossigeno alle cellule celebrali produce lesioni reversibili dopo 4-6 minuti di assenza di circolo, ma che diventano irreversibili dopo circa 10 minuti è innegabile che l'intervento tempestivo da parte dei guardiani sia fondamentale per cercare di migliorare la prognosi di un evento così infausto, tanto più in una situazione territoriale difficile, come la loro, in cui il soccorso terrestre non può arrivare prima dei 10 minuti. In questo caso vediamo che in meno di 10 minuti dalla chiamata d'aiuto alla CO 118 sono arrivati sul luogo dell'evento e iniziando precocemente le manovre rianimatorie hanno risparmiato alle cellule celebrali ulteriori 9 minuti di anossia. Dei guardiani facenti parte il “Progetto Cuore” 11 (3 facevano parte della simulazione) hanno risposto all'sms di richiesta di soccorso; 7 si sono presentati nell'abitazione della signora incosciente, 2 si sono fermati in strada per dare indicazioni all'ambulanza e 2 persone si trovavano in vacanza in Spagna ma hanno ricevuto l'sms di richiesta d'aiuto e hanno subito contattato i compaesani. Dei guardiani che non hanno risposto alla richiesta d'aiuto alcuni erano al lavoro e degli altri non si conosce il motivo. Coloro che hanno partecipato all'esercitazione si sono dimostrati ben organizzati, hanno risposto immediatamente all'sms di richiesta d'aiuto contattando la CO 118 e recandosi nel minor tempo possibile a recuperare il DAE e nel luogo dell'evento. Hanno stabilito anche chi dovesse rimanere in strada per dare le indicazioni corrette sul luogo dell'evento all'ambulanza. Hanno praticato correttamente le manovre rianimatorie e utilizzato il DAE rispettando i protocolli. Da rivedere la richiesta di soccorso tramite sms; dai dati si evince che dall'allertamento da parte della CO 118 alla centralina del Centro Civico all'arrivo dei primi sms sono passati 5 minuti, e molto probabilmente questi sms sono arrivati in seguito ad un secondo allertamento della centralina.

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21 di giugno 2015, domenica che ricorderemo molto volentieri perché è stata una giornata meravigliosa; un’esercitazione sotto il segno della Croce rossa, dove Francesco Pristipino abbiamo imparato tutti qualcosa ma la cosa molto bella è stata la voglia di stare insieme e di far parte di un gruppo così importante e bello e visto che eravamo in ballo, abbiamo unito l’utile al dilettevole. Le postazioni erano 2, la prima prevedeva di montare e smontare il PMA, nella seconda i volontari seguiti da Giuliano e Angela si cimentavano nella guida con il carrello e nell’uso del fuoristrada ambulanza. Al PMA i volontari hanno dato una prova eccellente montando e smontando la tenda in tempi record e in modo direi perfetto, grande soddisfazione in quanto tutti noi sappiamo quanto sia difficile ripiegare una tenda, ottima regia su questo da parte di Lorella e di Paolo che hanno trasferito la loro esperienza e conoscenza del PMA ai volontari, bravi nel recepire le tecniche e bravi nel darsi da soli un organizzazione di lavoro. Da non dimenticare che con noi c’erano anche i nostri amici a quattro zampe Jago (da Asiago?), Dory, Isotta e Max che hanno dato un supporto di simpatia . E dopo le fatiche la famiglia Valle (Tecnobenz team) ci ha organizzato, sotto la regia del nostro Grande Vittore, un pranzetto da leccarsi i baffi. In finale i piu audaci hanno trovato la forza di giocare sul piazzale, mentre altri digerivano nel famoso stile coccodrillo. E non c’è pranzo senza dolce … infatti, sul finire di giornata, tutti alla casetta del gelato a Costa a gustare un ottimo gelato tra l’altro gentilmente offerto dallo staff della casetta. Alla fine tutti stanchi ma felici per aver passato tra amici una giornata stupenda di divertimento e addestramento, un grazie di cuore perché di cuore ne ho visto tantissimo. Grazie e Buon Volontariato a tutti Francesco Pristipino

DOMENICA INSIEME

Quanti appelli per ricerca di volontari abbiamo lanciato e continuiamo a lanciare per assistere le decine e decine di migranti che arrivano a Marco ogni settimana … eppure a stento si riesce a garantire l’assistenza nelle prime 24-48 ore … non ci poniamo troppe domande, apriamo il cuore e lasciamo uscire un messaggio forte che ci ha mandato Mario Altieri, Delegato provinciale di Area 3 … poche parole che racchiudono un tristezza di fondo per il sogno di Croce Rossa che a volte sfuma fino quasi a sparire …

"Al campo abbiamo la presenza di donne e bambini (1-3 anni) ed è importante la nostra presenza. Riuscite a sensibilizzare i volontari a partecipare al servizio? Questo è un servizio di Croce Rossa con la C maiuscola. Comprende tutti i sette principi ed è trasversale a tutte le aree. Se non riusciamo a dare assistenza a queste Persone ... facciamoci delle domande!" Nei campi serve molto, cibo, assitenza sanitaria, un alloggio per riposare, vestiti … ma soprattutto serve umanità e conforto … Chi avesse abiti che non usa, puliti e ben riposti in borse o scatole, in particolare per donne e bambini anche molto piccoli, può portarli nelle nostre due sedi territoriali da dove poi saranno portati direttamente al campo.

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FORMAZIONE Ecco gli ultimi appuntamenti per il mese di luglio, aperti a tutti i volontari indistintamente, prima della pausa estiva di agosto:

DATA

GIORNO

ORARIO

SEDE

07 luglio

Martedì

20.30-22.30 FOLGARIA

21 luglio

Martedì

20.30-22.30 FOLGARIA

ARGOMENTO TIPOLOGIA DOCENTE PRESIDI DI IMMOBILIZZAZIONE ISTRUTTORI PRATICA Spinale – Cucchiaio - Collare CRI PRESIDI DI IMMOBILIZZAZIONE ISTRUTTORI PRATICA Vakum – Ked – Cucchiaio - Collari CRI

Proseguono anche gli appuntamenti formativi in Autosanitaria ogni sabato dalle ore 10.00 alle ore 12.00. I temi trattati nel mese di luglio saranno i seguenti: - Valutazione clinica delle lesioni osteoarticolari arti ( sosp. fratture, fratture esposte....) - TECNICHE DI IMMOBILIZZAZIONE ARTI (manuale, uso stecco benda e similari) Le adesioni vanno comunicate nelle due sedi territoriali.

Partiti i preparativi per il nostro tradizionale appuntamento con il Vaso della Fortuna che si svolge l’8 settembre nell’ambito della Festa della Madonnina a Folgaria. Un gruppetto di volontari molto eterogeneo sta già lavorando alla raccolta dei premi, allo smistamento, catalogazione, impacchettamento … il tutto farcito da allegria e compagnia. Vi apettiamo per darci una mano !!!! Info per aderire al gruppo di lavoro: redazione.altipiani@crialtipiani.it – Franca:393.4448636 Maddalena: 329.0042485

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