Informacri 08 2015

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Aprile 2015

Rocca, Presidente CRI: “Le istituzioni rimettano al centro l’essere umano. Insieme a 800 persone sono affondate le nostre coscienze di cittadini europei”. Elhadj As Sy, Segretario Generale della FICR: “Bisogna rompere l’indifferenza del mondo nei confronti di queste tragedie”. 1


Ancora una volta dobbiamo dedicare l’apertura del nostro giornale ad una strage della disperazione e ancora una volta dobbiamo fare i conti con l’indifferenza da un lato e i luoghi comuni dall’altro. Iniziamo con i fatti. “Eravamo quasi mille, intrappolati nella stiva come topi. La terra promessa è rimasta un sogno e il viaggio si è trasformato in un’ecatombe”, lo Tratto da un articolo di Grazia Giongo – La Stampa racconta uno dei sopravvissuti ricoverato all’ospedale Cannizzaro di Catania. Novecentocinquanta migranti inghiottiti dalle acque del Canale di Sicilia dopo un naufragio da record dell’orrore, 700 uomini, 200 donne e 50 bambini, gran parte di loro erano stipati nella stiva. A queste persone è toccata la sorte peggiore, perché gli scafisti li avevano intrappolati bloccando i portelloni. Il Mediterraneo trasformato in un cimitero di anime beffate dal business dei viaggi clandestini. Un barcone tra i 20 e i 30 metri sovraccarico all’inverosimile, uno scafista spregiudicato che lancia un sos con un telefonino satellitare, l’arrivo di un mercantile portoghese in soccorso e il desiderio di essere salvati che si rivela fatale. Per attirare l’attenzione dei marinai del King Jacob, i clandestini si sono affacciati tutti dalla stessa parte della carretta del mare, provocandone il capovolgimento. In una manciata di minuti, si è consumata la più grande tragedia in mare dal secondo dopoguerra. Il viaggio della speranza era iniziato a Zuara, sulla costa libica a 50 chilometri da Tripoli, a bordo di un peschereccio partito dall’Egitto. Quasi mille disperati in fuga dall’Africa dilaniata dalla fame o dalla guerra, ma anche dal Bangladesh erano saliti su quel barcone. Algeria, Egitto, Somalia, Nigeria, Senegal, Mali, Zambia, Bangladesh, Ghana, diversi i paesi di provenienza, uguale la disperazione, uguale la speranza. Migranti morti inseguendo il desiderio di riscatto e le promesse di ignobili scafisti. Una sciagura immane, sulla quale incombe la latitanza dell’Unione europea. L’Italia è stata lasciata sola a gestire l’emergenza. Non c’è mai limite al peggio. Sembravano già assurdamente troppe quelle 366 bare allineate nell’hangar di Lampedusa dopo il naufragio del 3 ottobre 2013, ma oggi la strage si ripete e si supera. Tra i corpi recuperati quello di un ragazzino di una decina di anni con il volto immerso in una chizza di nafta. Colpa di ignobili e spregiudicati scafisti che lucrano, a caro prezzo, sul trasporto di clandestini su barconi stracolmi oltre ogni limite umano. Il copione si è replicato la notte del 19 aprile: al Centro Nazionale Soccorso della Guardia Costiera è arrivata una telefonata da un satellitare da un uomo con un tono di voce relativamente tranquillo: «Siamo in navigazione, aiutateci». Una sorta di invito affinché le navi italiane raggiungessero il barcone per consentire ai «passeggeri» di concludere la traversata verso le coste italiane. Grazie al Gps la Guardia Costiera ha individuato le coordinate del punto dal quale era partita la telefonata e ha organizzato i soccorsi. Il barcone era a circa 70 miglia a Nord delle coste libiche, 110 miglia a Sud di Lampedusa, quando è stato raggiunto dal King Jacob, un portacontainer con bandiera del Portogallo, che aveva già compiuto negli ultimi giorni quattro soccorsi di naufraghi e che è stato dirottato. «Appena ci hanno visto, si sono agitati - ha raccontato il comandante del King Jacob - e il barcone si è capovolto. La nave non ha urtato il barcone». Per ironia della sorte, il naufragio s’è consumato in presenza della nave di soccorso. Imponente la macchina dei soccorsi che ha coinvolto anche navi dell’operazione Triton, dell’agenzia Frontex: unità navali della Guardia Costiera, della Marina Militare italiana e maltese, mercantili e pescherecci di Mazara del Vallo (Trapani). Diciotto mezzi in tutto, coordinati dalla nave Gregoretti della Guardia Costiera, che ha assunto il comando dell’intervento. Per ore le navi e gli aerei militari hanno sorvolato l’area nella speranza di recuperare quanti più corpi possibile. In quel tratto di mare è impossibile l’utilizzo dei sommozzatori.

IN TRAPPOLA COME TOPI

E ogni volta, dopo ogni sbarco, dopo ogni strage, ecco che riemergo i soliti luoghi comuni … “possibile che son tutti senza documenti”, “perché non li aiutano a casa loro”, “cosa penseranno di trovare qui”, “non possiamo mica farci carico dei problemi del mondo”, “è tutta una montatura, usano i barconi per venire qui e delinquere”, “ma perché non restano li e combattono per il loro paese e la loro libertà” … giudizi superficiali, privi di riflessione, segno netto di una società egoista che non si vuole far carico di quel che non ci tocca da vicino, che non considera il dolore di dover lasciare tutto sperando di salvarsi durante il viaggio verso il futuro che, per quanto assolutamente oscuro, è meglio della morte certa. Giudizi che troppo spesso dimenticano il diritto fondamentale alla vita che è di ognuno indistintamente. Immaginate di essere al bar una mattina a fare colazione prima di andare al lavoro, e vi trovate ad assistere ad un dialogo di questo tipo … come reagite? Cosa istintivamente vi viene voglia di fare? Pensate che non siano affari vostri, che è meglio non intromettervi, che non sapreste cosa dire, come intervenire? … mentre ci pensate, vi proponiamo un articolo che a noi è arrivato dritto alle corde dell’anima, un articolo scritto da Domenico Quirico, reporter de La Stampa, inviato di guerra e giornalista esperto della Primavera araba. 2


PAESI SVUOTATI DA FAME E GUERRE IN MARCIA UN POPOLO SENZA PATRIA Domenico Quirico – La Stampa

Dai villaggi africani dove restano solo vecchi alle città siriane in macerie. Milioni di persone vivono in viaggio, in cerca di un approdo, per anni. Quanto è davvero gigantesca la distanza che ci separa da loro! Siamo, nel Mediterraneo, a uno di quei momenti nei quali la definizione umana che abbiamo prestato alle cose scompare mentre esse ci guardano con tutta l’ostilità e la orribile, primitiva estraneità che di solito è velata dalle illusioni. Coloro che si muovono, e muoiono in mare, a centinaia, non sono più rivoli di fuggiaschi, esuli, sopravvissuti. Sono popoli interi che si sono freneticamente messi in movimento. Tutto crolla, parti del mondo, in Africa soprattutto, nel Sahel, nel vicino Oriente, si svuotano e restano in ostaggio al silenzio, alle case vuote e saccheggiate o distrutte; i campi si ricoprono di sabbia e gli alberi da frutto inselvatichiscono, orfani dell’uomo. I deserti si fanno davvero vuoti, e sulle montagne le ossa dei morti, quelli che non sono arrivati all’ultimo passo, imbruniscono con le pietre. Tutto crolla. Nessun nome è più adatto. Un mondo minaccioso senza nome, e perciò colmo di indefinita angoscia, è in agguato. La sanguinaria semplificazione dei fanatismi, divinità diventate crudeli e guerriere, rimettono in moto le lunghe colonne dei fuggiaschi. È la Grande Migrazione del terzo millennio: primitiva, brutale e inarrestabile come quelle che il Mediterraneo ha visto in altri secoli, fitte di terribili peripezie e tuttavia orribilmente monotone. Non esiste Storia inattuale. Civiltà opulente e soddisfatte ma anche sfiancate e inerti, sono prese d’assalto, con il peso, con il numero, da turbini di uomini che si sono lasciati dietro il passato l’identità, l’anima e non torneranno mai più, ricchi e poveri assaliti dalla stessa angoscia. Trascinati entro una striscia di tenebre come un Oreste con gli urli lontani delle Furie alle spalle. Le migrazioni assomigliano spesso a invasioni, se visti con gli occhi di chi le vede avanzare verso di sé. L’uomo non si ode più nella moltitudine tumultuosa, e sulle spiagge delle partenze si diffonde un rumore di folle invisibili. Il loro passato è morto, cercano una terra nuova, dei accessibili, consolazioni tangibili, a ogni costo. Noi continuiamo a contarli, a preoccuparci del denaro che si prosciuga per i centri di accoglienza ovviamente «provvisori», speriamo che poi vadano via, ovunque, litighiamo su chi debba pagare. L’accordo con qualche remota tribù, o tirannello, dell’Africa da cui sono partiti perché cerchi di fermarli ci sembra una strategia praticabile. Vediamo la Libia, e dietro c’è la disperazione di un immenso continente. Si invoca, per dare una mano, per pagare, il fantasma dell’Europa: che già si spaventò come per una invasione barbarica, quattro anni fa per qualche migliaio di giovani tunisini migranti senza famiglia, sbarcati a Lampedusa. Odio questo genere di discorsi: mi paiono inutili. Sono i discorsi per chi non c’è stato, e crede di aver già fatto qualcosa agitandosi. Sono discorsi per chi non si trova nel pericolo. Certo: i luoghi da cui arrivano sono luoghi in cui c’è la guerra, ma per noi sono guerre strane, irreali, la guerra vera è solo quella che si combatte nel proprio Paese. Tutto il resto è irreale. Certo, uomini vengono uccisi e muoiono nella fuga: ma la fantasia non sa contare a lungo, a rigore solo fino a uno, solo fino a quello che ti sta vicino. Il problema è diventata così gigantesco, non solo nei numeri, che forse solo le Nazioni Unite, se mai fossero efficienti e non ansate burocrazia della assistenza, potrebbero occuparsene. C’è da far posto a un popolo nuovo, milioni di persone; non hanno bandiera e passaporto, l’hanno distrutto quando sono partiti. Non lasciar tracce, l’eterna accortezza del fuggiasco. D’altra parte non avrebbe senso, la loro identità è completamente nuova, formata nella tragedia del viaggio, imbevuta in quell’acido cloridrico che è la vertigine del vuoto. I loro averi sono ciò che hanno nelle mani. Se riescono a sopravvivere, alla guerra, ai mercanti di carne umana, al mare, la vita si riaprirà davanti a loro a ventaglio, con un nuovo avvenire, ma anche con un passato, un passato che li può schiacciare facilmente se non lo dimenticano o non sono capaci di superarlo. I soccorritori chiedono loro i dati normali: il tuo nome, da dove vieni, hai famiglia, hai passaporto ... accostamenti biografici che nella loro assoluta insensatezza non avvicinano la insensatezza di una esistenza sradicata. Come chiedere l’identità anagrafica a un marziano. 3


Possono diventare qualsiasi cosa, nel bene e nel male. Sono corrotti, sono stati rovinati come le vittime di una esplosione. Qualcuno se l’è cavata con ferite non troppo gravi, alcuni sono stati mutilati, e molti feriti non si riprenderanno più e periranno. Si è detto che «cercano la felicità»: purtroppo non è così, si soffre meno quando si crede in qualche cosa. Partire ecco la loro unica ideologia. Travolgeranno tutto, non si fermeranno di fronte a nulla, sgretoleranno ogni muro, barriera, ostacolo. Ho visto nell’Africa a sud del Sahara villaggi e cittadine popolati ormai solo di vecchi. Quelli troppo stanchi per camminare, quelli che non potevano sognare di avere abbastanza tempo per arrivare all’ultima tappa. E gli altri? Chiedevo: i giovani, i bambini, le donne? Un gesto vago ma perentorio della mano verso l’orizzonte: partiti, sono in viaggio. E la mano ricadeva come per chi è inutile ormai aspettare. Ho attraversato in quella che un tempo fu la Siria e non lo sarà mai più, città distrutte, grandi e piccole, con il silenzio imperioso e definitivo delle rovine. Chi non è stato ucciso, dai soldati del regime o dai fanatici del jihad, è partito. I campi profughi servono solo per un ultimo grande respiro prima di lanciarsi nel viaggio, a ondate. Non torneranno mai più indietro: come potrebbero spiegare ai loro figli, quelli che si salveranno, che hanno ancora un futuro in quelle rovine dove domineranno con pugno di ferro o regimi fanatici o despoti corrotti?

QUESTA E’ UNA CARNEFICINA L’EUROPA FACCIA LA SUA PARTE. MARE NOSTRUM DIVENTI PROGRAMMA EUROPEO

"Lo sapevamo, lo abbiamo urlato e oggi assistiamo impotenti a questa nuova carneficina. L'Europa non può più tacere. Mare nostrum deve diventare un programma europeo". Così la Croce Rossa Italiana a proposito del nuovo naufragio

avvenuto al largo delle coste libiche. L'allarme è scattato intorno alla mezzanotte di sabato 18 aprile scorso. Ad avvertire la sala operativa della Guardia Costiera nazionale il comandante del mercantile portoghese King Jacob che si stava avvicinando ad un peschereccio di circa trenta metri stipato di migranti. Alla vista dei soccorsi, i migranti hanno cominciato ad agitarsi spostandosi presumibilmente su un unico lato dell'imbarcazione che si è capovolta. Si tratta purtroppo della tragedia più grande di sempre della storia dell'immigrazione. “Ci sono state centinaia di morti in mare ma non sono mai state date risposte. Triton non è la risposta adeguata a questo fenomeno, che non possiamo certo chiamare emergenza visto che è un flusso ininterrotto da anni”. Così il Presidente nazionale della CRI, Francesco Rocca, durante la conferenza stampa tenuta a Catania nel pomeriggio del 21 aprile, insieme con il Segretario Generale della Federazione Internazionale di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa Elhadj As Sy. “Si è voluta sostituire all’operazione italiana Mare Nostrum – ha proseguito Rocca - e questa è quella che io ho definito una risposta imbarazzante perché era la risposta dell’Unione Europea, un’operazione che mensilmente costa un terzo di quello che il nostro Paese sosteneva da solo con una missione completamente differente che non è il ‘search and rescue’. Questa tragedia probabilmente poteva accadere anche con Mare Nostrum se è vero che c’è stata una collisione, ma se è vero come è vero che ci sono stati 20 mila morti da quando questo flusso ormai è iniziato venti anni orsono, di quante barche o barchini non abbiamo avuto conoscenza che si sono rovesciati? Molti. Grazie a Mare Nostrum si sono potuti intercettare e salvare. Riteniamo che ci sia bisogno di rimettere al centro l’azione umanitaria, che si debba uscire da logiche che guardino soltanto al tema della sicurezza, che pure è un tema importante – ovviamente va fatto un contrasto forte alla criminalità - però l’azione di contrasto ai barchini senza un’azione umanitaria importante sul territorio libico, significa voltare la testa dall’altra parte e far finta che non vi siano persone che stanno scappando da guerre e conflitti e che comunque cercheranno un’altra rotta. Possiamo chiudere questa rotta, ma come dimostra la tragedia di Rodi, ci sono altre rotte aperte che queste persone disperate cercheranno. Non possiamo esporre cartelli con la scritta ‘Bring back our girls’ di fronte a fenomeni persecutori in atto in Nigeria e poi far finta che una madre non abbia il diritto di scappare da una situazione del genere e cercare una soluzione migliore per i propri figli. Non possiamo pensare che il flusso dal Corno d’Africa si interrompa magicamente soltanto perché abbiamo abbattuto e affondato i barchini e impedito di partire ai trafficanti, ai quali se ne sostituiranno degli altri. Se vogliamo un palliativo ben venga, ma certamente per la Croce Rossa non è sicuramente una soluzione. Noi chiediamo che vi sia un’azione delle nostre istituzioni che rimetta l’essere umano al centro. Se non sapremo dare 4


risposte concrete a chi scappa da guerre e conflitti, significa che insieme a 800 persone la scorsa settimana sono affondate le nostre coscienze come cittadini europei. Smettiamola di chiamare clandestini degli esseri umani, di chiamarli illegali. Si torni a mettere al centro dell’azione dei nostri governi, dell’Unione Europea, della comunità internazionale, l’essere umano. A me sembra che stiano prevalendo altri temi e questo non giova alla dignità della vita di queste persone. “Siamo qui - ha detto As Sy - per rompere il silenzio su una situazione difficile da affrontare e digerire. Rompere l’indifferenza che il mondo ha espresso nei confronti di questa tragedia. Dico indifferenza, perché quando parliamo facciamo riferimento solo ai numeri, ma ricordiamoci che dietro questi numeri ci sono persone, storie, donne, bambini, ragazzi costretti a lasciare la casa, la famiglia, disposti ad affrontare il mare Mediterraneo che è diventato un cimitero. Dobbiamo mettere al centro l’essere umano. Perché questo significa rispettarlo e rispettare il suo diritto ad un futuro migliore”. Rocca ha poi ricordato il grande lavoro della CRI che vede “oltre 1000 volontari coinvolti nella risposta agli sbarchi. Solo nel 2015 abbiamo dato assistenza a oltre 62 sbarchi”. “La Sicilia - ha infine aggiunto ROCCA - sta offrendo una capacità ed una dimensione solidale fuori da ogni immaginazione. Ha tirato fuori il meglio dell’Italia in questi anni sotto questo aspetto. Sicuramente la Sicilia è la porta d'Europa: vogliamo chiudere questo canale, controllare questi flussi sotto il profilo umanitario? Bene, facciamolo, ma non voltiamo la testa dall' altra parte facendo finta che se muoiono in Libia non è come se muoiono a poche miglia da casa nostra in mare”.

Torniamo un attimo al quesito di prima, dove ci chiedevamo cosa fare davanti ai luoghi comuni, come reagire davanti al qualunquismo, all’indifferenza, all’egoismo di una società che non riesce ancora a vedere i tratti drammatici che l’ondata MIGRATORIA a cui assistiamo porta con se. Una certezza ce l’abbiamo, noi la divisa non ce la leviamo mai, sempre e comunque dobbiamo essere guidati dai nostri principi. A tal proposito vi proponiamo una lettera, dai toni forti e determinati, scritta da Rosario Enzo Fasano, Presidente del CP di Lucca, ai suoi volontari, che li esorta a riflettere sulla loro scelta e ad agire in modo coerente.

LA RESPONSABILITA’ DI ESSERE VOLONTARIO CRI

Carissime Volontarie e carissimi Volontari, mi vedo costretto, ancora una volta, a stigmatizzare il comportamento di alcuni di Voi circa il modo di operare l'atteggiamento da tenere quando si decide di entrare a far parte della Croce Rossa Italiana e di conseguenza, del Movimento Internazionale della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa. Forse ad alcuni di Voi sfugge il fatto che chi ha deciso di indossare l’Emblema della Croce Rossa (senza alcuna costrizione) si è assunto delle enormi e NOBILI responsabilità: aiutare CHIUNQUE si trovi in uno stato di bisogno, senza alcuna DISTINZIONE. Si è assunto, in particolare, il compito di divulgare i Principi fondamentali del nostro Movimento anche, e soprattutto, attraverso le proprie azioni ed i propri commenti ed atteggiamenti. Forse non si è del tutto consapevoli del peso che ha il simbolo che indossiamo. Forse non si riesce a comprendere che l’emblema della Croce Rossa è sinonimo di “fratellanza”. L'EMBLEMA DELLA CROCE ROSSA E MEZZALUNA ROSSA E' SINONIMO DI SOLIDARIETA'!!!!!!!!!!!!!Lo scopo della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa è quello di fare del bene, senza SE e senza MA; chi di Voi non si riconosce in questi valori e non ne condivide il senso, dovrebbe avere la decenza e la dignità di andarsene dalla Croce Rossa e dedicare il proprio tempo libero ad altre attività. Sono costretto a dover fare questo richiamo perché, mai come in questi giorni, mi giungono voci che “raccontano” di volontari/e che mostrano insofferenza nei confronti di razze, religioni, culture, colore della pelle, ecc., che non siano uguali ai propri. Leggo commenti sui social network che rasentano il razzismo o la xenofobia. In particolare noto, con enorme “insofferenza” del sottoscritto, che vi sono persone che hanno interesse ad alimentare polemiche e contrapposizioni tra i cittadini, sfruttando indegnamente lo stato di bisogno delle persone, anche attraverso i social network e altri strumenti di informazione, arrivando ad utilizzare anche le nostre comunicazioni interne di servizio. A questi “pseudo” volontari/e vorrei far presente che non esistono razze, religioni, culture, colore della pelle, ecc.: esiste unicamente la RAZZA UMANA!!!!!!! Sono più che consapevole del diritto di ognuno di noi ad esprimere la propria opinione (ci mancherebbe altro!!!), purchè questa non offenda la dignità altrui e non vada contro i Principi fondamentali della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa, la nostra Bibbia. Mi permetto di allegare i suddetti Principi affinché ognuno di Voi se li rilegga (ho la sensazione che qualcuno non li abbia mai letti) e tragga le opportune conclusioni circa la permanenza in Croce Rossa!!!!!!Allego, inoltre, una foto di “disperati”, in fuga dalla guerra e dalle discriminazioni, invitandovi a individuare un viso e provare a sostituirlo con il viso di qualcuno a noi caro (mamma, papà, figlia/o, fratello, sorella, moglie, marito, fidanzato/a, ecc.). Provate ad immaginare cosa si potrebbe provare a sapere che un nostro caro è in quelle condizioni e stabilite voi la sorte che dovrebbe toccargli. Concludo rinnovando l’invito a rileggere anche il codice deontologico dell’Associazione e, se non lo si condivide, si possono rassegnare le dimissioni dalla Croce Rossa (NESSUNO obbliga NESSUNO). Rosario Enzo Fasano

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Manca poco ormai al via di una nuova stagione del progetto Volontariato & Vacanza che, di anno in anno, allarga sempre più la nostra grande famiglia. … con qualche gradita sorpresa Ci fa piacere vedere che l’iniziativa è sempre molto apprezzata e constatare che a volte nascono rapporti talmente forti da cambiare la vita delle persone. In queste settimane abbiamo vissuto con Gianni Mennea una sua importante scelta, quella di lasciare la sua Puglia per cercare lavoro proprio qui, in Trentino, conosciuto durante le settimane di Volontariato & Vacanza a Folgaria. Gianni ha trovato lavoro, si è trasferito e presto sarà raggiunto da Luciana, sua moglie. Per noi è stata un’emozione stargli vicino in questo suo importante momento e non vediamo l’ora di averlo ufficialmente tra i nostri volontari … e i nostri istruttori! Altra bella novità è arrivata dall’Umbria, da Umbertide … Dante Cozzari, che è stato da noi per diverse stagioni, ha scelto di vivere e lavorare qui e di essere volontario del nostro Comitato … anche se non è stato proprio tutto e solo merito di Volontariato & Vacanza ma ci ha messo lo zampino quel simpaticone di Cupido  … Benvenuto Dante, ufficialmente tra di noi dal 20 aprile, un nuovo volontario che è anche formatore nazionale CRI di guida! Due belle novità che fan crescere il nostro comitato sotto tutti i punti di vista! … e ancora una volta grazie al piccolo grande esercito V&V che ogni stagione sceglie di passare un po’ di tempo da noi!!

AL VIA UNA NUOVA STAGIONE DI VOLONTARIATO & VACANZA

La privatizzazione ci ha visti impegnati anche nella voltura e rivalutazione di tutti i contratti di servizi e forniture tra cui anche i telefoni. Se il passaggio in alcuni casi passa inosservato, non sarà così per la telefonia mobile. Infatti, pur avendo mantenuto lo stesso gestore che ci garantisce la miglior copertura sul nostro territorio, la voltura contrattuale ci ha costretti, nostro malgrado, a cambiare tutti i numeri. Ci rendiamo contro che il passaggio potrà creare qualche disagio nei primi giorni, ma ci consola sapere che il cambio di contratto si tradurrà in un sostanziale risparmio per il Comitato. I nuovi numeri entreranno in vigore dal 01 maggio 2015 sostituendo completamente gli attuali. Con l’occasione vi proponiamo un resoconto di principali contatti utili del Comitato:

NUOVI CONTRATTI PER LA CRI ALTIPIANI PRIVATA

CONTATTI DEL COMITATO Via Papa Giovanni XXIII nr 2 - Folgaria (TN) Telefono: 0464-720666 - Fax 0464.721944 - email: comitatoaltipiani@critrentino.it Presidente Mittempergher Mara 3926448096 Delegato area 1 Folgaria Pristipino Francesco 3926571630 Delegato area 1 Lavarone Piccinini Giorgio 3664791880 Delegato area 2 Boschi Franca 393448636 Delegato area 3 Mittempergher Giuliano 3926448097 Delegato area 4 Nicolussi Armando 3331469434 Delegato area 5 Danieli Giada 3396370252 Delegato area 6 Pernici Giorgia 3926571632 6


CONTATTI DELLA SEDE TERRITORIALE DI FOLGARIA Via Papa Giovanni XXIII nr 2 - Folgaria (TN) Telefono: 0464-720666 - Fax 0464.721944 - email: folgaria@critrentino.it Referente sede Folgaria Mittempergher Giuliano Collaboratore area 3 Toller Angela

3926448097 3926571631

CONTATTI DELLA SEDE TERRITORIALE DI LAVARONE Frazione Gionghi - Lavarone (TN) Tel. e Fax 0464-780078 - email: lavarone@critrentino.it Referente sede Lavarone Bertoldi Maria Rosita

3926571627

FORMAZIONE

Continua l’attività formativa del Comitato con tante proposte che vogliamo ricordarvi. Gli appuntamenti del mese di maggio sulle due sedi territoriali, che sono aperte a tutti i volontari indistintamente, sono le seguenti:

DATA

GIORNO

ORARIO

05-maggio

Martedi'

20.30-22.30

13-maggio Mercoledi'

20.15-22.15

19-maggio 24-maggio 30 o 31 maggio

Martedi'

20.30-22.30

Domenica

08.30-12.30 17.30 – 20.30

27-maggio Mercoledi'

20.15-22.15

SEDE

ARGOMENTO TIPOLOGIA DOCENTE EMERGENZE MEDICHE FOLGARIA TEORIA INFERMIERE 118 NEUROLOGICHE EMERGENZE MEDICHE LAVARONE TEORIA INFERMIERE 118 NEUROLOGICHE FOLGARIA BLSD - PBLSD TEORIA ISTRUTTORI CRI FOLGARIA ESERCITAZIONE LAVARONE LAVARONE

USO DEI PRESIDI IMMOBILIZZAZIONE

DI

PRATICA

ISTRUTTORI CRI

PRATICA

ISTRUTTORI CRI

L’esercitazione prevista per il 24 maggio sarà spostata nel tardo pomeriggio di venerdì 30 o sabato 31 maggio dalle 17.30 alle 20.30 con momento conviviale a seguire. Stiamo lavorando per farla congiunta con le due sedi territoriali; sono in corso contatti con la reggenza del Forte Belvedere di Lavarone per poter utilizzare il forte come teatro delle operazioni. Vi terremo puntualmente informati. Continuano anche gli appuntamenti del sabato mattina in auto sanitaria per gruppi ristretti e su prenotazione, tre volontari per ognuna delle due sedi territoriali per ogni giornata. Vi ricordiamo che è possibile prenotarsi presso la propria sede. L’esperienza è iniziata ad aprile e ha riscosso grande successo, i volontari sono molto soddisfatti e cresce la sinergia con gli infermieri 118. Vi proponiamo una breve riflessione di un volontario (Pristy) che ha mandato in redazione i suoi pensieri dopo aver partecipato all’aggiornamento. Finalmente!! Dopo tanto tempo si ricomincia a fare istruzione con l’autosanitaria. Oggi insieme ad altri colleghi ho seguito a Carbonare la lezione fatta dall’Infermiere durante il turno di servizio. Devo dire che il nuovo Format mi è piaciuto molto,una lezione mirata e con pochi volontari ci ha permesso di affrontare la tematica in modo minuzioso e , in particolare abbiamo avuto il tempo di chiarirci tanti dubbi potendo fare tante domande all’infermiere. Consiglio a tutti i volontari di partecipare a queste lezioni in quanto troveranno infermieri preparatissimi e con tanta voglia di condividere con noi un momento cosi importante come l’istruzione e la preparazione. Approfittiamo di questa grande opportunità che trentino Emergenza ci ha concesso, oltre che un momento formativo è un occasione per conoscere gli infermieri che operano sul nostro territorio, il binomio Croce Rossa - Trentino Emergenza si è confermato un successo e una crescita per tutti. Buon volontariato a tutti Francesco Pristipino 7


MANOVRE SALVAVITA PEDIATRICHE

Come vi avevamo già anticipato, è stata programmata una serata una serata informativa sia per i volontari che per la popolazione sulla disostruzione pediatrica, prevenzione incidenti, chiamata di soccorso, ecc. La serata è prevista per il 15 maggio a Lavarone presso la

Sala della Biblioteca. Appena avremo le locandine con i dettagli precisi faremo girare la pubblicità … voi intanto invitata amici e parenti a segnarsi questo importante appuntamento in agenda.

PATENTE 5

Si ricorda a tutti i volontari interessati che la prossima sessione d’esame per il conseguimento della patente 5 è prevista per il prossimo 13 giugno. Chi volesse fare l’esame è pregato di contattare al più presto il proprio referente di sede per procedere all’iscrizione, alla richiesta di foglio rosa e alla stesura del programma di preparazione.

In arrivo l’edizione 2015 di CRI-Day che si svolgerà anche quest’anno a Trento in piazza Cesare Battisti, sabato 9 maggio. La regia è del CP di Trento che sta organizzando le posizioni dei gazebo per le aree e le attività, le dimostrazioni degli istruttori MSP, TSSA, l’esibizione dell’UC, oltre a giochi, percorsi e abbracci gratuiti degli operatori del sorriso … A questo punto mancano solo gli attori protagonisti, i volontari, che sono il cuore della festa che ci vede coinvolti in prima persona nel presentarci alla popolazione. Tutti coloro che vogliono partecipare o collaborare alla realizzazione della giornata, possono far riferimento alla propria sede territoriale che trasmetterà poi alla segreteria di Comitato le adesioni o disponibilità.

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