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Inf rmaCRI LA VOCE DEL COMITATO ALTIPIANI

n. 1 3 Luglio 201 6 SOMMARIO Editoriale: La Babele della globalizzazione Emmanuel Chidi Namdi, un sogno finito in tragedia Basta il colore della pelle per sentirsi ... diversi Solferino: intervista a Elhadj As Sy, Segretario della FICR Volontariato a Folgaria, 1 00 servizi, 1 solo servizio: UmanitĂ ! La CRI è anche questo, una giornata con Ibrahima Approvato il regolamento di utilizzo del PMA Rinnovo del parco macchine del nostro comitato Rebar azpe biar? Parliamo cimbro? Cuore Centa, la presentazione alla popolazione del progetto I progetti PAD (Public Access Defibrillation) Appuntamenti formativi imminenti per volontari di Area 1 Florence Nightingale Passa un pomeriggio con noi! Un successo il progetto Area 5 Quando il rapporto tra pari sfocia in bullismo Progetto Nelson: per conoscere e combattere il bullismo Lettera da un Volontario davvero speciale Alpe Cimbra on line ‌ gli eventi per passare il tempo libero Notizie in breve

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InformaCRI nr 13 - Luglio 2016

InformaCRI DIRETTORE RESPONSABILE: Gianni Mennea

RUBRICHE:

LA NOSTRA STORIA

a cura di Francesco Pristipino G IÙ DAGLI ALTIPIANI a cura di Gianni Mennea RACCONTI DAGLI ALTIPIANI a cura di Giada Danieli P ILLOLE DI SOCCORSO a cura di Stefania Gerola S PAZIO G IOVANI a cura di Jessica Grott e Luciana Cafagna ZIMBARTRITT - P ASSI CIMBRI a cura di Marialuisa Nicolussi Golo VOLONTARIATO&VACANZA a cura di Francesco Pristipino N OTIZIE IN BREVE a cura di Giorgia Pernici

HANNO COLLABORATO: Cinzia Conti Giuliano Mittempergher Sale e Silvia Lazzaretto

IMPAGINAZIONE A CURA DI: Giorgia Pernici

REDAZIONE CRI ALTIPIANI

Via Papa Giovanni XXIII nr 2 38064 Folgaria (TN) Cell. 392.6571 632 redazione.altipiani@critrentino.it

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L'Editoriale Non c’è dubbio che stiamo attraversando una fase storica che potremmo battezzare la Babele della globalizzazione. Con le parole del prof. Mario Ricca, probabilmente, può essere più semplice riuscire a comprendere quanto sta accadendo nel mondo e nelle diverse società. Dall'universalità alla discordia. E' un po’ l'effetto Babele dove la gente finì per non capirsi più proprio perché, in funzione dell'unità di senso simboleggiata dalla Torre, credeva di parlare una sola lingua anche quando esprimeva pensieri propri, quando la piegava ai propri usi e obiettivi personali. Sorgevano così derive composte da gruppi dominanti e gruppi di minoranza. Ad esempio gli occidentali sono sempre stati giudicati dagli orientali, che si sentono dominati o discriminati, come iperindividualisti, egoisti, edonisti, crociati, orgogliosi di valorizzare l'individuo e la sua libertà. Simmetricamente gli orientali ostentano un senso di solidarietà, legandosi agli apparati comunitari, identità religiosa, con il rifiuto di logiche consumistiche. Il diritto, allora, può essere utilizzato come asse di legitti-

mazione per la creazione e la conservazione di circuiti culturali separati. Esso diviene una barriera pubblica per difendere la distinzione e l'autoconfinamento della comunità culturale. Tanto più forte è il senso di discriminazione e di non ricezione da parte del gruppo dominante, tanto maggiore sarà la spinta identitaria e quindi auto differenziante con una concentrazione sugli elementi meno traducibili della cultura di appartenenza, ponendosi a una spettacolare distanza dalla cultura del gruppo di maggioranza. Nel mondo della globalizzazione, quindi, anche se siamo legati gli uni agli altri attraverso meccanismi e reti che ignoriamo quasi per intero, l'incomunicabilità e l'incomprensione tra diversi gruppi e culture sembra marcarsi sempre più. Emerge allora il singolo con la sua identità, le sue problematiche e la sua personalità, svuotata di ogni riferimento culturale e rispetto per la vita altrui. Il nostro pensiero va a tutti coloro che sono vittime di qualsiasi atto criminale (sempre e comunque ingiustificabile), negando in tal modo la libertà del singolo e/o di popoli interi.

Gianni Mennea


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Giù dagli Altipiani

Emmanuel Chidi Namdi, un sogno finito in tragedia

Sopravvissuto ai folli attentati degli estremisti islamici di Boko Haram, ha perso la vita a seguito dell’altrettanto folle violenza di un estremista italiano

Gennaio 201 6, InformaCRI numero 02. Tra tante storie di disgrazie della disperazione raccontiamo una storia a lieto fine, il matrimonio di Emmanuel e Chinyery, coppia nigeriana giunta in Italia su un barcone di disperati e che lo scorso 6 gennaio ha coronato il sogno di unirsi in matrimonio a Fermo, città che li ha accolti alla fine del loro dramma. Di certo non pensavano che sarebbe di li a poco iniziato un altro di dramma, se possibile ancora più grosso. Giovedì 7 luglio, Emmanuel stava passeggiando con la sua giovane compagna di vita Chinyery, non lontano dal seminario arcivescovile di Fermo, dove erano entrambi ospiti, quando un ultrà della locale squadra di calcio, Amedeo Mancini, noto alle forze dell’or-

dine per numerosi episodi di violenza tanto da essere sottoposto a un Daspo di quattro anni (divieto di assistere a manifestazioni sportive), rivolgendosi a Chinyery, l’ha definita “scimmia africana." Emmanuel ha reagito, non ha accettato l’offesa nei confronti della sua sposa e tra i due è nata una violenta colluttazione. Quando la zuffa sembrava conclusa ed Emmanuel si allontanava dal luogo della rissa manifestando con tale gesto di aver posto fine alla lite e abbassando la guardia, Mancini gli ha sferrato un violento pugno al volto, lo ha tramortito fino a farlo cadere rovinosamente a terra. Trasportato all’ospedale in gravissime condizioni, i medici non hanno potuto fare nulla, Emmanuel è morto nel tardo

pomeriggio di quel maledetto giorno a causa di un’emorragia celebrale. Emmanuel e Chinyery erano giunti in Italia dalla Nigeria dopo che un attentato degli estremisti di Boko Haram gli aveva portato via i genitori e la figlia di appena due anni. Durante il viaggio sono stati ripetutamente aggrediti dai trafficanti di uomini e a causa delle percosse Chinyery ha perso il bambino che portava in grembo. Don Vinicio Albanesi, il sacerdote che li ospitava nella sua comunità, racconta: “Emmanuel era sempre sorridente, pieno di entusiasmo e di progetti per il futuro. Sognava un lavoro, una casa e soprattutto il permesso di soggiorno per restare in Italia. " CON TI N U A A PAG . 4

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"Aveva imparato subito l’italiano che parlava abbastanza bene, mentre la compagna stentava ancora un po’ è usava di più l’inglese.” Il sacerdote continua il racconto dicendo di essere rimasto colpito soprattutto dall’affetto che univa i due giovani, tanto che lui stesso ha celebrato per loro il rito della promessa di matrimonio, “una cerimonia simbolica molto antica che hanno voluto fortemente. Poi abbiamo fatto una grande festa e loro erano davvero felici”. Ora Chinyery è rimasta sola e Don Vinicio è preoccupato, “Lei non ha più nessuno, è arrivata sola con lui ed ora che Emma-

nuel non c’è più non sa cosa fare”. Don Vinicio ha organizzato una veglia funebre per Emmanel durante la quale ha invitato con forza i cittadini di Fermo a leggere la vicenda come un campanello di allarme del crescente clima di razzismo e xenofobia. La presidente della Camera Laura Boldrini ha scritto su twitter, “Sgomento e indignazione per l’uomo ucciso a Fermo. Era scampato a Boko Haram, è morto in Italia per l’odio razzista e xenofobo”. Il Presidente CRI Francesco Rocca, saputa la notizia, ha dichiarato: "Insieme ritroviamo la forza nel potere dell'umanità, nella consapevolezza che nes-

sun cattivo maestro, nessun razzista, nessun predicatore di odio potrà fermare il nostro servizio in favore dell'uomo che soffre". Chiudiamo questa triste pagina con un pensiero a Emmanuel, uomo coraggioso che ha sfidato tutto per cercare la felicità con la sua piccola Chinyery e che sicuramente non immaginava di trovare la morte proprio quando il sole sembrava brillare finalmente nella sua cupa vita. Giorgia Pernici

COME SI POTREBBE PENSARE ALLA FRATERNITÀ E ALL’UNITÀ DEL MONDO SENZA LA VISIONE DI TUTTA L’UMANITÀ COME UNA SOLA FAMIGLIA? CHIARA LUBICH

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Giù dagli Altipiani

Basta il colore della pelle persentirsi ... diversi

Spesso i fatti di cronaca ci toccano profondamente, cerchiamo delle spiegazioni sensate ostinatamente e non siamo soddisfatti finché non troviamo una giustificazione.

Sappiamo benissimo quanto accaduto ad Emmanuel Chidi Namdi per mano di Amedeo Mancini, tanto si è detto e scritto, ma nonostante ciò è doveroso fare una profonda riflessione sulla “differenza” tra questi due uomini. Il primo, meno di un anno fa, decide di trasferirsi in Italia insieme alla sua compagna, avvinto da una difficile storia costellata di morti e violenze. In Nigeria i terroristi di Boko Haram avevano fatto esplodere una delle chiese cristiane del posto, uccidendo i genitori della moglie e la loro figlioletta di due anni. Un viaggio difficile e rischioso, durante il quale la compagna di Emmanuel aveva subito un aborto e perso il secondo figlio. A Fermo era alla ricerca di un lavoro che gli

avrebbe permesso di acquistare una casa in cui poter far crescere serenamente la sua famiglia. Il secondo, da 39 anni vive in Italia (solo perché ci è nato), è titolare di un’azienda zootenica a Fermo in cui gestisce una cinquantina di tori. Dotato di una grande passione per il pugilato, appartiene alla tifoseria ultras della locale squadra di calcio. L’incontro tra questi due uomini avrebbe potuto avere un finale differente? Forse sì, ma solo se non avesse prevaricato il clima di intolleranza e razzismo. Molto spesso dei modi di fare, dei comportamenti o anche delle semplici parole possono essere fraintese sino a scatenare qualcosa di inaspettato o irreparabile.

Certamente fatti di cronaca così gravi ci toccano profondamente, cerchiamo di trovare con ostinazione delle spiegazioni sensate di giustizia e non siamo soddisfatti finché la nostra coscienza non è acquietata. Basta poco per capire che non serve a nulla riconoscersi nella vita di Emmanuel o in quella di Amedeo. Ciò che dovrebbe farci riflettere è che fortunatamente siamo tutti diversi ed è proprio questo a renderci unici e speciali.

Gianni Mennea

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Giù dagli Altipiani

Alla fiaccolata di Solferino era presente Elhadj As Sy, Segretario Generale della FICR

"Ci sono situazioni oggi in cui c’è bisogno di noi come non mai. Sono orgoglioso del lavoro quotidiano della CRI per i migranti"

Il Segretario Generale della FICR, Elhadj As Sy era presente alla Fiaccolata di Solferino, al termine della quale, ha dichiarato: “Mi sento onorato e privilegiato di aver partecipato ancora alla tradizionale Fiaccolata di Solferino. Dovevo stare a casa, in vacanza ma poi il Presidente della CRI, Francesco Rocca, mi ha mandato sul cellulare alcune foto della Fiaccolata dell’anno scorso. Mentre vedevo le foto, ho pensato che non c’era nulla che mi potesse impedire di organizzarmi e tornare qui con voi” Durante una lunga intervista rilasciata prima di rientrare a Pag. 6

Ginevra, si è parlato molto di immigrazione. “Nella storia abbiamo avuto campi di battaglia ben definiti e alcuni momenti che sono diventati icone: per esempio, Verdun nella Prima Guerra Mondiale e la Normandia nella Seconda Guerra Mondiale. Ora la situazione è molto più complessa: le parti non sono definite come prima e se non possiamo parlare di Terza Guerra Mondiale, possiamo però dire che c’è la guerra in quasi tutto il mondo. Tutte queste crisi messe insieme sono il fattore comune che porta migliaia di persone a lasciare la propria terra:

qualcosa che non vedevamo dall’ultimo conflitto mondiale”. La FICR parla di numeri sconvolgenti: 55 milioni di rifugiati e 1 20 milioni di migranti, cercano il rispetto della dignità umana e inseguono con speranza un futuro migliore, cercano aiuto e solidarietà, “altrimenti non accetterebbero viaggi rischiosissimi dove si può perdere la vita” prosegue As Sy. Il segretario generale sottolinea l’importanza di intervenire con energia per fermare l’indifferenza di leader e istituzioni delle nazioni di origine, di transito e di arrivo, davanti alle tante tragedie legate ai flussi migratori. “La Croce Rossa Italiana ci ha resi orgogliosi non solo per il lavoro instancabile fatto dai volontari in favore dei migranti, ma anche per la grande espressione di solidarietà nel dire ‘Nessun essere umano è illegale’. Quando avete lanciato questo slogan, era un momento molto difficile a livello politico e non era facile prendere una posizione di questo tipo C o n ti n u a a p ag . 6


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"Per questo voglio cogliere l’occasione per rendere omaggio alla vostra leadership, al Presidente Rocca e a tutti i volontari della CRI. La FICR, continuerà a supportare il lavoro della CRI in favore dei migranti e di incrementare le risorse per espandere le attività: “Guardiamo con grande orgoglio alla decisione della CRI di portare l’aiuto direttamente in mare durante le operazioni di ricerca e soccorso. Il nostro è un ruolo unico perché abbiamo l’opportunità di supportare le persone in ogni situazione: dalla partenza fino all’arrivo. Nelle nazioni di origine, informando le persone sui rischi del viaggio, sui trafficanti di uomini, sui loro diritti per portarli a una scelta consapevole. Nelle nazioni di transito, nell’assisterli con l’aiuto umanitario. E infine agendo sull’integrazione: i migranti sono spesso visti come un peso per la società, mentre bisogna lavorare sulla coesione sociale, sulla condivisione e sul farli diventare membri attivi delle comunità. Dove c’è un bisogno umanitario, noi ci dobbiamo essere. Per questo, quando qualcuno ha deciso di chiudere le operazioni in Grecia contro alcune decisioni politiche, noi abbiamo deciso di rimanere per supportare i migranti”. Oggi giorno troppo spesso ci chiediamo se sono ancora attuali i Principi di Croce Rossa

e a questa domanda As Sy risponde: “I nostri Principi sono testati quotidianamente ovunque noi operiamo. In queste guerre sempre più complesse, dove vediamo comunità divise in lotta, è sempre più difficile rimanere neutrali e imparziali, ma non è impossibile. I nostri Principi ci danno quello spazio necessario a operare, in un mondo dove lo spazio umanitario si sta drammaticamente rimpicciolendo di giorno in giorno. Dobbiamo tenere alto lo spirito dei Principi: ci sono situazioni oggi in cui c’è bisogno di noi come non mai”. Ultima domanda dell'intervista è stata quali sono a suo avviso le priorità umanitarie? “Non parlerei di priorità, per noi ogni bisogno è sullo stesso livello. Un volontario che aiuta un disabile a muoversi o presta servizio in ambulanza fa un servizio prioritario come chi opera in zone di crisi, dopo un terremoto o sotto le bombe di Aleppo. Noi dobbiamo stare sempre dalla parte di chi ha

bisogno. Più che altro, ritengo prioritario ridefinire le strategie di lungo termine, davanti a conflitti e crisi che si protraggono nel tempo; migliorare la resilienza e la preparazione delle comunità; organizzarsi per avere più sostegno e più risorse. Su questo dobbiamo lavorare, ma deve essere chiaro per noi tutti i bisogni sono ugualmente prioritari”. Prima di congedarsi As Sy ha dichiarato “Partecipare alla Fiaccolata è stato un’emozione forte e un privilegio immenso. Voglio cogliere l’occasione per salutare e ringraziare tutti i volontari della Croce Rossa Italiana per il lavoro quotidiano che svolgono per i più deboli e per chiunque abbia bisogno, come voglio ancora esprimere tutto il mio apprezzamento per il Presidente Rocca e la sua grande capacità di leadership. Non vedo l’ora di partecipare alla prossima Fiaccolata!” Giorgia Pernici

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Giù dagli Altipiani

Volontariato a Folgaria ...100 servizi ...1 solo servizio: Umanità!

Sempre più spesso dimentichiamo il significato dei 7 principi che ci caratterizzano, ma nessun vocabolo può esprimere in modo più tangibile, la mia esperienza al campo di accoglienza profughi svolto a residenza Fersina.

H.7.00: Partenza dalla sede....un servizio come tanti! ... "IMMIGRATI?"... uhm ... forse è meglio attenersi ai protocolli CRI (uso dei DPI) ... non si sa mai!!! H.7.40: Arrivo sul posto ... Un edificio dismesso, all’interno del perimetro militare, trasformato ed adeguato per accogliere profughi. Osservo! ... tante persone di origine africane (Nigeria, Camerun …), sedute per terra o appoggiate ovunque come scatole " VUOTE", lasciate in giro, senza una logica precisa ... sguardi assenti ... persi ... vuoti dentro ... H.8.00: Mi viene assegnato il mio compito: addetta al servizio di "consegna vestiario"... (io odio fare shopping, perché non ci prendo mai con le taglie!!!! ... ok! ... ci provo!). Uomini … donne … bambini ... Donne??? ma non era un centro per solo uomini? Un buon gruppo è giunto questa notte, con poco preavviso!!! ... mah! Si presentano a noi, in fila ordinata e con immensa pazienza per ricevere chi un cambio d'abito, e chi il 1 ° abito!!!! Io e il collega già esperto per questo tipo di servizio ci atteniamo alle modalità impartite dall'organizzazione del centro: 1 CAMBIO A TESTA (1 maglia, 1 pantalone). Mi soffermo un istante e osservo ... uomini, con un corpo vuoto ... inerme ... senza emozioni ... sentimenti ... nulla! Neppure un pizzico di dignità umana! ... nulla!!! Volti … persone … storie ... si susseguono davanti a me ... NO! Qualcosa non mi dà tranquillità nello svolgere il servizio! OK! ... INIZIATIVA: Africani?... sapranno un’altra lingua ... Domando loro: “english? french?” Nei loro occhi, grandi, profondi, spenti... vedo una scintilla brillare!!! UAU!!!!! ho stabilito un contatto umano, SO-LI-DO!!!! Si comincia con una fievole e timida (da entrambi) conversazione K basta coi gesti! "Pantalone: lungo o corto?... e poi “t-shirt: manica lunga o corta?" E poi via via, la richiesta di qualcosa di bianco, rispetto al nero K colorato piuttosto che tinta unita ... Qualche errore di pronuncia da parte mia, fa scaturire qualche risata spontanea ... ed ecco che il mio cuore accelera il battitoK ho creato un ponte con loro! Entrano mamme con più figli. ... 2 anni?... indossa un paio di infradito n. 40!!!! ... ma come può correre, con un paio di ciabatte così gran-di? L'istinto di mamma, prevale. Cerco una scatola con sandali da bimbo. La trovo! Chiedo alla mamma di farlo sedere sul tavolo di quell'angusta stanza, piena di scaffali con abiti. La mamma mi asseconda fiduciosa, vedendo una certa furbizia in un mio sorriso ... C O N TI N U A

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Giù dagli Altipiani Glieli provo … sono perfetti!!! Il piccolo finalmente lo vedo sorridere! La mamma pure con gli occhi lucidi di gratitudine. Non servono parole. Gli sguardi, dicono tutto! La prassi richiede la firma su ciò che ricevono ... Mentre la mamma sta firmando, gli dico "Aspetta"!!! I suoi occhi si spalancano preoccupati ... mi vede rovistare dentro un grosso scatolone ... un'esclamazione trionfante, da parte mia! Trovo diverse tutine intime per i primi mesi ... in braccio ne ha uno molto piccolo. Ed ora? come faccio a dargliele senza avere storie?? Lei mi osserva e non capisce la mia titubanza. IDEA! ... Mi faccio consegnare dal figlio più grande (1 0 anni) i pantaloni ricevuti e, con un sorriso di malizia, ci nascondo più cambi per il piccolo! Non servono parole. Lei annuisce nel capire il mio gesto. I suoi occhi si fanno lucidi. Il suo sorriso. Una mia carezza a entrambi. Li congedo. H.1 0.20: quasi ultimato il servizio. Ne segue una riunione informativa. Entra un ragazzo appena maggiorenne. Indossa un pinocchietto di 3 taglie più grandi. Trovato gli abiti più consoni alla sua magrezza, vedo che porge lo sguardo su di una pila di camicie azzurre. Mi propone un baratto: il pantalone la camicia. Rimango stupita per la richiesta. Lui abbassa lo sguardo e mi spiega che appena può telefonare, vuole avvisare "suo papà!" che è in Italia. Mi dice, poi, che vorrebbe vestirsi "bello"! Rimango colpita per la sua sincera timidezza. Comincio a rovistare ovunque. Lui aspetta paziente e quasi senza respirare! Alla fine, trovo, per la sua "magrezza", non solo la camicia, ma anche una bella giacca scura! Il viso esprimeva una gioia così grande, che pareva “palpabile”! Briciole di storie di vita, toccate con mano ... poi ... un certo mormorio, si espande lungo quei corridoi bui, tra due file di camere improvvisate, in cui sono state messe delle brandine ..."croce rossa, blu!"... si sente ripetere … e indicano me! (sono l'unica volontaria in divisa blu, dove tutti vestono in rosso). AHI! ... cosa ho fatto?... Al centro è presente un mediatore culturale, però è uomo e le donne, si sentono a disagio a rivolgersi a lui. Così, nel sapere che parlo francese, si confidano in richieste di necessità femminile! H.1 2.00: trasferire una donna in gestazione al 5° mese con dolori, al PS. Altre 2 sono già arrivate in precedenza (tra cui una con un bebè di 7/ 9 mesi con bronchite). Nessuno parla con lei. Il personale sanitario non parla francese. Il piccolo piange e sta male. Anche lei è al 7°mese. Smarrita, spaventata ma fiduciosa, si lascia assecondare. H.1 3.00: sala raggi. La bimba piange. Lei non può starle accanto. Mi offro io x fare RX con la piccola. Lei sorride di gratitudine e acconsente. Dopo una lunghissima attesa, la piccola è ricoverata. La mamma sempre più spaventata. ORA BASTA!!!! Raccolgo informazioni. La tranquillizzo ed insieme ad un altro volontario del centro, le spieghiamo quanto accade. Poi, con una mia improvvisa determinazione, chiedo all'infermiera di provvedere per un pasto caldo! Sono quasi le 1 4.00!!! Dalla colazione, non hanno più visto né cibo, né acqua entrambi. Il personale si attiva e nell'immediato appare un vassoio con il convivio. La vedo sorridere. Mi permetto un abbraccio. Ne vedo una lacrima di gratitudine. La lascio con la certezza che la piccola è in buone mani! .... Servizio concluso. Si torna in sede. Cosa dire di oggi? Croce Rossa, non è solo ambulanza e emergenza. Croce Rossa è anche Umanità! In piccoli gesti: un sorriso, una carezza su un viso, una mano su una spalla ... non servono grandi cose. Persone che non solo hanno perso tutto (vestiti, ricordi, affetti, casa) ma anche sentimenti, emozioni, dignità! Un sorriso sincero e una carezza sentita, possono riaccendere l'animo di una persona che, fino a poco prima, era vuota, spenta, buia, morta. Se rifarei questo servizio? SI! Anche domani! ... dimenticavo: i DPI?... non ce n'è stato bisogno. Anche se profughi, avevano una cura di loro stessi, maggiore di tante realtà che incontriamo nel nostro quotidiano! Croce Rossa (Blu): Cinzia Conti

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Racconti dagli Altipiani

La Croce Rossa è anche questo

Una giornata speciale con il nostro amico Ibrahima

È il 3 luglio 201 6. Nonostante tutti gli impegni che il nostro Comitato ha quel giorno, riusciamo a metterci d’accordo con Ibrahima: passerà l’intera giornata con noi. Vi starete chiedendo chi è Ibrahima … è un ragazzo di 22 anni del Gambia, arrivato qui, come molti, con un barcone fatiscente che stava affondando nel mar Mediterraneo, e salvo per miracolo. Vive a Volano con un ragazzo del Ghana, Kofee, che era nello stesso barcone di Ibrahima. Quando nelle scorse settimane siamo andati a trovarli per parlare con loro un po’ di italiano e aiutarli in alcuni esercizi, ci hanno raccontato di come siano arrivati qui. È terrificante pensare che ragazzi come noi, come i nostri figli o i nostri nipoti, a soli vent’anni, abbiano potuto provare delle esperienze così drammatiche: scappati dal proprio paese, lasciando la famiglia, gli amici e tutto quello che avevano lì; arrivati in Libia attraverso il deserto, perseguitati e in costante pericolo di vita; infine il tragico viaggio sul gommone, due giorni da paura, immobili nella stessa posizione, in piedi, senza possibilità di spostarsi di un centimetro, in un’imbarcazione semidistrutta che è affondata poco lontano dalle coste italiane, causando ancora vittime in un tratto di mare già segnato da un’infinità di tragedie. Ibrahima e Kofee sono due ragazzi provati dalle esperienze vissute, ma sempre felici. Lavorano e hanno una gran voglia di fare esperienze, di integrarsi e di vivere un vita più Pag. 10

normale possibile. Per questo in uno degli incontri che abbiamo con loro ci viene un’idea … perché non chiedere loro se vogliono passare un giorno con noi sugli Altipiani? Dopo aver appurato che la cosa fosse possibile, li contattiamo e ci accordiamo per domenica 3 luglio. Purtroppo Kofee lavora e non può esserci. Ibrahima invece è ben contento di accettare il nostro invito e così la domenica mattina andiamo a prenderlo prima che inizi il turno. La giornata trascorre come una normale giornata in Croce Rossa: qualche uscita, i Volontari che vanno e vengono dalla sede, si prepara da mangiare per tutti, c’è qualche lavoretto da fare. Ibrahima è curioso e felice di aiutare nella preparazione del pranzo e in alcuni lavori di manutenzione che sono rimasti da fare. Per lui Luciana ha anche preparato degli esercizi di italiano, che svolgono assieme. Nel pomeriggio, invece, facciamo insieme una passeggiata lungo il centro di Folgaria e prendiamo un gelato; il paese piace molto a Ibrahima, che guarda felice anche il concerto della Filarmonica di Mirandola, organizzato in piazza. La sera ceniamo assieme e poi

Ibrahima si mette al lavello e si offre di lavare i piatti. Guardiamo un pezzetto di partita di calcio e poi ognuno torna alla propria casa. Ogni Volontario presente quel giorno ha potuto raccogliere la ricchezza di momenti come questo. Il grande cuore di Croce Rossa si è visto chiaramente: Ibrahima è stato felicissimo di aver trascorso una giornata con noi e noi siamo stati altrettanto felici di averla trascorsa con lui. Una giornata passata assieme ad un amico speciale… non perché è del Gambia, non perché è di colore, ma perché è un fratello … e noi siamo tutti fratelli! Giada Danieli


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Racconti dagli Altipiani

Approvato il regolamento di utilizzo del pma

Il consiglio di Comitato ha approvato il regolamento che disciplina l’utilizzo, la gestione e la manutenzione del Posto Medico Avanzato in dotazione al nostro Comitato

Il nostro Posto Medico Avanzato è un presidio di emergenza di Primo Livello, adatto ad intervenire in prima battuta su ogni emergenza importante dove ne sia richiesto l’intervento. Attualmente il PMA non è ancora stabilmente inserito nella convenzione 1 1 8 ma è possibile che in caso di necessità venga comunque attivato; è già successo per eventi programmati a scopo preventivo (brillamento bomba a Rovereto) ma è anche stato pre allertato per un incendio a Luserna e lo scoppio della casa a Mezzomonte. Quindi una possibilità, anche senza convenzione, tutt’altro che remota. Negli ultimi trent’anni le nostre comunità non hanno subito per fortuna situazioni tali da classificarsi come maxi emergenze. Ma se solo pensiamo quanti autobus di turisti in inverno solcano le nostre strade, quanti pulmini scuolabus ogni giorno attraversano i nostri paesi possiamo renderci conto che non possiamo mai dire che da noi “è difficile possa succedere”. Ecco allora che una attrezzatura cosi importante va conosciuta dal maggior numero di volontari possibile e soprattutto va regolamentata in modo che in caso di necessità reale non si debba inventare nulla ma tutto sia stato preparato, provato, pianificato. In una maxi emergenza non si inventa nulla; ognuno deve sapere cosa fare e a chi far riferimento. L’improvvisazione e la buona volontà servono a poco, anzi pos-

sono diventare deleterie. Cosi come quando usciamo in ambulanza sappiamo esattamente i presidi che abbiamo a bordo, come e quando si usano, cosi dovrebbe essere anche per il PMA. E’ un percorso da fare, e un obiettivo. Essendo un presidio particolare che si presume sarà utilizzato in poche occasioni, ha la necessità periodicamente di essere controllato, verificato e fatta la manutenzione. Per questo è necessario che ci sia uno specifico nucleo di volontari che si occupi di questo, volontari disponibili, interessati, particolarmente attratti dal settore della protezione civile. Il gruppo PMA è costituito in via ottimale da almeno 1 0 persone proposte dal Delegato Area 3 e nominate dal Presidente scelte tra tutti i volontari che abbiano manifestato interesse per questa particolare attività. Non ci sono preclusioni per l’accesso al gruppo ma va privilegiata la competenza, l’interesse, la disponibilità,la qualifica di operatore per l’emergenza, la capacita di guida, la collocazione territoriale. In particolare si dovrà puntare ad una rappresentanza equilibrata tra le due sedi territoriali. I compiti del gruppo sono il controllo periodico delle scadenze materiali, la verifica e manutenzione delle attrezzature, la movimentazione periodica del mezzo, la formazione periodica all’uso del presidio da parte dei volontari.

Chi aderirà al gruppo sarà coinvolto in un percorso di formazione con le seguenti caratteristiche: corso OPEM se non già qualificato, formazione specifica sulla movimentazione del mezzo con prove pratiche di guida, formazione specifica sulle dotazioni, loro utilizzo e controllo, formazione didattica per riuscire a trasmettere ai volontari in modo semplice e chiaro il funzionamento del Presidio e delle attrezzature in esso contenute. Il prossimo autunno abbiamo un programma una esercitazione di Comitato su una maxi emergenza dove il PMA sarà sicuramente utilizzato. Per quel tempo sarebbe importante che almeno un piccolo nucleo fosse già costituito ed operativo. Pertanto entro la fine di luglio chiediamo ai volontari interessati di far presente la loro disponibilità ai due collaboratori del Delegato di area 3 ovvero Franco Perotti per Lavarone e Angela Toller per Lavarone. Ai primi di agosto, per chi avrà aderito faremo una prima riunione operativa per definire il percorso futuro anche alla luce del regolamento approvato. Giuliano Mittempergher

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Racconti dagli Altipiani

Rinnovo del parco macchine del nostro comitato Conclusa la fase di raccolta e analisi dei preventivi, al via l'ordine.

Nel bilancio di previsione, 201 6 approvato dall’assemblea dei soci, abbiamo illustrato la necessità di un profondo rinnovamento del nostro parco mezzi. Attualmente il parco macchine in servizio è costituito da 1 3 ambulanze, 3 auto sanitarie (2 Panda e 1 Freelander), 2 pulmini di servizio, 1 autovettura, 1 fuoristrada, un furgone trasporto cose, una motoslitta e un PMA. Sette di questi mezzi, (4 ambulanze, 2 pulmini e l’auto sanitaria) hanno superato i dieci anni di vita e mediamente hanno percorso oltre 350mila chilometri e quindi andrebbero sostituiti. Nel bilancio 201 5 abbiamo accantonato 270mila euro per il rinnovo del parco macchine e nel bilancio 201 6 abbiamo previsto un ulteriore stanziamento di 230mila euro per completare il progetto. Un primo investimento è già stato fatto con la sostituzione del pulmino Scudo usato per il servizio quotidiano alla camera iperbarica a Bolzano. Questo pulmino per la seconda volta in tre anni ha fuso il motore e pertanto abbiamo ritenuto antieconomica la sua riparazione. Il nuovo pulmino carrozzato su VW T6 è operativo in garage da quasi tre mesi in attesa della targa. Per un vergognoso, inspiegabile e assurdo ballottaggio di responsabilità, ad oggi non abbiamo ancora le targhe. Quale azienda privata può permettersi di fare un investimento di 45mila euro e lasciarlo fermo per tre mesi? Su questo, se nell’immediato la situazione non si sblocca, stiamo valutando di intervenire per vie legali chiedendo i danni. Pag. 12

Per il resto, dopo una attenta e meticolosa valutazione, si è proceduto alla richiesta di preventivi per l’acquisto di 4 ambulanze VW T6 syncro che andranno a sostituire le attuali 23032-2303723038-23039, mezzi normalmente usati per i servizi programmati su Borgo e Rovereto, un’autosanitaria carrozzata su VW Kaddy syncro in sostituzione del freelander attuale, un pulmino a 7 posti carrozzato su VW Kaddy syncro che alla necessità può fungere da muletto per l’autosanitaria (andrà a sostituire il vecchio pulmino 9 posti T4 che ha oltre 450mila chilometri), un pulmino a 9 posti syncro per la sede territoriale di Lavarone. La ditta Aricar di Cavriago, che ha fatto l’offerta economicamente migliore, ha ampliato la garanzia sull’allestimento a 48 mesi; inoltre, per le 4 ambulanze, ha assicurato la certificazione gratuita delle barelle e carrozzine per 4 anni, ha offerto come omaggio il gradino laterale elettrico sul pulmino di Lavarone e una pedana mobile su un ambulanza di Folgaria. Ha confermato inoltre che la ditta Tecnobenz di Folgaria è centro autorizzato Aricar per le manutenzioni; queste agevolazioni, accanto alla migliore offerta economica, costituiscono ulteriori elementi che hanno fatto scegliere Aricar come ditta incaricata per questa importante fornitura, oltre al fatto che la stessa vanta una lunga esperienza di allestimenti e che ha fornito tutti i mezzi del nostro Comitato. Nella sua ultima seduta il consiglio

del nostro Comitato ha autorizzato il Presidente a definire con Aricar i contratti di fornitura per un importo complessivo di Euro 467.764, IVA compresa. Uno dei vantaggi della privatizzazione è sicuramente quello di poter avere da parte dello stato delle agevolazioni sugli investimenti. Nel caso delle ambulanze lo sconto già in fattura è del 20%,; gli altri mezzi potranno avere uno sconto che, a seconda delle disponibilità finanziarie annuali da parte dello stato, oscilla dal 1 5 al 25% e che sarà richiesto a fine anno.. Su un investimento di 439.860 oltre IVA, sulle 4 ambulanze abbiamo uno sconto in origine di 68.864 euro pari al 20% dell’imponibile. Sui mezzi rimanenti, per un costo complessivo imponibile di € 95.393 possiamo recuperare dai 1 4 ai 24 mila euro. Prevediamo che i mezzi potranno essere utilizzabili, targhe permettendo, per il prossimo mese di dicembre. Tra fornitura del mezzo dalla fabbrica e il suo allestimento passano dai 4 ai 5 mesi. Sui prossimi numeri del nostro notiziario descriveremo la tipologia dei mezzi acquistati, la loro destinazione e come saranno allestiti. Giuliano Mittempergher


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Zimbartritt - Passi cimbri

Rebarazpe biar? IIn vorgånnante nummar vo Informa Cri habar geredet vo Lusérn un vodar zung boda ren soine laüt: da zimbarzung. In disan nummar, segante alle di fremmegen boda zuarkhemmen afte ünsar hoachébene, halpar az sai eappaz luste un schümma lirnenaz a para bort in disa alta zung, geredet no in lest lentle zuar mòrgassait vodar Hoachébene un drinn in vil nem vo plètz un in di übarnem von ünsarn lentar. Ber billda bizzan, magare eparummaz hatt lust zo heva å in tage pittnan GUATN TAGE, ma sebar baz bar mang khön azpe biar. Bar gedenkhanaz ke ‘z izzta a reglpuch vodar zimbarzung un a börtarpuch boma mage vennen online o aft www.zimbarbort.it

Rebarazpe biar? Nel precedente numero di Informa Cri abbiamo proposto una breve introduzione storica di Luserna e della lingua parlata dai suoi abitanti: il cimbro. In questo numero, vista anche la numerosa presenza di turisti sui nostri Altipiani, abbiamo pensato fosse divertente e interessante proporvi alcune frasi in questa antica e intrigante lingua, ancora viva nell’angolo più ad est dell’Altipiano e presente in molti toponimi e cognomi del nostro territorio. Chissà, magari qualcuno di voi, potrà incominciare la giornata esordendo con un bel GUATN TAGE, ossia BUONGIORNO, ma vediamo di seguito alcune altre espressioni con le quali potremmo cimentarci, tenendo presente che: ge e gi corrispondono al suono in italiano ghi – ghe Ricordiamo che abbiamo una grammatica della lingua cimbra nonché un dizionario italiano cimbro-cimbro italiano, consultabile anche online all’indirizzo www.zimbarbort.it

Maria Luisa Nicolussi Golo

Ora i m paro a l e g g e re e a scri ve re i n ci m bro

Come va? Bia geatz? Oggi splende il sole Haüt izzta di sunn. Oggi piove Haüt rengz. Dove vai? Bo geasto? I gea zo macha na khear in pa balt. Vado a passeggiare nel bosco Vado a funghi I gea na sbémm. Vado in montagna I gea au pa pèrge. Sono felice I pinn luste. Buon appetito Guatz èzzan. Buon pomeriggio Guatn tages. Buona serata Guatn abas. Buona notte Guata nacht. Vado a visitare Luserna I gea z’sega Lusérn.

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Pillole di Soccorso

“CUORECENTA”

La presentazione alla popolazione del progetto “Cuore Centa”sulla defibrillazione precoce. Domenica 26 giugno, in occasione della festa dei Vigili del Fuoco volontari di Centa San Nicolò, è stato presentato alla popolazione il progetto PAD, “Cuore Centa”. Alcuni dei trenta operatori abilitati alla defibrillazione si sono resi disponibili a partecipare ad un'esercitazione in cui è stato simulato cosa accade in caso di ACC, dalla chiamata alla CO 1 1 8 all’arrivo del soccorso avanzato. La simulazione è partita alle ore 1 4 quando una donna, che partecipava alla festa, si è accorta che c'era una persona apparentemente incosciente in un automobile. La donna è subito accorsa dall’automobilista ed ha chiamato la CO 1 1 8 avvisando che la persona nell’auto non rispondeva alla sua chiamata. La CO 1 1 8 ha immediatamente allertato la sede di Lavarone da cui è partita l’ambulanza con i soccorritori ed ha inviato l’SMS d’allerta agli abitanti abilitati

all’uso del defibrillatore. Due di questi, appena ricevuto il messaggio, mentre si recavano di corsa a prelevare il defibrillatore, si sono messi in contatto con la CO 1 1 8 per sapere il luogo dove si trovava la persona da soccorrere. In pochi minuti sono così arrivati sul target ed hanno iniziato le manovre di BLSD, sempre in stretto contatto con la CO 1 1 8. Prima dell’arrivo dell’ambulanza altri abitanti abilitati all’uso del defibrillatore sono arrivati sul posto ed hanno contribuito alle manovre si rianimazione e defibrillazione fino all’arrivo dell’ambulanza, che da Lavarone impiega circa 1 5 minuti. Alla fine della prova, a tutti gli abitanti che hanno partecipato al corso BLSD, organizzato lo scorso autunno, sono stati consegnati i tesserini con cui si attesta la loro abilitazione alla defibrillazione.

Stefania Gerola

I PR O GE T T I PA D

Con il termine PAD (Public Access Defibrillation) si intendono i proget‐ ti di defibrillazione precoce realiz‐ zati sul territorio. Lo scopo di que‐ sti progetti è il trattamento imme‐ diato di una persona colpita da arresto cardiocircolatorio attivan‐ do la defibrillazione precoce ese‐ guita dalla prima persona, opportu‐ namente addestrata alle manovre di rianimazione cardiopolmonare e di defibrillazione, accorsa in aiuto dell’infortunato in attesa dell’arrivo del soccorso avanzato. L’uso del defibrillatore automatico richiede da parte dell’utilizzatore poche abilità che riguardano: il ri‐ conoscimento del l'arresto cardia‐ co, l’adeguata connessione dell’ap‐ parecchio con il paziente, il rispetto della sequenza di trattamento e l’esecuzione corretta della RCP. I primi progetti PAD sono nati negli Stati Uniti. A Seattle e Washington la percentuale di sopravvivenza in seguito ad ACC, dopo l’introduzione dei progetti PAD, è aumentata del 30% con tempi di risposta dall’e‐ vento contenuti in 7‐8 minuti. In seguito questa iniziativa è stata sviluppata in molte altre nazioni, Italia compresa, al fine di aumen‐ tare il tasso di sopravvivenza delle persone colpite da ACC.

APPUNTAMENTI FORMATIVI IMMINENTI PER VOLONTARI DI AREA 1

20 e 26 luglio ‐ Centro Civico Carbonare ‐ Dalle 20.30 alle 22.30 ‐ Esercitazione su scenari di tipo traumatico con istruttori TSSA 23 e 30 luglio ‐ Centro Civico Carbonare ‐ Dalle 10.00 alle 12.00 ‐ Refreshing gestione pratica ABCDE paziente traumatizzato (megacode) con IP Autosanitaria Le prenotazioni per le lezioni vanno fatte presso la segreteria della propria sede territoriale.

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R e r d r d a s a n r f F d d d r g b a i f L s a r e P s i c t t P m e s A d d P s s s


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La nostra storia

Florence Nightingale

Fondatrice dell'assistenza infermieristica moderna, la donna a cui Dunant si ispirò per la sua opera Umanitaria

Riverita e detestata, riformatrice e conservatrice, l’eminente vittoriana nasce il 1 2 Maggio 1 820 durante un soggiorno dei genitori, ricchi proprietari terrieri, a Firenze: da qui il nome Florence, poi abbreviato in Flo. Del resto la sorella, nata a Napoli l’anno prima, aveva ricevuto quello di Parthenope, abbreviato in Parthe. Le ragazze crescono in Inghilterra, fra la tenuta di Embley Park dove Flo si sente prigioniera, scrive nel diario e a conoscenti, quella estiva di Lea Hurst, e gli appartamenti di Londra due volte all’anno per i ricevimenti. Una governante insegna loro musica, recitazione e ballo; il padre William impartisce alle figlie lezioni di greco, latino, italiano, francese, tedesco, storia, filosofia e matematica. L’impegnativo corso di studi appassiona Flo e la lega al padre, ma annoia Parthe che si ribella e si rifugia dalla madre Fanny. Devota e possessiva verso la sorellina, Parthe aiuterà poi la madre nei suoi tentativi di ostacolarne le imprese, considerate non confacenti a una signora. In età di matrimonio Flo respinge ben tre pretendenti, l’ultimo dei quali sposerà Parthe. A 1 7 anni si sente “chiamata da Dio a servire l’umanità” e a 24 annuncia alla famiglia che sarebbe diventata infermiera. All’epoca era considerato un lavoro da sguattere con una reputazione di brutalità e alcolismo: Fanny e Parthe sono scandalizzate e lo saranno sempre. Trovano inammissibile che una giovane perbene si immerga nei “libri azzurri”, i

primi rapporti sulla salute pubblica inglese pubblicati dal 1 844 al 1 852. Nel 1 847 William finanzia invece il viaggio della sua prediletta attraverso l’Italia, l’Egitto, la Grecia e la Germania. A Roma, Flo incontra l’uomo politico Sidney Herbert del partito conservatore, intermittente ministro per la guerra dal 1 845 al 1 861 ; con lui stringe un’amicizia che durerà, con qualche screzio, fino alla morte premature di lui. A Kaiserswerth, vicino a Dusseldorf, visita un ospedale per i poveri gestito da diaconesse luterane, che descrive con ammirazione in The Institution of Kaiserswerth on the Rhine, e nel quale torna pochi mesi dopo come studentessa per prendere il diploma di infermiera. Nel 1 853 lascia definitivamente Embley Park. Il padre le versa una pensione annua di 500 sterline (circa 40.000 euro del 201 0), perché possa essere indipendente, abitare a Londra e prendere la direzione di un ricovero per gentildonne prive di risorse. Con il contributo della zia Mai, sorella del padre, lo rinnova da cima a fondo, impianti idraulici, biancheria, vitto, contabilità, e fa formazione per il personale. L’esperimento su piccola scala le sarà presto utile. Nel 1 854 l’Impero britannico, alleato della Turchia, entra in guerra contro la Russia che vuol conquistare Costantinopoli, e manda una spedizione in Crimea. I primi successi sono seguiti da notizie allarmanti sui soldati feriti e malati lasciati morire senza assi-

stenza. Il 21 ottobre, con l’autorizzazione di Sidney Herbert, Flo parte insieme a 38 infermiere, tra cui la zia Mai, per Scutari, sede dell’ospedale militare britannico. Trova diecimila soldati in condizioni disumane di sporcizia e di abbandono, che si contagiano l’un l’altro con malattie infettive; mancano tutte le attrezzature e persino l’acqua è razionata. I rifornimenti sono rallentati da regolamenti assurdi e gli alti ufficiali si disinteressano di truppe divenute inutilizzabili. La storia è nota: lavorando giorno e notte con il suo seguito, Miss Nightingale impone procedure igieniche e razionali. I comandi militari non tollerano di veder usurpata la propria autorità e cercano di sabotare il successo di Flo e screditarla presso il suo amico ministro, ma lei è appoggiata in patria dal quotidiano «The Times» che narra della “Signora della Lampada”, l’angelo che anche di notte veglia e assiste. C O N T I N U A A PA G . 1 6

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La nostra storia S E G U E D A PA G . 1 5

Flo torna a Londra nel 1 855 e chiede che una commissione indaghi sull’assistenza medica militare, mentre un comitato presidiato dal duca di Cambridge raccoglie donazioni per un fondo. Aiutata da Harriet Martineau, scrittrice e giornalista affermata, e dalla sua cerchia di intellettuali, Miss Nightingale esige anche una riforma completa della sanità militare. Si ammala di brucellosi, si riprende anche se resterà inferma; riparte per la Crimea a battagliare contro l’alto comando, indaga sulla sanità pubblica e militare in India, rientra a Londra, scrive dossier per le sottocommissioni parlamentari e ministeriali, nelle quali le donne non son ammesse, e circa 1 5 mila lettere a politici, personalità influenti, giornalisti e a un notevole di numero di parenti. Forma un proprio “gabinetto” strategico di amici e sostenitori che appoggiano i suoi progetti, mantengono i contatti con i politici e, soprattutto, raccolgono i dati clinici che lei analizza e, per rendere le statistiche comprensibili ai non addetti, rappresenta in grafici suggestivi: le famose “torte” e istogrammi più sofisticati. Dei progressi della medicina sa poco, crede nelle virtù salvifiche dell’igiene, di un ambiente sano e di una dieta appropriata, non nei microbi, eppure il suo best-seller Notes on Nursing, che distingue tra terapia e assistenza, Pag. 16

resta tuttora valido. Perennemente esausta e instancabile, nel 1 860 realizza un sogno: la Training School of Nursing all’interno dell’ospedale St. Thomas di Londra (oggi The Florence Nightingale School of Nursing and Midwifery del King’s College). Accetta soltanto le 1 5 candidate migliori, ma è una svolta: alle infermiere è riconosciuta una professionalità diversa da quella medica e altrettanto indispensabile; non retribuita, è ancora una professione per gentildonne che non devono guadagnarsi da vivere. L’anno prima Miss Nightingale era stata eletta Fellow of the Royal Statistical Society, la prima di altre onorificenze concesse per la prima volta a una donna che amava definirsi “un uomo d’azione”. Fedele a poche amicizie femminili, circondata da uomini che tratta alla pari e ai quali impartisce spesso ordini spazientiti, nelle sue lettere critica spesso le donne. Eppure da ventenne, quando rifletteva su come tradurre in pratica la chiamata ricevuta da Dio, aveva scritto Cassandra, un breve saggio nel quale esprimeva il timore di restare inascoltata e contestava le convenzioni sociali che riducono le donne alla pigrizia mentale e a sottovalutare le proprie capacità. Non era certo il suo caso. Nel 1 861 , diploma la prima i

nfermiera americana e fa da consulente agli stati dell’Unione che stanno combattendo contro la Confederazione una sanguinosa guerra civile. La richiesta era arrivata da Simon Cameron, ministro della guerra, e dalla sovrintendente degli infermieri militari che aveva appena nominato: Dorothea Dix, detta “l’angelo dei campi di battaglia”. A Natale però, Miss Nightingale sembra in punto di morte. Non cammina più, bisogna trasportarla di stanza in stanza. Lentamente le tornano le forze, ricomincia a scrivere saggi e rapporti densi di statistiche per invocare più servizi sociali. Si trasferisce a Mayfair, un quartiere elegante di Londra, dove riceve pochi visitatori tra i quali l’amica di gioventù Elizabeth Blackwellcon la quale fonda nel 1 869 il Women’s Medical College di New York. Sebbene viva da reclusa, la sua fama cresce. Nel 1 864 Henry Dunant crea la Croce Rossa Internazionale ispirato, dice, dal lavoro di lei, e nel 1 883 la regina Vittoria le conferisce la Croce Rossa Reale e la formidabile Miss Nightingale che derideva il gusto maschile per le medaglie, la accetta. A 75 anni perde la vista, è costretta a letto, e il 1 3 agosto 1 91 0 si addormenta verso mezzogiorno per non svegliarsi più. Francesco Pristipino


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Spazio Giovani

Passa un pomeriggio con noi … e vedrai le stelle

E’ stato un pomeriggio intenso e divertente quello passato con 20 ragazzi dagli 8 ai 12 anni sabato 9 luglio a Carbonare. Arrivati ai Cueli, dopo aver reintegrato le energie con una bella merenda, abbiamo visitato il Mulino con Roberto e la signora Leonarda Cuel, la proprietaria.

Arrivati a Carbonare abbiamo scaricato il furgone, carico di materiale per i giochi del pomeriggio … e poi abbiamo atteso l’arrivo dei nostri “compaDopo essere rientrati a Carbogni di giochi”. nare abbiamo spiegato ai ragazzi la caccia al tesoro che si è svolta nel campo sportivo di Carbonare con giochi di memoria, di velocità relativi alla sicurezza e alla spiegazione di una buona chiamata al 1 1 8. A conclusione i ragazzi hanno trovato il tesoro: i 7 principi di Croce Rossa, spiegati anche Dopo esserci presentati e suddivisi in squadre siamo partiti alla scoperta del Percorso dell’Acqua lungo il torrente Astico con Roberto Marzari che, con la sua conoscenza e competenza, ci ha spiegato e raccontato quello che incontravamo lungo il sentiero e l’importanza che l’acqua ha per noi e il territorio. Lungo il percorso le squadre si sono sfidate con giochi di varia natura.

attraverso un video come strumento più immediato di comunicazione. A seguito della cena in compagnia, abbiamo aspettato assieme a Rachele e Isabella (appassionate astrofile dell’associazione “Cieli perduti” di Valdagno) e delle simpatiche lucciole che si facesse buio per osservare il cielo e le sue meraviglie, attraverso scene teatrali, comiche e coinvolgenti che hanno fatto restare i ragazzi a bocca aperta. E’ stata un esperienza intensa per tutti i coloro che hanno collaborato a questa iniziativa e che ringrazio nuovamente anche in questo spazio. Adesso pensiamo alla prossima data, il 20 agosto!!! A presto

Jessica Grott

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Spazio Giovani

Quando il rapporto tra pari sfocia in bullismo

Cerchiamo di comprendere il fenomeno del bullismo con una breve spiegazione del fenomeno, e degli atteggiamenti delle figure coinvolte. Nell’adolescenza, le relazioni tra pari contribuiscono ampiamente alla conoscenza e alla valutazione di sé stessi. Nei gruppi formati da individui della stessa età, l’autostima è generalmente legata più all’approvazione dei pari che a quella degli amici. I gruppi di pari operano come rinforzi, modelli e fonti di sostegno sociale. Nei gruppi gli individui imparano a sperimentare ruoli ben definiti e a sostenere particolari valori. Le esperienze dei bambini nei gruppi di pari influenzano lo sviluppo del concetto di sé e delle competenze sociali, man mano che i bambini imparano ad adottare particolari ruoli sociali e a gestire l’impressione che essi creano negli altri. I processi interpersonali di maggiore importanza per lo sviluppo della personalità avvengono proprio nei gruppi di pari. In breve, il bullismo può rientrare in una sottocategoria del comportamento aggressivo, con alcune caratteristiche distintive: - intenzionalità: comportamento volto a creare un danno alla vittima; si può manifestare con prepotenza fisica, verbale e indiretta; - sistematicità: fenomeno con caratteristiche di ripetitività e Pag. 18

perseveranza nel tempo; - asimmetria di potere: una relazione in cui il bullo è più forte e la vittima più debole e spesso incapace di difendersi. I ruoli che vengono ricoperti li possiamo sintetizzare come segue: il bullo è caratterizzato, secondo Olweus, da un comportamento aggressivo verso i coetanei e verso gli adulti, mostra scarsa empatia per la vittima e spesso è connotato da un forte bisogno di dominare gli altri (secondo lo studio di Coie, Boulton e Underwood); la vittima, solitamente più ansiosa e insicura degli altri (per Olweus, Perry, Kusel), se attaccata reagisce piangendo e chiudendosi in sè stessa, soffre spesso di scarsa autostima e ha un’opinione negativa di sé e delle proprie competenze (per Boulton e Smith) ; infine, i soggetti esterni, ossia coloro che a nessun titolo sono coinvolti nel fenomeno. Il bullismo può verificarsi in contesti di gruppo diversi: a scuola, nei luoghi di lavoro o in altri gruppi sociali. Il potere del

bullo risulta rafforzato dal supporto degli aiutanti, dall’allineamento dei sostenitori e dall’indifferenza di coloro che si tengono fuori dal problema. Infine, è possibile distinguere il bullismo in due tipologie, l'una di tipo diretto e l’altra di tipo indiretto. Il bullismo diretto si articola in prepotenze fisiche e/o verbali, parte dal prevaricatore e si rivolge direttamente alla vittima, che subisce attacchi fisici o verbali, o persino entrambi. Il bullismo indiretto ha una vittima intrappolata in una serie di dicerie sul suo conto, di atteggiamenti di esclusione nei suoi confronti, che la condannano all’isolamento. Per concludere, il termine bullismo è quel processo dinamico in cui persecutori e vittime sono coinvolti in ugual misura, in un continuo circolo vizioso; questo può avere fine solo nel momento in cui subentrerà una figura terza che lavorerà sulla comprensione e lo scambio di ruolo tra le parti.

Luciana Cafagna


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Spazio Giovani

Progetto Nelson: perconoscere e combattere il bullismo

L’iniziativa, che prende nome dal personaggio dei Simpson, è stata ideata dai Giovani della Croce Rossa Italiana del Piemonte.

Come si può intervenire per controllare il fenomeno del bullismo ed i comportamenti negativi connessi? Le agenzie educative (scuola, famiglia, associazioni) in questi ultimi anni stanno avviando diversi progetti ed iniziative in merito. Nello specifico il progetto della Croce Rossa, denominato Nelson, è stato ideato e realizzato per istruire i volontari ad organizzare e gestire incontri nelle scuole dei vari gradi scolastici sul tema. Per ridurre l’incidenza del bullismo è necessario cambiare gli atteggiamenti della comunità nei confronti della prepotenza, partendo dai giovani per arrivare a costituire una politica scolastica integrata che coinvolga alunni, genitori, docenti e personale scolastico in toto. Il primo passo è, dunque, educare i giovani affinché comprendano e combattano gli atteggiamenti mentali

e gli stereotipi sulle prepotenze che minimizzano il fenomeno. Il "Progetto Nelson", dal nome del personaggio dei Simpson che impersona lo stereotipo del ragazzo bullo è stato ideato dai Giovani della Croce Rossa Italiana del Piemonte in collaborazione con l'Associazione Nazionale Polizia di Stato e dilagato poi in tutte le altre Regioni d’Italia. Consiste in una serie di incontri basati sulla peer education, ossia una “educazione tra pari” di giovani verso altri giovani, per parlare di bullismo tra i banchi di scuola ma non solo, analizzando il fenomeno attraverso attività pratiche e giochi, e coinvolgendo i ragazzi con figure familiari quali i personaggi dei Simpson da cui prende anche spunto il nome del progetto

(riferito al bullo Nelson della serie animata). La finalità di un percorso fatto “da” i giovani e “per” i giovani è il miglioramento della società in cui viviamo per una crescita responsabile. Il bullismo sta, purtroppo, diventando un comportamento aggressivo sem-pre più frequente e quindi occuparsi di contrastarlo diventa un elemento importante nelle scuole primarie e secondarie al fine di educare i ragazzi a comprendere tale fenomeno.

Luciana Cafagna

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Volontariato & Vacanza

Lettera da un volontario davvero "speciale"!

“Ciao a tutti, io sono Sale! Credo che la maggior parte di voi si ricordi di me, in fondo sono stato un volontario esterno della sede CRI di Folgaria un po’ anomalo, insomma sì, dai … non di quelli che arrivano tutti i giorni … per fortuna! Per chi non mi abbia incontrato mentre gironzolavo per la sede in cerca a volte di sole, a volte del fresco o trotterellando per il paese mentre accompagnavo la zia Gio’in qualche sua commissione, mi presento. Cane razza coriandolo, taglia medio-piccola-larga, 9 anni e 3 mesi di età, da 9 anni al seguito dalla mia Mamy Silvia … oooh … ne abbiamo fatte tante insieme, sempre inseparabili e così, anche sta volta, quando lei ha deciso di fare richiesta per una settimana di Volontariato&Vacanza, non ho avuto scelta e l’ho seguita … e che gioia! Qui ho trovato una grande famiglia, sempre contenta e felice che mi ha viziato in tutti i sensi…. coccole, giochi con la palla e tanta pappa buona…eh, mica me lo mangio a casa il ragù all’emiliana! In cambio io ho fatto la guardia e non mi sono lasciato sfuggire nessuno! Che dire … io quasi quasi ci ritorno! E mi porto dietro anche la Mamy … che pure lei si è trovata meravigliosamente e se l’è passata alla grande! Perché CRI Folgaria non è solo emergenze, ma soprattutto accoglienza e famiglia! UN GRAZIE DAVVERO DI CUORE A TUTTI!" Sale ... & Silvia

ZTL Zona Tempo Libero ... Altipiani e dintorni E ve n ti i n prog ram m a n e l l e prossi m e se tti m an e pe r sape r com e passare i l te m po l i be ro! H TTP : //WWW. ALPE C I M B RA. I T/I T/TRE N TI N O- E VE N TI - C ON C E RTI - FE S TE - M AN I FE S TAZI ON I /C ALE N D ARI O- E VE N TI

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InformaCRI nr 13 - Luglio 2016

Notizie in Breve C AMPIONATI DI PROTEZIONE CIVILE

Dal 08 al 1 1 settembre si svolgeranno a Otranto i campionati estivi di protezione civile con diverse specialità sportive previste come bocce, corsa, nuoto, volley, calcio ecc. La Provincia di Trento chiede alle associazioni di divulgare la notizia tra i volontari per trovare disponibilità a partecipare ai giochi, occasione importante per fare gruppo, per conoscersi reciprocamente e fare esperienze in altre regioni. Le spese di viaggio per gli eventuali volontari che vorranno partecipare saranno a carico della Croce Rossa mentre le spese di vitto e alloggio, che dovrebbero aggirarsi intorno a € 250,00 per i quattro giorni tutto compreso, sono in fase di definizione (si ipotizza la divisione al 50% tra CRI e volontario). Chi fosse interessato contatti la segreteria di comitato quanto prima. Mail: comitatoaltipiani@ critrentino.it Cellulare: 392.6571 632 Serve autorizzazione preventiva del proprio referente di sede.

C INQUE PER MILLE

Sosteniamo la nostra associazione donando il nostro 5 x 1 000 e facendo un buon lavoro di passaparola a tutti quelli che conosciamo!! I piccoli gesti portano alle vette più alte.

C OLLABORA CON I NFORMACRI

C AMPAGNA SOCI ORDINARI

E' possibile sostenere l'attività della Croce Rossa anche senza essere volontari attivi! Con un piccolo contributo annuo di soli sedici euro, si può diventare soci sostenitori della Croce Rossa Altipiani, condividere principi, valori e obbiettivi. Il passa parola è la strategia migliore! Invitiamo amici e conoscenti a sostenere la CRI. Per informazioni contattare la segreteria di comitato.

La redazione di Comitato è un gruppo di lavoro apertissimo a chiunque voglia collaborare con costanza e puntualità (sono due concetti che per noi sono diventati impegni). Inoltre il giornale raccoglie anche scritti di qualsiasi volontario che saltuariamente

decida di raccontare qualcosa da condividere con tutti. Invitiamo chi volesse collaborare con la redazione, saltuariamente o costantemente, a contattarci via mail o telefono. mail: comitatoaltipiani@ critrentino.it

cell. 392.6571 632

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