Salute e Benessere

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Difficoltà e Disturbi nell’apprendimento in età scolare

Nei bambini c’è un apprendimento marcatamente esperienziale fatto di movimento, suono, ritmo e dinamismi che vanno recuperati in metodologie didattiche dal carattere ludico-espressivo. Per anni insieme ad altri colleghi Pedagogisti Clinici, mi sono occupata di formazione e aggiornamento rivolto alle insegnanti di Scuola dell’Infanzia e Primaria per trasmettere questa modalità di progettazione didattica. Lo scopo della nostra formazione era scongiurare il più possibile certificazioni e diagnosi precoci di DSA ogni qualvolta si presenti una difficoltà ad apprendere. È importante, infatti, evitare stereotipi rispetto alle difficoltà di apprendimento per non stabilire “in batteria” che si tratti di un “disturbo”. La Pedagogia sostituisce il termine “disturbo” utilizzato dalla L.170/2010, per definire la dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia, con l’espressione “difficoltà”, che tiene conto di ciò che ciascun allievo, per motivi maturazionali, familiari e sociali, possiede in termini di abilità, potenzialità e disponibilità ad apprendere. Tuttavia si possono incontrare delle limitazioni importanti per alcune attività della vita quotidiana e una tempestiva e attenta analisi può evitare un difficile e affannoso percorso scolastico.

Nel mio lavoro, infatti, incontro bambini e ragazzi in età scolare e le difficoltà scolastiche sono multiforme e sempre interconnesse. A volta mi accade di osservare che alcune difficoltà vengono confuse per disturbi, semplicemente per un pre-requisito saltato nell’esperienza pregressa o per un disagio che si struttura velocemente in un bambino che incontra difficoltà. Purtroppo se tale difficoltà prende forma e si organizza nella mente di un bambino, sarà successivamente “trattata” come disturbo e, quindi, difficilmente recuperabile. È importante intervenire tempestivamente, ma non per andare a caccia di disturbi, bensì di difficoltà!

Ogni bambino e bambina, ragazzo e ragazza, infatti, si presenta con una propria individualità, un personale ritmo di crescita, differenziate intelligenze, carattere e temperamento, e modi diversi di essere e di rappresentarsi [Rif. Dizionario di Pedagogia Clinica. Ed. Scientifiche ISFAR, Firenze].

Secondo la Pedagogia Clinica, anche se emergesse una difficoltà, sarebbe una buona prassi formare prima di tutto l’insegnante a cui spetta da sempre il compito di saper osservare e leggere il potenziale di sviluppo di ogni bambino e di ogni bambina, le cause dell’insuccesso e gli ostacoli presenti. Si deve saper comprendere quando e se il bambino si trova in uno stato di disagio che riflette sugli apprendimenti, e se lo manifesta, non significa solo e soltanto “disturbo” ma a maggior ragione, se diamo la possibilità agli insegnanti di essere formati, evitiamo ai bambini un criterio di misurazione e di classificazione contro cui tuonava Vygotskij, deciso a non mutare il nome di battesimo dell’allievo con quello di “dislessico”

È questa la premessa che impegna da sempre la Pedagogia a vigilare sulle diagnosi di Disturbi Specifici dell’Apprendimento che, con troppa facilità, sono certificate in bambini e bambine dei quali, a volte, poco si conoscono i personali ritmi ad apprendere, e del lungo periodo di sperimentazione che alcuni di loro devono provare, prima di un semplice “performare” scolastico. Solitamente quando emerge una difficoltà, la scuola invia la famiglia ai Servizi per un approfondimento diagnostico, tuttavia, i lunghi tempi d’attesa portano le famiglie ad agire prima, mettendosi in contatto con i centri specialistici, sorti come funghi per intervenire proprio su questi disturbi.

Anche il Pedagogista formato in Pedagogia Clinica interviene, ma con modalità educative molto diverse rispetto alle professioni socio-sanitarie, per questo motivo personalmente definisco il mio percorso educativo, un percorso integrativo e non sostitutivo a quello sanitario, quando si presenta un vero e proprio disturbo specifico dell’apprendimento.

L’insegnante formato, attraverso una verifica pedagogica e, quindi, senza la necessità di sottoporre a prove i propri alunni, può individuare ogni sfaccettatura non solo delle sue potenzialità, ma anche dei disordini, delle insufficienze, delle abilità, sia di agio che di disagio, e limitare percorsi di valutazione in strutture sanitarie degli ospedali o nei centri convenzionati, alla presenza di operatori e professionisti al di fuori dell’ambiente scolastico.

Questo cambio di rotta è possibile e necessario per uscire da una dimensione sempre più sanitarizzante e medicalizzante della Scuola.

Da anni sostengo che la Pedagogia ha perso il suo Diritto di cittadinanza nell’Istituzione scolastica, poco considerata perché poco rappresentata nei palazzi del potere, tuttavia per chi si occupa ogni giorno di Educazione, di Inclusione e di Formazione, sente e percepisce la necessità della sua presenza per costruire una società fatta di comunità solide, educanti e inclusive.

Puoi approfondire il tema e le modalità di intervento educativo al seguente link o inquadrando il QR code.

https://www.iocomerisorsa.it/2019/11/14/apprendimento/

Informazioni

Pedagogista Clinico, Ricevo a Schio su appuntamento in presenza e online. Mail: info@iocomerisorsa.it. Cell. 346 21 95 783 https://www.iocomerisorsa.it

sull’autore Tatiana Ruaro Pedagogista,

Sindrome dell’occhio secco, ne soffri anche tu?

COS’È LA SINDROME DELL’OCCHIO SECCO E COME TRATTARLA

TU?

È una problematica da non sottovalutare, perché in caso di cronicizzazione può portare ad un notevole peggioramento della qualità della vita di chi ne soffre. La secchezza oculare è una vera e propria patologia che consiste in un’alterazione qualitativa e quantitativa del film lacrimale. Non si tratta solamente di un fastidio agli occhi, ma di una vera e propria modificazione della loro superficie: la naturale lubrificazione, data dal liquido lacrimale, inizia a ridursi così che la componente acquosa delle lacrime diminuisce ed aumenta quella salina. Questo comporta bruciore, secchezza, fino ad arrivare a vere e proprie irritazioni.

L’INVERNO PUÒ CAUSARE MAGGIOR SECCHEZZA ALL’OCCHIO?

Come l’epidermide risente di certe condizioni che si presentano in inverno, anche i nostri occhi possono essere aggrediti dalle basse temperature, dalla presenza di vento freddo e soprattutto dalla mancanza di una adeguata umidità. In inverno siamo continuamente esposti a fonti di calore, quali termosifoni e condizionatori, a casa, sul lavoro ed in auto. L’aria calda può portare ad una scarsa lubrificazione dell’occhio, dandoci così la sensazione di avere gli occhi secchi ed irritati. Soprattutto in casa è bene utilizzare umidificatori per rendere l’ambiente meno asciutto.

LA SINDROME DELL’OCCHIO SECCO PUÒ ESSERE PERICOLOSA?

Se non la si tratta per tempo, la sindrome dell’occhio secco tende a cronicizzare, causando lesioni della superficie della cornea. L’insufficiente lacrimazione porta a fastidiosi pruriti e pizzicori, si sentono gli occhi affaticati dopo la lettura, si prova fastidio nell’utilizzo delle lenti a contatto, fino a notare piccole abrasioni sulla superficie dell’occhio. I sintomi sono troppo spesso sottovalutati e ci si reca dal medico quando il problema è già in una fase avanzata. Sarebbe bene rivolgersi allo Specialista in modo tale da prevenire la comparsa di una sintomatologia più grave.

QUALI SONO I RIMEDI CONTRO LA SINDROME DELL’OCCHIO SECCO?

Un primo semplice rimedio sono le lacrime artificiali, presenti sul mercato in forma di unguenti o colliri. Si consiglia inoltre di mantenere gli ambienti adeguatamente umidificati, di non utilizzare lenti a contatto per troppe ore, di non sostare davanti al PC senza pause per periodi prolungati e, in caso non si possa evitarlo, di sbattere frequentemente le palpebre. Se si assumono farmaci che potrebbero essere responsabili del problema, meglio consultare il medico circa la possibilità di interromperli.

In caso i rimedi sopra citati non risultassero sufficienti per il ritorno ad una situazione di normalità, è bene consultare uno specialista in oculistica. Se gli occhi sono dolenti ed arrossati o vi è perdita di materiale dalle palpebre, oppure in caso di dolore, gonfiore o rigidità delle articolazioni o secchezza delle fauci. Negli ultimi vent’anni si sta assistendo ad un aumento dei casi di sindrome dell’occhio secco, sicuramente dovuto alla diffusione del PC, sia sul posto di lavoro che in casa.

È sempre buona norma sottoporsi ad una visita oculistica e richiedere il test di Shirmer, ovvero una misurazione quantitativa della produzione lacrimale.

SENSAZIONE CHE VI SIA UN CORPO ESTRANEO SOTTO LE PALPEBRE, PRURITO E PERSISTENTE BRUCIORE POSSONO ESSERE FASTIDIOSI SEGNALI DELLA SINDROME DELL’OCCHIO SECCO, NE SOFFRI ANCHE Presso Poliambulatori San Gaetano è possibile prenotare una Visita Oculistica senza attese. La segreteria è a disposizione per ulteriori info, costi e prenotazioni contattando il numero 0445372205. Ricordiamo che è sempre attiva l’app ufficiale di Poliambulatori San Gaetano per la prenotazione rapida.
Direttore Sanitario Dr. Zancan Renzo & Dr.ssa Spezzapria Maria Thiene (VI) Schio (VI) poliambulatorisangaetano.it 0445 37 22 05 ORTOPEDIA SCOPRI IL SERVIZIO PRESSO POLIAMBULATORI SAN GAETANO DI THIENE E SCHIO È POSSIBILE ESEGUIRE LA VISITA CON ORTOPEDICI PERFEZIONATI NELLA CURA DI OGNUNA DELLE PARTI DEL CORPO COINVOLTE IN QUESTA SPECIALITÀ MEDICA. LA VISITA ORTOPEDICA CON I MIGLIORI SPECIALISTI Il team di Specialisti è in costante aggiornamento nel settore della Riabilitazione Ortopedica, nonché parte di alcuni tra i più importanti centri Ortopedici d’Italia (es. Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna, Ospedale Sacro Cuore di Negrar). L'obiettivo primario del Servizio di Ortopedia di Poliambulatori San Gaetano è assicurare al paziente il miglior approccio al problema accompagnandolo alla risoluzione finale attraverso: • un’accurata diagnosi • una precisa diagnostica per immagini • la rieducazione fisioterapica idonea • il trattamento conservativo o chirurgico ove necessario MEDICI FAMA INTERNAZIONALE ACCESSO RAPIDO ALLA DIAGNOSTICA DISPONIBLITÀ IMMEDIATA

Perchè gli apparecchi acustici devono essere fatti su misura

Sentiamo spesso parlare di apparecchi acustici “fatti su misura”, ma cosa significa questo?

Partiamo da un presupposto: ognuno di noi è Unico. Ognuno di noi può avere piedi più o meno grandi. Ognuno di noi può avere le spalle più o meno larghe. Ognuno di noi può essere più o meno alto. Infatti, se andremo dal sarto, questo prenderà le misure del nostro corpo per fare in modo che il nostro vestito sia “fatto su misura”.

Lo stesso concetto possiamo applicarlo anche nel mondo degli apparecchi acustici. L’audioprotesista ha il compito di selezionare l’apparecchio acustico più adatto prendendo in considerazione il calo uditivo, lo stile di vita della persona e l’anatomia dell’orecchio esterno L’orecchio esterno è la parte dell’orecchio che comprende il padiglione auricolare e il condotto uditivo, fino al timpano. La forma dell’orecchio è un fattore fondamentale per la scelta dell’apparecchio acustico, in particolare per la dimensione del condotto uditivo.

L’IMPRONTA AURICOLARE

Abbiamo capito quanto sia importante conoscere le dimensioni e la forma del condotto uditivo. L’impronta auricolare è quindi necessaria per poter fare uno studio accurato e personalizzato della forma dell’orecchio. L’audioprotesista, dopo avere controllato il condotto uditivo con l’otoscopio, effettua l’impronta auricolare grazie all’uso di pasta bicomponente. Dopo qualche minuto, la pasta si solidifica e otteniamo quindi lo “stampo” del condotto uditivo. Successivamente l’impronta viene scansionata con un apposito Scanner 3D per calcolarne in modo preciso le dimensioni e la forma.

Questi dati sono essenziali per poter valutare la soluzione migliore (apparecchi interni, esterni, con ricevitore, con tubetto etc) e mandare quindi in costruzione l’apparecchio fatto su misura.

PER AVERE UNA REGOLAZIONE PERSONALIZZATA SERVE UN APPARECCHIO PERSONALIZZATO

Avere un apparecchio interno o esterno creato sulla base dell’impronta auricolare, permette all’audioprotesista di creare una regolazione molto più precisa.

Un apparecchio personalizzato verrà indossato sempre nella stessa posizione e alla stessa profondità, mentre un apparecchio non fatto su misura (con cupole in silicone di misure standard) tenderà a muoversi e sarà collocato in una posizione sempre differente ogni volta che questo verrà indossato.

Inoltre, avere un apparecchio interno fatto su misura o un apparecchio esterno con le chiocciole fatte su misura, permette all’audioprotesista di effettuare le Misure REM: attraverso un microfono sonda che viene posto a 2 millimetri dal timpano, queste misurazioni permettono di studiare la risonanza del condotto (che cambia da orecchio a orecchio), calcolano l’ingombro dell’apparecchio e permettono quindi di ottenere una vera regolazione personalizzata

Abbiamo quindi capito come la base di una applicazione audioprotesica parta proprio dallo studio anatomico dell’orecchio.

Senza questa indagine sarà quindi difficile ottenere risultati soddisfacenti.

Ne parliamo con Stefano Zattara, Titolare di Sentimed Dottore in tecniche audioprotesiche
Sentimed di Zattara Stefano Via Roma, 65 Zugliano - Tel. 0445 1752550 www.sentimed.it - Email:info@sentimed.it

L’Associazione progetto doposcuola

In questo scenario la “Casa Michela”, innovativa e unica nel suo genere, intende essere una risposta originale e concreta ai bisogni delle famiglie sul territorio. L’Associazione organizza attività di aiuto compiti, studio assistito per diverse discipline (lingue straniere, discipline umanistiche e scientifiche) e lezioni di supporto pedagogico allo studio.

Ci rivolgiamo a studenti della scuola primaria e secondaria, e a chi lo richiedesse anche ad alunni di secondari di secondo grado, offrendo programmi di lezione sia individuali che in piccoli gruppi. Ulteriore scopo del servizio è il sollievo alle famiglie nonché la creazione di percorsi di aiuto compiti finalizzato anche ad un concreto sviluppo di maturazione e consapevolezza nei propri mezzi al fine di far ritrovare stima e fiducia nel ragazzo. Il desiderio è di rispondere in modo appropriato ai bisogni della Comunità cittadina e il progetto consiste nell’accogliere bambini e ragazzi soltanto nelle ore pomeridiane seguendoli nei compiti scolastici e in varie attività formative, con lo scopo di crescerli in un ambiente sano e lontani dalle influenze negative dei quartieri difficili.

Un ambiente sereno e confortevole, progettato per accogliere bambini e ragazzi di età differenti, in cui ogni studente ha l’opportunità di raggiungere la piena autonomia e di acquisire un metodo di studio personalizzato basato sul proprio stile cognitivo, allenare le proprie potenzialità e sviluppare strategie di apprendimento efficaci. Il nostro obiettivo è quello di stabilire un ambiente adatto alla socializzazione tra pari e incoraggiare l’apprendimento cooperativo.

Proponiamo e ne diamo la possibilità dell’uso della tecnologia, ai bambini ed i ragazzi che non ne hanno la possibilità dando loro a disposizione PC – PORTATILI –STAMPANTI e INTERNET e tutto il materiale scolastico che metteremo a disposizione. Volendo, qualora ce ne fosse di bisogno, daremo anche un supporto a distanza con sessioni di studio che propongono sempre un rapporto one to one con l’educatore per le attività con una piattaforma per le videolezioni. Questa modalità ci permette di garantire continuità del servizio anche a chi, in caso di malattia del bambino, non può venire e quindi possiamo continuare a seguirlo nello svolgimento dei compiti attraverso delle lezioni virtuali.

Sintesi finalità

• Favorire l’autonomia attraverso metodologie didattiche idonee ad ogni stile di apprendimento con la finalità di aumentare la motivazione ad apprendere e accrescere l’autostima;·

• Sostenere bambini e ragazzi nell’affrontare difficoltà scolastiche autonomamente ed in maniera costruttiva;·

• Fornire attraverso strumenti compensativi (mappe concettuali, formulari, software, etc) uno spazio idoneo allo svolgimento dei compiti scolastici in casi di difficoltà, garantendo un approccio psico-pedagogico e metacognitivo;·

• Prevedere uno scambio di informazioni ed un confronto costanti con i genitori e gli insegnanti della scuola al fine di perseguire obiettivi comuni nel percorso scolastico.

Le attività sono tenute da docenti qualificati e con esperienza nell’ambito dell’insegnamento scolastico.

Ne parliamo con Umberto D’Anna
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