EyeSee 3/2023

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IL FILO DELL’EQUILIBRISTA

Una prospettiva sulla Malattia dell’Occhio Secco, dalle prime definizioni alle più recenti osservazioni

RIFLETTORI SULL’ESPERTO

Cosimo Mazzotta

CASI

DA INCUBO

Meglio Tardi che Mai

INNOVAZIONI

L’Innovazione

Nella Semplicità

RIVISTA
E DI INFORMAZIONE OFTALMOLOGICA FGE S.r.l.-Reg. Rivelle 7/F - 14050 Moasca (AT) - Redazione: Strada 4 Milano Fiori, Palazzo Q7 – 20089 Rozzano (MI) - Anno V - N. 3/2023 - Trimestrale 3/2023 ANNO V
SCIENTIFICA

5 NOVEMBRE

CENTRO CONGRESSI ROYAL CONTINENTAL

Sarà il meeting point del mondo oftalmologico e ottico optometrico sulla presbiopia

20 CREDITI ECM FAD PER MEDICI OCULISTI E ORTOTTISTI

QUINTA
EDIZIONE
NAPOLI LENTI ITALIANE PLATINUM GOLD

Redazione

Timothy Norris

Laura Gaspari, MA

redazione@eyeseenews.it www.eyeseenews.it

Pubblicità info@fgeditore.it tel 01411706694

Direttore responsabile

Ferdinando Fabiano f.fabiano@fgeditore.it

Grafica e impaginazione

Cristiano Guenzi

Copertina

Silvia Schiavon

Coordinamento scientifico

Vittorio Picardo, MD

Collaboratori

Chiara Mazzoni

Hanno partecipato a questo numero

Pasquale Aragona, MD

Teresio Avitabile, MD

Francesco Bandello, MD

Stefano Barabino, MD, PhD

José Manuel Benítez Del Castillo, MD, PhD

Roberto Carassa, MD

Giuseppe Catanuto, MD

Matteo Coffaro

Francesco Cutrupi, MD

Antonio Di Zazzo, MD

Emanuele Erroi, MD

Matteo Forlini, MD

Lucio Lobefalo, MD

Cosimo Mazzotta, MD, PhD

Rita Mencucci, MD

Stefano Miglior, MD, PhD

Alessandro Mularoni, MD

Ken K. Nischal, MD, FRCOphth

Matteo Piovella, MD

Olga Prenat

Luciano Quaranta, MD, PhD

Luca Rossetti, MD

Scipione Rossi, MD

Massimiliano Serafino, MD

Giuseppe Trabucchi, MD

Aldo Vagge, MD, PhD

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Edoardo Villani, MD

Paolo Vinciguerra, MD

Tea Zeppola, MD

Editore

FGE srl – Fabiano Gruppo Editoriale

Redazione: Strada 4 Milano Fiori, Palazzo Q7 – 20089 Rozzano (MI)

Sede legale: Regione Rivelle, 7 14050 Moasca(AT)

Tel 0141/1706694

Fax 0141/856013

Registrazione presso il Tribunale di Asti n. 1/2020 del 05/02/2020

Copia omaggio

EditorialE

CovEr topiC

IL FILO DELL’EQUILIBRISTA

riflEttori Sull’ESpErto

UN VOTO PROFESSIONALE

innovazioni

L’INNOVAZIONE NELLA SEMPLICITÀ

CaSi da inCubo

MEGLIO TARDI CHE MAI

nEwS

approfondimEnti

IL DIALOGO TRA SCIENZA E POLITICA

NON SOLO UNA PATOLOGIA PEDIATRICA

UN SOSTEGNO ALL’ASTENOPIA

A OGNUNO IL SUO VISCOELASTICO

UNA SOLUZIONE OTTIMALE CONTRO IL DRY EYE

L’IMPORTANZA DELL’IGIENE

OCULARE E PERIOCULARE

DRY EYE “AL FEMMINILE”

EvEnti CongrESSuali

ottiCa fiSiopatologiCa

GESTIONE DELLA MIOPIA: ESSILORLUXOTTICA

E WSPOS INSIEME PER LA SENSIBILIZZAZIONE

LA GESTIONE DEL PAZIENTE

MIOPE PEDIATRICO

nEwS dallE aziEndE

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Sommario
RIVISTA SCIENTIFICA E DI INFORMAZIONE OFTALMOLOGICA 3/2023 ANNO V IL FILO DELL’EQUILIBRISTA Una prospettiva sulla Malattia dell’Occhio Secco, dalle prime definizioni alle più recenti osservazioni  RIFLETTORI SULL’ESPERTO INNOVAZIONI L’Innovazione Nella Semplicità CASI DA INCUBO Meglio Tardi che Mai 2 4 12 18 22 24 30 38 40 42 44 34 46 52 50 56 54

CONOSCERE L’OCCHIO SECCO

Come ben sappiamo, il Sistema Superficie Oculare è costituito da un insieme di ghiandole che partecipano alla produzione e alla distribuzione del film lacrimale sulla superficie anteriore dell’occhio costituita da cornea e congiuntiva; tra queste si riconoscono le ghiandole lacrimali principali e accessorie, le cellule caliciformi mucipare della congiuntiva, le ghiandole di Meibomio, poste nel contesto del tarso palpebrale. L’attività secretoria di queste ghiandole è finemente organizzata grazie al controllo esercitato dal sistema nervoso, del sistema endocrino (grazie agli ormoni sessuali e, soprattutto, al testosterone che ha un effetto trofico sulle ghiandole) e il sistema immune che regola la risposta infiammatoria e la reazione contro eventuali agenti infettanti. Una serie di fattori o eventi, tanto intrinseci all’organismo quanto esterni a

questo, possono indurre una condizione di alterata funzionalità della produzione del film lacrimale che innescherà quel circolo vizioso che tende ad automantenersi come conseguenza delle alterazioni indotte sul Sistema della Superficie Oculare, universalmente riconosciuta come Malattia dell’Occhio Secco. L’instabilità del film lacrimale, frequentemente conseguente ad alterata produzione lipidica da parte delle ghiandole di Meibomio, costituisce il primum movens dell’insulto al Sistema Superficie Oculare. A questo consegue una iperosmolarità del film lacrimale in grado di indurre uno stato di sofferenza delle cellule epiteliali che, insieme alla incapacità del film lacrimale alterato a contrastare lo stress ossidativo, porta le cellule epiteliali ad attivare due meccanismi di risposta: la morte cellulare per apoptosi e la sofferenza cellulare protratta che innesca i meccanismi di infiammazione, grazie alla produzione di sostanze pro infiammatorie che mantengono lo stimolo lesivo e inducono uno stato di sofferenza cronica.

Questi passaggi si verificano qualunque sia la noxa patogena responsabile del danno originario e che può esplicarsi secondo due meccanismi fondamentali: la ridotta produzione di lacrime e l’aumentata evaporazione del film lacrimale. In realtà questi due meccanismi patogenetici finiscono per convivere e, nelle fasi evolute della malattia, diventa impossibile da un punto di vista clinico capire qual è stato il meccanismo che ha originato il problema.

Quali sono i passaggi da fare quando ci troviamo davanti a un paziente con potenziale Malattia da Occhio Secco?

Un’accurata diagnosi è fondamentale e può essere condotta con mezzi molto

2 C EditorialE
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Tutte le interviste contenute in questo numero sono consultabili collegandosi al sito:
Di Professor Pasquale Aragona, Università degli Studi di Messina Professor Pasquale Aragona

semplici, basati su un’indagine clinica alla portata di qualunque ambulatorio oculistico. Oltre ad una buona anamnesi familiare e patologica, particolare attenzione va posta alla manifestazione temporale dei sintomi. I sintomi che si presentano al risveglio indicano una sofferenza legata a problemi palpebrali da disfunzione delle ghiandole di Meibomio o da congruenza tra palpebre e bulbo oculare (Floppy Eyelid Syndrome), mentre nelle malattie da ridotta produzione del film lacrimale, i sintomi tendono a presentarsi con l’avanzare della giornata e, in alcuni casi, anche durante la notte.

È anche possibile utilizzare dei questionari validati - oramai diventati di routine - che possono indicare la gravità della malattia del Dry Eye, come l’Ocular Surface Disease Index (OSDI) o il Symptom Assessment Questionnaire iN Dry Eye (SANDE).

Il passaggio successivo è l’osservazione alla lampada a fessura di alcune strutture del Sistema Superficie Oculare: l’altezza del menisco lacrimale, il bordo palpebrale, le caratteristiche del film lacrimale per quanto attiene alla presenza di detriti, muco non disciolto, secrezione schiumosa; importante è valutare l’entità dell’iperemia congiuntivale, conseguenza dell’infiammazione e aspetto non secondario perché spesso segnalato dai pazienti come spia, anche visibile dall’esterno, di uno stato di sofferenza e fonte di domande a volte sconvenienti da parte di altri.

L’indagine clinica prosegue con la colorazione con fluoresceina e l’osservazione alla lampada a fessura con luce Blu di Wood, meglio se osservata attraverso un filtro giallo. Questa colorazione permette di valutare la stabilità

del film lacrimale o Break-Up Time (BUT) indice generico della condizione del film lacrimale e, aspettando circa 3 minuti dopo l’esecuzione del test, si potrà valutare la colorazione dell’epitelio della superficie oculare per verificare se l’epitelio presente non è in buone condizioni. Altra colorazione molto vantaggiosa è quella col verde di Lissamina che permette di evidenziare le zone dove si è persa la copertura del glicocalice, indicando le cellule sotto stress infiammatorio.

Altro test molto importante, è quello della Clearance lacrimale, in quanto indica per quanto tempo lacrime tossiche, per la presenza di citochine proinfiammatorie, permangono sulla superficie oculare.

Alla fine di questo percorso diagnostico si può effettuare la spremitura dei dotti escretori delle ghiandole di Meibomio sul bordo palpebrale per valutare il tipo di secrezione: un secreto trasparente è indice di un buono stato delle ghiandole, ma un secreto torbido, denso, con consistenza di pasta dentifricia o assente indica un livello crescente di disfunzione delle ghiandole di Meibomio. In questo modo è possibile effettuare una diagnosi abbastanza accurata di malattia dell’occhio secco e valutare anche la sua gravità e il suo impatto sulle condizioni della superficie oculare. Con indagini più raffinate sarà possibile valutare nel dettaglio le diverse strutture che compongono il Sistema Superficie Oculare, ma queste attengono ad ambulatori specializzati e servono per meglio qualificare il grado di malattia e indirizzare su una terapia più specifica in grado di rispondere alla richiesta di migliore qualità della vita dei nostri pazienti.

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Un’accurata diagnosi è fondamentale e può essere condotta con mezzi molto semplici, basati su un’indagine clinica alla portata di qualunque ambulatorio oculistico.
Pasquale Aragona

IL FILO DELL’EQUILIBRISTA

Una prospettiva sulla Malattia dell’Occhio Secco, dalle prime definizioni alle più recenti osservazioni

Intervista al Professor

José Manuel Benítez

Del Castillo, Unità di Superficie ed Infiammazione Oculare, Ospedale Universitario San Carlos, Madrid e Università Complutense di Madrid e al Professor

Stefano Barabino, Scuola di Specializzazione in Oftalmologia all’Università degli Studi di Milano e Centro di Superficie Oculare e Occhio Secco, Ospedale L. Sacco, Milano

Se l’occhio secco ha sempre accompagnato l’umanità, solo di recente l’umanità ha davvero compreso l’occhio secco. Dai tentativi di impacco con miele, erbe, spezie, elementi chimici, fino alle incisioni delle ghiandole lacrimali, e alle osservazioni di Ippocrate ed Aulo Cornelio Celso, ciò che oggi chiamiamo Dry Eye Disease semplicemente rientrava all’interno di quel grande cappello di condizioni della superficie oculare della xeroftalmia, un termine oggi molto più specificatamente connotato. Ci vorranno infatti molti secoli prima di poter vedere l’Occhio Secco trovare la sua appartenenza ed indipendenza tra i disturbi della su-

perficie oculare, fino a raggiungere il riconoscimento di patologia solo negli ultimi anni. Eppure, nonostante i grandi passi avanti compiuti negli ultimi anni, la Malattia dell’Occhio Secco, o DED, è tuttora una malattia sottostimata nelle sue cause e complicazioni. “La prima definizione riconosciuta a livello internazionale di Dry Eye è stata presentata da Mike Lemp nel National Eye Institute/Industry Workshop nel ‘95”, racconta José Manuel Benítez Del Castillo. “Definita tuttavia non come una malattia, ma come un disturbo nella produzione lacrimale, e solo della lacrima”. Direttore dell’Unità di Superficie e Infiammazione Oculare all’Ospe-

La superficie oculare è un po’ un uomo che cammina su un filo, in un equilibrio talvolta molto precario.

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S Cover TopiC

shop II, il DEWS II, nel sottocomitato Gestione e Trattamento.

“Nel 2007 arriva il TFOS DEWS che ha cambiato un po’ le carte in tavola definendo il Dry Eye come una condizione che non affligge solo la lacrimazione, ma anche la superficie oculare”, aggiunge.

Dall’alterazione, alla condizione, un ulteriore passo era necessario.

dale Universitario San Carlos di Madrid e Professore e Direttore di Facoltà di Medicina e Oftalmologia all’Università Complutense di Madrid, nonché esperto internazionale di superficie oculare, José Manuel Benítez Del Castillo, MD, PhD, ha fatto parte del TFOS Dry Eye Work- ➧

“Essenziale è stata la definizione prima di tutto di superficie oculare come sistema, delineata per la prima volta nel lavoro di Richard A. Thoft e Judith Friend”, spiega Stefano Barabino, MD, PhD. “Nel 2017 le cose iniziavano a cam-

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La prima definizione riconosciuta a livello internazionale di Dry Eye è stata presentata da Mike Lemp nel National Eye Institute/Industry Workshop nel ‘95. Definita tuttavia non come una malattia, ma come un disturbo nella produzione lacrimale, e solo della lacrima
José Manuel Benítez Del Castillo
José Manuel Benítez Del Castillo, MD, PhD, è Direttore dell’Unità di Superficie e Infiammazione Oculare all’Ospedale Universitario San Carlos di Madrid e Professore e Direttore di Facoltà di Medicina e Oftalmologia all’Università Complutense di Madrid. Esperto internazionale di superficie oculare, Benítez del Castillo ha fatto parte del TFOS DEWS II nel sottocomitato Gestione e Trattamento.

Cover TopiC

biare e si iniziava a realizzare quanto la definizione di Dry Eye come condizione fosse limitante”.

Stefano Barabino è docente della Scuola di Specializzazione in Oftalmologia all’Università degli Studi di Milano e Responsabile del Centro di Superficie Oculare e Occhio Secco all’Ospedale L. Sacco di Milano.

“Si parlava di patogenesi, di osmolarità, di infiammazione e specialmente di alterazioni neurosensoriali. Tutti elementi che sono finalmente stati raccolti nella definizione di Malattia dell’Occhio Secco pubblicata dal TFOS DEWS II sempre nel 2017”, osserva.

LO SPARTIACQUE

Senza dubbio tra le più recenti ed importanti pietre miliari per l’oftalmolo-

gia del segmento anteriore, la nuova definizione del DEWS II raccoglieva e riassumeva un processo già da tempo in atto. “Il cambiamento in realtà è avvenuto alla fine degli anni Novanta, con l’introduzione sul mercato della ciclosporina topica. Da quel momento si è iniziato a studiare il processo infiammatorio della DED, meglio comprendendo che non si trattava semplicemente di una mancanza di lacrime, ma di un processo molto più complesso in cui l’infiammazione gioca un ruolo molto importante”, osserva Barabino. “Proprio lo studio di questo aspetto patogenetico ha portato anni dopo alla definizione della malattia”.

Nel 2021, assieme a un gruppo di esperti italiani, Stefano Barabino ha aggiunto alla definizione del DEWS

II il concetto di omeostasi della superficie oculare, indicando la sua alterazione tra i fattori patogenetici della Malattia dell’Occhio Secco. Oltre a questo, tuttavia, non ci sono state più grosse novità, specialmente dal punto di vista dell’infiammazione, sottolinea Barabino. La ricerca e lo sviluppo sono attualmente e principalmente focalizzate al miglioramento delle terapie disponibili. “Da un punto di vista dell’infiammazione siamo sempre alla ciclosporina, declinata oggi in varie formulazioni. Abbiamo sicuramente fatto chiarezza sugli steroidi più indicati per la superficie oculare”, spiega Barabino. “C’è una nuova molecola chiamata lifitegrast che, bloccando il movimento dei linfociti T all’interno

Stefano Barabino, MD, PhD, è docente della Scuola di Specializzazione in Oftalmologia all’Università degli Studi di Milano e Responsabile del Centro di Superficie Oculare e Occhio Secco all’Ospedale L. Sacco di Milano.

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Da quel momento si è iniziato a studiare il processo infiammatorio della DED, meglio comprendendo che non si trattava semplicemente di una mancanza di lacrime, ma di un processo molto più complesso in cui l’infiammazione gioca un ruolo molto importante

dei tessuti della superficie oculare, è in grado di garantire un’azione antinfiammatoria molto importante, cosa confermata dagli studi clinici. Al momento, tuttavia, non è ancora disponibile in Unione Europea”. Sotto il punto di vista del trattamento delle disfunzioni delle ghiandole di Meibomio, le proposte non mancano. “Abbiamo nuovi dispositivi per il trattamento dell’occhio secco evaporativo”, osserva Benítez del Castillo, “come ad esempio l’IPL, Jett Plasma, Rexon-Eye, dispositivi per l’espressione termica o a ultrasuoni come LipiFlow o MiBoFlo, nuovi strumenti che possono occuparsi del problema. Per la DED da carenza acquosa, tuttavia, ci sono solo ciclosporina e corticosteroidi a disposizione”, osserva.

PASSI AVANTI NELLA DED DA CARENZA MUCINA

Una delle osservazioni più recenti della ricerca è il ruolo chiave che l’elemento mucino ricopre nella stabilità e nella qualità del film lacrimale, e di quanto le alterazioni della produzione da parte delle cellule calciformi mucipare (GCs) possano portare allo sviluppo di patologie della superficie oculare come l’occhio secco.

“In Asia, in particolare in Giappone, grazie al lavoro della Asian Dry Eye Society, l’occhio secco non si divide unicamente in evaporativo e acqueo-deciso”, spiega Benítez del Castillo. “Tengono invece conto della ridotta ‘bagnabilità’ causata da una mancanza di mucina”, spiega.

Secondo Benítez del Castillo, l’uso di farmaci promotori della produzione di mucina potrebbe in futuro essere una valida opzione a dispo-

sizione dello specialista. “La stessa casa giapponese che distribuisce in Europa la ciclosporina distribuisce in casa il diquofosol, un promotore della secrezione di mucina che non vediamo l’ora di utilizzare. Un’altra casa farmaceutica sta producendo il rebamipide, un composto dalla funzione simile. Purtroppo, nessuna delle due opzioni è al momento presente nel mercato europeo, ma con un po’ di fortuna dovremmo avere presto buone notizie”.

IL PARADIGMA MDR

E LA NUOVA GENERAZIONE DI LACRIME ARTIFICIALI

Il 26 maggio 2021 è stata ufficialmente la data di applicazione del nuovo Regolamento europeo sui dispositivi medici (MDR), a sostituzione dell’MDD e l’AIMDD. Già dalla sua entrata in vigore nel maggio 2017, l’MDR ha imposto un cambiamento nel trattamento dell’occhio secco in positivo, richiedendo parametri di qualità e sicurezza migliori in particolare per quanto riguarda la produzione di lacrime artificiali.

“In un anno c’è già stato un grande cambiamento”, afferma Barabi-

dossier tecnico per garantire la sicurezza del prodotto”, spiega.

Un accorgimento ben accolto, specialmente a seguito dei tragici eventi legati alla distribuzione negli Stati Uniti di lacrime artificiali contaminate.

“Con l’MDR risulta ancor più difficile importare lacrime artificiali senza un rigido controllo sulla sicurezza. È un grande vantaggio essere in Unione Europea, perché siamo molto più al sicuro da possibili scenari come quelli accaduti negli Stati Uniti”, afferma Barabino.

“Ci sono pro e contro di questa cosa”, osserva Benítez del Castillo. “Di sicuro la cosa più positiva in assoluto è la garanzia di sicurezza per il paziente, che va assolutamente tutelato. Di contro è il costo molto più elevato per le aziende produttrici, che dovranno adeguarsi agli standard europei se vogliono immettere il loro prodotto sul mercato”.

Secondo Barabino, questo risulta essere comunque un elemento positivo, in particolare in un mercato come quello italiano. “Prima, in Italia, tutto era completamente libero, e questo ha portato alla presenza sul mercato di circa trecento diverse lacrime artificiali contemporaneamente”, osserva Barabino. “Molte di queste spariranno dal mercato in favore di un ridotto numero di lacrime di qualità superiore, e per noi questo è un bene”.

no. “Prima di allora per immettere una lacrima artificiale sul mercato era sufficiente il test di Draize sul coniglio, mentre ora ci avviciniamo moltissimo ai requisiti per la commercializzazione di un farmaco in termini di qualità e sicurezza: devono essere necessari studi clinici e un

“Fuori dal settore strettamente tecnico le lacrime artificiali sono sempre state considerate come qualcosa di poco importante, alla stregua dell’acqua. È tutt’altro che semplice acqua”, sottolinea Benítez Del Castillo. “Sono prodotti che contengono formulazioni che possono interagire con l’equilibrio della nostra

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Fuori dal settore strettamente tecnico le lacrime artificiali sono sempre state considerate come qualcosa di poco importante, alla stregua dell’acqua. È tutt’altro che semplice acqua
José Manuel Benítez Del Castillo
L’intervento di cataratta è una spinta molto forte, e recuperare dalla caduta è particolarmentesempredifficile
Stefano Barabino

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superficie oculare. Anche in Europa abbiamo avuto problemi con una lacrima artificiale contenente alti livelli di fosfati che ha provocato gravi cheratopatie calcaree, a dimostrazione che non è un liquido inerte”.

I nuovi standard di sicurezza hanno spinto le case a rafforzare ulteriormente la qualità dei prodotti, con nuove formulazioni più efficaci.

“Quali sono state le novità: mettere insieme l’acido ialuronico e molecole con funzioni mucomimetiche, oppure aggiungere corticosteroidi a basse concentrazioni per migliorarne la funzione e l’efficacia. Ci sono anche nuove formulazioni con l’uso dell’acido ialuronico crosslinkato e l’acido ialuronico con strutture cosiddette tridimensionali”, osserva Barabino.

CATARATTA E REFRATTIVA:

L’IMPORTANZA DI UNA

SUPERFICIE OCULARE SANA

L’importanza del trattamento della superficie oculare pre e postintervento di cataratta è diventato negli ultimi anni un argomento sempre più discusso, con uno sforzo sempre maggiore di sensibilizzare gli specia-

listi di tutto il mondo sui benefici di una superficie oculare sana per il paziente, come per il chirurgo stesso.

“Questo è un argomento molto importante”, sottolinea Barabino.

“Spesso i pazienti dimostrano di non essere soddisfatti nel post-operatorio, e questo si vede ancor più quando viene impiantata una IOL Premium”, spiega. “Dove c’è una instabilità del film lacrimale questo tipo di lenti non funziona correttamente”, aggiunge.

“Alcuni pazienti non hanno alcun sintomo prima dell’operazione, altri peggiorano la propria sintomatologia dopo l’intervento, e non si tratta solo di una questione di fastidio, ma proprio di qualità della vista”, afferma Benítez Del Castillo. “Una superficie oculare affetta da Dry Eye può dare due risultati completamente diversi al cheratometro tra un ammiccamento e l’altro, e questo può rendere difficile calcolare il potere corretto di una lente Premium. Questi pazienti desiderano una visione di 20/20, una buona visione da vicino e in caso anche una buona vista intermedia, e hanno speso molti soldi per

questo. Non è difficile immaginare che possano essere estremamente insoddisfatti del risultato”.

“Voglio usare una metafora con il copyright del Professor Maurizio Rolando: la superficie oculare è un po’ un uomo che cammina su un filo, in un equilibrio talvolta molto precario”, osserva Barabino. “In un paziente affetto da cataratta, la ghiandola di Meibomio è spesso invecchiata, così come gli epiteli e la congiuntiva che potrebbe mostrare un po’ di congiuntivocalasi, ma il tutto è ancora in equilibrio. L’intervento di cataratta è una spinta molto forte, e recuperare dalla caduta è sempre particolarmente difficile. Se si aiuta l’equilibrista a bilanciarsi bene in preparazione della spinta, è possibile scongiurare una caduta rovinosa”, aggiunge. “Anche l’utilizzo di sostituti lacrimali a partire già dai primi giorni dopo l’intervento può essere sicuramente d’aiuto, proprio perché è molto difficile riequilibrare il sistema anche con una superficie oculare sana”, conclude.

“La prevenzione è la cosa più importante in questi casi”, osserva Benítez Del Castillo. “Siamo in un’era in cui l’intervento di cataratta è rientrato nell’ambito della refrattiva, dove i pazienti hanno delle richieste ben precise e non c’è molto margine d’errore. I medici devono assolutamente effettuare un’analisi del break-up time, controllare lo stato di salute delle ghiandole di Meibomio, il volume della lacrima ed effettuare uno staining corneale, e successivamente trattare la superficie oculare per assicurarsi che sia perfettamente in forma prima dell’intervento. Anche solo aggiungere una lacrima artificiale al trattamento post-operatorio convenzionale può ridurre l’infiammazione e migliorare la sintomatologia del Dry Eye, purché non sia un antinfiammatorio non steroideo che può invece promuovere la DED nel paziente appena operato”, conclude.

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Siamo in un’era in cui l’intervento di cataratta è rientrato nell’ambito della refrattiva, dove i pazienti hanno delle richieste ben precise e non c’è molto margine d’errore
José Manuel Benítez Del Castillo
Stefano Barabino, assieme ad un gruppo di esperti italiani, ha aggiunto alla definizione DEWS II il concetto di omeostasi della superficie oculare e la sua alterazione come fattore patogenetico della DED.

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Leggere attentamente le avvertenze e le istruzioni per l’uso.

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DRY EYE Diagnosis and therapy

Lucio Buratto

Luigi Marino

Maria Luisa Verbelli

Giuseppe Di Meglio

Redazione: Strada 4 Milano Fiori, Palazzo Q7 – 20089 Rozzano (MI)

Sede operativa: FGE srl − Regione Rivelle 7/F − 14050 Moasca (AT) Tel. 0141 1706694 – Fax 0141 856013

e-mail: info@fgeditore.it − www.fgeditore.it

My interest in dry eye started in 2014 when I was visiting the ESCRS Congress in London and I met Marguerite McDonald. It was a totally unknown field to me, and I didn’t know a thing. However, by talking to my American friend and colleague, I realized that it would be a professional topic in full expansion in the future, so I returned home to read and study about it. I discovered a totally new world - not as fascinating and stimulating as that of cataracts or refractive surgery - but still new, unexplored and deserving of further study and in-depth investigation.

But my commitments in other areas of ophthalmology were too many for me to be able to devote adequate space to this new world, so I took action to add one of the best specialists to my team: Luigi Marino. Then, I founded the first center in Italy dedicated entirely to the diagnosis and treatment of dry eye, the CIOS Centro Italiano Occhio Secco [Italian Center for Dry Eye] and entrusted the management to Marino. Soon afterwards, I decided to publish on the subject - the first publication in Italy. The volume was widely disseminated, despite a lack of interest by pharmacological companies in the sector and even less by manufacturers of instruments for diagnosis and therapy.

My interest in dry eye did not limit itself to these two initiatives; in 2017, I promoted, throughout Italy, the first of three important annual campaigns on Dry Eye to raise awareness on the prevention and treatment of this unknown disease, which can lead to serious vision problems and can severely alter the quality of life. These campaigns were all sponsored by the Ministry of Health and the Italian Ophthalmological Society, and showed broad interest, involving numerous public hospitals, university clinics, and private facilities. Participating centers all over Italy carried out tests and exams, free of charge, informed by the promotional campaign, making it possible to request screening by booking on dedicated websites. And with the aim of doing this in a deeper and more complete manner, I made sure the campaigns were also preceded by a broad-spectrum public opinion poll on the Italian population to ascertain the actual knowledge of this disease.

The raise of awareness of the population brought to light the emergence of hidden cases of dry eye disease and encouraged many people affected by it to seek specialist eye visits and to comply with the therapies, which beneficial results.

In addition to improved medical performance, this also led to new and interesting opportunities for companies producing diagnostic and therapeutic instruments and a strong increase in the use of products useful to alleviate the symptoms of dry eye. This happened despite the almost total disinterest of the abovementioned companies - apart from some rare exceptions - which, on the other hand, could have or had, in their interest, benefited greatly from the dissemination of the book and all other related projects.

Now the second edition of the Dry Eye volume is coming out, thanks to the precious work of Giuseppe Di Meglio, Luigi Marino and Maria Luisa Verbelli, as well as the important contribution of other Italian and international colleagues.

The book does not represent a clinical research work. It does not purport to be a volume of highly scientific content. It is instead a practical manual especially for those who want to approach this disease now and for those who are already involved in improving their education a little. At first glance, dry eye syndrome seems to be an ordinary disease; instead it is making life and vision more difficult for a large proportion of Italians and the world population and being able to treat it with competence is of great importance and enormous social utility.

Enjoy your reading.

NOVITÀ EDITORIALE

RiflettoRi sull’espeRto

UN VOTO PROFESSIONALE

La ricerca di un’alternativa al trapianto di cornea, un obiettivo stabile della carriera di Cosimo Mazzotta

Quando si prende sotto esame la vita professionale e personale di un esperto di oftalmologia, sia di livello nazionale o internazionale, elementi come passione e dedizione sono spesso ricorrenti, a tal punto da diventare requisiti fondamentali per distinguersi nell’ambiente e acquisire il lustro meritato. Sotto questo punto di vista, Cosimo Mazzotta, MD, PhD, non fa alcuna differenza. Laureato in medicina e chirurgia con lode nel 1997 e specializzato in oftalmologia con lode nel 2001 presso l’Università degli Studi di Siena, Mazzotta ottiene successivamente un dottorato di ricerca in patologia degenerativa, involutiva e neoplastica oculare, poi un assegno di ricerca quadriennale e un

incarico di Professore a contratto presso la Scuola per ortottisti di Siena. Negli anni successivi si è presto distinto nell’ambiente per la sua profonda conoscenza del cheratocono e, per estensione, delle ectasie corneali, ottenendo un doppio incarico di ricercatore sempre all’Università di Siena, dove dal 2015 esercita il ruolo di Professore a contratto presso la Scuola di Specializzazione in Oftalmologia. Chiamato come Professore associato all’Università di Sassari, dopo una breve parentesi, è tornato ad esercitare la sua professione prevalentemente in quel di Siena, dove vive con la sua famiglia e in Puglia in provincia di Lecce, nel Salento, suo luogo di origine di cui va molto orgoglioso.

Eppure, Mazzotta è un genere di esperto differente, caratterizzato non solo dalla passione e dalla dedizione, ma da un terzo elemento che lo contraddistingue in modo particolare: la devozione al proprio campo di interesse. Un voto professionale che vede, tramite l’allargamento dei confini dell’innovazione, la ricerca di una sempre più valida alternativa al trapianto di cornea.

Oggi Cosimo Mazzotta è Responsabile Scientifico del Siena Crosslinking Center, uno dei centri d’eccellenza più importanti, riconosciuto e rinomato a livello internazionale per la ricerca e la cura delle ectasie corneali, da lui stesso diretto e fondato dieci anni fa. Grande appassionato, abile e coinvolgente divulgatore, relatore e istruttore in centinaia di congressi e corsi nazionali ed internaziona -

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Intervista al Professor Cosimo Mazzotta, USL Toscana Sudest e Università di Siena Per collegarsi al video, scansionare il codice QR Cosimo Mazzotta, MD, PhD, FWCRS è Professore a contratto presso la Scuola di Specializzazione in Oftalmologia all’Università di Siena, Fondatore e Responsabile Scientifico del Siena Crosslinking Center

li, Mazzotta è da sempre uno dei più validi sostenitori di EyeSee, a cui oggi presta un pizzico della sua vita professionale e personale.

Qual è la sua sottospecialità o la sua area di interesse prevalente in oculistica?

La mia sottospecialità è il cheratocono. È stata la mia passione fin da dottorando e quindi ho seguito questo percorso di formazione prima che diventasse ufficialmente una sottospecialità dell’oftalmologia. Soprattutto, mi sono occupato della sua terapia conservativa introducendo in Italia per la prima volta la tecnica del cross-linking corneale. Durante la mia attività di dottorando di ricerca nel 2004 mi sono

recato presso l’Università Tecnica di Dresda, dove ho fatto una fellowship di un anno. Un’esperienza che mi ha permesso poi di portare a Siena e in Italia il cross-linking corneale nello stesso anno, vincendo il primo premio per la ricerca scientifica della Società Oftalmologica Italiana, esperienza ripetuta con successo nel 2021. Quindi il cheratocono è la mia passione; così come il cross-linking e tutte quelle che sono le terapie conservative, inclusi i trattamenti di rimodellamento corneale laser-assistito per migliorare la vista e cercare di evitare il trapianto di cornea in questi pazienti.

Qual è stato il suo contributo al progresso dell’oculistica? Quali

ritiene che siano i traguardi professionali che ha raggiunto?

Ritengo certamente di aver contribuito all’oculistica negli ultimi quindici anni, proprio grazie all’introduzione del cross-linking corneale a partire dall’Università di Siena; una tecnica che poi ho portato avanti proseguendo la ricerca che ha portato allo sviluppo di diversi protocolli terapeutici, tra cui il nomogramma M che permette di trattare cornee ectasiche di qualunque spessore, premiato alla ESCRS di Parigi per la ricerca nel cheratocono (premio Joseph Colin).

È stata una ricerca traslazionale continua, che ha portato a beneficiare il paziente a livello clinico passando da protocolli da un’ora a protocolli accelerati di venti minuti, con un netto miglioramento della compliance e del workflow clinico.

Ho inoltre pubblicato i primi studi al mondo di microscopia confocale in vivo nell’uomo, e questi sono stati certamente degli studi pionieristici che hanno fatto alzare molto il mio H-Index, che in questo momento è di ventisei punti e il mio Citation Report che è circa quattromila punti. Introdurre il cross-linking in Italia, svilupparlo ulteriormente implementando la ricerca verso protocolli sempre più rapidi, efficaci, ha avuto come conseguenza positiva una riduzione del numero di trapianti di cornea di oltre il 50%.

Questo è secondo me un effetto che, assieme all’introduzione delle iniezioni intravitreali, ha dato una svolta all’oftalmologia non solo italiana, ma anche internazionale. Anticipo che nel 2025 riceverò la ➧

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di Timothy Norris
Introdurre il cross-linking in Italia, svilupparlo ulteriormente implementando la ricerca verso protocolli sempre più rapidi, efficaci, ha avuto come conseguenza positiva una riduzione del numero di trapianti di cornea di oltre il 50%.
Cosimo Mazzotta
La ricerca nel campo del cheratocono, così come tutte le terapie conservative della cornea sono prima di tutto una passione per Cosimo Mazzotta.

RiflettoRi sull’espeRto

Medaglia d’Oro per i miei contributi all’Oftalmologia, ritenuti di rilevanza internazionale, dal Professor Amar Agarwal a Chennai alla Intraocular Implant and Refractive Surgery Society Conference il 5 e 6 luglio 2025. Questo mi emoziona e mi rende orgoglioso di ciò che ho fatto e continuo a fare.

Quali sono state le figure più influenti per la sua carriera? Chi considererebbe un maestro o un mentore?

Ho avuto tanti maestri e ognuno mi ha dato qualcosa fin dalle mie prime esperienze da specializzando fino a oggi con la mia attività libero professionale. Durante il periodo di formazione e di ricerca ho frequentato la clinica oculistica di Siena diretta dal Professor Caporossi, per poi provare diverse esperienze all’estero, tra cui dal Dottor Nirav Patel a Vadoda -

ra e in particolare all’Agarwal Eye Center Hospital con la Dottoressa Soosan Jacob ed il Professor Amar Agarwal con i quali è nato un rap -

porto di collaborazione scientifica. Abbiamo condiviso molte pubblicazioni e progetti scientifici. Tutti loro hanno lasciato un segno tangibile nel mio percorso, nella mia carriera. Ritengo di avere tanti maestri che mi hanno trasmesso solide basi grazie alle quali sono riuscito a sviluppare le mie proprie e particolari abilità che mi hanno portato a ciò che oggi sono. Ricevere dal Professor Agarwal la Medaglia D’Oro per i contributi all’Oftalmologia nel 2025 sarà per me un momento memorabile che suggella ciò che ho fatto e sto portando avanti, ripagandomi di tanti sacrifici.

Quali progressi dell’oftalmologia internazionale e nazionale l’hanno vista protagonista o l’hanno coinvolta? Quanto ciò ha contribuito alla sua pratica quotidiana? La mia attività congressuale mi ha portato ad avere molti coinvolgimenti personali, oltre che a ottenere un’esposizione internazionale molto importante. Attualmente sono fondatore e faccio parte del Consiglio Diret -

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Il mio desiderio sarebbe quello di arrivare alla diagnosi preclinica, quindi alla diagnosi genetica e alla terapia genica della malattia, quindi ad impedire proprio del tutto, facendo una prevenzione primaria assoluta, lo sviluppo di questa malattia degenerativa.
Cross-linking corneale effettuato da Mazzotta Farhad Hafezi e Cosimo Mazzotta

tivo della neonata International Keratoconus Society, che terrà il suo primo congresso mondiale a Muscat, in Oman.

Dal 2005 faccio parte del CrossLinking Expert International Meeting di Zurigo, dove ho presentato i primi studi al mondo di microscopia confocale in vivo nell’uomo dopo cross-linking, dimostrando come e quali erano tutte le modifiche cellulari tessutali a livello dell’epitelio del plesso nervoso, della cornea, dei cheratociti dell’endotelio; devo dire che questi studi pionieristici sono molto citati e sono quelli che poi sono culminati in una major review su The Ocular Surface , che è stata estremamente importante a livello mondiale. Oltre ai nomogrammi di trattamento accelerato epi-off, ho recentemente sviluppato i nuovi protocolli di trattamento transepiteliale ad alta fluenza e luce pulsata e protocolli combinati di terapia laser con il ray-tracing e cross-linking personalizzato per migliorare la vista dei pazienti affetti da cheratocono intolleranti a lenti a contatto. Questi protocolli sono oggetto di pubblicazione imminente su prestigiose riviste, tra cui Frontiers in Medicine e Cornea

Il cheratocono è una patologia

sempre più frequentemente diagnosticata, che affligge i pazienti giovani. Diffusissima non solo in Italia, ma anche nel Medio Oriente, in Asia e nel continente africano, ed è per questo che tra i diversi panel internazionali in cui siedo quello che mi stimola di più è proprio quello della International Keratoconus Society, un obiettivo internazionale molto ambizioso e finalmente una risposta alla necessità di avere una società scientifica internazionale esclusivamente dedicata a questa patologia.

Quanto considera la professione nella sua vita in una scala di importanza da 1 a 10?

Potrei dire dieci. Siamo arrivati al punto che lavoriamo e basta. Questo è un grande problema, però è anche un grande privilegio. Il nostro è un lavoro bellissimo; quindi, sono d’accordo con chi dice che quando uno ha passione nel proprio lavoro non ne avverte il peso, ma lo vive come un’esperienza piacevole. Certamente il nostro lavoro sottrae molto tempo alla famiglia, agli hobby e a tante altre cose.

Carriera professionale a parte, quali sono le sue passioni e i suoi hobby?

Diciamo che non riesco a coltivare molto, ma il mio hobby è stato il mare da sempre. Assieme alla nautica anche lo sport è la mia passione, come il crossfit ed il golf a cui non riesco a dedicare molto tempo purtroppo, considerando la mia attività professionale.

La lampada di Aladino: un desiderio, un’innovazione che vorrebbe ci fosse già oggi per i suoi pazienti. Rimarrei sul tema del cheratocono. È una malattia fortemente impattante in particolare perché colpisce i giovani, la futura classe dirigente e la loro qualità di vita, oltre che delle loro famiglie. Il mio desiderio sarebbe quello di arrivare alla diagnosi preclinica, quindi alla diagnosi genetica e alla terapia genica della malattia, quindi a impedire proprio del tutto, facendo una prevenzione primaria assoluta, lo sviluppo di questa malattia degenerativa. Tuttavia sono felice di aver contribuito a migliorare molto la qualità di vita e la vista di questi pazienti e ringrazio i colleghi oculisti che hanno sempre avuto nei riguardi miei e del mio operato ammirazione e fiducia, affidandomi spesso i casi più difficili e delicati, specialmente i bambini con cheratocono.

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Cosimo Mazzotta con Ashraf Armia
OPHTHALMOLOGY UP-TO-DATE Volume 1 Redazione: Strada 4 Milano Fiori, Palazzo Q7 – 20089 Rozzano (MI) Sede operativa: FGE srl − Regione Rivelle 7/F − 14050 Moasca (AT) Tel. 0141 1706694 – Fax 0141 856013 e-mail: info@fgeditore.it − www.fgeditore.it Ordina la tua copia su www.fgeditore.it

NOVITÀ EDITORIALE

It is with great pleasure and honor that I present, on behalf of the Board Members, the first edition of the Ophthalmology Up-To-Date Textbook edited by the University Italian Society of Ophthalmology (SOU).

The aspiration of this book is to be a repository of knowledge and provide doctors with an up-to-date, organized and systematic approach to the visual system. This opera is thought to be useful in the daily practice of any ophthalmologist, but also to act as a guide for the general learning of the young ophthalmologists and trainees. The text is supported by a rich iconography with essential bibliography for further insights, and each chapter provides both basic descriptions and more in-detail knowledge in the various topics treated throughout the book.

This publication is divided into three compact but complete volumes that cover the majority of routine ophthalmological practice. In this first volume, dedicated to the dissertation of clinical pathologies, the different sections will be focused on the “Basics in ophthalmology” (from the anatomy of the eye to clinical refraction), “Diseases of the external eye and orbit”, “Pathologies of the anterior segment of the eye” and “Glaucoma and diseases of the uveal tract”.

In the following volume the “diseases affecting the posterior segment of the eye”, “pediatricand neuro-ophthalmology”, “genetic diseases, ocular oncology and correlations between systemic disorders and the eye” will be covered. The last volume of the opera will be dedicated to a complete description of “Instrumental diagnosis, imaging and technology in ophthalmology” and will contain specific and vast sections dedicated to therapeutics including “Laser and surgical procedures in ophthalmology”.

It is common belief by all the Authors, whom I personally thank for the great effort and work done in producing the chapters of this textbook, that these three volumes can provide an excellent study basis for ophthalmologists in training, (and also for the most experienced physicians) integrating their learning and skills during the clinical work and the surgical experiences, always suggesting to update their knowledge with the essential study of recent research papers and review monographs. I hope that the readers will enjoy it and they will be stimulated by our ophthalmology textbook.

L’INNOVAZIONE NELLA SEMPLICITÀ

Vision-AR-IOL Simulator, la realtà aumentata per una scelta consapevole della IOL

TTalvolta le idee più innovative vengono da applicazioni molto intuitive. Sono quelle idee che, ripensandoci, ci fanno dire: “Perché nessuno ci ha mai pensato prima?”. La semplicità diventa dunque la potenziale chiave del successo, riuscendo a entrare nella pratica quotidiana, supportandola e migliorandola. Il progresso tecnologico avanzatissimo di software e applicazioni degli ultimi anni ha sicuramente espanso le nostre possibilità, anche in oftalmologia, aprendo delle porte precedentemente inesplorate, a beneficio dei medici oculisti, delle aziende, ma soprattutto dei pazienti. Dai concetti di semplicità, efficienza è partito il Dottor Luca Vigo, chirurgo oftalmologo presso la clinica Advalia Vision di Milano, nel pensare e far realizzare Vision-AR-IOL Simulator, un software che permette di simulare, grazie solo all’uso di un IPad Pro e della realtà aumentata, il risultato visivo di un paziente con diverse lenti intraoculari nel caso di sostituzione del cristallino. Il Dottor Vigo ci ha spiegato come funziona l’app Vision-AR-IOL Simulator, quali sono le sue potenzialità e limiti e l’utilità per medici, pazienti e aziende, con la speranza che il software riesca a entrare in pianta stabile nella pratica clinica.

PIÙ È SEMPLICE, PIÙ È EFFICACE “Vision-AR-IOL IOL Simulator è un programma scaricabile su un normalissimo iPad e creato da me insieme a SBM Sistemi, un’azienda italiana che si occupa di presidi medici”, esordisce Vigo. “Permette di simulare il risultato visivo di una IOL durante un intervento di cataratta per un determinato paziente”.

Una semplice applicazione, dunque, a cui il Dottor Vigo ha pensato osservando altre innovazioni tecnologiche presentate precedentemente ai congressi. “L’idea l’ho avuta l’anno scorso ad AECOS ad Anversa, dove ho visto presentato un dispositivo per la simulazione delle IOL, indossabile come un elmetto, che permette al paziente di vedere il risultato dell’operazione di cataratta utilizzando la realtà virtuale e attraverso immagini precaricate”, spiega Vigo.

Osservando questa tecnologia però, il Dottor Vigo si è reso conto che era estremamente complicata, oltre che costosa. “Volevo qualcosa che fosse più facile da diffondere per gli oculisti e dove non ci fossero soltanto immagini precaricate. Mi sarebbe piaciuto fosse direttamente il paziente a riuscire a mettere a fuoco a diverse distanze e mantenere la focalizzazione direttamente tenendo in mano un dispositivo con una telecamera”, afferma.

Da lì l’idea di utilizzare un iPad Pro, poiché la telecamera in dotazione è abbastanza potente e sensibile da permettere la focalizzazione a diverse distanze, oltre a essere un dispositivo su cui un’applicazione come Vision-AR-IOL Simulator può girare tranquillamente. “Gli ingegneri che ci hanno lavorato hanno aggiunto degli accorgimenti sulla qualità della visione, oltre che sulla quantità e la focalizzazione”, aggiunge.

Più semplice e più efficace e tutto per venire incontro alle esigenze dei pazienti e degli oculisti. “Secondo me noi oculisti che facciamo chirurgia spesso e volentieri non utilizzia -

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InnovazIonI
Intervista al Dottor Luca Vigo, Advalia Vision, Milano Dottor Luca Vigo Per collegarsi al video, scansionare il codice QR

mo le IOL Premium, non tanto per incapacità chirurgica, ma perché non sappiamo come proporle al paziente pur conoscendole molto bene, dai loro punti di forza a quelli di debolezza e gli effetti collaterali”, spiega Vigo. “Non vogliamo però impantanarci in situazioni difficili da gestire nel post-operatorio. Quindi avere un’applicazione che permette agli oculisti di consigliare meglio il paziente e proporre determinate soluzioni è decisamente d’aiuto e una delle ragioni principali per cui è nata questa idea”.

UN FUNZIONAMENTO INTUITIVO

Secondo Luca Vigo, IOL Simulator è un software semplicissimo da usare e molto intuitivo. Il medico oculista imposta i parametri che riflettono la situazione di partenza del paziente: questi possono essere la presenza e i gradi di astigmatismo, miopia, presbiopia o, addirittura, la presenza di cata-

ratta e in quale stadio. Si consegna poi l’iPad nelle mani del paziente che potrà così vedere, selezionando le diverse lenti, quello che sarà il risultato post-operatorio. Le lenti selezionabili sono quindi le quattro canoniche, tra quelle standard e premium: le lenti monofocali standard, scegliendo tra monofocale per lontano, per l’intermedio e per il vicino; le lenti monofocali EDOF, con una buona visione all’infinito fino a circa un metro di distanza; le multifocali EDOF, con una visione fino all’infinito fino a circa 50-60 centimetri di distanza; e per finire le quadrifocali o trifocali diffrattive, che fanno vedere all’infinito e fino a 30-/35 centimetri di distanza. “Si tratta di una simulazione, quindi diamo un’idea al paziente del risultato finale in diverse situazioni”, spiega Vigo. “Un’altra cosa che va a simulare sono gli aloni e il glare, tipiche delle lenti multifocali e multifocali EDOF. Con Vision-ARIOL Simulator siamo in grado di far

capire al paziente cosa significa nei momenti di scarsa luminosità, di notte e così via”.

Dunque, tutto ciò di cui necessita il medico oculista è l’applicazione, acquistabile per circa 2.500 euro e un iPad, che può essere utile per altri usi in clinica. “Soltanto proponendo una chirurgia con certe lenti intraoculari, il chirurgo è in grado di ammortizzare il costo totale dell’applicazione e del dispositivo con qualche intervento”, puntualizza Vigo.

VISION-AR-IOL SIMULATOR TRA

BENEFICI E LIMITI

I benefici dell’app Vision-AR-IOL Simulator sono sicuramente a disposizione del paziente che si sottopone ad un’operazione di sostituzione del cristallino, a volte anche con un largo anticipo rispetto all’evoluzione della cataratta, e quindi a scopo refrattivo. “Il paziente si può rendere conto, mettendo a fuoco direttamente senza osservare immagini precaricate, a diverse distanze e nel nostro studio, se riuscirà o meno a vedere bene con un determinato tipo di lente”, afferma Vigo. “Può avere un’idea di quelli che possono potenzialmente essere gli effetti collaterali, simulare situazioni di guida, e tanto altro. A volte i pazienti non comprendono quello che sarà il risultato o l’eventuale disagio di una scelta di una IOL rispetto ad un’altra più adatta, specialmente quelli con miopia o astigmatismo. Con questo strumento possono riuscire a capire e fare una buona scelta, ricordandosi che la lente impiantata sarà per sempre. Sappiamo tutti che possiamo sostituire una IOL i primi mesi, con tutti i rischi del caso, ma nessuno ➧

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di Laura Gaspari
Volevo qualcosa che fosse più facile da diffondere per gli oculisti e dove non ci fossero soltanto immagini precaricate. Mi sarebbe piaciuto fosse direttamente il paziente a riuscire a mettere a fuoco a diverse distanze e mantenere la focalizzazione direttamente
Schermata iniziale dell’applicazione Vision-AR-IOL Simulator

andrà poi a mettere mano su una lente fibrotizzata nel sacco”. Uno strumento simile permette dunque al paziente di avviarsi verso una scelta consapevole fatta assieme al proprio oculista, venendo a conoscenza di tutte le possibilità disponibili di cui prima forse non era al corrente. Inoltre, permetterebbe al paziente stesso di affrontare l’intervento con più serenità, e con meno paura dell’insoddisfazione dei risultati finali. “Con VisionAR-IOL Simulator possiamo far vedere bene ai pazienti che magari non sono ancora arrivati a situazioni catarattose avanzate anche quale potrebbe essere la degenerazione dell’opacità del cristallino” , spiega. Gli altri grandi beneficiari di questo tipo di software sono sicuramente gli oculisti. “I benefici sono tantissimi, sia che lavoriamo da soli, che se abbiamo un ortottista che ci prepara il paziente. Spendere qualche minuto con il paziente e aiutarlo a prendere una decisione può rendere le cose più semplici”, afferma. Non solo aiutare il paziente a fare una scelta consapevole, ma può essere anche utile come supporto da un punto di vista medico lega-

Esempio di cosa vede il paziente utilizzando Vision-AR-IOL Simulator

le. “L’utilizzo di questo strumento e la presa visione diretta del paziente può avvalorare ancora di più il consenso informato che il paziente firma prima dell’intervento”, commenta Luca Vigo.

Ovviamente ci sono anche dei limiti da tenere presente. “Si tratta di una simulazione, e l’attinenza alla realtà esatta non si può garantire al 100%. Posso però dire che finora tutti i pazienti che l’hanno provata hanno trovato l’applicazione realistica. Però dobbiamo tenere a mente che siamo noi medici oculisti a proporre la lente e non il paziente che va a scegliere in piena autonomia sul dispositivo”, spiega Vigo.

Un altro limite sta nel tipo di paziente che utilizza il dispositivo, soprattutto in presenza di condizioni particolari. “Ogni paziente ha delle variabili sue che possono incidere. Il candidato ideale all’utilizzo dell’applicazione è generalmente un paziente con un occhio sano, una retina e un nervo ottico sani e con una cataratta non troppo avanzata. Poi ci sono quei pazienti con dinamiche pupillari non ottimali, dove le diverse lenti possono creare un effetto diverso”, aggiunge

Vigo. “Lo stesso vale se ci troviamo davanti a un paziente con una vera e propria cataratta importante: è un paziente che vede pochi decimi; quindi, ovviamente, l’interpretazione di quello che è il risultato finale della simulazione è faticosa”.

UN VALIDO STRUMENTO PER LA PRATICA CLINICA

Nonostante qualche limite, la potenzialità dello strumento è notevole. “A me piacerebbe che venisse usato su larga scala perché ritengo sia veramente utile”, commenta Vigo. Un’utilità non solo per colleghi e pazienti, ma per le stesse aziende che progettano e vendono lenti intraoculari. “Un’azienda che si approccia a questo tipo di prodotto può brandizzarlo con le sue lenti, darlo ai propri specialisti di fiducia come materiale educativo e informativo”, spiega.

Il potenziale educativo e informativo è infatti un altro aspetto molto importante nell’idea che Luca Vigo ha avuto per questo tipo di strumento. “Io penso che abbia un ruolo molto più vasto di quello che si possa pensare. Potrebbe essere molto utile a fini statistici grazie alla presenza di questionari customizzati che servono a migliorare l’applicazione in sé e anche a implementare indagini sull’uso delle lenti stesse”, afferma.

Luca Vigo comunque sostiene che i colleghi dovrebbero provare l’app Vision-AR-IOL Simulator per rendersi conto del suo potenziale. “La cosa più importante è provare direttamente l’applicazione, altrimenti si fa fatica a capire. Inoltre, mi piacerebbe sentire dai colleghi che cominciano a utilizzarla se ci sono criticità o implementazioni migliorabili, o cose da cambiare e aggiornare. Ogni idea è ben accetta e possiamo tutti solo imparare da tali strumenti”, conclude.

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InnovazIonI
...avere un’applicazione che permette agli oculisti di consigliare meglio il paziente e proporre determinate soluzioni è decisamente d’aiuto e una delle ragioni principali per cui è nata questa idea
Luca Vigo

Casi da inCubo MEGLIO TARDI CHE MAI

Ci sono dei casi in cui i chirurghi decidono di non intervenire. Una scelta che nell’immediato può sembrare la migliore per il paziente, ma che con il passare del tempo può far sorgere problemi significativi tali da rendere indispensabile l’intervento chirurgico. Anche dopo trent’anni.

È quello che si è verificato nel caso illustrato dal Dottor Forlini, consulente di chirurgia vitreo-retinica presso l’Ospedale di Stato di San Marino. Tutto ha avuto inizio nel 1992, anno in cui il paziente in questione, allora sulla trentina, ha subito un severo trauma oculare contusivo a bulbo chiuso. “L’occhio colpito era ambliope, motivo per cui il paziente non era stato sottoposto ad alcun intervento chirurgico e ha convissuto per 30 anni con questa cataratta traumatica”, racconta il Dottor Forlini. Tuttavia, quest’anno qualcosa è cambiato: il paziente si è presentato presso l’Ospedale di Stato di San Marino con dolore oculare, infiammazione ed ipertono (Intrao-

cular Pressure, IOP di 32 mmHg) e un’acuità visiva ridotta a motu manus. Da qui la decisione di intervenire chirurgicamente.

“La cataratta ipermatura era talmente dura da non rendere possibile l’esecuzione di una facoemulsificazione standard. Abbiamo dunque deciso di procedere con una estrazione intracapsulare del cristallino (Intracapsular Cataract Extraction, ICCE), che consiste nella rimozione dell’intero cristallino e del suo sacco capsulare, e impianto secondario di una iris claw lens posteriormente all’iride”, spiega Forlini.

Preservare il tessuto irideo durante l’intervento è di vitale importanza per il successivo impianto della IOL nella sua faccia posteriore. “Avendo pianificato di eseguire una ICCE, abbiamo iniziato la procedura effettuando un’ampia apertura corneale di circa 6 mm nel settore superiore, prestando molta attenzione all’iride che può prolassare attraverso l’incisione stessa ed esser danneggiata durante l’intervento”, afferma Forlini.

Dopo aver effettuato la lussazione del cristallino catarattoso in camera anteriore grazie all’ausilio di viscoelastico, viene utilizzata un’ansa per l’estrazione della lente e del sacco capsulare ed eseguita l’asportazione del vitreo residuo mediante vitrectomia anteriore triamcinolone-assistita.

“È molto importante tenere la iris claw lens con la mano dominante e la spatola con l’altra ed enclavare le aptiche della IOL in media periferia iridea. Questo ci consente di alterare minimamente la fisiologia dell’iride”, spiega Forlini, “per enclavare occorre tirare il tessuto irideo dall’angolo camerulare verso il centro, procedendo dall’esterno verso l’interno; quindi, in direzione centripeta e non centrifuga”.

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Per collegarsi al video, scansionare il codice QR
Tips and tricks su come gestire una cataratta traumatica ipermatura
Intervista al Dottor Matteo Forlini, Ospedale di Stato di San Marino Matteo Forlini, MD è consulente di chirurgia vitreo-retinica presso l’Ospedale di Stato di San Marino.

Dopo aver effettuato l’impianto secondario della iris claw lens posteriormente all’iride, l’apertura corneale viene richiusa con punti di sutura staccati, utilizzando Nylon 10/0. “Al termine della procedura la pupilla appariva rotonda, regolare e la lente ben centrata”, osserva Forlini. “Abbiamo ottenuto un miglioramento dell’acuità visiva del paziente che, dopo due settimane dall’intervento, risulta pari a 3/10 e una riduzione della IOP a 12 mmHg. La cornea è trasparente, la pupilla appare regolare priva di distorsioni e la iris claw lens retropupillare è ben enclavata. Inoltre, non è presente edema maculare all’esame tomografico”, prosegue. “Anche dopo impianto retropupillare della IOL è stato possibile ottenere una buona midriasi farmacologica, un dettaglio molto importante che ci ha permesso di esplorare al meglio il fondo oculare”. Come conseguenza dell’ampia aper-

tura corneale e della presenza di suture corneali, il paziente ha presentato nel post-operatorio un astigmatismo elevato (cilindro di +6.50 D). Forlini, tuttavia, si dichiara fiducioso: “L’astigmatismo potrà ridursi un po’ dopo la rimozione delle suture e in ogni caso in un occhio ambliope questo problema risulta meno rilevante”.

Come ogni procedura chirurgica, anche l’impianto secondario di iris claw lens retropupillare ha i propri pro e i propri contro. “La velocità della procedura chirurgica e la minor incidenza di complicanze quali scompenso corneale, glaucoma secondario ed edema maculare cistoide sono degli innegabili vantaggi”, spiega Forlini. “Inoltre la tecnica chirurgica non necessita dell’apertura della congiuntiva che dunque rimane integra ed enclavando la iris claw lens in media periferia iridea si produce un’alterazione minima della

fisiologia dell’iride e dell’angolo camerulare”, osserva.

Tra gli svantaggi indicati da Forlini, l’astigmatismo post-operatorio e la complessità della tecnica chirurgica soprattutto per i chirurghi in training. “Il rischio di distorsione pupillare è dietro l’angolo, ma può essere scongiurato enclavando le aptiche della IOL nell’iride in direzione centripeta, tirando quindi il tessuto irideo dall’angolo camerulare verso il centro”.

“Un caso, dunque, che si è concluso bene”, afferma Forlini. “Abbiamo ottenuto un buon risultato in un intervento particolarmente complesso di cataratta traumatica ipermatura. Questo dimostra quanto sia importante per il chirurgo padroneggiare non solo le tecniche chirurgiche più moderne, ma anche le meno recenti, oggi poco utilizzate, come la ICCE”, conclude.

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di Chiara Mazzoni
Il rischio di distorsione pupillare è dietro l’angolo, ma può essere scongiurato enclavando le aptiche della IOL nell’iride in direzione centripeta, tirando quindi il tessuto irideo dall’angolo camerulare verso il centro
Matteo Forlini

ITALIA CONFERMA LA MAXI MULTA PER IL CASO AVASTIN/LUCENTIS

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Lo scorso 8 maggio il Consiglio di Stato italiano, con la sentenza 4632 del 2023, ha dichiarato inammissibili i ricorsi presentati da Roche e Novartis per annullare la maxi multa di oltre 180 milioni di euro complessivi comminata dall’Antitrust alle due case farmaceutiche nel 2014. La vicenda Avastin/ Lucentis, che va avanti dal 2013, aveva visto le due aziende condannate dall’Antitrust per aver fatto “cartello” nel favorire l’utilizzo in oftalmologia per il trattamento delle maculopatie del farmaco per le iniezioni intravitreali Lucentis (ranibizumab) a discapito del più economico Avastin (bevacizumab). La decisione del Consiglio di Stato va in totale opposizione rispetto a quelle di Francia e Turchia prese all’inizio del 2023, che hanno deciso di cancellare la sanzione pecuniaria.

Matteo Piovella, Presidente della Società Oftalmologica Italiana e da sempre impegnato in questa battaglia ha sottolineato in un video pubblicato sul sito della SOI: “L’importanza straordinaria di questa notizia, che ha certificato e certificherà per i prossimi decenni la significatività e la referenzialità della SOI per l’oftalmologia: dopo nove anni e nove processi, di cui tre alla Corte europea, abbiamo sbaragliato il campo e fatto emergere la verità, con una sentenza definitiva, che non può essere più cambiata”.

Le due aziende, su Quotidiano Sanità, hanno preso atto con rammarico della decisione del Consiglio di Stato italiano, ribadendo di aver sempre agito con correttezza e in ottemperamento delle leggi antitrust, nell’interesse dei pazienti.

24 News

Mantiene la profondità della camera anteriore 1

Protegge l’endotelio corneale 1

Permette una facile ricostruzione della forma anatomica del sito operato 1

Rapidamente e fisiologicamente eliminato 1

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CSO A ESCRS TRA SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE, ACADEMY E BREAKFAST SYMPOSIUM

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CSO è presente alla quarantunesima edizione del congresso internazionale ESCRS a Vienna. Il focus di CSO è su tre concept: sostenibilità ambientale, academy e simposio dedicato ai professionisti. Per quanto riguarda la sostenibilità ambientale, CSO è presente con uno stand (Hall B Stand 218) progettato secondo le linee guida degli SDGs (Sustainable Development Goals) di Agenda 2030 delle Nazioni Unite, per concorrere al Sustainable Exhibitor Award; il premio sarà assegnato all’espositore che avrà abbracciato concretamente un comportamento responsabile nei confronti dell’ambiente, nonché prassi di lavoro sostenibili sia all’interno sia all’esterno del congresso. In più, CSO dedica un’area

dello stand alla propria academy, dove Key Opinion Leader saranno disponibili nelle giornate di sabato 9 e domenica 10 settembre per rispondere ai quesiti dei visitatori su tematiche specifiche, in particolare legate ai temi portanti dell’evento. A fronte del successo ottenuto nel 2022, CSO organizza per sabato 9 settembre dalle ore 6.45 alle ore 9.15 presso il MAK - Museo Austriaco delle Arti Applicate - un breakfast Symposium con sei Key Opinion Leader internazionali su argomenti riguardanti la cataratta e la chirurgia refrattiva. I partecipanti sono invitati alla sessione scientifica presieduta da un panel prestigioso che prevede una forte interazione con il pubblico; una grande opportunità di scambio e confronto con esperti come Francesco Carones sul tema “Understanding objective optical performances of different IOLs once implanted”; Dan Z. Reinstein sul tema “Diagnostic Power is Clinical Power - Make your life easier with the right information”; Emilio Torres-Neto sul tema “Total corneal wavefront transPRK using MS-39 data: first results”; Farhad Hafezi sul tema “Scheimpflug and OCT technology revisited: success rates after corneal cross-linking”; Andrea Russo sul tema “Utilizing the MS-39 in ICL Surgery: Prevention of intraoperative and postoperative complications”; Jorge L. Alio del Barrio sul tema “Development of a Virtual Model System for refractive Surgery Treatment using latest CSO technology”.

Per indicazioni sul raggiungimento dello stand e del simposio, per fissare un appuntamento o per altre informazioni scrivere a cso@csoitalia.it

26 News

L’EMA RACCOMANDA L’APPROVAZIONE DI BIOSIMILARE DI AFLIBERCEPT

BBiocon Biologics, azienda indiana sussidiaria di Biocon Ldt che si occupa di produzione di biosimilari, ha annunciato che il Comitato per i Medicinali per Uso Umano (CHMP) dell’Agenzia Europea del Farmaco ha dato un’opinione positiva di YESAFILI®, biosimilare di aflibercept per il trattamento della degenerazione maculare senile umida, per la perdita di visus causata da edema maculare secondario alla occlusione venosa retinica (di branca o centrale), per la perdita di visus dovuta a edema maculare diabetico e a neovascolarizzazione coroideale miopica. Secondo un comunicato stampa dell’azienda, gli studi su YESAFILI® hanno dimostrato lo stesso livello di qualità, sicurezza e efficacia di aflibercept. “Siamo molto contenti di ricevere il parere positivo dal Comitato per i Medicinali per Uso Umano (CHMP)

dell’Agenzia Europea del Farmaco per il nostro biosimilare YESAFILI®. Si tratta di una conferma ulteriore del nostro impegno nel fornire medicinali di alta qualità e a buon mercato e rappresenta una pietra miliare significativa nell’espansione delle nostre offerte di biosimilari nel mondo”, afferma Shreebas Tambe, CEO e Direttore di Biocon Biologics Ltd. nel comunicato stampa. “Non vediamo l’ora di fare la differenza per i pazienti europei colpiti da degenerazione maculare e retinopatia diabetica”.

L’opinione positiva del CHMP verrà considerata dalla Commissione Europea, la cui decisione è attesa per la fine di settembre.

Fonte:

https://www.biocon.com/biocon-biologics-announces-positive-chmp-opinion-for-yesafili-biosimilar-aflibercept/

28 News

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60% di riduzione della progressione miopica sostenuta e confermata nei 6 anni1,2

Efficacia dimostrata dal primo studio italiano su occhio caucasico3

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Lam CS, et al. Myopia control in children wearing D.I.M.S. spectacles lens: 6 year results. Invest Ophtalmol Vis Sci. 2022;63: ARVO E-abstract 4247

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2.

Approfondimenti

IL DIALOGO TRA SCIENZA E POLITICA

Il ruolo fondamentale di AISG nell’inserimento del nuovo DRG

della Regione Lombardia per la chirurgia del glaucoma

Intervista al Professor Stefano Miglior, Presidente AISG e Direttore della Clinica Oculistica del Policlinico di Monza; al Professor Luciano Quaranta, Consigliere AISG e Direttore del Centro Oculistico Italiano, Brescia; al Professor Roberto Carassa, Consigliere AISG e Direttore del Centro Italiano Glaucoma, Milano; al Professor Luca Rossetti, Consigliere AISG, Direttore Clinica Oculistica ASST Santi Paolo e Carlo, Milano

IIn Italia si stima che le persone affette dal ladro silenzioso della vista, il glaucoma, siano circa ottocentomila e, sempre secondo le ultime stime, 1 italiano su 3 non è consapevole di soffrirne. Il trattamento chirurgico del glaucoma primario ad angolo aperto, che ha come obiettivo il normalizzare il tono intraoculare, ha fatto passi da gigante: da quello tradizionale, la trabeculectomia, fino alle chirurgie micro-invasive filtranti sottocongiuntivali tramite l’uso di dispositivi medici impiantabili. Questi ultimi, a differenza della chirurgia tradizionale, non sono tuttavia rimborsati dal Sistema Sanitario Nazionale, rendendone l’accesso più difficile per i pazienti. Per questa ragione, recentemente la Regione Lombardia ha aggiornato, tramite una delibera dello scorso maggio, le tariffe DRG includendo anche i dispositivi microstent per il drenaggio del glaucoma. Questo è stato possibile grazie al grande lavoro di una società scientifica come l’Associazione Italiana per lo Studio del Glaucoma (AISG), che ha collaborato con le istituzioni fornendo dati scientifici a supporto dell’utilizzo di questi device chirurgici innovativi. Di questa straordinaria buona pratica sanitaria abbiamo discusso con il Professor Stefano Miglior, Presidente di AISG, il Professor Luciano Quaranta, il Professor Luca Rossetti e il Professor Roberto Carassa, tutti e tre Consiglieri AISG. A EyeSee hanno raccontato il cammino intrapreso per arrivare a questa significativa delibera, spiegando l’importanza che questa ha sull’accessibilità alla chirurgia del glaucoma.

LA CHIRURGIA DEL GLAUCOMA, GLI UNMET NEEDS

“La chirurgia del glaucoma è una delle chirurgie oculari ancora oggi poco pre-

vedibili, anche nelle mani più esperte. Ciascun chirurgo adotta varianti personali utili al fine di migliorare il risultato”, esordisce il Professor Luciano Quaranta, Direttore del Centro Oculistico Italiano di Brescia. Non si tratta dunque della chirurgia più semplice da affrontare, e il suo percorso ha visto molteplici passaggi, come ricorda anche il Professor Carassa, del Centro Italiano Glaucoma di Milano. “Nella chirurgia del glaucoma si vuole riuscire ad avere sicurezza, efficacia e riproducibilità. La trabeculectomia, la chirurgia tradizionale, era molto efficace, ma gravata da possibili complicanze e nemmeno riproducibile”.

Secondo Quaranta uno dei bisogni non ancora soddisfatti nel trattamento chirurgico del glaucoma è la mancanza di standardizzazione delle procedure. “Aiuterebbe a capire meglio cosa aspettarci da ogni singola procedura, con indicazioni specifiche per ogni differente fenotipo di glaucoma e paziente. Avere quindi interventi che si possano eseguire con buoni profili di

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Professor Luciano Quaranta Professor Stefano Miglior

sicurezza, efficacia e con un recupero funzionale rapido anche in stadi precoci della malattia”, afferma.

L’introduzione dei nuovi device per la chirurgia filtrante micro-invasiva va dunque verso una direzione ben precisa. “Si è tentato di ottimizzare diversi tipi di tecniche per ottenere qualcosa che fosse migliore. L’introduzione di nuovi device a filtrazione sottocongiuntivale, per la chirurgia filtrante micro-invasiva ha permesso quindi di avere efficacia e sicurezza”, spiega Carassa.

DISPOSITIVI PER LA CHIRURGIA FILTRANTE MICRO-INVASIVA, TRA VANTAGGI E LIMITI

I due protagonisti sono dunque PRESERFLOTM Microshunt (Santen) e XEN

45 Gel Stent® (Abbvie), che permettono di effettuare una chirurgia filtrante mantenendo il ruolo centrale della filtrazione dell’umor acqueo a livello sottocongiuntivale per il controllo della pressione intraoculare. “I dati della letteratura a medio termine ci indicano che l’impianto chirurgico di questi device permette di ottenere un buon controllo della pressione intraoculare; la tecnica di impianto è rapida, relativamente semplice e fortemente standardizzata. Ci stiamo dunque avvicinando a soddisfare quegli ‘unmet needs’, anche se queste procedure necessitano di un follow up post-operatorio di particolare delicatezza per ottimizzare il risultato finale della chirurgia”, spiega Quaranta. “Il grande vantaggio è

quello di poter offrire al paziente delle procedure, in ragione della loro scarsa invasività ed elevata efficacia, anche in stadi più precoci della malattia”. Efficacia, sicurezza, ma anche riproducibilità. “Essendo questa tecnica chirurgica eseguita inserendo un piccolo tubo di diametro interno calibrato, risulta molto più riproducibile perché non condizionata da astuzie dei singoli chirurghi”, aggiunge Carassa. Tuttavia, non mancano i limiti all’utilizzo di questo tipo di chirurgia, non tanto nella sua fattibilità, quanto nei costi coinvolti. “Costi e mancanza di un DRG appropriato sono i principali ostacoli di questi device”, spiega Luca Rossetti, Direttore Clinica Oculistica ASST Santi Paolo e Carlo, Milano. “I pazienti operati sono o quelli che finora continuavano con la terapia medica, con costi maggiori diluiti nel tempo e non a carico degli ospedali, oppure i pazienti operati con chirurgia tradizionale, con costi bassissimi. Si tratta dunque di un percorso nuovo con dei costi aggiuntivi importanti senza un adeguato rimborso”. Proprio per ovviare a questo pro-

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di Laura Gaspari Palazzo Regione Lombardia
Professor Roberto Carassa

Approfondimenti

blema, AISG e le istituzioni lombarde hanno trovato uno straordinario accordo, tutto a favore dei pazienti.

IL ‘CASO’ LOMBARDIA:

IL DIALOGO TRA SCIENZA E POLITICA A FAVORE DEI PAZIENTI

DRG è un acronimo che sta per Diagnosis Related Group, cioè un sistema di classificazione isorisorse dei ricoveri ospedalieri; questi sono dunque raggruppati in modo che tutti i ricoveri afferenti allo stesso DRG abbiano un simile carico assistenziale e consumo di risorse.

Prima di oggi la chirurgia micro-invasiva tramite dispositivi filtranti non era coperta dal Sistema Sanitario Nazionale, come spiega il Professor Stefano Miglior, Presidente di AISG e Direttore della Clinica Oculistica del Policlinico di Monza. “A causa dell’autonomia regionale in tema di gestione sanitaria, esistono differenze talora significative nel rimborso di questa procedura. In Lombardia il rimborso era insufficiente a coprire le spese legate all’impiego di tali device rispetto ad alcune altre Regioni”.

Per questo motivo AISG, ottemperando alla sua attività formativa sulle rilevanti attività cliniche da implementare nella pratica quotidiana - vocazione che ha fin dalla sua fondazione, nel 1984 - si è data da fare a redigere un documento da presentare alle istituzioni, in uno sforzo straordinario e un’apertura di un dialogo tra scienza e politica. “Nel 2019, con l’introduzione in Italia di XEN®, AISG ha valutato l’opportunità di preparare un documento, redatto dai Professori Quaranta, Rossetti, Carassa e dal sottoscritto, critico e scientificamente solido da presentare a

Regione Lombardia al fine di far conoscere questa nuova procedura chirurgica e che non poteva essere utilizzata da tutti i chirurghi nell’ambito del SSN dati i costi del device che non potevano essere coperti dall’unico DRG fino ad allora presente in Prontuario Regionale”, racconta il Professor Miglior.

Dopo uno stop inevitabile dovuto alla pandemia di COVID-19, il documento redatto da AISG è arrivato sui tavoli di Regione Lombardia al termine del 2022. “Il documento prende in considerazione i device XEN® e PRESERFLOTM, poiché entrambi sono microdevice drenanti, con modalità di impianto differenti, e con buone caratteristiche di efficacia e sicurezza”, afferma Miglior.

A maggio di quest’anno Regione Lombardia ha dunque riconosciuto la specificità e innovatività di questa procedura chirurgica rispetto a quella tradizionale, introducendo un secondo DRG chirurgico sempre nell’ambito della chirurgia del glaucoma. “Regione Lombardia ha opportunamente modificato il rimborso, incrementandolo di 1000 euro e rendendo la procedura molto più conveniente”, aggiunge Rossetti. “L’introduzione di un DRG dedicato permette l’utilizzo di tale device nella chirurgia del glaucoma nell’ambito di ospedali pubblici e cliniche private convenzionate: abbiamo a che fare con un risultato eccellente soprattutto nei confronti dei pazienti con glaucoma che potranno più facilmente beneficiare di una chirurgia molto sicura e con un ottimo profilo di efficacia”, afferma Miglior.

UNA PIETRA MILIARE

Senza dubbio questo per AISG e per la chirurgia del glaucoma italiana è un enorme successo. “Credo, a nome di AISG, che questo importantissimo successo di natura amministrativa sia sicuramente interpretabile da una parte dalla scientificità, obiettività e critica rappresentazione della problematica da parte di una società scientifica, dalla elevata credibilità scientifica e clinica dei quattro coautori e dall’altra da una particolare attenzione di Regione Lombardia nelle persone del Dottor Giovanni Pavesi, Direttore Generale della Giunta e del Dottor Guido Bertolaso, Assessore al Welfare di Regione Lombardia”, commenta Miglior.

Tale esperienza segna una pietra miliare nella vera possibilità che una società scientifica collabori con le istituzioni e gli amministratori per il bene dei citta-

dini. “Siamo molto orgogliosi del risultato ottenuto”, aggiunge Luciano Quaranta. “Non era così ovvio che tutto questo lavoro fatto da AISG portasse al risultato ottenuto. La grande sensibilità delle istituzioni lombarde, congiuntamente a un lavoro di analisi dettagliata su costi e benefici hanno avuto un esito fortemente positivo”.

“A oggi non è così frequente che ci sia un dialogo fra l’istituzione e un ente scientifico”, gli fa eco Roberto Carassa. “Più frequentemente sono le aziende a farsi promotrici di tali progetti. Invece il ruolo di una società scientifica è proprio quello di andare a selezionare sulla base della letteratura e delle esperienze cliniche quelle che sono le soluzioni innovative che abbiano un riscontro clinico positivo per i pazienti: questi sono stati i punti di forza che hanno spinto la Regione a dialogare con noi”.

Il buon esempio di AISG, dunque, è più che riconosciuto. “Tengo a sottolineare l’importanza del percorso virtuoso che parte da una necessità clinica supportata da conoscenze scientifiche, approda a una società di prestigio che si occupa di interagire in maniera costruttiva con la politica regionale, che deve effettuare delle scelte sulla base di quanto suggerito e a vantaggio dei cittadini malati”, afferma Luca Rossetti. Infine, AISG invita comunque i colleghi alla prudenza per il bene dei pazienti. “Come Presidente AISG e come chirurgo credo che questa opportunità in Regione Lombardia sia importantissima, ma debba essere gestita con attenzione: la chirurgia del glaucoma non è una ‘one shot surgery’ come lo è per esempio la facoemulsificazione con impianto IOL per la cataratta. Qualsiasi chirurgia del glaucoma necessita di una continua e costante rivalutazione del paziente operato durante il primo mese di follow up post-chirurgico e distanza di tre e sei mesi”, sostiene Miglior. “Ricordiamoci che procedure post-operatorie sono più efficaci tanto più precocemente vengono eseguite. L’augurio, dunque, è che tale opportunità non venga banalizzata e che venga utilizzata con rigore clinico e scientifico. Il rischio potrebbe essere che una futura valutazione da parte della Regione dei numeri e delle modalità di intervento possa far riconsiderare il DRG, riportando noi e i pazienti a non beneficiare più di quanto oggi ci sia stato messo a disposizione con tanta attenzione e lungimiranza da parte della politica regionale”, conclude.

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Professor Luca Rossetti

NON SOLO UNA PATOLOGIA PEDIATRICA

Capire lo strabismo nell’adulto e come affrontarlo

Intervista al Professor Aldo Vagge, Clinica Oculistica Universitaria di Genova, IRCCS Ospedale Policlinico San Martino

LLo strabismo, condizione in cui gli assi visivi degli occhi non sono allineati, è molto spesso legato a doppio filo all’oftalmologia pediatrica, soprattutto nei dibattiti congressuali, nei meeting e nei simposi specialistici. Tuttavia, lo strabismo non insorge solo nell’infanzia: esso può comparire anche in età adulta. Non abbastanza dibattuto, esso è una condizione che non deve essere sottovalutata per tutte le implicazioni che

comporta, sia cliniche che psicosociali. Di strabismo nell’adulto, delle sue cause - specialmente in presenza di miopia - e varie tipologie e delle soluzioni chirurgiche che si possono intraprendere abbiamo intervistato per EyeSee il Professor Aldo Vagge, esperto in strabismo e oftalmologia pediatrica e operativo presso la Clinica Oculistica Universitaria di Genova, IRCCS Ospedale Policlinico San Martino.

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Approfondimenti
Professor Aldo Vagge

STRABISMO NELL’ADULTO: L’INCIDENZA, LE CAUSE E LE IMPLICAZIONI

“Lo strabismo non è così raro nella popolazione adulta, con un’incidenza intorno al 4%”, esordisce Vagge. Un adulto strabico può esserlo dall’età pediatrica, oppure diventarlo a causa di condizioni che possono essere patologiche o traumatiche. “Ci possono essere nuove condizioni che insorgono in età adulta come patologie neurologiche o vascolari, nel caso degli strabismi paralitici; oppure cause endocrinologiche, come nel caso di condizioni legate a patologie tiroidee; e ancora, traumi, o perdita del visus, come nel caso degli strabismi sensoriali che tipicamente determineranno più frequentemente una esotropia nel caso in cui la perdita del visus sia in età pediatrica ovvero una exotropia se avviene in età adulta. Oppure, lo strabismo è causato anche da condizioni “legate all’età”, spiega Aldo Vagge. Come nel caso della “sagging eye syndrome (SES), descritta per la prima volta da Rutar e Demer nel 2009, nella quale è pre-

sente una degenerazione senile della banda connettivale presente tra le pulegge dei muscoli Retto Superiore e Retto Laterale (SR-LR band)” continua Vagge. “Quest’ultima sostiene la puleggia del RL evitandone il dislocamento verticale. Una degenerazione di questo sistema fasciale determina uno scivolamento verso il basso (inferior sag - da qui deriva il nome della sindrome) con successiva esotropia moderatamente incomitante con insufficienza di divergenza, strabismo cicloverticale o entrambi. I pazienti affetti da SES si caratterizzano inoltre anche per blefaroptosi aponeurotica e un solco palpebrale superiore pronunciato”. Una delle implicazioni maggiori dello strabismo che insorge in età adulta è la diplopia, una sintomatologia estremamente fastidiosa che può portare a dei problemi con attività della vita di tutti i giorni del paziente. “Nella maggior parte dei casi i pazienti percepiscono una visione doppia, la perdita della percezione della profondità, quindi con difficoltà a eseguire attività comuni come guidare o parcheggiare l’automobi-

Aldo

le”, afferma il Professor Vagge. Lo strabismo nell’adulto non comporta solo problemi strettamente collegati all’apparato visivo, come ricorda Vagge. “Il paziente strabico può andare incontro a possibili posizioni anomale del capo, o PAC, quindi problemi posturali nel tentativo di ridurre o annullare la visione doppia compensando con la posizione della testa”, spiega.

Inoltre, non meno importante, è l’aspetto psicosociale dello strabismo. “Molti studi hanno riportato un miglioramento della qualità di vita nei pazienti che vengono operati di strabismo, sia in presenza di diplopia oppure no, quindi indipendentemente dal potenziale binoculare del paziente.”, afferma Vagge. “Molti pazienti strabici subiscono stigma anche per questioni culturali, a volte non avendo nemmeno accesso alle attività lavorative e sono tutte questioni che dobbiamo considerare”. Tra le cause dello strabismo in età adulta troviamo anche la miopia, un disturbo refrattivo che, come ci dicono molti studi e report, è in aumento e che quindi non va sot-

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di Laura Gaspari
Nella maggior parte dei casi i pazienti percepiscono una visione doppia, la perdita della percezione della profondità, quindi con difficoltà ad eseguire attività comuni come guidare o parcheggiare l’automobile

Approfondimenti

tovalutato neanche quando stiamo parlando di strabologia.

STRABISMO E MIOPIA

“Esistono delle forme di strabismo associate alla miopia”, puntualizza Aldo Vagge. “Brevemente ne esistono due grandi categorie: quella che chiamiamo heavy eye syndrome, o strabismus fixus o sindrome dell’occhio pesante; e l’esotropia acquisita concomitante acuta di III tipo ovvero di Bielschowsky”. Il primo caso, chiamato in questo modo poiché si pensava erroneamente che l’occhio fosse più pesante, è una forma di strabismo associata alle miopie elevate con lunghezza assiale in genere maggiore di 27 mm. “È uno strabismo caratterizzato da un grosso angolo di esotropia ed ipotropia, con limitazione dei movimenti oculari, soprattutto abduzione ed elevazione”, spiega. “Oggi sappiamo, grazie a studi con la risonanza magnetica, che è determinato da una dislocazione dei muscoli Retto Superiore e Retto Laterale. Infatti, l’aumentata lunghezza assiale del bulbo oculare e lo sviluppo di deformità stafilomatose danneggerà la SR-LR band (vedi SES), con un successivo prolasso del globo oculare nel quadrante superotemporale dell’orbita tra i muscoli RS e RL. Ne consegue dunque una dislocazione verso il basso del muscolo Retto Laterale, che andrà a determinare una riduzione dell’adbuzione e un aumento dell’infraduzione, mentre lo shift nasale del retto superiore incrementerà l’adduzione” con appunto “una forte limitazione dei movimenti oculari di elevazione ed abduzione”. Tuttavia, è importante ricordare che non tutti i casi di miopia assiale risultano in strabismus fixus. Infatti, in alcuni casi non assisteremo alla dislocazione superotemporale del globo. In questo caso, il paziente può essere trattato come

se avesse la classica insufficienza della divergenza. Quando si presentano pazienti di questo tipo, sostiene Vagge, è bene valutare lo strabismo con una risonanza magnetica T1 pesata, che permette di visualizzare l’angolo di dislocazione muscolare, che in media si presenta di 121°. Il metodo di correzione è tramite chirurgia. “In caso di dislocazione muscolare e prolasso del bulbo oculare, un intervento chirurgico estremamente efficace è rappresentato dall’ intervento Yokoyama, dal nome del suo ideatore. Esso permette di ristabilire la corretta posizione dei muscoli Retto Laterale e Retto Superiore attraverso l’unione degli stessi con una sutura non riassorbibile posta all’equatore del muscolo senza splitting muscolare, 15 mm posteriormente all’inserzione del muscolo. Spesso questa è tipicamente associata a una recessione del muscolo retto mediale”, spiega il Professor Vagge. In tali casi è invece da evitare la resezione del muscolo Retto Laterale che andrebbe infatti a peggiorare il prolasso del globo oculare. L’esotropia concomitante acuta acquisita di III tipo invece riguarda casi di miopie più moderate. “Si caratterizza per un’esotropia, come dice il nome, con un angolo pressoché analogo nelle diverse posizioni di sguardo, un esordio spesso sub-acuto e tipicamente caratterizzata da una buona funzione binoculare del paziente; viene chiamata di terzo tipo da una datata classificazione di Burian e Miller”, afferma. Chiamata anche “di Bielschowsky”, dal celebre oftalmologo tedesco, essa è caratterizzata da un’esotropia da insufficienza di divergenza, con una diplopia che inizia soprattutto per il lontano rispetto che per il vicino. Una caratteristica molto comune è che questi pazienti non riferiscono mai l’insorgenza della diplopia come “acuta”,

ma piuttosto come “progressiva, in peggioramento”, notata magari mentre nella guida notturna. “Qui è fondamentale eseguire un cover test dissociante in quanto questi pazienti hanno delle ampie riserve fusionali e quindi si tende spesso a sottostimare l’angolo di disallineamento. In questo caso la tecnica chirurgica è una recessione generosa dei muscoli retti mediali, con in genere un eccellente esito chirurgico”, spiega.

PERCHÉ È IMPORTANTE CORREGGERE LO STRABISMO NELL’ADULTO?

Capita che lo strabismo nell’adulto non venga corretto per svariate ragioni. Vi può essere la convinzione errata che sia troppo tardi per correggerlo, oppure che la chirurgia non sia abbastanza efficace o ad alto rischio. Oppure, che sia meramente un intervento estetico. “Intervenire sullo strabismo nell’adulto non significa solo riallineare gli occhi, ma rappresenta un trattamento funzionale in grado di aumentare il campo di visione binoculare. Non è quindi assolutamente un intervento ‘estetico’, e sconsiglio fortemente di definirlo in questo modo anche per questioni medico-legali”, spiega Aldo Vagge. Un altro aspetto fondamentale da ricordarsi è che, benché la chirurgia dello strabismo in soggetti adulti sia da ritenersi sicura ed efficace, è fondamentale delineare e discutere adeguatamente con i pazienti circa le loro aspettative.

Quindi alla domanda perché correggere lo strabismo, potremmo rispondere che “questi interventi hanno degli obiettivi, tra cui ristabilire il potenziale binoculare, migliorare o ristabilire il corretto allineamento degli occhi, risolvere o ridurre la diplopia e risolvere o migliorare problemi di posizione anomala del capo o torcicollo oculare”, conclude Vagge.

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Intervenire sullo strabismo nell’adulto non significa solo riallineare gli occhi, ma rappresenta un trattamento funzionale in grado di aumentare il campo di visione binoculare
Aldo Vagge

Lente per la gestione della progressione miopica nei bambini ed adolescenti

La miopia sta diventando un problema sempre più diffuso a livello planetario.

Per rispondere a questa problematica Ital-lenti ha sviluppato MYOPICA, un’innovativa lente con defocus periferico realizzata con tecnologia “Perifocale”, con lo scopo di limitare lo sviluppo della progressione miopica nei bambini e negli adolescenti.

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Approfondimenti

UN SOSTEGNO ALL’ASTENOPIA

Buon uso dei device, colliri e l’integrazione dalla nostra parte

Pur non essendo una condizione grave e invalidante per il paziente, l’astenopia può rappresentare un fastidio da non sottovalutare.

È causata da uno sforzo prolungato della vista a causa di una concentrazione continua, come ad esempio dalla guida di un mezzo per diverse ore, oppure da uno sforzo della vista a breve distanza come lunghe sessioni di studio, in particolare in presenza di ametropie che possono ulteriormente affaticare l’occhio.

Oggigiorno, una delle più frequenti cause dell’astenopia è l’esposizione prolungata agli schermi, in rapida crescita fin dagli albori dell’era digitale. L’uso per tempi eccessivamente prolungati di dispositivi digitali come smartphone, computer e tablet riduce la frequenza di ammiccamento, causando anche in pazienti con una superficie oculare perfettamente sana una serie di sintomi riconducibili all’astenopia, tra cui la classica sensazione di “occhi pesanti”, vista offuscata, arrossamento, fastidio e irritazione.

A questo si aggiunge anche una tendenza posturale sbagliata, che può portare il paziente a ridurre le distanze tra lo schermo e l’occhio, forzando quest’ultimo ad adattarsi alla visione da vicino, affaticandosi ancor più rapidamente.

AL LAVORO E A SCUOLA

L’astenopia è un disturbo molto comune per tutte le categorie di lavoratori che, per esigenze professionali, spendono gran parte della loro giornata di fronte a uno schermo. Lavoratori del terziario, come videoterminalisti e impiegati d’ufficio o anche programmatori e creativi sono particolarmente esposti a un affaticamento visivo a causa delle diverse ore passate

a focalizzare gli occhi sullo stesso schermo.

A queste categorie si sono anche aggiunti negli anni passati, soprattutto a causa della pandemia di COVID-19, gli studenti della didattica a distanza, che fin dalla giovane età hanno dovuto affrontare ore di lezione attraverso lo schermo di un computer.

NEL TEMPO LIBERO

A questo si è aggiunto l’uso progressivamente sempre più intensivo nel tempo libero dei dispositivi portatili come i tablet, e in particolare gli smartphone, che a oggi possono ricoprire da soli gran parte dell’attività quotidiana nel tempo libero. Secondo la media globale, usiamo il nostro smartphone per circa 3 ore e 43 minuti al giorno, con una media italiana di circa 2 ore e 45 minuti .

L’uso aggregato degli schermi, associato a una diminuzione del tempo passato all’aria aperta o in attività che permettono il rilassamento degli occhi, ha aumentato notevolmente la diffusione dell’astenopia, condizione che se viene sottovalutata può portare a una cronicizzazione. Si parla infatti di astenopia digitale, che può più facilmente portare alla stanchezza oculare cronica.

COSA FARE?

L’affaticamento visivo è un sintomo passeggero, che può migliorare sensibilmente con un po’ di riposo. Prendersi delle pause dallo studio può essere un’ottima idea per migliorare la sua qualità, e fare una tappa intermedia può migliorare la sicurezza alla guida. Ridurre l’uso giornaliero del cellulare può inoltre fare davvero la differenza per la stanchezza degli occhi.

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Dottor Matteo Coffaro Di Dottor Matteo Coffaro, Clinica Candela, Palermo

Non è sempre possibile, invece, prendersi lunghi periodi di pausa dagli schermi di un terminale quando si tratta di attività lavorativa. In quel caso, la “regola 20-2020” può aiutare molto: ogni venti minuti prendersi una pausa di venti secondi fissando un oggetto ad almeno sei metri (venti piedi) di distanza, un esercizio che può rilassare l’occhio preparandolo ad affrontare nuovamente lo schermo del terminale.

UN AIUTO IN PIÙ PER TUTTE LE ETÀ

L’uso della “regola 20-20-20” non è sempre sufficiente da sola, e talvolta alcune patologie come blefarite e occhio secco possono complicare il quadro generale. Individuare la causa resta sempre la strategia più importante, ma ad essa si deve aggiungere la necessità di mantenere l’occhio sempre ben idratato, contemporaneamente ad una sana integrazione di sostanze nutritive che possono contribuire alla protezione dei naturali processi metabolici dell’occhio. L’uso di lacrime artificiali mirate, atte a migliorare l’idratazione e la lubrificazione della superficie

oculare, possono essere utili alleati per combattere l’astenopia anche nelle sue forme più leggere. In particolare, un collirio a base di ipromellosa e inositolo è particolarmente indicato per la stabilizzazione del film lacrimale e per le sue proprietà antiossidanti in grado di ridurre l’attività dei radicali liberi. Alle lacrime artificiali si può aggiungere un’integrazione orale per fronteggiare i sintomi dell’astenopia. Un integratore alimentare in compresse a base di zinco, luteina, cianidina-3-glucoside e verbacoside può essere molto utile per il mantenimento della capacità visiva. Ancor più se a esso si aggiungono sostanze tonificanti, adattogene, drenanti e promotrici della microcircolazione, come L-carnitina, estratto di sambuco, ribes ed eleuterococco.

Per quanto riguarda i piccoli pazienti, l’età di primo approccio ai dispositivi digitali si è sensibilmente ridotta negli ultimi anni e questo per i bambini significa incontrare i sintomi fastidiosi dell’astenopia fin dalla giovane età. Agire su consulto di un medico è sempre l’opzione più indicata, e un controllo dell’uso dei dispositivi da parte dei genito -

ri è sicuramente raccomandabile. L’uso delle giuste lacrime artificiali associato al corretto integratore raccomandato dal medico, possono agire proattivamente sui livelli di stress oculare del bambino, riducendo la sensazione di fastidio e pesantezza tipici dell’astenopia.

BIBLIOGRAFIA

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A OGNUNO IL SUO VISCOELASTICO

La scelta del miglior OVD a seconda della sua funzione chirurgica

II viscoelastici (o OVD, ophthalmic viscosurgical devices) sono uno strumento molto importante nelle fasi intraoperatorie di molte chirurgie oftalmiche, in particolar modo nella chirurgia della cataratta. Nonostante la loro storia relativamente recente, i viscoelastici hanno rivoluzionato la pratica chirurgica in oftalmologia e, nel tempo, si sono evoluti con sempre più nuove caratteristiche e potenzialità, oltre che ad aver notevolmente migliorato sicurezza ed efficacia chirurgiche. Il primo utilizzo dello ialuronato di sodio come viscoelastico nella chirurgia della cataratta risale al 1979 grazie ai Dottori Robert Stegmann e David Miller, con la successiva ap-

provazione alla commercializzazione di FDA del primo OVD negli anni ‘80. In linea generale, i viscoelastici servono principalmente a creare e mantenere la profondità e la visibilità della camera anteriore, proteggere l’endotelio corneale e gli altri tessuti intraoculari durante la chirurgia. Sono molto utili anche in casi complessi, come nelle cataratte mature, nei casi di camere anteriori poco profonde, nella sindrome pseudoesfoliativa (PEX), nella sindrome dell’iride a bandiera o nelle chirurgie del glaucoma. Selezionare il corretto viscoelastico è molto importante quando si esegue la chirurgia della cataratta e conoscere le proprietà reologiche aiuta a comprendere il comportamento di questi device chirurgici e i loro vantaggi per poterli utilizzare al meglio in situazioni specifiche.

LE CARATTERISTICHE DEI VISCOELASTICI

E LA LORO CLASSIFICAZIONE

Un viscoelastico ideale deve rispondere a determinate caratteristiche come, il non indurre alcuna reazione infiammatoria, non essere immunogenico, avere una buona viscosità per prevenire il collasso della camera anteriore, avere la capacità di rimanere nell’occhio durante la chirurgia e, al contempo, essere facilmente rimuovibile al fine della stessa. Inoltre, deve essere in grado di proteggere al meglio l’endotelio, non deve ostruire il deflusso acquoso, deve essere elastico e con proprietà ammortizzanti, ed essere abbastanza liquido da poter essere iniettato con una cannula di piccolo diametro. Il mercato oggi offre una vastissima gamma di viscoelastici, differenziati per le loro proprietà chimico-fisiche, determinate dai livelli di

40 Approfondimenti
Dottor Giuseppe Trabucchi Di Dottor Giuseppe Trabucchi, ASST Ovest Milanese, Legnano, Milan

coesività, viscosità ed elasticità. La maggior parte degli OVD, specialmente quelli a base di acido ialuronico, segue il principio per cui se aumentano il peso molecolare e la concentrazione delle molecole, si aumentano anche viscosità e coesività. Questo ha determinato una classificazione dei viscoelastici in coesivi e dispersivi per descrivere il loro comportamento intraoperatorio. I viscoelastici coesivi sono caratterizzati da elevata viscosità e alto peso molecolare, e sono più efficaci nella creazione e mantenimento dello spazio durante la chirurgia del segmento anteriore e nel riempire il sacco durante l’impianto della IOL. Sono anche più semplici da rimuovere alla fine della procedura chirurgica. I viscoelastici dispersivi invece presentano una minore viscosità e coesività: per questo motivo tendono ad aderire più facilmente alle strutture intraoculari, fornendo protezione all’endotelio corneale durante la facoemulsificazione. Tuttavia, sono più difficili da rimuovere dopo la chirurgia a causa delle loro catene molecolari corte e i residui post-operatori possono portare all’aumento della pressione intraoculare. Questa classificazione è stata poi aggiornata tenendo conto anche della viscosità zero-shear e dell’indice di dispersione/coesione (CDI): secondo questo aggiornamento, i viscoelasti-

ci si suddividono ora in quattro categorie: coesivi, con CDI ≥30%asp/ mmHg; dispersivi con CDI<30%asp/ mmHg; e, infine, viscoadattivi e OVD a viscosità intermedia e comportamento coesivo.

I VISCOELASTICI A VISCOSITÀ INTERMEDIA E COMPORTAMENTO COESIVO Questi viscoelastici si sono affacciati sul mercato di recente e, pur avendo una viscosità e un CDI intermedi tra OVS dispersivi e coesivi, hanno un comportamento reologico più simile a quest’ultimi. Infatti, consentono un’adeguata protezione endoteliale grazie alla creazione di un ambiente sufficientemente acquoso davanti al cristallino e, al tempo stesso, mantengono la profondità della camera anteriore dove eseguire la capsuloressi e distendono il sacco capsulare prima dell’impianto del cristallino artificiale senza rischiare di impattare sulla pressione intraoculare se ne rimangono dei residui. Inoltre, permettono una facile ricostruzione della forma anatomica del sito operato. Questi viscoelastici a base di acido ialuronico sono particolarmente utili nella cataratta standard poiché possono essere utilizzati in tutte le fasi della chirurgia. Inoltre, essendo un prodotto registrato MD di classe III - come gli impiantabili e le prote-

si - può essere lasciato in situ, e viene rapidamente e fisiologicamente eliminato. Questo garantisce maggior sicurezza perché previene un aumento del tono oculare dopo la chirurgia, non costringendo il chirurgo a eseguire una paracentesi se la pressione intraoculare non riesce a tornare a valori ottimali in breve tempo. L’aumento della pressione intraoculare postoperatoria precoce dopo la cataratta è una complicanza abbastanza frequente e per questo motivo la scelta del corretto viscoelastico la può prevenire al meglio.

Infine, questo tipo di viscoelastici è adatto anche per altre chirurgie oftalmiche, non solo la cataratta, come quella vitreoretinica, quella del glaucoma, quella oculare post-traumatica e la cheratoplastica.

BIBLIOGRAFIA

- Borkenstein AF, Borkenstein EM, Malyugin B. Ophthalmic Viscosurgical Devices (OVDs) in Challenging Cases: a Review. Ophthalmol Ther. 2021;10(4):831-843. doi:10.1007/s40123-021-00403-9;

- Arshinoff SA, Jafari M. New classification of ophthalmic viscosurgical devices--2005. J Cataract Refract Surg. 2005;31(11):21672171. doi:10.1016/j.jcrs.2005.08.056;

- Verolino M. Le indicazioni dei viscoelastici in chirurgia oculare. Viscochirurgia 1-2021

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Approfondimenti

UNA SOLUZIONE OTTIMALE CONTRO IL DRY EYE

L’importanza del giusto acido ialuronico

LLa sindrome dell’occhio secco (DED) è una patologia multifattoriale causata da instabilità del film lacrimale, anormalità neurosensoriali, scompensi ormonali o altre comorbidità, in grado di impattare in modo significativamente negativo il paziente che ne soffre in tutti gli aspetti della vita quotidiana. Uno dei fattori più rilevanti che caratterizza il processo patologico è l’infiammazione persistente che nel tempo può condurre le strutture superficiali dell’occhio a subire un danno progressivo e cumulativo, che a sua volta può acuire ulteriormente il quadro clinico. Ciò crea un vero e proprio circolo vizioso, portando in certi casi il paziente a soffrire della forma più severa e dolorosa della malattia.

IL CIRCOLO VIZIOSO

Molte possono essere le cause acute e croniche che possono scatenare o favorire l’insorgenza della DED, generando non uno, ma ben due processi circolari che identificano tale circolo vizioso. Il processo principale viene scatenato da un’instabilità del film lacrimale, portando ad un’iperosmolarità che coinvolge anche le cellule epiteliali della cornea e della congiuntiva, stimolando il sistema immunitario. Il danno cellulare ed apoptotico che ne consegue stimola l’infiammazione neurogenica e delle ghiandole lacrimali, rilasciando citochine e aumentando l’instabilità del film lacrimale perpetuando il circolo. Il processo secondario, detto l’ipotesi lipidica, coinvolge l’infiammazione palpebrale e delle ghiandole di Meibomio, causando a cascata modificazioni nella qualità dello strato lipidico e di conseguenza instabilità del film la -

crimale, alimentando in modo indipendente il circolo vizioso della DED.

Agire su questo circolo vizioso, risulta ad oggi essere il principale approccio terapeutico per fermare il decorso della sindrome dell’occhio secco. Questo può essere portato proteggendo la stabilità del film lacrimale, dei tessuti della superficie oculare e palpebrale.

LE LACRIME ARTIFICIALI E L’ACIDO IALURONICO

Su consiglio del medico, la somministrazione di una lacrima artificiale mirata può efficacemente inibire il processo infiammatorio alla base del circolo vizioso della DED. Tra i principi attivi presenti in commercio, l’acido ialuronico (HA) risulta essere uno dei più efficaci nella riduzione dei processi infiammatori tipici della malattia dell’occhio secco.

Prodotto naturalmente dal nostro organismo, questa molecola è già contenuta in grandi quantità nei tessuti connettivi del corpo, e in particolare a livello oculare nell’umor acqueo, nel vitreo, e nei tessuti della superficie oculare. Proprio per questo, le lacrime artificiali contenenti acido ialuronico di qualità si distinguono per l’alta biocompatibilità e tollerabilità favorendo efficacemente il ripristino dell’equilibrio del film lacrimale.

L’ACIDO IALURONICO NON È

TUTTO UGUALE

Non tutto l’acido ialuronico, tuttavia, possiede le stesse caratteristiche: la scelta di una lacrima artificiale con acido ialuronico di scarsa qualità e a basso peso molecolare potrebbe non solo essere poco efficace, ma addirittura ave -

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Dottor Emanuele Erroi di Dottor Emanuele Erroi, Azienda Ospedaliera Cardinale Panico, Tricase (Lecce)

re un effetto pro-infiammatorio. È importante dunque selezionare attentamente le lacrime artificiali, preferendo quelle contenenti acido ialuronico ad alto peso molecolare.

Studi scientifici hanno dimostrato che oltre alle proprietà sopra citate, l’acido ialuronico di alto peso molecolare (HMW-HA) ha potenzialità riepitelizzanti, riducendo l’apoptosi cellulare in maniera maggiore rispetto alla controparte a basso peso molecolare. Tra i diversi acidi ialuronici HMW-HA di qualità presenti sul mercato, FHA 1.0® è specificamente brevettato per l’oftalmologia. A elevato grado di purezza, FHA 1.0® è un acido ialuronico di grado farmaceutico con un range di peso molecolare di 1.1 – 1.7 MDa. Nei test

di laboratorio effettuati su cellule epiteliali corneali umane, FHA 1.0® ha dimostrato un livello di viscosità eccellente, con un’azione idratante maggiore rispetto ad altri tipi di HA, e un ottimo grado di promozione della rigenerazione delle cellule corneali.

LA SOLUZIONE PERFETTA

Un sostituto lacrimale privo di conservanti contenente FHA 1.0® alle concentrazioni dello 0,15% e 0,3% può dunque essere un’ottima soluzione per il trattamento e la gestione della malattia dell’occhio secco dallo stadio più lieve a quello più severo. A questo si può aggiungere la presenza sinergica di aminoacidi, per garantire un ulteriore potenziamento dell’azione antiossidante, riepitelizzante e

antinfiammatoria, per una combinazione perfetta contro il circolo vizioso della patologia.

BIBLIOGRAFIA

- Barabino S, Aragona P, di Zazzo A, Rolando M; with the contribution of selected ocular surface experts from the Società Italiana di Dacriologia e Superficie Oculare. Updated definition and classification of dry eye disease: Renewed proposals using the nominal group and Delphi techniques. Eur J Ophthalmol. 2021;31(1):4248. doi:10.1177/1120672120960586

- Labetoulle M, Benitez-Del-Castillo JM, Barabino S, et al. Artificial Tears: Biological Role of Their Ingredients in the Management of Dry Eye Disease. Int J Mol Sci. 2022;23(5):2434. Published 2022 Feb 23. doi:10.3390/ijms23052434

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Approfondimenti

L’IMPORTANZA DELL’IGIENE OCULARE E PERIOCULARE

Un aiuto contro infezioni e infiammazioni in una semplice mossa

LL’igiene oculare e perioculare è di fondamentale importanza quando si parla della salute dei nostri occhi, che sono costantemente esposti a rischi come infiammazioni, infezioni, contaminazioni da sostanze, allergeni e irritazioni. Sia come prevenzione, che in contrasto a patologie oculari, una corretta pulizia della zona palpebrale e oculare è molto importante per gli adulti, ma anche per i bambini e i neonati.

Nei pazienti con presenza di patologie oculari come congiuntivite, blefarite, calazio o orzaiolo, ma anche per quelli con disfunzione delle ghiandole di Meibomio (MGD) e occhio secco, una corrette igiene oculare e perioculare, in concerto con la terapia farmacologica, aiuta il processo di guarigione e il non peggioramento dei sintomi: la detersione oculare aiuta infatti a rimuovere, dalle palpebre e dalle ciglia, croste, cispe o secrezioni dovute a fenomeni infiammatori e/o infettivi. Inoltre, una corretta igiene è fondamentale per quei pazienti che si sono sottoposti a chirurgia oftalmica, sia nel pre che nel post-operatorio, soprattutto la chirurgia della cataratta.

Nei bambini e nei neonati è molto importante perché previene irritazioni della cute o infiammazioni e infezioni oculari causate da secrezioni delle mucose congiuntivali o dal contatto con agenti infettivi o allergeni.

Numerosi studi hanno quindi confermato l’efficacia di una corretta detersione oculare grazie all’utilizzo di garze sterili per uso oftalmico: un semplice accorgimento che aiuta a prevenire e contrastare fastidiose condizioni per gli occhi, sia adulti che nei più piccoli.

L’EFFICACIA DELL’IGIENE OCULARE E PERIOCULARE, LA LETTERATURA A SUPPORTO

La sostiene che una corretta igiene perioculare risulta essere molto utile per alleviare i sintomi e prevenire il rischio di complicanze post chirurgia della cataratta come blefariti, endoftalmiti e disfunzione delle ghiandole di Meibomio. Uno studio clinico randomizzato multicentrico di Eom et al, pubblicato nel 2020 su Scientific Reports, ha coinvolto 69 pazienti con cataratta e disfunzione delle ghiandole di Meibomio, divisi in un gruppo (33 occhi) trattato con una corretta igiene perioculare e un gruppo di controllo (36 occhi). I risultati sono stati osservati a una settimana e a quattro settimane dall’intervento. Lo studio ha riportato che nel gruppo di controllo erano più frequenti blefariti anteriori, così come si sono osservate qualità e quantità diminuite di meibum su palpebre superiori e inferiori. Lo studio ha quindi concluso che una corretta igiene perioculare prima e dopo l’intervento di cataratta aiuta a migliorare i sintomi soggettivi e aiuta a prevenire esacerbazioni di patologie come la blefarite e la disfunzione delle ghiandole di Meibomio. A proposito di quest’ultima, è stato osservato come l’igiene perioculare sia fondamentale nel contrastarla. Infatti, la disfunzione delle ghiandole di Meibomio è un complesso disordine multifattoriale a causa di infiammazioni palpebrali, crescita microbica, problemi alla pelle associati e potenziali complicazioni corneali. Inoltre, è la più frequente causa dell’occhio secco. La patogenesi dell’occhio secco e disfunzione delle ghiandole di Meibomio è stata descritta come un “circolo vizioso”: addirittura, i due meccanismi fisiopato-

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Professor Lucio Lobefalo Di Professor Lucio Lobefalo, Università degli Studi G. D’Annunzio, Chieti-Pescara

logici interagiscono creando quindi un “doppio circolo vizioso”.

Baudouin et al., in una review sul British Journal of Ophthalmology del 2016, descrivono il doppio circolo vizioso, con la disfunzione delle ghiandole di Meibomio che si autoalimenta a causa dei cambiamenti microbiologici che portano a un’alterazione del meibum, quindi al blocco delle ghiandole: questo, insieme all’infiammazione e all’instabilità del film lacrimale, scatena il circolo vizioso dell’occhio secco, che porta a iperosmolarità e infiammazione. Sempre Baudouin et al. suggeriscono l’utilizzo di una corretta igiene perioculare e di massaggio palpebrale per ridurre la proliferazione dei batteri che si credono responsabili delle alterazioni del meibum, oltre che a impacchi caldi per migliorare la secrezione dei lipidi alterati.

Anche nel caso di infezioni e infiammazioni, l’igiene perioculare corretta è un alleato fondamentale: infatti, gli impacchi caldi e freddi con garze per uso oftalmico sono molto utili in associazione con le terapie farmacologiche per patologie come orzaiolo, calazio e flogosi palpebrale, per evitare proliferazione di agenti patogeni.

Altri due studi clinici sono stati condotti per valutare l’efficacia nel ridurre la microflora oculare e perioculare attraverso una corretta igiene, prendendo in considerazione principalmente i neonati. Nello studio clinico di Sordino et al. è stato preso in considerazione un campione di 51 neonati tra le 48 ore di vita e le due settimane trattando l’occhio destro con garze e il sini-

stro come controllo. Ai piccoli pazienti è stato fatto un tampone sulla cute oculare destra e sinistra dopo la detersione. I risultati hanno evidenziato che nel gruppo dei trattati ci sono ben 28 campioni privi di carica batterica contro i 12 rilevati nel gruppo controllo. I restanti 23 campioni del gruppo trattato mostravano la presenza di batteri non ascrivibili alla flora batterica patogena dell’occhio. Nel gruppo di controllo in 2 campioni è stata rilevata la presenza di patogeni come S. Aureus ed E. Coli. Tutti i risultati rilevati mostravano una differenza statisticamente significativa (P<0,001) tra i due gruppi analizzati. Lo studio ha dunque evidenziato che vi era una riduzione della flora batterica e degli agenti patogeni nel campione derivante dall’occhio trattato, a differenza di quello non trattato.

IL PRODOTTO GIUSTO

Una corretta igiene oculare e perioculare deve tuttavia essere fatta con il prodotto giusto. La garza da utilizzare deve essere sterile, monouso e in tessuto 100% cotone per favorire una maggiore tollerabilità locale per i pazienti, senza lasciare residui, un minor rischio di sviluppare sensibilizzazioni grazie alla sterilità delle garze, oltre ad avere una mirata compatibilità chimico-fisica con il film lacrimale per il pH equilibrato. Possono essere utilizzate inoltre anche come impacchi caldi o freddi ed essere utilizzate quotidianamente per il benessere della zona, sia negli adulti che nei bambini.

Le garze sterili possono essere imbevute di sostanze naturali come l’echi-

nacea, dalle proprietà antinfiammatorie e antibatteriche, l’ananas sativus, con azione batteriostatica e antiedemigena e l’ammonio glicirizzinato, dalle proprietà antinfiammatorie. A sostegno delle proprietà antibatteriche, uno studio di Bresesti et al. su un campione di 63 neonati con segni clinici di congiuntivite, ha sottolineato come queste sostanze naturali, specialmente l’echinacea, siano efficaci nel evitare infezioni, contaminazioni e ridurre la carica batterica oculare.

BIBLIOGRAFIA

- Baudouin C, Messmer EM, Aragona P, et al. Revisiting the vicious circle of dry eye disease: a focus on the pathophysiology of meibomian gland dysfunction. Br J Ophthalmol. 2016;100(3):300-306. doi:10.1136/bjophthalmol-2015-307415

- Bowling B., Kanski: oftalmologia clinica, VIII ed. 2017, pag. 3-5; 35-37

- Bresesti I, Ricci M, Cerritelli F, Veneziano A, Zuccotti G, Lista G. Comparison between two ocular cleansing modalities in a population of newborns admitted to Neonatal Intensive Care Unit with clinical signs of conjunctivitis: a randomized controlled trial. Minerva Pediatr. 2019;71(6):500-504. doi:10.23736/S0026-4946.19.05659-7

- Eom Y, Na KS, Hwang HS, et al. Clinical efficacy of eyelid hygiene in blepharitis and meibomian gland dysfunction after cataract surgery: a randomized controlled pilot trial. Sci Rep. 2020;10(1):11796. Published 2020 Jul 16. doi:10.1038/s41598020-67888-5

- Sordino et al., Efficacia delle garze sterili monouso nella riduzione della flora microbica della zona perioculare del neonato, Minerva Pediatr, 2012;64 (suppl. 1 n. 4): 1-5

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Approfondimenti

DRY EYE “AL FEMMINILE”

Correlazioni tra superficie oculare ed assetto ormonale: tra qualità di vita e possibili soluzioni

Di Zazzo Antonioa , Mencucci Ritab ,

Catanuto Giuseppec , Zeppola Teaa , Cutrupi Francescoa , Villani Edoardoe,f

aFondazione Policlinico Universitario “Campus Bio-Medico di Roma; bClinica Oculistica, Azienda Ospedaliero-Universitaria Careggi, Dipartimento NEUROFARBA, Firenze; cHumanitas Istituto Clinico Catanese, Contrada Cubba Marletta, Misterbianco (CT); eDipartimento di Scienze Cliniche e di Comunità, Università degli Studi di Milano; fClinica Oculistica, Ospedale San Giuseppe, IRCCS Multimedica, Milano.

LLa patogenesi dell’occhio secco è complessa e multifattoriale, accompagnata da un aumento dell’osmolarità del film lacrimale e da un’infiammazione della superficie oculare. I principali sintomi riportati dai pazienti sono sensazione di corpo estraneo, bruciore, fotofobia, visione offuscata e prurito, causando disagio oculare, disturbi visivi e problemi di lubrificazione, che possono anche portare a danni alla cornea.1

La malattia dell’occhio secco costituisce un importante problema di salute pubblica, i cui sintomi spesso interferiscono con attività come leggere, lavorare al computer e guidare un’auto (Figura 1). È generalmente percepito come più grave tra le donne, con un impatto maggiore sul loro benessere.2

La prevalenza della malattia dell’occhio secco mostra che le donne ne sono colpite da due a quattro volte di più rispetto agli uomini della

stessa età e questa differenza si accentua dopo la menopausa. Questi dati suggeriscono che gli ormoni sessuali svolgano un ruolo attivo nella patogenesi della malattia.1

Gli ormoni sessuali vengono sintetizzati e secreti nella circolazione sanguigna principalmente dalle gonadi (ovaie o testicoli) e dalle ghiandole surrenali (meccanismo endocrino), ma sono anche prodotti dalla conversione dei precursori steroidei nei tessuti periferici (meccanismo intracrino). La superficie oculare e i suoi annessi sono tra i molti tessuti periferici, che contengono gli enzimi necessari per la sintesi e il metabolismo degli androgeni e degli estrogeni.3

Estrogeni e androgeni sembrano avere effetti opposti nella patogenesi dell’occhio secco, agendo sulla superficie oculare nella regolazione della secrezione lacrimale e della lipogenesi (Figura 2).1,4

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Figura 1. Impatto della malattia dell’occhio secco sulla qualità di vita Immagine gentilmente concessa dal Dott. Francesco Cutrupi

L’equilibrio tra estrogeni e androgeni è importante nel determinare il rischio di occhio secco.5

Numerose evidenze cliniche dimostrano che la patologia dell’occhio secco è correlata ad alterazioni e disfunzioni ormonali, come durante la menopausa, a seguito di tumore al seno e di tumori ginecologici e nella sindrome da ovaio policistico (PCOS) Durante la menopausa, la secchezza oculare è favorita dalla carenza

estrogenica e androgenica che determina una riduzione del liquido secreto dalle ghiandole lacrimali (Figura 3).4 La morfologia dell’epitelio corneale viene modificata dalle fluttuazioni ormonali con notevole impatto sul benessere oculare e sulla qualità di vita. Circa il 50% delle donne in menopausa riferisce sintomi legati all’occhio secco.6 Anche le donne che subiscono un intervento chirurgico per il cancro

al seno soffrono di un drastico cambiamento ormonale, che determina effetti psicologici e fisici, come la secchezza sistemica. Questa secchezza iatrogena del cancro al seno (BCID) può essere correlata all’iperandrogenismo funzionale, alla menopausa farmacologicamente indotta dagli inibitori dell’aromatasi o a una chemioterapia peri-operatoria a lungo termine, che spesso è obbligatoria. Sebbene non siano ancora disponibili protocolli convalidati, la somministrazione di un questionario sui sintomi soggettivi insieme alla valutazione clinica della superficie oculare è generalmente raccomandata tra le pazienti che ricevono più di quattro cicli di chemioterapia o terapia mirata.8

Uno studio effettuato su 64 pazienti, con diagnosi di PCOS, ha descritto la presenza di alterazioni oculari bilaterali in 20/62 pazienti (32%). I segni e sintomi oculari si erano manifestati circa tre anni dopo il primo riscontro ecografico di ovaio policistico, ed erano: iperemia con-

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Figura 3. Espressione dei recettori di estrogeni (A) e progesterone (B) nella ghiandola lacrimale Immagine tratta da Figura 3 di Rif. 7 Figura 2. Ruolo di estrogeni e androgeni sulla superficie oculare Immagine gentilmente concessa dal Dott. Francesco Cutrupi

Approfondimenti

giuntivale, lievi reazioni follicolari e papillari, ipersecrezione di muco e cheratopatia superficiale (Figura 4) associata a prurito, bruciore e sensazione di corpo estraneo. L’insolito accoppiamento di prurito e secchezza è stato considerato come un’entità clinica distinta, associata a uno squilibrio ormonale, designata come sindrome Itchy-Dry Eye Associated (IDEA).9

bero beneficio andando a ripristinare la normale struttura del film lacimale.10 Gli osmoprotettori svolgono un ruolo importante grazie alla loro capacità di proteggere e ristabilire l’equilibrio osmotico degli epiteli corneali contrastando il danno a queste strutture.11 Nello specifico, recenti studi, hanno mostrato l’azione diretta della L-carnitina sulla matrice infiammatoria che causa l’occhio secco.12

Experience. Int J Mol Sci. 2022: 23:3269

2 Schaumberg DA, et al. Patient Reported Differences in Dry Eye Disease between Men and Women: Impact, Management, and Patient Satisfaction. PLoS ONE. 2013; 8(9):e76121.

3 Truong S, et al. Sex hormones and the dry eye. Clin Exp Optom. 2014; 97:324–336.

4 Sullivan DA, et al. TFOS DEWS II Sex, Gender, and Hormones Report. The Ocular Surface. 2017; 15:284-333.

Per un oftalmologo, la presenza della sindrome IDEA può essere causa di sospetto diagnostico di PCOS, in presenza di altri segni locali di iperandrogenismo, quali cute secca, irsutismo, perdita di capelli (molto sottili e diradati), lieve sovrappeso (difficoltà a dimagrire), dispareunia, irregolarità del ciclo mestruale e ciclicità dei sintomi oculari.

Le pazienti con uno squilibrio ormonale patologico o iatrogeno dovrebbero essere valutate per la malattia dell’occhio secco, così come per la secchezza sistemica, al fine di ripristinare la loro qualità di vita sociale e personale. 8 Solo

il 7% delle donne con modificazioni ormonali importanti viene trattato o consulta un medico per il trattamento del disturbo . 6 Un’attenta diagnosi di occhio secco e un possibile intervento iniziale con sostituti lacrimali in grado di garantire un adeguato livello di osmoprotezione e favorire l’idratazione, permetterebbe di ristabilire la normale struttura della lacrima comportando un significativo miglioramento della qualità di vita di queste pazienti. A tale scopo, l’utilizzo di sostituti lacrimali con acido ialuronico e componenti ad azione osmoprotettiva portereb-

Interessante è anche la sinergia tra acido ialuronico, possibilmente ad alto peso molecolare, e carbossimetilcellulosa, capaci di incrementare la viscosità e l’idratazione del film lacrimale contribuendo a ridurre il discomfort causato dalle alterazioni ormonali.13

CONCLUSIONI

Il ruolo degli ormoni sessuali sulla superficie oculare è critico, controverso, ma innegabilmente presente. Indubbiamente i sostituti lacrimali rappresentano un primo presidio per migliorare la qualità di vita di queste pazienti ma è necessaria una sempre più stretta collaborazione tra i vari specialisti medici al fine di validare un approccio sinergico e multidisciplinare. È necessario uno sforzo educazionale, culturale e di comunicazione tra oftalmologi, ginecologi ed oncologi, affinché tutte le figure coinvolte siano consapevoli dell’impatto che la malattia dell’occhio secco può avere sulla qualità della vita delle pazienti.

BIBLIOGRAFIA

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5 Nkiru Z, et al. Dry eye disease: A longitudinal study among pregnant women in Enugu, south east, Nigeria. Ocular surface. 2019; 17(3):458-463.

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7 Gligorijević J, et al. Immunohistochemical detection of estrogen and progesterone receptors in the human lacrimal gland. Arch. Biol. Sci. Belgrade. 2011; 63(2):319324.

8 Grasso A, et al. Sex Hormones Related Ocular Dryness in Breast Cancer Women. J. Clin. Med. 2021; 10:2620.

9 Bonini S, et al. Itchy-Dry Eye Associated with Polycystic Ovary Syndrome. Am J Ophthalmol. 2007; 143(5):763-771.

10 Jones L, et al. TFOS DEWS II Management and Therapy Report. The Ocular Surface. 2017: 15: 575-628.

11 Simmons PA and Vehige JG. Investigating the potential benefits of a new artificial tear formulation combining two polymers. Clinical Ophthalmology. 2017; 11:1637–1642.

12 Shoari A, et al. Inhibition of matrix metalloproteinase-9 for the treatment of dry eye syndrome; a review study. Exp Eye Res. 2021; 205:108523.

13 Hua X et al. Effects of L-carnitine, Erythritol and Betaine on Proinflammatory Markers in Primary Human Corneal Epithelial Cells Exposed to Hyperosmotic Stress. Curr Eye Res. 2015; 40(7): 657–667.

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Figura 4. Esame con lampada a fessura della superficie oculare Immagini tratte da Fig. 1 di Rif 9. Pazienti con PCOS e sintomatologia oculare (N=20) presentavano (asterisco) iperemia congiuntivale (A) e reazioni follicolari (B). Nel 23,53% dei pazienti, filamenti di muco (frecce) sono stati identificati sull’epitelio corneale (C) e sull’epitelio congiuntivale mediante colorazione con rosa bengala (D).

AGE-RELATED MACULAR DEGENERATION Updates in

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CONGRESSO S.I.S.O. 2023 SOCIETÀ ITALIANA DI SCIENZE OFTALMOLOGICHE

Si è svolto a Roma gli scorsi 18, 19 e 20 maggio 2023 il congresso della Società Italiana di Scienze Oftalmologiche (S.I.S.O): tre giornate piene e ricche, tutte dedicate alla grande oftalmologia, alle innovazioni e all’incontro tra aziende e classe medica.

Abbiamo intervistato alcuni dei suoi protagonisti, raccogliendo opinioni e impressioni da questo importante congresso.

Per vedere tutte le video interviste integrali www.eyeseenews.it oppure accedi direttamente utilizzando il codice QR

Il Presidente della S.I.S.O., Teresio Avitabile, parla dei buoni risultati del secondo congresso della neonata società, degli obiettivi raggiunti e dell’esclusiva presenza del Ministro della Salute Orazio Schillaci il secondo giorno.

Il Vicepresidente Vicario di S.I.S.O. Alessandro Mularoni parla di un argomento poco dibattuto: la cornea minore. Queste piccole alterazioni della cornea possono dare molto fastidio al paziente e l’oculista deve essere in gradi di riconoscerle e curarle.

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EvEnti CongrEssuali
2° CONGRESSO S.I.S.O.: UN BILANCIO OTTIMALE ALLA SCOPERTA DELLA CORNEA MINORE

NUOVI TRATTAMENTI PER LE DEGENERAZIONI MACULARI

Francesco Bandello, Consigliere S.I.S.O. e noto esperto di retina nel nostro Paese, ha parlato dei nuovi trattamenti per le degenerazioni maculari. Il nuovo trattamento per l’atrofia geografica, appena approvato da FDA, è una grande rivoluzione per l’oftalmologia, con la speranza che arrivi presto in Europa. Anche per la forma umida ci sono tuttavia nuovi trattamenti.

DA S.I.S.O. GRANDE CHIRURGIA IN DIRETTA

Scipione Rossi, Segretario di S.I.S.O., ha parlato dell’estensivo programma di chirurgia in diretta presente al congresso: dalla chirurgia della cataratta a quella refrattiva, con particolare attenzione alle novità.

PILLOLE DI STRABISMO DALLA A ALLA Z

Massimiliano Serafino da S.I.S.O. 2023 presenta la serie di videopodcast realizzati in collaborazione con Fabiano Editore e tenuti con il Professor Nucci e la Dottoressa Xenia Bucella sul tema strabismo. Il Dottor Serafino e il Professor Nucci stanno inoltre curando una nuova edizione di un libro su oftalmologia pediatrica e strabismo, edito sempre da Fabiano Editore.

COSA FARE DAVANTI A UNA CORNEA DEFORMATA

DOVENDO FARE UNA CATARATTA?

Paolo Vinciguerra parla da S.I.S.O. 2023 di quelle situazioni in cui bisogna fare una chirurgia della cataratta a un paziente che ha una cornea molto deformata. Il Professor Vinciguerra dà dunque degli utili consigli per evitare di avere un paziente insoddisfatto.

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Ottica FisiOpatOlOgica

GESTIONE DELLA MIOPIA:

di Laura Gaspari

ESSILORLUXOTTICA E WSPOS INSIEME PER LA SENSIBILIZZAZIONE

I risultati hanno confermato l’efficacia della lente nel rallentare la progressione della miopia e l’allungamento assiale nei bambini

LL’impegno di EssilorLuxottica nel campo della gestione della miopia ha fatto un ulteriore passo avanti con la collaborazione con la World Society of Paediatric Ophthalmology and Strabismus (WSPOS) e con l’obiettivo di progredire nella conoscenza della gestione della miopia a livello globale. “Siamo contenti di continuare la nostra partnership duratura con la WSPOS, un’organizzazione che condivide la nostra visione nel contribuire a migliorare la vista dei bambini. Come parte della nostra partnership nel disseminare una migliore informazione sulla miopia, il programma informativo medico di WSPOS sulla gestione della miopia è ora disponibile a livello globale per i professionisti della visione sulla nostra piattaforma Leonardo”, afferma Olga Prenat, Head of Medical and Professional Relations and Vision Care Education di EssilorLuxottica. Sulla piattaforma sarà presente anche un supplemento digitale com-

posto da tre moduli di e-learning e tre webinar da 60 minuti. Leonardo, la piattaforma aperta e digitale di formazione di EssilorLuxottica, fornisce alle aziende che si occupano di cura della vista contenuti progettati e pensati da esperti per incrementare l’informazione e aiutare gli esperti della visione a integrare con successo la gestione della miopia nella loro pratica quotidiana e guidare i loro pazienti su come meglio gestire il loro disturbo refrattivo. EssilorLuxottica e WSPOS hanno una forte partnership dal 2020 per sostenere i loro sforzi a lungo termine per portare avanti una buona formazione sulla miopia basata su evidenze scientifiche a livello globale. “La gestione della miopia è un importante componente delle iniziative di sanità pubblica di WSPOS e siamo molto lieti di avere il supporto di EssilorLuxottica”, afferma il Dottor Ken K. Nischal, co-fondatore e Direttore della Divisione Dipartimento di Oftalmologia Pediatrica, Strabismo e Motilità dell’Adulto di WSPOS e Professore di Oftalmologia dell’Università di Pittsburgh School of Medicine.

Inoltre, EssilorLuxottica è impegnata a condividere le sue conoscenze sugli interventi di controllo della miopia, come le lenti Essilor Stellest, partecipando attivamente ai congressi annuali di WSPOS e ai sub-specialty days. EssilorLuxottica è sostenitore gold-level del programma di formazione medica indipendente di WSPOS. “Non vediamo l’ora di raggiungere più obiettivi quest’anno e contribuire all’adozione diffusa di strategie per la gestione della miopia”, conclude Prenat.

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LA GESTIONE DEL PAZIENTE MIOPE PEDIATRICO

Tutto quello che c’è da sapere

A

Alla luce della letteratura degli ultimi 10 anni la gestione del paziente miope non si può più basare sulla semplice correzione del difetto refrattivo. La recente, e non solo, letteratura ha oramai evidenziato la possibilità di ridurre la progressione del difetto miopico in una percentuale variabile di pazienti. Per quanto si -

ano presenti, a volte, dati contrastanti la parte più consistente della letteratura è a favore di alcuni metodi per gestire la miopia. Oggi diventa necessario quando si esamina un bambino miope:

1. Individuare i fattori di rischio per la progressione della miopia quali età del bambino, presenza di miopia in uno o entrambi i genitori, abitudini di vita come la quantità di tempo trascorsa all’area aperta (tabella dalla brochure)

2. Valutare la refrazione sempre in cicloplegia con ovviamente una visita oculistica completa. La valutazione in cicloplegia è sempre necessaria in età pediatrica. La misurazione della lunghezza assiale è più utile per fini speculativi che clinici.

3. Colloquio con i genitori per spiegare i rischi legati alla progressione della miopia e in quale fascia di rischio si trova il bambino

4. Terapia. Prima di tutto è necessaria la correzione del difetto senza ipocorrezioni, poi associare tale correzione ad un eventuale trattamento. Oggi numerose ricerche cliniche ci indicano diverse modalità di trattamento, tra quelle che hanno fornito i dati più soddisfacenti ci sono l’utilizzo dell’atropina o l’uso di lenti a defocus periferico o la combinazione dei due. Personalmente preferisco iniziare con Atropina allo 0.01% collirio associato a lenti a defocus in base anche alle disponibilità economiche della famiglia. Se non si dovesse osservare un rallentamento della miopia dopo 2 anni consiglio Atropina 0.05% collirio. Se anche questo dovesse fallire con-

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Di Dottor Massimiliano Serafino, IRCCS Giannina Gaslini, Genova

sidero il paziente non responder e non proseguo più con alcun trattamento.

5. Le visite di follow up possono essere semestrali o annuali, io preferisco quelle semestrali per poter eventualmente modificare strategia.

Non esistono età o entità di difetti

refrattivi precisi dai quali partire per decidere se iniziare un trattamento. In linea di massima molti di noi si comportano così: - Età >5 anni miope con documentata progressione o con genitori miopi: iniziare trattamento (Atropina 0.01% coll +/- lenti a defocus). Se è la prima diagnosi si può

FATTORI DI RISCHIO PER LA MIOPIA

decidere cosa fare sulla base della entità della miopia e sulla base della presenza di genitori miopi - Bambino non miope con uno o entrambi i genitori miopi: monitoraggio con visite periodiche semestrali. Siamo in attesa dello studio ATOM 3 per capire come gestire meglio questi pazienti.

RISCHIO BASSO RISCHIO

Età attuale del bambino

16

o più

10 ai 16 anni 9 anni o meno

Storia di miopia familiare Etnia Sud-eSt aSiatici che vivono in paeSi occidentali. altri aSiatici, europei e latini che vivono ovunque

Tempo trascorso in attivita’ a distanza ravvicinata (escluso l’orario scolastico)

Errore refrattivo (rischio di insorgenza della miopia)

FATTORI DI RISCHIO 1 2 3 4 5 6

Progressione nell’ultimo anno

entrambi i genitori miopi

Sud-eSt aSiatici + urbani

la categorizzazione dei fattori di rischio per la miopia è utilizzata su licenza di “Myopia Profile Pty Ltd”

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MEDIO RISCHIO ALTO
anni
dai
africani
2.5 o più
al giorno da 1.5
2.5
al giorno da 0 a 1.5 ore al giorno da 0 a 2
al giorno da 2
al giorno 3 o più ore al giorno Inferiore
< 0.50d da 0.50d a 1.25d
neSSun genitore miope un genitore miope 1.25d
+ rurali
ore
a
ore
ore
a 3 ore
a +0.75D (a 6-7 anni)
>
Tempo trascorso all’aperto

LA SOLUZIONE OFTALMICA ZEISS PER IL CONTROLLO DELLA PROGRESSIONE MIOPICA, CON DUE DESIGN DIFFERENTI IN BASE ALL’ETÀ

SSecondo le stime più recenti, la miopia è destinata a riguardare il 50% della popolazione mondiale entro il 2050. Contrastare la diffusione della miopia e rallentarne l’avanzamento è diventato quindi una priorità per prevenire patologie oculari più invalidanti connesse alle elevate miopie. In Europa, al di sotto dei 29 anni la percentuale di miopi è vicina al 47%1 ed è destinata ad aumentare nei prossimi anni, soprattutto tra i più piccoli: stiamo assistendo a una miopizzazione precoce2 causata non solo da fattori genetici ma anche da cambiamenti nello stile di vita dei bambini, i quali trascorrono sempre meno tempo all’aperto, preferendo attività al chiuso, davanti a monitor e dispositivi elettronici.

La lente e il concetto di defocus simultaneo competitivo ZEISS, forte della sua decennale esperienza nel campo della miopia acquisita in Asia, ha sviluppato una lente specifica per i bambini e adolescenti europei: ZEISS MyoCare, disponibile in due versioni in base all’età (fino a 10 anni e oltre i 10 anni). Oltre a questa novità del doppio design, la lente ZEISS distingue per la tecnologia brevettata C.A.R.E.® (Cylindrical Annular Refractive Elements), che utilizza delle microstrutture cilindriche alternate ad aree di correzione regolare per creare il cosiddetto defocus simultaneo competitivo, che ad oggi risulta oggi essere una delle soluzioni più promettenti per il contenimento della progressione miopica.

56 News dalle azieNde

GLI STUDI IN CORSO

Già nel 2014 ZEISS ha iniziato a collaborare allo studio LIFE Child, condotto dall’Università di Lipsia: si tratta di uno dei più grandi studi longitudinali di coorte attualmente in corso in Europa, se si considera il campione di popolazione esaminato(1.965 bambini di età compresa fra 3 e 16 anni). Per quanto riguarda l’efficiacia delle lenti ZEISS MyoCare, i primi risultati3 a un anno degli studi clinici in corso mostrano una significativa differenza nel contenimento dell’aumento della lunghezza assiale e l’equivalente errore refrattivo sferico fra il gruppo di bambini che ha utilizzato le lenti ZEISS MyoCare e il gruppo di controllo non sottoposto a trattamento specifico, che ha utilizzato lenti monofocali tradizionali. Inoltre, circa il 98% dei bambini ha affermato che la visione da lontano e da vicino è molto buona e il 100% dei bambini che usa ZEISS MyoCare si è adattato alle lenti entro un giorno. Per informazioni o richiedere il materiale per lo studio: oculisti.vision@zeiss.com

REFERENCE

1. Revisione della letteratura sulla prevalenza della miopia tra i bambini in Europa. Fonti: Alvarez-Peregrina et al., 2021; Brandt et al., 2021; Czepita et al., 2007; Klaver et al., 2022; Lundberg et al., 2017; Matamoros et al., 2015; McCullough et al., 2016

2. Sankaridurg P, Tahhan N, Kandel H, Naduvilath T, Zou H, Frick KD, Marmamula S, Friedman DS,

Lamoureux E, Keeffe J, Walline JJ, Fricke TR, Kovai V, Resnikoff S. IMI Impact of Myopia. Invest Ophthalmol Vis Sci. 28 aprile 2021;62(5):2.

3. Two-year prospective, double-blind, randomized controlled clinical trial lead by Wenzhou Medical University Eye Hospital, China, 2021, on 78 myopic children wearing ZEISS MyoCare Rx lenses, 72 myopic children wearing ZEISS MyoCare S Rx lenses and 76 myopic children wearing ZEISS Single Vision lenses for 12 months. Unpublished results.

SOURCES / REMARKS

Prevalence and trends of myopia worldwide, Europe and Germany

- Holden, B. A., Fricke, T. R., Wilson, D. A., Jong, M., Naidoo, K. S., Sankaridurg, P., Wong, T. Y., Naduvilath, T. J., & Resnikoff, S. (2016): Global Prevalence of Myopia and High Myopia and Temporal Trends from 2000 through 2050. Ophthalmology, 123(5), 1036–1042. https://doi.org/10.1016/j. ophtha.2016.01.006

- Barraza-Bernal MJ, Ohlendorf A, Sanz Diez P, Wahl S, Kratzer T. (2022, September 4-7): Myopia management need in Germany [Poster Presentation]. International Myopia Conference, Rotterdam, NL.

- Brandt M, Meigen C, Truckenbrod C, Vogel M, Poulain T, Jurkutat A, Rauscher FG, Kiess W, Wahl S.: Refraktionsstatus in einer deutschen pädiatrischen Kohorte: Eine Querschnittsanalyse der LIFE Child-Daten. Optometry & Contact Lenses. 2021;1(1):6-13. doi:10.54352/dozv.HISM2127

- Truckenbrod, C., Meigen, C., Brandt, M., Vogel, M., Sanz Diez, P., Wahl, S., Jurkutat, A., & Kiess, W. (2021): Longitudinal analysis of axial length growth in a German cohort of healthy children and adolescents. Ophthalmic and Physiological Optics, 41(3), 532–540. https://doi.org/https://doi.org/10.1111/ opo.12817

Myopia development and eye health:

- Cao, K., Wan, Y., Yusufu, M., & Wang, N. (2020): Significance of Outdoor Time for Myopia Prevention: A Systematic Review and Meta-Analysis Based on Randomized Controlled Trials. Ophthalmic Research, 63(2), 97–105. https://doi. org/10.1159/000501937

- Flitcroft, D. I. (2012): The complex interactions of retinal, optical and environmental factors in myopia aetiology. Progress in Retinal and Eye Research, 31(6), 622–660. https://doi.org/10.1016/j.preteyeres.2012.06.004

- Sherwin, J. C., Reacher, M. H., Keogh, R. H., Khawaja, A. P., MacKey, D. A., & Foster, P. J. (2012): The association between time spent outdoors and myopia in children and adolescents: A systematic review and meta-analysis. Ophthalmology, 119(10), 2141–2151. https://doi.org/10.1016/j. ophtha.2012.04.020

Peripheral defocus:

- Sankaridurg, P; Donovan, L. ea: Spectacle Lenses Designed to Reduce Progression of Myopia: 12 Months Results. Optom. Vis. Sci. 2010, 87 (9), 631

Guidelines and recommendations:

- Weirich, A. (2021): Myopie-Management: Leitfaden zur Implementierung in das Geschäftsmodell eines Optometristen. Hochschule Aalen.

Gifford, K. L., Richdale, K., Kang, P., Aller, T. A., Lam, C. S., Liu, Y. M., Michaud, L., Mulder, J., Orr, J. B., Rose, K. A., Saunders, K. J., Seidel, D., Tideman, J. W. L., & Sankaridurg, P. (2019): IMI – Clinical Management Guidelines Report. Investigative Ophthalmology & Visual Science, 60(3), M184–M203. https://doi. org/10.1167/iovs.18-25977

- Truckenbrod, C., Meigen, C., Brandt, M., Vogel, M., Wahl, S., Jurkutat, A., & Kiess, W. (2020): Reference curves for refraction in a German cohort of healthy children and adolescents. PLOS ONE, 15(3), e0230291. https://doi.org/10.1371/journal.pone.0230291

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HOYA SURGICAL OPTICS: SOLUZIONI INNOVATIVE PER LA CHIRURGIA DELLA CATARATTA

HHOYA Surgical Optics, i cui prodotti sono utilizzati dai chirurghi oculisti di tutto il mondo, è leader mondiale nello sviluppo di lenti intraoculari precaricate per soddisfare le diverse esigenze e metodiche chirurgiche. Da sempre in prima linea con una gamma di prodotti dalle caratteristiche uniche, Hoya Surgical Optics lavora a stretto contatto con chirurghi e pazienti per

NANEX multiSert+TM

meglio comprenderne le esigenze. Con oltre 10 milioni di lenti intraoculari vendute in tutto il mondo, grazie alla qualità ed alla sua dedizione HOYA Surgical Optics ha conquistato la fiducia dei chirurghi.

Tra i nostri prodotti di punta, presentiamo le due novità Vivinex™ Impress™ e Vivinex™ Gemetric™ oltre alla conosciuta NANEX multiSert+™.

Nanex multiSert+™ è il più piccolo sistema di iniezione al mondo per lente intraoculare C-loop precaricata idrofoba e progettato per incisioni fino a 1.8 mm. Con il suo innovativo design consente al chirurgo di effettuare una chirurgia della cataratta con incisioni sub-2.2 mm senza compromessi. Grazie al suo sistema di trattamento della superficie all’ossigeno attivo, il materiale di cui è fatto Nanex multiSert+™ dimostra una forte adesione capsulare e una significativa riduzione della PCO comparata ad una superficie non trattata. Nanex multiSert+™ è un sistema precaricato 4-in-1 che prevede diverse opzioni a disposizione del chirurgo: iniezione a stantuffo e iniezione a vite in un unico dispositivo, disegnato per consentire un rilascio fluido della lente rispetto ad altri sistemi di iniezione e per mitigare la possibilità di brusco rilascio.

58 News dalle azieNde

Vivinex™ Impress™

HOYA Surgical Optics introduce Vivinex Impress™ la nuova lente intraoculare “Enhanced Monofocal” precaricata. Vivinex Impress™ è una lente monofocale con una profondità di fuoco estesa per consentire al paziente una maggiore capacità visiva a distanza intermedia.

Vivinex Impress™ utilizza il sistema precaricato multiSert+™ 4-in-1 che prevede diverse opzioni a disposizione del chirurgo: iniezione a stantuffo e iniezione a vite in un unico dispositivo, disegnato per consentire un rilascio fluido della lente rispetto ad altri sistemi di iniezione e per mitigare la possibilità di brusco rilascio.

Vivinex™ Gemetric™

L’innovativa lente trifocale Vivinex™ Gemetric™ idrofobica glistening-free precaricata nel collaudato iniettore multiSert™, offre una qualità visiva per i pazienti senza pari e un’eccezionale stabilità rotazionale. Dotata di una tecnologia proprietaria è declinata in due versioni (Gemetric™ e Gemetric™ Plus) per adattarsi alle esigenze visive dei diversi pazienti ed è disponibile anche in versione torica.

Tra i benefici di questa innovativa IOL trifocale segnaliamo il materiale di cui è composta, acrilico, idrofobico e glistening free, il design proprietario asferico dell’ottica, che migliora notevolmente la qualità dell’immagine. In presenza di decentramento, il coma è inferiore in HOYA Vivinex™ Gemetric™ rispetto alle IOL concorrenti per un diametro pupillare di 4,0 mm. E’ inoltre possibile calcolare precisamente il potere del cilindro con l’ausilio del nuovo HOYA Toric Calculator 4.3.

La vista come interesse primario per HOYA

In HOYA Surgical Optics, consentiamo ai chirurghi oculisti di migliorare la vista e la qualità della vita di milioni di persone che soffrono di cataratta, per aiutarli a celebrare la vita, visivamente. I nostri prodotti sono noti per offrire sicurezza, affidabilità e facilità d’uso. Qualità, fiducia, dedizione e attenzione ai dettagli sono profondamente radicate nella nostra eredità giapponese e nel marchio HOYA.

Come definisce il nostro claim, siamo focalizzati sulle singole necessità del chirurgo e del paziente. Nello stesso tempo abbiamo un respiro globale impegnandoci nella distribuzione delle nostre lenti precaricate in tutto il territorio mondiale.

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DRUSENoffEVO: EVOluzione IN VISTA NELLA DMLE

si è dimostrata capace di ridurre il fastidio da abbagliamento. (3,4)

LEVOLUZIONE NELLA SCELTA DELLE SOSTANZE ATTIVE

Le sostanze attive utilizzate per la formulazione di DRUSENoffEVO sono scelte considerando le più autorevoli pubblicazioni scientifiche internazionali, prendendo come riferimento lo studio AREDS 2, il cui ultimo report di giugno 2022 conferma l’utilità di Luteina, Zeaxantina, Zinco, Vitamine C ed E nella prevenzione della DMLE.

L’evoluzione della composizione è stata cercata operando proprio in direzione di un completamento della formula AREDS 2, puntando su sostanze che agissero direttamente sulla protezione dell’Epitelio Pigmentato Retinico (EPR)

La scelta è così caduta sulla Cyanidin 3 O-Glucoside (C3G), una antocianina comunemente presente nel riso nero che raggiunge il tessuto oculare dopo somministrazione orale. (1)

Tra gli antociani il C3G è quello che possiede le più forti proprietà antiossidanti utili ad inibire la fotossidazione anche a livello delle cellule della retina.

Il C3G si è dimostrato essere un valido supporto al mantenimento dell’efficienza funzionale dell’EPR

• C3G aumenta la vitalità delle cellule dell’Epitelio Pigmentato Retinico (EPR) contrastando l’apoptosi indotta da stress ossidativo.(2)

• C3G migliora la funzione di barriera delle cellule dell’EPR sovra regolando l’espressione di proteine delle tight junction.(2)

Un ulteriore aspetto importante del C3G è che evidenziato la capacità di accelerare la rigenerazione della rodopsina apportando un contributo utile alla qualità della visione, andando così a sinergizzare con la Luteina che

EVOLUZIONE

NELLA TECNOLOGIA FARMACEUTICA

Le compresse di DRUSENoffEVO sono preparate con una tecnologia farmaceutica innovativa, la “NEW MICRONIZATION TECNOLOGY”.

Tale sistema prevede la micronizzazione dei principi attivi e consente un maggiore contatto delle sostanze attive con i villi intestinali migliorandone notevolmente la biodisponibilità, ottimizzando l’assorbimento e di conseguenza l’efficacia.

EVOLUZIONE NELLA COMPLIANCE DEL PAZIENTE

Le dimensioni delle compresse ed il loro numero per confezione possono costituire fattori limitanti per la compliance del paziente alla terapia prescritta.

Ecco perché DRUSENoffEVO è caratterizzato da:

• compresse di facile deglutizione grazie alle dimenzioni ridotte

• ìconfezione da 30 compresse per la terapia di un’intero mese

DRUSENoffEVO: l’EVOluzione della formula AREDS mirata alla protezione dell’EPITELIO PIGMENTATO RETINICO

BIBLIOGRAFIA

1) Amato R, Canovai A, Melecchi A, Pezzino S, Corsaro R, Dal Monte M, Rusciano D, Bagnoli P, Cammalleri M. Dietary Supplementation of Antioxidant Compounds Prevents Light-Induced Retinal Damage in a Rat Model. Biomedicines. 2021 Sep 7;9(9):1177. doi: 10.3390/biomedicines9091177

2) W. Peng et al. “Cyanidin-3-glucoside improves the barrier function of retinal pigment epithelium cells by attenuating endoplasmic reticulum stress-induced apoptosis.” FoodResearch International, Volume 157 July 2022 3)

3) Matsumoto H, Nakamura Y, Tachibanaki S, Kawamura S, Hirayama M. Stimulatory effect of cyanidin 3-glycosides on the regeneration of rhodopsin. J Agric Food Chem. 2003 Jun 4;51(12):3560-3. doi: 10.1021/jf034132y. PMID: 12769524.

4) James M Stringham, Paul V Garcia, Peter A Smith, Leon N McLin, Brian K Foutch Macular pigment and visual performance in glare: benefits for photostress recovery, disability glare, and visual discomfort. Invest Ophthalmol Vis Sci. 2011 Sep 22;52(10):7406-15. doi: 10.1167/iovs.10-6699.

60 News dalle azieNde

LA MIOPIA IN ETÀ PEDIATRICA E IL CONTROLLO DELLA SUA

PROGRESSIONE

Aspetti fisiopatologici e soluzioni disponibili

Luigi Mele, Andrea Piantanida, Mario Bifani

STUDIO DELLA MOTILITÀ OCULARE

Dalla teoria alla pratica

Andrea Giuffrè

LA PATOLOGIA OCULARE MIOPICA

Dalla prevenzione al contenimento della progressione

Pasquale Troiano

FALSA DISGRAFIA E VIZI VISUO-POSTURALI CORRELATI

Postura di scrittura e funzione visiva: educazione, prevenzione, valutazione e recupero

Coralie Delliponti

Valerio Lupi

Redazione: Strada 4 Milano Fiori, Palazzo Q7 – 20089 Rozzano (MI)

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Soluzione oftalmica a base di Elicriso, sterile e senza conservanti, con tecnologia Nemera Novelia®.

L’uso di sostituti lacrimali con funzione umettante e di ripristino dell’omeostasi della superficie oculare è un’esigenza ormai sempre più diffusa, specie per coloro che per motivi di studio o lavoro trascorrono molto tempo davanti a dispositivi digitali di vario tipo.

L’Elicrisin® contiene estratto fluido di Elicriso all’1%. L’Elicriso (Helichrysum italicum) è una pianta perenne tipica dell’area mediterranea. L’estratto ottenuto dai fiori è ricco di

polifenoli e lipidi, fitocostituenti responsabili delle sue proprietà biologiche. Diversi studi hanno valutato le proprietà antibatteriche, antiossidanti ed antinfiammatorie di estratti a base di Helichrysum italicum.

L’Elicrisin® può contribuire alla riduzione dei sintomi della congiuntivite allergica (i.e., prurito, arrossamento, lacrimazione e gonfiore), determinando nel contempo un miglioramento della secchezza oculare. L’azione svolta da Elicrisin® è localizzata a livello della superficie oculare e si esplica attraverso:

1. neutralizzazione dei radicali liberi e delle specie reattive dell’ossigeno (ROS) rilasciate dai processi infiammatori;

2. lavaggio della superficie oculare con allontanamento degli allergeni.

L’Elicrisin® è un prodotto senza conservanti grazie alla speciale tecnologia che viene adottata. Nemera Novelia® è infatti una tecnologia di tappo dosatore multidose con valvola ermetica che evita l’uso di conservanti e previene la contaminazione batterica durante l’uso. Questa soluzione innovativa, brevettata, garantisce la sterilità del prodotto senza necessità di conservanti aggiunti.

Tutte queste caratteristiche rendono Elicrisin®, un ottimo collirio per tutta la famiglia, da poter utilizzare frequentemente senza rischio di intolleranze, allergie, sensibilizzazioni anche per lunghi periodi di tempo e presenta una massima compatibilità con l’uso delle lenti a contatto.

62 News dalle azieNde

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Volume 1

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